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domenica 24 novembre 2013

In prigione per Cristo -Cardinale Van Tuan Francois Xavier -


Mi chiamo Francesco Nguyen Van Thuan e sono vietnamita, ma in Tanzania e in Nigeria i giovani mi chiamano Uncle Francis; così è più semplice chiamarmi zio Francesco, o meglio solo Francesco.
Fino al 23 aprile 1975 sono stato, per 8 anni, vescovo di Nhatrang, nel centro del Viet Nam, la prima diocesi che mi è stata affidata, dove mi sentivo felice, e verso la quale conservo sempre la mia predilezione. Il 23 aprile 1975 Paolo VI mi ha promosso arcivescovo coadiutore di Saigon. Quando i comunisti sono arrivati a Saigon, mi hanno detto che questa nomina era frutto di un complotto tra il Vaticano e gli imperialisti, per organizzare la lotta contro il regime comunista. Tre mesi dopo, sono stato chiamato al Palazzo presidenziale per esservi arrestato: era il giorno dell' Assunzione della Beata Vergine, 15 agosto 1975.
Quella notte, su una strada lunga 450 km che porta al luogo della mia residenza obbligatoria, tanti pensieri confusi vengono alla mia mente: tristezza, abbandono, stanchezza, dopo 3 mesi di tensioni. .. 
Ma nella mia mente sorge chiara una parola che disperde tutto il buio, la parola che monsignor John Walsh, vescovo missionario in Cina, pronunciò quando fu liberato dopo 12 anni di prigionia: «Ho passato la metà della mia vita ad aspettare ». E verissimo: tutti i prigionieri, incluso io stesso, aspettano ogni minuto la liberazione. Ma poi ho deciso: «Io non aspetterò. Vivo il momento presente, colmandolo di amore».
Non è una ispirazione improvvisa, ma una convinzione che ho maturato in tutta la vita. Se io passo il mio tempo ad aspettare, forse le cose che aspetto non arriveranno mai. La sola cosa che sicuramente arriverà è la morte.

Nel villaggio di Cày Vong, dove sono stato assegnato con residenza obbligatoria, sotto la sorveglianza aperta e nascosta della polizia « confusa» tra il popolo, giorno e notte mi sentivo ossessionato dal pensiero: Popolo mio! Popolo mio che amo tanto: gregge senza pastore! Come posso entrare in contatto con il mio popolo, proprio nel momento in cui hanno più bisogno del loro pastore? Le librerie cattoliche sono state confiscate, chiuse le scuole; le suore, i religiosi insegnanti vanno a lavorare nei campi di riso. La separazione è uno shock che distrugge il mio cuore.
«Io non aspetterò. Vivo il momento presente, colmandolo di amore; ma come?».

Una notte, viene una luce: «Francesco, è molto semplice, fai come san Paolo quando era in prigione: scriveva lettere a varie comunità ». La mattina seguente, nell'ottobre 1975, ho fatto segno a un ragazzo di 7 anni, Quang, che ritornava dalla Messa alle 5, ancora nel buio: «Di' a tua mamma di comprare per me vecchi blocchi di calendari ». Nella tarda sera, di nuovo al buio, Quang mi ha portato i calendari, e tutte le notti di ottobre e di novembre del 1975 ho scritto al mio popolo il mio messaggio dalla cattività. Ogni mattina, il ragazzo veniva a raccogliere i fogli per portarli a casa e far ricopiare il messaggio dai suoi fratelli e dalle sue sorelle. Ecco come è stato scritto il libro Il cammino della speranza, pubblicato in 8 lingue: vietnamita, inglese, francese, italiano, tedesco, spagnolo, coreano, cinese.
La grazia di Dio mi ha dato l'energia per lavorare e per continuare, anche nei momenti più disperati. Ho scritto il libro di notte, in un mese e mezzo, perché avevo paura di non poterlo terminare: temevo di essere trasferito in un altro luogo. Quando sono arrivato al numero 1001 ho deciso di fermarmi: sono come le «mille e una notte »...

