Visualizzazione post con etichetta Patrizio Righero. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Patrizio Righero. Mostra tutti i post

martedì 14 novembre 2017

Maestro insegnaci a pregare – Padre Andrea Gasparino

"Si potrebbe dire che nella preghiera comandano tre pulsanti. 
Impara a pregare chi è capace di maneggiare i tre pulsanti.
Il primo pulsante è l’umiltà, che vorrei descrivere così: far la verità in noi come primo atto della preghiera.
Mettersi davanti a Dio come si è, non come si vorrebbe essere: fare la verità, fare il punto della nostra situazione con molta concretezza, con molta sincerità anche rude, profonda, senza mezze misure, toglierci le maschere, presentandoci a Dio come siamo…
Non aver paura di perdere tempo in questa operazione di avviamento… non è avviamento è già vera preghiera, infatti è già amore.
Gli altri due pulsanti sono: aprirsi all’amore di Dio e amare.
..Accorgersi dell’amore di Dio per te.
Direi che è il pulsante decisivo: se è forte la convinzione che Dio ti ama personalmente, sinceramente, costantemente, fedelmente; se è forte la convinzione che Dio ti ama anche se tu non rispondi (ma bada dev’essere una convinzione profonda, non un’idea peregrina che ti passa in testa); se tu sei proprio persuaso dell’amore di Dio per te, allora la preghiera parte sola senza sforzi.
Dio mi ama!
Ecco il punto di fuoco della preghiera, ma deve essere un punto di fuoco che cambi in fuoco il tuo rapporto con lui.
Le persone con la preghiera fiacca o malata non hanno ancora capito che Dio le ama…
Dovete lottare con tutte le forze per costruire in voi questa convinzione.
Non bastano pochi sforzi.. Capire che Dio ci ama è come entrare nel profondo di Dio, nel cuore di Dio.. Ogni pagina della scrittura è una scuola dell’amore di Dio, ma chi non impara a leggere nell’amore rimane analfabeta dell’amore.
Chi non fa questo sforzo rimane solo un turista dell’amore…
Poi viene il terzo pulsante: amare! Come si ama nella preghiera? 
E’ difficile dirlo. Forse tutto sta in una cosa semplicissima, tutto sta nell’imparare a offrirci a Dio..
Il cammino della preghiera dovrebbe consistere in questi tre passaggi:

Parlare  (preghiera vocale)
Ascoltare (preghiera di ascolto)
Rispondere  (preghiera di amore)….

“La preghiera è un bene sommo,
è una comunione intima con Dio,
deve venire dal cuore,
deve fiorire continuamente,
giorno e notte.
E’ luce dell’anima,
vera conoscenza di Dio,
mediatrice tra Dio e l’uomo;
è un desiderare Dio,
è un amore ineffabile
prodotto dalla grazia divina” 
(San Giovanni Crisostomo)

- Padre Andrea Gasparino -
tratto da “Maestro insegnaci a pregare”, Andrea Gasparino. Ed. Elledicì





La preghiera di supplica non ha la finalità di istruire Dio, ma di costruire l'uomo.


- Sant'Agostino - 



Voglio lodarti

Voglio pregare come il falco
con le ali spiegate e il vento che mi tiene in braccio.
Voglio lodarti a capofitto nello spazio
e galleggiare come un pianeta nel suo angolo di universo.
Perché non mi basterà una vita,
non mi basteranno cento anni per esplorare ogni dono,
ogni immensità che hai deposto ai piedi del tempo
il giorno del mio natale.
Voglio lodarti come il delfino
che ricama le acque dell'oceano con traiettorie di allegria.
Benedici il Signore, anima mia,
e inventa canzoni e danze, e racconti per non scordare.
Voglio dirti grazie, immenso Dio,
perché mi circondi di bontà e misericordia
Non basterà tutto il male del mondo a farmi tacere.
Non basterà neppure la morte livida e il suo strascico di amarezza.
Voglio lodarti senza fine, mio Dio.
Voglio lodarti.

