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mercoledì 23 agosto 2017

Inno alla vita – Papa Giovanni Paolo II

La vita è dono meraviglioso di Dio e nessuno ne è padrone,
l'aborto e l'eutanasia sono tremendi crimini contro la dignità dell'uomo,
la droga è rinuncia irresponsabile alla bellezza della vita,
la pornografia è impoverimento e inaridimento del cuore.
La malattia e la sofferenza non sono castighi ma occasioni per entrare nel cuore del mistero dell'uomo; nel malato, nell'handicappato, nel bambino e nell'anziano, nell'adolescente e nel giovane, nell'adulto e in ogni persona, brilla l'immagine di Dio.
La vita è un dono delicato, degno di rispetto assoluto: Dio non guarda all'apparenza ma al cuore; la vita segnata dalla Croce e dalla sofferenza merita ancora più attenzione, cura e tenerezza.
Ecco la vera giovinezza: è fuoco che separa le scorie del male dalla bellezza e dalla dignità delle cose e delle persone; è fuoco che riscalda di entusiasmo l'aridità del mondo; è fuoco d'amore che infonde fiducia ed invita alla gioia.

(Beato Giovanni Paolo II)





La Chiesa non cessa mai di proclamare la verità che la pace nel mondo affonda le sue radici nel cuore degli uomini, nella coscienza di ogni uomo e di ogni donna. 
La pace può essere soltanto il frutto di un cambiamento spirituale, che inizia nel cuore di ogni essere umano e che si diffonde attraverso le comunità. 
La prima di queste comunità è la famiglia. 
È la famiglia la prima comunità ad essere chiamata alla pace, e la prima comunità a ricercare la pace – pace e amicizia fra gli individui e i popoli. 

san Giovanni Paolo II, papa




"(...) vorrei scongiurare quel rischio, che non credo sia del tutto ipotetico, che questo sistema di staccare quando un gruppo ritiene si debba staccare, passi dal bambino, malato speciale come Charlie, agli adulti, e che qualcuno un giorno possa venire a dire anche a me, quando è ora, che è tempo di staccare.
Io lascio detto già adesso che non voglio che nessuno stacchi nulla, si staccherà l’anima quando riterrà che il corpo sia diventato insufficiente per contenerla".

- card. Elio Sgreccia - 


giovedì 29 dicembre 2016

L'amore del dono - Madre Teresa di Calcutta

Prego per voi,
perché possiate conservare nei vostri cuori la gioia di amare Dio,
la gioia dell'amore e della bontà,
e di condividere questa gioia con tutti quelli con i quali vi trovate,
con le persone che lavorano al vostro fianco,
davanti a tutti i membri della vostra stessa famiglia.
Quello che importa non è la quantità del dono,
bensì l'intensità dell'amore con cui lo diamo.
C'è qualcosa in più di cui vi posso parlare:
della mia esperienza con i Poveri più poveri.
Devo ancora trovare la prima donna Povera disposta ad abortire.
Senza dubbio darà alla luce suo figlio.
È possibile che abbandoni la sua creatura sulla strada,
ma non sarà lei a eliminare suo figlio.
È un qualcosa che dobbiamo imparare dai Poveri:
la grandezza del loro amore per il figlio.
Preghiamo.
Chiediamo a nostro Signore che non si allontani dal nostro fianco
nel momento della tentazione.
Perché allo stesso modo in cui fu tentato Gesù,
il diavolo tenterà anche noi.
Non dobbiamo aver paura,
perché Dio è amore.
Se Dio ci ama, dal momento che lui è Padre amoroso,
non smetterà di aiutarci.
Quando ci rendiamo conto di aver commesso un errore,
andiamo da lui e diciamogli:
«Dio mio, mi spiace! Sono pentito!».

