Visualizzazione post con etichetta peccato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta peccato. Mostra tutti i post

martedì 23 aprile 2019

Il buio interiore

Ilaria, una pia casalinga di mezz'età di quella città, benestante, era convinta di essere una persona onesta e virtuosa. Lo si intuiva non solo dalle conversazioni che aveva con le sue amiche, ma anche dall'atteggiamento. Sosteneva che tutti i mendicanti erano dei fannulloni e che non bisognava dar loro retta, evitava certi individui ritenuti da lei troppo volgari, frequentava i primi posti della chiesa parrocchiale e chiacchierava con alcune sue amiche sui molti difetti che trovava disdicevoli in persone di sua conoscenza.
Si era iscritta anche ad una associazione in difesa degli animali abbandonati e ad un ente morale per la salvaguardia del pubblico pudore. Intimamente, però, non era soddisfatta. 
Non riusciva a capire perché cadeva in certe forme di depressione, nonostante le sue molteplici attività filantropiche.
Su consiglio di una sua amica, andò a trovare il saggio Elia e gli spiegò la sua situazione.

Elia le diede un libro da leggere : era una biografia di madre di Teresa di Calcutta. Si fece promettere la restituzione.

Dopo averlo letto, Ilaria ritornò dal saggio dicendogli:

- Questo libro mi ha sconvolta. Sono ancora più depressa di prima e non capisco ancora perché. - 
Allora Elia le prestò un altro libro: "Storia di un'anima" di Teresa di Lisieux, raccomandandole la lettura a qualsiasi costo.
Quando Ilaria venne per restituirlo, riferì al saggio che il libro l'aveva ancora più sconvolta. Poi Elia le diede una copia del Vangelo facendosi promettere una lettura molto attenta.

Così fece, ma quando ritornò per restituirgli il libro, gli disse che non trovava più pace, rimpiangendo il passato in cui si sentiva a posto con la coscienza. Allora Elia le disse:

- Entra in quella stanza e dimmi se è pulita!

Ilaria aveva sentito parlare delle sue stranezze, ma questa era veramente assurda per lei.
Fece come le disse, ma siccome i balconi erano socchiusi, accese la luce. Guardò attorno, scrutò la superficie della scrivania e vide che c'era polvere.
- Te la sentiresti di eliminare tutta la polvere di questa stanza? - le chiese Elia.
Ilaria fu per un momento esitante, poi esclamò:
- Certo! La farò diventare come uno specchio!
E si mise all'opera: lo spazio era piccolo con pochissimi mobili. Non fu difficile per lei spazzare, strofinare e ripassare tutto.
Poi chiamò fieramente Elia, il quale osservò attorno attentamente e disse:
Ti ringrazio. Comunque è rimasta ancora della polvere che tu non vedi!
Ilaria, sbigottita, osservò meglio i mobili, il pavimento, ogni angolo e il davanzale. Poi disse, un po' irretita:
- No! So fare le pulizie io! ...Non c'è più polvere in questa stanza!
Elia spense la luce dicendole:
- Osserva in quella direzione e avvicinati!
- Vedo un raggio di luce... - disse.
- Avvicinati al raggio e dimmi cosa vedi! - l'esortò il saggio.
Ilaria vide il pulviscolo ben illuminato da quel raggio di sole. - Allora c'è ancora polvere? - chiese Elia. Poi aggiunse:
- Vedi..è un po' quello che succede al nostro animo. Ci illudiamo di averlo pulito, ma quando un raggio di verità filtra nel buio interiore, vediamo ciò che prima non volevamo vedere!
Ilaria tornò a casa. Dopo qualche settimana di riflessione su ciò che le era accaduto, smise di chiacchierare sui difetti degli altri e cambiò atteggiamento.
Così guarì anche dalla depressione.
E' più difficile scoprire i propri difetti che quelli degli altri.


"Va’ dal tuo confessore, aprigli il tuo cuore; esponi a lui tutti i recessi della tua anima; fa’ tesoro del consiglio che egli ti darà con la massima umiltà e semplicità. 
Perché Dio, che ha un amore infinito per l’obbedienza, rende sovente proficui i consigli che ascoltiamo dagli altri, ma soprattutto da quelli che sono le guide delle nostre anime".


