Visualizzazione post con etichetta Ruotolo Dolindo Padre. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Ruotolo Dolindo Padre. Mostra tutti i post

venerdì 21 febbraio 2014

Maria, donna del primo sguardo - Don Tonino Bello -


Sì, è stata lei la prima a posare gli occhi sul corpo nudo di Dio.
E l'ha avvolto immediatamente con lo sguardo.
Prima ancora di avvolgerlo in fasce.
Anzi, l'ha coperto subito nei panni, quasi per comprimere la luce di quel corpo e non rimanerne accecata.
Eccolo lì, 1'atteso delle genti lambito dagli occhi di Maria, come agnello tremante sfiorato dalla lingua materna.
I patriarchi ne avevano spiato 1'arrivo fin dai secoli remoti. Ma, pur inarcando i sopraccigli canuti, non ebbero la gioia di vederlo.
I profeti, con vaticini carichi di mistero, ne avevano disegnato il volto. Ma i loro occhi si erano chiusi senza poterlo fissare da vicino.
I poveri avevano provato mille soprassalti a ogni stormire di notizie. Ma si dovettero accontentare ogni volta di inseguirlo nei sogni.
Nelle notti d'inverno i pastori, al crepitare del bivacco, parlavano di colui che sarebbe venuto. E i loro occhi, mentre si allenavano a sostenere la fiamma dei sarmenti, luccicavano di febbre.
Nelle sere di primavera, dense di presagi, i padri additavano ai figli le stelle del firmamento e li cullavano con le cadenze di antiche elegie: «Oh, se tu squarciassi i cieli e scendessi...»Poi chiudevano le palpebre anche loro, stanchi di scrutare. Le fanciulle ebree, profumate di gerani e di desideri, si confidavano 1'un l' altra ingenui presentimenti di arcane maternità. Ma nel lampeggiare delle pupille balenava subito la malinconia dolcissima di chi non verrà mai esaudito.
Occhi di vegliardi e di bambini. Occhi di esuli e di oppressi. Occhi di sofferenti e di sognatori.
Quanti occhi protesi verso di lui! Anelanti la vista del suo volto. Delusi per ritardi imprevisti. Stanchi per lunghe vigilie. Fiammeggianti per subitanee speranze. Chiusi sottoterra per sempre, dopo l'ultima struggente invocazione: «Ostende faciem tuam!».
Ed ecco lo finalmente lì, 1'Emmanuele, bagnato dalle lacrime della puerpera, che scintillano come gemme al guizzare della lanterna.
Gli occhi di Maria tremano d'amore sul corpo di Gesù. Nella loro profondità si riaccende una lunga catena di sguardi inesauditi del passato. Nelle sue pupille si concentra la trepidazione di attese secolari. E nell'iride le si destano all'improvviso fuochi sopiti sotto le ceneri del tempo.
Maria diventa così la donna del primo sguardo.
Solo una creatura come lei, d'altra parte, poteva dare degnamente il benvenuto sulla terra al Figlio di Dio, accarezzandolo con occhi trasparenti di santità.
Dopo di lei, avranno il privilegio di vederlo tanti altri. Lo vedrà Giuseppe. Lo vedranno i pastori. Più tardi, lo vedrà Simeone, che se ne morirà in pace perché i suoi occhi hanno potuto contemplare la salvezza di Dio...
Ma la prima a fasciarlo con la tiepida trama del suo sguardo, nella notte profumata di muschio e di stalla, perché il fieno non lo pungesse e il freddo non lo raggelasse, fu lei.
Donna del primo sguardo: prescelta, cioè, dai secoli eterni per essere, dopo una foresta di attese, riviera limpidissima bagnata dal fiume della grazia.
Santa Maria, donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore. Il mondo ci ha rubato la capacità di trasalire. Non c'è rapimento negli occhi. Siamo stanchi di aguzzare la vista, perché non ci sono più arrivi in programma. L'anima è riarsa come il greto di un torrente senz'acqua. Le falde profonde della meraviglia si sono prosciugate. Vittime della noia, conduciamo una vita arida di estasi. Ci sfilano sotto gli occhi solo cose già viste, come sequenze di un film ripetute più volte.
Ci sfugge l'ora in cui il primo acino d'uva rosseggia tra i pampini. Viviamo stagioni senza primizie di vendemmie. Anzi, sappiamo già quale sapore ogni frutto racchiude sotto la corteccia.
Tu che hai provato le sorprese di Dio, restituiscici, ti preghiamo, il gusto delle esperienze che salvano, e non risparmiarci la gioia degli incontri decisivi che abbiano il sapore della "prima volta" .
Santa Maria, donna del primo sguardo, donaci la grazia della tenerezza.
Le tue palpebre, quella notte, sfiorarono l'Agnello deposto ai tuoi piedi con un tiepido brivido d'ala. Le nostre, invece, si poggiano sulle cose, pesanti come pietre. Passano sulla pelle, ruvide come stracci di bottega. Feriscono i volti, come lame di rasoio.
I tuoi occhi vestirono di carità il Figlio di Dio. I nostri invece, spogliano con cupidigia i figli dell'uomo.
Al primo contatto delle tue pupille con la sorgente della luce si illuminarono gli sguardi delle generazioni passate. Quando, invece, spalanchiamo noi le nostre orbite, contaminiamo anche le cose più sante e spegniamo gli sguardi delle generazioni future.
Tu che hai portato sempre negli occhi incontaminati i riverberi della trasparenza di Dio, aiutaci perché possiamo sperimentare tutta la verità delle parole di Gesù: «La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce».
Santa Maria, donna del primo sguardo, grazie perché, curva su quel bambino, ci rappresenti tutti.
Tu sei la prima creatura ad aver contemplato la carne di Dio fatto uomo: e noi vogliamo affacciarci alla finestra degli occhi tuoi per fruire con te di questa primizia.
Ma sei anche la prima creatura della terra che Dio ha visto con i suoi occhi di carne: e noi vogliamo aggrapparci alle tue vesti per spartire con te questo privilegio.
Grazie, impareggiabile amica dei nostri Natali. Speranza delle nostre solitudini. Conforto dei nostri gelidi presepi senza cori di angeli e senza schiere di pastori.
Perdonaci se i nostri sguardi sono protesi altrove. Se inseguiamo altri volti. Se corriamo dietro ad altre sembianze. Ma tu sai che nel fondo dell' anima ci è rimasta la nostalgia di quello sguardo. Anzi, di quegli sguardi: del tuo e del suo.
E allora, un' occhiata, daccela pure a noi, madre di misericordia. Soprattutto quando sperimentiamo che, a volerci bene, non ci sei rimasta che tu.
                                   