- Madre Teresa di Calcutta - 



"Ascoltatemi ancora, si dice infatti che dalla bocca dei bambini viene la verità: 
se sono un bambino, sfuggito dal carnaio notturno, trattenuto da un filo d'amore lanciato da chissà dove. 
Se sono un bambino caduto dal nido, abbandonato da padre e madre, rapiti o mortalmente feriti alle sbarre della loro gabbia. 
Se sono un bambino nudo, senza panni d'amore, o con panni imprestati, ma col diritto di vivere, perché sono vivo. 
E se nello stesso istante persone innamorate piangono davanti a una culla vuota, consumandosi nel desiderio di accarezzare un bambino. 
Se sono ricchi d'amore che ritengono sprecato, e vogliono gratuitamente donarlo, perché cresca e fiorisca ciò che non hanno piantato. 
Allora voglio che vengano silenziosamente a chiedermi se io desidero adottarli come miei genitori del cuore. Ma non voglio dei fanatici del bambino, come collezionisti d'arte che cercano febbrilmente il pezzo raro che manca alla loro vetrina. Non voglio clienti che hanno fatto l'ordinazione e, pagata la fattura, reclamano il loro bebè prefabbricato. 
Perché non sono fatto per salvare genitori dalle membra amputate, ma loro sono stati fatti, misterioso percorso, magnifico progetto, per salvare dei bambini dal cuore malato, forse anche condannato.

E sarà come addormentarci l'un l'altro.

Io berrò il latte di cui ignoravo il sapore, ascolterò musiche sconosciute, imparerò nuove canzoni sulle vostre dita, sulle vostre labbra genitori adottati, decifrerò lentamente l'alfabeto della tenerezza. E l'amore sconosciuto per me prenderà volto alla luce dei vostri occhi. 
Voi innesterete le vostre vite sulla mia crescita selvatica e grazie a voi io rinascerò una seconda volta. Così sarò ricco di quattro genitori, due lo saranno della mia carne e due del mio cuore e della mia carne cresciuta. 
Voi non giudicherete i miei genitori sconosciuti, li ringrazierete e mi aiuterete a rispettarli. Perché dovrò riuscire lo so, ad amarli nell'ombra, se un giorno vorrò poterli amare nella luce. 
E se in una sera di tempesta, adolescente focoso, impacciato di me stesso, io vi rimprovererò di avermi accolto, non vi addolorate, ma amatemi ancor di più: lo sapete, perché un innesto prenda ci vuole una ferita e, chiusa la ferita, rimane la cicatrice. 
Ma io sogno. Io sogno perché non sono che un bambino in viaggio, lontano dalla terra ferma, la mia parola è muta e il mio canto senza musica. Ciò che vi dico piano non potrò dirlo ad alta voce, se non il giorno in cui, avendomi voi adottato, mi avrete messo in cuore tanto amore e autentica libertà, sulle mie labbra parole sufficienti, perché possa dire: papà, mamma, io vi scelgo e vi adotto allora saprete che il vostro amore è dono, e che è riuscito."

- Padre Michel Quoist -
dal testo "Parlami d'amore"






È nato un bambino

"È nato un bambino".
Questa la frase che, identica, risuona sotto diversi cieli.
Non si dice: "È nato un cristiano, un musulmano,
un ricco, un povero o un americano".
No! Ma semplicemente: "Un bambino".
Un essere umano bisognoso d'amare e di essere amato.
Un figlio di Dio e dell'uomo.
Un miracolo: un nuovo continuo "natale".

- Don Valentino Salvoldi -



Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 18 maggio 2016

Il problema è di non fare il gioco delle tre carte ... - Paolo Crepet

"Il problema è di non fare il gioco delle tre carte... 
C’è un problema: in quale pancia nasce un bambino... 
Questo è un problema che non è un problema giuridico, è innanzi tutto un problema psicologico, perché voi siete mamme e non ve lo devo dire io che quei nove mesi non sono solo una questione di crescita biologica: ci sono migliaia e migliaia di studi che testimoniano che tra la mamma e quel bambino che ha in pancia si stabilisce una relazione affettiva... 
Questa cosa succede anche con la adozioni: prendi un bambino e lo porti dall’Ucraina, piuttosto che dal Brasile... quando comincia ad avere 15, 16 anni ti fa una domandina, che è una domandina fondamentale: «Io di chi sono figlio?...
Vi assicuro che ci sono problemi su come si risponde a questa domanda, perché esiste un diritto fondamentale del bambino, visto che parlate di bambini, di sapere chi è la mia mamma e di volerla conoscere...
Cosa gli dici?... 
Sei nato da una monetina che ho tirato su... sono andata alla banca del seme?»...
Su una donna che non potendo avere un figlio chiede a un’altra donna di poter ospitare l’ovulo: «Orribile!... Nazismo... nazismo puro!... 
Voi parlate dei diritti degli adulti e non parlate dei diritti dei bambini... 
Mettiamo che la biotecnologia ci permetta - ci siamo già - di fare qualsiasi cosa: tu puoi avere un figlio a 65 anni, perché trovi un utero da qualche parte, nel mondo... lo troverai, perché anche questa è una cosa odiosa, perché queste cose qui sono fatte sulla base del censo... perché chi è che va in Canada a pagarsi quella roba lì?... 

