Lo chiamavano il Treno della vergogna. Ancora oggi è la
locuzione popolare con cui si ricorda il convoglio ferroviario che il 10
febbraio del 1947 trasportò dalla stazione di
Ancona chi proveniva dal quarto convoglio marittimo di Pola, carico di esuli
italiani che al termine della seconda guerra mondiale furono costretti ad
abbandonare i loro paesi, le loro abitazioni e le loro proprietà in Istria,
Quarnaro e Dalmazia nel contesto storico generale ricordato come l'esodo
istriano.
Una buona parte dei ferrovieri di allora, lo aveva
definito il treno dei fascisti, a testimonianza della disinformazione e del
contesto estremamente politicizzato in cui tale vicenda si consumò.
A quel treno, un carro merci da bestiame, nessuno
poteva avvicinarsi, nemmeno il personale della Croce Rossa, nessuno per dare
acqua, cibo o latte alle centinaia di bambini che ci viaggiavano.
Da Ancona a Bologna, il treno dei fascisti, il treno
di profughi italiani che fuggivano dall'Istria, minacciati, perseguiti,
spogliati di ogni bene e possesso.
Il treno dei fascisti, il treno della vergogna, di
quelli che fuggivano dalle foibe e dai partigiani del maresciallo Tito.
Non un treno, ma un viaggio della vergogna, la
pagina più vergognosa, schifosa e misera di quella guerra finita, di quei
marchi che gli stessi italiani apponevano sulla pelle dei loro stessi
connazionali.
Ci facciamo belli a condannare i fascisti, i
nazisti e noi nel 1947 siamo stati capaci di un gesto così vergognoso e vile.
Nel 2007 alla stazione di Bologna, accanto alla ex
sala mensa dei ferrovieri, lungo il binario 1 fu apposta una lapide ipocrita:
“Nel corso del 1947 da questa stazione passarono i
convogli che portavano in Italia esuli istriani, fiumani e dalmati: italiani
costretti ad abbandonare i loro luoghi dalla violenza del regime
nazional-comunista jugoslavo e a pagare, vittime innocenti, il peso e la
conseguenza della guerra d’aggressione intrapresa dal fascismo.
Bologna seppe
passare rapidamente da un atteggiamento di iniziale incomprensione a
un’accoglienza che è nelle sue tradizioni, molti di quegli esuli facendo suoi
cittadini.
Oggi vuole ricordare quei momenti drammatici della storia nazionale.
Bologna 1947-2007."
Per quanto scritto su quella targa, tanti profughi
ed esuli di allora, si ribellarono per l'ipocrisia di quanto e come era stato
ricordato e per aver nascosto l'insulto e la cattiveria degli italiani, dei
comunisti che con le bandiere con falce e martello ripudiavano i loro stessi
connazionali.
Alla fine prevalse il pensiero: purchè se ne parli.
Dal libro “Magazzino 18” di Simone Criticchi:
“Il treno rallentò piano piano fino a fermarsi. Ad accoglierci trovammo tanta
gente, con le bandiere rosse. Le stesse di Tito. Non capivo. Allora mi girai
verso la mamma e le chiesi: «Mamma, ma il treno si è sbagliato? Siamo tornati a
Fiume?». No. Erano gli operai e i ferrovieri comunisti che improvvisavano uno
sciopero per impedire al convoglio di fermarsi nella loro città. «Fascisti,
viaaa!» gridavano. «Siete tutti criminali fascisti!»
La nostra patria era
affamata, diffidente. Diversi erano convinti che chi fuggiva dall’Istria
«rossa», dal paradiso del comunismo, fosse un criminale.
Alle dame di carità,
arrivate in stazione per darci latte e coperte, fu impedito di avvicinarsi.
Nemmeno il latte ai bambini. Le porte del treno rimasero chiuse. Non so neanche
quante ore passarono, il viaggio mi parve infinito.”
Per onore della cronaca furono 270 mila gli italiani
che dopo il trattato di Parigi dovettero lasciare l'Istria e la Dalmazia.
Almeno 11 mila invece furono infoibati, ma questa è un'altra storia.
Vengono definiti massacri delle foibe o, semplicemente,
"foibe", le uccisioni di migliaia di cittadini italiani, compiute per
motivi etnici-politici dall'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia,
alla fine (e durante) la seconda guerra mondiale. I massacri avvennero in
Venezia Giulia e Dalmazia.
Il nome deriva da "foibe", inghiottitoi di natura carsica, dove furono rivenuti i cadaveri di centinaia
di vittime. Per estensione i termini "foibe" e il neologismo
"infoibare" sono in seguito diventati sinonimi degli eccidi, che
furono in realtà perpetrati con diverse modalità. Il vero e proprio
"massacro delle foibe" si ebbe subito dopo la fine della guerra,
anche se un preambolo si ebbe nel corso dell'occupazione delle città dalmate
dove risiedevano comunità italiane, come a Zara (ottobre 1944).
A partire dal maggio del 1945, i massacri si
verificarono in tutta la Venezia Giulia (Trieste, Gorizia, Istria e Fiume). A
Gorizia e Trieste (occupate dai il 1° maggio), i massacri cessarono con
l'arrivo degli alleati il 12 giugno: si riscontrò l'uccisione di diverse
migliaia di persone, molte delle quali gettate VIVE nelle foibe.
http://digilander.libero.it/lefoibe/testimonianze.htm
I baratri venivano usati per l'occultamento di
cadaveri con tre scopi: eliminare gli oppositori politici e i cittadini
italiani che si opponevano (o avrebbero potuto opporsi) alle politiche del
Partito Comunista Jugoslavo di Tito; dominare e terrorizzare la popolazione
italiana delle zone contese ed in qualche caso vendicarsi di nemici personali,
magari per ottenere un immediato beneficio patrimoniale.