Nel 1980, in residenza obbligatoria a Giangxa, nel Viet Nam del Nord, ho scritto, sempre di notte e in segreto, il mio secondo libro, Il cammino della speranza alla luce della Parola di Dio e del Concilio Vaticano II, poi il mio terzo libro, I pellegrini del cammino della speranza:
« Io non aspetterò. Vivo il momento presente, colmandolo di amore ».
Gli apostoli avrebbero voluto scegliere la via facile: « Signore, lascia andare la folla, così che possa procurarsi il cibo... ». Ma Gesù vuole agire nel momento presente: «Date loro da mangiare voi stessi» (Lc 9,13). Sulla croce, quando il ladrone gli ha detto: «Gesù, ricordati di me, quando verrai nel tuo regno », egli ha risposto: «Oggi sarai con me in paradiso» (Lc 23,42-43). Nella parola« oggi» sentiamo tutto il perdono, tutto l'amore di Gesù.
Padre Massimiliano Kolbe viveva questo radicalismo quando ripeteva ai suoi novizi: « Tutto, assolutamente, senza condizione ». Ho sentito Dom Helder Camara dire: «La vita è imparare ad amare ». Una volta, Madre Teresa di Calcutta mi ha scritto: «L'importante non è il numero di azioni che facciamo, ma l'intensità di amore che mettiamo in ogni azione ».
Come attingere questa intensità di amore nel momento presente? Penso che devo vivere ogni giorno, ogni minuto come l'ultimo della mia vita. Lasciare tutto ciò che è accessorio, concentrarmi soltanto sull'essenziale. Ciascuna parola, ciascun gesto, ciascuna telefonata, ciascuna decisione è la cosa più bella della mia vita, riservo a tutti il mio amore, il mio sorriso; ho paura di perdere un secondo, vivendo senza senso...
Ho scritto nel libro Il cammino della speranza: «Per te, il momento più bello è il momento presente (cfr. Mt 6,34; Gc 4,13-15). Vivilo appieno nell' amore di Dio. La tua vita sarà meravigliosamente bella se sarà come un cristallo formato da milioni di tali momenti. Vedi come è facile?» (CS, n. 997).
Carissimi giovani, nel momento presente Gesù ha bisogno di voi. Giovanni Paolo II vi chiama, insistente, ad affrontare le sfide del mondo di oggi: « Viviamo in un' epoca di grandi trasformazioni, nella quale tramontano rapidamente ideologie che sembravano dover resistere a lungo all'usura del tempo e nel pianeta si vanno ridisegnando confini e frontiere. L'umanità si ritrova spesso incerta, confusa e preoccupata (Mt 9,36), ma la parola di Dio non tramonta; percorre la storia e, nel mutare degli eventi, resta stabile e luminosa (Mt 24,35). La fede della Chiesa è fondata su Gesù Cristo, unico salvatore del mondo: ieri, oggi e sempre (Eb 13,8)» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 2).


(cardinale Van Tuan Francois Xavier)


Secondo il Progetto della prestigiosa Università di Cambridge: “Investigare l'Ateismo”, “gli atei hanno fatto appello alla scienza in difesa della loro ateismo fin dalla circolazione a partire dalla metà del XVII secolo di manoscritti dichiaratamente atei. Tuttavia, come l'esperto tedesco sull'ateismo Winfried Schroeder ha dimostrato che il rapporto tra l'inizio del moderno ateismo e la scienza, tendeva a mettere in difficoltà , piuttosto che rafforzare, le tesi del neonato ateismo " (Università di Cambridge)

Sotto l' ateismo di stato militante abbracciato dall'Unione Sovietica, i comunisti atei erano irrevocabilmente in opposizione al Big Bang come origine dell'universo, poiché contraddiceva la loro visione del mondo materialista. Gli atei cosmologi occidentali come Fred Hoyle, inoltre, non hanno accettato il Big Bang, ma invece hanno preferito un modello che non ha avuto una sola epoca della creazione e che quindi eliminerebbe la necessità di un Creatore .

