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venerdì 9 giugno 2017

Per sacerdoti e laici che osano non inginocchiarsi davanti al tabernacolo - Padre Pio da Pietrelcina

Quest'altro episodio venne raccontato da Padre Pio a Padre Anastasio.
Una sera, mentre, solo, ero in coro a pregare, sentii il fruscio di un abito e vidi un giovane frate trafficare all'altare maggiore, come se spolverasse i candelabri e sistemasse i portafiori. Convinto che a riordinare l'altare fosse Frà Leone, poiché era l'ora del la cena, mi accosto alla balaustra e gli dico: "Frà Leone, vai a cenare, non è tempo di spolverare e aggiustare l'altare". Ma una voce, che non era quella di Frà Leone mi risponde ", "Non sono Frà Leone", "E chi sei?", chiedo io.
"Sono un vostro confratello che qui fece il noviziato. L'ubbidienza mi dette l'incarico di tenere pulito e ordinato l'altare maggiore durante l'anno di prova. Pur troppo più volte mancai di rispetto a Gesù sacramentato passando davanti all'altare senza riverire il Santissimo conservato nel Tabernacolo. Per questa grave mancanza, sono ancora in Purgatorio.
Ora il Signore, nella sua infinita bontà, mi manda da voi perché siate voi a stabilire fi no a quando dovrò soffrire in quel le fiamme di amore. Aiutatemi".
"Io credendo di essere generoso verso quell'anima sofferente, esclamai: Vi starai fino a domattina alla Messa.
Quell'anima urlò: Crudele! Poi gridò forte e sparì. Quel lamento mi causò una ferita al cuore che ho sentito e sentirò tutta la vita.

Io che per delega divina avrei potuto mandare quell'anima immediatamente in Paradiso, la condannai a restare un'altra notte nelle fiamme del Purgatorio".


L'anima di noi giovani è come un'anfora fragile, basta un colpo di una piccola pietra perché l'anfora si frantumi come un sogno interrotto. 
Ma è solo il passare del tempo e delle tempeste che dà consistenza all'anima. Dio fa sempre irruzione tra le macerie dei nostri castelli in rovina e ci fa assaporare la sua presenza, ci fa gustare e intravedere che per la nostra vita c'è un altro destino che coincide con il suo progetto e la sua chiamata di infinito amore e tenerezza.

Suor Veronica Monica Novizia, Voce di Padre Pio, n. 3, marzo 2006




Signore, donami la sapienza cui derivano i tuoi giudizi,
perché sappia ascoltare e soccorrere i tuoi fedeli nella giustizia e i tuoi poveri nella rettitudine.
Fa’ che io usi le chiavi del regno dei cieli
cosí che non apra mai le porte a chi dovrei chiuderle, 
e non le chiuda mai a chi dovrei aprirle.
Sia pura la mia intenzione, leale la mia premura,
paziente la mia magnanimità, ricca di frutti la mia fatica. 
Inteneriscimi senza cedimenti,
rendimi austero senza asprezze.
Aiutami a non disprezzare chi è fragile e a non adulare chi è forte. 
Concedimi tenerezza nell'accogliere i peccatori.
Fa’ che sia delicato, contenuto e semplice nell'interrogarli, 
efficace nel richiamare loro il tuo insegnamento.
Donami, ti supplico, il vigore di sradicarli dal male, 
la tensione a confermarli nel bene,
l’entusiasmo perché crescano nella vita di grazia:
donami saggezza nel rispondere, 
rettitudine nel consigliare, 
capacità di intuire il vero e il bene nelle situazioni oscure, 
discernimento nei casi complessi, 
forza nelle situazioni difficili. 
Non mi dilunghi e non mi disperda in colloqui inutili, 
non mi contamini con il discorrere di cose turpi. 
Salvi gli altri, non perda me stesso. Amen.




