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domenica 10 marzo 2019

Mi piaci quando taci perché sei come assente - Pablo Neruda

Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.
Sembra che gli occhi ti sian volati via
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.
Poiché tutte le cose son piene della mia anima
emergi dalle cose, piene dell'anima mia.
Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,
e rassomigli alla parola malinconia.
Mi piaci quando taci e sei come distante.
E stai come lamentandoti, farfalla turbante.
E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io taccia col tuo silenzio.
Lascia che ti parli pure col tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Allora una parola, un sorriso bastano.
E son felice, felice che non sia così.

- Pablo Neruda - 


Certo che le donne sono un’altra razza. 
Con la bandana o gli sguardi catarifrangenti da Barbie, con le grandi pance davanti o con l’uomo sbagliato addosso, innamorate di un gatto o tradite dall’ombra della felicità, abbandonate all’angolo di una piazza o tagliate da un improvviso dolore, si fermano un istante per piangere, poi sollevano il capo e riprendono la strada. 
Sono maestre di dignità le donne.
Non bisogna lasciarsi distrarre dall’ondeggiare dei fianchi se vogliamo capire qualcosa di loro, dobbiamo soltanto guardarle negli occhi perché i loro occhi dicono quello che le bocche sanno tacere.
Sì, le donne sono un’altra razza.
Spesso ci camminano a fianco così leggere che neanche ce ne accorgiamo.
Quasi sempre, però, ci precedono e basterebbe solo seguirle per capirne di più.
Seguirle con poco orgoglio e molto rispetto.
Per essere più uomini.
Un po’ più uomini, almeno.

- Antonello De Sanctis - 
da: "Nel mondo degli uomini"



Sono le donne difficili quelle che hanno più amore da dare...ma non lo danno a chiunque. 
Quelle che parlano quando hanno qualcosa da dire. 
Quelle che hanno imparato a proteggersi e a proteggere. 
Quelle che non si accontentano più.
Sono le donne difficili, quelle che sanno distinguere i sorrisi della gente, quelli buoni da quelli no. Quelle che ti studiano bene, prima di aprirti il cuore. 
Quelle che e non si stancano mai di cercare qualcuno che valga la pena. 
Quelle che vale la pena.
Sono le donne difficili quelle che sanno sentire il dolore degli altri. 
Quelle con l'anima vicina alla pelle. 
Quelle che vedono con mille occhi nascosti. 
Quelle che sognano a colori.
Sono le donne difficili che sanno riconoscersi tra loro. 
Sono quelle che, quando la vita non ha alcun sapore, danno sapore alla vita.

- Alma Gjini - 


Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it










venerdì 8 marzo 2019

Le Passanti e altre poesie - Georges Brassens

Voglio dedicare questa poesia
A tutte le donne amate
Per qualche istante segreto.
A quelle conosciute appena,
Che un destino diverso porta via
E che non si ritrovano più.
A quella che si vede apparire
Per un secondo alla finestra
E che, rapida, scompare via,
Però la sua sagoma snella
È tanto graziosa e sottile
Da rimanerne rasserenato.
Alla compagna di viaggio,
I cui occhi, affascinante paesaggio
Fan sembrare breve il cammino
E che si è il solo, forse, a capire
Ma che, però, si lascia scendere
Senza averle sfiorato la mano.
All'esile e leggera ballerina di walzer
Che vi è parsa così triste e nervosa
In una notte di carnevale,
Che è voluta rimanere ignota
E che non è più ritornata
A volteggiare in un altro ballo.
A quelle che sono già prese
E che vivendo delle ore grigie
Accanto a uno ormai troppo diverso
Vi hanno, inutile follia,
Fatto vedere la malinconia
D'un avvenire disperante.
A quelle timide innamorate
Che sono restate in silenzio
E che ancora vi rimpiangono,
A quelle che se ne sono andate
Lontane da voi, tristi, abbandonate,
Vittime d'uno stupido orgoglio.
Immagini care appena scorte,
Speranze d'un giorno deluse,
Domani sarete nell'oblio
Per quel poco di felicità che sopravvenga
E’ raro che ci si ricordi
Degli episodi del cammino.
Ma se la vita è andata male,
Si pensa con un po’ di rimpianto
A tutte quelle felicità intraviste,
Ai baci che non si osò prendere,
Ai cuori che forse vi attendono,
Agli occhi mai più rivisti
Allora, nelle sere di stanchezza
Mentre si popola la propria solitudine
Di fantasmi del ricordo
Si piangono le labbra assenti
Di tutte quelle belle passanti
Che non si è saputo trattenere.
- Georges Brassens -