                                                              

Sarà lo Spirito Santo a fecondare la vergine e questo non soltanto spiega la nascita virginale di Gesù, ma è anche un'immagine della nostra vita. Il frutto più grande che possiamo dare non viene da noi stessi, né dalla fecondazione attraverso altre persone, bensì è generato dallo Spirito Santo. In questo Maria, la donna che crede, è un esempio per i cristiani.

- Anselm Grün -



Il “sì” di Maria, già perfetto all’inizio, è cresciuto fino all’ora della Croce. Lì la sua maternità si è dilatata abbracciando ognuno di noi, la nostra vita, per guidarci al suo Figlio. 

Papa Francesco Udienza Generale Mercoledì, 23 ottobre 2013





Santa Maria, donna del silenzio, persuadici che solo nel silenzio maturano le cose grandi della vita:
la conversione, l'amore, il sacrificio, la morte.

don Tonino Bello


Preghiera a Maria SS.

(Testo di don Dolindo Ruotolo)

Donaci, o Maria, la grazia di seguire Gesù 
come pecorelle del suo ovile, 
e col tuo misericordioso amore 
accompagnaci ai pascoli dell'eterna vita!
Così sia


Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 3 giugno 2013

Chi morrà, vedrà... Il Purgatorio e il Paradiso - don Dolindo Ruotolo

Il telescopio del Monte Palomar

Ve lo faccio intendere con un paragone scientifico. 

Sul monte Palomar, in America, è installato il più colossale telescopio del mondo, che avvicina il cielo stellato all'occhio che lo scruta, di milioni di anni luce. Le distanze nel cielo stellato non si misurano col metro o col chilometro, ma col percorso della luce. Questa in un minuto secondo percorre 300 mila chilometri. In un minuto primo percorre 18 milioni di chilometri. In un'ora, in un giorno, in un anno quanti chilometri percorrerà? E’ una misura che dà le vertigini. Ora, per avvicinare l'occhio al cielo stellato c'è voluto questo telescopio gigantesco, la cui lente ha un diametro di 5 metri e 50 centimetri, e lo strumento è montato in una cupola, con l'apertura al cielo, che è più grande di quella di S. Pietro in Roma. Per rendere pura e limpida la lente, in modo da non avere imperfezioni, neppure di un piccolissimo neo, ci vollero 12 anni di lavoro, impiegando, per purificarla, 70 tonnellate di abrasivo specialissimo. Terminata questa lunga purificazione, per trasportare la lente sul monte in modo che non si fosse minimamente scalfita, si dovette perforare il monte con un vasto tunnel, si dovettero costruire ponti e strade speciali. Montata la lente nel telescopio, fisso al cielo stellato per l'apertura della cupola, si cominciarono le osservazioni, ma era ed è proibito, anche ad una sola persona, fuori dello scienziato, di entrare nella cupola, perché il respiro di una sola persona, pur in un ambiente colossale, impedirebbe la piena e limpida osservazione dell'astro. Voi capite? Per osservare una stella, tanta assoluta purezza in una lente, tanto prolungato lavoro di purificazione, tanta penosa fatica di operai! 

L'anima nostra non deve affisare una stella ma Dio; non deve affisarlo con una lente, ma col lume della gloria, e questo lume non può tutta illuminarla se rimane in lei anche un neo che può offuscarlo. A queste riflessioni che sono strettamente e rigorosamente scientifiche, chi potrebbe osare di lamentarsi della divina giustizia? Ma non è tanto giustizia, è misericordia, e mai come nel Purgatorio la giustizia e la misericordia si sono abbracciate nel bacio dell'amore, mai l'amore di una creatura in grazia ha sospirato alla perfezione quanto un'anima purgante. 
E’ una toletta di amore che deve fare, e non la trova né lunga né ingiusta, perché deve presentarsi alle eterne nozze di una eterna felicità.
Dolindo Ruotolo



È venuto Gesù per dirci che ci vuole tutti in Paradiso e che l'inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore.
 
