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domenica 30 dicembre 2018

La Piccola Fiammiferaia - Hans Christian Andersen

Faceva molto freddo, nevicava e calava la sera – l’ultima sera dell’anno, per l’appunto, la sera di San Silvestro.
Nel freddo e l'oscurità, una povera bimbetta girava per le strade, a capo scoperto, a piedi nudi. Veramente, quand’era uscita di casa, aveva certe babbucce; ma a che le erano servite?
Erano molto grandi, prima erano appartenute a sua madre, e così larghe e sgangherate, che la bimba le aveva perdute, traversando in fretta la via, per scansare due carrozze, che s’incrociavano con tanta furia…
Una non s’era più trovata, e l’altra se l’era presa un monello, dicendo che ne avrebbe fatto una culla per il suo primo figliuolo.
E così la bambina camminava coi piccoli piedi nudi, fatti rossi e turchini dal freddo: aveva nel vecchio grembiule una quantità di fiammiferi, e ne teneva in mano un pacchetto. In tutta la giornata non era riuscita a venderne nemmeno uno; nessuno le aveva dato un soldo; aveva tanta fame, tanto freddo, e un visetto patito e sgomento, povera creaturina….
I fiocchi di neve le cadevano sui lunghi capelli biondi, sparsi in bei riccioli sul collo; ma essa non pensava davvero ai riccioli! Tutte le finestre scintillavano di lumi; per le strade si spandeva un buon odorino d’arrosto; era la vigilia del capo d’anno: a questo ella pensava.
Nell’angolo formato da due case, di cui una sporgeva innanzi sulla strada, sedette, abbandonandosi, rannicchiandosi tutta, tirandosi sotto le povere gambe.
Il freddo la prendeva sempre più ma la bimba non osava ritornare a casa: riportava tutti i fiammiferi e nemmeno un soldino.
Il babbo l’avrebbe certo picchiata; e del resto, forse, non faceva freddo anche a casa?
Abitavano proprio sotto il tetto, ed il vento ci soffiava tagliente, sebbene le fessure più larghe fossero turate, alla meglio, con paglia e stracci.
Le sue manine erano quasi morte dal freddo. Ah, quanto bene le avrebbe fatto un piccolo fiammifero!
Se si arrischiasse a cavarne uno dallo scatolino, ed a strofinarlo sul muro per riscaldarsi le dita…
Ne cavò uno, e trracc ! Come scoppiettò, come bruciò!
Mandò una fiamma calda e chiara come una piccola candela, quando ella la parò con la manina. Che strana luce! Pareva alla piccina d’essere seduta dinanzi ad una grande stufa di ferro, con le borchie e il coperchio di ottone lucido: il fuoco ardeva così allegramente, e riscaldava così bene!…
La piccina allungava giù le gambe, per riscaldare anche quelle… ma la fiamma si spense, la stufa scomparve , ed ella si ritrovò là seduta, con un pezzettino di fiammifero bruciato tra le mani.
Ne accese un altro: anche questo bruciò, rischiarò, e il muro, nel punto in cui batteva la luce, divenne trasparente come un velo. La bimba vide proprio dentro nella stanza, dove la tavola era apparecchiata con una bella tovaglia, d’una bianchezza abbagliante e con finissime porcellane; nel mezzo della tavola, l’oca arrostita fumava, tutta ripiena di mele cotte e di prugne. Il più bello poi fu che l’oca stessa balzò fuori dal piatto, e, col trinciante ed il forchettone orientati nel dorso, si diede ad arrancare per la stanza, dirigendosi proprio verso la povera bambina… Ma il fiammifero si spense, e non vide più che il muro opaco e freddo.
La piccolina accese un terzo fiammifero. E si trovò sotto ad un magnifico albero, ancora più grande e meglio ornato di quello che aveva veduto, attraverso i vetri dell’uscio, nella casa del ricco negoziante, la sera di
Natale.
Migliaia di lumi scintillavano tra i verdi rami, e certe figure colorate, come quelle che si vedono esposte nelle vetrine dei negozi, guardavano la piccina. Ella tese le mani… e il fiammifero si spense.
I lumicini di Natale volarono su in alto, sempre più in alto: ed ella si avvide allora ch’erano stelle lucenti. Una stella cadde, e segnò una lunga striscia di luce sul fondo del cielo.
- Qualcuno muore! – disse la piccola, perché la sua vecchia nonna, l’unica persona al mondo che l’avesse trattata amorevolmente – ma che purtroppo era morta, la sua vecchia nonna le aveva detto: - Quando una stella cade, un’anima sale in paradiso.
Strofinò contro il muro un altro fiammifero, che mandò un grande chiarore tutto intorno ed in quel chiarore la vecchia nonna apparve, tutta raggiante, e mite, e buona…
- Oh, nonna! – gridò la piccolina: - Prendimi con te!

