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sabato 3 settembre 2016

La profezia del beato Charles de Foucauld (1916): «Così l’islam ci dominerà»

Forse nessun europeo è stato così vicino ai musulmani d’Africa come il beato Charles de Foucauld (1858-1916), che a loro ha dedicato la vita fino al martirio. A distanza di quasi cent’anni, una sua lettera a René Bazin, scritta due mesi prima della morte, suona come una vera profezia che fa riflettere. Eccola:

"Ritengo che se, lentamente, dolcemente, i musulmani del nostro impero coloniale del Nord Africa non si convertono, sorgerà un movimento nazionalista simile a quello della Turchia. Si formerà un’élite intellettuale nelle grandi città, educata in Francia, ma senza lo spirito né il cuore francese, un’élite che avrà perso la fede islamica, ma che ne conserverà il nome per influenzare attraverso di essa le masse.

D’altra parte, la massa dei nomadi e dei contadini resterà ignorante e distante da noi, fermamente maomettana, portata all’odio e al disprezzo contro i francesi, contro la nostra religione, contro il nostro dominio, non sempre benevolo. Il sentimento nazionalista e barbaresco crescerà nell’élite colta. Quando troverà l’occasione, per esempio durante qualche situazione difficile per la Francia, interna o esterna, utilizzerà l’islam come una leva per sobillare le masse ignoranti e così cercare di creare un impero musulmano indipendente in Africa.

L’impero francese in Africa — Algeria, Marocco, Tunisia, Africa occidentale — ha 30 milioni di abitanti. Grazie alla pace, potrà averne il doppio in meno di cinquant’anni. Questa crescita demografica sarà accompagnata da un grande sviluppo materiale. I Paesi si arricchiranno, saranno solcati da ferrovie, popolati da persone agguerrite e addestrati all’uso dei nostri armamenti, guidati da un’élite educata nelle nostre scuole. O noi impariamo a fare i membri di questa élite dei francesi, oppure prima o poi ci cacceranno via.
E l’unico modo per diventare francesi è diventare cristiani.

Non si tratta di convertirli in un giorno, né tanto meno con la forza, ma dolcemente, in silenzio, con la persuasione, l’esempio, la buona educazione e l’istruzione, attraverso un contatto stretto e affettuoso. Questo è un lavoro soprattutto per i laici, che possono avere con i musulmani dei contatti assai più numerosi e più intimi che non i preti.

I musulmani possono diventare dei veri francesi?
Eccezionalmente sì, ma in generale no.
Molti dogmi fondamentali dell’islam si oppongono ai nostri principi. Con alcuni, e penso ai musulmani liberali che hanno ormai perso la fede, ci sono accomodazioni possibili. Ma con altri, e mi riferisco a coloro che aspettano il Madhì, non v’è nessuna possibilità di accordo. Escludendo i liberali, i musulmani credono che, giungendo i tempi del Giudizio Universale, verrà il Madhì che proclamerà una guerra santa per stabilire l’islam su tutta la terra, dopo aver sterminato o soggiogato tutti i non-musulmani.

Secondo la loro fede, i musulmani ritengono l’islam come la loro vera casa e i popoli non-musulmani come destinati a essere sopraffatti da loro o dai loro discendenti.
Considerano la sottomissione a una nazione non-musulmana come una situazione transitoria. La loro fede li assicura che usciranno vincitori da questo scontro con gli europei che oggi li dominano.
La saggezza consiglia loro di patire con calma questa prova: “Quando un uccello intrappolato si agita, perde le piume e si spezza le ali, invece se resta tranquillo sarà integro il giorno della liberazione”.

Loro possono preferire un Paese a un altro, come preferiscono la Francia alla Germania perché ci ritengono più miti; possono intrecciare amicizie con tale o tal’altro francese; possono combattere con grande coraggio per la Francia, per sentimento o per onore; possono dimostrare spirito guerriero, fedeltà alla parola, come d’altronde i mercenari dei secoli XVI e XVII.
Ma, di norma, esclusa qualche eccezione, finché saranno musulmani, non saranno dei veri francesi. Aspetteranno con più o meno pazienza il giorno del Madhì, quando allora attaccheranno la Francia.

Ecco perché sempre più musulmani algerini si mostrano così ansiosi di chiedere la cittadinanza francese. Come possono chiedere di far parte di un popolo straniero che sanno sarà irrimediabilmente sconfitto e sottomesso? Diventare francesi davvero, implicherebbe una sorta di apostasia, una rinuncia alla fede nel Madhì."

