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lunedì 13 luglio 2015

In grato ricordo di Monsignor Giacomo Biffi -

"...Quando il mondo è più desolato e tutto sembra irrimediabilmente perduto, allora si manifesta la presenza di colui che era stato estromesso. 
Percepire questa presenza è l’inizio della resurrezione, dal momento che il pericolo è proprio quello di naufragare nel vuoto delle creature provvisorie e relative. L’atto di fede è appunto atto dello spirito che si apre all’esistenza - consistente e perciò salvifica - del Dio vivo: è un rendersi conto di che cosa significhi veramente, tra la folla di larve garrule ed evanescenti, potersi aggrappare a uno che silenziosamente ed efficacemente esiste. 
Perciò la redenzione è in primo luogo, disperse le mille nullità frastornanti, una manifestazione di esistenza: «Io sono», dice a Mosè la voce del roveto in fiamme (Es 3,14). «Se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati», dice il Redentore ai Giudei (Gv 8,24). «Sono io», dice Gesù nell’ora delle tenebre alle potenze umane, che subito sono abbattute (Gv 18,6). «Sono io», dice Geppetto al burattino incosciente che sta per perire.
C’è chi pensa che la salvezza possa venire dalle idee; c’è chi pensa che la salvezza possa venire dalle azioni: tutte le rivoluzioni - che in definitiva lacerano i tessuti sociali e non cambiano molto - sono ispirate a questi principi, inadeguati senza essere totalmente erronei. 
La sola vera rivoluzione, quella di Dio, è diversamente fondata: la salvezza si gioca sul piano dell’ essere.
Al risonare della voce di Geppetto, Pinocchiò si rende finalmente conto della propria miseria e insieme intravede la strada per uscirne, nella presenza di colui che lo può ricreare."

Card. Giacomo Biffi, 
da: "Contro maestro Ciliegia. Commento teologico alle avventure di Pinocchio"



“A ogni votazione ricevo sempre un solo voto. Se scopro chi è che si ostina a votarmi giuro che lo prendo a schiaffi”. 
A sfogarsi così con un confratello durante il Conclave 2005 è stato il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna. 
“Cosa Eminenza?”, gli domanda perplesso l’altro cardinale. “Sì, ha capito bene, Eminenza”, replica Biffi. “Giuro che lo prendo a schiaffi”. 
Al che il porporato lo guarda perplesso e gli spiega: “Eminenza, ormai è chiaro chi stiamo eleggendo come nuovo Papa ed è anche abbastanza evidente che questo candidato abbia scelto di votare per lei. Quindi se vorrà ancora mantenere il suo proposito sarà costretto a prendere a schiaffi il Papa”. 
Biffi rimase senza parole: Joseph Ratzinger aveva deciso di votare per lui.

- Conclave 2005 -



“Vorrei dirLe grazie anche perché ci ha donato diagnosi molto acute e precise della nostra situazione di oggi e soprattutto ci ha mostrato come dietro a tanti fenomeni del nostro tempo, apparentemente molto lontani dalla religione e dal Cristo, ci sia una domanda, un'attesa, un desiderio; e che la unica vera risposta a questo desiderio, onnipresente proprio nel nostro tempo, è Cristo.  
Vorrei dirLe grazie per il suo realismo, per il suo umorismo e per la sua concretezza; fino alla teologia un po' audace di una sua domestica: non oserei sottoporre queste parole «il Signore forse ha i suoi difetti» al giudizio della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma in ogni caso abbiamo imparato ed i suoi pensieri, Signor Cardinale, ci accompagneranno non solo nelle prossime settimane”.

Ringraziamento di Papa Benedetto XVI al Cardinale Biffi per gli esercizi spirituali per la Curia Romana nella Quaresima 2007.




Mangiare i tortellini con la prospettiva della vita eterna, rende migliori anche i tortellini, più che mangiarli con la prospettiva di finire nel nulla. 

- Card. Giacomo Biffi - 



«Mi accusano di essere preconciliare, ma poi mi consolo, sapendo che lo era pure Gesù.»