- Papa Benedetto XVI - 




Vieni, o Maria, regna nel mondo!
Vengano dalla cattedra di Pietro
novelli impulsi alla devozione filiale a Te,
e la tua luce fulgidissima dissipi gli errori.

don Dolindo Ruotolo




Il cristiano deve vincere la tentazione di “mischiarsi nella vita degli altri”: è l’esortazione di Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha inoltre sottolineato che chiacchiere e invidie fanno tanto male alla comunità cristiana e che non si può “dire soltanto la metà che ci conviene”

Papa Francesco - 18 maggio 2013

Ancora oggi qualcuno dice: “Cristo sì, la Chiesa no”.Come quelli che dicono “io credo in Dio ma non nei preti”. Ma è proprio la Chiesa che ci porta Cristo e che ci porta a Dio; la Chiesa è la grande famiglia dei figli di Dio. Certo ha anche aspetti umani; in coloro che la compongono, Pastori e fedeli, ci sono difetti, imperfezioni, peccati, anche il Papa li ha e ne ha tanti, ma il bello è che quando noi ci accorgiamo di essere peccatori, troviamo la misericordia di Dio, il quale sempre perdona. Non dimenticatelo: Dio sempre perdona e ci riceve nel suo amore di perdono e di misericordia. Alcuni dicono che il peccato è un’offesa a Dio, ma anche un’opportunità di umiliazione per accorgersi che c’è un’altra cosa più bella: la misericordia di Dio. Pensiamo a questo.

Papa Francesco - Udienza Generale 29 maggio 2013
 
 
.....Dio si fa vicino a noi, nel sacrificio della Croce si abbassa entrando nel buio della morte per darci la sua vita, che vince il male, l'egoismo e la morte. Gesù  anche questa sera si dona a noi nell'Eucarestia, condivide il nostro stesso cammino, anzi si fa cibo, il vero cibo che sostiene la nostra vita anche nei momenti in cui la strada si fa dura, gli ostacoli rallentano i nostri passi.
Papa Francesco, 30 maggio 2013
 
“‘Volgiti a noi, Signore, e abbi misericordia di noi, perché siamo tristi, siamo angosciati.
Vedi la nostra miseria e la nostra pena e perdona tutti i peccati’, perché dietro una guerra sempre ci sono i peccati... ‘Volgiti a noi, Signore, e abbi misericordia, perché siamo tristi e angosciati. Vedi la nostra miseria e la nostra pena’. Siamo sicuri che il Signore ci ascolterà e farà qualche cosa per darci lo spirito di consolazione. Così sia”.

Papa Francesco Omelia Santa Marta, 2 Giugno 2013




Preghiera per la sera

E’ passato un altro giorno Signore,
è passato un altro giorno 
e ho percorso un altro tratto delle strade della vita.
Perdonami per tutte le volte che ho risposto “Si” alla tua parola
per poi comportarmi nel modo contrario.
Perdonami per tutte le volte che ho fatto il bene
solo dopo alcuni ripensamenti ed indecisioni.
Aiutami  domani a ritrovare l’entusiasmo
per accogliere senza condizioni il tuo difficile invito
ad amare i fratelli.
Il silenzio della notte renda più vera la mia preghiera,
perché con il riposo del corpo,
il cuore possa contemplare l’ampiezza
e la profondità della tua pace.
Amen








