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martedì 12 novembre 2019

La scelta – don Bruno Ferrero

Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito.

"Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile".

Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: "Queste sono le tue sofferenze".
Tutta l'acqua del bicchiere s'intorbidì e s'insudiciò.
Il maestro la buttò via.
Il maestro prese un'altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all'uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare.
La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente com'era prima.
"Vedi?" spiegò il maestro. "Ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d'acqua o il mare".

Troppi cuori piccoli, troppi animi esitanti, troppe menti ristrette e braccia rattrappite.
Una delle mancanze più serie del nostro tempo è il coraggio. Non la stupida spavalderia, la temerarietà incosciente, ma il vero coraggio che di fronte ad ogni problema fa dire tranquillamente: "Da qualche parte certamente c'è una soluzione ed io la troverò".


- don Bruno Ferrero -
Fonte: "Il segreto dei pesci rossi", Elledici ed.




"Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. 
Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova. 
Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. 
Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. 
Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. 
Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. 
Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali." 

- Papa Francesco - 

Da “Gaudete et exsultate”



Ci sazieremo, Signore, contemplando il Tuo Volto.

Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno.

Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole.

Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi,
io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine.





Buona giornata a tutti. :-)

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lunedì 28 ottobre 2019

Conosco delle barche - Jacques Brel

Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.


Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.


Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.


Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.


Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.


Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche che si graffiano un po'
sulle rotte dell'oceano ove le porta il loro gioco.


Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.


Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.


Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.


Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.


 - Jacques Brel -





"Le forze che cambiano
il corso della storia
sono le stesse
che cambiano
il cuore dell'uomo"

citato nella postfazione
a Gilbert Keith Chesterton,
"La Ballata del Cavallo Bianco"




Preghiera della sera

Vi auguro sogni a non finire
la voglia furiosa di realizzarne qualcuno
vi auguro di amare ciò che si deve amare
e di dimenticare ciò che si deve dimenticare
vi auguro passioni 
vi auguro silenzi
vi auguro il canto degli uccelli 
al risveglio 
e risate di bambini
vi auguro di resistere all’affondamento,
all’indifferenza, 
alle virtù negative
della nostra epoca.
Vi auguro soprattutto
di essere voi stessi.

- Jacques Brel -



Buona giornata a tutti. :-)



Grazie!!!



mercoledì 23 ottobre 2019

Il lavoro nascosto dell’amore - Renè Voillaume

Piccolo fratello, la tua vita è come una moneta d’oro che porta impressa l’effigie dell’amore di Cristo. Essa è per Dio, per lui solo. Ma è proprio vera? La lega include davvero l’oro puro, che solo avrà valore ai suoi occhi?…
Una moneta falsa rassomiglia talmente a una vera! La linea della tua vita, la tua regolarità, le tua preghiere, tutto ciò può soddisfarti, può sembrarti puro, impeccabile. 
A te, sì… ma è per lui? L’amor proprio non domina forse?

Devi essere totalmente dato all’amore di Cristo. Poco importa che la tua vita piaccia a te purché Gesù vi trovi il suo interesse. 
Bisogna che egli trovi nella tua anima un oggetto d’amore, un mondo in cui possa riversare tutto il suo amore e trovarvi le sue compiacenze.

Che ti importa che la tua vita ti sembri regolare, utile, sublime? 
Tu accetti ben volentieri che tutti gli uomini ti disprezzino, ti critichino, che essi giudichino umanamente persa, inutile e vana la tua vita. 
Tu l’accetti dicendoti che la tua vocazione è troppo elevata per poter essere capita dalla maggioranza dei cristiani. Ma hai pensato che dovresti staccarti da te stesso? Cioè compiere in te, o meglio, lasciar compiere in te l’opera dell’amore?

Finché avrai la certezza sentita e umana, un po’ soddisfatta, dell’utilità della tua vocazione, vi sono molte probabilità che il tuo amor proprio sia ancora la ragione della tua vita. 
Lascia che Gesù faccia in te ciò che il suo amore vuole. 
Bisogna che esso faccia fondere le monete d’oro della tua vita.

