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lunedì 28 maggio 2018

Insieme a Dio si fanno grandi cose

Racconta di un uomo rude e coraggioso, di nome Pietro, che aveva scelto come mestiere quello del soldato. Sapeva combattere con l'archibugio e la spada e si era distinto nelle battaglie più celebri.
Ma fare il soldato e girare il mondo per combattere sono avventure davvero pericolose. Così, un giorno, durante un furioso assalto, il soldato Pietro fu colpito a morte. Quello stesso giorno arrivò alle porte del Paradiso. Bussò con energia. San Pietro si affrettò ad aprire.
" Bene, giovanotto ", disse san Pietro, squadrando la divisa rossa e blu del soldato. "Che cosa volete?".
"Voglio entrare in Paradiso", rispose il soldato. "Io sono il soldato Pietro. Voi mi conoscete certamente, perché porto il vostro stesso nome. Guardate quante medaglie ho meritato! Non c'era nel reggimento un soldato coraggioso quanto me. Modestia a parte, sono il migliore. Ho combattuto molto. Sono persino morto per la mia patria. Credo proprio di essermelo guadagnato il Paradiso!".
"Vedo, vedo", borbottò san Pietro, "il vostro nome è il più bello che ci sia, non c'è dubbio. Avete combattuto bene, già, già... Ma tutto questo non basta. Devo prima dare un'occhiata ai miei registri". San Pietro estrasse un grosso librone da uno scaffale e cominciò a leggere lentamente una pagina dopo l'altra. Tutto quello che il soldato aveva fatto era scritto in quel librone. Man mano che san Pietro leggeva, però, scuoteva la testa, si tormentava la lunga barba bianca, bofonchiava: "Uhm... Uhm". Il contenuto del libro non era soddisfacente. Secondo quello che c'era scritto e secondo le leggi che regolavano l'accesso al Paradiso, san Pietro non poteva assolutamente lasciar entrare il soldato. Ma il sant'uomo provava una grande simpatia per il soldato che portava il suo nome.
" Non posso mica mandare all'inferno uno che si chiama Pietro!", pensava. Ma che cosa poteva fare?
San Pietro chiamò san Michele, l'arcangelo che portava la spada e l'armatura, e che quindi avrebbe dovuto provare comprensione nei riguardi di un suo collega umano. I due parlarono e discussero a lungo. San Pietro cercava di trovare qualche scusa per poter permettere al soldato di entrare in Paradiso.
"Ma no, ma no! ", gridava san Michele. "Non puoi infrangere i regolamenti. Questo soldato non può assolutamente entrare. Devi cacciarlo via!".
Allora san Pietro convocò un'adunanza. Un'adunanza di tutti i santi più buoni che riuscì a trovare. C'erano san Giuseppe, santa Teresina, san Francesco, santa Caterina. Ma non ci fu niente da fare. Anche i santi scuotevano la testa e affermavano che il soldato Pietro non era stato sufficientemente buono per entrare in Paradiso.
Ci voleva ben altro per fermare san Pietro.
Senza esitare si recò da Gesù e cominciò a raccontargli tutto quello che si riferiva al soldato. Gli parlò in lungo e in largo del suo coraggio, della sua generosità, del fatto che era morto per la patria.
Gesù prestava attenzione ad ogni parola. Ma proprio in quel momento, ci fu un baccano indescrivibile.
Venti diavoli, trafelati e rabbiosi, stavano correndo su per i gradini che portavano al Paradiso.
"Ferma, ferma! ", gridavano i diavoli, agitando i forconi aguzzi. "Questo soldato non appartiene al Paradiso. Questo soldato appartiene a noi!".
Le cose si mettevano decisamente male per il povero soldato Pietro. Un diavolaccio rosso lo punzecchiò con la forca sghignazzando: "Eccolo qui, quello che diceva sempre "porco diavolo"! ".
Ma proprio allora, al fianco di Gesù, apparve una bella Signora. Era Maria. Aveva in mano un grosso libro d'oro, che consegnò a Gesù. Gesù prese il libro. Aveva centinaia di pagine, ed era tutto scritto, su tutte le pagine. Gesù incominciò a leggere.
Gesù leggeva e leggeva e leggeva. Alla fine si voltò verso Maria e le fece un bell'inchino. Quello era il segnale. Il soldato Pietro poteva entrare in Paradiso. Fu Maria stessa a prenderlo per mano e farlo entrare, mentre san Pietro sorrideva soddisfatto.
Molto meno soddisfatti, naturalmente erano i diavoli. Si avviarono furibondi verso l'Inferno, protestando:
"Maria è la nostra rovina! Continua a rubare le anime che ci appartengono! Di questo passo finiremo disoccupati".
A san Pietro, però, era rimasta una gran curiosità. Che cosa c'era scritto sul gran libro d'oro che Maria aveva fatto leggere a Gesù?
Così, mentre tutti erano distratti a festeggiare il nuovo arrivato, san Pietro si avvicinò, quatto quatto, al libro d'oro e lo aprì. C'erano scritte tante Ave Maria su ogni pagina. Migliaia e migliaia di Ave Maria. Era l'unica preghiera che quel rude soldato conosceva e ogni volta che la mormorava, la Madonna la scriveva sul suo grande libro d'oro. Erano state proprio quelle Ave Maria ad aprire le porte del Paradiso al soldato Pietro.
In modo semplice la leggenda esprime quello che Dio ha voluto: Maria è realmente la più importante collaboratrice della sua volontà di salvezza. Dall'inizio di tutto, come ci ha suggerito la prima lettura, fino "all'ora della nostra morte" come diciamo tutti i giorni.
Quante volte nella nostra vita abbiamo ripetuto il saluto dell'Angelo a Maria? Probabilmente è stata la prima preghiera che ci hanno insegnato. Sarà quasi certamente l'ultima che pronunceremo su questa terra. Possiamo stare tranquilli: l'Ave Maria ci aprirà la porta del Paradiso.
Una persona che recita l'Ave Maria non può essere veramente cattiva.
Perché le parole che abbiamo ascoltato e che ripetiamo nell' Ave Maria segnano il grande momento dell'inizio del Regno di Dio: quando Dio ha inaugurato l'era dell'umanità nuova.