- San Francesco di Sales - 


O Padre, sei indulgente verso colui che si riconosce peccatore.
O Padre noi ritorniamo a Te con umiltà. 
Tu ci purifichi dalle cattive abitudini, sei indulgente verso colui che si riconosce peccatore. 
Ascolti il pianto di coloro che hanno i ceppi ai piedi, ci liberi dalle catene con cui siamo imprigionati da noi stessi.

- Sant’Agostino -





Resta con noi Signore 

Tu che vieni come luce
per accompagnarci lungo un cammino di fatica e di speranza.
Resta con noi, Signore,
quando i dubbi contro la fede ci assalgono
e lo scoraggiamento atterra la nostra speranza.
Quando l'indifferenza raffredda il nostro amore,
e la tentazione sembra troppo forte.
Quando qualcuno deride la nostra fiducia,
e le nostre giornate sono piene di distrazioni.
Quando la sconfitta ci coglie di sorpresa
e la debolezza invade ogni desiderio.
Quando ci troviamo soli, abbandonati da tutti,
e il dolore ci porta alle lacrime disperate.
Signore, nella gioia e nel dolore,
nella vita e nella morte, resta con noi!

- Padre Maior -







Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 4 maggio 2018

Schiavi o liberi?

Schiavi quando pensiamo di fare da soli, quando contiamo solo sulle nostre forze.
Schiavi quando le nostre competenze, la nostra cosiddetta esperienza, sono la nostra sicurezza.
Schiavi quando crediamo che la nostra ragione debba essere affermata e non confrontata.
Schiavi quando le nostre azioni si basano sul nostro poter fare e spesso sulle incapacità degli altri.
Schiavi quando nemmeno ce ne rendiamo conto di esserlo.
Schiavi proprio quando ci sentiamo liberi di affermare che non siamo schiavi di nessuno.
Schiavi quando guardiamo male l'obbedienza, l'umiltà dei servi, la sofferenza che toglie dignità.
Schiavi quando ci ripugna l'agnello immolato, lo scandalo e la stoltezza della croce.
Il nostro Mar Rosso, il nostro passaggio è il giardino del Getsemani.
L'abbandono nell'amore del Padre, il primato della volontà di Dio, l'accettazione del calice, essere fatti partecipi della stessa cena, ci dona libertà.
Liberi di sentirci amati.
Liberi di saperci accolti per quello che siamo e non per quello che ci piacerebbe essere senza riuscirci.
Liberi di aderire al Signore sciogliendo ogni vincolo che non ci permette di seguirlo.
Liberi perfino di sbagliare e di sentirci amati anche per questo.
Liberi di rendere grazie.
Liberi di partecipare al progetto di Dio.
Liberi di affrontare la sofferenza senza sapere prima come fare. 
Liberi di vivere una fede che è un dono e non conquista.
Liberi di abbandonarci conoscendo l'ampiezza delle braccia che ci accoglieranno. 
Liberi di gioire davanti ad un sepolcro che è rimasto vuoto per sempre. 
Liberi di annunciare a tutti che ci possiamo fidare di lui.

Gesù risorto è la verità che ci rende liberi, colui che nella sua vita di figlio
ha inserito anche noi perché possiamo sentirci nuovamente liberi e amati dal Padre.





Confessiamo solo i piccoli peccati per persuadere noi stessi che non ne abbiamo commessi di grandi.

François De La Rochefoucauld -



Signore,
tienimi lontano dal peccato.

Spesso ne rasento il limite,
in quella zona in cui ci si chiede se veramente s'è dato il consenso.

So benissimo che non bisogna essere scrupolosi,
ed è già qualcosa impegnarsi sul serio
con un atto che sia autenticamente atto d'uomo.


So che la fatica viene tenuta in conto e che ci sono momenti
in cui uno non ne può più.

So che l'arco non può essere sempre teso,
e ognuno deve crearsi un angolo di fantasia;
ma so anche che le piccole concessioni s'allargano sempre di più,
la dedizione assoluta viene meno, la generosità si contrae,
la carne si fa debole e il diavolo s'aggira d'attorno a noi.


So che la virtù che sembrava solidissima
può svanire e che non bisogna mai cessare di stare in guardia.