Bisognerà che essa perda la sua forma, la stessa impronta dell’amore di Gesù, e nella quale, forse, ti compiacevi. Era un po’ per te che realizzavi un ideale che ti sembrava sublime e che ti attirava. 
Lascia fare all’amore. 
Se la tua vocazione è così elevata da dover essere incompresa da ciò che quaggiù è umano, bisogna che essa sia reincompresa da ciò che resta di umano in te.

Sta’ in pace, non accelerare l’ora di questa purificazione.

Se l’amore si presenta, lascialo penetrare fino al fondo di te stesso. 
Bisognerà che entri: e tu devi lasciarlo fare. 
Troppo spesso tu lo fermi. 
Egli vuole penetrare e tu lo fermi perché non vuoi risolverti a lasciarlo penetrare da solo. Poiché tu non puoi penetrare ancora nel fondo della tua anima, bisognerà che entri lui, lui solo. 
Aprigli la porta in silenzio, lascialo entrare, lascialo fare. Sì, tu resterai solo, e la porta sarà chiusa; tu non puoi vedere il luogo segreto dove lui deve riversare il suo amore. Lascialo entrare, accetta di restare fuori in silenzio. Tu non sarai più là per arrestarlo con le tue chiacchiere e le tue sciocche pretese.

Come deve sorridere spesso l’amore infinitamente dolce e paziente, come deve sorridere alle tue pretese. 
Avresti voluto che la tua vita interiore, la tua spiritualità fosse in un certo modo. Ma lui non sa forse meglio come consumare la tua anima con l’amore e come farne un olocausto vivente? 
Ciò ti sconcerterà, non capirai più e allora il tuo amore proprio brucerà sull’altare segreto di te stesso.

La tua vocazione non può essere mediocre, né sei tu che puoi realizzarla. 
Se è vero che essa tocca l’infinito, poiché appartiene totalmente a Gesù ed è per lui solo, lascia che le mani dell’infinito la realizzino in te. Tu non lo puoi e se credi di realizzarla, il tuo olocausto non è ancora completo. Se la tua vocazione è divina nel suo scopo e nei suoi mezzi di raggiungimento, deve essere incomprensibile agli occhi degli uomini. Anche tu sei uomo, e agli occhi del tuo amor proprio la tua vocazione, per vivere, deve sfigurare e sembrare una follia.

Se è vero che il supplizio di Cristo resta una follia agli occhi della creatura, deve essere vero che la realizzazione in te della pienezza del suo regno dell’infinito e dell’amore deve attuarsi attraverso una via dolorosa, oscura, incomprensibile. Tu sei troppo piccolo; lascia che l’amore infinito entri nell’intimo della tua anima. Sai per fede che devi lasciare aperta la porta e consentirgli di lavorare in te. Abbandonati a lui, ma realmente, senza riservarti un modo di concepire la tua vita, il desiderio di vedere realizzarsi in te la tua vocazione e di goderne. Accetta la consapevolezza di una vita vuota, accetta il frantumarsi delle tue concezioni su ciò che tu chiami la tua vita interiore.

Poi diffida dell’amor proprio nella preoccupazione della salvezza dei fratelli. Non cercare di vedere il frutto del tuo desiderio.

Riconoscerai che il tuo desiderio, la tua sofferenza per la salvezza dei tuoi fratelli è pura, è proprio per lui, se non cagionerà in te turbamento, se non ti allontana dall’amore, se è senza fretta, se non cerca di sentirsi esaudita.

