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venerdì 26 gennaio 2018

"...come noi li rimettiamo ai nostri debitori - Corrie ten Boom

“Il mondo è insanabilmente malato e sul punto di morire. 
Il Medico per eccellenza ha già firmato il certificato di morte, ma ancora c’è molto da fare per i cristiani. 
Il loro compito è di essere fiumi d’acqua viva, canali di benedizione per coloro che sono ancora nel mondo e possono esserlo, perché sono dei Vincitori.
I cristiani sono ambasciatori per Cristo, dei rappresentanti dei cieli per questa generazione morente ed è a causa della loro presenza qui sulla terra che le cose cambieranno.
Mia sorella Betsy ed io eravamo nel campo di concentramento nazista a Ravensbruck, perché avevamo commesso il crimine di amare gli ebrei. Settecento di noi, provenienti da Olanda, Francia, Russia, Polonia e Belgio furono ammassati in una stanza che ne poteva contenere duecento: per quanto ne sapevo, Betsy e io eravamo le uniche due rappresentanti dei cieli lì dentro.
Probabilmente eravamo le sole rappresentanti di Dio in quel luogo d’odio, ma le cose, a causa della nostra presenza lì, cambiarono. 
Gesù disse: “Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo”. Anche noi, dobbiamo essere Vincitori, portando la luce di Gesù in un mondo pieno di tenebre e odio.
Talvolta prendo un grande spavento mentre leggo la Bibbia e, osservando questo mondo, vedo la tribolazione e le persecuzioni promesse dalla Bibbia avverarsi. 
Ora ti dico, però, se anche tu hai paura, che ho appena letto le ultime pagine e quindi posso gridare “Alleluia! Alleluia!” perché sono giunta a leggere queste parole di Gesù:
“ Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio”.
Questo è il futuro e la speranza di questo mondo: non che esso sopravviva, ma che noi siamo vincitori circondati da un mondo che sta morendo.
Betsy e io pregammo nel campo di concentramento che Dio la guarisse (Betsy), la quale era così debole e malata.
“ Sì, il Signore mi guarirà”, Betsy disse con sicurezza. 
Morì il giorno dopo ed io non riuscivo a capire perché. Misero il suo gracile corpo sul pavimento, accanto a tutti gli altri cadaveri delle donne morte in quel giorno.
Fu difficile per me capire e credere che Dio avesse un proposito in tutto questo, tuttavia, a motivo della morte di Betsy, oggi giro il globo parlando alle persone di Gesù.
Ci sono alcuni tra noi che insegnano che non vi sarà alcuna tribolazione e che i cristiani la scamperanno; costoro sono i falsi maestri da cui Gesù ci aveva messo in guardia e che aveva detto si sarebbero manifestati negli ultimi tempi, la gran parte di essi, però, sa ben poco di quello che sta accadendo nel mondo.
Io ho visitato paesi in cui i santi stanno già soffrendo delle persecuzioni terribili. 
In Cina, è stato detto ai cristiani: “Non vi preoccupate, sarete rapiti prima che giunga la tribolazione”. 
Poi è giunta una persecuzione terribile, milioni di cristiani sono stati torturati e uccisi. 
In seguito, ho sentito i predicatori cinesi dire, sconsolati, “Abbiamo fallito. Avremmo dovuto rafforzare la Chiesa per la persecuzione, invece che dire che Gesù sarebbe tornato a rapirli. Bisogna dire alle persone come essere forti in tempo di persecuzione, come restare in piedi quando giunge la tribolazione: stare in piedi, non cadere.”
Sento di avere il mandato divino di dire alle persone di questo mondo che è possibile essere forti nel Signore Gesù Cristo. 
Noi ci stiamo preparando per la tribolazione, ma più del sessanta percento del Corpo di Cristo nel mondo è già entrato nella tribolazione e non potremo evitarla.
I prossimi siamo noi.
Poiché ho già sperimentato la prigione per Cristo, e avendo incontrato i pastori cinesi, ogni volta che leggo un passo biblico penso: “Potrei usarlo in tempo di tribolazione”. 
