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domenica 25 marzo 2018

L'asinello che portò Gesù - Mariolina Puddu

In un campo pascolavano un'asina con il suo puledro. Era stato svezzato da poco e talvolta, quando si metteva nei guai, cercava ancora il conforto della sua mamma.
Il suo nome era Lollo e aveva grandi orecchie appuntite e occhioni scuri, intelligenti e furbi. Come tutti i cuccioli era birbaccione, chiassoso, prepotente. Appena poteva si allontanava verso i confini del campo cercando di sconfinare e, quando il padrone andava a riprenderlo, puntava le zampe sul terreno e non c'era modo di smuoverlo. Bisognava trascinarlo e quanto erano acuti i suoi ragli di protesta! Il padrone ancora non si decideva a metterlo al lavoro: era talmente giovane e testone!
Una bella mattina di primavera giungono nel campo degli uomini, parlottano un po' col padrone e poi cominciano a guardare verso Lollo. Erano venuti infatti a fare una richiesta curiosa che riguardava proprio lui. 
Questi uomini erano servi di un tale, un certo Nazareno e, mandati da questo, volevano in prestito proprio Lollo. Serviva al loro Maestro per entrare in Gerusalemme.
Il padrone era perplesso: "Macché Lollo! Per il vostro Maestro ci vuole un cavallo. Io non ce l'ho, ma il mio vicino è un soldato e certamente sarà contento di prestarvi il suo bel cavallo bianco".
Ma quelli insistevano, si erano proprio fissati! Volevano un asino che fosse giovane che non avesse mai lavorato. 
"E' il Maestro che lo chiede - dicevano - ma non temere te lo restituiremo".
Il padrone alzava gli occhi al cielo: "Ma allora proprio non capite, quest'asino non è adatto! E' prepotente, testone e farà fare a me e al vostro Maestro una brutta figura. E' capace di fermarsi in mezzo alla strada e di non voler più camminare, se gli gira, incomincia a ragliare così forte e non la finisce più, e poi, morde!".
E i servi a lui: "Così come è, lo vuole il Maestro, e Lui non sbaglia! Se ha chiesto quest'asino avrà i suoi buoni motivi!". 
Il padrone allora, avvilito, prende un pezzo di corda, lo butta intorno al collo di Lollo e lo consegna ai servi. 
Lollo è troppo interessato alla faccenda per pensare a fare i capricci, e docile si lascia legare e condurre fuori del campo.
Fatta poca strada arrivano a un bivio, poco fuori Gerusalemme. 
Ci sono uomini, donne e anche bambini che attorniano un giovane uomo. 
I servi dirigono proprio verso di Lui: "Ecco, Maestro, questo è l'asino che avevi chiesto". Il Maestro si volta, si avvicina a Lollo, allunga una mano, lo accarezza sulla testa e lo guarda. Anche Lollo alza gli occhi verso questo bizzarro Maestro che ha voluto a tutti i costi averlo come cavalcatura, e i suoi occhi si immergono nello sguardo del Maestro: "Mai nessuno mi aveva guardato così" - dirà poi Lollo - "neanche la mia mamma". E' come se con un solo sguardo il Maestro mi dicesse: "Non temere, va bene così. Sì sei un po' un brigante, ma ce la puoi fare. Io mi fido di te e ti voglio bene! Coraggio! Cominciamo questo viaggio, sarai tu a portarmi a Gerusalemme".
Lollo sente come un fuoco dentro il suo cuore, è contento e un po' ha voglia di piangere, senza motivo... Mansueto si lascia mettere un mantello rosso sulla groppa, si lascia montare dal Maestro e, lentamente, incominciano il loro viaggio verso Gerusalemme. Via via che si avvicinano alla città la gente diventa più numerosa. Stendono per terra dei mantelli rossi, hanno in mano dei rami di palma e di ulivo, li agitano e gridano: "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell'alto dei cieli!".
Lollo si sente davvero un asinello importante... Tutti fanno festa alla persona che lui sta portando in groppa, bardato con quel bel manto rosso! Anche i bambini fanno festa e alcune bambine portano dei fiori.
Ad un tratto una voce si leva dalla folla e chiede: "Chi è quest'uomo?".
Qualcuno risponde: "E' Gesù, da Nazareth di Galilea!".
"Che cosa ha fatto?".
"Io sono vedova, Gesù ha risuscitato il mio unico figlio. Eccolo!".
"Io ero muto per colpa di un demonio e Gesù mi ha liberato".
"Io avevo questa mano come morta e lui mi ha detto: Stendila! E la mia mano è tornata come nuova! Ha fatto bene ogni cosa!".
Lollo ascolta tutto quello che la gente dice sull'uomo che sta accompagnando a Gerusalemme. "Ora capisco perché alcuni chiamano Gesù il Signore!". 
La folla è al colmo della gioia e della festa. Gesù è pronto per entrare nel tempio. Prima di allontanarsi, con la mano sfiora lentamente il muso dell'asinello. Gesù e Lollo si guardano per un lungo istante.
Gesù capisce ciò che l'asinello gli vuol dire:
"Grazie Signore di avermi cercato.
Tu hai avuto bisogno di me e hai avuto fiducia in me!
D'ora in poi, anche se non credo che riuscirò ad essere sempre bravo, voglio provare ad essere come tu mi vedi.
Forse scalcerò ancora e certamente raglierò ogni tanto ma non potrò mai dimenticare che hai avuto fiducia in me.
Grazie Gesù, anche io ti voglio bene".