sabato 25 maggio 2013

Atto di abbandono a Gesù - don Dolindo Ruotolo

...Perché vi confondete agitandovi? 
Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico in verità che ogni atto di vero, cieco, completo abbandono in me, produce l'effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose.
Abbandonarsi a me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a me una preghiera agitata perché io segua voi, e cambiare così l'agitazione in preghiera. 
Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero dalla tribolazione, e rimettersi a me perché io solo vi faccia trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, nell'altra riva.
Quello che vi sconvolge e vi fa un male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillo ed il volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge.
Quante cose io opero quando l'anima, tanto nelle sue necessità spirituali quanto in quelle materiali, si volge a me, mi guarda, e dicendomi: "pensaci tu", chiude gli occhi e riposa! Avete poche grazie quando vi assillate per produrle, ne avete moltissime quando la preghiera è affidamento pieno a me. Voi nel dolore pregate perché io operi, ma perché io operi come voi credete... Non vi rivolgete a me, ma volete voi che io mi adatti alle vostre idee; non siete infermi che domandano al medico la cura, ma, che gliela suggeriscono. Non fate così, ma pregate come vi ho insegnato nel Pater: "Sia santificato il tuo nome", cioè sii glorificato in questa mia necessità; "venga il tuo regno", cioè tutto concorra al tuo regno in noi e nel mondo; "sia fatta la tua volontà", ossia PENSACI TU.
Se mi dite davvero: "sia fatta la tua volontà", che è lo stesso che dire: "pensaci tu", io intervengo con tutta la mia onnipotenza, e risolvo le situazioni più chiuse. Ecco, tu vedi che il malanno incalza invece di decadere? Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia: "Sia fatta la tua volontà, pensaci tu". Ti dico che io ci penso, che intervengo come medico, e compio anche un miracolo quando occorre. Tu vedi che l'infermo peggiora? Non ti sconvolgere, ma chiudi gli occhi e di': "Pensaci tu". Ti dico che io ci penso
E' contro l'abbandono la preoccupazione, l'agitazione e il voler pensare alle conseguenze di un fatto.
Ci penso solo quando chiudete gli occhi. 
Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, confidando solo negli uomini. 
Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare, e vi abbandonate così alle forze umane, o peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. E' questo che intralcia le mie parole e le mie vedute. Oh, come io desidero da voi questo abbandono per beneficarvi, e come mi accoro nel vedervi agitati! Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla mia azione e gettarvi in preda delle iniziative umane. Confidate perciò in me solo, riposate in me, abbandonatevi a me in tutto. Io faccio miracoli in proporzione del pieno abbandono in me, e del nessuno pensiero di voi; io spargo tesori di grazie quando voi siete nella piena povertà! Se avete vostre risorse, anche in poco, o, se le cercate, siete nel campo naturale, e seguite quindi il percorso naturale delle cose, che è spesso intralciato da satana. Nessun ragionatore o ponderatore ha fatto miracoli, neppure fra i Santi.
Opera divinamente chi si abbandona a Dio.
Quando vedi che le cose si complicano, di' con gli occhi dell'anima chiusi:
"Gesù, pensaci tu".
E distràiti, perché la tua mente è acuta... e per te è difficile vedere il male. Confida in me spesso, distraendoti da te stesso. Fa' così per tutte le tue necessità. Fate così tutti, e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli. Ve lo giuro per il mio amore. Io ci penserò ve lo assicuro. Pregate sempre con questa disposizione di abbandono, e ne avrete grande pace e grande frutto, anche quando io vi faccio la grazia dell'immolazione di riparazione e di amore che impone la sofferenza. Ti sembra impossibile? Chiudi gli occhi e di' con tutta l'anima: "Gesù pensaci tu". Non temere ci penso io. E tu benedirai il mio nome umiliandoti. Mille preghiere non valgono un atto solo di fiducioso abbandono: ricordatelo bene. Non c'è novena più efficace di questa:
O Gesù m'abbandono in Te, pensaci tu!

(Gesù a don Dolindo Ruotolo)



Opera divinamente chi si abbandona a Dio. Quando vedi che le cose si complicano, di' con gli occhi dell'anima chiusi: "Gesù, pensaci tu". 
(Don Dolindo)



"E quando viene un po' la vanità, e uno crede di essere un po' il Premio Nobel della Santità, anche la memoria ci fa bene: "Ma ... ricordati da dove ti ho preso: dalla fine del gregge. Tu eri dietro, nel gregge".

(Papa Francesco)








Perché Dio sia con noi è necessaria l'umiltà e l'obbedienza, la semplicità e la pace, giacché Egli non dimora con i superbi e non può agire da padrone nelle anime agitate. 
Dio sceglie la via del dolore e delle umiliazioni per le anime che gli sono care, per ottenere che esse gli si donino, e nel fallimento di ogni loro iniziativa confidino in Lui solo. 
Questa è la loro prosperità, questo è il segreto della loro fecondità. Benediciamo Dio! 
Non ci concentriamo nei nostri dolori, non li consideriamo con un senso di pessimismo e con un senso di affanno esagerato, quasi che tutto fosse finito per noi. 
Più infuria l'uragano e più dobbiamo essere solleciti a rifugiarci nell'unico ricovero impermeabile all'acqua della tribolazione e sicuro nella tempesta: La volontà di Dio!

Don Dolindo Ruotolo

Buona giornata a tutti :-)



giovedì 9 maggio 2013

Convertimi, Signore, convertimi! - Don Dolindo -

Convertiamoci sinceramente al Signore; ognuno ne ha estremo bisogno, perché ognuno, anche se non è peccatore, ha bisogno di migliorarsi. 
L’anima ha bisogno di restaurarsi e di ringiovanirsi, perché con il passare degli anni si debilita, ed ha bisogno di profonde scosse di grazia per risorgere a vita nuova. 
Ci sono a volte certi stati di decadimento che sembrano invincibili, certi rilassamenti nella preghiera contro i quali nulla ci può, se non interviene un miracolo della misericordia di Dio.
Convertimi, Signore, convertimi, rinnova tu la mia povera vita, prostrami nel mio nulla, aprimi il cuore all’ amore, fammi tutto tuo. 
Languisce in me la preghiera, languiscono le attività dello spirito, sento un’oziosità invincibile nelle potenze dell’anima mia, e non so come rialzarmi. 
Sollevami Tu con lo splendore della tua misericordia, sollevami con la tua grazia, dammi la mano, rinnovami, affinché io compia ciò che tu voi da me.
Chiudi i miei occhi alle cose della terra, aprili alle cose celesti, attraimi, trasformami, fammi vivere soprannaturalmente nello Spirito Santo. 