da: www.donbosco-torino.it



Per la fede di Maria Dio si incarnò

Maria credette e in lei quel che credette si avverò. 
Crediamo pure noi perché anche a noi possa giovare quanto si avverò. E dunque, per quanto mirabile sia anche questa nascita, tuttavia rifletti, o uomo, che cosa il tuo Dio abbia intrapreso per te, il creatore per la creatura: come il Dio che è sempre in Dio, l’Eterno che vive con l’Eterno, il Figlio eguale al Padre, non abbia sdegnato di rivestire per i servi colpevoli e peccatori la condizione di servo.
E questo, poi, non è avvenuto per meriti umani. Infatti, a motivo delle nostre iniquità meritavamo piuttosto delle pene; ma se avesse tenuto conto delle iniquità chi avrebbe potuto sussistere? E dunque per gli empi e per i servi peccatori che il Signore si è degnato di nascere servo e uomo da Spirito santo e da Maria vergine.

- sant' Agostino d’Ippona -
 Sermone 215,4



Nella frenesia della vita quotidiana
Aiuta anche noi, o Maria,
a ripensare sempre con spirito di fede
la nostra esistenza.
Aiutaci a saper salvaguardare
spazi di silenzio e di contemplazione
nella frenetica vita quotidiana.
Fa' che siamo sempre protesi
verso le esigenze della pace vera,
dono del Natale di Cristo.
A te affidiamo le attese e le speranze
dell'intera umanità.
Vergine Madre di Dio,
intercedi per noi presso il tuo Figlio,
perché il suo volto risplenda
sul cammino del nuovo millennio
e ogni uomo possa vivere
nella giustizia e nella pace! Amen!

- san Giovanni Paolo II, papa -




Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 24 maggio 2018

Salva l’umanità - san Giovanni Paolo II, papa e don Tonino Bello

O Maria Immacolata,
a Te ricorriamo con affetto filiale:
illumina, guida,
salva l’umanità redenta da Cristo,
tuo Figlio e nostro Fratello!
Richiama i lontani,
converti i peccatori,
sostieni i sofferenti,
aiuta e conforta
chi già ti conosce e ti ama!
“Grandi cose di Te si cantano, o Maria,
perchè da Te è nato il Sole di giustizia,
Cristo, nostro Dio!

- san Giovanni Paolo II, papa -




AVE o MARIA - Santa Maria, donna di parte, come siamo distanti dalla tua logica! Tu ti sei fidata di Dio e, come Lui, hai scommesso tutto sui poveri, affiancandoti a loro e facendo della povertà l'indicatore più chiaro del tuo abbandono totale in Lui il quale "ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti; ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, ha scelto ciò che nel mondo è ignobi1e e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono".
Noi, invece, andiamo più sul sicuro.
Non ce la sentiamo di rischiare.
Ci vogliamo garantire dagli imprevisti.
Sarà pure giusto lo stile aleatorio del Signore, ma intanto preferiamo la praticità terra terra dei nostri programmi.
Sicché, pur declamando con la bocca i paradossi di Dio, continuiamo a fare assegnamento sulla forza e sul prestigio, sul denaro e  sull'astuzia, sul successo e sul potere. 
Quando ci decideremo, sul tuo esempio, a fare scelte umanamente perdenti, nella convinzione che solo passando dalla tua sponda potremo redimerci e redimere?