- Padre Louis Joseph Lebret -


Buona giornata a tutti. :-)



domenica 19 novembre 2017

La buca nel marciapiede -

Mi alzo una mattina, esco di casa, c'è una buca nel marciapiede, non la vedo, ci casco dentro.
- Giorno dopo, esco di casa, mi dimentico che c'è una buca nel marciapiede, e ci ricasco dentro.
- Terzo giorno, esco di casa cercando di ricordarmi che c'è una buca nel marciapiede, e invece non me lo ricordo, e ci casco dentro.
- Quarto giorno, esco di casa cercando di ricordarmi della buca nel marciapiede, me ne ricordo, e ciononostante non vedo la buca e ci casco dentro.
- Quinto giorno, esco di casa, mi ricordo che devo tener presente la buca nel marciapiede e cammino guardando per terra, e la vedo, ma anche se la vedo, ci casco dentro.
- Sesto giorno, esco di casa, mi ricordo della buca nel marciapiede, la cerco con lo sguardo, la vedo, cerco di saltarla, ma ci casco dentro.
- Settimo giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, salto, sfioro con la punta dei piedi il bordo dall'altra parte, ma non mi basta e ci casco dentro.
- Ottavo giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, salto, atterro dall'altra parte! Mi sento così orgoglioso di esserci riuscito, che mi metto a saltellare per la gioia... e mentre saltello, casco di nuovo nella buca.
- Nono giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, la salto, e proseguo per la mia strada.
- Decimo giorno, soltanto oggi, mi rendo conto che è più comodo e sicuro camminare sul marciapiede di fronte.

La strada della vita è disseminata di buche: abitudini, vizi piccoli e grandi, mancanze fastidiose eppure sempre uguali. 
In famiglia si litiga sempre per le stesse cose, si confessano sempre gli stessi peccati, si commettono sempre gli stessi errori. 
Convertirsi significa prendere l'altro marciapiede.



Peccare - Padre Michel Quoist

Sono caduto, Signore.
Ancora.
Non ne posso più, mai ce la farò.
Ho vergogna di me, non oso più guardarTi.
Pure, ho lottato, Signore, perché Ti sapevo vicino a me, chino su di me, attento.
Ma la tentazione si è scatenata come una tempesta, ed ho voltato il capo, e mi sono allontanato, mentre Tu restavi, silenzioso e dolorante, come un fidanzato tradito che vede il suo amore allontanarsi nelle braccia del rivale.
Quand'è cessato il vento, caduto di colpo come di colpo s'era scatenato, quando s'è spento il fulmine dopo aver fieramente illuminato la penombra, in un momento, mi son ritrovato solo, vergognoso, disgustato, con il mio peccato nelle mani.
Quel peccato che mi nausea, inutile oggetto che vorrei gettar via; quel peccato che ho voluto e che non voglio più, quel peccato che infine ho raggiunto allontanandoTi freddamente, Signore, quel peccato che ho colto, poi consumato, avido.
Ora lo posseggo, anzi mi possiede, come la tela del ragno tiene prigioniero il moscerino.
E' mio, mi sta attaccato, è entrato in me, non posso disfarmene.
Mi pare che si veda, ho vergogna di stare in piedi, vorrei strisciare per sfuggire gli sguardi, ho vergogna di comparire davanti al mio amico, ho vergogna di comparire davanti a Te, o Signore, perché Tu mi amavi ed io Ti ho dimenticato.
Ti ho dimenticato perché ho pensato a me.
Signore, non guardarmi così.
Perché sono nudo, sono sporco, sono a terra, lacero, non ho più forze, non oso più promettere nulla, non posso che restare là, curvo, innanzi a Te.

Via, piccolo, rialza il capo. Non è soprattutto il tuo orgoglio ferito?
Se mi amassi, avresti dispiacere, ma avresti fiducia.
Credi che l'amor di Dio abbia limiti? Credi che un solo momento Io abbia cessato di amarti?
Ma fai ancora affidamento su di te, piccolo, non devi fare affidamento che su di Me.
Chiedimi perdono e poi rialzati vivamente, perché, vedi, la cosa più grave non è cadere, ma restare a terra.

- Padre Michel Quoist - 

Cripta del peccato originale - Matera (Italy)