So che tu sparisci, appena la fiammella si spegne, come sono spariti la bella stufa calda, l’arrosto fumante, ed il grande albero di Natale! –
Presto presto, accese tutti insieme i fiammiferi che ancora rimanevano nella scatolina: voleva trattenere la nonna.
I fiammiferi diedero tanta luce che nemmeno di pieno giorno è così chiaro: la nonna non era mai stata così bella, così grande… Ella prese la bambina tra le sue braccia, ed insieme volarono su, verso lo Splendore e la Gioia, su, in alto, dove non c’è più fame, nè freddo, né angustia, - e giunsero presso Dio.
Ma nell’angolo tra le due case, allo spuntare della fredda alba, fu veduta la piccina, con le gotine rosse ed il sorriso sulle labbra, morta assiderata nell’ultima notte del vecchio anno.
La prima alba dell’anno nuovo passò sopra il piccolo corpo, disteso là, con le scatole dei fiammiferi, di cui una era quasi tutta bruciata.
Ha cercato di scaldarsi… - dissero.
Ma nessuno seppe tutte le belle cose che la bimba aveva visto; nessuno seppe tra quanta luce era entrata, con la vecchia nonna, nella gioia dell'alba del Nuovo Anno.

- Hans Christian Andersen -


Buona giornata a tutti. :)











domenica 23 dicembre 2018

Seguo le stelle e inciampo nel pianto di un Dio neonato

"Durante il tempo che precedeva il Natale, passavo lunghi momenti davanti al presepio a guardare la Madonna e, ai suoi piedi il Neonato.
Un’immagine così semplice segna la vita.
Permette un giorno di cogliere che, attraverso il Cristo, Dio stesso è venuto in mezzo a noi.
La notte di Natale andavo in chiesa. 
Quando avevo cinque o sei anni abitavamo un paesino in montagna e bisognava camminare nella neve.
Poiché ero il più giovane, mio papà mi teneva per mano. Mia mamma, mio fratello maggiore e le mie sette sorelle mi seguivano.

Mio padre mi indicava nel cielo aperto la stella dei pastori che gli stessi Magi avevano visto.
Quelle immagini mi ritornano in mente quando si legge il testo dell’apostolo Pietro dove scrive: “Guardate a Cristo come luce che brilla nella notte, finché non splenda il giorno e non si levi nei vostri cuori la stella del mattino”.

- Frère Roger -




Un altro Natale è possibile: ci può essere ancora un Buon Natale!
Con il Natale la vita vince nonostante tutto.


"Ogni bimbo che nasce è il segno che Dio non si è ancora stancato dell'umanità". (Tagore)

Viola, la perla bianca di Chiara nata nel cuore della ricca Brianza ha davanti a sé ottanta anni di vita (se tutto va bene) e una dote iniziale di 25.000 euro.
Njeri, la perla nera di Rachele, nata nella baracca di Korogocho ha davanti a sé quaranta anni di vita (se tutto fila liscio) e una dote iniziale di soli 250 euro.
Due mondi, due bimbe, divise da un invisibile muro di vetro.