Io ti domando il dono della vigilanza per ricercare te solo, il dono della preghiera per conversare con te, e il dono della purezza dello spirito nell’umiltà, e della purezza dei sensi nella castità.
Prostrami, Signore, abbatti questo indomito destriero, fammi mordere la polvere umiliandomi, affinché io mi risollevi, amandoti sopra tutte le cose.
Converti l’umanità tutta che in questi malaugurati tempi corre sfrenata verso gli abissi della perdizione, e ti perseguita, o Signore, nella tua Chiesa. Sollevala ora con la tua parola di vita, illuminala con la tua luce, guidala al Sacerdozio, perché sia riconsacrata al tuo amore, e ti riconosca Re d’Amore, vivendo per te, desiderando il tuo regno, sospirando all’eterna beatitudine.

Don Dolindo


La sapienza infatti è come dice il suo nome, ma non a molti essa è chiara.
Ascolta, figlio, e accetta il mio parere; non rigettare il mio consiglio.
Piega la tua spalla e portala, non disdegnare i suoi legami.
Avvicinati  ad essa con tutta l’anima e con tutta la tua forza resta nelle sue vie.
Seguine le orme e cercala, ti si manifesterà; e una volta raggiunta, non lasciarla.
Alla fine troverai in lei il riposo, ed essa ti si cambierà in gioia.

(Siracide 6, 22-23, 25-28)





Il Pastore ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge; contro i briganti che cercano il loto bottino.
Anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà disorientamenti.
… Non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede.
Come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via.

- papa Benedetto XVI -
Saldi nella Fede (I Pt. 5, 8-9).

Per non cambiare "la verità di Dio 
con la menzogna" (Rm 1,25).

Il bastone del pastore:
per proteggere il deposito della fede
dai falsificatori.



9 Maggio – Maria Madre dell’Unità’


Fioretto

In onore della Madonna, oggi sarai strumento di unità e di coesione negli ambienti di vita e di lavoro. Ti industrierai a fare in modo che qualsiasi divisione venga superata nel nome di Gesù e di Maria, creando quel clima di solidarietà, amici e pace dove sei e lavori per l’avvento del suo Regno di amore, giustizia e pace.



Vieni, o Maria, regna nel mondo! 
Vengano dalla cattedra di Pietro novelli impulsi alla devozione filiale a Te, 
e la tua luce fulgidissima dissipi gli errori.

 (don Dolindo Ruotolo)


Buona giornata a tutti. :-)











giovedì 25 aprile 2013

Considera la tua dignità, sei creatura di Dio, non schiava del tuo corpo - Don Dolindo Ruotolo


Sei creatura di Dio, sei creatura nobilissima, un’anima unita al corpo per glorificare Dio, per arricchirti di meriti e per ricevere un premio eterno.

Non sei dunque lo zimbello o il trastullo degli uomini corrotti.
Sei parte del Corpo Mistico di Gesù Cristo, puoi esserne un membro vivo, e vuoi ridurti come un povero arto putrefatto? 

Se vivi del mondo, vivi di corruzione, e dov’è allora la gloria che il Redentore ti ha donato a prezzo del suo Sangue?

Devi dare la prevalenza allo spirito: non puoi vivere in adorazione del tuo corpo e nella dimenticanza della tua anima.

La tua anima, vivificata dalla grazia divina, dev’essere nel tuo corpo come fuoco che investe la materia per darle una nobile forma; dev’essere come sole che riscalda le acque limacciose di una palude per cambiarle in puro vapore che sale verso il cielo, trasformandosi poi in candidi fiocchi di neve; deve dominare il corpo e ridurlo in obbedienza, perché sia strumento per arrivare a Dio e non ostacolo sul tuo cammino.
Che cosa avvilente, per te, concentrarti talmente nella cura del corpo da rendertene schiava, e da farlo apparire quasi non più come opera di Dio, ma come opera tua!

Ogni moda, ogni ornamento immodesto, tu li usi per mostrare la “tua” bellezza, o meglio: la bellezza artificiale che riesci a imbastire col trucco; e così, invece di glorificare Dio nei suoi doni, lo offendi con le tue colpe, e diventi un misero strumento stonato, un groviglio di spine che non fioriscono ma pungono e avvelenano, fuoco che non riscalda ma devasta. Sei forse sulla terra per avvilirti così?

Tu invece sei in cammino verso la vita eterna, il tuo cammino è breve, la tua meta è vicina, il giudizio di Dio è prossimo, e devi pensare che al corpo si apre la tomba e all’anima deve aprirsi il Cielo.



“Quando pensate al vostro abbigliamento - disse Pio XI - pensate anche, o donne, a come vi ridurrà la morte!”.

E’ un pensiero che deve scolpirsi nell’anima, poiché è assolutamente insensato curare ciò che si dissolve a danno di ciò che sopravvive in eterno; 
è da incoscienti distrarsi in futilità e distrarre gli altri quando è in gioco l’affare più importante della vita, quello della salvezza eterna; 
è pazzia compromettere il supremo interesse dell’anima propria e di quella degli altri per una stupida vanità.
L’apostolo Pietro ti ricorda: “Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico,

il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.

Resistetegli saldi nella fede” (1 Pt 5,8-9).