AVE O MARIA - Santa Maria, donna di parte, tienici lontani dalla tentazione di servire a due padroni.
Obbligaci a uscire allo scoperto.
Non farci essere così incauti da voler sperimentare impossibili conciliazioni degli opposti.
Preservaci dal sacrilegio di legittimare, per un malinteso senso dell' universalità cristiana, le violenze consumate a danno degli oppressi. 
Quando, per non dispiacere ai potenti o per paura di alienarcene i favori, pratichiamo sconti sul prezzo della verità, coprici il volto di rossore.
Liberaci dall'indifferenza di fronte alle ingiustizie e a chi le compie.
Ma donaci la tolleranza. Che è un'attitudine sperimentabile solo se si sta dalla parte dove ti sei messa tu. Perché, in fondo, anche noi siamo di parte. Ma i recinti che ci racchiudono trasudano scomuniche, sanno di setta, sono privi di attese, e non hanno profumi di liberazioni imminenti.

AVE O MARIA - Santa Maria, donna di parte, noi ti preghiamo per la Chiesa di Dio, che, a differenza di te, fa ancora tanta fatica ad allinearsi coraggiosamente con i poveri.
In teoria essa dichiara "l'opzione preferenziale" in loro favore. Ma in pratica rimane spesso sedotta dalle manovre accaparratrici dei potenti.
Nelle formulazioni dei suoi progetti pastorali decide di "partire dagli ultimi".
Ma nei percorsi concreti dei suoi itinerari si mantiene prudenzialmente al coperto, andando a braccetto coi primi. 
Aiutala a uscire dalla sua pavida neutralità.
Dalle la fierezza di riscoprirsi coscienza critica delle strutture di peccato che schiacciano gli indifesi e respingono a quote subumane i due terzi del mondo. Ispirale accenti di fiducia. E mettile sulle labbra le cadenze eversive del Magnificat, di cui, talvolta, sembra che abbia smarrito gli accordi. 
Solo così potrà dare testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace. E gli uomini si apriranno ancora una volta alla speranza di un mondo nuovo. Come avvenne quel giorno di duemila anni fa sui monti di Giuda.

AVE O MARIA.

- Don Tonino Bello -


Il 24 maggio, ricorre l’annuale festa della Beata Vergine Maria “Aiuto dei cristiani” , particolarmente venerata nel santuario di She Shan, presso Shanghai , in Cina», ha ricordato papa Francesco. 
«Tale ricorrenza – ha proseguito – ci invita ad essere uniti spiritualmente a tutti i fedeli cattolici che vivono in Cina. Per loro preghiamo la Madonna, perché possano vivere la fede con generosità e serenità, e perché sappiano compiere gesti concreti di fraternità, concordia e riconciliazione, in piena comunione col Successore di Pietro». 
«Carissimi discepoli del Signore in Cina – ha concluso il Papa rivolgendosi direttamente a loro – la Chiesa universale prega con voi e per voi, affinché anche tra le difficoltà possiate continuare ad affidarvi alla volontà di Dio. La Madonna non vi farà mai mancare il suo aiuto e vi custodirà col suo amore di madre».
(da papa Francesco, udienza generale di mercoledì 23 maggio 2018)

Nel 2013 a seguito di persecuzioni dei cristiani cinesi scrissi un post tutto dedicato alla Madre "aiuto dei cristiani" 

http://leggoerifletto.blogspot.it/2013/10/preghiera-nostra-signora-di-sheshan-cina.html



Buona giornata a tutti.  :-)





sabato 12 maggio 2018

Il tuo amore di Madre di san Giovanni Paolo II, papa e don Tonino Bello

Maria, Regina dei martiri,
associata al Figlio in un unico martirio,
accompagni ciascuno di noi
nelle piccole e grandi occasioni
in cui è richiesta
la nostra fedele testimonianza evangelica.
Ci conforti con il tuo amore di Madre
nel quotidiano impegno a seguire Cristo,
specialmente nelle situazioni complesse e difficili.
L’amore per Cristo,
che animò il martire Stefano,
alimenti come linfa vitale
la nostra esistenza di ogni giorno.
Giovanni Paolo II
“Illumina i tuoi figli”
Maria, Madre del Redentore
e Madre nostra,
porta del cielo
e stella del mare,
soccorri il tuo popolo, che cade,
ma che pur anela a risorgere!
Vieni in aiuto alla Chiesa,
illumina i tuoi figli devoti,
fortifica i fedeli sparsi nel mondo,
chiama i lontani,
converti chi vive prigioniero del male!
E Tu, Spirito Santo,
sii per tutti riposo nella fatica,
riparo nell’arsura, conforto nel pianto,
sollievo nel dolore,
speranza della gloria.
Così sia!

- san Giovanni Paolo II, papa -



Compare appena sullo scenario della salvezza, e già la vediamo intenta a varcare confini.