- Eric Pearlman -


Buona giornata a tutti. :-)




venerdì 14 aprile 2017

E pure il tuo figlio e altre preghiere per il Venerdì Santo - Padre Davide Maria Turoldo

E pure il tuo figlio 
il divino tuo figlio, il figlio 
che ti incarna, l'amato 
unico figlio uguale 
a nessuno, anche lui 
ha gridato 
alto sul mondo: 
“Perché...?”
Era l'urlo degli oceani 
l'urlo dell'animale ferito 
l'urlo del ventre squarciato 
della partoriente 
urlo della stessa morte: 
“perché?”
E tu non puoi rispondere 
non puoi...
Condizionata onnipotenza sei!
Pretendere altro è vano.
T'invocava con tenerissimo nome:
la faccia a terra 
e sassi e terra bagnati 
da gocce di sangue:
le mani stringevano zolle 
di erba e fango:
ripeteva la preghiera del mondo: 
“Padre, abbà, se possibile”...
Solo un ramoscello d'olivo 
dondolava sopra il suo capo 
a un silenzioso vento...
Ma non una spina Tu 
gli levasti dalla corona.
Trafitto anche il pensiero: 
non può, non può lassù 
il pensiero non sanguinare!
Oh, le ferite della mente!
E non una mano 
gli schiodasti dal legno:
che si tergesse 
dagli occhi il sangue
e gli fosse dato 
di vedere 
almeno la Madre
là,
sola...
Perfino potenti 
e maestri di ferocia 
e gente, al vederlo 
si coprivan la faccia.
E lui a fluttuare 
dentro una nuvola:
dentro 
la nuvola del divino 
Nulla!
E dopo 
solo dopo 
Tu e noi 
a ridargli la vita
No, credere a Pasqua non è 
giusta fede: 
troppo bello sei a Pasqua!
Fede vera 
è al venerdì santo 
quando Tu non c'eri 
lassù!
Quando non una eco 
risponde 
al suo alto grido
e a stento il Nulla 
dà forma
alla tua assenza…

 - padre Davide Maria Turoldo -



Siamo qui, o signore Gesù.
Siamo venuti come i colpevoli
ritornano sul luogo del delitto,

siamo venuti come colui che Ti ha seguito,
ma Ti ha anche tradito,

tante volte fedeli e tante volte infedeli,

siamo venuti
per riconoscere il misterioso rapporto

fra i nostri peccati e la Tua Passione:

l'opera nostra e l'opera Tua,

siamo venuti per batterci il petto,
per domandarti perdono,

per implorare la Tua misericordia,

siamo venuti
perchè sappiamo che Tu puoi,

che Tu vuoi perdonarci,

perchè Tu hai espiato per noi.

Tu sei la nostra redenzione
e la nostra speranza.


- Beato Paolo VI, papa  -


Davanti alla Croce 

Noi ti adoriamo, Cristo Gesù.
Ci mettiamo in ginocchio

e non troviamo parole sufficienti

per esprimere quel che proviamo
davanti alla tua morte in croce.
Noi desideriamo, o Cristo,
gridare oggi verso la tua misericordia
più grande di ogni forza e potenza
alla quale possa appoggiarsi l'uomo.
La potenza del tuo amore
si dimostri ancora una volta più grande
del male che ci minaccia.
Si dimostri più grande dei molteplici peccati
che si arrogano in forma sempre più assoluta
la cittadinanza nella vita degli uomini.

- San Giovanni Paolo II, papa - 



Preghiera per il Venerdì Santo 

Dio Redentore, eccoci alle porte della fede,
eccoci alle porte della morte,

eccoci di fronte all’albero della croce.

Solo Maria resta in piedi
nell’ora voluta dal Padre, nell’ora della fede.
Tutto è compiuto,ma, allo sguardo umano,
a sconfitta sembra completa.
Sul ruvido legno della croce, tu fondi la chiesa:
affidi Giovanni come figlio
a tua madre, e tua madre, da questo momento
entra nella casa di Giovanni.
Tutto è compiuto. Tu hai dato la vita,
apri il nostro cuore a questo dono totale.
Sul legno hai elevato tutto a te.
O Signore,
disceso dalla croce raggiungi l’uomo in lacrime,
per dirgli che l’hai amato fino in fondo.