L’amor proprio deve morire e anche l’amore egoista – che è falso amore – con cui noi talvolta amiamo i nostri fratelli. Devi amare come lui, cioè lui deve amare in te. Come sarai certo del tuo amore, così sarai certo, come se fosse già avvenuto, di salvare delle moltitudini. Non ti basterà la conversione di qualche anima: vorrai quella di tutto il popolo, del mondo intero. Ciò sarà ragionevole perché conforme alle leggi dell’amore reciproco e presuppone che tu creda di essere amato da Dio. 
Questo atto di fede sincero, profondo, è il più difficile! Crediamo più facilmente al nostro amore per lui che al suo amore per noi. Parlo di una fede vera, profonda, che capisca un po’ l’infinito dell’amore di Gesù per noi: non parlo di un sentimento provato durante una grazia sensibile che non è un atto di fede nell’amore. Ma quando ti conoscerai in tutta la tua miseria, e con tutta la tua fede, nell’atto stesso della visione di questo niente che sei, crederai di essere preferito da Gesù a tutte le altre anime perché sei per lui un oggetto di misericordia, allora sarai vicino al vero amore.

Piuttosto che cercare di far grandi cose per amore, cerca di amare in ogni cosa specialmente nelle più piccole: così farai morire l’amor proprio. Non temere di vedere il fondo della tua miseria e di accettarla: non scusarti, non turbarti. Credi forse che egli non la veda meglio di te? Ciò non impedisce nulla; anzi al contrario egli può usare misericordia. Credi, è proprio per questo che egli ti ama… 


- Renè Voillaume -

Un testo da conservare per ricordarsi sempre  qual è il vero percorso di chi decide di vivere il Vangelo.
E’ uno scritto di Renè Voillaume fondatore dei “Piccoli fratelli di Gesù” legati alla spiritualità di Charle de Foucauld, che si trova nella raccolta “Come loro”. Un testo molto esigente e molto intenso, fatto salvo un linguaggio e delle espressioni a cui forse non siamo molto abituati. Una bella descrizione di quella che è la vera “povertà di spirito”.






«Parecchi cristiani dicono: noi parliamo con Dio e ce ne infischiamo di quello che dice il Papa. E così, credendo di parlare con Dio, se ne vanno all’inferno!».

- San Pio da Pietrelcina -




Preghiera per la sera

Mi addormenterò nella pace,
il tuo sangue vegli su di me;
all' anima che hai plasmato secondo la tua immagine, 
concedi la libertà.
Posa la mano sul corpo che hai impastato,
e le tue misericordie siano per lui come mura di difesa
e come un potente scudo.
Quando il corpo si riposerà 
la tua forza lo protegga,
il mio riposo sia davanti a te, 
come profumo d'incenso.
Il Maligno non si avvicini al mio giaciglio, 
per l'intercessione di tua Madre,
e per il tuo sacrificio per noi;
allontana il demone della paura che mi nuoce.




Buona giornata a tutti. :-)



Grazie!!


giovedì 26 settembre 2019

La breve vita dei nostri antenati – Wislawa Szymborska

Non arri­va­vano in molti fino a trent’anni.
La vec­chiaia era un pri­vi­le­gio di alberi e pie­tre.
L’infanzia durava quanto quella dei cuc­cioli di lupo.
Biso­gnava sbri­garsi, fare in tempo a vivere
prima che tra­mon­tasse il sole,
prima che cadesse la neve.
Le geni­trici tre­di­cenni,
i cer­ca­tori quat­trenni di nidi tra i giun­chi,
i capi­cac­cia ven­tenni –
un attimo prima non c’erano, già non ci sono più.
I capi dell’infinito si uni­vano in fretta.
Le fat­tuc­chiere bia­sci­ca­vano esor­ci­smi
con ancora tutti i denti della gio­vi­nezza.
Il figlio si faceva uomo sotto gli occhi del padre.
Il nipote nasceva sotto l’occhiata del nonno.
E del resto essi non con­ta­vano gli anni.
Con­ta­vano reti, pen­tole, capanni, asce.
Il tempo, così pro­digo con una qua­lun­que stella del cielo,
ten­deva loro una mano quasi vuota
e la ritraeva in fretta, come pen­tito.
ancora un passo, ancora due
lungo il fiume scin­til­lante
che dall’oscurità nasce e nell’oscurità scompare.
Non c’era un attimo da per­dere,
domande da rin­viare e illu­mi­na­zioni tar­dive,
se non le si erano avute per tempo.
La sag­gezza non poteva aspet­tare i capelli bian­chi.
Doveva vedere con chia­rezza, prima che fosse chiaro,
e udire ogni voce, prima che risonasse.
Il bene e il male –
ne sape­vano poco, ma tutto:
quando il male trionfa, il bene si cela;
quando il bene si mostra, il male si acquatta.
Nes­suno dei due si lascia vin­cere
o allon­ta­nare a una distanza defi­ni­tiva.
Ecco il per­ché di una gioia sem­pre tinta dal ter­rore,
d’una dispe­ra­zione mai disgiunta dalla spe­ranza.
La vita, per quanto lunga, sarà sem­pre breve.
Troppo breve per aggiun­gere qualcosa.