Buona giornata a tutti. :-)




sabato 22 aprile 2017

Pensieri del Santo curato d’Ars

Tutti gli esseri della creazione hanno bisogno di nutrirsi per vivere; per questo il buon Dio ha fatto crescere gli alberi e le piante; è una bella tavola ben servita dove tutti gli animali vengono a prendere ognuno il cibo che gli conviene. Ma anche l’anima deve nutrirsi...  Quando Dio volle dare un nutrimento alla nostra anima, per sostenerla nel pellegrinaggio della vita, Egli pose il suo sguardo sulla creazione e non trovò nulla che fosse degna di lei. Allora si ripiegò su se stesso e decise di dare se stesso… O anima mia, quanto sei grande, dal momento che soltanto Dio può appagarti!

- Santo curato d'Ars - 



Quando Nostro Signore viene ad abitare in un’anima, è contento e riempie l’anima di gioia e di felicità e le comunica quell’amore generoso di fare tutto e di soffrire tutto per piacergli. 

Non dite che non ne siete degni. 

È vero: non ne siete degni, ma ne avete bisogno. Se Nostro Signore avesse avuto in mente il nostro esser degni, non avrebbe mai istituito il suo sacramento d’amore, perché nessuno al mondo ne è degno, ma Egli pensava ai nostri bisogni e ne abbiamo tutti bisogno.


- Santo curato d'Ars - 



Gesù ha detto: «Tutto ciò che domanderete al Padre mio in mio nome, egli ve lo concederà». 
Mai avremmo pensato di chiedere a Dio il suo unico Figlio. 
Tuttavia ciò che l’uomo non avrebbe mai potuto immaginare, Dio l’ha fatto. Ciò che l’uomo non può né dire né concepire e che mai avrebbe osato desiderare, Dio, nel suo amore, l’ha detto, concepito e realizzato. 
Avremmo mai osato dire a Dio di far morire suo Figlio per noi, di darci la sua carne da mangiare e il suo sangue da bere? Senza la divina Eucaristia, non ci sarebbe felicità a questo mondo e la vita sarebbe insopportabile. 
Quando riceviamo la santa comunione, riceviamo la fonte della nostra gioia e felicità. - 

- Santo curato d'Ars - 





"Nostro Signore è là, 
nascosto,
in attesa che andiamo a trovarlo 
e gli rivolgiamo le nostre domande.
E' là, nel Sacramento del suo amore
che sospira ed intercede continuamente 
presso il Padre per i peccatori ...
Quanto gli è gradito anche solo un quarto d'ora 
rubato alle nostre occupazioni, 
alle sciocchezze di ogni giorno,
per andare a fargli visita, 
a rivolgergli una preghiera, 
a consolarlo di tutte le ingiurie che riceve ..
.


Dagli insegnamenti del Santo Curato d'Ars


Buona giornata a tutti. :-)





domenica 8 gennaio 2017

Maestro insegnaci a pregare – Padre Andrea Gasparino -

"Si potrebbe dire che nella preghiera comandano tre pulsanti. 
Impara a pregare chi è capace di maneggiare i tre pulsanti.
Il primo pulsante è l’umiltà, che vorrei descrivere così: far la verità in noi come primo atto della preghiera.
Mettersi davanti a Dio come si è, non come si vorrebbe essere: fare la verità, fare il punto della nostra situazione con molta concretezza, con molta sincerità anche rude, profonda, senza mezze misure, toglierci le maschere, presentandoci a Dio come siamo…
Non aver paura di perdere tempo in questa operazione di avviamento… non è avviamento è già vera preghiera, infatti è già amore.
Gli altri due pulsanti sono: aprirsi all’amore di Dio e amare.
..Accorgersi dell’amore di Dio per te.
Direi che è il pulsante decisivo: se è forte la convinzione che Dio ti ama personalmente, sinceramente, costantemente, fedelmente; se è forte la convinzione che Dio ti ama anche se tu non rispondi (ma bada dev’essere una convinzione profonda, non un’idea peregrina che ti passa in testa); se tu sei proprio persuaso dell’amore di Dio per te, allora la preghiera parte sola senza sforzi.
Dio mi ama!
Ecco il punto di fuoco della preghiera, ma deve essere un punto di fuoco che cambi in fuoco il tuo rapporto con lui.
Le persone con la preghiera fiacca o malata non hanno ancora capito che Dio le ama…
Dovete lottare con tutte le forze per costruire in voi questa convinzione.
Non bastano pochi sforzi.. Capire che Dio ci ama è come entrare nel profondo di Dio, nel cuore di Dio.. Ogni pagina della scrittura è una scuola dell’amore di Dio, ma chi non impara a leggere nell’amore rimane analfabeta dell’amore.
Chi non fa questo sforzo rimane solo un turista dell’amore…
Poi viene il terzo pulsante: amare! Come si ama nella preghiera? 
E’ difficile dirlo. Forse tutto sta in una cosa semplicissima, tutto sta nell’imparare a offrirci a Dio..
Il cammino della preghiera dovrebbe consistere in questi tre passaggi:

Parlare  (preghiera vocale)
Ascoltare (preghiera di ascolto)
Rispondere  (preghiera di amore)….

“La preghiera è un bene sommo,
è una comunione intima con Dio,
deve venire dal cuore,
deve fiorire continuamente,
giorno e notte.
E’ luce dell’anima,
vera conoscenza di Dio,
mediatrice tra Dio e l’uomo;
è un desiderare Dio,
è un amore ineffabile
prodotto dalla grazia divina” 
(San Giovanni Crisostomo)

- Padre Andrea Gasparino -
tratto da “Maestro insegnaci a pregare”, Andrea Gasparino. Ed. Elledicì





Noi dobbiamo tuttavia pregare che il fuoco del giudizio - cioè il fuoco dell'amore divino - consumi non i peccatori, ma la parte di male che è in ciascuno di essi. 
Così la divisione fra "capri" e "pecore" di cui parla la scena del giudizio universale non si farebbe tra due moltitudini di esseri umani, ma all'interno di ciascuno di loro.

- Olivier Clement -








Mio Dio,
mi hanno detto che Tu,
molte volte,
hai parlato ai Tuoi amici:
ad Abramo, a Mosè, a David,
al Tuo figlio Gesù
quando viveva tra noi,
a San Francesco....
Mio Dio,
mi hanno detto che Tu
parli sempre a chi vuole ascoltarti.
L'universo intero,
le creature della terra,
le opere dell'uomo,
i fatti e le persone,
le pagine della Bibbia
sono pieni di te.
Io mi siedo.
Tante voci mi piovono addosso,
ogni giorno, ogni istante.
I genitori, i professori e
gli amici, i cantanti e i campioni,
la televisione e i giornali...
tutti vogliono dirmi la loro.
Io mi siedo,
con la testa in silenzio,
con il cuore tranquillo,
con il corpo disteso.
Ecco,
tra mille emittenti,
voglio sintonizzarmi
con Te.
Sono pronto.
Mio Dio, parla.
Io ti ascolto.