Buona giornata a tutti. :-)


iscriviti alla mia pagina YouTube





lunedì 16 ottobre 2017

Se i peccati... fossero pietre

Due donne si recarono da un saggio, che aveva fama di santo, per chiedere qualche consiglio sulla vita spirituale. Una pensava di essere una grande peccatrice. Nei primi anni del suo matrimonio aveva tradito la fiducia del marito. Non riusciva a dimenticare quella colpa, anche se poi si era sempre comportata in modo irreprensibile, e continuava a torturarsi per il rimorso. 
La seconda invece, che era sempre vissuta nel rispetto delle leggi, si sentiva perfettamente innocente e in pace con se stessa. Il saggio si fece raccontare la vita di tutte e due.
La prima raccontò tra le lacrime la sua grossa colpa. Diceva, singhiozzando, che per lei non poteva esserci perdono, perché troppo grande era il suo peccato. La seconda disse che non aveva particolari peccati da confessare.
Il sant'uomo si rivolse alla prima: «Figliola, vai a cercare una pietra, la più pesante e grossa che riesci a sollevare e portamela qui». Poi, rivolto alla seconda: «E tu, portami tante pietre quante riesci a tenerne in grembo, ma che siano piccole».
Le due donne sì affrettarono a eseguire l'ordine del saggio. 
La prima tornò con una grossa pietra, la seconda con un'enorme borsa piena di piccoli sassi. 
Il saggio guardò le pietre e poi disse: «Ora dovete fare un'altra cosa: riportate le pietre dove le avete prese, ma badate bene di rimettere ognuna di esse nel posto esatto dove l'avete presa. Poi tornate da me».
Pazientemente, le due donne cercarono di eseguire l'ordine del saggio. 
La prima trovò facilmente il punto dove aveva preso la pietrona e la rimise a posto. La seconda invece girava invano, cercando di ricordarsi dove aveva raccattato le piccole pietre della sua borsa. Era chiaramente un compito impossibile e tornò mortificata dal saggio con tutte le sue pietre.

Il sant'uomo sorrise e disse: «Succede la stessa cosa con i peccati. 
Tu, - disse rivolto alla prima donna - hai facilmente rimesso a posto la tua pietra perché sapevi dove l'avevi presa: hai riconosciuto il tuo peccato, hai ascoltato umilmente i rimproveri della gente e della tua coscienza, e hai riparato grazie al tuo pentimento. 
Tu, invece, - disse alla seconda - non sai dove hai preso tutte le tue pietre, come non hai saputo accorgerti dei tuoi piccoli peccati. Magari hai condannato le grosse colpe degli altri e sei rimasta invischiata nelle tue, perché non hai saputo vederle».




- Litanie dell’umiltà - 

O Gesù! mite ed umile di cuore!

R:Esauditemi.

Dal desiderio di essere stimato.

R: Liberatemi, Gesù  (ripetere ad ogni invocazione)

Dal desiderio di essere amato.
Dal desiderio di essere decantato.
Dal desiderio di essere onorato.
Dal desiderio di essere lodato.
Dal desiderio di essere preferito agli altri.
Dal desiderio di essere consultato.
Dal desiderio di essere approvato.
Dal timore di essere umiliato.
Dal timore di essere disprezzato.
Dal timore di soffrire ripulse.
Dal timore di essere calunniato.
Dal timore di essere dimenticato.
Dal timore di essere preso in ridicolo.
Dal timore di essere ingiuriato.
Dal timore di essere sospettato.

Che gli altri siano amati più di me.

R: Gesù, datemi la grazia di desiderarlo! (ripetere ad ogni invocazione)

Che  gli altri siano stimati più di me.
Che  gli altri possano crescere nell'opinione del mondo e che io possa diminuire.
Che  gli altri possano essere impiegati ed io messo in disparte.
Che  gli altri possano essere lodati ed io, non curato.
Che  gli altri possano essere preferiti a me in ogni cosa.
Che  gli altri possano essere più santi di me, purché io divenga santo in quanto posso.

(+ card. Raffaele Merry del Val)
Servo di Dio (1865-1930)
Fonte : Pensieri ascetici, traduzione dal francese, 2a ed., a cura della postulazione presso il Pontificio Collegio Spagnolo, Roma 1956, pp. 129-131.



Buona giornata a tutti. :-)




sabato 30 settembre 2017

Hai dimenticato una cosa! Vita di san Girolamo (30 settembre 2017)