- Wislawa Szymborska -


Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia immortale.

(da: Sulla morte, senza esagerare)



                                      I destini dell'uomo sono come fiumi,
alcuni scorrono veloci, senza incertezza, 
lungo facili percorsi. 
Altri passano attraverso mille difficoltà 
ma arrivano ugualmente al mare. 
La meta finale è per tutti la stessa.

- Romano Battaglia - 
"Il fiume della vita"







Preghiera per la sera

Porta a compimento 
la promessa che hai fatto a mio riguardo, Signore,
conservami la vita per mezzo della croce,
e al mio risveglio ti renderò grazie,
per l'amore che hai manifestato alla mia debolezza.
Donami, Signore, per la tua tenerezza, 
di ascoltare e compiere la tua volontà; 
concedimi una sera tranquilla
e una notte santa.
O Cristo, nostro salvatore,
tu sei la vera luce,
a te la gloria, e su di noi le tue misericordie, 
in questo come nell' altro mondo.

- Efrem il Siro -


Buona giornata a tutti. :-)

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martedì 17 settembre 2019

Tu sei il medico, io il malato - Sant’Agostino

Me infelice! Signore, abbi pietà di me.
Tu vedi le mie ferite, non le nascondo.
Tu sei il medico, io il malato.
Tu sei misericordioso, io miserabile.
La vita dell’uomo sulla terra è veramente una prova!
Chi potrebbe desiderare pane e affanni?
Tu comandi di sopportarli,
non di amarli…
Nell’avversità aspiro alla gioia;
nella gioia temo l’avversità.
Tra questi due estremi,
esiste forse un punto di equilibrio,
in cui la vita umana non sia una prova?
Signore, tutta la mia speranza
risiede unicamente
nella profondità della tua misericordia!

- Sant’Agostino -
Confessioni, X, 28-29



Quando siamo nella prova guardiamo alla Croce di Cristo: lì troviamo il coraggio per poter continua a camminare....

- Papa Benedetto XVI -




“La gente è costretta a vivere in luoghi dove non ha più il minimo controllo su quello che mangia e quello che si mette addosso, sullo spazio che occupa. 
Tutti sono in prestito tutto il tempo, devono comprare quello che gli serve e non gli basta mai, gli sembra di avere sempre bisogno di altro.” 


- Andrea De Carlo -
Due di due, 1989




E mentre noi cerchiamo sempre altri segni, altri prodigi, non ci accorgiamo che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne, è Lui il più grande miracolo dell'universo tutto l'amore di Dio racchiuso in un cuore umano....

- Papa Benedetto XVI -


Donami la tua presenza

Signore, Padre santo e buono, concedimi:
un'intelligenza che ti conosca,
un cuore che ti senta, 
uno spirito che ti gusti,
una sapienza che ti trovi,
un ardore che ti cerchi,
un'anima che ti comprenda,
occhi del cuore che ti vedano,
una vita che ti sia gradita,
una perseveranza che ti attenda,
una morte santa.
Donami la tua presenza,
la santa resurrezione,
una buona ricompensa:
la vita eterna. Amen.