Una volta la nonna mi aveva dato un consiglio:
Nei periodi difficili, vai a vanti a piccoli passi.
Fai ciò che devi fare, ma poco alla volta.
Non pensare al futuro, nemmeno a quello che potrebbe accadere domani.
Lava i piatti. Togli la polvere. 
Scrivi una lettera. Fai una minestra.
Vedi?
Stai andando avanti passo dopo passo.
Fai un passo e fermati. 
Riposati.
Fatti i complimenti. Fai un altro passo. Poi un altro.
Non te ne accorgerai, ma i tuoi passi diventeranno sempre più grandi.
E verrà il tempo in cui potrai pensare al futuro senza piangere.

- Elena Mikhalkova - 
La stanza delle chiavi antiche


Da nervi vene valvole ventricoli
da tendini da nervi e cartilagini
papille nervi costole clavicole.
In spasmi da ogni poro mi esce l’anima.


- Patrizia Valduga -



Tanti auguri per la festa della donna a
Laura, Francesca, Daniela




sabato 2 marzo 2019

Splendide poesie di Anne Sexton - Self in 1958 e Dove sono le donne

O Maria, fragile madre,
adesso ascoltami, ascoltami adesso
anche se non capisco le tue parole.
Un rosario nero con Cristo d’argento
si adagia fra le mie mani, si sconsacra
perché io non ci credo.
Ogni grano è rotondo e duro
fra le dita, un angioletto nero.
O Maria, concedimi la grazia
di questa conversione,
anche se sono brutta,
anche se sono sommersa
dalla pazzia, dal mio passato.
Ho anche le sedie
ma mi sdraio per terra.
Sono vive solo le mani
che toccano i grani.
Snocciolando parole
la lingua s’intreccia.
Una principiante: la mia bocca
aderisce alla tua, lo sento.
Come le onde mi schiaffeggiano
i grani che conto derelitta,
nella calura estiva, derelitta,
la conta mi ammorba
e la finestra che mi sovrasta
è la sola che ascolta
il mio ciocco di carne che borbotta.
E’ la consolatrice e elargisce.
Come un pesce enorme
dona il respiro
e esalano i polmoni, mormorando.
S’avvicina, s’avvicina
l’ora della mia morte
mentre mi rifaccio il trucco
e torno come prima
come prima dello sviluppo,
quando portavo i capelli lisci.
E’ così la morte.
C’è nella mente il Viuzzo Morte
ed io ci sguazzo.
Il mio corpo è inutile.
Si arrende.
Come una cagna sullo stoìno
acciambellata, inerte.
Qui non ci sono parole, tranne
l’imparaticcio avemmariapienadigrazia.
E ecco entro nell’anno senza parola.
L’entrata è assurda ed esatto il voltaggio.
Esistono senza parola.
Senza parole si può toccare
e ricevere il pane senza fare
nemmeno un suono.
O Maria, tenera medichessa,
portami polveri e erbe
perché sono esattamente nel cuore.
E’ troppo piccolo e l’aria è grigia
come fossi in una casa a pressione.
Mi versano vino come si versa latte
a un bambino, offerto in un delicato
bicchiere dalla coppa rotonda
e dal bordo sottile, un vino impeciato
che sa di stantìo e di segreto.
Il bicchiere si solleva e
s’avvicina alla bocca da solo.
E io lo vedo e lo capisco
Solo perché è successo.
Ho paura, paura di tossire
ma non dico niente, paura
della pioggia e del cavaliere che galoppa
e s’avvicina per entrarmi in bocca.
Il bicchiere s’inclina da solo
e io prendo fuoco.
Vedo due rivoli sottili
colare bruciandomi il mento.
Vedo me stessa spezzata in due.
Un’altra e me stessa.