La prima, Viola, fa parte del 20% dell'umanità che si "pappa" l'83% delle risorse mondiali. La seconda, Njeri, fa parte dell'oltre un miliardo di "esuberi umani" che devono accontentarsi dell' 1,4% delle risorse, costretti a vivere con meno di 1 dollaro al giorno: sono gli innocenti di cui si rinnova la strage oggi: e Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata perché essi non ci sono più.
Milioni di bimbi muoiono di fame, malattie, aids: un bimbo muore di fame ogni due secondi, 11 milioni ne muoiono all'anno per malattie meno gravi di un raffreddore, centinaia di milioni non inizieranno neanche la prima elementare.
Due mondi, due Natali.

Il nostro è il Natale dell'opulenza, delle luci, dei regali del consumismo degli affari. E' un business senza fine, è uno shopping anche di domenica. Questo sfavillio di luci natalizie sembra un meraviglioso "acquario" in cui guizzano costosissimi pesciolini esotici. A scrutarlo centinaia di milioni di bimbi dal volto scuro che guardano affascinati l'acquoso ed esotico luccichio. 
Fino a quando la parete di vetro proteggerà il banchetto degli esotici pesciolini?
Per assicurarci che la parete di vetro sia davvero infrangibile e ci protegga eternamente da quei visi sognanti di bimbi affascinati noi investiamo somme astronomiche in armi: Usa ed Europa nel 2003 programmano di spendere 750 miliardi di dollari.
Un altro Natale non solo è possibile ma è urgente e necessario!

Boicottiamo il Natale dei pesciolini esotici: il Natale dei consumi, dei regali, degli affari, un Natale "pagano" che ha ben poco da spartire con quel Bimbo che nasce in una mangiatoia alla periferia dell'impero, fuori dell'acquario anche lui indistinguibile volto nero in mezzo agli altri volti scuri.
Diciamo no al consumismo vieppiù indotto e incentivato e diciamo sì alla festa natalizia della famiglia allargata a nonni, cugini, zii, nipoti ma anche alla famiglia dell'immigrato che lavora per noi o che ci è più vicino.
Diciamo no al decadente e ripetitivo tango di regali, e diciamo sì ad un consumo critico, al regalo fatto in casa con amore e con le proprie mani, o a quello equo e solidale di lavoro fatto "in dignità".
Diciamo no alla stupida pervasività televisiva e diciamo sì alle relazioni umane in famiglia, ritornando a raccontarci gioie e dolori e a riprendere confidenza con l'immaginario, la fiaba prendendo a cuore anche la bellezza del celebrare insieme il fascino del Natale.
Diciamo no alla violenza e alla guerra e diciamolo con fierezza, e diciamo sì alla pace e alla nonviolenza con evidenza mettendo bandiere arcobaleno ai nostri balconi e camminando con uno "straccetto bianco di pace". Solo così il Natale ritornerà ad essere la festa della vita che farà rifiorire la speranza di un altro mondo possibile.
Coraggio, dunque, ci può ancora essere un Buon Natale!



- Padre Alex Zanotelli -






Seguo le stelle e inciampo nel pianto di un Dio neonato.
Mi guida l’odore della vita che irrora la notte.
Mi precede il grido della donna che feconda la polvere scura.
Seguo le stelle per portare tesori da nulla alla carne bambina che guarisce il male del mondo..



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it


lunedì 10 dicembre 2018

"Il Dio-saldatore si è incalmato" - Don Marco Pozza

Tutto goffo, pure un attimo rintronato. 
Uno di quelli che, ammaccati dalla miseria marcia, soccombono quasi sotto terra, incuranti di tutto, non curati da tanti, forse sbadati addirittura a se stessi. Uomini-ombra. 
È la notte di Natale, siamo dietro le sbarre di una patria galera del Nord-Est, quello contorto e gentile. 
Un pugno di gente: un prete che annuncia la nascita, tredici uomini - più avanzi d'umano che uomini tutt'interi, "gente avariata" direbbe qualcuno - mezzi assaliti dal sonno; qualche uomo generoso come lampione che illumina la notte. 
Notte santa, notte generosa, notte d'intrepida attesa. 
Notte-con-Dio.
All'oscuro dell'italiano, com'è di tanti che hanno fatto della scarpata-della-strada la loro scuola, si prenota col dito una delle preghiere dei fedeli stampate sul foglietto. 
Sempre le solite, quasi sempre senza vita, sovente insipide e amorfe. 
Che importa? 
Da quand'è nato il mondo, sono sempre gli uomini a fare la differenza: al tempo dei faraoni, al tempo del bullo Erode. 
Salvatore (chissà se si chiama proprio così o se ha imparato a chiamarsi così) legge la seconda delle cinque preghiere. 