Nelle foibe sono stati gettati molti dei cadaveri
delle persone eliminate dai partigiani jugoslavi. Le vittime civili e militari
sono state fucilate e gettate in foiba. In alcuni casi, come è stato possibile
documentare, furono precipitate nell'abisso non colpite o solo ferite.
Tra i caduti figurano membri del Partito
nazionale fascista, ufficiali e funzionari pubblici, parte dell’alta dirigenza
italiana contraria sia al comunismo, sia al fascismo (tra cui compaiono
numerosi capi di organizzazioni partigiane anti-fasciste) sloveni e croati
anti-comunisti, collaboratori e nazionalisti radicali e semplici cittadini.
Nel dopoguerra e dopo, non furono mai effettuate
stime scientifiche del numero delle vittime, che venivano usualmente indicate
in 15.000 (e talvolta 20.000). Studi rigorosi sono stati effettuati solo a
partire dagli anni '90. Una quantificazione precisa è impossibile, vi è infatti
una generale mancanza di documenti, che spesso non furono nemmeno emanati dalle
autorità jugoslave. Il governo jugoslavo (e successivamente quello croato) non
ha inoltre mai accettato di partecipare a inchieste per determinare il numero
di decessi.
Gli studi effettuati valutano il numero
delle vittime come compreso tra le 5.000 e le 11.000.
Non va inoltre dimenticato che gli infoibati in senso
stretto sono solo una parte delle vittime, che in grande maggioranza
scomparvero nei campi di concentramento e nelle prigioni jugoslave.
« ... va ricordato l'imperdonabile orrore contro
l'umanità costituito dalle foibe (...) e va ricordata (...) la "congiura
del silenzio", "la fase meno drammatica ma ancor più amara e
demoralizzante dell'oblio".
Anche di quella non dobbiamo tacere,
assumendoci la responsabilità dell'aver negato, o teso a ignorare, la verità per
pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli
diplomatici e convenienze internazionali. »
- Giorgio Napolitano -
Preghiera per i
martiri delle “foibe”
O Dio, Signore della vita e della morte, della luce e delle tenebre,
dalle profondità di questa terra e di questo nostro dolore noi gridiamo a Te.
Ascolta, o Signore, la nostra voce.
De profundis clamo ad Te, Domine.
Domine, audi vocem meam.
Oggi tutti i Morti attendono una preghiera, un gesto di pietà, un ricordo di affetto.
E anche noi siamo venuti qui per innalzare le nostre povere preghiere e deporre
i nostri fiori, ma anche per apprendere l’insegnamento
che sale dal sacrificio
di questi Morti.
E ci rivolgiamo a Te, perché tu hai raccolto l’ultimo loro grido,
l’ultimo loro
respiro.
Questo calvario, col vertice sprofondato nelle viscere della terra, costituisce
una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace.
In trent’anni due guerre, come due bufere di fuoco, sono passate attraverso
queste colline carsiche; hanno seminato la morte tra queste rocce e questi
cespugli; hanno riempito cimiteri e ospedali; hanno anche scatenato qualche
volta l’incontrollata violenza, seminatrice di delitti e di odio.
Ebbene, Signore, Principe della Pace, concedi a noi la Tua Pace, una pace che
sia riposo tranquillo per i Morti e sia serenità di lavoro e di fede per i
vivi.
Fa che gli uomini, spaventati dalle conseguenze terribili del loro odio e
attratti dalla soavità del Tuo Vangelo, ritornino, come il figlio prodigo,
nella Tua casa per sentirsi e amarsi tutti come figli dello stesso Padre.
Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il Tuo Nome,
venga il Tuo
regno, sia fatta la Tua volontà.
Dona conforto alle spose, alle madri, alle sorelle, ai figli di coloro che si
trovano in tutte le foibe di questa nostra triste terra, e a tutti noi che
siamo vivi e sentiamo pesare ogni giorno sul cuore la pena per questi nostri
Morti, profonda come le voragini che li accolgono.
Tu sei il Vivente, o Signore, e in Te essi vivono. Che se ancora la loro
purificazione non è perfetta, noi Ti offriamo, o Dio Santo e Giusto, la nostra
preghiera, la nostra angoscia, i nostri sacrifici, perché giungano presto a
gioire dello splendore dei Tuo Volto.
E a noi dona rassegnazione e fortezza, saggezza e bontà.
Tu ci hai detto: Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia, beati i
pacificatori perché saranno chiamati figli di Dio, beati coloro che piangono
perché saranno consolati, ma anche beati quelli che hanno fame e sete di
giustizia perché saranno saziati in Te, o Signore,
perché è sempre apparente e
transeunte il trionfo dell’iniquità.
O signore, a questi nostri Morti senza nome ma da Te conosciuti e amati, dona
la Tua pace. Risplenda a loro la Luce perpetua e brilli la Tua Luce anche sulla
nostra terra e nei nostri cuori, E per il loro sacrificio fa che le speranze
dei buoni fioriscano.
Domine, coram te est omne desiderium meum et gemitus meus te non latet. Così
sia”.
composta nel 1959 da
Mons. Antonio Santin, Arcivescovo di Trieste e Capodistria
Buona giornata a tutti. :-)