- Mariolina Puddu - 


La folla acclama Gesù: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Mc 11, 9; Sal 117[118], 25s). Questa parola fa parte del rito della festa delle capanne, durante il quale i fedeli si muovono in girotondo intorno all’altare portando nelle mani rami composti da palme, mirti e salici.
Ora la gente eleva questo grido con le palme in mano davanti a Gesù, nel quale vede Colui che viene nel nome del Signore: questa espressione “Colui che viene nel nome del Signore”, infatti, era diventata da molto tempo la designazione del Messia. In Gesù riconoscono Colui che veramente viene nel nome del Signore e porta la presenza di Dio in mezzo a loro.
Questo grido di speranza di Israele, questa acclamazione a Gesù durante il suo ingresso in Gerusalemme, con buona ragione è diventato nella Chiesa l’acclamazione a Colui che, nell’Eucaristia, viene incontro a noi in modo nuovo. 
Salutiamo con il grido di “Osanna!” Colui che, in carne e sangue, ha portato la gloria di Dio sulla terra.
Salutiamo Colui che è venuto e tuttavia rimane sempre Colui che deve venire. Salutiamo Colui che nell’Eucaristia sempre di nuovo viene a noi nel nome del Signore congiungendo così nella pace di Dio i confini della terra. 
Questa esperienza dell’universalità fa parte essenziale dell’Eucaristia. 
Poiché il Signore viene, noi usciamo dai nostri particolarismi esclusivi ed entriamo nella grande comunità di tutti coloro che celebrano questo santo sacramento. Entriamo nel suo regno di pace e salutiamo in Lui in certo qual modo anche tutti i nostri fratelli e sorelle, ai quali Egli viene, per divenire veramente un regno di pace in mezzo a questo mondo lacerato.

- papa Benedetto XVI -
Omelia, Piazza San Pietro, 9 aprile 2006




Entrando in casa con l’Ulivo Benedetto

Per i meriti della tua Passione e Morte, Gesù,
questo ulivo benedetto sia il simbolo della tua Pace, nella nostra casa.
sia anche il segno del nostro aderire sereno all'ordine proposto al tuo Vangelo.

Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!



Preghiera a Gesù che entra in Gerusalemme

Veramente mio amato Gesù,
Voi fate l'ingresso in un'altra Gerusalemme,
mentre entrate nell'anima mia.
Gerusalemme non si mutò avendovi ricevuto,
anzi divenne più barbara, perchè vi crocifisse.
Ah, non permettete mai tale sciagura,
che io vi riceva e, rimanendo in me tutte le passioni
e le mali abitudini contratte, divenga peggiore!
Ma vi prego col più intimo del cuore,
che vi degniate annientarle e distruggerle totalmente,
mutandomi il cuore, la mente e la volontà,
che siano sempre rivolti ad amarvi,
servirvi e glorificarvi in questa vita,
per poi goderne nell'altra eternamente.