Quella dove sta scritto: "Nel mistero del Dio incarnato (...) preghiamo Dio salvatore (Ascoltaci, o Signore)".

Non sempre ciò che si legge corrisponde a ciò che sta scritto: tra lo scritto e il letto di mezzo ci passa la vita: quella che sorprende e acciuffa, che stupisce e smarrisce, vita-sempre-vita. 
Salvatore non legge ciò che c'è scritto, legge ciò che capisce. Di più: legge ciò che gli risuona nel cuore più che quello che altri hanno scritto. 
Legge tutto d'un fiato, come chi prende la rincorsa per fare il salto migliore: "Nel mistero del Dio incalmato (...) preghiamo Dio saldatore (Ascoltaci, o Signore)." 
Alzo gli occhi, anche solo per strappare un sorriso: la loro compostezza scoraggia la mia ilarità. 

Nessuno sorride, forse manco si sono accorti: tutti ignoranti? Oppure Salvatore ha detto ciò che anche loro pensavano per davvero nel cuore.

Il Dio incalmato, non il Dio incarnato. Eggià: l'incarnazione è roba troppo astratta, odora di teologia e di frasi spurie, non trattiene l'odore consunto della terra, la voracità inimmaginabile del "Dio si è fatto carne" (liturgia della II^ domenica del tempo di Natale). 
L'incarnazione è dogmatica, troppa lontananza per i poveracci, ancora lungi dal loro essere terra-terra. 
Per loro dire che Dio si è incarnato non dice nulla: che Dio si sia incalmato, invece, è tutto un programma, il più ardito dei tentativi mai accaduti. Incalmare è verbo di botanica, sudicio di letame, gergo contadino: è inserire il ramo di una pianta su un'altra pianta di diversa varietà, per ottenere un individuo nuovo. 

È un tentativo di miglioria, un trucco da esperti, un tocco di finezza botanica. Il Natale? La divinità s'incalma con l'umanità, Dio s'innesta nell'uomo, l'Onnipotente s'incastra nell'impotenza.

Mai trovata una traduzione più fedele di questa. Senti che tocco: "Dio si è incalmato e venne ad abitare in mezzo a noi" Mica finito, però. 
Era forse preoccupato, Salvatore, che qualcuno non s'intendesse di botanica e, perciò, rischiasse di non capire cos'è il Natale. 
Così, sfacciatamente geniale, ha firmato la seconda manovra da fuoriclasse: "Preghiamo Dio saldatore". Saldatore! La salvezza è una saldatura, congiungere due o più cose insieme in modo da formarne una sola. 

Il Natale è la saldatura di Dio: il Cielo si stringe alla terra, Dio s'aggroviglia in un abbraccio con l'uomo, il suo sogno diventa segno per tutti: "Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2,12). Dio è il saldatore, il Bambino è la saldatura: la terra è saldata, anche salvata. L'aggancio è riuscito: Dio, incalmandosi, ha saldato la terra col Cielo.

Due giorni dopo Natale, Salvatore Tremiterra, poco oltre i quarant'anni, è morto: un infarto l'ha colto improvviso dentro la sua cella di galera. 
Un pover'uomo in mezzo ad una ciurma di poveri-cristi. 
Stamattina ho celebrato il suo funerale: il funerale di Salvatore, il mio-piccolo-salvatore. L'uomo sbagliato che ha salvato il mio Natale giusto dal rischio dell'astrazione: il Dio-saldatore si è incalmato. 
Solo ai poveri Dio concede il lusso di dargli così sfacciatamente del tu senza renderlo banale.
Grazie, Salvatore.