Poi lo metto per iscritto e lo imparo a memoria.
Quando ero nel campo di concentramento, un luogo da cui è uscito vivo solo il venti percento delle donne detenute, cercavamo di tirarci su a vicenda dicendo: “Niente sarà peggiore di oggi”. 
Poi ci rendevamo conto, però, che il giorno successivo poteva essere peggiore. In quel periodo, c’era un versetto biblico, che avevo imparato a memoria, e che mi dava grande speranza e gioia.
“Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi”; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato. (1 Pietro 3:14)
Allora mi sono ritrovata a asclamare: “Alleluia!
A motivo della mia sofferenza, Gesù è glorificato!”
In America le chiese cantano “Fa che la congregazione scampi la tribolazione”, ma la tribolazione in Cina e Africa è già arrivata: solo in quest’ultimo anno, più di duecento mila cristiani sono stati uccisi in Africa. Ora cose come queste non finiscono mai nei giornali, perché causano problemi nei rapporti diplomatici. Ma ora lo so, ci sono passata e bisogna pensare a queste cose, quando ci mettiamo a tavola, nelle nostre belle case e con i nostri bei vestiti, per mangiare le nostre bistecche. 
Moltissimi membri del Corpo di Cristo sono torturati a morte proprio in questo momento, tuttavia noi viviamo pensando di dover scampare alla tribolazione.
Parecchi anni fa sono stata in Africa, in un paese in cui il nuovo governo era appena andato al potere. 
Durante la mia prima notte lì, era stato ordinato ad alcuni cristiani del posto di presentarsi alla stazione di polizia per farsi registrare, ma quando arrivarono, furono messi sotto arresto e, in quella stessa notte, giustiziati. 
Il giorno seguente, la stessa cosa accadde con altri cristiani e così, il terzo giorno. 
Tutti i cristiani nel distretto furono assassinati sistematicamente.
Il quarto giorno dovevo tenere un discorso in una piccola chiesa; i credenti arrivarono, erano spaventati e in piena agitazione. 
Durante tutto il culto si guardavano l’un l’altro e i loro occhi sembravano chiedere: “Sarà il mio vicino il prossimo a essere ammazzato? Sarò io il prossimo?”
Nella stanza faceva un caldo soffocante ed era piena d’insetti che penetravano dalle finestre senza zanzariera e vorticavano attorno alle lampadine scoperte, collocate sopra panche di legno disadorne. Raccontai loro una storia della mia infanzia.
“Quando ero una bambina,” dissi, “andai da mio padre e gli dissi: ‘Papà, io ho paura che non sarò mai forte abbastanza da essere un martire per Gesù Cristo’.
“Dimmi,” disse mio padre
“Quando vai ad Amsterdam in treno, quando ti do i soldi per il biglietto?
Tre settimane prima?”
“No, papà, mi dai soldi per il biglietto poco prima di salire sul treno.”
“Esatto,” disse mio padre, “e così è con la forza di Dio.
Il nostro padre nei cieli sa quando avrai bisogno della forza per essere martire per Gesù Cristo.
Ti darà tutto ciò di cui hai bisogno – giusto in tempo…”
I miei amici americani facevano dei cenni e sorridevano.
All’improvviso uno spirito di gioia discese su quella chiesa e le persone cominciarono a cantare, “In un dolce avvenire ci incontreremo su quella spiaggia incantevole.”
Più tardi quella settimana, metà dei membri della chiesa furono giustiziati. Venni a sapere in seguito che l’altra metà fu giustiziata alcuni mesi fa.
Una cosa, però, devo dirtela. Ero così contenta che il Signore mi avesse usato per incoraggiare quelle persone, perché a differenza di molti dei loro leader, io avevo la parola di Dio. Avevo letto la Bibbia e scoperto che Gesù aveva detto che non solo aveva vinto il mondo, ma che avrebbe dato la corona della vita a tutti coloro che erano rimasti fedeli fino alla fine.
Come possiamo noi essere pronti per la persecuzione?