(Da un libro di preghiere del IX secolo)



Buona giornata a tutti :-)


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mercoledì 11 settembre 2019

Il Narratore - Jairo Aníbal Niño

Il tiranno venne un giorno a sapere che tra le montagne viveva un formidabile cantastorie e ordinò al suo ministro della guerra di catturarlo.
I soldati lo acchiapparono mentre navigava su una zattera di giunchi odorosi in un lago color della notte.

Lo condussero in catene al palazzo. 
Il despota osservò con minuziosa attenzione le sue mani callose, la sua pelle brunita, le sue larghe e forti spalle. Quando lo guardò negli occhi, l'autocrate si sentì turbato. In quello sguardo scoprì qualcosa di simile a un nuotatore dorato e bronzeo nell'acqua della pupilla. 

Ordinò allora all'uomo che raccontasse una storia. 
Il narratore, minacciato dalle guardie armate, disse con una voce dura da uomo di mare: "Non si può raccontare nessun racconto quando si è incatenati".

Il tiranno fece un cenno con la testa e l'uomo fu liberato dai ferri.
"Racconterò una storia delle terre calde", annunciò il narratore.
Quando cominciò a parlare del viaggio di Fátima Montes e Pedro María Valiente verso il posto dove cresceva il cespuglio dell'allegria, allo scopo di raccogliere i suoi semi e spargere la sua musica e il suo aroma per ogni recesso della fangosa palude, il grande salone del palazzo si trasformò in un luogo in cui scorreva un fiume navigabile e i presenti videro i personaggi della favola viaggiare sotto un cielo d'aironi fino a giungere in un luogo dove s'accamparono, nelle vicinanze di un boschetto d'alberi di guayaba, accanto a delle rosse e succose pere, e s'inumidirono le labbra con la generosa dolcezza delle amarene. Fátima e Pedro stesero una tovaglia bianca sull'erba e apparvero i fiocchi delle focaccine di manioca e come una pioggia d'oro le palline delle uova dei pesci del fiume. 
Dopo mangiato, Fátima cantò la romanza del povero che s'era innamorato di una principessa molto ricca e molto bella. Triste e adirato per il disprezzo e la crudeltà della nobildonna, una notte in cui la luna si mutò nella pupilla di un cavallo magico, il povero immerse il ritratto della principessa in un bicchiere di vino e se la bevve. In quel preciso istante lei si liquefece nei suoi appartamenti del palazzo e dovette continuare a navigare nelle viscere del povero per tutta la vita. 
Quando terminò la melodia, nel salone sorse la pelle di fiore di Fátima Montes e s'intravvidero i suoi occhi d'un nero incandescente, mentre serena e tranquilla si coricava accanto al suo amante sulla sabbia del tropico.
Poi scese la notte sul fiume, cedendo il passo a un gigantesco giaguaro farfalla con fattezze umane che avanzava verso la corrente per abbeverarsi. 

Il giaguaro restò inebetito a guardare il corpo nudo della ragazza, sentì una pioggerella dolce suoi suoi occhi celesti e stupefatto volle palpare il meraviglioso eccitamento che avvertiva per la prima volta nella parte più oscura del petto. 

Con le sue unghie d'acciaio si fece un taglio profondo e, mentre sveniva, il cuore insanguinato gli galoppava tra gli artigli.