- Don Marco Pozza -
(Cappellano della Casa di Reclusione di Padova) 2 gennaio 2016





L'amore è come un albero: 
spunta da sé, 
getta profondamente le radici 
in tutto il nostro essere, 

e continua a verdeggiare
anche sopra un cuore in rovina.

- Victor Hugo -


Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 5 dicembre 2018

Una bacinella di acqua pulita – Madre Teresa di Calcutta

Lo scaricano dal carretto e a braccia lo portarono nella baracca. Guaiva come un cucciolo. Se avesse avuto più forza avrebbe urlato, perché il cancro stava divorando metà del suo corpo.
Gli ammalati, sui pagliericci intorno, cominciarono a brontolare. 
Qualcuno alzò la voce:

- Ma non sentite che puzza? Portatelo fuori.

Una donna esile, vestita di un sari bianco, si avvicinò con una bacinella e delle bende. Ma il tanfo terribile che emanava da quelle piaghe la fece impallidire. Se ne andò di corsa, prima di svenire. Il brontolio dei malati si fece minaccioso:
-Portate fuori quella carogna.  Lasciateci morire in pace..

Reggendolo per le mani e per i piedi, tre suore lo portarono nella baracchetta posta a nord, sempre in ombra e fresca. La stanza dei cadaveri. Lo posero sul pavimento. Madre Teresa vide che le altre due non ce la facevano più e disse:
 -Portatemi una bacinella di acqua pulita, poi andate dagli altri.

Adagio cominciò a lavare le piaghe orrende, accompagnata da quel guaito lungo, interrotto solo da un ansare affannoso, disperato.
A un tratto gli occhi, che fino allora avevano fissato senza vedere niente, si fermarono su di lei. Il guaito cessò. Il moribondo cercava qualche parola:

-Dove sono?... Chi sei… Come fai a sopportare questa puzza nauseante?
Non è niente – lei rispose – in confronto al male che sopporti tu.

La morte arrivò verso sera. Madre Teresa era ancora lì a reggere la testa, a dire parole di speranza. Quell’uomo (di cui nessuno sa il nome) riuscì ancora a dire:
-Tu sei diversa dalle altre. Ti ringrazio.

E lei:
-Sono io che ringrazio te, che soffri con Cristo.

Fonte: “Madre Teresa di Calcutta”, Teresio Bosco,pagg. 2 e 3, Ed. Elledici 1991




Mia regina, mia madre,
dono a te tutta me stessa;
e per dimostrare la mia devozione
consacro a te questa giornata
e, per sempre,
i miei occhi, le orecchie,
la bocca, il cuore,
tutta me stessa senza riserva.
Perciò, madre buona,
siccome sono tua,
custodiscimi e difendimi
come possesso e proprietà tua.
- Madre Teresa di Calcutta -
Fonte: “Un mese con Maria e Madre Teresa, Meditazioni e preghiere” 
a cura di Luigi Guglielmoni e Fausto Negri,  Edizioni Paoline


Buona giornata a tutti. :-)

lunedì 16 luglio 2018

Preghiere di San Francesco d'Assisi - 16 Luglio 1228 data della canonizzazione di San Francesco da parte di papa Gregorio IX


Altissimo glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio. 
Et dame fede diricta,
speranza certa e carità perfecta, 
senno e cognoscemento,
Signore,
che faccia lo tuo santo
e verace comandamento.
Amen.


(versione in italiano attuale)

O alto e glorioso Dio,
illumina le tenebre

del cuore mio.
Dammi una fede retta,
speranza certa,
carità perfetta
e umiltà profonda.

Dammi, Signore,
senno e discernimento
per compiere la tua vera

e santa volontà.
Amen.