- don Romano Guardini - 



Ci siamo
anche noi
ai piedi
della tua croce.
Siamo venuti
per chiederti
ancora qualcosa:
un ultimo favore,
un aiuto per oggi,
qualche briciola
di benessere
in più.
E tu,
con l’ultimo
sorso di vita,
invece
di assecondare
i nostri
sciocchi
capricci
ci doni
una madre.
La tua.
La nostra.
____________________________
XII stazione. Gesù in croce, la madre e il discepolo (Giovanni 19,26-27)

- Patrizio Righero - 




Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
in cielo, in terra e sottoterra,
perché Gesù si è fatto obbediente
fino alla morte, alla morte di croce:
per questo Gesù Cristo è il Signore,
a gloria di Dio Padre.



Silenzio e digiuno






giovedì 23 marzo 2017

Sii un vero amico - H.J.M. Nouwen

Le vere amicizie sono durature perché il vero amore è eterno. 
L'amicizia nella quale il cuore parla al cuore è un dono di Dio, e nessun dono che viene da Dio è temporaneo od occasionale. Tutto ciò che viene da Dio partecipa della vita eterna di Dio. 
L'amore tra le persone, quando è dato da Dio, è più forte della morte. In questo senso la vera amicizia continua al di là dei confini della morte. Quando hai amato profondamente, quell'amore può crescere anche più forte dopo la morte della persona che ami.


È questo il centro del messaggio di Gesù.


Quando Gesù è morto, l'amicizia dei discepoli con lui non è scemata. Al contrario, è cresciuta. È questo il significato dell'invio dello Spirito. Lo Spirito di Gesù ha reso duratura l'amicizia di Gesù con i suoi discepoli, più forte e più intima di prima della sua morte. È questo che Paolo ha sperimentato quando diceva: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). 
Devi avere fiducia che ogni vera amicizia non ha fine, che esiste una comunione dei santi tra tutti coloro, viventi o defunti, che hanno veramente amato Dio e si sono amati l'un l'altro. Sai dall'esperienza quanto questo sia reale.


Coloro che hai amato profondamente e che sono morti continuano a vivere in te, non solo come ricordi, ma come presenze reali.


Osa amare ed essere un vero amico. L'amore che dai e ricevi è una realtà che ti condurrà sempre più vicino a Dio e a coloro che Dio ti ha dato da amare.



Henry J.M. Nouwen -  
da: "La voce dell’amore" , Brescia, Queriniana, 2005, pagg. 111-112




« Spe salvi facti sumus »
 – nella speranza siamo stati salvati, dice san Paolo ai Romani e anche a noi (Rm 8,24) - 

La « redenzione », la salvezza, secondo la fede cristiana, non è un semplice dato di fatto. La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino...

- papa Benedetto XVI - 
dalla Lettera Enciclica "Spe salvi" 



Anche se ha molte crepe.
Anche se ci piove dentro.
Anche se è fuori moda. 
Anche se perde i pezzi. 
La Chiesa è la mia casa. 
Perché ci sono 
 i miei fratelli.
Perché ci sei Tu.

- Patrizio Righero -


Buona giornata a tutti. :-)