Buona domenica delle Palme :-)


mercoledì 15 marzo 2017

Riflessioni sulla pace - don Primo Mazzolari, San Giovanni Paolo II, Thomas Merton

La Pace a tutti i costi – don Primo Mazzolari

Ci siamo accorti che non basta essere custodi della pace e neanche uomini di pace nel nostro intimo, se lasciamo che altri ne siano i soli testimoni. 
Come cristiani dobbiamo essere in prima linea nello sforzo comune verso la pace. Davanti per vocazione non per paura. 
Quando fa buio la lampada non la si mette sotto la tavola. 
Opponendo guerra a guerra, violenza a violenza non si fa' che moltiplicare le rovine. Invece di uno saremo in due a buttar giù, non importa se per ragioni o con animi opposti. 

Perché non ammazzo chi non è d'accordo con me, non vuol dire che io sia d'accordo con lui. 
Non l'ammazzo perché sono certo che la mia verità ha tanta verità da superare l'errore dell'altro.
La verità non ha bisogno della mia violenza per vincere.
Il cristiano è contro ogni male, non fino alla morte del malvagio, ma fino alla propria morte, dato che non c'è amore più grande che quello di mettere la propria vita a servizio del bene del fratello perduto.
Vince chi si lascia uccidere, non chi uccide. La storia della nostra redenzione si apre con la strage degli Innocenti e si chiude con il Calvario. 
Un cristiano deve fare la pace anche quando venissero meno le ragioni della pace. 

Al pari della fede, della speranza e della carità, la pace è vera beatitudine, quando non c'è tornaconto o interesse o convenienza, vale a dire quando incomincia a sembrare follia davanti al buon senso della gente ragionevole. 
Tutti si battono e si sputano addosso e aizzano gli uomini, i tuoi figli, gli uni contro gli altri.
Tutti si armano pieni di superbia.
Tutti fanno come se la pace e la guerra fossero in loro potere.

- don Primo Mazzolari - 
Fonte: Tu non uccidere, 1955


La pace esige il lavoro più eroico e il sacrificio più difficile. 
Richiede maggiore eroismo della guerra. 
Esige una maggiore fedeltà alla verità e una purezza molto più grande della propria coscienza.


- Padre Thomas Merton - 



 Dio dei nostri Padri,
grande e misericordioso,
Signore della pace e della vita,
Padre di tutti.
Tu hai progetti di pace e non di afflizione,
condanni le guerre
e abbatti l' orgoglio dei violenti.
Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù
ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe
in una sola famiglia.
Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,
supplica accorata di tutta l'umanità:
mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza;
minaccia per le tue creature
in cielo, in terra e in mare.
In comunione con Maria, la Madre di Gesù,
ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli,
ferma la logica della ritorsione e della vendetta,
suggerisci con il tuo Spirito soluzioni nuove,
gesti generosi ed onorevoli,
spazi di dialogo e di paziente attesa
più fecondi delle affrettate scadenze della guerra.
Concedi al nostro tempo giorni di pace.
Mai più la guerra.






Buona giornata a tutti. :-)






mercoledì 7 dicembre 2016

sant'Ambrogio - 7 dicembre 2016

Chi infatti, si propone di correggere i difetti della fragilità umana deve sorreggere e, in qualche modo, soppesare sulle sue spalle la debolezza stessa, non già disfarsene. Il pastore, quello ben noto del Vangelo, non ha abbandonato la pecora stanca, ma se l'è messa in spalla. 
Salomone dice: "Non essere troppo giusto". 
La dolcezza ha il compito, appunto, di lenire la giustizia. Con quale animo, infatti, si potrebbe sottoporre alle tue cure chi hai in antipatia ed è convinto che sarà non già oggetto di pietà, bensì di disprezzo da parte del suo medico?
Gesù ha avuto misericordia di noi non per allontanarci, ma per chiamarci a sé. E' venuto mite, umile. Ha detto: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati, e io vi ristorerò". 
Il Signore, dunque, guarisce senza eccezioni, senza riserve. 
A ragione, ha scelto discepoli che, interpreti del suo volere, raccogliessero e non tenessero lontano il popolo di Dio. Ovviamente, non sono da annoverare tra i discepoli di Cristo coloro i quali pensano che la durezza sia da preferire alla dolcezza, la superbia all'umiltà e che, mentre invocano per sé la divina pietà, la negano agli altri, come appunto fanno i dottori Novaziani che si fregiano dell'appellativo di "puri".