- Corrie ten Boom - 
da una lettera scritta nel 1974



Lo avevo incontrato in una chiesa di Monaco: un uomo tarchiato, con un soprabito grigio, i capelli radi e un cappello di feltro marrone stretto fra le mani. 
La gente stava uscendo dal seminterrato dove avevo appena finito di parlare, spostandosi lungo le file di seggiole verso la porta posteriore.
Si era nel 1947, ed ero venuta dall'Olanda nella Germania disfatta con il messaggio di un Dio che perdona.
Era la verità che più avevano bisogno di sentire in quel Paese amaro, distrutto dalle bombe, e io, nel corso della conferenza, avevo presentato loro una mia immagine preferita. Forse perché il mare non è mai lontano dalla mente di un olandese, amavo pensare che proprio lì venissero gettati i peccati perdonati. "Quando confessiamo i nostri peccati," avevo detto, "Dio li getta nel più profondo degli oceani, e spariscono per sempre. E sebbene io non riesca a trovare nella Scrittura un verso che lo affermi, credo che Dio ponga sulle rive un cartello che dice: Vietato pescare."
Volti solenni mi fissavano, senza osare credermi del tutto. 
Dopo un qualunque discorso fatto nella Germania del 1947, non c'erano mai domande.
La gente si alzava in silenzio, in silenzio raccoglieva i soprabiti, in silenzio lasciava la stanza. E fu lì che lo vidi, mentre si apriva una strada fra gli altri. Per un momento lo vidi col soprabito e il cappello marrone; ma un momento dopo lo rividi in una uniforme azzurra, col berretto a visiera e l'insegna del teschio con le ossa incrociate.
Rividi di colpo il grandissimo locale con le sue luci violente che piovevano dall'alto; il patetico mucchio di vestiti e scarpe al centro del pavimento; la vergogna di passare nuda davanti a quest'uomo. 
Potevo vedere davanti a me la fragile figura di mia sorella, con le costole che sporgevano sotto la pelle incartapecorita. 
Betsie, come eri magra! Il luogo era Ravensbruck, e l'uomo che ora si apriva la strada era un guardiano, uno dei guardiani più crudeli.
Ora stava davanti a me e mi porgeva la mano: "Un bellissimo messaggio, Fräulein! Come è bello sapere che, come lei dice, tutti i nostri peccati sono nel fondo del mare!"
E io, io che avevo parlato così teneramente di perdono, piuttosto che stringere quella mano frugai nella mia borsetta. Certamente non poteva ricordarsi di me; come poteva ricordare una prigioniera fra quelle migliaia di donne?
Ma io ricordavo bene lui e la frusta di cuoio appesa alla sua cintura.
Mi trovavo faccia a faccia con uno dei miei aguzzini e il mio sangue sembrava raggelarsi. 
"Nel suo discorso ha citato Ravensbruck," stava dicendo. "Io vi sono stato come guardiano." 
No, non si ricordava di me. 
"Ma dopo," proseguì, "sono diventato cristiano. 
So che Dio mi ha perdonato le cose crudeli che feci allora, ma vorrei udirlo anche dalle sue labbra. Fräulein," e di nuovo mi tese la mano, "mi può perdonare?"
E io stavo lì; io, i cui peccati devono essere continuamente perdonati, e non potevo perdonare. 
Betsie era morta in quel posto; poteva egli cancellare la sua lenta, terribile agonia soltanto chiedendolo? Non potevano essere stati molti i secondi in cui egli stette lì con la mano tesa, ma a me sembrarono ore, mentre lottavo con la cosa più difficile che mai avessi dovuto fare.
Perché dovevo farlo, lo sapevo. 
Il messaggio secondo il quale Dio perdona ha una condizione preventiva: che noi perdoniamo coloro che ci hanno offeso. "Se non perdoni agli uomini i loro falli," dice Gesù, "neanche il tuo Padre Celeste perdonerà i tuoi."