Se non proprio con i visti rilasciati dal ministero degli Esteri, deve subito vedersela con le tribolazioni che si accompagnano a ogni espatrio forzato. Come una emigrante qualsiasi del Meridione. 
Anzi, peggio. Perché non deve passare la frontiera per motivi di lavoro. Ma in cerca di asilo politico. 
Molto chiaro l'ordine trasmesso dall' angelo a Giuseppe: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».

Ed eccola lì, sul confine. 
Da una parte, l'ultima terra rossa di Canaan. Dall'altra, la prima sabbia dei Faraoni.

Eccola lì, tremante come una cerva inseguita. 
È vero che gode del diritto di extraterritorialità, dal momento che stringe tra le braccia colui il cui dominio va «da mare a mare e dal fiume fino agli estremi confini della terra». 
Ma sa pure che, come salvacondotto, è troppo rischioso esibire quel bambino alla polizia di frontiera.

Il Vangelo non ci lascia neppure una riga di quel drammatico momento. 
Ma non è difficile figurarsi Maria, trepida e coraggiosa, lì, sullo spartiacque di due culture così diverse. 
Quella foto di gruppo, che Matteo non ha scattato sulla striscia doganale, ma che si conserva ugualmente nell' album del nostro immaginario più vero, rimane una icona di incomparabile suggestione per tutti noi, che oggi siamo chiamati a confrontarci con nuovi costumi e nuovi linguaggi.

Perfino nel suo congedo dalla scena biblica Maria si caratterizza come donna di frontiera. È presente, difatti, nel Cenacolo, quando lo Spirito Santo, scendendo sui membri della Chiesa nascente, li costituisce «testimoni fino agli estremi confini della terra».

Noi non sappiamo se, seguendo Giovanni, ha dovuto varcare ancora una volta le frontiere. 
Secondo alcuni, avrebbe chiuso i suoi giorni nella città di Efeso: all'estero, cioè. Una cosa è certa: che, dal giorno di Pentecoste, Maria è divenuta madre di «una moltitudine immensa di ogni nazione, razza, popolo e lingua», e ha acquistato una cittadinanza planetaria che le permette di collocarsi su tutte le frontiere del mondo, per dire ai suoi figli che queste, prima o poi, san destinate a cadere.

Ma c'è un momento ancora più forte in cui Maria si staglia, con tutta la sua grandezza simbolica, come donna di frontiera. È il momento della Croce.

Quel legno non solo ha abbattuto il muro di separazione che divideva gli Ebrei dai pagani, facendo dei due un popolo solo, ma ha anche riconciliato l'uomo con Dio nell'unica carne di Cristo. 
La Croce rappresenta, perciò, l'ultima linea di demarcazione tra cielo e terra. Il confine, ormai valicabile, tra tempo ed eternità. 
La frontiera suprema, attraverso la quale la storia umana entra in quella divina e diventa l'unica storia di salvezza.

Ebbene, Maria sta presso quella frontiera. E la bagna di lacrime.




Santa Maria, donna di frontiera, noi siamo affascinati da questa tua collocazione che ti vede, nella storia della salvezza, perennemente attestata sulle linee di confine, tutta tesa non a separare, ma a congiungere mondi diversi che si confrontano.

Tu stai sui crinali che passano tra Antico e Nuovo Testamento. 
Tu sei l'orizzonte che congiunge le ultime propaggini della notte e i primi chiarori del giorno. 
Tu sei l'aurora che precede il Sole di giustizia. 
Tu sei la stella del mattino. 
In te, come dice la lettera ai Galati, giunge «la pienezza dei tempi» in cui Dio decide di nascere «da donna»: con la tua persona, cioè, si conclude un processo cronologico centrato sulla giustizia, e ne matura un altro centrato sulla misericordia.

Santa Maria, donna di frontiera, grazie per la tua collocazione accanto alla Croce di Gesù. 
Issata fuori dell' abitato, quella Croce sintetizza le periferie della storia ed è il simbolo di tutte le marginalità della terra: ma è anche luogo di frontiera, dove il futuro si introduce nel presente allagandolo di speranza.

È di questa speranza che abbiamo bisogno. 
Mettiti, perciò, al nostro fianco. 
Noi oggi stiamo vivendo l'epoca della transizione. 
Scorgiamo le pietre terminali delle nostre secolari civiltà. 
Addensàti sugli incroci, ci sentiamo protagonisti di un drammatico trapasso epocale, quasi da un'èra geologica all'altra. 
Ammassàti sul discrimine da cui si divaricano le culture, siamo incerti se scavalcare i paletti catastali che hanno protetto finora le nostre identità. 
Le "cose nuove" con cui ci obbligano a fare i conti le turbe dei poveri, gli oppressi, i rifugiati, gli uomini di colore, e tutti coloro che mettono a soqquadro le nostre antiche regole del gioco, ci fanno paura. 
Per difenderci da marocchini e albanesi ingrossiamo i cordoni di sicurezza. 
Le frontiere, insomma, nonostante il gran parlare sulle nostre panoramiche multirazziali, siamo più tentati a chiuderle che ad aprirle. 
Perciò abbiamo bisogno di te: perché la speranza abbia il sopravvento e non abbia a collassarci un tragico shock da futuro.