- San Francesco d’Assisi -

San Francesco e il crocefisso
Icona russa. secolo XIX
Museo Storico Etnografico Eliseo, Terralba (Oristano), Sardegna (Italy)


Saluto alle Virtù 

Ave, regina sapienza,
il Signore ti salvi con tua sorella,
la santa e pura semplicità.
Signora santa povertà,
il Signore ti salvi con tua sorella,
la santa umiltà. 
Signora santa carità,
il Signore ti salvi con tua sorella,
la santa obbedienza.
Santissime virtù,
voi tutte salvi il Signore,
dal quale venite e procedete.
Non c'è assolutamente uomo nel mondo intero,
che possa avere una sola di voi,
se prima non muore [a se stesso].
Chi ne ha una e le altre non offende,
tutte le possiede,
chi anche una sola ne offende,
non ne possiede nessuna
e le offende tutte e ognuna
confonde i vizi e i peccati.
La santa sapienza
confonde Satana e tutte le sue insidie.
La pura santa semplicità
confonde ogni sapienza di questo mondo
e la sapienza della carne.
La santa povertà
confonde la cupidigia, l'avarizia
e le preoccupazioni del secolo presente.
La santa umiltà
confonde la superbia,
tutti gli uomini che sono nel mondo,
similmente tutte le cose che sono nel mondo.
La santa carità
confonde tutte le diaboliche
e carnali tentazioni e tutti i timori carnali.
La santa obbedienza
confonde tutte le volontà corporali e carnali
e ogni volontà propria,
e tiene il suo corpo mortificato
per l'obbedienza allo spirito
e per l'obbedienza al proprio fratello;
e allora l'uomo è suddito e sottomesso
a tutti gli uomini che sono nel mondo,
e non soltanto ai soli uomini,
ma anche a tutte le bestie e alle fiere,
così che possono fare di lui quello che vogliono,
per quanto sarà loro concesso
dall'alto dal Signore.
E saluto voi tutte, sante virtù,
che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo
venite infuse nei cuori dei fedeli,
perché da infedeli fedeli a Dio li rendiate.


 - San Francesco d’Assisi -

Madonna con il Bambino in trono, quattro angeli e San Francesco
Cimabue, pseudonimo di Cenni di Pepo (1240 ca. – 1302)
Chiesa inferiore di San Francesco, Assisi, Italy



CANTICVUM FRATRIS SOLIS SEV LAVDES CREATVRARVM AVCTORE SERAPHICO PATRE SANCTO FRANCISCO

Altissime, omnipotens, bone Domine,
tuae sunt laudes, gloria et honor et omnis benedictio.
Tibi soli, Altissime, conveniunt,
et nullus homo est dignus te nominare.
Laudatus sis, mi Domine, cum universa creatura tua,
principaliter cum domino fratre sole,
qui est dies, et illuminas nos per ipsum.
Et ipse est pulcher et irradians magno splendore;
de te, Altissime, profert significationem.
Laudatus sis, mi Domine, propter sororem lunam et stellas,
quas in caelo creasti claras et pretiosas et bellas.
Laudatus sis, mi Domine, propter fratrem ventum
et propter aerem et nubes et serenitatem et omne tempus,
per quod das tuis creaturis alimentum.
Laudatus sis, mi Domine, propter sororem aquam,
quae est perutilis et humilis et pretiosa et casta.
Laudatus sis, mi Domine, propter fratrem ignem,
per quem noctem illuminas,
et ipse est pulcher et iucundus et robustus et fortis.
Laudatus sis, mi Domine, propter sororem nostram matrem terram,
quae nos sustentat et gubernat,
et producit diversos fructus cum coloratis floribus et herba.
Laudatus sis, mi Domine, propter illos, qui dimittunt propter tuum amorem,
et sustinent infirmitatem et tribulationem.
Beati illi, qui ea sustinebunt in pace,
quia a te, Altissime, coronabuntur.
Laudatus sis, mi Domine, propter sororem mortem corporalem,
quam nullus homo vivens potest evadere.
Vae illis, qui morientur in peccatis mortalibus;
beati illi, quos reperiet in tuis sanctissimis voluntatibus,
quia secunda mors non faciet eis malum.
Laudate et benedicite Dominum meum,
gratias agite et servite illi magna humilitate.



approvazione della regola francescana da Papa Onorio III con la bolla "Solet annuere", 
data a Roma il 29 novembre 1223.

16 Luglio 1228 data della canonizzazione di San Francesco 
da parte di papa Gregorio IX