Il figlio dell’operaio?... Cosa fa?... Difende la scelta dei miliardari?"...

- Paolo Crepet - 

psichiatra e sociologo
dalla trasmissione Tagadà, 12 gennaio 2016 su LA7




"Analogamente al piccolo dello scimpanzé, anche il bebè umano non è né "vincolato al nido" né "smanioso di uscirne": è un essere "unito alla madre", che in origine rimaneva costantemente attaccato a lei, in un modo o nell'altro, e vi rimane tuttora presso i popoli primitivi. 
Tutto il comportamento del neonato è disposto per questa forma di unione. Contrariamente a quanto si sente affermare di frequente, l'uomo non è fisiologicamente immaturo alla nascita. 
Dovremmo dire piuttosto che fin dal momento della nascita dispone di tutte quelle forme di movimento che gli sono consentite dal fatto di vivere sul corpo della madre alla quale si aggrappa saldamente, soprattutto, com'è facile notare, ai capelli. Soltanto la separazione dalla madre fa di lui un essere importante nel vero significato della parola. 
La nostra usanza di deporre i lattanti nel lettino è antibiologica e lo confermano gli strilli che l'"abbandonato" lancia più spesso dei bambini primitivi, e il nostro impiego di "simulatori del contatto" che lo tranquillizzano, ingannandolo con la parvenza dell'immediata vicinanza materna, vale a dire la tettarella o il dondolio della culla o della carrozzina."

- Wolfgang Wocler -
da: Gli animali questi peccatori



Madre surrogata. Utero in affitto. Parole tirate per i capelli, per dire una realtà che non è umana. [...] Nessuno qui condanna il desiderio di maternità o paternità, ci mancherebbe. Ma i figli non sono un diritto, sono un dono, e se la scienza ci può aiutare è chiaro che deve avere dei limiti. I figli devono avere un solo padre e una sola madre (un aggravante per l'orribile spettacolo degli omosessuali che abbracciano il loro figlio peluche), e dover dimostrare la cosa è talmente ridicolo che davvero sembra siano arrivati i tempi – direbbe Chesterton – in cui "tutto diventerà un credo... fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro, spade sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"... 

- Costanza Miriano - 



A questo cimitero di vittime della crudeltà umana nel nostro secolo si aggiunge ancora un altro grande cimitero: il cimitero dei non nati, cimitero degli indifesi, di cui perfino la propria madre non conobbe il volto, acconsentendo, oppure cedendo alla pressione, perché venisse loro tolta la vita ancora prima di nascere. 

- San Giovanni Paolo II, papa -
(dall'omelia all'aeroporto militare di Radom, Varsavia, 4 giugno 1991)



O Vergine Maria, si fa tardi,
tutto si addormenta sulla terra,
è l´ora del riposo: non abbandonarmi!
Riconosco e ringrazio per i doni
e le luci di questo giorno.
Metti la tua mano sui miei occhi
come una buona madre.
Chiudili dolcemente alle cose di quaggiù.
L´anima mia è stanca di affanni,
e di tristezze.
Metti la tua mano sulla mia fronte,
arresta i miei pensieri e dolce sarà il mio riposo;
se tu mi benedici, domani,
con il sorriso riprenderò il nuovo giorno.
Metti la tua mano sul mio cuore,
perché vegli nella notte e canti a Dio un amore eterno.
Amen