- Tonino Lasconi - 

venerdì 11 novembre 2016

Che cos'è un sacerdote? Egli è un uomo - Karl Rahner

Quando Paolo, nella lettera agli Ebrei, parla del prete, la prima cosa che dice è che il prete è scelto fra gli uomini. A tal punto che perfino l'eterno sommo sacerdote Gesù Cristo, nato da donna, soggetto alla legge, pellegrino attraverso la valle di questa realtà peritura, volle essere il figlio dell'uomo, un uomo, trovato in tutto simile a noi. 
Il prete è un uomo. 
Non è fatto, dunque, di un legno diverso da quello di cui tutti siete fatti: è vostro fratello. 
Egli continua a condividere la sorte dell'uomo anche dopo che la destra di Dio, attraverso la mano del vescovo, si è posata su di lui: la sorte dei deboli, la sorte di quelli che sono stanchi, scoraggiati, inadeguati, peccatori. 
Gli uomini, però, se l'hanno a male, se uno si presenta nel nome di Dio, pur essendo soltanto un uomo: vogliono messaggeri più splendidi, araldi più convincenti, cuori più ardenti. 
Accoglierebbero volentieri  dei  vittoriosi,  di quegli uomini che hanno sempre una risposta a tutto e un rimedio per tutto. 
Terribile illusione! Quelli che vengono sono deboli, in timore e tremore, uomini che devono anch'essi continuamente pregare: Signore, io credo, aiuta la mia incredulità! 
Che devono anch'essi continuamente battersi il petto: Signore, abbi pietà di me, povero peccatore! Eppure essi proclamano la fede che vince il mondo e portano la grazia, che trasforma i peccatori e i perduti in santi e redenti. 
Sono uomini quelli che vengono. Vengono e dicono, con la loro povera umanità: vedete, Dio ha misericordia di uomini come noi; vedete, per i poveri e per gli stolti, per i disperati e per i moribondi è sorta la stella della grazia. Dicono, come messaggeri umani dell'eterno Dio: non vi adirate contro di noi! Noi sappiamo di portare il tesoro di Dio in vasi di argilla; sappiamo che la nostra ombra offusca continuamente la divina luce che dobbiamo portarvi. Siate misericordiosi verso di noi, non giudicate, abbiate pietà della debolezza sulla quale Dio ha posato il fardello troppo pesante della sua grazia. Considerate come una promessa per voi stessi il fatto che noi siamo uomini: riconoscete da ciò che Dio non ha orrore degli uomini. Voi avrete un giorno paura e orrore di voi stessi, quando avrete sperimentato anche in voi che cosa è l'uomo, che cosa c'è nell'uomo. Beati voi, allora, che non vi siete scandalizzati dell'uomo che è nel prete. Egli è un uomo, affinché voi crediate che la grazia di Dio può essere concessa all'uomo, al pover'uomo, così com'è.

- Karl Rahner - 
Tratto da: "Sul sacerdozio", Brevi Pubblicazioni - autore: Karl Rahner



"Sento che Gesù desidera che noi gli spegniamo la sua sete di anime, dandogli in modo speciale il cuore dei sacerdoti...pregare per i sacerdoti è fare un buon affare; noi preghiamo per quelli che salveranno migliaia di anime." 
                                                                      
- Santa Teresa di Gesù Bambino -




"Un prete o in Paradiso o all'inferno non va mai solo, vanno sempre con lui un gran numero di anime, o salvate col suo santo ministero e col suo buon esempio, o perdute con la sua negligenza nell'adempimento dei propri doveri e col suo cattivo esempio."

- San Giovanni Bosco - 











Sacerdoti, io non sono prete e non sono stato mai degno di poterlo diventare. Come fate a vivere dopo aver celebrato la Messa?
Ogni giorno avete il Figlio di Dio nelle vostre mani! Ogni giorno avete una potenza che Michele Arcangelo non ha. Con la vostra bocca voi trasformate la sostanza del pane in quella del Corpo di Cristo; voi obbligate il Figlio di Dio a scendere sull'altare. Siete grandi, siete creature immense, le più potenti che possano esistere!!!
Sacerdoti, ve ne scongiuriamo, siate santi. Se siete santi voi, noi saremo salvi, se non siete santi voi, noi saremo perduti. Sì, noi vogliamo il sacerdote santo, il sacerdote saggio, il sacerdote semplice, il sacerdote crocifisso ogni giorno per amore delle anime e per l'ardore dei cuori.
Tu sei la nostra fede, tu sei la nostra luce e guai se la fiaccola si spegne o se il sale della terra perde il suo sapore. Perché il sacerdote è il giovane di Dio, è l'astronauta di Dio.
Ricordati, o servo del Signore, che tu non sei un uomo come gli altri. Il giorno in cui lo Spirito Santo ha inciso sopra di te un carattere eterno, hai cessato di essere un uomo comune! Come quando Amstrong o Collins o White entrano nella capsula e il Saturno 5 li lancia verso la luna, non sono più uomini come gli altri, a loro non è lecito perdere un milionesimo di secondo, sbagliare una manovra, tornare indietro, stancarsi o arrabbiarsi: sono uomini del Cielo.
E tu, o sacerdote di Dio che devi portare il satellite della salvezza, non sulla luna, ma travalicando gli infiniti spazi fin nel cuore del Creatore, pensa alle tue immense e infinite responsabilità.
Se tu, o sacerdote, sei santo, sei grande, sei umile, sacrificato, moribondo di giorno in giorno, consumato dall'amore del Divino Spirito e dall'incanto di Maria, la giovinezza sarà salva, avremo vocazioni, avremo amore di sacrificio e il mondo troverà la strada della luce.