Santa Maria, donna di frontiera, c'è un appellativo dolcissimo con cui l'antica tradizione cristiana, esprimendo questo tuo stare sugli estremi confini della terra, ti invoca come «porta del Cielo».

Ebbene, «nell' ora della morte», come hai fatto con Gesù, fermati accanto alla nostra solitudine. Sorveglia le nostre agonie. Non muoverti dal nostro fianco. Sull'ultima linea che separa l'esilio dalla patria, tendici la mano. Perché, se sul limitare decisivo della nostra salvezza ci sarai tu, passeremo la frontiera. Anche senza passaporto.

- don Tonino Bello -


Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 3 maggio 2018

Avvicinaci a tuo figlio - san Giovanni Paolo II, papa e don Tonino Bello

Siamo uniti nella preghiera
con Te, Madre di Cristo:
con Te, che hai partecipato
alle sue sofferenze.
Tu ci conduci al Cuore
del Tuo Figlio
agonizzante sulla Croce:
quando nella sua spogliazione
si rivela fino in fondo come Amore.
O tu, che hai partecipato
alle sue sofferenze,
permettici di perseverare sempre
nell’abbraccio di questo mistero.
Madre del Redentore!
Avvicinaci al Cuore del Tuo Figlio!

- san Giovanni Paolo II, papa - 


«La portò nella sua casa». 
Sapete cosa significa?: la introdusse nel cerchio dei suoi interessi, nel cerchio dei suoi affetti, nel cerchio delle cose più care e più belle che lui potesse avere. La introdusse quindi proprio all'interno della esperienza religiosa e umana più profonda. Quindi la Madonna che diviene la madre di Giovanni, il quale simbolizza tutta la chiesa, diventa anche la mamma nostra.

Noi la possiamo chiamare «mamma» senza paura. Anzi dobbiamo considerarla così. 

Io qualche volta sono preoccupato perché nei confronti della Madonna abbiamo un rapporto un po' di grande rispetto. 


Difficilmente riusciamo a toglierle di capo il diadema delle dodici stelle per vedere quanto essa è bella a capo scoperto. 

A capo nudo la Madonna è stupenda ugualmente. 


Ecco perché io credo non ci possa essere conclusione più bella per questo vostro ritiro che prendere questa decisione: di accogliere la Madonna all'interno dei vostri affari. 

Fatela diventare socia della vostra «Ditta». Tu metti «Ditta Domenico e Maria». 


È un fatto al quale non ci pensiamo molto. 

Io queste cose non è da molto che le sperimento, cioè le vivo.
Però la considerazione degli studi, l'ascolto e poi lo stare insieme con gli altri, il sentire certe verità, ti rendono consueto con delle verità che sono straordinarie: pensare la Madonna contemporanea nostra! 

Alla fine del mese uscirà un libro che ho intitolato «Maria, donna dei nostri giorni», per indicare che era così, come le ragazze che salgono, che vengono a salutarmi. Maria è così: pulitissima nell' animo, che sembrava con i suoi sguardi bruciasse tutte le radici del peccato, della colpa, della cupidigia, che impediva pensieri che non fossero di castità in chi la guardava. 

Maria è così. 

Introducetela nei vostri affari, nei vostri disegni. 


Introducetela nei vostri pensieri. Fatela diventare non solo coinquilina di casa vostra, ma anche la persona con, cui voi confidate per prima tutti i vostri progetti. E vero! Non ci credete? Parola di uomo. E così. 

E poi io credo che quando c'è lei è chiaro che tutto il resto lo consulti con Gesù. Ma diventa spontanea, non diventa artefatta, non diventa carica di addobbi, come succede spesse volte per la nostra vita spirituale, per la nostra pietà. Abbiamo un sacco di addobbi sulle spalle, un sacco di trine, di nastri. 


E invece con Gesù, uomo libero, vi sia davvero un rapporto più libero, un rapporto più gioioso, un rapporto più forte. 

Non abbiate paura.
Il Signore vi benedica e la Madonna vi introduca nei suoi affari.

- don Tonino Bello -


 Trascrizione di una omelia rivolta ai giovani seminaristi il 23 febbraio 1993, che nella stanza del Vescovo partecipavano alla S. Messa, dopo il ritiro spirituale.