Un altro esempio è la genetica mendeliana, che delinea la trasmissione dei caratteri ereditari da organismi genitori alla loro prole, e cio' trova conferma a livello molecolare nella decifrazione del codice genetico. Alla fine del 1940 , Stalin abolì la genetica mendeliana in tutta l'Unione Sovietica , approfittando del fatto che il suo fondatore, Gregor Johann Mendel, era un prete cristiano cattolico, con il risultato di screditare la scienza. 

D' altra parte, vale la pena ricordare la succinta “formulazione” di C.S. Lewis ' presa da [Alfred North] Whitehead,: “Gli uomini divennero scientifici perché si aspettavano di trovare leggi in natura e che si aspettavano di trovare leggi in natura perché credevano in un datore di tali leggi".


"Ogni Paese, non solo il mio, 
ha bisogno di pace.
La pace nasce dal cuore
e per raggiungerla 
bisogna sradicare la fonte dell'odio 
che è la paura"

Aung San Suu Kyi,
premio Nobel per la pace 
in udienza dal Papa 29 ottobre 2013


"La fede dei semplici è la vera saggezza 
Questa saggezza vera della fede semplice, 
che non si lascia divorare dalle acque, 
è la forza della Chiesa"

Don Giacomo Tantardini
citando BenedettoXVI ad un convegno organizzato da FidesVita 
nell’ottobre del 2010 a San Benedetto del Tronto.
pubblicato da: "Piccole note"



Non siamo totalmente soli davanti alle decisioni fondamentali dell'esistenza. C'è, infatti, la grazia di un Dio che non abbandona la sua creatura, pur esigendo da lei un'adesione libera e non costretta. 

- Cardinale Gianfranco Ravasi -



Buona giornata a tutti :-)

giovedì 29 agosto 2013

In prigione, per Cristo - card. François Xavier Nguyen van Thuan -

Gesù,
ieri pomeriggio, festa di Maria Assunta,
sono stato arrestato.
Trasportato durante la notte da Saigon fino a Nhatrang
quattrocentocinquanta chilometri di distanza
in mezzo a due poliziotti,
ho cominciato l'esperienza di una vita di carcerato.
Tanti sentimenti confusi nella mia testa: tristezza, paura, tensione,
il mio cuore lacerato
per essere allontanato dal mio popolo.
Umiliato, ricordo le parole della Sacra Scrittura:
«E stato annoverato tra i malfattori
- et cum iniquis deputatus est» (Lc 22,37).

Ho attraversato in macchina le mie tre diocesi, Saigon, Phanthiet, Nhatrang:
con tanto amore verso i miei fedeli,
ma nessuno di loro sa che il loro Pastore sta passando,
la prima tappa della sua Via crucis.
Ma in questo mare di estrema amarezza,
mi sento più che mai libero. Non ho niente con me,
neanche un soldo, eccetto il mio rosario
e la compagnia di Gesù e Maria.
Sulla strada della prigionia ho pregato:
«Tu sei il mio Dio e il mio tutto ».

Gesù,
ormai posso dire come san Paolo:
«Io Francesco, a causa di Cristo, ora sono in prigione
- ego Franciscus, vinctus Jesu Christi pro vobis» (Ef 3,1).
Nel buio della notte
in mezzo a questo oceano di ansietà, d'incubo,
piano piano mi risveglio:

«Devo affrontare la realtà ».
«Sono in prigione,
se aspetto il momento opportuno
per fare qualcosa di veramente grande,
quante volte nella vita mi si presenteranno
simili occasioni?
No, afferro le occasioni che si presentano ogni giorno,
per compiere azioni ordinarie in un modo straordinario ».