venerdì 23 dicembre 2016

Il presepe vuoto - Patrizio Righero

A poco più di un’ora dalla mezzanotte la sconcertante scoperta: la statuetta di Gesù Bambino è sparita!
Don Mimmo ha un bel predicare calma e sangue freddo, ormai le catechiste, con addosso l’agitazione delle grandi occasioni, hanno convocato l’unità di crisi.
E adesso che cosa si fa?
Andarne a comprare una nuova? Troppo tardi. I negozi sono già chiusi e poi trovarne una a grandezza naturale non è mica facile.
Chiederla in prestito alla parrocchia vicina? Tanto vale provare.
«Don Giuseppe, ha per caso una statua di Gesù bambino da prestarci?»
«Spiacente. Ne abbiamo una sola. E la usiamo noi…»
Le suore del convento di santa Lucia?
No, troppo lontane. Impossibile farcela per mezzanotte.
Intanto il coro prosegue con le prove: astro del ciel, adeste fideles, gloria gloria… I bambini a far chiasso in sacrestia. I pastori in pole position per la sfilata. E don Mimmo?
Da quando è iniziata la riunione di emergenza più nessuno l’ha visto.
Passi perdere il bambinello («al limite – aveva suggerito una mamma di quelle che sanno sempre aggiustare le cose – ci mettiamo un cicciobello!»); ma perdere anche il parroco è davvero troppo.
Il campanile, impietoso, suona le 23.
Dovrebbe iniziare la veglia. Sì, ma come?
Il direttore del coro taglia corto e dà disposizioni per partire: avanti con i canti, le poesie dei bambini, una sgambettata danzante delle ragazze della cresima, un testo di Tonino Bello che non guasta mai.
23.30. E ancora niente. Né bambinello, né parroco.
«Non risponde nemmeno al telefonino… gli sarà successo qualcosa?». L’inquietante dubbio inizia a serpeggiare tra i fedeli assiepati nei banchi nella chiesa.
«Se non arriva ce ne torniamo a casa? Stiamo qui? Che cosa si fa?»
23.45. Il coro la tira lunga con canti natalizi a sedici strofe ciascuno.
23.50. Il rombo inconfondibile della panda di don Mimmo.
Le catechiste si lanciano nel cortile dell’oratorio come proiettili di una catapulta. Ed ecco lì. Il don scende dall’auto. Con lui una ragazza diafana che sembra proprio la madonna. In braccio un fagotto di bambino.
In men che non si dica i tre hanno dribblato le zelanti catechiste e si sono infilati in canonica. Ma non abbastanza in fretta.
«Ma quella non è la Romina?»
«Chi? La figlia della Michela?»
«Proprio quella… che brutta storia. Incinta a 16 anni».
«Ma quella che faceva l’animatrice?»
«Ne sono sicura!»
«E il padre?»
«Chi lo sa… quel mascalzone è sparito chissà dove».
«Credevo che non l’avesse tenuto il bambino. Così dicevano».
«No, no. L’ha tenuto. Ma quando è nato la Michela e il Giovanni non han voluto che si sapesse in giro. Si vergognano…».
«E come si chiama la creatura?»
«Non saprei. Non l’hanno ancora battezzata»
«Forse è una bambina… chissà!»
23.59. Sfilza di chierichetti minuscoli, seguiti da chierichetti medi e due extra large. Poi don Mimmo e… quei due lì. La Romina e il suo fagotto che ha iniziato a gorgheggiare canti che conosce solo lui.
Don Mimmo li accompagna fino alla cappella del presepe e li fa accomodare proprio lì. Tra l’asino e il bue di cartapesta. Scostando perfino le antiche e preziose statue di Giuseppe e Maria.
Nel nome del Padre (quello che non è scappato, chiaro!)
Del figlio (che sta lì infagottato, in braccio a quella ragazzina).
E dello Spirito Santo (che ha già fatto il suo dovere soffiando su quell’assemblea radunata nella notte Santa un’inattesa capacità di accoglienza).
Amen.
E buon Natale.
Anche se il bambinello è una femminuccia e si chiama Lorena.

- Patrizio Righero - 


La Santa Eucaristia è la continuazione dell’incarnazione di Cristo sulla terra. Il mistero dell’Eucaristia ci dà la gioia di avere il Natale tutti i giorni. Quando arriviamo al Santissimo Sacramento, noi arriviamo a Betlemme, un nome che significa “Casa del Pane”. 
Gesù ha voluto nascere a Betlemme, perché Egli dimorerà con noi per sempre come il “Pane Vivo” disceso dal Cielo. 
Quando i pastori ed i Magi sono venuti per adorarLo, Gli hanno portato tanta gioia con la loro umile visita a Betlemme e quella loro visita è stata elogiata e raccontata attraverso i secoli. 
Dio non ha mai smesso di onorarli poiché era onorare Suo Figlio a Betlemme. E così anche oggi la tua umile visita a Gesù, nel Santissimo Sacramento, Gli reca tanta gioia che sarà raccontata per tutta l’eternità e porterà il mondo più vicino alla Sua promessa di pace sulla terra. 