(Lettera del beato Charles de Foucauld a René Bazin, dell’Accademia Francese, 29 luglio 1916)





Il Sultano d'Egitto sottopose a Francesco D'Assisi un'altra questione: "II vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuol togliervi la tonaca, dunque voi cristiani non dovreste imbracciare armi e combattere i vostri nemici".
Rispose San Francesco: "Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Il perdono di cui Cristo parla non è un perdono folle, cieco, incondizionato, ma un perdono meritato. 
Gesù infatti ha detto: "Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino". 
Infatti il Signore ha voluto dirci che la misericordia va dispensata a tutti, anche a chi non la merita, ma che almeno sia capace di comprenderla e farne frutto, e non a chi è disposto ad errare con la stessa tenacia e convinzione di prima. 
Altrove, oltretutto, è detto: "Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da te”. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell'occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall'amore del nostro Dio. 
Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo massima giustizia quando vi combattono, perché voi avete invaso delle terre cristiane e conquistato Gerusalemme, progettate di invadere l’Europa intera, oltraggiate il Santo Sepolcro, distruggete chiese, uccidete tutti i cristiani che vi capitano tra le mani, bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla sua religione quanti uomini potete. 
Se invece voi voleste conoscere, confessare, adorare, o magari solo rispettare il Creatore e Redentore del mondo e lasciare in pace i cristiani, allora essi vi amerebbero come se stessi". 

- Numero 2691 delle Fonti Francescane - 



“Dicono che Islam è una religione della pace. Ma cosa intende l’Islam con la parola “pace”? È semplice. Quando la società umana intera sarà sottomessa a un governo che applica senza modifiche la legge sociale divina e perfetta rivelata attraverso Maometto, cioè la Sharia, ci sarà grande pace. 
Ci offre la pace attraverso la sottomissione: in questo, sì, l’Islam è una religione di pace.
Allora, “Chi sei tu che mi sgozzi? Perché lo fai?”.
Perché speri che con questo sacrificio, con questa violenza tu possa portare il mondo a sottomettersi, e perciò a ottenere la pace.
Fratello, la pace non viene da lì, viene da un’altra parte.
La pace è un dono che Dio vuole darci, uno per uno, non come imposizione, ma come frutto di un rapporto con Lui.
Vieni con me, fratello, alla croce di Cristo dove il peccato e la morte sono stati sconfitti! 
Vieni con me a vedere la vera pace che ti porto, col mio sangue mischiato con quello di Cristo.”

- Don Vincent Nagle -

Da: www.ilsussidiario.net




Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 31 agosto 2016

Amico dell’ultimo istante – Testamento spirituale del Priore Christian-Marie De Chergé

“Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, mi piacerebbe che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era “donata” a Dio e a quel paese. Che essi accettassero che il Padrone unico di ogni vita non può essere estraniato da questa dipartita brutale. 
Che pregassero per me: come potrei essere trovato degno di questa offerta? 
Che sapessero associare questa morte a tante egualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.

La mia vita non ha prezzo più alto di un’altra. Non vale di meno né di più; in ogni caso, non ha l’innocenza dell’infanzia.

Ho vissuto abbastanza per considerarmi complice del male che sembra, ahimè, prevalere nel mondo, e anche di quello che mi può colpire alla cieca.

Mi piacerebbe, se venisse il momento, di avere quello sprazzo di lucidità che mi permetterebbe di sollecitare il perdono di Dio e quello di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse ferito.

Non posso auspicare una morte così. Mi sembra importante dichiararlo. Infatti non vedo come potrei rallegrarmi del fatto che un popolo che amo sia indistintamente accusato del mio assassinio.

Sarebbe un prezzo troppo caro, per quella che forse chiameranno “la grazia del martirio”, doverla a un algerino, chiunque egli sia, soprattutto se questi dice di agire nella fedeltà a ciò che crede essere l’Islam. 
So bene il disprezzo del quale si è arrivati a bollare gli algerini globalmente presi.

Conosco bene anche le caricature dell’Islam che un certo islamismo incoraggia.  
E’ troppo facile mettersi la coscienza in pace identificando questa religione con gli integralismi dei suoi estremisti.

L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa, sono un corpo e un’anima.

Ho proclamato abbastanza, credo, davanti a tutti, quel che ne ho ricevuto, ritrovandovi così spesso il filo conduttore del Vangelo appreso sulle ginocchia di mia madre (tutta la mia prima chiesa), proprio in Algeria e, già allora, con tutto il rispetto per i credenti musulmani.

Evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno considerato con precipitazione un “naïf” o un idealista: “ci dica adesso quel che pensa!”.  
Ma queste persone  devono sapere che la mia più lancinante curiosità verrà finalmente soddisfatta. Ecco che potrò, a Dio piacendo, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria del Cristo, frutti della sua passione, investiti dal dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre stabilire la comunione, ristabilire la rassomiglianza, giocando con le differenze.

Per questa vita perduta, totalmente mia, totalmente loro, rendo grazie a Dio che sembra averla voluta interamente per quella gioia, nonostante tutto e contro tutto.

In questo Grazie! In cui è detto tutto, ormai, della mia vita, comprendo certamente voi, amici di ieri e di oggi, amici di questa terra, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, centuplo accordato secondo la promessa!

E anche te, amico dell’ultimo istante, che non avrai saputo quel che facevi.  
Sì, anche per te voglio dire questo grazie e questo ad-Dio da te deciso. 
E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se lo vorrà Dio, nostro Padre comune. Amen! Inshallah!”


Diario, Algeri, 1° dicembre 1993  - Tibhirine, 1° gennaio 1994.


 - Padre Christian-Marie De Chergé -
http://www.monastere-tibhirine.org/



Nella notte fra il 26 e il 27 marzo del 1996 sette monaci trappisti del monastero di Notre-Dame de l’Atlas situato a Tibhirine, in Algeria, vennero sequestrati nel corso della sanguinosa guerra civile che fece decine di migliaia di morti nel paese nordafricano, per essere ritrovati uccisi il 21 maggio… Il Priore qualche tempo prima aveva scritto il testamento spirituale, sopra riportato, intuendo il precipitare degli eventi.
L’uccisione dei monaci fu rivendicata dai fondamentalisti islamici del Gia (Gruppo islamico armato) che annunciarono: "Ai monaci abbiamo tagliato la gola". Alla fine del mese di maggio ne furono ritrovati parzialmente i resti mortali.
Non si saprà forse mai se coloro che hanno assassinato i sette monaci fossero davvero militanti islamisti o provocatori del regime, ma la loro morte - come la loro vita – è stata vissuta da loro stessi e percepita nel mondo come un martirio.



"Un martire cristiano non è qualcosa di accidentale. Ancor meno il martirio del cristiano può essere il risultato della volontà dell'uomo di diventare un martire, a forza di volontà e di sforzi, così come un uomo, a forza di volontà e di sforzi, può diventare un capo. Un martire, un santo è sempre tale per volontà di Dio, per il suo amore verso gli uomini, che li avverte e li guida e li riconduce sui suoi sentieri.
Un martire non è mai frutto del progetto di un uomo, perché vero martire è colui che si fa strumento di Dio, che ha annullato la propria volontà nella volontà di Dio e, così facendo, non l'ha perduta ma ritrovata, poiché ha trovato la libertà nella sottomissione a Dio."

Dalla predica di San Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury, martire, 1118-1170, la mattina di Natale del 1170, nel testo teatrale “Assassinio nella Cattedrale” di T. S. Eliot


Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 5 agosto 2016

Al tizio del piano di sopra - Charles Simic'

Capo di tutti i capi dell'universo.
Signor so-tutto, burattinaio intrigante,
e qualsiasi altra cosa tu sappia fare.
Avanti, smazza i tuoi zero questa notte.
Intingi nell'inchiostro code di comete.
Graffetta la notte con luci di stelle.

Meglio per te sarebbe leggere nei fondi di caffè,
o sfogliare l'Almanacco dell'Agricoltore.
Ma no! Ti piace darti arie,
e coltivare la tua rinomata serenità
mentre siedi alla grande scrivania
con niente di niente nel vassoio
della corrispondenza in arrivo o in partenza,
e tutta quell'eternità disseminata intorno.

Non ti fa accapponare la pelle
sentirli supplicare in ginocchio,
farfugliando tenere parole come se tu
fossi una bambola gonfiabile a grandezza naturale?
Di' loro di rimettersi in sesto e andare a letto.
Basta fingerti troppo occupato per notarlo.

Le tue mani sono vuote e così i tuoi occhi.
Niente su cui apporre la tua firma,
anche se tu sapessi quale nome darti,
o credessi a quelli che continuo a inventare
mentre per te scarabocchio quest'appunto nel buio.