O Maria, sbatti le palpebre.
Sono nel dominio del silenzio,
nel reame dormiente dei pazzi.
Qui c’è il sangue,
e l’ho mangiato.
O madre dell’utero,
sono venuta qui solo per il sangue?
O mammina,
sono dentro della mia mente.
Sono rinchiusa nella casa sbagliata.


- Anne Sexton - 
da: Per l'anno dei folli, una preghiera, in L'Estrosa abbondanza, Crocetti Editore, Milano, 1997, p. 67





Dove sono le donne
mentre voi camminate per le strade in branchi regolari
la domenica mattina
col passo degli sfaccendati?
Fanno la spesa
le faccende di ogni giorno
lavano i piatti del sabato sera
e badano ai bambini
mentre voi camminate per le strade
la domenica mattina
col passo degli sfaccendati.
Dove sono le donne
mentre voi rifate il mondo a misura vostra
un mondo rosso un mondo nero
la sera
intorno al tavolo?
Cucinano
apparecchiano
mettono i piatti sulla tavola
li riempiono di cibo
mentre voi rifate il mondo a misura vostra.
Dove sono le donne
quando voi fate loro l’amore?
Lontano da voi
pensano al giorno dopo
alla spesa
ai piatti da lavare
alle faccende
ai figli
alla cucina
alle posate
alla tavola
ai piatti
pensano al giorno dopo, loro.

- Anne Sexton -
(USA, 1928-1974)
Fonte: La poesia femminista a cura di Nadia Fusini e Mariella Gramaglia, La Nuova Sinistra, 1974

Hobbe Smith (1862 – 1942), Floralia


Buona giornata a tutti. :-)




sabato 19 gennaio 2019

Quando hai una madre forte, anche tu diventi una donna forte -

Quando hai una madre forte, ti rendi conto che non hai bisogno di un uomo per trovare la felicità. Ti rendi conto che ciascuno può andare avanti senza la necessità di una mano da tenere. Ti rendi conto che anche da sola puoi arrivare dove vuoi.
Quando hai una madre forte, impari a coltivare la tua indipendenza. Impari a socializzare e a usare parole giuste. Impari come rialzarti da sola dopo una sconfitta. Impari a sopravvivere da sola, come prenderti cura di te stessa da sola, proprio come ha fatto tua madre, e la renderesti solo orgogliosa.
Quando hai una madre forte, ti rispetti. Non permetti a nessuno di parlare male di te. Non permetti a nessuno di metterti i piedi in testa. Non permetti a nessuno di guardarti come solo un corpo invece che come essere umano. E pretendi di essere trattata con rispetto.
Quando hai una madre forte, sai come ci si sente ad amare. Sai quanto vale la parola famiglia. Sai riconoscere le persone dannose per te e chi invece può farti solo del bene la sua compagnia.
Quando hai una madre forte, sei abbastanza intelligente da capire che piangere e mostrarsi vulnerabili non è una debolezza. Capisci che anche le persone più forti a volte si fanno del male. Anche loro possono avere momenti di cedimento.
Quando hai una madre forte, capisci che non devi mai smettere di lottare per ciò in cui credi. Se sbagli, o cadi e ti fai male, ti rialzi. Non accettare mai la sconfitta. Continui a riprovarci finché non ottieni ciò che vuoi.
Quando hai una madre forte, impari a dare importanza ai piccoli gesti, alle piccole cose, tua madre ti ha insegnato grandi valori, anche in maniera del tutto casuale. 
Avere una madre forte, significa avere un pilastro su cui appoggiarsi senza aver paura di cadere.
Quando hai una madre forte, non ti senti mai solo. Impari a convivere anche con te stessa, non servono altre persone per renderti felice. Impari a contare su te stessa, e a prendere ordini solo dal tuo cuore e dal tuo cervello.
Quando hai una madre forte, hai una migliore amica per la vita. Hai qualcuno con cui parlare delle vostre stesse difficoltà, hai un esempio, un guida su cui poter affidarti.
Quando hai una madre forte, hai un’ispirazione. Lei è il tuo modello. 
Quando hai una madre forte, anche tu diventi una donna forte.