Quale tracotanza maggiore della loro? La scrittura dice che "neppure il neonato è immune da colpa"; David grida: "Mondami dal mio peccato". Dunque, i Novaziani sono più obbedienti al Signore di David, dalla cui gente Cristo ha voluto nascere, in virtù del mistero dell'Incarnazione? 
Più ligi verso Dio di David, alla cui posteriorità appartiene la reggia celeste, il grembo, cioè, della Vergine che ha ricevuto il Salvatore del mondo? 
Quale crudeltà maggiore del concedere la penitenza e, al tempo stesso, di sbarrarle il passo? 
Negare il perdono, infatti, cosa significa se non togliere ogni incentivo a pentirsi? Contrito di tutto cuore può essere soltanto chi nutre fiducia nella clemenza.

- Sant'Ambrogio, vescovo -
da: "La Penitenza"



L'angelo, che annunziava il mistero, volle garantirne la veridicità con una prova e annunziò alla vergine Maria la maternità di una donna vecchia e sterile, per dimostrare così che a Dio è possibile tutto ciò che vuole.
Appena Maria ebbe udito ciò, si avviò in fretta verso la montagna, non perché fosse incredula della profezia o incerta dell'annunzio o dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva dall'intima gioia. Dove ormai, ricolma di Dio, poteva affrettarsi ad andare se non verso l'alto?
La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze.
Subito si fanno sentire i benefici della venuta di Maria e della presenza del Signore. Infatti "appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, esultò il bambino nel seno di lei, ed ella fu ricolma di Spirito Santo" (cfr. Lc 1,41).
Si deve fare attenzione alla scelta delle singole parole e al loro significato. Elisabetta udì per prima la voce, ma Giovanni percepì per primo la grazia; essa udì secondo l'ordine della natura, egli esultò in virtù del mistero; essa sentì l'arrivo di Maria, egli del Signore; la donna l'arrivo della donna, il bambino l'arrivo del bambino.
Esse parlano delle grazie ricevute, essi nel seno delle loro madri realizzano la grazia e il mistero della misericordia a profitto delle madri stesse: e queste per un duplice miracolo profetizzano sotto l'ispirazione dei figli che portano.
Del figlio si dice che esultò, della madre che fu ricolma di Spirito Santo.
Non fu prima la madre a essere ricolma dello Spirito, ma fu il figlio, ripieno di Spirito Santo, a ricolmare anche la madre.
Esultò Giovanni, esultò anche lo Spirito di Maria. Ma mentre di Elisabetta si dice che fu ricolma di Spirito Santo allorché Giovanni esultò, di Maria, che già era ricolma di Spirito Santo, si dice che allora il suo spirito esultò.
Colui che è incomprensibile, operava in modo incomprensibile nella madre. L'una, Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo dopo la concezione, Maria invece prima della concezione.
"Beata - disse - tu che hai creduto" (cfr. Lc 1,45). Ma beati anche voi che avete udito e creduto: ogni anima che crede concepisce e genera il Verbo di Dio e riconosce le sue opere.
Sia in ciascuno l'anima di Maria per magnificare il Signore; sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio. Se c'è una sola madre di Cristo secondo la carne, secondo la fede, invece, Cristo è il frutto di tutti, poiché ogni anima riceve il Verbo di Dio, purché, immacolata e immune da vizi, custodisca la castità con intemerato pudore. Ogni anima che potrà mantenersi così, magnifica il Signore come magnificò il Signore l'anima di Maria, e il suo spirito esultò in Dio salvatore.
Come avete potuto leggere anche altrove: Magnificate il Signore con me (Sal 33,4), il Signore è magnificato non perché la parola umana possa aggiungere qualcosa alla grandezza del Signore, ma perché egli viene magnificato in noi. Cristo è l'immagine di Dio: perciò l'anima che compie opere giuste e pie, magnifica l'immagine di Dio a somiglianza della quale è stata creata, e mentre la magnifica, partecipa in certo modo alla sua grandezza e si eleva.

- Sant’Ambrogio,  Vescovo -
 Fonte: Dal "Commento su san Luca" di Sant'Ambrogio, vescovo (2,19.22-23.26-27; CCL 14,39-42)


Tutto è per noi Cristo. 

Se desideri medicare le tue ferite,
egli è medico. 