Charles Simic'

da "Hotel Insonnia", Adelphi Milano, 2002

1° luglio 2016 - Strage a Dacca. 20 morti, 9 erano italiani

Salmo

Ci hai messo un bel po' a deciderti,
oh Signore, su questi pazzi
che governano il mondo. Arrivano dovunque
e i loro artigli devono averti spaventato.

Uno di loro mi scovò con la sua ombra.
Il giorno si era fatto freddo. Ondeggiai
fra il terrore e il coraggio
nell'angolo più buio della stanza di mio figlio.

Ho cercato con i miei occhi, Te in cui non credo.
Ti impegni a rendere graziosi i fiori,
a far sì che gli agnelli non smarriscano la madre,
o forse nemmeno di questo ti curi?

Era primavera. Gli assassini con un'aria sportiva
e allegra, e le tue divinità
al loro fianco per accertarsi
che i nostri addii venissero pronunciati bene.

- Charles Simic' -
da "Hotel Insonnia", Adelphi Milano, 2002






Gli Orrori del nostro tempo ci faranno provare nostalgia di quelli del passato.


- Charles Simic' -

Dal libro: Il mostro ama il suo labirinto


Quello che succede oggi non trovatelo naturale!!!


Buona  giornata a tutti. :-)













domenica 17 luglio 2016

Il nemico che trattiamo da amico di Oriana Fallaci (1)