E tu, donna cristiana, ti ostini a vestirti e a comportarti in modo così provocante da diventare il più valido aiuto del tuo nemico?
Come puoi sentirti tranquilla dopo aver scandalizzato qualcuno o molti con la tua immodestia, sapendo che forse hai compromesso per sempre la pace dei cuori e la salvezza delle anime?
Perché devi vestirti. Dio ti veste e il Demonio ti spoglia.


Quando l’uomo era innocente, prima del peccato originale, non aveva bisogno di coprire il suo corpo, perché tutto in lui era così ordinato e così elevato in Dio che la grazia lo ammantava di splendore e la sua stessa carne traspirava innocenza.
Dopo il peccato, Dio misericordiosamente lo rivestì, perché la sua povera mente, annebbiata e sconvolta, e il suo povero cuore, deviato dal proprio fine, fossero aiutati a non concentrarsi sulla materia.
Lo sguardo dell’uomo, che aveva ormai smarrito l’immensità del Cielo e si era concentrato sulla propria vita terrena, sarebbe stato sconvolto dalla visione del corpo, per questo Dio volle che il corpo fosse coperto.

Tu dunque ti devi vestire per nascondere la carne, non per mostrarla, ti devi vestire per ricordarti che sei di Dio e che sei tempio dello Spirito Santo.
Dio veste la sua creatura, e Satana la spoglia, perché essendo spirito immondo, prova gioia in tutto ciò che è degradante.

Con certi abiti indecenti, tu ti strappi di dosso il manto che ti ha dato il Signore tuo Salvatore e segui Satana che cerca la tua rovina.
Dio si diletta tra i gigli della purezza e Satana tra le brutture del peccato; e tu vuoi deludere il tuo Signore per compiacere Satana?
Una donna immodesta è, per le strade, un trofeo che il diavolo sbandiera contro la Redenzione, per mezzo della quale siamo stati rivestiti di grazia e di purezza.
Una donna scandalosa porta il segno della più disgustosa schiavitù, poiché non obbedisce a Dio, al Papa, ai Sacerdoti, ma obbedisce a Satana e ai vili manovratori della moda che le impongono ciò che vogliono.

E’ sconcertante!

E’ pronta a portare in piena estate la pelliccia e ad andare scollacciata d’inverno, o con le gonne corte, comunque esposta al freddo, se la moda glielo impone.

Magari si trova a disagio, ma obbedisce come fosse una schiava.

E’ il più degradante rinnegamento della propria dignità e della propria libertà.
Non devi dire dunque, o povera creatura di Dio, che non puoi portare gonne sufficientemente lunghe perché ti danno fastidio; poiché se a importi di portarle lunghe fosse la moda tu non esiteresti a farlo. Ti condanni con le tue stesse abitudini.

Parole dure ma verissime.


Vestendo in maniera immodesta, torni indietro di venti secoli : ricopri
 gli usi selvaggi dei popoli barbari che la Chiesa liberò dalle loro degradazioni; non sei più una cristiana, ma una tentatrice, una donna di tutti in una pubblica prostituzione.
Sono parole dure, ma reali e verissime!

La moda immodesta ti rende praticamente la donna di tutti, e gli sguardi avidi degli uomini ti degradano tutte le volte che si posano su di te con desideri impuri, così che tu diventi come una donna di strada, offrendoti, per tua colpa, allo sguardo torbido di uomini viziosi, e torni a casa carica di colpe e di iniquità.

Sei stata vestita di Spirito Santo nella Cresima, come puoi ora vestirti dello spirito osceno di certa moda? Se tu fossi uno scheletro, mostreresti le tue ossa inaridite? No, perché faresti orrore agli uomini. Pensa che andando in giro coperta da quel manto di immoralità, sei lo scheletro di una creatura redenta e santificata, e fai orrore a Dio e agli angeli suoi.
Se tu andassi in piena estate col cappotto, o con la pelliccia e con la sciarpa e l’ombrello aperto, saresti ridicola, perché appariresti come un’anomalia nella stagione estiva.

Ora, con un vestito immodesto tu non sei un’anomalia rispetto alla stagione, ma lo sei rispetto alla Legge di Dio; puoi essere in perfetta sintonia con la stagione serena e col sole che scalda, ma sei in perfetto contrasto col cielo dell’anima.

Copri il tuo corpo pensando a Gesù Crocefisso.


Tu dici: “Io soffro molto il caldo, ho bisogno di andare vestita leggera, ho bisogno del fresco”.

Con questo ragionamento potresti ridurti come gli zulù dell’Africa e crederti giustificata.

Ma allora perché anche d’inverno, quando c’è freddo, pur essendo quasi assiderata, vai in giro mezza nuda se la moda te lo comanda?
Hai bisogno di fresco? Ma non sai che la penitenza è un dovere e ti è necessaria per salvarti? Gesù l’ha detto chiaramente: “Se non fate penitenza, perirete tutti allo stesso modo” (cfr.: Lc 13, 3).
Anche se fosse una cosa innocente andare con le braccia completamente scoperte, senza un po’ di maniche (il che non è!), non puoi coprirle almeno un po’ per spirito di penitenza? Ed è una penitenza grave coprirti il petto? L’esperienza e la stessa scienza dimostrano che la nudità non difende dal caldo, perché mette la pelle a diretto contatto con l’aria surriscaldata e coi raggi del sole.
Ma anche se non fosse così, non sai importi un piccolo sacrificio per amore di Gesù, crocifisso per tuo amore?