- Card. Giacomo Biffi - 





"[...] Possiamo aggiungere un’annotazione, che riguarda da vicino soprattutto il comportamento auspicabile dallo Stato e da tutte le autorità civili. 
I criteri per ammettere gli immigrati non possono essere solamente economici e previdenziali (che pure hanno il loro peso). 
Occorre che ci si preoccupi seriamente di salvare l’identità propria della nazione. 
L’Italia non è una landa deserta o semidisabitata, senza storia, senza tradizioni vive e vitali, senza una inconfondibile fisionomia culturale e spirituale, da popolare indiscriminatamente, come se non ci fosse un patrimonio tipico di umanesimo e di civiltà che non deve andare perduto. 
In vista di una pacifica e fruttuosa convivenza, se non di una possibile e auspicabile integrazione, le condizioni di partenza dei nuovi arrivati non sono ugualmente propizie. E le autorità civili non dovrebbero trascurare questo dato della questione. 
In ogni caso, occorre che chi intende risiedere stabilmente da noi sia facilitato e concretamente sollecitato a conoscere al meglio le tradizioni e l’identità della peculiare umanità della quale egli chiede di far parte".

- Cardinale Giacomo Biffi - 

nota pastorale "La città di San Petronio nel terzo millenio", Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 2000


«Io penso che l'Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana. 
Ciò che mi pare senza avvenire è la “cultura del niente”, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l'atteggiamento dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità. 
Questa “cultura del niente” (sorretta dall'edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all'assalto ideologico dell'Islam che non mancherà: solo la riscoperta dell' “avvenimento cristiano” come unica salvezza per l'uomo - e quindi solo una decisa risurrezione dell'antica anima dell'Europa - potrà offrire un esito diverso».

- Cardinale Giacomo Biffi - 




"Nessun uomo ormai può sfuggire al suo Creatore, che lo insegue, lo vuol raggiungere e legare a sé. Non possiamo sfuggirgli, perché il suo amore corre più veloce di noi."

- Card. Giacomo Biffi - 




Buona giornata a tutti. :-)









mercoledì 24 dicembre 2014

La preghiera dell'asino di Betlemme -

Signore,
credo d'averti già molestato troppo chiedendoti di liberarmi da questa stupida vita d'asino di un piccolo paese ai margini della Palestina.
Quante volte mi è venuto il desiderio di diventare feroce o velenoso come tante altre bestie, giusto per obbligare gli uomini ad essere più accorti nei miei confronti, ma non te ne sei curato.
Con testarda tenacia ho nutrito il desiderio di libertà, ma non mi è stato possibile fuggire da questo carico, sempre meno sopportabile; non mi è stato possibile fuggire dal peso che gli altri hanno caricato sulle mie spalle, senza chiedermi nulla, né consenso né permesso, incuranti delle mie ginocchia traballanti.
Ti ho supplicato di allontanare almeno la verga del mio aguzzino, che batteva la mia schiena ad ogni tentativo di alzare la testa.
Non sapevo neanche com'è il sole di cui sentivo il calore sulle spalle!
Sconosciuta era per me la bellezza della luna e delle stelle che di notte rischiarano le vie.
Comunque grazie! Per quella notte di grazia.
Doveva essere gravosa e buia come tutte le altre, invece ha cambiato il contenuto dei miei pensieri, il corso della mia vita.
L'uomo e la donna che hai mandato nella mia stalla, non sono venuti né con la forza né con il bastone, non fremevano né minacciavano.
Sono entrati piano, umilmente e modestamente.
E allora nell'attimo più buio della notte, ho visto il Sole in persona.
Quella luce e quel calore verso i quali ho anelato tutta la vita.
A notte fonda, attorno al Bambino adagiato sulla greppia è risuonato un canto:
"Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!".
In un istante ho sentito di non valere meno degli angeli.
Davanti a me e davanti a loro si trovava lo stesso mistero.
Non da meno era la mia meraviglia di fronte al miracolo avvenuto!
Proprio quando mi sono inginocchiato davanti a questo Mistero, hai reso salde le mie ginocchia vacillanti, con la forza che lui emanava hai dato fermezza alle mie membra.
Grazie Signore,
perché mi hai liberato a modo tuo e non come io ti ho chiesto.
Non mi hai dato una vita lunga, però me l'hai riempita di senso.
Non hai maledetto le tenebre che mi avvolgevano, però mi hai mostrato la luce.
Quando non ho potuto né saputo alzare la testa, tu ti sei chinato davanti a me per mostrarti.
Non hai tolto la croce dalle mie spalle, mi hai insegnato come portarla.
Sono diventato orgoglioso di me imparando che è virtuoso portare i pesi degli altri.
Mi hai aperto la porta della conoscenza quando mi hai persuaso che il tuo giogo è dolce, il carico leggero.
Ora lo sai perché ho accettato con gioia l'ulteriore peso, perché mi sono offerto per il viaggio in Egitto, nonostante gli sforzi e i pericoli.
Grazie,
perché hai scelto me e la mia misera specie per servire la Sacra Famiglia.
Una sola cosa mi ha messo in imbarazzo: quando mi hanno cambiato il nome,
ma ora so che il mio nome era proprio quello, e sono fiero di essere chiamato Cristoforo, portatore di Cristo.