Ora mi chiedono: "Che cosa dice, che cosa ha da dire, su quello che è successo a Londra?". Me lo chiedono a voce, per fax, per email, spesso rimproverandomi perché finoggi sono rimasta zitta. 
Quasi che il mio silenzio fosse stato un tradimento. E ogni volta scuoto la testa, mormoro a me stessa: cos'altro devo dire?!? 
Sono quattr'anni che dico. 
Che mi scaglio contro il Mostro deciso ad eliminarci fisicamente e insieme ai nostri corpi distruggere i nostri principii e i nostri valori. 
La nostra civiltà. 
Sono quattr'anni che parlo di nazismo islamico, di guerra all'Occidente, di culto della morte, di suicidio dell'Europa. 
Un'Europa che non è più Europa ma Eurabia e che con la sua mollezza, la sua inerzia, la sua cecità, il suo asservimento al nemico si sta scavando la propria tomba.
Sono quattr'anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare "Troia brucia, Troia brucia" e mi dispero sui Danai che come nell'Eneide di Virgilio dilagano per la città sepolta nel torpore. 
Che attraverso le porte spalancate accolgono le nuove truppe e si uniscono ai complici drappelli. 
Quattr'anni che ripeto al vento la verità sul Mostro e sui complici del Mostro cioè sui collaborazionisti che in buona o cattiva fede gli spalancano le porte. Che come nell'Apocalisse dell'evangelista Giovanni si gettano ai suoi piedi e si lasciano imprimere il marchio della vergogna. 
Incominciai con "La Rabbia e l'Orgoglio". 
Continuai con "La Forza della Ragione". 
Proseguii con "Oriana Fallaci intervista sé stessa" e con "L'Apocalisse". 
E tra l'uno e l'altro la predica "Sveglia, Occidente, sveglia". 
I libri, le idee, per cui in Francia mi processarono nel 2002 con l'accusa di razzismo-religioso e xenofobia. 
Per cui in Svizzera chiesero al nostro ministro della Giustizia la mia estradizione in manette. 
Per cui in Italia verrò processata con l'accusa di vilipendio all'Islam cioè reato di opinione. (Reato che prevede tre anni di galera, quanti non ne riceve l'islamico sorpreso con l'esplosivo in cantina). 
Libri, idee, per cui la Sinistra al Caviale e la Destra al Fois Gras ed anche il Centro al Prosciutto mi hanno denigrata vilipesa messa alla gogna insieme a coloro che la pensano come me.
Cioè insieme al popolo savio e indifeso che nei loro salotti viene definito dai radical-chic "plebaglia-di-destra". 
Sì, è vero: sui giornali che nel migliore dei casi mi opponevano farisaicamente la congiura del silenzio ora appaiono titoli composti coi miei concetti e le mie parole. Guerra-all'Occidente, Culto-della-Morte, Suicidio-dell'Europa, Sveglia-Italia-Sveglia. 
Sì, è vero: sia pur senza ammettere che non avevo torto l'ex segretario della Quercia ora concede interviste nelle quali dichiara che questi-terroristi-vogliono-distruggere-i-nostri-valori, che questo- stragismo-è-di-tipo-fascista-ed-esprime-odio-per-la-nostra-civiltà". 
Sì, è vero: parlando di Londonistan, il quartiere dove vivono i ben settecentomila musulmani di Londra, i giornali che prima sostenevano i terroristi fino all'apologia di reato ora dicono ciò che dicevo io quando scrivevo che in ciascuna delle nostre città esiste un'altra città.
Una città sotterranea, uguale alla Beirut invasa da Arafat negli anni Settanta. 
Una città straniera che parla la propria lingua e osserva i propri costumi, una città musulmana dove i terroristi circolano indisturbati e indisturbati organizzano la nostra morte. 
Del resto ora si parla apertamente anche di terrorismo-islamico, cosa che prima veniva evitata con cura onde non offendere i cosiddetti musulmani moderati. 
Sì, è vero: ora anche i collaborazionisti e gli imam esprimono le loro ipocrite condanne, le loro mendaci esecrazioni, la loro falsa solidarietà coi parenti delle vittime. Si, è vero: ora si fanno severe perquisizioni nelle case dei musulmani indagati, si arrestano i sospettati, magari ci si decide ad espellerli. Ma in sostanza non è cambiato nulla. 
Nulla. Dall'antiamericanismo all'antioccidentalismo al filoislamismo, tutto continua come prima. Persino in Inghilterra. Sabato 9 luglio cioè due giorni dopo la strage la BBC ha deciso di non usare più il termine "terroristi", termine-che-esaspera-i-toni-della-Crociata, ed ha scelto il vocabolo "bombers". 
Bombardieri, bombaroli. Lunedì 11 luglio cioé quattro giorni dopo la strage il Times ha pubblicato nella pagina dei commenti la vignetta più disonesta ed ingiusta ch'io abbia mai visto. Quella dove accanto a un kamikaze con la bomba si vede un generale anglo-americano con un'identica bomba. Identica nella forma e nella misura. Sulla bomba, la scritta: "Killer indiscriminato e diretto ai centri urbani". 
Sulla vignetta, il titolo: "Spot the difference, cerca la differenza". Quasi contemporaneamente, alla televisione americana ho visto una giornalista del Guardian , il quotidiano dell'estrema sinistra inglese, che assolveva l'apologia di reato manifestata anche stavolta dai giornali musulmani di Londra. E che in pratica attribuiva la colpa di tutto a Bush. 
Il-criminale, il- più-grande-criminale-della-Storia, George W. Bush. "Bisogna capirli" cinguettava "la politica americana li ha esasperati". 
Se non ci fosse stata la guerra in Iraq...". (Giovanotta, l'11 settembre la guerra in Iraq non c'era. L'11 settembre la guerra ce l'hanno dichiarata loro. Se n'è dimenticata?). E contemporaneamente ho letto su Repubblica un articolo dove si sosteneva che l'attacco alla subway di Londra non è stato un attacco all'Occidente. E' stato un attacco che i figli di Allah hanno fatto contro i propri fantasmi. Contro l'Islam "lussurioso" (suppongo che voglia dire "occidentalizzato") e il cristianesimo "secolarizzato". 
Contro i pacifisti indù e la-magnifica-varietà-che-Allah-ha-creato. Infatti, spiegava, in Inghilterra i musulmani sono due milioni e nella metropolitana di Londra non-trovi-un-inglese-nemmeno-a-pagarlo-oro. 
Tutti in turbante, tutti in kefiah. 
Tutti con la barba lunga e il djellabah. 
Se-ci-trovi-una-bionda-con-gli-occhi-azzurri-è-una-circassa" . (Davvero?!? Chi l'avrebbe mai detto!!!)
Nelle fotografie dei feriti non scorgo né turbanti né kefiah, né barbe lunghe né djellabah. E nemmeno burka e chador. 
Vedo soltanto inglesi, come gli inglesi che nella Seconda Guerra Mondiale morivano sotto i bombardamenti nazisti. 
E leggendo i nomi dei dispersi vedo tutti Phil Russell, Adrian Johnson, Miriam Hyman, più qualche tedesco o italiano o giapponese. 
Di nomi arabi, finoggi, ho visto soltanto quello di una giovane donna che si chiamava Shahara Akter Islam. 


dal Corriere della Sera, 16 luglio 2005 pagg. 8 e 9


Riflessioni di un padre: uno che non esita a indicare una strada.