Gesù,
io non aspetterò, vivo il momento presente, colmandolo di amore.
La linea retta è fatta di milioni di piccoli punti uniti uno all'altro.
Anche la mia vita è fatta di milioni di secondi e di minuti uniti uno all'altro.
Dispongo perfettamente ogni singolo punto
e la linea sarà retta.
Vivo con perfezione ogni minuto
e la vita sarà santa.
Il cammino della speranza è lastricato di piccoli passi di speranza.
La vita di speranza è fatta di brevi minuti di speranza.
Come tu, Gesù, che hai fatto sempre ciò che piace al Padre tuo.
Ogni minuto voglio dirti:
Gesù, ti amo,
la mia vita è sempre una «nuova ed eterna alleanza» con te.
Ogni minuto voglio cantare con tutta la Chiesa:
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo...


Residenza obbligatoria
a Cây-Vông (Nhatrang, Centro Viet Nam),
16 agosto 1975,
all'indomani dell'Assunzione di Maria


(card. François Xavier Nguyen van Thuan)



Preghiera per la canonizzazione del Servo di dio Card. Van Thuan





"Non lasciarti scoraggiare dai fallimenti. Se hai cercato di fare la volontà di Dio, ogni fallimento può essere un successo ai suoi occhi, perchè questo è il modo che Dio ha scelto. 
Guarda all'esempio di Gesù sulla Croce."

- Servo di Dio Card. Van Thuan -



Foto dell'Esequie del Card. Van Thuan, in data 16 Settembre 2002



"Saremo giudicati da Dio sulla carità, su come lo avremo amato nei nostri fratelli, specialmente i più deboli e bisognosi. Certo, dobbiamo sempre tenere ben presente che noi siamo giustificati, siamo salvati per grazia, per un atto di amore gratuito di Dio che sempre ci precede; da soli non possiamo fare nulla.
La fede è anzitutto un dono che noi abbiamo ricevuto.
Ma per portare frutti, la grazia di Dio richiede sempre la nostra apertura a Lui, la nostra risposta libera e concreta.
Cristo viene a portarci la misericordia di Dio che salva. A noi è chiesto di affidarci a Lui, di corrispondere al dono del suo amore con una vita buona, fatta di azioni animate dalla fede e dall’amore”.

Papa Francesco


mercoledì 24 luglio 2013

Quando satana insinua la mente dei giovani... – San Giovanni Bosco


Il primo inganno che il demonio suole usare per ingannare le anime dei giovani è lo Scoraggiamento.
«Come è possibile - insinua il maligno - che tu possa per cinquanta, sessant'anni o più vivere nella virtù e lontano dai piaceri?».
Quando il demonio ti suggerisce questo, tu rispondigli così: «Chi mi assicura che io giungerò fino a quell'età? La mia vita è nelle mani di Dio e può anche darsi che oggi sia l'ultimo giorno della mia vita. Quanti ragazzi della mia età ieri erano allegri e pieni di salute ed oggi sono già nella tomba! E non potrebbe accadere altrettanto anche a me? E se anche dovessi faticare alcuni anni per il Signore, non ne sarò ricompensato in modo sovrabbondante da una eternità di gloria e di gioia in Paradiso?».
Il secondo inganno del demonio è di farti credere che la vita santa ti farà cadere nella tristezza.
«Tu sei giovane - insinua il demonio - e se ti metti a pensare all'eternità e all'Inferno diventerai melanconico e potresti anche impazzire».
A queste insinuazioni tu risponderai così: «È vero che il pensiero di un'eternità infelice e di un supplizio che non finirà è un pensiero tetro e spaventoso, ma se può farmi impazzire al solo pensarvi, che cosa sarà mai l'andarvi? È meglio pensarci adesso e non caderci in avvenire, che allontanarne ora il pensiero e poi cadervi per l'eternità!».
D'altra parte, o caro giovane, se il pensiero dell'Inferno ci riempie di terrore, il pensiero del Paradiso ci riempie di gioia.
I santi infatti, pur pensando all'eternità delle pene non erano tristi, ma allegri, perché avevano fiducia di evitarle vivendo sempre in pace con Dio.
Fatti dunque coraggio!

Prova a servire il Signore e vedrai quanto è dolce e soave amarLo con tutto il cuore.


