Visualizzazione post con etichetta preghiere. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta preghiere. Mostra tutti i post

martedì 22 maggio 2018

Matrimonio - Adélia Prado

Ci sono donne che dicono:
mio marito, se vuol pescare,
peschi pure,
ma che pulisca i pesci.

Io no. A qualsiasi ora 
della notte mi sveglio, 
aiuto a desquamare, aprire, 
tagliare e salare.

E’ così bello, solo noi soli 
in cucina,
a volte i gomiti 
si urtano,
lui dice cose come “questo è stato 
difficile”
“ha luccicato in aria 
scuotendo la coda”
e fa il gesto con la mano.

Il silenzio di quando ci siamo visti la 
prima volta
attraversa la cucina come un fiume 
profondo.
Infine, i pesci sul vassoio,
andiamo a dormire.

Cose argentate irrompono:
siamo marito e moglie.

- Adélia Prado -



O Signore,
nel mio cuore,
si è acceso l’amore per una creatura
che anche tu conosci e ami.
Tu ci hai fatti incontrare l’uno all’altro,
perché non restassimo soli.
O divino Spirito,
ti ringrazio di questo dono
che mi inonda di una gioia profonda,
mi rende simile a te che sei l’amore,
e mi fa comprendere il valore
della vita che tu mi hai donato.
Fa’ che io non sciupi questa immensa ricchezza,
che tu mi hai messo nel cuore:
insegnami che l’amore è un dono
e non può mescolarsi con nessun egoismo.

Ti prego, Signore,
per chi mi aspetta e mi pensa,
per chi ha messo in me il suo avvenire,
per chi mi starà accanto per tutta la vita:
rendici degni l’uno dell’altro,
rendici l’uno all’altro di esempio e aiuto.
Preparaci al matrimonio,
alla sua grandezza, alle sue responsabilità,
così che fin d’ora le nostre anime
posseggano i nostri corpi
e regnino nell’ amore.

- Papa Paolo VI -  




Entrambi credete di avere ragione: ma vale davvero così tanto questa ragione?

Tanti auguri a Laura & Marco, 
assidui lettori da sempre,  nell'anniversario del loro matrimonio. 

Buona giornata a tutti. :-)

Oggi ricordiamo Santa Rita da Cascia, 
"quando l'impossibile diventa possibile". 

E' fra le mie sante preferite 

su: hhhp://www.lapreghieraquotidiana.blogspot.it

la preghiera di intercessione 




lunedì 2 aprile 2018

san Giovanni Paolo II, papa e la preghiera per i giovani e per Maria

Preghiamo,

OVergine Maria,
a te raccomandiamo la nostra gioventù,
in particolare i giovani  chiamati a seguire più da vicino il  Figlio tuo.

Tu conosci quante difficoltà essi devono affrontare, quante lotte, quanti ostacoli.

Aiutali a pronunciare anch'essi il loro "si"  alla chiamata divina,  come tu facesti all'invito dell'Angelo.

Attirali accanto al tuo cuore, perché possano comprendere con te la bellezza e la gioia che li attende, quando l'Onnipotente li chiama alla sua intimità, per costituirli testimoni del suo Amore e renderli capaci di allietare la Chiesa con la loro consacrazione.

O Vergine Maria, ottieni a tutti noi di poter gioire con te, nel vedere che l'amore portato dal Figlio tuo è accolto, custodito e riamato.

Ottieni che possiamo vedere anche ai nostri giorni le meraviglie della misteriosa azione dello Spirito Santo.

- san Giovanni Paolo II, papa -

Imploriamo san Giovanni Paolo II nell'anniverario della sua nascita in Cielo.