A voi che siete gli atleti di Dio, i difensori di Dio, gli appassionati di Dio, di Colui che è il dolce Padrone dell'essere e il Fremito di tutte le cose, di Colui che non dimentica il volo di una rondine, la lacrima di un uomo, il sorriso di un bimbo, il palpito d'amore di un cuore, a voi è riservato il compito sublime e stupendo di annunciarlo con forza e coraggio perché lui, che è tutto e solo Amore, ha bisogno di voi, ministri prediletti, per donare la sua infinita gioia a tutti e in tutti rinascere ogni giorno, grazie al vostro sì.

- Enrico Medi, servo di Dio - 
Fonte: Donarsi  è l'unico guadagno! ,  card. Angelo Comastri, edizioni San Paolo 2010, pagine 28 e 29


























Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 15 settembre 2016

Se il tuo Dio - don Andrea Gallo

Se il tuo Dio è bambino di strada umiliato, maltrattato, assassinato,
bambina, ragazza, donna violentata, venduta, usata,
omosessuale che si dà fuoco senza diritto di esistere,
handicappato fisico, mentale, compatito, prostituta dell'Africa,
dei Paesi dell'est, che tenta di sfuggire la fame e la miseria
creata dai nostri stessi Paesi,
transessuale deriso e perseguitato, emigrato sfruttato e senza diritti, barbone senza casa
né considerazione, popolo del Terzo mondo al di sotto della soglia di povertà,
ragazza mai baciata, giovane senza amore, donna e uomo cancellati in carcere, prigioniero politico
che non svende i suoi ideali, ammalato di Aids accantonato,
vittima di sacre inquisizioni, roghi, guerre, intolleranze religiose,
indigeno sterminato dall'invasione cattolica dell'America,
africano venduto come schiavo a padroni cristiani,
ebreo, rom, omosessuale o altro
dissidente sterminato ad Auschwitz e negli altri lager nazisti o nei gulag sovietici,
morto sul lavoro sacrificato alla produzione, palestinese, maya o indigeno derubato della sua terra,
vittima della globalizzazione; se il tuo Dio ti spinge a condividere con loro ciò che hai e ciò che sei,
a difendere i diritti degli omosessuali e degli handicappati,
a rispettare quelli che hanno altre religioni e opinioni, a stare dalla parte degli ultimi
a preferire loro all'oppressore che vive nei fasti di palazzi profani o sacri,
viaggia con aerei privati, viene ricevuto con gli onori militari e osannato dalle folle;
se egli considera la terra e i beni non come privilegio di alcuni,
ma come proprietà di tutti, se ama ricchi e oppressori
strappando loro le ingiustizie che li divorano come cancro
togliendo il superfluo rubato e rovesciando i potenti dai loro troni sacri o profani,
se non gli piacciono le armi, le guerre e le gerarchie, se non fa gravare,
come i farisei, pesi sugli altri che lui stesso non può portare,
se non proibisce il preservativo che ostacola la diffusione dell'Aids,
se ha rispetto per chi vive delle gravidanze non desiderate,
se non impone alle donne le sue convinzioni sull'aborto ma sta
loro vicino con amore e solidarietà, se non è maschilista e
non discrimina le donne, se non toglie alle persone non sposate il diritto di amare,
se non consacra la loro subordinazione, se non impone nulla,
ma favorisce la libertà di coscienza, se rispetta gli altri dei e le altre dee,
se non pensa di essere il solo vero Dio,
se non è convinto di avere la verità in tasca e cerca con gli altri;
se è umile, tenero, dolce, a volte smarrito e incerto, se si arrabbia quando è necessario
e butta fuori dal tempio commercianti e sacri banchieri,
se ama madre terra, piante, animali, fiori e stelle; se è povero tra i poveri,
se annuncia a tutti il vangelo di liberazione degli oppressi
e ci libera da tutte le religioni degli oppressori;
allora
qualunque sia il suo nome, il suo sesso, la sua etnia il colore della pelle, nera, gialla, rossa o
pallida, qualunque sia la sua religione, animista, cattolica, protestante, induista, musulmana,
maya, valdese, shintoista, ebrea, buddista, dei testimoni di Geova,
Chiesa dei santi degli ultimi giorni, di qualsiasi Chiesa o setta
non m'importa egli sarà anche il mio Dio perché manifestandosi negli ultimi è Amore
con l'universo delle donne e degli uomini, nello spazio e nel tempo e
con la totalità dell'essere, amore cosmico che era,
sta e viene nell'amore di tutte le donne e di tutti gli uomini, nei loro sforzi per
la giustizia, la libertà, la felicità e la pace.