(San Giovanni Bosco)


La contemplazione impregna l’azione, mentre l’azione nasce dalla contemplazione

È con la Vergine Maria che apprezzerai meglio il valore d’una vita sovrannaturale e d’una profonda spiritualità. Nella sua vita, nessun gesto, né pensiero, minimo che sia, che non sia ispirato da Gesù. Nessun minuto è stato da lei vissuto lontano da lui. L’esistenza della Vergine è fatta tutta di interiorità. In lei, non esiste separazione tra azione e contemplazione, poiché la contemplazione impregna l’azione, mentre l’azione nasce dalla contemplazione.

Il rosario è una catena di preghiere che ti unirà a lei. È anche il film che ti ricorderà tutte le tappe del cammino della speranza che ha percorso: la sua tenerezza a Betlemme, il suo tormento durante le fuga in Egitto, il silenzio e la fatica della bottega a Nazareth, il suo fervore al tempio, la sua emozione dinanzi alla predicazione di suo figlio, di san Giovanni; in breve, la storia di due vie che sono una, poiché il Signore ha vissuto in lei, e lei in lui. Non trascurare il rosario che tua madre, Maria, ti ha affidato, raccomandandoti di vivere come lei, con lei, attraverso lei e in lei.

- François-Xavier  NguYen Van Thuan -


"Un Sacerdote che non è santo non solo è inutile ma riesce dannoso alla Chiesa".

- San Pio X - 



Il peccato originale è la deturpazione di tutte le bellezze create, e l'ignoranza ne è il fiore. Ed è soprattutto la negazione della speranza; rifiutando la consolazione e la fortezza che può generare, essa forma un problema insoluto per il cuore umano, fino a disturbare la fede, suo inizio di rimedio. 

- Padre G.M. Luisetto -


"Se vuoi cominciare a servire Gesù e Maria recitando il Rosario tutti i giorni, preparati alla tentazione: «Accedens ad servitutem Dei, praepara animam tuam ad tentationem» (Sir 2,1). 
Gli eretici, i libertini, gli onest'uomini del mondo, i mezzi devoti e i falsi profeti, d'accordo con la tua natura corrotta e tutto l'inferno, ti muoveranno terribili lotte per farti abbandonare questa pratica."

(S. Luigi M. Grignion de Montfort)





















La preghiera ufficiale della GMG Rio 2013

Padre, hai inviato il Tuo Figlio Eterno per salvare il mondo e hai scelto uomini e donne affinché, per Lui, con Lui e in Lui, proclamassero la Buona Novella a tutti i popoli.
 
Concedi le grazie necessarie perché risplenda sul volto di tutti i giovani la gioia di essere, mediante la forza dello Spirito, gli evangelizzatori di cui la Chiesa ha bisogno nel Terzo Millennio.

Cristo, Redentore dell’umanità, la Tua immagine con le braccia
 aperte sulla cima del Corcovado accoglie tutte le persone. Nella Tua offerta pasquale, ci hai condotto mediante lo Spirito Santo all’incontro filiale con il Padre. I giovani, che si nutrono dell’Eucaristia, Ti ascoltano nella Parola e Ti incontrano nel fratello, hanno bisogno della Tua infinita misericordia per percorrere le strade del mondo come discepoli-missionari della nuova evangelizzazione.

Spirito Santo, Amore del Padre e del Figlio, con lo splendore della Tua Verità e con il fuoco del Tuo Amore, effondi la Tua Luce su tutti i giovani affinché, spinti dalla Giornata Mondiale della Gioventù, portino nei quattro angoli della terra la fede, la speranza e la carità, diventando grandi costruttori della cultura della vita e della pace e protagonisti di un mondo nuovo.

Amen!

giovedì 28 marzo 2013

10 "A" da ricordare nella vita - card. François Xavier Nguyen van Thuan -

Carissimi fratelli nel sacerdozio. Con questa omelia, concludiamo i nostri esercizi spirituali: giorni di preghiera, di silenzio, di intimità con il Signore che ci ha chiamati.