Benedetta sei tu, o Maria,
modello della nostra fede
ed immagine viva del nostro itinerario verso Cristo.
Benedetta sei tu, Vergine Maria,
modello di carità e di amore materno,
per tutti coloro che cercano consolazione.
Benedetta sei tu,
che hai generato per noi la sorgente della vita.
Benedetta perché hai associato ciascuno di noi 
alla sofferenza redentrice di Cristo Crocifisso,
e ci hai chiamati a servire chi soffre.
Benedetta sei tu,
perché ci precedi sulla via del Vangelo
e ci inviti a fare ciò che Egli ci dirà di compiere lungo le vie del mondo.
Benedetta sei tu,
perché ci insegni ad amare i poveri,
gli umili, i peccatori, come Dio li ama.
Benedetta sei tu, Madre del Signore,
e benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù Cristo nostro Signore.
Beata Colei che ha creduto!
Beato chi vive la Parola del Signore!
Si apra il nostro cuore al mistero dell'amore di Dio,
si converta la nostra vita alla ricchezza del suo perdono.
Avremo così la gioia, la luce, la vita,
poiché la misericordia divina si stende su quelli che lo temono.
Maria, Immacolata Madre di Dio e degli uomini,
ascolta la preghiera dei malati,
esaudisci le nostre invocazioni,
dona al mondo la pace;
donaci Gesù, nostra vera pace.
Amen.

- san Giovanni Paolo II, papa -


Buona giornata a tutti. :-)








giovedì 7 dicembre 2017

Papa Benedetto XVI racconta sant'Ambrogio - 7 dicembre 2017 -

Cari fratelli e sorelle,
il santo Vescovo Ambrogio – del quale vi parlerò quest’oggi – morì a Milano nella notte fra il 3 e il 4 aprile del 397. Era l’alba del Sabato santo. Il giorno prima, verso le cinque del pomeriggio, si era messo a pregare, disteso sul letto, con le braccia aperte in forma di croce. Partecipava così, nel solenne Triduo pasquale, alla morte e alla risurrezione del Signore. «Noi vedevamo muoversi le sue labbra», attesta Paolino, il diacono fedele che su invito di Agostino ne scrisse la Vita, «ma non udivamo la sua voce». A un tratto, la situazione parve precipitare. Onorato, Vescovo di Vercelli, che si trovava ad assistere Ambrogio e dormiva al piano superiore, venne svegliato da una voce che gli ripeteva: «Alzati, presto! Ambrogio sta per morire...». Onorato scese in fretta – prosegue Paolino – «e porse al Santo il Corpo del Signore. Appena lo prese e deglutì, Ambrogio rese lo spirito, portando con sé il buon viatico. Così la sua anima, rifocillata dalla virtù di quel cibo, gode ora della compagnia degli angeli» (Vita 47). In quel Venerdì santo del 397 le braccia spalancate di Ambrogio morente esprimevano la sua mistica partecipazione alla morte e alla risurrezione del Signore. Era questa la sua ultima catechesi: nel silenzio delle parole, egli parlava ancora con la testimonianza della vita.

Ambrogio non era vecchio quando morì. Non aveva neppure sessant’anni, essendo nato intorno al 340 a Treviri, dove il padre era prefetto delle Gallie. La famiglia era cristiana. Alla morte del padre, la mamma lo condusse a Roma quando era ancora ragazzo, e lo preparò alla carriera civile, assicurandogli una solida istruzione retorica e giuridica. Verso il 370 fu inviato a governare le province dell’Emilia e della Liguria, con sede a Milano. Proprio lì ferveva la lotta tra ortodossi e ariani, soprattutto dopo la morte del Vescovo ariano Aussenzio. Ambrogio intervenne a pacificare gli animi delle due fazioni avverse, e la sua autorità fu tale che egli, pur semplice catecumeno, venne acclamato dal popolo Vescovo di Milano.