Quali segni di riconoscenza stai dando a Lui che ti ha redenta con così tanto dolore?

Se tu lo vedessi con i tuoi occhi, ancora vivo ma morente sulla croce e ti chiedesse uno straccio per coprire la sua nudità piagata, glielo negheresti?

Tu sei parte del suo Corpo Mistico, e quando ti vesti in modo immodesto sei una parte di Lui coperta dell’obbrobrio a cui lo condannarono i suoi crocifissori.

Egli ti chiede di coprirti, di nascondere quell’ignominia, e tu non ascolterai la voce del Signore crocifisso? Non vedi come sanguina quel Corpo Divino?

Ha voluto essere tutto una piaga per potersi coprire se non altro di sangue, del suo Sangue, come fosse un vestito che lo proteggeva dagli sguardi curiosi e impuri di chi stava intorno alla sua croce.

Fino a questo punto ha amato la purezza! E tu avrai il coraggio di rinnovargli nel tuo corpo l’obbrobrio e la sofferenza della nudità?
Copri il tuo corpo, rivestiti di purezza e lenirai le piaghe di Gesù; mostrati veramente cristiana, e dimostrerai così che quel Sangue divino non è stato inutile per te! 

Tu puoi anche non capire certi ragionamenti sulla modestia che ti vengono fatti, ma non puoi non capire la bellezza di un’offerta fatta al tuo Signore crocifisso.

Ecco, donagli, in unione alle sue sofferenze, il sacrificio di sopportare un po’ di caldo e la penitenza di una rinuncia, fallo per amore e collabora con Lui alla salvezza delle anime, per le quali ha versato il suo Sangue, cercando almeno di non scandalizzarle.
Quale legge della moda può equivalere alla legge dell’amore e della riconoscenza che devi a Gesù Cristo? 

Come puoi esitare a sacrificarti davanti alla sua Croce?


(don Dolindo Ruotolo)



Ma noi sappiamo leggere questi gesti, queste parole, questi segni con la semplicità, il cuore e la mente di papa Francesco? Forse no, i media soprattutto: dobbiamo riconoscere che siamo intossicati dall’ ideologismo. Volete un esempio?
Nei primi due giorni di pontificato, papa Francesco per due volte mette in guardia dal diavolo e subito salta fuori il solito grande giornale a spiegare che la cosa “va interpretata” (insomma “il diavolo” sarebbe una questione simbolica o una personificazione e bla bla bla).

Invece quando il Papa parla del diavolo intende proprio il diavolo. Punto e basta. E così quando ripete che senza Gesù Crocifisso nulla ha senso. Neanche fare gli attivisti di cause sociali e umanitarie o l’essere cardinali.

Lo ha detto proprio a loro: “Noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo a Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ong pietosa, ma non la Chiesa, sposa del Signore”. E così “succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza”. 

Anche Francesco d’Assisi stupiva. Perché era cristiano? No. A quel tempo tutti erano cristiani. Ma Francesco aveva qualcosa di particolare: tutto quel che lui era, diceva e faceva rimandava all’umanità di Gesù. La ricordava.

Lui era così commosso dall’umanità del Figlio di Dio e ne aveva così pieni il cuore, la mente e gli occhi che tutti, incontrandolo, si commuovevano di lui e quindi dell’umanità di Gesù.

- Antonio Socci -




Una confessione è più potente di un esorcismo

"Quando il nostro spirito è buio, vive nelle tenebre e nel peccato, il diavolo ha maggiore spazio di manovra. Per questo occorre confessarsi spesso. La confessione riporta l'uomo nella Luce.
Una confessione è più potente di un esorcismo, perchè la confessione di schianto riporta l'uomo alla Luce, alla Grazia di Dio e contro un uomo in grazia di Dio, Satana non può fare nulla.
La confessione distrugge il male. Lo annienta. E gira l'uomo verso la Luce, verso il bene."

- Padre Gabriele Amorth - 



Il diavolo non si vince con la spada ma con la Parola di Dio: 
perciò taccia la lingua dell' uomo, parli la Parola di Dio.

- Sant' Ambrogio - 









mercoledì 23 gennaio 2013

Giochiamo, Gesù! - Padre Dolindo Ruotolo -

21 gennaio 2013 

2 Egli gridò con voce potente: «È caduta, è caduta Babilonia la grande! È diventata ricettacolo di demòni, covo di ogni spirito immondo, rifugio di ogni uccello impuro e abominevole. 
3 Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino della sua prostituzione furente, e i re della terra hanno fornicato con lei, e i mercanti della terra si sono arricchiti con gli eccessi del suo lusso».
4 Poi udii un'altra voce dal cielo che diceva: «Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siate complici dei suoi peccati e non siate coinvolti nei suoi castighi; 5 perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo e Dio si è ricordato delle sue iniquità. 
(Ap 18)


Quanti giochi ci sono, tanti ne voglio fare con Te, perché se Tu giochi e mi fai giocare, metti l'ordine nel mio disordine.