Conoscevo ciò non solo quale comandamento di Dio, ma anche come esperienza quotidiana. 
Dopo la fine della guerra avevo aperto una casa in Olanda per le vittime della brutalità nazista. 
Quelli che erano in grado di perdonare i loro antichi nemici erano anche capaci di ritornare nel mondo e ricostruire la loro esistenza, quali che fossero le cicatrici fisiche. Quelli invece che alimentavano la loro amarezza rimanevano invalidi. 
Era una cosa così semplice e così terribile. Ed io stavo ancora lì, col freddo che mi stringeva il cuore. 
Ma il perdono non è un'emozione, sapevo anche quello. Il perdono è un atto di volontà, e la volontà può funzionare indipen­dentemente dalla temperatura del cuore. "Gesù, aiutami!" pregai silenziosamente. "Posso alzare la mia mano. Questo posso ancora farlo. Tu fammi avere il sentimento." 
E così, in modo legnoso, meccanico, posi la mia mano in quella tesa verso di me. E quando lo feci avvenne una cosa incredibile. Una corrente partì dalla mia spalla, scese lungo il braccio e balzò nelle nostre mani congiunte. E quindi questo calore risanante sembrò scorrere attraverso tutto il mio essere, facendo sgorgare le lacrime nei miei occhi. 
"Ti perdono, fratello!" gridai. "Con tutto il mio cuore!" Per un lungo istante ci stringemmo le mani, l'ex guardiano e l'ex prigioniera. 
Non avevo mai conosciuto l'amore di Dio in modo così intenso come allora. Ma anche così mi rendevo conto che non era il mio amore. 

Avevo tentato e non avevo avuto la forza. Era la forza dello Spirito Santo, come è riportato in Romani 5:5: "… perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci è stato dato."