Fino a quel momento Ambrogio era il più alto magistrato dell’Impero nell’Italia settentrionale. Culturalmente molto preparato, ma altrettanto sfornito nell’approccio alle Scritture, il nuovo Vescovo si mise a studiarle alacremente. Imparò a conoscere e a commentare la Bibbia dalle opere di Origene, il maestro indiscusso della «scuola alessandrina». In questo modo Ambrogio trasferì nell’ambiente latino la meditazione delle Scritture avviata da Origene, iniziando in Occidente la pratica della lectio divina. Il metodo della lectio giunse a guidare tutta la predicazione e gli scritti di Ambrogio, che scaturiscono precisamente dall’ascolto orante della Parola di Dio. Un celebre esordio di una catechesi ambrosiana mostra egregiamente come il santo Vescovo applicava l’Antico Testamento alla vita cristiana: «Quando si leggevano le storie dei Patriarchi e le massime dei Proverbi, abbiamo trattato ogni giorno di morale – dice il Vescovo di Milano ai suoi catecumeni e ai neofiti – affinché, formati e istruiti da essi, voi vi abituaste ad entrare nella via dei Padri e a seguire il cammino dell’obbedienza ai precetti divini» (I misteri 1,1). In altre parole, i neofiti e i catecumeni, a giudizio del Vescovo, dopo aver imparato l’arte del vivere bene, potevano ormai considerarsi preparati ai grandi misteri di Cristo. Così la predicazione di Ambrogio – che rappresenta il nucleo portante della sua ingente opera letteraria – parte dalla lettura dei Libri sacri («i Patriarchi», cioè i Libri storici, e «i Proverbi», vale a dire i Libri sapienziali), per vivere in conformità alla divina Rivelazione.

E’ evidente che la testimonianza personale del predicatore e il livello di esemplarità della comunità cristiana condizionano l’efficacia della predicazione. Da questo punto di vista è significativo un passaggio delle Confessioni di sant’Agostino. Egli era venuto a Milano come professore di retorica; era scettico, non cristiano. Stava cercando, ma non era in grado di trovare realmente la verità cristiana. A muovere il cuore del giovane retore africano in ricerca e a spingerlo alla conversione definitivamente, non furono anzitutto le belle omelie (pure da lui assai apprezzate) di Ambrogio. Fu piuttosto la testimonianza del Vescovo e della sua Chiesa milanese, che pregava e cantava, compatta come un solo corpo: una Chiesa capace di resistere alle prepotenze dell’imperatore e di sua madre, che nei primi giorni del 386 erano tornati a pretendere la requisizione di un edificio di culto per le cerimonie degli ariani. Nell’edificio che doveva essere requisito – racconta Agostino –«il popolo devoto vegliava, pronto a morire con il proprio Vescovo». Questa testimonianza delle Confessioni è preziosa, perché segnala  che qualche cosa andava muovendosi nell’intimo di Agostino, il quale prosegue: «Anche noi, pur ancora spiritualmente tiepidi, eravamo partecipi dell’eccitazione di tutto il popolo» (Confessioni 9,7).

Dalla vita e dall’esempio del Vescovo Ambrogio, Agostino imparò a credere e a predicare. Possiamo riferirci a un celebre sermone dell’Africano, che meritò di essere citato parecchi secoli dopo nella Costituzione conciliare Dei Verbum: «E’ necessario – ammonisce infatti la Dei Verbum al n. 25 – che tutti i chierici e quanti, come i catechisti, attendono al ministero della Parola, conservino un continuo contatto con le Scritture, mediante una sacra lettura assidua e lo studio accurato, “affinché non diventi – ed è qui la citazione agostiniana – vano predicatore della Parola all’esterno colui che non l’ascolta di dentro”». Aveva imparato proprio da Ambrogio questo «ascoltare di dentro», questa assiduità nella lettura della Sacra Scrittura in atteggiamento orante, così da accogliere realmente nel proprio cuore ed assimilare la Parola di Dio.