«C'era una volta, tanti secoli fa, una città famosa. Sorgeva in una prospera vallata e, siccome i suoi abitanti erano decisi e laboriosi, in poco tempo crebbe enormemente. Era insomma una città felice nella quale tutti vivevano in pace. Ma un brutto giorno, i suoi abitanti decisero di eleggere un re. 
Suonate le trombe, gli araldi li riunirono tutti davanti al Municipio. 
Non mancava nessuno. Lo squillo di una tromba impose il silenzio su tutta l'assemblea. 
Si fece avanti allora un tipo basso e grasso, vestito superbamente. Era l'uomo più ricco della città. Alzò la mano carica di anelli scintillanti e proclamò: "Cittadini! Noi siamo già immensamente ricchi. Non ci manca il denaro. Il nostro re deve essere un uomo nobile, un conte, un marchese, un principe, perché tutti lo rispettino per il suo alto linguaggio".
"No! Vattene! Fatelo tacere' Buuu". I meno ricchi della città cominciarono una gazzarra indescrivibile. "Vogliamo come re un uomo ricco e generoso che ponga rimedio ai nostri problemi!".
Nello stesso tempo, i soldati issarono sulle loro spalle un gigante muscoloso e gridarono: "Questo sarà il nostro re! Il più forte!".
Nella confusione generale, nessuno capiva più niente. Da tutte le parti scoppiavano grida, minacce, applausi, armi che s'incrociavano.
Suonò di nuovo la tromba. Un anziano, sereno e prudente, sali sul gradino più alto e disse: "Amici, non commettiamo la pazzia di batterci per un re che non esiste ancora. Chiamiamo un innocente e sia lui ad eleggere un re tra di noi".
Presero un bambino e lo condussero davanti a tutti. L'anziano gli chiese: "Chi vuoi che sia il re di questa città così grande?".
Il bambinetto li guardò tutti, si succhiò il pollice e poi rispose: "I re sono brutti. Io non voglio un re. Voglio che sia una regina: la mia mamma"».


La forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non è in grado di spiegare. Gli uomini possono essere analizzati, le donne soltanto adorate. 

- Oscar Wilde -


Buona giornata a tutti. :-)





domenica 25 novembre 2018

Non credere che sia colpa tua. Non accettare mai l’ultimo appuntamento. Non pensare che lui non ti picchierà più.



Non lasciare che l'amarezza degli amareggiati contamini il tuo spirito.
Non permettere che chi si ritiene proprietario delle giuste regole ti insegni come vivere la tua vita.
Non lasciare che i "sapientoni" ti convincano che l'unica verità è quello a cui credono loro.
Non credere a chi ride di te quando decidi di creare da sola il tuo gioco.
Non credere a chi ti accusa di essere "pazza" perchè non ti adegui al mondo.
Non permettere a nessuno di dirti cosa senti e cosa devi fare.
Perché se qualcuno passa il suo tempo a giudicare te e non guardare sè stesso, è semplicemente ancora addormentato e non ha compreso che tutto ciò che non ci piace fuori dobbiamo iniziare a cambiarlo dentro di noi.

- Mujer Árbol - 



Si versò una tazza di gentilezza e bevve, promettendo di curare se stessa con amore, rispetto e pensieri gentili, fino alla sua prossima tazza.

- Janet O'Connell -



Non credere che sia colpa tua.
Non accettare mai l’ultimo appuntamento.
Non pensare che lui non ti picchierà più.
Non credere di poterlo cambiare.
Non hai bevuto troppo.
La tua gonna non è troppo corta. 
Non far credere di essere caduta dalle scale o che sia stato un incidente.
Non sei una poco di buono come lui vuol farti credere.
 Non devi provare vergogna.
Non temere il giudizio degli altri. 
Non sopportare per il “bene della famiglia”.
Non essere convinta di meritarlo.
Non credere che i tuoi figli non capirebbero.






La donna che godeva
della sua sofferenza è morta.
Io sono la sua discendente.
Amo le cicatrici che mi ha lasciato,
ma adesso voglio andare avanti
lottando contro la tentazione di fare del dolore la mia professione.