Il Natale è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero di Dio che si fa uomo nell’umiltà e nella povertà, ma è soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni. Celebrare il Natale è quindi manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della vera novità, della luce di Dio agli altri. 

(papa Benedetto XVI)




Nella notte di Natale, la Madre che doveva partorire non trovò per sé un tetto. Non trovò le condizioni, in cui si attua normalmente quel grande divino ed insieme umano Mistero del dare alla luce un uomo.
Permettete che mi serva della logica della fede e della logica di un conseguente umanesimo. Questo fatto di cui parlo è un grande grido, è una permanente sfida ai singoli e a tutti, particolarmente forse nella nostra epoca, in cui alla madre in attesa viene spesso richiesta una grande prova di coerenza morale. Infatti, ciò che viene eufemisticamente definito come «interruzione di gravidanza» (aborto) non può essere valutato con altre categorie autenticamente umane, che non siano quelle della legge morale cioè della coscienza. Molto potrebbero a tale proposito dire, se non le confidenze fatte nei confessionali, certamente quelle nei consultori per la maternità responsabile. 

(Parole sull’uomo, Incipit, Papa Giovanni Paolo I)






"Il Natale è una verità:
la verità di Dio che sorprendentemente ci ama
ed è venuto a farsi uno di noi.
Dio ormai non ci lascia più;
non siamo più soli: i compagni, gli amici, i parenti
ci possono abbandonare.
Ma il Dio che ha tanto amato il mondo
da dare il suo unico Figlio,
unito personalmente per sempre alla nostra natura
di creature fragili e dolenti,
non ci abbandonerà mai alle nostre tristezze,
alla nostra inquietudine,
al nostro peccato.
Non è una fiaba, è una notizia,
cioè l'informazione su un fatto avvenuto;
non è un bel sogno,
è una realtà ancora più bella
di ciò che desidereremmo sognare.
Nessun uomo ormai può sfuggire al suo Creatore,
che lo insegue,
lo vuol raggiungere e legare a sè.
Non possiamo sfuggirgli,
perché il suo amore corre più veloce di noi."

(Giacomo Biffi, teologo e cardinale emerito)



Buona giornata a tutti e Santa Notte....  :-)


sabato 6 settembre 2014

Mai dire mai -

Un assistente sociale invitava tutti quelli che si lamentavano dei propri fallimenti a leggere un poster che teneva appeso nel suo ufficio:

- Fallito in commercio nel 1832 e nel 1833.
- Sconfitto per la Camera dei deputati nel 1832.
- Eletto all’assemblea nel 1834.
- Morta la fidanzata nel 1835.
- Esaurimento nervoso nel 1836.
- Sconfitto come presidente della Camera dei deputati nel 1838.
- Sconfitto come membro dell’assemblea elettorale nel 1840.
- Sconfitto per il Congresso nel 1843, nel 1846 e poi ancora nel 1848.
- Sconfitto per il Senato nel 1855.
- Sconfitto come vicepresidente nel 1856.
- Sconfitto per il Senato nel 1858.
- Eletto presidente degli Stati Uniti nel 1860.

- Abramo Lincoln -


Immagine di Tracy Williams – “A Tall Tale”


Ciò che mi pare senza avvenire è la "cultura del niente", della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l'atteggiamento dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità.


- Card. Giacomo Biffi - 



Non esiste di fatto, una cultura senza religione, come se questo le fosse un corpo estraneo innestato in un imprecisato momento del suo sviluppo storico. La religione, al contrario, favorisce il nascere, il crescere e lo sviluppo della cultura e in essa immette i germi fondamentali che le permettono di comprendere e descrivere l'uomo con la sua storia. Imporre una divisione tra religione e cultura è un processo ideologico sterile che non porta lontano e concretamente conduce alla stessa cultura dell'asfissia. L'incontro tra la religione e la cultura, dunque, è una realtà che appartiene alla natura stessa delle cose, perché partecipe dell'essere stesso dell'uomo nel suo auto-comprendersi e progettarsi.