Cari fratelli e sorelle, vorrei proporvi ancora una sorta di «icona patristica» che, interpretata alla luce di quello che abbiamo detto, rappresenta efficacemente «il cuore» della dottrina ambrosiana. Nel sesto libro delle Confessioni Agostino racconta del suo incontro con Ambrogio, un incontro certamente di grande importanza nella storia della Chiesa. Egli scrive testualmente che, quando si recava dal Vescovo di Milano, lo trovava regolarmente impegnato con catervae di persone piene di problemi, per le cui necessità egli si prodigava. C’era sempre una lunga fila che aspettava di parlare con Ambrogio per trovare da lui consolazione e speranza. Quando Ambrogio non era con loro, con la gente (e questo accadeva per lo spazio di pochissimo tempo), o ristorava il corpo con il cibo necessario, o alimentava lo spirito con le letture. Qui Agostino fa le sue meraviglie, perché Ambrogio leggeva le Scritture a bocca chiusa, solo con gli occhi (cfr Confessioni 6,3). Di fatto, nei primi secoli cristiani la lettura era strettamente concepita ai fini della proclamazione, e il leggere ad alta voce facilitava la comprensione pure a chi leggeva. Che Ambrogio potesse scorrere le pagine con gli occhi soltanto, segnala ad Agostino ammirato una capacità singolare di lettura e di familiarità con le Scritture. Ebbene, in quella «lettura a fior di labbra», dove il cuore si impegna a raggiungere l’intelligenza della Parola di Dio – ecco «l’icona» di cui andiamo parlando –, si può intravedere il metodo della catechesi ambrosiana: è la Scrittura stessa, intimamente assimilata, a suggerire i contenuti da annunciare per condurre alla conversione dei cuori.

Così, stando al magistero di Ambrogio e di Agostino, la catechesi è inseparabile dalla testimonianza di vita. Può servire anche per il catechista ciò che ho scritto nella Introduzione al cristianesimo, a proposito del teologo. Chi educa alla fede non può rischiare di apparire una specie di clown, che recita una parte «per mestiere». Piuttosto – per usare un’immagine cara a Origene, scrittore particolarmente apprezzato da Ambrogio – egli deve essere come il discepolo amato, che ha poggiato il capo sul cuore del Maestro, e lì ha appreso il modo di pensare, di parlare, di agire. Alla fine di tutto, il vero discepolo è colui che annuncia il Vangelo nel modo più credibile ed efficace.

Come l’apostolo Giovanni, il Vescovo Ambrogio – che mai si stancava di ripetere: «Omnia Christus est nobis! – Cristo è tutto per noi!» – rimane un autentico testimone del Signore. Con le sue stesse parole, piene d’amore per Gesù, concludiamo così la nostra catechesi: «Omnia Christus est nobis! Se vuoi curare una ferita, Egli è il medico; se sei riarso dalla febbre, Egli è la fonte; se sei oppresso dall’iniquità, Egli è la giustizia; se hai bisogno di aiuto, Egli è la forza; se temi la morte, Egli è la vita; se desideri il cielo, Egli è la via; se sei nelle tenebre, Egli è la luce ... Gustate e vedete come è buono il Signore: beato è l’uomo che spera in Lui!» (La verginità 16,99). Speriamo anche noi in Cristo. Saremo così beati e vivremo nella pace.

Papa Benedetto XVI presenta Sant'Ambrogio
Udienza generale a Piazza San Pietro
Mercoledì, 24 ottobre 2007



Di nobile famiglia romana, nacque a Treviri nelle Gallie ove suo padre era prefetto e a pochi mesi di vita uno sciame di api portò alla sua bocca del miele. Ancora giovane, per la sua grande prudenza ed imparzialità, fu mandato governatore a Milano. 