 La Madonna del Rosario - 1607
Il Caravaggio
Vienna Kunsthistorisches Museum



Buona giornata a tutti. :-)



martedì 1 maggio 2018

Un miracolo della Vergine Maria


In Sicilia, nella provincia di Tortosa, viveva tanti anni fa un uomo chiamato Teofilo, che era vicario del vescovo. Era un uomo di grande onestà e bontà, attento ai deboli e generoso verso i poveri. Era gentile e benvoluto da tutti al punto che, quando morì il vescovo, fu acclamato da tutto il popolo che lo voleva come successore. Dopo averlo eletto in modo ufficiale, inviarono una lettera all'arcivescovo pregandolo di confermare l'elezione. L'arcivescovo, avendo ricevuto chiara testimonianza della rettitudine di Teofilo, accettò il volere del popolo e ratificò l'elezione. Ma Teofilo, umile e schivo, non si sentiva all'altezza della prestigiosa carica, e rifiutò.
Fu dunque chiamato ed eletto un altro vescovo, il quale, su richiesta di alcuni individui invidiosi, tolse la dignità del vicariato a Teofilo e lo privò di tutti i privilegi di cui godeva. Teofilo era un uomo paziente e, al principio, accettò di buon grado la nuova situazione. Ma quando vide che era stato sostituito da un uomo indegno e malvagio, cominciò a rimpiangere il proprio rifiuto e fu assalito da una profonda amarezza.
E fu così che il Diavolo - che non perde mai occasione di sfruttare un momento di debolezza per far vacillare un santo - mise nel cuore e nell'immaginazione di Teofilo la vergogna per essere stato estromesso dal proprio incarico e il cruccio per aver perso il prestigio e gli onori a cui si era abituato. Teofilo cominciò a pensare. Ormai, tutti i suoi pensieri erano volti a escogitare un modo per riappropriarsi di ciò che gli era stato tolto.
Si recò allora da un negromante ebreo, esperto nelle arti magiche e nell'incantare i diavoli. Gli raccontò l'affronto e il danno subiti a causa del nuovo vescovo e lo pregò di aiutarlo e consigliarlo. «Torna a casa senza farti vedere» rispose il negromante «affinché non si venga a sapere che sei stato da me. Questa notte tornerai qui a questa stessa ora e io ti accompagnerò da messer Lucifero mio signore, così potrai chiedergli ciò che desideri».
Teofilo se ne andò, e le poche ore che dovette attendere gli parvero anni. Quando scoccò l'ora stabilita, nel cuore della notte, Teofilo tornò dall'ebreo, che lo condusse in una grotta fuori città. Durante il cammino, lungo il sentiero scosceso che li avrebbe condotti alla caverna, il negromante non fece altro che raccomandare a Teofilo di non aver paura dello spettacolo che avrebbe visto e, soprattutto, di non farsi mai per nessuna ragione il segno della croce. Giunti nell'antro buio, il negromante cominciò a incantare i demoni. Ed ecco che, dopo poco, giunse in processione una schiera di cavalieri neri coperti da spettrali mantelle lunghe fino ai piedi. Sembrava un corteo reale di nobili. Al centro stava il Principe delle Tenebre che, al termine della lugubre sfilata, si pose a sedere su un trono scavato nella roccia. Allora, il negromante prese per mano Teofilo e lo trascinò davanti a quel Tribunale
del Male. «Messere» disse con grande deferenza, «vi ho condotto quest'uomo il quale dice di aver ricevuto dal vescovo una grande ingiuria. Io ve lo raccomando e vi scongiuro di aiutarlo facendo ciò che vi chiederà». «E quale aiuto dovrei dare a questo sciagurato che serve Dio?» chiese alquanto contrariato Lucifero. «Questi cristiani sono dei veri sfrontati!» protestò sbuffando. «Adorano Dio, la Vergine e i Santi con tanti salamelecchi, ma poi quando hanno bisogno di qualcosa vengono da me! E quando hanno ottenuto dal sottoscritto quello che vogliono, si fanno beffe di me, e ritornano a Gesù Cristo, il quale sempre compiacente e misericordioso li perdona! E così io rimango scornato!».
Messer Lucifero continuò la sua prolusione spiegando che ora le cose erano cambiate. Era stanco di essere buggerato dai cristiani che gli chiedevano malefici! Ora pretendeva non solo che rinnegassero Dio, Gesù, la Vergine e i Santi inginocchiandosi per adorarlo, ma che firmassero di loro pugno un contratto scritto in cui confermavano di rinnegare la loro fede e si impegnavano solennemente a farsi servi di Belzebù. Il povero Teofilo, in preda a paura e confusione, si inginocchiò e baciò i piedi di Satana, poi con voce tremante rinnegò Dio, il Figlio e sua Madre la Vergine Maria, ed infine con mano incerta firmò un pezzo di carta in cui prometteva la propria anima al Diavolo. Infine, Lucifero disse: «Ora vattene! Domani provvederò a fare ciò che mi hai chiesto». Quel nero consesso di cortigiani del Maligno sparì dalla loro vista.
Il giorno seguente, per fattura del Diavolo, il vescovo ricevette Teofilo con grande pompa e gli restituì il vicariato con una solenne cerimonia in presenza del clero e di fronte a tutto il popolo. Ora accadde che, dopo qualche tempo, Teofilo ritornò in sé e si ritrovò in preda al rimorso. Sgomento e angoscia gli toglievano il sonno. Piangeva in solitudine, mormorando in cuor suo: “O misero me, che cosa ho fatto? O me sventurato, dove andrò, dove fuggirò? Come ho potuto rinnegare il buon Dio e sua Madre, la gloriosa Vergine Maria? Come ho ardito farmi schiavo del Diavolo e lasciargli anche una carta scritta di mio pugno? Guai a me! Cosa farò ora? Da chi andrò a chiedere aiuto e consiglio? E cosa risponderò al giudice nel Giorno del Giudizio?”. Alla fine Teofilo, con grande amarezza, nuovamente ispirato da Dio, disse a se stesso: “È vero, io mi sono macchiato di questo orrendo crimine contro Dio e contro la Vergine, ma nondimeno so che la beata Madre di Dio è anche madre misericordiosissima; Ella ama i suoi figli, anche se peccatori; mi recherò dunque nella sua chiesa, e starò là in ginocchio, e piangerò e pregherò fino a che non avrà compassione di me”.