Buona giornata a tutti. :-)

sabato 11 luglio 2015

da: "L’embrione, un uomo: etica e genetica" - Jerome Lejeune

Voi sapete che vi sono in Australia dei bipedi, grandi più o meno come noi, dal pelo rossastro che, abitualmente, abortiscono i loro piccoli al secondo mese. Si tratta dei canguri.
Abortito spontaneamente al secondo mese, il piccolo canguro assomiglia ad una piccola salsiccia che misuri circa 2,5 cm di lunghezza. 
Gli arti sono ridotti ad un piccolo unghione sulla zampa anteriore, uno su quella posteriore, ed esso conosce solo la sensazione della pesantezza.
Espulso dalla vagina con l’aborto spontaneo, esso s’aggrappa alla pelliccia della madre e, sapendo lottare contro la pesantezza, sale in verticale automaticamente fino al marsupio e vi cade dentro, e vi resterà per sette mesi finendo il suo sviluppo, che assomiglia abbastanza, nella durata, allo sviluppo d’un piccolo essere umano.
Ciò che è straordinario, per il biologo, è il fatto che nel piccolo cervello d’una madre canguro la natura abbia, anche se non so come, iscritto una sorta di concetto di ‘cangurosità’ del piccolo canguro. 
Poiché questa piccola salsiccia è il solo animale ch’essa lasci entrare nel suo marsupio. 
Se un topo volesse installarvisi, essa lo eliminerebbe rapidamente.
Allora io mi dicevo che se la natura, in un cervello tanto piccolo quanto quello della madre canguro, ha inscritto la nozione che si tratta d’un membro della sua specie, che è suo figlio, mi sembra completamente impossibile che nel litro e mezzo che noi abbiamo nella nostra scatola cranica la natura non abbia posto un’intelligenza sufficiente per rendersi conto che i piccoli uomini non sono altro che uomini piccoli.
E tuttavia noi tutti qui apparteniamo ad una nazione che fu da lungo tempo civilizzata, e che ha abrogato con un voto ciò che tutti i medici avevano costantemente giurato, vale a dire: 
“Io non darò a nessuno, neppure se pregato, del veleno; parimenti non fornirò mezzi abortivi ad una donna”. 
(...)

- Jerome Lejeune -



“La compassione per i genitori è un sentimento che ogni medico dovrebbe avere. 
L'uomo che riesce ad annunciare a dei genitori che il loro bambino è gravemente malato senza sentire il cuore schiantarsi al pensiero del dolore che li assalirà, non è degno del suo mestiere. 
Non è commettendo un crimine che si protegge qualcuno da una disgrazia. 
E uccidere un bambino è semplicemente omicidio. 
Non si dà sollievo al dolore di un essere umano uccidendone un altro. 
Quando la medicina perde tale consapevolezza, non è più medicina.” 

- Jerome Lejeune - 




“Informazione è sostanzialmente qualcosa di immateriale, è pensiero, è parola. 
Al momento del concepimento, il pensiero, la parola, diviene carne, individuo vivente appartenente alla specie umana. Et verbum caro factum est.” 

- Jerôme Lejeune - 





"Non scoraggiate mai qualcuno che si sta impegnando per fare dei progressi. Non importa quanto lentamente migliora." 

- Platone - 


Buona giornata a tutti. :-)








mercoledì 29 aprile 2015

da: "Lettera a un bambino mai nato" - Oriana Fallaci

Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal nulla. 
Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un tratto, in quel buio, s'è acceso un lampo di certezza: sì, c'eri. Esistevi. 
È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante. Ora eccomi qui, chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo. 
Cerca di capire: non è paura degli altri. Io non mi curo degli altri. 
Non è paura di Dio. Io non credo in Dio. 
Non è paura del dolore. Io non temo il dolore. 
È paura di te, del caso che ti ha strappato al nulla, per agganciarti al mio ventre. 
Non sono mai stata pronta ad accoglierti, anche se ti ho molto aspettato. Mi son sempre posta l'atroce domanda: e se nascere non ti piacesse? E se un giorno tu me lo rimproverassi gridando "Chi ti ha chiesto di mettermi al mondo, perché mi ci hai messo, perché?". 
La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele. Come faccio a sapere che non sarebbe giusto buttarti via, come faccio a intuire che non vuoi essere restituito al silenzio? Non puoi mica parlarmi. 
La tua goccia di vita è soltanto un nodo di cellule appena iniziate. Forse non è nemmeno vita ma possibilità di vita. Eppure darei tanto perché tu potessi aiutarmi con un cenno, un indizio. 
La mia mamma sostiene che glielo detti, che per questo mi mise al mondo. 
La mia mamma, vedi, non mi voleva. Ero incominciata per sbaglio, in un attimo di altrui distrazione. E perché non nascessi ogni sera scioglieva nell'acqua una medicina. Poi la beveva, piangendo. La bevve fino alla sera in cui mi mossi, dentro il suo ventre, e le tirai un calcio per dirle di non buttarmi via. Lei stava portando il bicchiere alle labbra. Subito lo allontanò e ne rovesciò il contenuto per terra. 
Qualche mese dopo mi rotolavo vittoriosa nel sole, e se ciò sia stato bene o male non so. Quando sono felice penso che sia stato bene, quando sono infelice penso che sia stato male. Però, anche quando sono infelice, penso che mi dispiacerebbe non essere nata perché nulla è peggiore del nulla. 
Io, te lo ripeto, non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi, ad esso ci si abitua come al fatto d'avere due braccia e due gambe. 
Io, in fondo, non temo neanche di morire: perché se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente. 
Io temo il niente, il non esserci, il dover dire di non esserci stato, sia pure per caso, sia pure per sbaglio, sia pure per l'altrui distrazione. Molte donne si chiedono: mettere al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra. Forse hanno ragione loro. Ma il niente è da preferirsi al soffrire? 
Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente. E se allargo questo alla vita, al dilemma nascere o non nascere, finisco con l'esclamare che nascere è meglio di non nascere. Tuttavia è lecito imporre tale ragionamento anche a te? Non è come metterti al mondo per me stessa e basta? Non mi interessa metterti al mondo per me stessa e basta. Tanto più che non ho affatto bisogno di te.