“In questo mondo dove tutto si dissolve e la solitudine domina la vita dei singoli e della società, condannandola a un processo segnato dalle diverse patologie - la più tremenda delle quali è la violenza - bisogna decidersi a non puntellare l’impero.
I primi cristiani non puntellarono l’impero ma fecero semplicemente un’altra cosa: fecero il cristianesimo.
Affermarono che Cristo, vivente tra loro nel mistero della Chiesa, era l’unica vera risposta sulla vita dell’uomo e del mondo. Forti di questa certezza la testimoniarono con la loro vita, quindi non semplicemente parlando di Dio, perché di Dio parlano anche gli atei, e neppure genericamente parlando del trascendente, ma del Dio di Gesù Cristo, che in Gesù Cristo si è fatto carne e storia.”
“Investiamo il mondo di una presenza forte e mite. Forte perché certa che Dio ha vinto, ha già vinto in Cristo - e questa vittoria non sarà eliminata da nessuna forza diabolica - ma anche mite, perché questa nostra vita nuova è una proposta di libertà che rivolgiamo alla libertà di ogni uomo e donna che vive accanto a noi.”

Mons. Luigi Negri
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa

                                                                                                                                                              





























... Contro l’ISIS o qualsivoglia gruppo jihadista, non esiste un fronte compatto semplicemente perché non esiste più nulla che abbia deciso di sopravvivere. L’Occidente e l’Europa in particolare hanno gettato la spugna, rinunciando a se stessi e alla loro identità.
È avvenuto nemmeno troppo lentamente nell’ultimo mezzo secolo, in un silenzio compreso tra la malizia ideologica e la non curanza diffusa.
Qualcuno dirà che l’identità è un concetto superato, frutto di un mondo obsoleto e che l’unico valore in cui riconoscersi è la mescolanza delle identità stesse. Con queste premesse frutto di cinquant’anni di masochismo, ogni dibattito è inutile.
Le esplosioni e la morte normale nel cuore d'Europa non derivano da armi ma dalla stanchezza di esistere.
Sono il suicidio di una società che non riconosce a se stessa un cammino storico, un’evoluzione avvenuta intorno a principi oggettivi e inalienabili. Dall’Editto di Costantino, alla Magna Carta, dalla Rivoluzione Francese alle ideologie del Novecento: per millenni l’Occidente ha proposto formule spesso in contrasto tra loro, ma comunque focalizzate essenzialmente su se stesso e sul suo futuro.
Cosa è rimasto di questo? Cosa siamo stati capaci di costruire negli ultimi decenni pensando alle generazioni che verranno?

- Giampiero Venturi -


Sono immagini molto forti!!!

https://youtu.be/eMLvu26gx7k

https://www.facebook.com/darya.koka1/videos/1247352308609158/



venerdì 29 gennaio 2016

da: "La rabbia e l'Orgoglio" - Oriana Fallaci

Sveglia, gente, sveglia! Intimi­diti come siete dalla paura d’andar contro corrente op­pure d’apparire razzisti, (pa­rola oltretutto impropria per­ché il discorso non è su una razza, è su una religione), non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata all’Inverso. 
Abituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia e dalla cretineria dei Politically Correct, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione. 
Voluta e dichiarata da una frangia di quella religione forse, (forse?), co­munque una guerra di religione. Una guerra che essi chiamano Jihad, Guerra Santa. Una guerra che forse non mira alla conquista del nostro territorio, (forse?), ma che certamente mira alla conquista delle nostre anime: alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà, all’annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare o non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertirci e informarci... 
Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po’ più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto. 
Distruggerà la nostra cultura, la nostra arte, la nostra scienza, la nostra morale, i nostri valori, i nostri piaceri...

Cristo! Non vi rendete conto che gli Osama Bin Laden si ritengono autorizzati a uccidere voi e i vostri bambini perché bevete il vino o la birra, perché non portate la barba lunga o il chador anzi il burkah, perché andate al teatro e al cinema, perché ascoltate la musica e cantate le canzonette, perché ballate nelle discoteche o a casa vostra, perché guardate la televisione, perché portate la minigonna o i calzoncini corti, perché al mare o in piscina state ignudi o quasi ignudi, perché scopate quando vi pare e dove vi pare e con chi vi pare? 
Non v’importa neanche di questo, scemi? 
Io sono atea, graziaddio. Irrimediabilmente atea. E non ho alcuna intenzione d’esser punita per questo da barbari che invece di lavorare e contribuire al miglioramento dell’umanità se ne stanno col sedere all’aria cioè a pregare cinque volte al giorno.