- Don Andrea Gallo - 
Estratto dal libro “Il Vangelo di un utopista” (Aliberti Editore, 2011, con prefazione di Loris Mazzetti)


 C’è un episodio che vorrei ricordarvi, che riguarda Einstein, lo scienziato. Einstein, ebreo, doveva lasciare la Germania perché era iniziata la persecuzione degli ebrei, dei rom, degli omosessuali. Arrivato all’ufficio immigrazione a New York, gli chiesero i documenti, e un funzionario gli domandò, quasi urlandogli contro: «Di che razza sei?»
Einstein lo guardò sorridendo e rispose: «Umana!»
Io sono un prete, sono un cattolico. Ma prima di tutto, come ogni mio fratello e sorella, appartengo alla razza umana. 
Ricordate il dibattito sulla questione del crocifisso nelle scuole? Qualche anno fa il movimento universitario leghista ha chiesto al rettore dell’Università di Bergamo l’urgente acquisto di crocifissi da appendere alle pareti delle aule dell’ateneo statale.
Si strepitava con orgoglio padano: «Il crocifisso è simbolo di valori cristiani, ultimo baluardo di fronte al fondamentalismo», come se fossimo alla viglia di una guerra di religione, come se si stesse per partire per una battaglia di Lepanto.
Ma il crocifisso bisogna portarlo nel cuore, o appenderlo ai muri di uno spazio pubblico, anche quando la sua presenza non esprime un sentimento condiviso? La fede è forse salva, in questo modo? Gesù, umile e mite di cuore, non si è mai imposto a nessuno, mentre noi abbiamo la pretesa di appenderlo sul muro delle classi e degli edifici pubblici.
Mi domando ancora: se in questi luoghi non c’è il crocifisso, un cattolico viene meno alla sua fede e forse è esentato dal praticare quotidianamente, tra i fratelli, i consigli evangelici? 
C’è vera relazione tra il crocifisso ostentato, magari con sentenza del magistrato, e la testimonianza cristiana?
Il primato della parola di Dio esige che la Chiesa sappia far sorgere ambiti comunitari, luoghi di libertà, di presa di parola, di comunicazione fraterna, di ascolto dell’altro
Tutto quello starnazzare intorno al crocifisso è veramente sorto per difendere la croce del Vangelo? Non credo proprio!
Il cristiano, nel suo impegno sociale e politico, non creda di costruire il regno di Dio sulla Terra, tanto meno di edificare la città di Dio nella città dell’uomo: il cristiano deve trarre dal regno 
veniente i criteri di relativizzazione delle realtà quotidiane, la lucidità per il discernimento degli idoli, la distanza critica rispetto all’opera delle proprie mani, l’umiltà di chi si colloca accanto agli altri uomini, non in posizioni di superiorità.
La Repubblica italiana, con la sua Costituzione, è democratica, laica, antifascista (non è un optional, l’antifascismo, per nessun cittadino).
La decadenza della nostra classe politica (di sinistra, di centro, di destra) è preoccupante. 
Si potranno abrogare tutte le leggi (altre sono in arrivo), ma chi ci salverà da questa vergognosa decadenza da basso impero
Si vuole andare dallo Stato laico, ancora così imperfetto, allo Stato pluriteocratico? 
Quale ecumenismo si cerca? C’è veramente nell’aria uno Stato confessionale nuovo?
È necessario, oggi più che mai, aprire una riflessione, un vero approfondimento dei segni dei tempi, del nuovo millennio.
I cristiani, con gli altri uomini, riconoscendo di non aver nessun titolo che li abiliti più degli altri a tentare di realizzare qualunque progetto sociale, faranno la fatica della riproposizione, che non è imposizione, dei valori
evangelici. 
Di tempo in tempo, di luogo in luogo, reinventeranno i segni di comunicazione e i segni del linguaggio culturale, ricercheranno una nuova antropologia in mezzo agli altri, apriranno cammini di giustizia e di pace, interculturali, interreligiosi e soprattutto democratici.
La Chiesa non ha bisogno di alleanze strategiche con i responsabili di una società alla deriva, incapace di governarsi, una società smarrita fondata sulla monopolizzazione della comunicazione, la cui arma principale è la menzogna.
L’obiettivo prioritario, a mio avviso, deve essere la lucida difesa della laicità di tutti: apparteniamo tutti a un’unica famiglia umana.
La libertà religiosa per tutti, e per me, prete cattolico, impedire che il pernicioso 
fascino di una religione civile abbia il sopravvento. 
Per questo le argomentazioni di chi vuol ridurre il crocifisso a simbolo ed emblema della cultura nazionale mi hanno provocato un’amarezza profonda.
Non sappiamo più «dare a Cesare quel che è di Cesare»… e lo vogliamo dare a Dio.
Sono queste le prospettive del mio cristianesimo?