Se bruci di febbre, 
egli è la sorgente ristoratrice. 
Se sei oppresso dalla colpa, 
egli è la giustizia. 
Se hai bisogno di aiuto, 
egli è la forza. 
Se temi la morte, 
egli è la vita. 
Se desideri il cielo, 
egli è la via. 
Se fuggi le tenebre, 
egli è la luce. 
Se cerchi il cibo, 
egli è il nutrimento. 

Gustate, dunque, e vedete 
quanto è buono il Signore; 
felice l'uomo che spera in lui.

- Sant'Ambrogio - 




























Buona giornata a tutti. :-)

domenica 6 novembre 2016

scritti di Tonino Bello in occasione della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

"Lui, Gesù, è il Signore: è Gesù di Nazareth: e questo nostro indistruttibile amore attorno al quale vogliamo legare la vita, al quale non ci vogliamo aggrappare, ma vogliamo abbandonarci.
Purtroppo, miei cari amici, devo dirvelo questo: io conosco molti cristiani e fra questi, forse, ci sono anch'io, cristiani di mezzatacca che si aggrappano al Signore, perché hanno paura, ma non si abbandonano a Lui perché Lo amano. Se uno non sa nuotare e sta naufragando e qualcuno gli passa accanto, gli si aggrappa, lo abbraccia, lo afferra. 
Ma quello non è un allacciamento d'amore, non è un abbraccio di tenerezza, è prodotto dalla paura, invece chi si abbandona, si lascia andare. 
E noi a Gesù ci dobbiamo abbandonare; a Lui, 'la fontana antica', 'la fontana del villaggio' che ha un'acqua, l'unica capace di dissetarci. 
Chi ha sete va e beve; chi è stanco e sudato va a lavarsi e refrigerarsi. 
Ecco chi è Gesù Cristo: per ognuno ha una parola particolare. 
Ha per tutti quanti una parola di tenerezza, di incoraggiamento. Noi dovremmo solo riscoprirla"
Io se vedo un marocchino o un poveraccio, o un disgraziato, o un ubriaco.... vedo un uomo che ha bisogno. Tu lo aiuti, se sei credente poi sai che quel volto lì è la trasparenza del volto di Dio... tu lo sai... 
Ma se non lo avverti perchè non sei credente, aiutalo lo stesso... poi un giorno (questo sta nel vangelo)... ricordate il capitolo 25 del Vangelo di Matteo? Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere....
Quelli diranno: Signore, chi t' ha mai visto? Quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, ti abbiamo visto assestato e ti abbiamo dato da bere...non t'ho mai visto... 
Questo vuol dire che in mezzo a quel numero lì ci sono anche dei non credenti... Quando mai ti abbiamo visto? 
E Gesù dirà : " Ogni volta che avete fatto qualcosa del genere ad uno dei miei fratelli più piccoli l'avete fatto a me". Non t'ho visto mai, non ti conosco... L'avete fatto a me... 
Tribuna numerata, numero 2 e 3 nello stadio del cielo... e il vescovo invece, che vi predica queste cose, arriverò io... va bè dai in curva, ed entrerò di straforo...e chissà a quanti di voi farò segno, voi che starete in tribuna coperta, vi farò segno... e voi forse però, anche se io rimarrò in tribuna, probabilmente voi mi ringrazierete... me... o dico gli altri vostri educatori, perchè se siete andati a finire in tribuna un po’ di colpa ce l'abbiamo noi... allora saremo felici lo stesso.
E' un giudizio positivo quindi. però tu che sei credente queste cose le sai, ma se non sei credente le fai lo stesso, io ti auguro che le faccia. Soltanto da questo vorrei preservarti: dall'offrire qualcosa per voglia di sentirti ripagata, di sentirti gratificata, o per voglia magari di catturare gli altri... no questo no... perchè allora c'è di mezzo l'egoismo. 

Ma se tu dai perchè intravedi un lembo della tua stessa umanità nel fratello che soffre, stai sulla buona strada.
Abbiamo bisogno di preti, Signore, ma di preti fatti sul Tuo stampo; non vogliamo sgorbi, non vogliamo "occasionali", ma preti autentici, che ci trasmettano Te senza mezzi termini, senza ristrettezze, senza paure. 
Vogliamo preti "a tempo pieno", che consacrino ostie, ma soprattutto anime, trasformandole in Te; preti che parlino con la vita, più che con la parola e gli scritti; preti che spendano il loro sacerdozio anziché studiare di salvaguardarne la dignità.
Sai bene, Signore, che l'uomo della strada non è molto cambiato da quello dei tuoi tempi; ha ancora fame; ha ancora sete; fame e sete di Te, che solo tu puoi appagare. 