- Corrie ten Boom -
da “Vagabonda per il Signore”, pag. 66-68, ed. EUN


“Il mondo è insanabilmente malato e sul punto di morire. Il Medico per eccellenza ha già firmato il certificato di morte, ma ancora c’è molto da fare per i cristiani. Il loro compito è di essere fiumi d’acqua viva, canali di benedizione per coloro che sono ancora nel mondo e possono esserlo, perché sono dei Vincitori.
I cristiani sono ambasciatori per Cristo, dei rappresentanti dei cieli per questa generazione morente ed è a causa della loro presenza qui sulla terra che le cose cambieranno.
Mia sorella Betsy ed io eravamo nel campo di concentramento nazista a Ravensbruck, perché avevamo commesso il crimine di amare gli ebrei.
Settecento di noi, provenienti da Olanda, Francia, Russia, Polonia e Belgio furono ammassati in una stanza che ne poteva contenere duecento: per quanto ne sapevo, Betsy e io eravamo le uniche due rappresentanti dei cieli lì dentro.
Probabilmente eravamo le sole rappresentanti di Dio in quel luogo d’odio, ma le cose, a causa della nostra presenza lì, cambiarono. Gesù disse: “Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo”. Anche noi, dobbiamo essere Vincitori, portando la luce di Gesù in un mondo pieno di tenebre e odio.
Talvolta prendo un grande spavento mentre leggo la Bibbia e, osservando questo mondo, vedo la tribolazione e le persecuzioni promesse dalla Bibbia avverarsi. Ora ti dico, però, se anche tu hai paura, che ho appena letto le ultime pagine e quindi posso gridare “Alleluia! Alleluia!” perché sono giunta a leggere queste parole di Gesù:
“ Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio”.
Questo è il futuro e la speranza di questo mondo: non che esso sopravviva, ma che noi siamo vincitori circondati da un mondo che sta morendo.
Betsy e io pregammo nel campo di concentramento che Dio la guarisse (Betsy), la quale era così debole e malata.
“ Sì, il Signore mi guarirà”, Betsy disse con sicurezza. Morì il giorno dopo ed io non riuscivo a capire perché. Misero il suo gracile corpo sul pavimento, accanto a tutti gli altri cadaveri delle donne morte in quel giorno.
Fu difficile per me capire e credere che Dio avesse un proposito in tutto questo, tuttavia, a motivo della morte di Betsy, oggi giro il globo parlando alle persone di Gesù.
Ci sono alcuni tra noi che insegnano che non vi sarà alcuna tribolazione e che i cristiani la scamperanno; costoro sono i falsi maestri da cui Gesù ci aveva messo in guardia e che aveva detto si sarebbero manifestati negli ultimi tempi, la gran parte di essi, però, sa ben poco di quello che sta accadendo nel mondo.
Io ho visitato paesi in cui i santi stanno già soffrendo delle persecuzioni terribili. In Cina, è stato detto ai cristiani: “Non vi preoccupate, sarete rapiti prima che giunga la tribolazione”. Poi è giunta una persecuzione terribile, milioni di cristiani sono stati torturati e uccisi. In seguito, ho sentito i predicatori cinesi dire, sconsolati, “Abbiamo fallito. Avremmo dovuto rafforzare la Chiesa per la persecuzione, invece che dire che Gesù sarebbe tornato a rapirli. Bisogna dire alle persone come essere forti in tempo di persecuzione, come restare in piedi quando giunge la tribolazione: stare in piedi, non cadere.” 
Sento di avere il mandato divino di dire alle persone di questo mondo che è possibile essere forti nel Signore Gesù Cristo. Noi ci stiamo preparando per la tribolazione, ma più del sessanta percento del Corpo di Cristo nel mondo è già entrato nella tribolazione e non potremo evitarla.
I prossimi siamo noi.
Poiché ho già sperimentato la prigione per Cristo, e avendo incontrato i pastori cinesi, ogni volta che leggo un passo biblico penso: “Potrei usarlo in tempo di tribolazione”. Poi lo metto per iscritto e lo imparo a memoria.
Quando ero nel campo di concentramento, un luogo da cui è uscito vivo solo il venti percento delle donne detenute, cercavamo di tirarci su a vicenda dicendo: “Niente sarà peggiore di oggi”. Poi ci rendevamo conto, però, che il giorno successivo poteva essere peggiore. In quel periodo, c’era un versetto biblico, che avevo imparato a memoria, e che mi dava grande speranza e gioia.
“Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi”; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato. (1 Pietro 3:14)
Allora mi sono ritrovata a asclamare: “Alleluia!
A motivo della mia sofferenza, Gesù è glorificato!”