- Adrienne Rich -




Rinascere.




mercoledì 29 agosto 2018

"Regole del gioco per gli uomini che vogliano amare donne donne" e "Nella dolente solitudine della domenica" - Gioconda Belli -

I
L’uomo che mi ami
dovrà saper aprire il velo della pelle,
scoprire la profondità dei miei occhi
e conoscere quello che si annida in me,
la rondine trasparente della tenerezza.
II
L’uomo che mi ami
non vorrà possedermi come una mercanzia,
né esibirmi come un trofeo di caccia,
saprà stare al mio fianco
con lo stesso amore
con il quale io starò al suo.
III
L’amore dell’uomo che mi ami
sarà forte come gli alberi di ceibo,
protettivo e sicuro come quelli,
 limpido come una mattina di dicembre.
IV
L’uomo che mi ami
non dubiterà del mio sorriso
né temerà l’abbondanza dei miei capelli,
rispetterà la tristezza, il silenzio
e con carezze toccherà il mio ventre come chitarra
perché sgorghi musica ed allegria
dal profondo del mio corpo.
V

L’uomo che mi ami
potrà trovare in me
l’amaca dove riposare
il pesante fardello delle sue preoccupazioni,
l’amica con cui dividere i suoi segreti più intimi,
il lago dove nuotare
senza paura a che l’ancora del compromesso
gli impedisca di volare quando gli succeda d’essere uccello.

VI
L’uomo che mi ami
farà poesia con la sua vita,
costruendo ogni giorno
con lo sguardo posto al futuro.
VII
Però, sopra ogni cosa,
L’uomo che mi ami
dovrà amare il popolo
non come una parola astratta
estratta dalla manica,
ma come qualcosa di reale, concreto,

al quale rendere omaggio con azioni
e dare la vita se è necessario.
VIII
L’uomo che mi ami
riconoscerà il mio viso nella trincea
ginocchio in terra mi amerà
mentre spariamo insieme
contro il nemico.
IX
L’amore del mio uomo
non conoscerà la paura del darsi,
né temerà scoprirsi alla magia dell’innamoramento
in una piazza piena di gente.
Potrà gridare - ti amo -
o mettere striscioni dall’alto delle case
proclamando il suo diritto a sentire

il più bello e umano dei sentimenti.
X
L’amore del mio uomo
non fuggirà dalle cucine,
né dai panni del figlio,
sarà come un vento fresco
portando via tra le nubi del sogno e del passato,
le debolezze che, per secoli, ci hanno tenuti separati
come esseri di distinta statura.
XI
L’amore del mio uomo
non vorrà definirmi o etichettarmi,
mi darà aria, spazio,
alimento per crescere ed essere migliore,
come una Rivoluzione
che faccia di ogni giorno
l’inizio di una nuova vittoria.


- Gioconda Belli -

Rupert Bunny (1864-1947), Idyll

                                                             Sono qui,
nuda,
sulle lenzuola solitarie
di questo letto in cui ti desidero.
Guardo il mio corpo,
liscio e rosato nello specchio,
il mio corpo
che è stato avido territorio dei tuoi baci,
questo corpo pieno di ricordo
della tua incontenibile passione
sul quale hai combattuto sudate battaglie
nelle lunghe notti di gemiti e di risa
e di sudori dalle mie cavità profonde.
Guardo i miei seni
che sistemavi sorridendo
nel palmo della tua mano,
che stringevi come uccellini nelle tue gabbie di cinque sbarre,
mentre un fiore mi si accendeva
e arrestava la sua dura corolla
contro la tua dolce carne.
Guardo le mie gambe,
lunghe e lente conoscitrici delle tue carezze,
che ruotavano rapide e nervose sui loro cardini
per aprirti il sentiero della perdizione
proprio verso il mio centro
verso la dolce vegetazione del campo
dove hai ordito taciti combattimenti
coronati dal piacere,
annunciati da raffiche di fucile
e da arcaici tuoni.
Mi guardo e mi vedo,
è lo specchio di te che si tende dolente
su questa solitudine domenicale,
uno specchio rosato,
un calco vuoto che cerca l'altro suo emisfero.
Piove a dirotto sul mio volto
e penso soltanto al tuo amore lontano
mentre difendo
con tutte le mie forze,
la speranza.

- Gioconda Belli -

Louise d'Aussy-Pintaud (1900-1990), Repos du modèle


Buona giornata a tutti. :-)