Essendo in quel tempo rimasta vacante quella sede episcopale, vi erano grandi discordie tra cattolici ed ariani per l'elezione del nuovo Vescovo. Ciascuno lo voleva secondo la propria fede, e fu necessario l'intervento del governatore Ambrogio per pacificare gli animi. Ma appena Ambrogio comparve in mezzo alla folla, un bambino si diede a gridare: Ambrogio vescovo, Ambrogio vescovo, e subito dopo di lui, cattolici ed ariani unanimemente vollero l'elezione di Ambrogio. 
Essendo egli solamente catecumeno, dovette prima ricevere il battesimo, poi il sacerdozio e finalmente malgrado la sua umile riluttanza, la consacrazione episcopale. 
Eletto dunque vescovo, con cuore di padre governò le anime a lui affidate. 
Amorevole con tutti, si mostrava nello stesso tempo severo ed intransigente verso i nemici ostinati della Chiesa. 
Con la sua straordinaria perspicacia nella scelta dei pastori di anime, diede il colpo di grazia alla setta degli ariani. Questi eretici, riconoscendo Gesù Cristo solo come uomo, negavano recisamente la sua divinità. 
Ma se potenti erano gli eretici, più potenti furono i difensori suscitati da Dio per la integrità della fede. 
Frutti insperati raccoglieva il Santo coi suoi sermoni : va ricordata in modo speciale la conversione di S. Agostino. 
Stando una volta l'imperatore Teodosio nel presbiterio della chiesa, posto riservato unicamente ai sacerdoti, coraggiosamente mandò ad avvertirlo, ma con tale carità, che Teodosio ringraziò il santo vescovo di tale avvertimento. 
Allorché lo stesso imperatore osò entrare in chiesa dopo la strage di Tessalonica, Ambrogio glielo impedì, e quando l'imperatore per scusarsi addusse l'esempio del re Davide, il santo Vescovo coraggiosamente rispose : Se avete imitato Davide nel peccato, imitatelo anche nella penitenza. 
Finalmente, dopo molte lotte e sacrifici, andò a ricevere la corona delle sue fatiche in cielo, il 4 aprile dell'anno 397.




Sant’Ambrogio ripreso dal commento ai salmi: 
“Di buon mattino affréttati alla chiesa e porta in omaggio le primizie della tua devozione. Dopo, se l’impegno del mondo ti chiama, potrai tranquillamente dire: ‘I miei occhi hanno preceduto l’aurora per meditare sulle tue parole’, e andrai sicuro alle tue occupazioni. Come è bello cominciare dagli inni e dai canti, dalle beatitudini che leggi nel vangelo ! Com’è di buon auspicio che sia la parola di Cristo a benedirti e che tu, mentre ripeti cantando le benedizione del Signore, ti prenda l’impegno di realizzare qualche virtù…”.





Preghiere a Sant'Ambrogio

O glorioso Arcivescovo Sant'Ambrogio, che fuggiste sempre gli onori e le dignità, e solo le accettaste per non contraddire alle divine aspirazioni, che vi volevano modello di ogni virtù a tutti; ottenetemi, vi prego, di fuggire le mondane distinzioni, e di gloriarmi solo nel compiere esattamente la volontà del Signore. Pater, etc.
O glorioso Arcivescovo Sant'Ambrogio, che impiegaste tutta la vostra vita nel difendere la verità della fede, contro gli assalti dell'eresia e dell'empietà; ottenetemi, vi prego, la grazia di professar costantemente e difendere con intrepidezza fino alla morte quella santa religione di cui per divina misericordia ebbi la sorte avventurata di nascere. Pater, etc.
O glorioso Arcivescovo Sant'Ambrogio, che non temeste di predicare la verità anche in faccia ai potenti, e trionfaste dei cuori più ritrosi colla vostra eloquenza celeste: ottenetemi, Vi prego, la grazia che io non mi lasci mai dominare dagli umani rispetti; e che con la dolcezza del mio parlare e con la mansuetudine del mio tratto edifichi il mio prossimo nel mentre che attendo alla mia perfezione. Pater, etc.



Buona giornata a tutti. :-)


iscriviti alla mia pagina YouTube




domenica 4 giugno 2017

Invocazione allo Spirito Santo - San Simone (Pentecoste 4 giugno 2017)

Vieni, luce vera.
Vieni vita eterna.
Vieni, mistero nascosto.
Vieni tesoro senza nome.
Vieni realtà ineffabile.
Vieni persona inconcepibile.
Vieni, felicità senza fine.
Vieni, luce senza tramonto.
Vieni, risveglio di chi dorme.
Vieni, risurrezione dei morti.
Vieni, o potente, 
che sempre fai e trasformi le cose col tuo volere.
Vieni, invisibile, intangibile e impalpabile.
Vieni, tu che sempre rimani immobile,
e ad ogni istante ti muovi e vieni a noi
addormentati negli inferi, tu che sei sopra i cieli.
Vieni, nome diletto e ovunque ripetuto,
di cui non possiamo esprimere l’essere
né conoscere la natura.