In America le chiese cantano “Fa che la congregazione scampi la tribolazione”, ma la tribolazione in Cina e Africa è già arrivata: solo in quest’ultimo anno, più di duecentomila cristiani sono stati uccisi in Africa. 
Durante la mia prima notte lì, era stato ordinato ad alcuni cristiani del posto di presentarsi alla stazione di polizia per farsi registrare, ma quando arrivarono, furono messi sotto arresto e, in quella stessa notte, giustiziati. 
Il giorno seguente, la stessa cosa accadde con altri cristiani e così, il terzo giorno. 
Tutti i cristiani nel distretto furono assassinati sistematicamente.
Il quarto giorno dovevo tenere un discorso in una piccola chiesa; i credenti arrivarono, erano spaventati e in piena agitazione. Durante tutto il culto si guardavano l’un l’altro e i loro occhi sembravano chiedere: “Sarà il mio vicino il prossimo a essere ammazzato? Sarò io il prossimo?”
Nella stanza faceva un caldo soffocante ed era piena d’insetti che penetravano dalle finestre senza zanzariera e vorticavano attorno alle lampadine scoperte, collocate sopra panche di legno disadorne. Raccontai loro una storia della mia infanzia.
“Quando ero una bambina,” dissi, “andai da mio padre e gli dissi: ‘Papà, io ho paura che non sarò mai forte abbastanza da essere un martire per Gesù Cristo’.
“Dimmi,” disse mio padre,
“Quando vai ad Amsterdam in treno, quando ti do i soldi per il biglietto?
Tre settimane prima?”
“No, papà, mi dai soldi per il biglietto poco prima di salire sul treno.”
“Esatto,” disse mio padre, “e così è con la forza di Dio.
Il nostro padre nei cieli sa quando avrai bisogno della forza per essere martire per Gesù Cristo.
Ti darà tutto ciò di cui hai bisogno – giusto in tempo…”
I miei amici americani facevano dei cenni e sorridevano.
All’improvviso uno spirito di gioia discese su quella chiesa e le persone cominciarono a cantare, “In un dolce avvenire ci incontreremo su quella spiaggia incantevole.”
Più tardi quella settimana, metà dei membri della chiesa furono giustiziati. Venni a sapere in seguito che l’altra metà fu giustiziata alcuni mesi fa.
Una cosa, però, devo dirtela. 
Ero così contenta che il Signore mi avesse usato per incoraggiare quelle persone, perché a differenza di molti dei loro leader, io avevo la parola di Dio. Avevo letto la Bibbia e scoperto che Gesù aveva detto che non solo aveva vinto il mondo, ma che avrebbe dato la corona della vita a tutti coloro che erano rimasti fedeli fino alla fine.
Come possiamo noi essere pronti per la persecuzione?
Prima di tutto abbiamo bisogno di nutrirci della Parola di Dio, assimilarla e renderla parte del nostro essere. Ciò vorrà dire uno studio della Bibbia disciplinato ogni giorno, in cui non solo memorizziamo lunghi passaggi della Scrittura, ma applichiamo i principi nelle nostre vite.
In seguito è necessario sviluppare una relazione personale con Gesù Cristo. Non il Gesù di ieri, il Gesù della storia, ma il Gesù di oggi che ti cambia la vita, che è ancora vivo e che è seduto alla destra di Dio.
Dobbiamo essere ripieni di Spirito Santo e questo non è un comando opzionale della Bibbia: è assolutamente necessario. Quei discepoli non avrebbero mai potuto sostenere la persecuzione degli Ebrei e dei Romani, se non avessero atteso la Pentecoste. Ognuno di noi necessita la sua personale Pentecoste, il battesimo dello Spirito Santo, perché non saremo altrimenti mai in grado di resistere nella tribolazione senza di esso.
Nella persecuzione imminente, dobbiamo essere pronti a sostenerci l’un l’altro e a incoraggiarci.
Tuttavia non dobbiamo attendere l’inizio della tribolazione per iniziare. 
Il frutto dello Spirito deve essere la forza dominante della vita di ogni cristiano.
Molti hanno paura della tribolazione imminente, vogliono fuggire e anch’io provo un po’ di paura, quando penso che, dopo i miei ottant’anni, incluso il periodo nell’orribile campo di concentramento nazista, dovrò vivere anch’io la grande tribolazione.
Poi, però, mi metto a leggere la Bibbia e mi rallegro.
Quando sono debole, allora sono forte, dice la Bibbia. Betsy e io fummo prigioniere per il Signore, eravamo così deboli, ma avemmo la forza perché lo Spirito Santo era su di noi. La potente opera di fortificazione dello Spirito Santo ci ha aiutato a superarla. No, non avrai forza in te stesso, quando arriva la tribolazione, piuttosto sarai forte nella Sua potenza che non ti abbandonerà. Conosco il Signore da settantasei anni, e non una volta mi ha lasciato, o deluso.
Ecco, mi uccida pure!
Oh, continuerò a sperare.