Prima di uscire e tornare alle nostre occupazioni, vorrei lasciarvi le dieci "A" da ricordare nella vita, perché è adesso che veramente cominciano gli esercizi: dopo i giorni di pace vissuti insieme, seguono tempi duri, pieni di impegni ed attività.
Molte volte pensiamo di dover agire e lavorare, ed è vero. Non è meno vero che dobbiamo prima pregare ed ascoltare.

Per questa ragione, le dieci "A" da ricordare nella vita sono divise in due parti: le prime cinque riguardano il fuoco interiore; le altre cinque l'impegno esteriore.

Cominciamo con il fuoco interiore, perché è la causa del fuoco esteriore:

Il fuoco interiore

1. Adorare: dopo questi esercizi, tutti noi possiamo dire: "Ho incontrato Gesù!" Abbiamo contemplato il volto di Cristo, che è Amore. L'abbiamo visto nei suoi quattordici difetti. Sappiamo che la gente cerca il volto di Dio. Siamo noi a farglielo vedere.

2. Amare: la seconda "A" da ricordare, è quella di "Amare": dopo che abbiamo incontrato Gesù, diciamo pieni di gioia: "Vidimus Iesum!". L'amore di Cristo ci scuote, così come è stato per san Paolo: "Caritas Christi urget nos!". È il fuoco dell'amore di Cristo che brucia i cuori degli apostoli. Lasciamoci bruciare! È fuoco d'amore!

3. Ascoltare: noi, sacerdoti, dobbiamo prima di tutto ascoltare Dio. Non possiamo parlarne se prima non lo ascoltiamo attentamente, come fece Maria a Betania. Gli uomini vogliono vedere Gesù tramite noi. In secondo luogo, ricordiamoci di poter ascoltare Dio nella nostra coscienza. Noi formatori di coscienze, quanto bisogno abbiamo di essere fedeli alla nostra propria coscienza. Finalmente, questa "A" vuole ricordarci il bisogno di ascoltare gli altri, come fa un padre con suo figlio, come fa un dottore con un ammalato, come faceva Cristo con tutti.

4. Abbandonarsi: parlando ancora del fuoco interiore, è importante "abbandonarsi", cioè, lasciarci amare da Dio. Egli ci ama non per i nostri meriti, né per le nostre azioni o qualità. Ci ama perché ci ha voluto adottare come figli suoi. Lasciamoci dunque amare da Dio!

5. Accettare: quest'ultima "A" del fuoco interiore ci insegna ad accettare sempre il momento presente, cioè, il pane quotidiano che Dio nella sua provvidenza ci dà ogni giorno: le nostre occupazioni, le nostre difficoltà, i nostri successi e fallimenti, noi stessi con la nostra propria croce. Accettiamola con amore e gioia. Viene da Dio.

L'impegno esteriore

L'uomo dal cuore ricolmo di Dio è l'apostolo che mostra a tutti il volto del Padre. Queste cinque "A" si riferiscono all'impegno esteriore e non possono esistere se non c'è prima il fuoco interiore.

6. Agire: questa sesta "A" ci ricorda che Gesù, non soltanto chiamò i suoi perché fossero con lui, ma pure perché andassero a predicare il suo vangelo: ite, baptizate, docete, sanate. È lui che ci invia. Come san Paolo, sopportiamo tutto a causa del Vangelo: omnia propter Evangelium.

7. Animare: mossi dallo Spirito Santo, portiamo Gesù a tutti gli uomini. Ogni nostro atto, dal più piccolo al più importante, è un'opportunità di portare Gesù. Nelle processioni del Corpus Christi, gli ostensori hanno dentro l'ostia, che è Gesù. Anche noi siamo un ostensorio. C'è o non c'è dentro di noi l'ostia? A cosa servirebbe una processione il cui ostensorio non abbia dentro Gesù?