- Oriana Fallaci -
da: "Lettera a un bambino mai nato", cap. 1



Le cose che il bambino ama
rimangono nel regno del cuore
fino alla vecchiaia.
La cosa più bella della vita
è che la nostra anima
rimanga ad aleggiare
nei luoghi dove una volta
giocavamo.

- Kahlil Gibran - 




Neanche per un uomo la vita è facile, sai? Poiché avrai muscoli più saldi, ti chiederanno di portare fardelli più pesanti, ti imporranno arbitrarie responsabilità. Poiché avrai la barba, rideranno se tu piangi e perfino se hai bisogno di tenerezza. Eppure, o proprio per questo, essere un uomo sarà un’avventura meravigliosa: un’impresa che non ti deluderà mai. Essere un uomo significa essere una persona.

- ‪Oriana Fallaci -
Da: “Lettera a un bambino mai nato”




Vigliacco. Ipocrita vigliacco.
Tu che le telefonavi soltanto perché lo buttasse via.
Tu che per due mesi sei rimasto nascosto come un disertore.
Tu che sei andato da lei solo perché ti ho pregato.
Fate sempre così, vero? Vi spaventate e ci lasciate sole e al massimo tornate da noi in nome della paternità.
Tanto che vi costa la paternità?
Un ventre sfasciato da un ingrossamento ridicolo?
La pena del parto, la tortura dell’allattamento?
Il frutto della paternità vi viene scodellato dinanzi come una minestra già cotta, posato sul letto come una camicia stirata.
Non avete che da dargli un cognome se siete sposati, neanche quello se siete fuggiti.
Ogni responsabilità è della donna, ogni sofferenza, ogni insulto.
Puttana, le dite se ha fatto l’amore con voi.
La parola puttano non esiste nel dizionario: usarla è un errore di glottologia.
Sono millenni che ci imponete i vostri vocaboli, i vostri precetti, i vostri abusi.
Sono millenni che usate il nostro corpo senza rimetterci nulla.
Sono millenni che ci imponete il silenzio e ci relegate al compito di mamme.
In qualsiasi donna cercate una mamma.
A qualsiasi donna chiedete di farvi da madre: perfino se è vostra figlia.
Dite che non abbiamo i vostri muscoli e poi sfruttate la nostra fatica anche per farvi lucidare le scarpe.
Dite che non abbiamo il vostro cervello e poi sfruttate la nostra intelligenza anche per farvi amministrare il salario.
Eterni bambini, fino alla vecchiaia, restate bambini da imboccare, pulire, servire, consigliare, consolare, proteggere nelle vostre debolezze e nelle vostre pigrizie.
Io vi disprezzo.
E disprezzo me stessa per non saper fare a meno di voi, per non gridarvi più spesso: siamo stanche d’esservi mamme.
Siamo stanche di questa parola che avete santificata per il vostro interesse, il vostro egoismo.