- Corrie ten Boom -
da una lettera del 1974


Buona giornata a tutti. :-)














venerdì 27 gennaio 2017

La paura - Eva Picková

Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto,
un male crudele che ne scaccia ogni altro.
La morte, demone folle, brandisce una gelida falce
che decapita intorno le sue vittime.
I cuori dei padri battono oggi di paura
e le madri nascondono il viso nel grembo.
La vipera del tifo strangola i bambini
e preleva le sue decime dal branco.
Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.
Piuttosto di vederli morire
vorrei io stesso trovare la morte.
Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file.
Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.
Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire!

- Eva Picková  -
nata nel 1931, morta nel 1943 (12 anni)



La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è un pover’uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza, ma di qualche cosa che va al di là, perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita.

 - Mario Rigoni Stern - 


“La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a non dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le rinnovate stragi di innocenti. 
Bisogna sollevare quel manto di indifferenza che copre il dolore dei martiri! Il mio impegno, in questo senso, è un dovere verso i miei genitori, mio nonno, e tutti i miei zii. 
È un dovere verso i milioni di ebrei ‘passati per il camino’, gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova, gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle dell’universo che il male del mondo ha voluto spegnere… 
I giovani liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è stato storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo.”

- Elisa Springer - 


La strage di Treblinka 

Quasi 900 mila ebrei e 2 mila rom furono uccisi in questo campo di sterminio in Polonia. Ad ucciderli, non più di 150 soldati. A gestire Treblinka c'erano solo una ventina di persone dell'SS e un centinaio di guardiani, provenienti dalla Germania e dall'Europa dell'est. 
Tra loro, anche ex prigionieri di guerra sovietici. 
Il 2 agosto 1943 gli internati si ribellarono: a guidarla più di 700 ebrei che riuscirono a prendere possesso delle armi e a incendiare il lager. 
Le SS, armate di mitragliatrici e supportate dai rinforzi, repressero la rivolta, uccidendo i ribelli.



L'odio non è forza creativa. Solo l'amore è forza creativa!
[rivolto ad un internato come lui, nel campo di sterminio di Auschwitz]

- San Massimiliano Maria Kolbe -



L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
L’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

- Pavel Friedman - 
 (1921 – 1944)


































Never use politics as a metric for ethics.
Non usare mai la politica come un sistema metrico per l'etica.



Buona giornata a tutti. :-)





mercoledì 27 gennaio 2016

Il genio - Leonard Cohen -

Per te
sarò un ebreo del ghetto
e ballerò
e indosserò calze bianche
sulle mie gambe storte
e fiumi di veleno
attraverseranno la città.
Per te
sarò un giudeo apostata
e dirò al prete spagnolo
del voto di sangue
nel Talmud
e dove sono nascoste
le ossa dei bambini.
Per te
sarò un ebreo bancario
e porterò alla rovina
un vecchio orgoglioso re cacciatore
e terminerò la sua stirpe.
Per te
sarò un ebreo di Broadway
e piangerò nei teatri
per mia madre
e venderò oggetti da mercato
sottobanco.
Per te
sarò un medico ebreo
e cercherò prepuzi
nei bidoni della spazzatura
per ricucirli di nuovo.
Per te
sarò un ebreo di Dachau
e giacerò sul cemento
con gambe storte
gonfio di dolore
e nessuno capirà.


- Leonard Cohen - 




I maschi da una parte e le donne dall’altra, disposti in file diverse.
Quest’ordine colpiva tutti come un fulmine a ciel sereno.
Adesso che si è giunti all’ultima tappa, ormai alla fine del viaggio, ci ordinano di dividere e di separare l’inseparabile.
Di separare ciò che è indissolubile, quanto è stato unito in una sola unità indivisibile.
Nessuno si muove perché non si riesce a credere nell’incredibile.
Non è possibile che l’irreale diventi realtà, fatto.
Ma la grandinata di colpi abbattutasi sulle prime file di persone in piedi fece sì che persino nelle file più remote le famiglie cominciassero a separarsi.[....]
Si riteneva che era l’inizio della conta dei nuovi arrivati a seconda del sesso.
Si intuiva che stava per arrivare il momento più importante, il momento in cui bisogna consolarsi e confortarsi a vicenda.

- Zalmen Gradowski - 
Manoscritto di prigioniero ebreo rinvenuto dopo la guerra nel campo di Auschwitz



Ci trasciniamo nella terra pantanosa e argillosa pieni di paura e ridotti allo stremo.
Stiamo per arrivare alle nostre nuove tombe, così chiamiamo le nostre nuove case.
Prima di trascinarci fino al nuovo posto, facciamo appena in tempo a prendere una boccata d’aria e già alcuni di noi vengono presi a manganellate in testa.
Dalle teste spaccate e dai volti feriti scorre il sangue.
È il benvenuto che viene dato ai nuovi arrivati.
Sono tutti sbalorditi e si guardano intorno per capire dove sono capitati.
Subito ci informano che abbiamo appena avuto un assaggio della vita del campo.
Qui regna una disciplina ferrea.
Ci troviamo nel campo della morte.
È un’isola della morte.
L’uomo non viene qui per vivere ma per trovarvi, prima o poi, la propria morte.
Non vi è posto per la vita nella residenza della morte.