Ben prima di diventare un sapiente e stimato esegeta, brillante consigliere di nobildonne dell'alta società romana, Girolamo aveva tentato un periodo di vita da eremita in una grotta del deserto di Giuda.
Con la presunzione tipica dell'età, il giovane Girolamo si era dedicato con ardore alle molteplici forme di ascesi allora in uso tra i monaci. Ma i risultati si facevano attendere: il tempo gli avrebbe fatto presto capire che la sua vera vocazione era altrove nella Chiesa e che il suo soggiorno tra i monaci della Palestina ne costituiva solo il preludio.
Tuttavia Girolamo doveva ancora imparare molte cose e intanto, da giovane novizio si trovava immerso nella disperazione: nonostante i suoi sforzi generosi, non riceveva alcuna risposta dal cielo.
Andava alla deriva, senza timone, in mezzo alle tempeste interiori, al punto che le vecchie tentazioni, già così familiari, non tardarono a rialzare la cresta. Girolamo era scoraggiato: cosa aveva fatto di male? Dov'era la causa di questo cortocircuito tra Dio e lui?
Come ristabilire il contatto con la grazia? Mentre Girolamo si arrovellava il cervello, notò all'improvviso un crocifisso che era comparso tra i rami secchi di un albero. Girolamo si gettò a terra e si percosse il petto con gesto solenne e vigoroso. E' in questa posizione umile e supplicante che lo raffigura la maggior parte dei pittori.
Subito Gesù rompe il silenzio e si rivolge a Girolamo dall'alto della croce: «Girolamo - gli dice - cos'hai da darmi? Cosa riceverò da te?». 
Girolamo non esita un attimo. Certo che aveva un sacco di cose da offrire a Gesù: «Naturalmente, Signore: i miei digiuni, la fame, la sete. Mangio solo al tramonto del sole!»
Di nuovo Gesù risponde: «Ottimo Girolamo, ti ringrazio. Lo so, hai fatto del tuo meglio. Ma hai ancora altro da darmi?» 
Girolamo ripensa a cosa potrebbe ancora offrire a Gesù. Ecco allora le veglie, la lunga recita dei salmi, lo studio assiduo giorno e notte della Bibbia, il celibato nel quale si impegnava con più o meno successo, la mancanza di comodità, la povertà, gli imprevisti che si sforzava di accogliere senza brontolare e infine il caldo di giorno e il freddo di notte
Ad ogni offerta, Gesù si complimenta e lo ringrazia.
Lo sapeva da tempo: Girolamo ci tiene così tanto a fare del suo meglio! 
Ma ad ogni offerta, Gesù, con un sorriso astuto sulle labbra, lo incalza ancora e gli chiede: «Girolamo, hai qualcos'altro da darmi?»
Alla fine, dopo che Girolamo ha enumerato tutte le cose buone che ricorda e siccome Gesù gli pone per l'ennesima volta la stessa domanda, un po' scoraggiato e non sapendo più a che santo votarsi, finisce per balbettare: «Signore, ti ho dato già tutto, non mi resta davvero più niente!».
Allora un grande silenzio piomba nella grotta e fino alle estremità del deserto di Giuda; Gesù replica un'ultima volta: «Eppure Girolamo hai dimenticato una cosa: dammi anche i tuoi peccati affinché possa perdonarteli...».



 Per quanto tu scenda in basso non sarai mai più umile di Cristo. 

San Girolamo -



Oggi, la bibbia è il libro più letto e tradotto al mondo e la si può trovare nelle lingue più diverse.

Ma è stato percorso un lungo cammino per renderla accessibile a tutte le lingue. È in questo scenario che entra la figura di San Girolamo. Dottore nell’interpretazione delle Sacre Scritture, filosofo, teologo, e storico, curò la prima traduzione dei testi originali in ebraico e greco verso il latino, la lingua parlata dal popolo a quell’epoca. Per questo, la sua traduzione fu chiamata vulgata, ovvero, popolare.

- Padre Eugenio Alliata -  ofm
Dir. Museo Studium Biblicum Franciscanum


”San Girolamo chiamava questa operazione ‘il ritorno alla verità ebraica’, che era la verità del testi originali ”. 

La conoscenza che Girolamo aveva della parola di Dio e la chiarezza delle sue idee giunsero all’allora papa Damaso, che gli affidò la missione di tradurre in latino i quattro vangeli nella forma più fedele possibile agli originali. A Roma, Girolamo completò la traduzione dei vangeli e anche una versione dei salmi, tradotta dal testo greco.
- Padre Eugenio Alliata -  ofm
Dir. Museo Studium Biblicum Franciscanum



Una volta partito da Roma, Girolamo venne in Terra Santa, conobbe i luoghi santi per comprendere meglio le sacre scritture e decise di stabilirsi a Betlemme. Fu in questa grotta, che si trova nella Basilica della Natività, accanto al luogo ove nacque Gesù, che egli si dedicò a lavori di traduzione.