Vieni, gioia eterna. Vieni corona incorruttibile.
Vieni, porpora del grande re nostro Dio.
Vieni cintura cristallina e costellata di gioielli.
Vieni destra sovrana.
Vieni, tu che hai desiderato la nostra povera anima.
Vieni tu il Solo verso chi è solo.
Vieni tu che mi hai separato da tutto
e fatto solitario in questo mondo.
Vieni, tu diventato in me desiderio.
Vieni mio soffio e mia vita.
Vieni, consolazione della mia povera anima.
Vieni, mia gioia, mia gloria, mia delizia senza fine.

Ti ringrazio d’essere sceso a diventare
un solo spirito con me, senza confusione,
senza mutazione, senza trasformazione,
tu il Dio al di sopra di tutto,
e d’esserti fatto a tutti cibo ineffabile e gratuito
che senza fine straripi inesauribilmente
e zampilli alla fonte del mio cuore.

Grazie per esserti fatto per me luce senza tramonto,
sole senza declino, perché non hai dove nasconderti,
tu che riempi l’universo della tua gloria.
Siamo noi invece a volerci nascondere da te.

Vieni Signore, pianta oggi in me la tua tenda ;
costruisci la tua casa e rimani eternamente
inseparabilmente in me, tuo servo, 
perchè alla fine anch’io mi ritrovi in te
e con te regni, Dio al di sopra di tutto.

Conservami incrollabile nella fede, e vedendoti,
io che son morto, vivrò ; e possedendoti,
io il povero, sarò sempre ricco più di tutti i re ;
e mangiandoti e bevendoti, 
vestendomi di te, 
vada di delizia in delizia :
tu sei il vero bene, la vera gloria, la vera gioia ;
a te appartiene la gloria,
o santa, consustanziale e vivificante Trinità,
ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen
  

San Simone nuovo teologo (X-XI sec.)

Pentecoste, Jean Restout, (1732), Musée du Louvre, Parigi

La Pentecoste è il giorno in cui si riversa nella prima comunità dei credenti la Verità dello Spirito di Dio che rimarrà con essa lungo tutto il corso della storia.

Nel giorno della Pentecoste, lo Spirito scende per restare. Egli è il Dono divino per eccellenza, e come ogni dono del Padre non può venir ritirato poiché Dio è fedele. Per questo, permanentemente Egli risiede nella Chiesa e viene continuamente manifestato dai segni che pongono nel mondo i successori di coloro sui quali Egli per primo discese. È lo Spirito che consente il trasmettersi dei segni certi della salvezza. È lo Spirito che obbliga i discepoli del Risorto a comunicare questi segni dell’amore invincibile di Dio. Per questa ragione i segni dello Spirito sono trasmissibili nei secoli di generazione in generazione. Ed è ancora lo Spirito che mediante questi segni guida i discepoli del Risorto verso la Verità tutta intera, verità che è la Vita eterna dell’uomo.

Predicazione di San Pietro, Masolino da Panicale (1426), 
Santa Maria del Carmine, Firenze.

È lo Spirito Santo che ha dato agli Apostoli il coraggio di predicare e di porre sempre Gesù al primo posto nella loro vita. 


Signore, i fedeli, anche ora, ti vedono accanto a loro, tu il creatore di tutte le cose; tu vivi e abiti con loro nell'oscurità di questa vita, come sole senza tramonto, come lampada che non si può spegnere, che mai la tenebra potrà vincere e sempre illumina quanti la vedono.
E come tu sei in tutto, ma al di sopra di tutto, così noi tuoi servi, immersi nelle cose di questo mondo, ci fai uscire e ci trascini a te splendenti di luce, e da mortali ci rendi immortali; rimanendo quello che siamo, diventiamo tuoi figli, simili a te, e creature, che per tua grazia vedono Dio.
Chi oserà non seguirti, a queste condizioni, e rifiutare di venire a te ?