- Zalmen Gradowski -
Manoscritto di prigioniero ebreo rinvenuto dopo la guerra nel campo di Auschwitz



Seicento ragazzi erano stati condotti in pieno giorno, seicento ragazzi ebrei in età dai 12 ai 18 anni, con grandi casacche molto leggere, ai piedi scarpe lacere o zoccoli di legno.
Erano così belli e benfatti che nemmeno quegli stracci erano in grado di deturparli.
Ciò accadeva nella seconda metà di ottobre 1944.
Li avevano portati venticinque SS armate fino ai denti.
Quando furono nel piazzale, il Kommandofuhrer diede l’ordine di spogliarsi.
I ragazzi scorsero il fumo che usciva dal camino e subito capirono che li conducevano a morte.
In preda a un panico selvaggio, cominciarono a correre per il piazzale strappandosi i capelli dalla testa, senza sapere come porsi in salvo.
Molti scoppiarono a piangere disperatamente, si diffuse un terribile lamento.
Per farli spogliare il Kommandofuhrer e il suo aiutante picchiavano senza misericordia quei poveri ragazzi, fino a che il manganello non si ruppe.
Gliene portarono così un altro e continuò a colpirli sulla testa finché la violenza non l’ebbe vinta.

- Zalmen Lewental - 
Manoscritto di prigioniero ebreo rinvenuto dopo la guerra nel campo di Auschwitz




Il silenzio. Il silenzio di Birkenau.
Il silenzio di Birkenau non assomiglia a nessun altro silenzio: ha in sé le grida di disperazione, le preghiere strangolate di migliaia e migliaia di comunità che il nemico condannò ad essere ingoiate dall’oscurità di una notte infinita, una notte senza nome.
Il tacere degli uomini congelato nel cuore della disumanità.
Silenzio eterno sotto un cielo azzurro.
Silenzio di morte nel cuore della morte…
Nel regno delle ombre che è Auschwitz nessuno cammina lentamente; la morte si getta contro la sua preda.
Non ha tempo, la morte: dev’essere contemporaneamente dappertutto.
La vita, la morte: tutto si unisce in una folle velocità.
Il futuro si limita qui all’attimo che precede la selezione; qui bisogna correre dietro al presente, perché non scompaia del tutto.
Si corre a lavarsi.
Si corre mentre ci si veste.
Si corre alla distribuzione del pane, della margarina, della zuppa.
Si corre all’appello, si corre al lavoro, si corre da un blocco all’altro, alla ricerca di uno sguardo famigliare.
Alla ricerca di una parola di consolazione.
L’abbaiare dei cani… le grida dei carnefici, il rumore dei randelli di gomma che si abbattono sulla nuca dei prigionieri.
Il dolore rende muti gli uomini affamati e deboli; la loro umiliazione pesante come una maledizione.

- Elie Wiesel - 


9 ottobre 1974: muore l'imprenditore tedesco Oskar Schindler. Salvò 1100 ebrei dalla Shoah.


to never  forget!
nicht zu vergessen ... ever!
ne pas oublier ... jamais!
чтобы не забыть ... никогда!
per non dimenticare.... mai!


martedì 19 gennaio 2016

Chi sei, dolce Luce - Edith Stein

"Chi sei, dolce Luce che m'inondi e rischiari la notte del mio cuore?
Tu mi guidi qual mano di una mamma;
ma se mi lasci non più d'un passo solo avanzerei.
Tu sei spazio
che l'esser mio circonda
e in cui si cela.
Se m'abbandoni cado nell'abisso
del nulla,donde all'esser mi chiamasti.
Tu a me vicino più di me stessa,
più intimo dell'intimo mio.
Eppur nessun ti tocca
o ti comprende
e d'ogni nome infrangi le catene:
Spirito Santo - Eterno Amore!"



(Edith Stein)


La forza della donna è la sua vita affettiva. 
- Edith Stein -


Il corpo ha forma solo nella misura in cui è formato e portato dall’interno. 

- Edith Stein -


Dio non ha la sua misura nell'essere che abbraccia tutte le cose; Egli è al di là dell'essere. L'ignoranza diviene dotta nella consapevolezza che ogni categoria dell'esistenza è inadeguata in rapporto a Dio; ed è silenzio liberamente eletto in attesa di verità. 

- Edith Stein - 


È proprio di tutto ciò che è finito il fatto di non potersi comprendere da sé, di rimandare ad un primo essere che deve essere un essere infinito.

- Edith Stein -





Buona giornata a tutti. :-)

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