- Madre Teresa di Calcutta -





Oh Padre, cosa mi manca 
quando tengo ben stretti i miei progetti, 
le mie speranze, i miei sogni? 
Aiutami a fidarmi di Te 
quando io non comprendo, 
quando avrei scelto un’altra strada 
rispetto a quella che Tu hai scelto 
per me o per i miei cari. 
Mentre cammino attraverso 
questo tempo con Te, oh Padre, io consegno a Te 
tutto quello che ho di più caro. 
Io voglio vivere Cristo come fece Maria, 
con fede, con fiducia e con speranza. 
La speranza nel Cristo a Natale!


Buona giornata a tutti. :-)






mercoledì 2 novembre 2016

2 novembre pietas verso i defunti -

La pietas verso i defunti risale alle origini dell’umanità. 
Già in epoca cristiana, nelle catacombe, i cristiani disegnavano sulla parete della tomba, in cui era deposto il loro congiunto, la figura di Lazzaro, riportato in vita dal Signore. 
Nel IX secolo, si diede inizio al rito liturgico della Commemorazione dei fedeli defunti, derivazione dell’abitudine monastica di dedicare un intero giorno dell’anno alla preghiera per tutti gli estinti. 
La Chiesa, come Madre di tutti i fedeli suoi figli, desidera sempre sentirli stretti in un unico abbraccio, così prega per i vivi e per i morti, anch’essi vivi nel Signore. 
Deduciamo che l’amore materno della Chiesa è più forte della morte. 
Il 2 Novembre ci dà l’occasione di riflettere sulla realtà delle cose e soprattutto, di porre l'attenzione sulla caducità della vita. 
Con indifferenza ci passano davanti le cose, le persone e il tempo, senza lasciare traccia alcuna nel nostro mondo interiore: tutto scompare, perché lo viviamo con superficialità. 
La vita è un continuo passaggio, una continua trasformazione che ha come elemento primo il tempo. 
Il tempo vive con noi le nostre gioie e i nostri dolori, assiste nel suo trascorrere, aiutandoci a comprendere che ogni cosa passa. E il cammino della vita, giorno dopo giorno, si consuma e il nostro tempo si esaurisce. 
In questo giorno, è importante ritornare a riflettere sulle cose essenziali dell’esistenza e sui valori autentici, per essere pronti all’incontro con Dio Amore. 
Nella luce di Dio, la morte è un passaggio dalla terra al cielo, un dolce incontro col Padre e gli Angeli verso la vita eterna.



Non piangere sulla mia tomba.
Non sono qui.
Non dormo.
Io sono mille venti che soffiano.
Sono lo scintillio del diamante sulla neve.
Sono il sole che brilla sul grano maturo.
Sono la pioggia lieve d’autunno.
Quando ti svegli nella calma mattutina,
sono il rapido fruscio degli uccelli che volano in cerchio.
Non piangere sulla mia tomba.
Non sono qui.
Non dormo.
Sono la tenera stella che brilla nella notte.
Non piangere sulla mia tomba. 
Io non sono lì,
ma dove tu mi puoi ricordare.

- Canto degli Indiani Navajo - 


"Rinnoviamo quest’oggi la speranza della vita eterna fondata realmente nella morte e risurrezione di Cristo.
"Sono risorto e ora sono sempre con te", ci dice il Signore, e la mia mano ti sorregge.
Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte.
Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente,
là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce.
La speranza cristiana non è però mai soltanto individuale, è sempre anche speranza per gli altri.
Le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre ed il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri.
Così la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo può aiutare un’altra anima che si sta purificando dopo la morte. Ecco perché oggi la Chiesa ci invita a pregare per i nostri cari defunti e a sostare presso le loro tombe nei cimiteri." 

- papa Benedetto XVI - 
Angelus 2 novembre 2008

Discesa agli Inferi e apparizione del Risorto, 
Cappella alla Sacred Heart University, Fairfield, Connecticut - USA, 2008


Non abbiate mai paura dell'ombra. È lì a significare che vicino, da qualche parte, c'è la luce che illumina.


- Ruth E. Renkel -