(San Simeone)
 il nuovo teologo (949-1022)


Buona giornata a tutti. :-)




venerdì 31 marzo 2017

Trenta consigli per genitori frettolosi - don Bruno Ferrero

Qualche semplice regola che può migliorare la vita familiare e l'educazione.

1. I primi anni di vita sono importanti: è in questo periodo che si posano le strutture fondamentali della persona.
2. I bambini sono persone con carattere, temperamento, bisogni, desideri, cambiamenti di umore proprio come voi. Lasciate che anche i vostri figli qualche volta diano in escandescenze.
3. I bambini imitano quello che fate voi. Non faranno mai quello che ordinate. Soprattutto non fate prediche. I bambini imparano solo quello che vivono.
4. I due genitori devono avere la stessa idea di educazione. Questo non significa che devono fare le stesse cose o apparire un muro di cemento armato.
5. Non entrate in conflitto con i vostri figli. Ogni volta che entrerete in conflitto con i vostri figli voi avrete già perso.
6. Siate pazienti. Anche con voi stessi. Nessuno ha mai detto che sia facile essere un genitore.
7. I genitori non sono i soli educatori: c'è anche la società in cui i figli sono immersi.
8. Dite "no". In questo modo i vostri figli sapranno che li proteggete anche dai loro errori. Insegnate ai vostri figli che non possono avere tutto e subito. 
È prudente, perciò, usare con cautela il sistema di assecondare: i bambini devono imparare a manovrare le frustrazioni, perché la vita dell'adulto ne è piena. 
È pura assurdità partire dal principio che il bambino sarà in grado di affrontarle quando sarà più grande; che cosa, infatti, c'è di magico nella crescita per fornire una capacità che si dovrebbe rivelare fin dai primi anni di vita?
9. Riservate del tempo per ridere insieme e divertitevi insieme. Vivete i vostri valori nella gioia. Se fate la morale tutto il giorno ai vostri figli verrà voglia di scappare.
10. Scambiatevi dei regali.
11. Imparate a relativizzare i problemi, ma risolveteli.
12. Accogliete in casa gli amici dei vostri figli.
13. L'incoraggiamento è l'aspetto più importante nella pratica di educazione del bambino. E' tanto importante, che la mancanza di esso si può considerare quale causa fondamentale di certe anomalie del comportamento. 
Un bambino che si comporta male è un bambino scoraggiato.
14. Consentite ai vostri figli di non avere il vostro parere. E soprattutto ascoltateli veramente. 
Fa parte del nostro pregiudizio comune sui bambini pretendere di capire quello che vogliono dire senza in realtà ascoltarli. 
I figli hanno una diversa prospettiva e spesso soluzioni intelligenti da proporre. Il nostro orgoglio ci impedisce di ascoltarli.
Quante volte potremmo approfittare della loro sensibilità se li trattassimo alla pari e li ascoltassimo davvero.
15. Sottolineate i lati positivi dei vostri figli. I bambini non ne sono sempre coscienti. I complimenti piacciono a tutti, anche ai vostri figli.
16. Consentite loro di prendere parte alle decisioni della famiglia. Spiegate bene i motivi delle vostre scelte. Rispondete ai loro «perché».
17. Mantenete la parola. Siate coerenti. 
Attenetevi alle decisioni prese. Non promettete o minacciate a vanvera.
18. Riconoscete i vostri errori e scusatevi. 
Abbiate il coraggio di essere imperfetti e consentite ai vostri figli di esserlo.
19. Giocate con i vostri figli.
20. Quando dovete fare un "discorso serio" con i vostri figli, aspettate che siano in posizione orizzontale. Non fatelo mai quando sono in posizione verticale.
21. Ricordate che ogni bambino è unico. Non esiste l'educazione al plurale.
22. Alcuni verbi non hanno l'imperativo. Non potete dire: «Studia!», «Metti in ordine!», «Prega!» e sperare che funzioni.
23. Spiegate ai vostri figli che cosa provate. Raccontate come eravate voi alla loro età.
24. Aiutateli a essere forti e a riprendersi quando le cose vanno male.
25. Raccogliete la sfida della TV. La televisione non è tanto pericolosa per quello che fa quanto per quello che non fa fare.
26. Non siate iper/protettivi. Cercate le occasioni giuste per tirarvi indietro e consentire ai vostri figli di mettere alla prova la loro forza e le loro capacità.
27. Un bambino umiliato non impara nulla. 
Eliminate la critica e minimizzate gli errori. Sottolineando costantemente gli errori, noi scoraggiamo i nostri figli, mentre dobbiamo ricordarci che non possiamo costruire sulla debolezza, ma soltanto sulla forza.
28. Non giudicate gli altri genitori dai loro figli e non mettetevi in competizione per i figli con parenti e amici.
29. Date loro il gusto della lettura.
30. Raccontate loro la storia di Gesù. Tocca a voi.