- Don Andrea Gallo - 
Estratto dal libro “Il Vangelo di un utopista” (Aliberti Editore, 2011, 89 pp, 9,90 Eu)  con prefazione di Loris Mazzetti.



"Il Vangelo è vita, è liberazione, è il gusto e il rischio della vita (…) 
Quando sei convinto che a trecento metri ci sia quello che vuoi raggiungere, li percorri e ti rendi conto che l’utopia è trecento metri più in là. Per questo ti dici: “Allora è veramente irrealizzabile”. 
Invece no, perché c’è un aspetto positivo: che si sta camminando, e l’utopia si realizza strada facendo (…) 
Quando gli uomini e le donne cercano di entrare in contatto con Dio, allora nascono le preghiere: ci sono anche delle formule prefissate, ma la vera preghiera è l’espressione che viene dal profondo del cuore (…) 
Sono un cattolico, ma prima di tutto appartengo alla razza umana (…) 
Ho avuto cinque cardinali, non mi hanno mai scomunicato! Una volta uno di loro mi ha chiamato, aveva un mucchio di lettere, e mi ha detto: “Guarda cosa scrivono i fedeli di te! Sei sempre con i delinquenti, i farabutti, le puttane, i transessuali!” Io ho replicato: “Ma scusi eminenza, ma Gesù come si sarebbe comportato?” “Ah se la metti su questo piano....” E su che piano la deve mettere un povero cristiano come me? A me piace pregare, rivolgermi a questo grande amore, al cosmo... perché l'inferno non c'è. Tutte le volte che sentite parlare dell'inferno e di Dio con un aspetto punitivo o vendicativo non credeteci! (…) Sperate nell’impossibilità, perché Dio è oltre l’impossibile…"

- Don Andrea Gallo - 
Estratto dal libro “Il Vangelo di un utopista” (Aliberti Editore, 2011, 89 pp, 9,90 Eu)  con prefazione di Loris Mazzetti.


Buona giornata a tutti. :-)