Ci sono giochi che cominciano col disordine e portano la vittoria nell'ordine, e giochi che co­minciano con l'ordine e portano la vittoria nel disordine.

Le carte vengono mescolate apposta e si disor­dinano, gli scacchi vengono allineati nell'ordine, come in una battaglia.

O Gesù, io ti do il mio disordine e tu donami l'ordine del tuo amore; io ti do la mia nullità e Tu la tua ricchezza.

Giochiamo: la mia posta è l'anima mia. 

Vinci­mi, prendimi, raccoglimi come conquista del tuo gioco d'amore!

Ecco, sono come un aquilone: tirami, e fa che io m'innalzi nel Cielo.


Sono come acqua saponata: soffiami dentro perché mi dilati come un palloncino iridescente.


Sono come pesante saetta: scoccami dal tuo arco perché raggiunga il segno.


Sono come cerchio che gira senza meta: ac­compagnami con la tua verga di comando, per­ché io trovi la mia via.


Sono come pallone smarrito nelle vicende del­la vita, e sbattuto di qua e di là dalle mani degli uomini: lanciami Tu e mettimi nella tua rete.


Sono un disco che non sa muoversi: lanciami con la tua grazia.

Giochiamo, Gesù, alla fune: io tiro Te e Tu tiri me... chi ha più forza?


Vincimi!

Giochiamo al salto: Tu mi chiami, ed io vengo superando le barriere della mia nullità.

Giochiamo a nascondersi: Tu mi chiami e non ti fai vedere ed io ti cerco.

Giochiamo, Gesù, portami fuori del mondo: là vedrò nei cieli stellati il gioco di Dio, e nella mia nullità il gioco del tuo amore!

O pane del Cielo, o dolcezze della solitudine eterna, dove si è bambini e si gioca per sempre!

Si gioca con la luce eterna, coi riflessi delle eterne magnificenze, con le delicatezze del tuo amore, con la Mamma del Cielo, coi Santi, con gli Angeli, senza gli assillamenti di una vita angosciata dalla complicazione e turbata dalla serietà!

O Gesù, donami la semplicità dell'amore!


È questo il gioco più bello del nostro amore!

(Padre Dolindo Ruotolo)




Figlie mie, quante sorprese può darvi la mia compagnia, e quanta vita vi verrà nel cuore se sapete dimenticarvi! Quello che vi inaridisce è la serietà....
Pensate e ragionate troppo! Piccine mie, siate piccine sul mio Cuore, e giocate con me piccino sul vostro. Non mi sono fatto per voi Ostia silen­ziosa ed inerte? Eppure sono vita.
Fatevi ostie di amore e dimenticatevi.
Vorrei parlare a ciascuna di voi e specialmente a qualcuna di voi. Ma non voglio che vi perdiate poi in vani ragionamenti.
Vi voglio piccole, piccole, piccole. Intendetelo. Dalla semplicità piccolina nasce la fede luminosa, la speranza sicura, l'amore vivo. Dalla piccolezza viene la grandezza, come dal piccolo seme si sviluppa l'albero grandioso.
Vi benedico tutte +++
Confidate! Fate come i piccoli che rimettono al babbo ogni cosa.
Non vi assillate. Vivete di me, vivete con me! Il tragitto è breve, finisce tutto, rimane l'eterna vita; e là sarete piene d'ineffabile gaudio. Amen.


Padre Dolindo Ruotolo scriveva questo prezioso e originalissimo scritto alle sue figlie spirituali, sullo stile dell'Imitazione di Cristo, nell'ormai lontano 6 giugno 1938, quando l'Europa era già sotto le morse di Hitler e si era alla vigilia della seconda immane guerra mondia­le. Egli, poi doveva far fronte alle numerose ed ingiuste accuse che venivano fatte al suo Commento alla Sacra Scrittura. Il suo animo ne soffriva indicibilmente.

"Seguire Gesù nella fede è camminare con Lui nella comunione della Chiesa. Non si può seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare «per conto suo» o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predomina nella società, corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui." 

- papa Benedetto XVI -


‎Il segreto della felicità è tenere il cuore aperto agli altri e alle esperienze della vita. 
Il cuore, infatti, è come la porta d’ingresso di una casa: 
la luce del sole può entrare solo quando la porta è ben aperta.
- Swami Kriyananda -



‎"Quando Papa Giovanni Paolo II iniziò il suo ministero qui sulla Piazza di San Pietro. Ancora, e continuamente, mi risuonano nelle orecchie le sue parole di allora: "Non abbiate paura, aprite anzi spalancate le porte a Cristo!" Il Papa parlava ai forti, ai potenti del mondo, i quali avevano paura che Cristo potesse portar via qualcosa del loro potere, se lo avessero lasciato entrare e concesso la libertà alla fede. 
Sì, egli avrebbe certamente portato via loro qualcosa: il dominio della corruzione, dello stravolgimento del diritto, dell'arbitrio. Ma non avrebbe portato via nulla di ciò che appartiene alla libertà dell'uomo, alla sua dignità, all'edificazione di una società giusta"
- Papa Benedetto XVI -


buona giornata a tutti. :-)