- don Bruno Ferrero - 
Bollettino Salesiano 2006



Non preoccupatevi. Per tre volte Gesù ribadisce il suo invito pressante: non abbiate quell'affanno che toglie il respiro, per cui non esistono feste o domeniche, non c'è tempo di fermarsi a guardare negli occhi la vita, a parlare con chi si ama.
Non lasciatevi rubare la serenità e salvate la capacità di godere delle cose belle che ogni giorno il Padre mette sulla vostra strada, che accadono dentro il vostro spazio vitale.

- padre Ermes Ronchi - 


Signore, le Tue parole e il Tuo esempio cambiano il cuore.
Accogli, alla fine di questo giorno,
il mio cuore e la mia mente increduli e testardi
di fronte alle difficoltà della vita.

Accogli il desiderio non realizzato di seguirTi.
Il Padre non lascia soli, Tu non mi hai lasciato solo.
Illumina con la Tua presenza le tenebre della fede!
Cambia il mio cuore di pietra in cuore di carne,
capace di amare come hai fatto Tu.
Amen.




Buona giornata a tutti. :-)





sabato 3 dicembre 2016

Dacci Signore il tuo mantello - Adriana Zarri -

Arriveremo con i piedi sporchi
e ce li laverai,
come facesti con gli apostoli.
Guarda, Signore, al nostro autunno
e raccogli le colpe
come una triste vendemmia.
Lasciaci nudi e soli,
senza consolazioni ambigue,
senza inganni pietosi,
senza grappoli verdi.
Donaci gli occhi di Maria peccatrice
e, scaldaci con il tuo mantello.
I giorni sono brevi
e le nottate lunghe.
Il fuoco si spegne nel camino.
Le castagne
si sono fatte nere,
il letto, è gelido e deserto.
Dacci, Signore, il tuo mantello!

- Adriana Zarri -
Tratto da "Il pozzo di Giacobbe. Raccolta di preghiere da tutte le fedi"


Dall’altra parte della terra
il sole che qui si cela dietro l’orizzonte,
là emerge dalla notte.
Così l’autunno ha un suo corrispondente
in una lontana primavera.

- Adriana Zarri -


"Il sole ci aveva sfiancati, resi febbrosi;
ora la nebbia ci placa, ci fa rientrare in noi.
Le finestre aperte sono come finestre chiuse,
non offrono visioni ma solo tende di grigio.
E’ tempo di chiuderle e riscoprire la casa.
Autunno di silenzio ritrovato,
di concentrazione densa,
di solitudine calda,
di meditazione,
di preghiera,
di te"

- Adriana Zarri -


 L’autunno è tempo di preghiera, di ascolto,
di lenta e faticosa attesa di te.
E tu vieni furtivo.
L’autunno è il tempo della fede:
del credere ciò che non è ancora,
del credere che sarà,
che fiorirà,
che darà frutti.
L’autunno è tempo di raccolta,
ma di una seminagione lontana;
ed è tempo di semina,
per un lontano raccolto [...]
Autunno di frutti caduti,
autunno di foglie secche,
autunno di nebbie grigie,
autunno tuo:
del tuo passaggio silenzioso,
del tuo amore paziente,
della tua attesa lunga.

- Adriana Zarri -


Buona giornata a tutti. :-)