8. Appassionarsi: l'ottava "A" ci ricorda che noi sacerdoti non siamo gente vuota, ma veramente appassionata. La nostra passione è contenuta nel Padre nostro, la gloria di Dio e la salvezza delle anime: Dio e gli uomini. Ecco la nostra passione. Innanzitutto Dio, e per questo preghiamo ogni giorno: sia santificato il tuo nome! Venga il tuo Regno! Sia fatta la tua volontà!
E poi, gli uomini, nostri fratelli: dacci oggi il nostro pane quotidiano! Rimetti i nostri debiti! non ci indurre in tentazione!...

9. Avventurarsi: il messaggio del vangelo esige radicalità. Cristo è un avventuriero e noi, suoi seguaci, dobbiamo pure avventurarci assolutamente, subito, senza condizioni. Toto corde, tota anima, usque ad effusionem sanguinis! Un chiaro esempio ne è Padre Kolbe, avventuriero di Cristo.

10. Allietarsi: l'ultima delle "A" non è meno importante delle altre. Dopo questi esercizi siamo tutti lieti e contenti. Allietiamoci nella grande gioia della speranza! Noi, che viviamo pienamente donati alle anime, ricordiamo la promessa di Cristo: "Chi darà un bicchiere d'acqua ad uno di questi, non rimarrà senza ricompensa".

Così, io posso ridere ogni giorno, malgrado le croci e le difficoltà. E se il tuo cuore ha ancora dei dubbi, non ti preoccupare! L'amore di Dio, è ancora più grande del tuo cuore.

Maria, stella dell'evangelizzazione.

(card. François Xavier Nguyen van Thuan)

Fonte: "Scoprite la gioia della speranza" card. François Xavier Nguyen van Thuan


Il card. Van Thuan dopo tredici oscuri e terribili anni trascorsi prigioniero dei comunisti in Vietnam fu invitato da Papa Giovanni Paolo II a predicare gli esercizi spirituali al Santo Padre e alla Curia Romana, nell'anno del Grande Giubileo del 2000
Proprio per far vedere al mondo che Dio l'aveva scelto soltanto per sé, gli ultimi anni del suo servizio alla Chiesa furono pieni di sofferenza, continua ma silenziosa, provocata da un tumore che lo condusse alla pace del Signore, il 16 settembre 2002.





Nel febbraio 2005, Papa Francesco, allora cardinale, scelse di celebrare la Messa per Giovedi Santo in un ospedale di maternità a Buenos Aires, dove lavò i piedi di 12 donne incinte. 
Prima di lavare loro i piedi, disse loro: 
"Alcune di voi portano i propri bambini in braccio. Altre di voi li stanno portando nel grembo. 
Tutte voi siete donne che hanno scelto la vita. 
Io, come sacerdote, ho intenzione di ripetere l'atto di Gesù, e di compiere un atto concreto di servizio per le donne che hanno detto sì alla vita. 
Nel lavare i piedi, sto lavando quelli di tutte le madri, e di mia madre, che mi ha sentito nel suo grembo."
 
- Papa Francesco -




Sì, cari fratelli e sorelle in Cristo, sentiamoci tutti intimamente uniti alla preghiera del nostro Salvatore nell’Ultima Cena, alla sua invocazione: ut unum sint. 
Chiediamo al Padre misericordioso di vivere in pienezza quella fede che abbiamo ricevuto in dono nel giorno del nostro Battesimo, e di poterne dare testimonianza libera, gioiosa e coraggiosa. 
Sarà questo il nostro migliore servizio alla causa dell’unità tra i cristiani, un servizio di speranza per un mondo ancora segnato da divisioni, da contrasti e da rivalità. 
Più saremo fedeli alla sua volontà, nei pensieri, nelle parole e nelle opere, e più cammineremo realmente e sostanzialmente verso l’unità.

Papa Francesco 20 Marzo 2013



"Invece di essere solo una Chiesa che accoglie e che riceve, cerchiamo di essere una Chiesa che esce da se stessa e va verso gli uomini e le donne che non la frequentano, che non la conoscono, che se ne sono andati, che sono indifferenti.