Entrò in quella chiesa e lì vi stette per quaranta giorni e quaranta notti digiunando, piangendo e supplicando misericordia.
Dopo quaranta giorni, gli apparve la beata Vergine Maria, che gli rivolse queste parole: «Come osi chiedere misericordia, dopo aver rinnegato me e il mio Figliolo? L'ingiuria fatta a me posso anche sopportarla, ma il mio cuore di madre non può sopportare l'oltraggio fatto al mio amatissimo Figlio, che già patì per causa degli uomini insulti e infamie senza avere colpa. Ebbene, io perdono il peccato che hai commesso contro di me, poiché io amo come miei figli tutti i cristiani e in special modo coloro che ripongono speranza in me e nutrono per me una speciale devozione. Ma è troppo grave ciò che hai commesso contro mio Figlio. È necessario che tu, con profondissima contrizione di cuore, chieda a Lui il perdono che desideri».
Teofilo si inginocchiò e commosso disse: «O dolcissima Vergine Maria, io riconosco di avere molto peccato, so bene di non essere degno di misericordia, ma la fiducia e la speranza che mi danno l'ardire di implorare il perdono mi è data da santi che peccarono gravemente, ma che pentendosi trovarono misericordia, come san Pietro apostolo, il quale dopo aver rinnegato tre volte Nostro Signore, pianse amaramente e fu fondatore della Chiesa, e san Paolo che perseguitò i cristiani, ma che dopo il pentimento trovò grande favore presso Dio».
Allora, Maria chiese a Teofilo di pronunciare una solenne professione di fede: «Confessa dunque che Gesù è Figlio di Dio, vivo e vero, il quale verrà a giudicare i vivi e i morti, e io pregherò per te».
Teofilo si gettò con la faccia a terra, e con gemiti e sospiri proclamò: «Io credo, adoro e magnifico il tuo unico Figlio, e mio Signore, Cristo Gesù. Credo che è l'Unigenito Figlio di Dio in unità con il Padre e lo Spirito nella Santissima Trinità. Così credo e così confesso, e in questa confessione ti supplico, Madre dolcissima, di intercedere per me presso il tuo Figliolo, affinché perdoni il mio peccato». Maria, vedendo il profondo dolore e il pentimento di Teofilo, gli promise di pregare per lui; poi scomparve.
Teofilo, rincuorato da questa promessa, attese tre giorni e tre notti, nella gelida chiesa, senza mangiare e senza bere.
Dopo tre giorni, la Vergine apparve con un viso allegro e occhi lieti, e con voce benigna e mansueta gli annunciò: «O uomo, la tua penitenza basta; rallegrati perché Gesù, in virtù delle mie insistenti preghiere, ti ha perdonato, e ti ha accolto ancora nella sua Grazia, purché tu perseveri nel bene fino alla fine della vita».
Teofilo felice ringraziò la Madonna innalzando lodi al Signore, ma poi fu assalito da un nuovo timore e disse: «Santa Vergine, c'è un'altra cosa di cui ho paura. Quando nella mia scelleratezza rinnegai la fede, firmai una carta che potrebbe essere usata contro di me nel Giorno del Giudizio. Ti scongiuro, Madre clementissima, ordina a Lucifero di restituirmi quella carta, affinché io possa distruggerla». La Vergine sospirò, ma gli diede buona speranza, e ancora una volta sparì.
Teofilo riprese il digiuno e le preghiere con più fervore di prima. Maria chiamò i suoi angeli e ordinò: «Andate da Lucifero e portatelo da me, e ditegli di portare con sé il contratto firmato da Teofilo».
Gli angeli scesero all'Inferno e prelevarono il Diavolo, chiedendogli la carta di Teofilo. Quando si trovò di fronte alla Vergine, il Diavolo cominciò a scrollare la testa: «Fu Teofilo a venire da me!» protestò. «Non fui io a cercarlo. Non potete togliermi questa carta, poiché Teofilo la firmò di propria volontà e non fu costretto con la forza. Mi chiese un maleficio e io glielo concessi in cambio di questo patto!».
La Vergine, con tono solenne e sdegnato, disse a Lucifero: «Non sai forse tu che in qualunque ora il peccatore si penta, Iddio lo perdona e dimentica ogni ingiuria e ogni errore? Teofilo ha pianto amaramente il suo peccato, ed è quindi degno di ricevere la Grazia di Dio». Allora Lucifero, non potendo fare altro, restituì la carta alla Vergine Maria con urla e strepiti, furioso per essere stato imbrogliato ancora una volta.
Dopo tre giorni Maria apparve di nuovo in chiesa di fronte a Teofilo, che giaceva addormentato su una panca. Gli lasciò quel pezzo di carta sul petto e sparì. Quando Teofilo si destò, sentì nel cuore una letizia e una gratitudine mai provate prima.
Ringraziò la Vergine restando in orazione per tutta la notte. Il giorno seguente, Teofilo si recò in duomo dal vescovo e chiese che venisse radunato il clero e tutto il popolo. Davanti a tutti narrò la sua storia: di come aveva rinnegato il Signore, la Vergine e i Santi e avesse firmato un patto con il Diavolo e di come la Vergine avesse avuto pena di lui e lo avesse salvato.
La folla pianse e si commosse, cantando lodi e inni alla Vergine Maria. Teofilo partecipò alla Messa e si comunicò con reverenza. Poi regalò tutti i suoi averi ai poveri e si diede a una vita austera, vivendo di elemosina e di penitenza fino alla fine della vita.