Il despota, affascinato dall'abilità del narratore nel convertire in vita le parole e spinto dalla sua grande cupidigia, esclamò: "Adesso ti ordino di raccontare la storia delle miniere del re Salomone".
L'uomo disse: "Non si può mai lasciare una narrazione a metà. Prima bisogna finire questo racconto".
Il tiranno sguainò la spada e grugnì: "E va bene. Finiscilo. Ma alla svelta".
Il cantastorie replicò: "Lo concluderò e avrà un lieto fine".
Il narratore parlò allora delle battaglie che sostennero Fátima e Pedro contro le colombe di vetro che cavano gli occhi agli uomini per alimentarsi con tutte le figure da essi viste durante la vita, che se ne stanno acquattate nel centro della pupilla, e narrò l'incontro con il fiore canterino e le interminabili notti d'attesa tenendosi ben stretti lungo tutto l'orlo del mondo, fino al giorno in cui giunsero a un cascinale illuminato e lì, in un patio verdemare, trovarono il cespuglio dell'allegria.
Il narratore lasciò che i suoi carcerieri, attratti dalla ingioiellata presenza del cespuglio dell'allegria, entrassero poco a poco nel racconto. 


Quando si erano ormai addentrati per varie miglia verso il centro del racconto, il cantastorie esclamò: "Fátima Montes e Pedro María Valiente raccolsero i semi che brillavano nelle loro mani come diamanti e non si resero conto che i loro nemici stavano lentamente stringendo l'accerchiamento fatale. All'improvviso, da uno dei semi scaturì una luce che andò crescendo fino a trasformarsi in in un tapiro gigantesco che sprizzava fiamme dalla proboscide e che si scagliò, in difesa di Fátima e Pedro, contro i loro avversari, distruggendoli".

Il cantastorie scorse, in mezzo all'immensa nuvola di polvere del palazzo abbattuto, il tiranno e i suoi sgherri carbonizzati e disse: "Il racconto è finito".
Guardò il cielo stellato, sorrise e si mise in cammino verso le montagne.

- Jairo Aníbal Niño -
Fonte:  "Preguntario", 1998


"Più mi avvicino e più vedo quanto sono lontano. Ci vuole il coraggio di mille uomini per guardare la Verità, vedere quanto si è lontani da essa, e affrontarla." 


"Devi bussare per cento anni alla porta di Dio per poi capire che la porta non è mai stata chiusa e che in realtà non è mai neppure esistita alcuna porta." 

"Il silenzio è la lingua di Dio, tutto il resto sono cattive traduzioni."

- Jalāl al-Dīn Rūmī -





Non ci si accorge mai abbastanza presto di quanto non si è indispensabili per il mondo. 
Che persone importanti crediamo di essere! 
Immaginiamo di essere i soli ad animare la sfera in cui operiamo; pensiamo che, assenti noi, si fermi ogni cosa: vita, nutrimento e respiro; e non ci accorgiamo che la lacuna che lasciamo si colma molto in fretta, anzi spesso non diventa che il luogo per qualcosa, se non di migliore, per lo meno di più gradevole.

- Johann Wolfgang Goethe -





Preghiera della sera

Eterno Padre, io vi offro oggi tutte le virtù, gli atti,
gli affetti del Cuore del vostro caro Gesù.
Accettateli per me e per i suoi meriti;
concedetemi quelle grazie che Gesù vi domanda per me.
Con questi meriti io vi ringrazio di tante misericordie usatemi.
Con questi soddisfo quello che vi debbo per i miei peccati.
Per questi spero ogni grazia da voi, il perdono, la perseveranza, il paradiso,
e sopra tutto il sommo dono del vostro puro amore.
Vedo già che sono io che a tutto pongo impedimento,
ma a ciò ancora voi rimediate.
Io vi prego per amore di Gesù Cristo il quale ha promesso:
 Si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis.
Dunque non me lo potete negare. Signore, io non voglio che amarvi,
che donarmi a voi intieramente, 
e non vedermi più ingrato come sono stato sinora.
Guardatemi ed esauditemi;
fate che oggi sia il giorno ch'io tutto mi converta a voi,
per non lasciare mai più d'amarvi.
V'amo, mio Dio, v'amo, bontà infinita;
v'amo, mio amore, mio paradiso, mio bene, mia vita, mio tutto.
Gesù mio, tutto mio; voi mi volete, io vi voglio.

(Sant’Alfonso Maria de Liguori)


Buona giornata a tutti. :-)


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