- Oriana Fallaci - 
da: "Lettera a un bambino mai nato"



Buona giornata a tutti. :-)







sabato 11 aprile 2015

Della vita, non si fa mercato

Della  vita, non si fa mercato.
La vita è un dono fuori commercio. Nobile, sicuramente è il desiderio di divenire madre e padre. Ma questo non può avvenire  ad ogni costo. Un figlio esige e merita di nascere da un atto d'amore: dall’ incontro e dal dono totale e reciproco di un uomo e una donna, uniti in un autentico e stabile amore 
spon­sale.
Il fìglio stesso è dono,  amore, incontro e relazione. 
Nasce, in altri termini, da un atto del tutto gratuito, sottratto a ogni lo­gica utilitaristica o mercantile, perché l'amore non cerca il tornaconto personale. Così accade con i figli che, nati da un libero gesto creativo di una sposa e di uno sposo, sono a loro volta esseri liberi: liberi della libertà spirituale che deriva dall'essere, in ogni caso, primordialmente figli di Dio.
C'è in alcuni la tendenza, sia pure spesso inconsapevole, a considerare i figli  che devono nascere come degli "oggetti" di  cui si sente il bisogno per poter esaudire un proprio desiderio. 
Si potrebbe persino dire che il movente non è troppo diverso da quello che ci può spingere a sentire il bisogno di un'auto­mobile o di una bella vacanza. 
Il figlio viene così pensato, da subito, come un oggetto che sarà posseduto da chi lo avrà "pro­dotto"; una merce alla stregua di altre merci.
Ma della vita non si può fare mercato! 
Questa affermazione non è arbitraria, né una mera esortazione più o meno accetta­bile; è un fondamento decisivo della nostra società. 
Negandola, si insinua che gli esseri umani possano, tutto sommato, essere cose da possedere.

Tratto da  "Messaggio del Consiglio Episcopale permanente, 2002"





"Solo nella nostra epoca tutto ciò è solo un pericoloso stereotipo, che deve essere decostruito, smascherato nella sua falsità, per poi essere abbandonato e sostituito col “mondo nuovo”, col nuovo dis-ordine, quello dove il passato non conta più e non può più dirci né cosa né come: nessun vincolo, nessuna verità, solo una globale, contagiosa effimera pretesa di libera auto-creazione."
La grande sconfitta, in tutto, è dimenticare.

- Louis-Ferdinand Céline -
da: "Viaggio al termine della notte"


Non è possibile una famiglia senza il sogno. Quando in una famiglia si perde la capacità di sognare, i bambini non crescono e l’amore non cresce, la vita si affievolisce e si spegne. Per questo vi raccomando che la sera, quando fate l’esame di coscienza, ci sia anche questa domanda: oggi ho sognato il futuro dei miei figli? Oggi ho sognato l’amore del mio sposo, della mia sposa? Oggi ho sognato i miei genitori, i miei nonni che hanno portato avanti la storia fino a me?  

- Papa Francesco - 





..Quando si contesta l’esistenza della famiglia, quando la paternità e maternità umane vengono diffamate come un ostacolo per l’affermarsi della libertà, quando il rispetto, l’obbedienza, la fedeltà, la pazienza, la bontà, la fiducia sono considerate invenzioni della classe dominante, mentre le vere virtù di un uomo libero sono l’odio, la diffidenza e la disubbidienza, e sono proprio questi gli ideali che si propongono ai nostri bambini, allora viene posto in gioco anche il Creatore e la sua creazione. 
Questa creazione deve cedere il posto a un mondo nuovo, che l’uomo stesso si costruirà. 
Seguendo la logica di una simile impostazione, di fatto soltanto l’odio sarà la via che conduce all’amore, dove però questa logica poggia sull’antilogica dell’autodistruzione. 
E, infatti, quando si diffama la realtà intera, quando si offende il Creatore, si sradica l’uomo stesso dalla sua realtà. 
Lo intravediamo, anzi lo tocchiamo con mano nel modo stesso in cui si affronta il problema dell’ambiente. Qui si osserva che l’uomo non può vivere contro la terra, in quanto è proprio di essa che deve vivere. 
Ma ciò vale anche per l’intera sfera della realtà, benché non siamo ancora disposti ad ammetterlo...

+ cardinale Joseph Ratzinger -
da "Il Dio di Gesù Cristo" -









Buona giornata a tutti. :-)