Allora donaci preti stracolmi di Te, come un Curato d'Ars, preti che sappiano irradiarti; preti che ci diano Te. Di questo, solo di questo noi abbiamo bisogno.
Perdona la mia impertinenza: tieniti i preti dotti, tieniti i preti specializzati, i preti eloquenti, i preti che san fare schemi, inchieste, rilievi. A noi, Signore, bastano i preti dal cuore aperto, dalle mani forate, dallo sguardo limpido. Cerchiamo preti che sappiano pregare più che organizzare, preti che sappiano parlare con Te, perché quando un prete prega, il popolo è sicuro.
Oggi si fanno richieste, si fanno sondaggi su come sarà, su come la gente vuole il prete. 

Non ho mai risposto a queste inchieste, ma a Te, Signore, posso e voglio dirlo: il prete io lo voglio impastato di preghiera.
Donaci, o Signore, preti dalle ginocchia robuste, che sappiano sostare davanti a Te, preti che sappiano adorare, impetrare, espiare; preti che non abbiano altro recapito che il tuo Tabernacolo. 

E dimenticavo: rendici degni di avere tali preti.

- don Tonino Bello - 


Di Gesù non si parla tra persone educate. Con il sesso, il denaro e la morte, Gesù è tra gli argomenti che mettono a disagio in una conversazione civile. Troppi i secoli di sacrocuorismo. 
Troppe le immagini di sentimentali nazareni con i capelli biondi e gli occhi azzurri: il Signore delle signore. Troppe quelle prime comunioni presentate come “Gesù che viene nel tuo cuoricino”. Non a torto tra persone di gusto quel nome suona dolciastro. 
E’ irrimediabilmente tabù… Neppure preti, pope, pastori ne parlano molto… Si costruiscono complesse architetture sui Vangeli; ma pochi scendono in cantina per vedere se le fondamenta ci sono davvero… Dice un detto segreto attribuito a Gesù da un Vangelo apocrifo: “Chi si stupisce, regnerà”. 
Molti sembrano aver perduto il dono dello stupore.

- Vittorio Messori - 




Nel lontano 1955, l'allora arcivescovo di Milano, Card. Montini, divenuto poi Papa Paolo VI, quasi interpretando i nostri tempi, scriveva alla Diocesi: 
"Oggi l'ansia di Cristo pervade anche il mondo dei lontani, quando in essi vibra qualche autentico movimento spirituale. 
La storia contemporanea ci mostra nelle sue solenni manifestazioni i segni di un messianismo profano. Il mondo, dopo avere dimenticato e negato Cristo, lo cerca. Ma non lo vuole cercare qual è e dov'è. Lo cerca tra gli uomini mortali. Ricusa di adorare il Dio che si è fatto uomo e non teme di prostrarsi servilmente davanti all'uomo che si fa Dio. 
Il desiderio di trovare un uomo sommo, un prototipo dell'umanità, un eroe di complete virtù, un maestro di somma sapienza, un profeta di nuovi destini, un liberatore di ogni schiavitù e di ogni miseria assilla oggi le generazioni inquiete, che, forti di qualche sconsacrato frammento di verità, colto al Vangelo, creano miti effimeri, agitano inumane politiche e preparano così grandi catastrofi. 
Dall'inquietudine degli spiriti ribelli e dall'aberrazione delle dolorose esperienze umane, prorompe fatale la confessione di Cristo risorto: di Te abbiamo bisogno". 