- papa Francesco -




“E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato San Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.
 
Papa Francesco




“La felicità che cercate,
la felicità che avete diritto di gustare
ha un nome,
un Volto:
quello di
Gesù di Nazareth,
nascosto nell’Eucaristia”!»

Papa Benedetto XVI
Giornata Mondiale della Gioventù, Colonia

Buona giornata a tutti :-)





lunedì 17 settembre 2012

François Xavier Nguyên Van Thuân Cardinale - Biografia


François Xavier Nguyên Van Thuân (Huê, Viêt Nam 17 aprile 1928 - Roma lunedì 16 settembre 2002). Cardinale vietnamita, presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace.
Aveva 74 anni. La storia della sua vita ha la freschezza degli antichi atti dei martiri. Eppure è modernissima. Anticipatrice.  Nel 1975, Nguyên Van Thuân era da pochi giorni arcivescovo coadiutore di Saigon,  quando la città cadde in potere dei comunisti del nord. Subito fu messo in prigione. Visse in prigione per tredici anni, senza giudizio né sentenza. Da Saigon fu prima trasferito in catene a Nha Trang. Quindi al campo di rieducazione di Vinh-Quang, sulle montagne. Passò momenti durissimi, come il viaggio su una nave con 1500 prigionieri affamati e disperati. Poi il lungo isolamento, durato nove anni. C'erano due guardie solo per lui. In carcere non poté portare con sé la Bibbia. Allora raccolse tutti i pezzetti di carta che trovava e compose un minuscolo libro sul quale trascrisse più di 300 frasi del Vangelo che ricordava a memoria. Celebrava messa ogni giorno con il palmo della mano a far da calice, con tre gocce di vino e una goccia d'acqua. Il vino se l´era procurato così. Appena arrestato gli avevano permesso di scrivere una lettera per chiedere ai parenti le cose più necessarie. Domandò allora un po' di medicina per digerire. I famigliari compresero il significato vero della richiesta e gli mandarono una bottiglietta con il vino della messa e con l'etichetta: «medicina contro il mal di stomaco». Le briciole di pane consacrato le conservava in pacchetti di sigarette. Era in isolamento ad Hanoi quando una ufficiale della polizia gli portò un piccolo pesce che lui avrebbe dovuto cucinare. Il pesce era avvolto in due pagine dell'"Osservatore Romano", che la polizia usava requisire quando arrivava per posta. Senza farsi notare egli lavò bene quei due fogli e li fece asciugare al sole, conservandoli quasi come una reliquia. Nell'isolamento della prigione, quelle due pagine erano per lui un segno di unione con Roma e la cattedra di Pietro. Durante l'isolamento era solito dire la messa intorno alle 3 del pomeriggio, l'ora di Gesù sulla croce. Tutto da solo, cantava la messa in latino, in francese e in vietnamita. Cantava anche gli inni come il Te Deum, il Pange Lingua, il Veni Creator Spiritus. La sua bontà, il suo amore anche per i nemici, colpiva non poco le guardie. Sulle montagne di Vinh Phù, nella prigione di Vinh Quang, chiese una volta a una guardia il permesso di tagliare un pezzetto di legno a forma di croce. E quello lo accontentò. In un'altra prigione chiese alla guardia un pezzo di filo elettrico. Temendo che volesse suicidarsi, l'agente si spaventò. Ma Nguyen Van Thuân gli spiegò che voleva fare semplicemente una catenella per portare la sua croce. Dopo tre giorni la guardia ricomparve con un paio di pinze e insieme composero una catenella. Da quella croce e da quella catena Nguyen Van Thuân non si separò più. Le portò sempre al collo, anche dopo la sua liberazione, avvenuta il 21 novembre 1988. E anche dopo il suo esilio forzato a Roma, nel 1991, e la sua nomina a cardinale, da parte del Santo Padre Giovanni Paolo II il 21 febbraio 2001, Diacono di Santa Maria della Scala.
E sempre con quella povera croce sul petto morì lunedì 16 settembre a Roma.