- Cardinale Rino Fisichella - 
fonte: Path, 3, 2004




Buona giornata a tutti :-)







lunedì 21 luglio 2014

Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete - Madre Anna Maria Cànopi -

Che io sappia
di essere piccolo come Zaccheo,
Signore Gesù,
- piccolo di statura morale -
ma dammi un po' di fantasia
per trovare il modo
di alzarmi un poco da terra
spinto dal desiderio di vederti passare,
di conoscerti e di sapere chi sei tu per me.

Signore Gesù,
fa' che io mi riconosca
nel primo dei pubblicani, dei peccatori,
quanto al disonesto accumulare
tante cose di mio gusto,
tante false sicurezze;
fa' che io mi riconosca fra i pubblicani,
ma mettimi in cuore una sana inquietudine,
almeno un po' di curiosità
per cercare te!

Signore Gesù,
so che devi passare dalle mie parti,
dove sono io,
tu devi passare di qui: sei venuto apposta!
Ti prego, fammi trovare un albero,
fammi trovare qualcuno
che io ritenga più alto,
migliore di me,
per valermi della sua statura
e cercare di vedere te,
soprattutto per farmi vedere da te,
e sentirmi da te chiamare per nome.

Che stupore!
Come mi conosci? Chi ti ha parlato di me?
Signore Gesù, ti prego, dimmi che oggi
ti vuoi fermare da me in casa mia,
come ospite, come amico che non parte più.

Vieni, Signore Gesù,
a riempire di gioia la mia vita
liberandomi dal peso ingombrante
di ciò che sono
e di ciò che possiedo da solo.
Sì, soprattutto liberandomi
dal peso ingombrante
di ciò che sono - o che ritengo di essere -
e di ciò che egoisticamente possiedo.

Vieni a darmi l'entusiasmo di essere povero
nel cuore e ricco soltanto di te.
Io sono sicuro che mi ascolti,
perché sei già venuto a cercarmi,
e mi hai trovato come tesoro che era perduto;
mi hai riacquistato a prezzo di te stesso...
Tu per me hai fatto questo,
per me che nemmeno ti conoscevo.
Sono piccolo, meschino.

Signore Gesù, pastore grande, pastore buono,
sollevami sulle tue spalle per farmi vedere
anche il volto del Padre.
Che io sappia innalzarmi
soltanto facendomi sollevare da te
che per questo sei venuto:
per i piccoli che ti desiderano
e che ti protendono le braccia
per farsi sollevare da te
fino al cuore dell'eterno Padre
da cui sei venuto a rivelare l'infinito amore.

Allora ogni giorno vivrò con gioia
Il mio incontro con te
- la mia Pasqua - e sarò un continuo grazie,
un "amen-alleluia" senza fine.

(Madre Anna Maria Cànopi)
da: Oggi vengo a casa tua, Sergio Stevan, Milano, Paoline, 2000, pagg.8-10



























La cinta esterna del Cristianesimo è un rigido presidio di abnegazioni etiche e di preti professionali; ma dentro questo presidio inumano troverete la vecchia vita umana che danza come i fanciulli e beve vino come gli uomini. Nella filosofia moderna avviene il contrario: la cinta esterna è innegabilmente artistica ed emancipata: la sua disperazione sta dentro.


- Gilbert Keith Chesterton -








La carità pastorale, essendo tesa al vero bene degli uomini, è lotta senza tregua contro ogni forma di errore, di perversione, di ingiustizia, di opposizione al progetto del Padre.

- Cardinale Giacomo Biffi - 



Santa Maria Mediatrice 

O Maria, nostra Mediatrice,
in te il genere umano
ripone tutta la sua gioia.
Da te attende protezione.
In te solo trova il suo rifugio.

Ed ecco, anch’io
vengo a te con tutto il mio fervore,
perchè non ho coraggio
di avvicinarmi a tuo Figlio:
pertanto imploro la tua intercessione
per ottenere salvezza.

O tu che sei compassionevole,
o tu che sei la Madre
del Dio di misericordia,
abbi pietà di me.

- S. Efrem Siro, IV sec. - 




Buona giornata a tutti. :-)

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