Dal Libro del Cavaliere (XV secolo)

da: Leggende Cristiane, storie straordinarie di santi, martiri, eremiti e pellegrini a cura di Roberta Bellinzaghi, Edizioni Piemme, 2004, pagg, 98-100


Buona giornata a tutti. :-)





lunedì 2 aprile 2018

san Giovanni Paolo II, papa e la preghiera per i giovani e per Maria

Preghiamo,

OVergine Maria,
a te raccomandiamo la nostra gioventù,
in particolare i giovani  chiamati a seguire più da vicino il  Figlio tuo.

Tu conosci quante difficoltà essi devono affrontare, quante lotte, quanti ostacoli.

Aiutali a pronunciare anch'essi il loro "si"  alla chiamata divina,  come tu facesti all'invito dell'Angelo.

Attirali accanto al tuo cuore, perché possano comprendere con te la bellezza e la gioia che li attende, quando l'Onnipotente li chiama alla sua intimità, per costituirli testimoni del suo Amore e renderli capaci di allietare la Chiesa con la loro consacrazione.

O Vergine Maria, ottieni a tutti noi di poter gioire con te, nel vedere che l'amore portato dal Figlio tuo è accolto, custodito e riamato.

Ottieni che possiamo vedere anche ai nostri giorni le meraviglie della misteriosa azione dello Spirito Santo.

- san Giovanni Paolo II, papa -

Imploriamo san Giovanni Paolo II nell'anniverario della sua nascita in Cielo.


Benedetta sei tu, o Maria,
modello della nostra fede
ed immagine viva del nostro itinerario verso Cristo.
Benedetta sei tu, Vergine Maria,
modello di carità e di amore materno,
per tutti coloro che cercano consolazione.
Benedetta sei tu,
che hai generato per noi la sorgente della vita.
Benedetta perché hai associato ciascuno di noi 
alla sofferenza redentrice di Cristo Crocifisso,
e ci hai chiamati a servire chi soffre.
Benedetta sei tu,
perché ci precedi sulla via del Vangelo
e ci inviti a fare ciò che Egli ci dirà di compiere lungo le vie del mondo.
Benedetta sei tu,
perché ci insegni ad amare i poveri,
gli umili, i peccatori, come Dio li ama.
Benedetta sei tu, Madre del Signore,
e benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù Cristo nostro Signore.
Beata Colei che ha creduto!
Beato chi vive la Parola del Signore!
Si apra il nostro cuore al mistero dell'amore di Dio,
si converta la nostra vita alla ricchezza del suo perdono.
Avremo così la gioia, la luce, la vita,
poiché la misericordia divina si stende su quelli che lo temono.
Maria, Immacolata Madre di Dio e degli uomini,
ascolta la preghiera dei malati,
esaudisci le nostre invocazioni,
dona al mondo la pace;
donaci Gesù, nostra vera pace.
Amen.

- san Giovanni Paolo II, papa -


Buona giornata a tutti. :-)