- Oriana Fallaci -
Da: “La rabbia e l’orgoglio” Ed.Bur, 2001





Da vent’anni lo dico, da vent’anni. Con una certa mitezza e non con questa collera, con questa passione, vent’anni fa su tutto ciò scrissi un articolo di fondo.
Era l’articolo di una persona abituata a stare con tutte le razze e tutti i credi, d’una cittadina abituata a combattere tutti i fascismi e tutte le intolleranze, d’una laica senza tabù. Ma nel medesimo tempo era l’articolo d’una persona indignata con chi non sentiva il puzzo d’una Guerra Santa a venire, e ai figli di Allah gliene perdonava un po’ troppe. 
Feci un ragionamento che anche allora suonava pressappoco così: «Che senso ha rispettare chi non rispetta noi? 
Che senso ha difendere la loro cultura o presunta cultura quando essi disprezzano la nostra? 
Io voglio difendere la nostra, e v’informo che Dante Alighieri e Shakespeare e Molière e Goethe e Walt Whitman mi piacciono più di Omar Khayyam». Apriti cielo. Mi mangiarono viva. Mi esposero alla pubblica gogna, mi crocifissero.
«Razzista, razzista!». Furono le cicale di lusso anzi i cosiddetti progressisti (a quel tempo si chiamavano comunisti) a crocifiggermi. Del resto l’insulto razzista-razzista me lo presi anche quando i sovietici invasero l’Afghanistan. Li ricordi i barbuti con la sottana e il turbante che a ciascun colpo di mortaio gridavano le lodi del Signore cioè il bercio Allah akbar, Dio-è-grande, Allah-akbar? 
Io li ricordo eccome. E a sentir accoppiare la parola Dio al colpo di mortaio, mi venivano i brividi.Mi pareva d’essere nel Medioevo e dicevo: «I sovietici sono quello che sono. Però bisogna ammettere che a far quella guerra proteggono anche noi. E li ringrazio».Riapriti cielo.
«Razzista,razzista!». Nella loro cecàggine non volevan neanche sentirmi parlare delle mostruosità che i figli di Allah commettevano sui militari sovietici fatti prigionieri. Ai militari sovietici segavano le gambe e le braccia, rammenti? Un vizietto cui s’erano già abbandonati in Libano coi prigionieri cristiani ed ebrei. (Né è il caso di meravigliarsi, visto che nell’Ottocento lo facevano sempre ai diplomatici e agli ambasciatori. Soprattutto inglesi. Anzi a loro tagliavano anche la testa, e con questa giocavano a buskachi. Una specie di polo.
Le gambe e le braccia, invece, le esponevano come trofei nelle piazze o al bazaar). Tanto che gliene importava, alle cicale di lusso, d’un povero soldatino ucraino che giaceva in un ospedale con le braccia e le gambe segate? Nel loro cinismo applaudivano addirittura gli americani che, rincretiniti dalla paura dell’Unione Sovietica, riempivan di armi l’eroico-popolo-afgano. Addestravano i barbuti e coi barbuti (Dio li perdoni, io no) un barbutissimo di nome Osama Bin Laden. «Via i russi dall’Afghanistaaan! I russi devono andarsene dall’Afghanistaaan! ». Bè, i russi se ne sono andati. Contenti?
E dall’Afghanistan i barbuti del barbutissimo Osama Bin Laden sono arrivati a New York con gli sbarbati siriani, egiziani, iracheni, libanesi, palestinesi, sauditi, tunisini, algerini, insomma coi diciannove che componevano la banda dei kamikaze identificati. Contenti? (...)