Preghiera a Cristo Re

"Sì, Signore, tu sei il mio re.
Sei l'unico di cui mi posso fidare completamente.
Tu, mio Gesù e mio re,
mi guidi nel cammino di ogni giorno
e sono certo che seguendo i tuoi passi
non potrà accadermi nulla di male.
Tu, mio re, sei forte,
perché porti in te la forza straordinaria dello Spirito Santo:
nessuna cattiveria potrà mai vincerti,
persino la morte si arrende di fronte a te.
Tu sei pieno di sapienza:
mi insegni come vivere secondo il cuore del Padre,
mi parli attraverso la Scrittura Sacra
e mi sveli il progetto di amore che tu sogni per tutta l'umanità.
Tu, o mio re, hai dato la vita sulla croce per amore di tutti noi:
per questo, più che per ogni altro motivo,
tu sei il Signore del mio cuore e della mia vita.
Tu sei re, Maestro Gesù.
L'unico al mondo a potersi chiamare così, nella piena verità.
Tu, Signore Dio, sei il mio re:
mio, perché ti voglio bene
e perché so di essere amato da te, infinitamente."















Buona giornata a tutti. :-)






domenica 31 luglio 2016

Sant' Ignazio di Loyola, Sacerdote, 31 luglio

Il Maligno somiglia a coloro che fanno la voce grossa coi deboli, ma si indeboliscono dinanzi ai forti: "E' proprio del nemico indebolirsi, perdersi d'animo e indietreggiare con le sue tentazioni quando la persona che si esercita nelle cose spirituali si oppone con fermezza alle sue tentazioni. 
Ma se, al contrario, la persona comincia ad avere timore o a perdersi d'animo nel fronteggiare le tentazioni, non c'è sulla faccia della terra bestia più feroce di lui". 
Molto spesso, quindi, Satana gioca le sue carte da bravo illusionista per ingenerare nel nostro animo lo scoraggiamento. 
Non c'è niente che gli torni più utile, visto che lui può aumentare la sua forza nella misura in cui diminuisce la resistenza del battezzato nel combattimento spirituale. 
Quando ci fa credere di avere la situazione in pugno è invece il segno della sua debolezza: appunto perché percepisce il suo indebolimento, fa in modo che la persona si perda d'animo, così da recuperare il terreno perduto precedentemente nella lotta.

- Sant'ignazio di Loyola - 


Gli esercizi spirituali: un dono di Maria

Sant’Ignazio «volendo inaugurare degnamente la sua nuova vita militare, vegliò tutta una notte in armi all’altare della Vergine; e poco dopo, ritiratosi nella grotta di Manresa, ammaestrato dalla stessa Madre di Dio nell’arte di combattere le battaglie del Signore, ricevette come dalle mani di Lei quel perfetto codice di leggi (perché così con tutta verità possiamo chiamarlo) di cui deve far uso ogni buon soldato di Gesù Cristo. 
Alludiamo agli Esercizi spirituali, dal cielo - secondo la tradizione - dati a sant’Ignazio; non quasi che si debbano disprezzare altri metodi di esercizi da altri usati; ma in quelli che si compiono secondo il metodo ignaziano, tutto il disegno è così sapientemente combinato, ogni parte è così strettamente connessa con l’altra, che ove non si resista alla grazia divina, rinnovano l’uomo, per così dire, radicalmente e lo rendono tutto sottomesso alla volontà divina».

- papa Pio XI - 

Lettera apostolica "Meditantibus nobis", 3 dicembre 1922



Anima di Cristo, santificami. 
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua dei costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Fra le tue piaghe ascondimi.
Non permettere ch'io mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi.
Nell'ora della morte chiamami.
E comanda che io venga a te.
Affinché ti lodi con i tuoi santi nei secoli eterni.
Così sia.

- Preghiera di Sant' Ignazio -



Accogli Signore la mia totale libertà. 
Ricevi la memoria, l’intelligenza, la volontà. 
Quanto ho e possiedo, mi è stato donato da te. 
A te lo riconsegno, a te lo affido. 
Guidami secondo la tua volontà. 
Regalami soltanto l’amore a te, Signore. 
Questo mi basta. 
Non ti chiedo altro. 


- Sant' Ignazio di Loyola - 



"Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica. Infatti noi crediamo che lo Spirito che ci governa e che guida le nostre anime alla salvezza è lo stesso in Cristo nostro Signore, lo sposo, e nella Chiesa sua sposa; poiché la nostra santa madre Chiesa è guidata e governata dallo stesso Spirito e signore nostro che diede i dieci comandamenti"

- Sant' Ignazio di Loyola - 

da: Esercizi Spirituali, tredicesima Regola per sentire con la Chiesa



Buona giornata a tutti. :-)