“San Girolamo visse a Betlemme per 40 anni e in questo periodo scrisse qui numerosi commentari sulla Bibbia. Sono molto famose anche le sue lettere, e qui completò la traduzione dalla lingua ebraica di tutto l’antico testamento”

La grotta è molto visitata da pellegrini provenienti da tutte le parti del mondo e che rimangono incantati dinanzi alla storia di questo luogo.

- Padre Eugenio Alliata -  ofm
Dir. Museo Studium Biblicum Franciscanum

San Gerolamo scrivente - Caravaggio (Michelangelo Merisi)
Galleria Borhese, Roma (Italy)


Buona giornata a tutti. :-)




domenica 11 giugno 2017

da: " Catechesi sulla lussuria" - don Fabio Rosini

Le persone non possono diventare uno strumento di piacere.
Pensiamo a tutta l’infamia della prostituzione, la commercializzazione di un atto che è legato alla generazione della vita e all’amore romantico, bello, alto, tra l’uomo e la donna.
Tutto questo è legato ad un fatto: se il mio piacere è l’assoluto, l’altro è una cosa, non è più una persona. 
E’ uno strumento del mio appagamento.
Questo potrebbe essere inteso solamente in chiave maschile. 
No, è in tutti i sensi, perché l’altro può anche essere inteso come strumento di appagamento nella forza della seduzione che io esercito su di lui, in quel mondo dell’autoaffermazione che può essere il desiderare e il possedere o l’essere desiderati e il trovarsi al centro dell’attenzione altrui.
Le persone sono molto più importanti come unità globale, del loro stesso corpo. Il corpo può diventare una trappola dove non ne capiamo il senso, il valore. Un corpo non è mai solo un corpo, è sempre una storia, una persona, una sensibilità, un’attesa, ferite, consolazioni che bisogna fornire.
Ogni persona va curata, ogni persona va compresa, va ascoltata, va amata… Cosa c’entra questo con la lussuria? La lussuria nega tutte queste cose, fa dell’altro un panino che mi mangio, fa dell’altro una mia soddisfazione.


- don Fabio Rosini -
 Catechesi sulla lussuria, Radio vaticana






La lussuria fondamentalmente è superficialità.
La lussazione è quando un’articolazione prende una posizione sbagliata, va fuori mira, esce dalla sua posizione. Allora cosa vuol dire? Che la lussuria desidera una persona solo per la sua epidermide.
Questa è una visione da schiavisti, dove non abbiamo davanti persone, ma schiavi del piacere, schiavi dello sguardo del lussurioso.
E’ una depersonalizzazione della relazione, dove non si vedono nell’altro più intenzioni, un mondo interiore. Lo sguardo del lussurioso offende, è uno sguardo avido, predatore. Noi siamo in un mondo che idolatra la lussuria, e, in un certo senso potremmo dire che nessuna epoca ha mai cosificato tanto le persone, e direi soprattutto le donne, quanto la presente epoca. La persona è diventata misurabile secondo una esteriorità, come fosse un cavallo, come fosse un oggetto, come fosse una cosa, che ha una forma ed è poco importante che abbia un contenuto. Questi pensieri sono superficiali, sono pensieri che derivano da uno scivolamento fuori dal nocciolo delle cose, dal nocciolo del nostro cuore, dal nocciolo del nostro orientamento all’amore, fino all’orientamento ad un’attitudine bambinesca, infantile.

- don Fabio Rosini -
 Catechesi sulla lussuria, Radio vaticana




Nessuno di noi sarà padrone del proprio corpo se non entra in un combattimento austero e serio. 
Impossibile affrontare la vita spirituale senza l’argomento della penitenza. Sarà impopolare questo argomento, sarà impopolare questa tematica, ma meglio un vero impopolare che un falso popolare.

- don Fabio Rosini -
 Catechesi sulla lussuria, Radio vaticana




Una persona non è appagata perché ha tanti rapporti sessuali, una persona è appagata perché ama. 
Una persona è appagata per la felicità che ha procurato nelle persone, per una felicità duratura, non occasionale, non superficiale, non infantile. 
Non è appagata, una persona, perché ha conquistato tanti corpi, ma perché ha saputo amare tanti cuori, questo è l’appagamento. 
Esistono persone che hanno una prassi sessuale strabordante, esagerata, compulsiva e non hanno mai amato nessuno.


- don Fabio Rosini -
 Catechesi sulla lussuria, Radio vaticana


Buona giornata a tutti. :-)