- Oriana Fallaci -
Da: “La rabbia e l’orgoglio” Ed.Bur, 2001








Da quando i nostri nemici ci hanno regalato l’Undici Settembre, le cicale non si stancano mai di ripetere che i mussulmani sono una cosa e i fondamentalisti o integralisti mussulmani un’altra. Che il Corano ha molte versioni, che viene letto con molte interpretazioni, ma in ogni sua versione ed interpretazione predica la pace e la fratellanza e la giustizia. 
(Lo dice anche Bush. Per tenersi buoni i suoi cinque milioni di americani arabo-mussulmani, suppongo. Per indurli a spifferare quel che sanno su eventuali parenti o amici devoti a Osama Bin Laden. Povero Bush). 
Ma in nome della logica: se il Corano è tanto fraterno e tanto pacifico, come la mettiamo col fatto che il Profeta fosse uno spietato guerriero e quindi un uomo tutt’altro che fraterno e pacifico? 
Come la mettiamo col fatto che avesse personalmente guidato ventisette battaglie, personalmente sgozzato settecento nemici, personalmente incendiato tre città? 
Come la mettiamo col fatto che i suoi avversari li liquidasse come un capo mafioso, che i suoi rivali li eliminasse con atrocità da rabbrividire? (...) 
Come la mettiamo col fatto che il Corano predichi senza sosta la Guerra Santa, che i paesi dove non regna l’Islam li definisca «Dar al-Harb» cioè Terra-da-conquistare?
Come la mettiamo col fatto che i non-mussulmani li chiami cani-infedeli, che li tratti da inferiori anche se si convertono, che lungi dal raccomandare un qualsiasi perdono imponga la legge dell’Occhio-per-Occhio-e-Dente-per-Dente, che tale legge la consideri il Sale della Vita? 
Come la mettiamo con la faccenda del chador o meglio del burkah che copre le donne dalla testa ai piedi, volto compreso, sicché per vedere quel che c’è al di là di quel sudario una disgraziata deve guardare attraverso la fittissima rete posta all’altezza degli occhi? 
Come la mettiamo con la faccenda della poligamia ossia delle quattro mogli (però su speciale dispensa dell’Arcangelo Gabriele il Profeta ne aveva sedici), o con la faccenda degli harem dove le concubine e le schiave vivono a mo’ di prostitute nei bordelli? 
Come la mettiamo con la storia delle adultere lapidate o decapitate, e della pena capitale per chi beve alcool? 
Come la mettiamo con la legge sui ladri a cui il Corano ingiunge di tagliar la mano, al primo furto la sinistra, al secondo furto la destra, al terzo non so cosa però mi pare che al terzo il castigo consista nel bucare le pupille con un ferro rovente? 
Cito a caso, affidandomi alla memoria. Certo il Sacro Libro offre esempi ancora più gravi. Nondimeno questi bastano, e non mi sembra che esprimano pace e fratellanza e misericordia e giustizia. Non mi sembra nemmeno che esprimano intelligenza.

- Oriana Fallaci -
Da: “La rabbia e l’orgoglio” Ed.Bur, 2001


E a proposito d’intelligenza: è vero che gli odierni santoni della Sinistra o di ciò che chiamano Sinistra non vogliono udire ciò che dico? È vero che a udirlo danno in escandescenze, strillano inaccettabile-inaccettabile? Si son forse convertiti tutti all’Islam e anziché le Case del Popolo ora frequentano le moschee? 
Oppure strillano così per compiacere il Papa che su certe cose apre bocca solo per chiedere scusa a chi gli rubò il Santo Sepolcro? Boh! 
Lo zio Bruno aveva ragione a dire che l’Italia non ha avuto la Riforma ma è il paese che ha vissuto più intensamente la Controriforma. (...) 
Oh, sì,mio caro. La Crociata all’Inverso, la Crociata dei nuovi Mori dura da tempo. È ormai irreversibile e per avanzare non ha bisogno di eserciti che a colpi di bombarda abbattono le mura di Costantinopoli. Cannoneggiate dalla nostra misericordia, dalla nostra debolezza, dalla nostra cecità, dal nostro masochismo, le mura delle nostre città sono già cadute: l’Europa sta già diventando una gigantesca Andalusia. Per questo i nuovi Mori con la cravatta trovano sempre più complici, fanno sempre più proseliti.
Per questo diventano sempre di più, pretendono sempre di più, ottengono sempre di più, spadroneggiano sempre di più. E se non stiamo attenti, se restiamo inerti, troveranno sempre più complici. Diventeranno sempre di più, pretenderanno sempre di più, otterranno sempre di più, spadroneggeranno sempre di più. 
Fino a soggiogarci completamente. 
Fino a spengere la nostra civiltà. Ergo, trattare con loro è impossibile. Ragionarci, impensabile. 
Cullarci nell’indulgenza o nella tolleranza o nella speranza, un suicidio. E chi crede il contrario è un illuso.

- Oriana Fallaci -
Da: “La rabbia e l’orgoglio” Ed.Bur, 2001

Buona giornata a tutti :-)