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domenica 28 giugno 2015

Ti voglio bene - Lubich Chiara -

Ti voglio bene,
non perché ho imparato a dirti così,
non perché il cuore mi suggerisce
questa parola,
non perché la fede mi fa credere
che sei amore,
nemmeno perché sei morto per me.
Ti voglio bene
perché sei entrato nella mia vita
più dell'aria nei miei polmoni,
più del sangue nelle mie vene.
Sei entrato
dove nessuno poteva entrare,
quando nessuno poteva aiutarmi,
ogniqualvolta nessuno poteva consolarmi.
Ogni giorno ti ho parlato.
Ogni ora ti ho guardato
e nel tuo volto ho letto la risposta,
nelle tue parole la spiegazione,
nel tuo amore la soluzione.
Ti voglio bene
perché per tanti anni
hai vissuto con me
ed io
ho vissuto di Te.
Ho bevuto alla tua legge
e non me n'ero accorta.
Me ne sono nutrita,
irrobustita,
mi sono ripresa,
ma ero ignara
come il bimbo che beve dalla mamma
e ancor non sa
chiamarla con quel dolce nome.
Dammi d'esserti grata
- almeno un po' -
nel tempo che mi rimane
di questo amore
che hai versato su me
e m'ha costretta
a dirti:
"ti voglio bene."


- Chiara Lubich -


Credere è scoprire di essere amati da Dio, è affidarsi totalmente a questo amore rispondendo all'amore con l'amore. 
Se tu mi ami, Dio entra in te e testimonia dentro di te, lui stesso. Lui dà un modo tutto nuovo di guardare la realtà che ti circonda. 
La fede ci fa vedere gli avvenimenti con i suoi stessi occhi, il disegno che egli ha su di noi, sugli altri, sulla creazione intera.

- Chiara Lubich -



Quando l'unità passa, lascia una sola orma: il Cristo. Ma per costruire l'unità è necessario cedere tutto; senza amare oltre ogni misura, senza perdere il giudizio proprio, senza perdere la propria volontà, i propri desideri, non saremo mai uno!

- Chiara Lubich -





Vi sono tra voi coloro che soffrono per prove spirituali o morali? Comprendeteli come e più di una madre. Illuminateli con la parola e con l’esempio. 
Non lasciate mancar loro, anzi accrescete attorno ad essi, il calore della famiglia. 

- Chiara Lubich - 



Buona giornata a tutti. :-)



domenica 23 febbraio 2014

Signore insegnaci a non amare noi stessi - Raoul Follereau -


Signore insegnaci a non amare noi stessi,
a non amare soltanto i nostri,
a non amare soltanto quelli che amiamo.
Insegnaci a pensare agli altri,
ad amare quelli che nessuno ama.

Signore, facci soffrire della sofferenza altrui.
Facci la grazia di capire che ad ogni istante,
mentre noi viviamo una vita troppo felice,
protetta da Te,
ci sono milioni di esseri umani,
che sono pure tuoi figli e nostri fratelli,
che muoiono di fame
senza aver meritato di morire di fame,
che muoiono di freddo
senza aver meritato di morire di freddo.

Signore, abbi pietà
di tutti i poveri del mondo
Abbi pietà dei lebbrosi,
ai quali Tu così spesso hai sorriso
quand'eri su questa terra;
pietà dei milioni di lebbrosi,
che tendono verso la tua misericordia
le mani senza dita,
le braccia senza mani...

E perdona a noi di averli,
per una irragionevole paura, abbandonati.
E non permettere più, Signore,
che noi viviamo felici da soli.

Facci sentire l'angoscia
della miseria universale,
e liberaci da noi stessi.
Così sia!


(Raoul Follereau)



"Quando il cuore si eleva a percepire che tutto è dono,
quando fa tale scoperta,
allora gli uomini non s'inventano più,
non inventano più se stessi,
non si fingono,
non debbono immaginarsi,
ma finalmente sono".

- Don Luigi Giussani -



" Sì, Gesù, fammi parlare sempre come fosse l’ultima parola che dico.
Fammi agire sempre come fosse l’ultima azione che faccio. 
Fammi soffrire sempre come fosse l’ultima sofferenza che ho da offrirti. Fammi pregare sempre come fosse l’ultima possibilità,
che ho qui in terra, di colloquiare con te."

- Chiara Lubich -



La rondine e la piuma



Certo, sia la rondine sia la piuma si librano nell'aria, ma la differenza è netta: la rondine sceglie la traiettoria, naviga contro il vento opponendogli il suo petto carenato; la piuma, invece, è sospinta da ogni corrente d'aria, è succube a ogni soffio. Una domanda s'impone: e noi come siamo? Siamo rondini libere e sicure o piume agitate da ogni brezza e variabilità?


(Card. Gianfranco Ravasi, Le parole e i giorni. Nuovo breviario laico)



Buona giornata a tutti :-)







lunedì 25 marzo 2013

Regole Per Una Vita Devota - Platone, arcivescovo di Kostroma -


















Forzati ad alzarti presto e a un'ora fissa. 
Appena ti svegli, rivolgi la tua mente a Dio: fai il Segno della Croce, e ringrazialo per la notte che è passata e per tutte le sue misericordie nei tuoi confronti. 
Chiedigli di guidare ogni tuo pensiero, sensazione e desiderio, in modo che tutto ciò che dici o che fai gli sia gradito.

Quando ti vesti ricorda la presenza del Signore e del tuo Angelo custode. Chiedi al Signore Gesù Cristo di ricoprirti con il manto di salvezza.

Dopo esserti lavato, vai a fare le preghiere del mattino. 
Prega in ginocchio, con concentrazione, con riverenza e mitezza, come si conviene di fronte agli occhi dell'Onnipotente. 
Chiedigli di darti fede, speranza e amore, così come una tranquilla forza per accettare tutto ciò che il giorno che viene ti può portare - le sue difficoltà e suoi problemi. 
Chiedigli di benedire le tue fatiche.

Chiedigli aiuto: per adempiere qualche particolare compito che hai di fronte; per stare alla larga da qualche particolare peccato. Se puoi, leggi qualcosa dalla Bibbia, soprattutto dal Nuovo Testamento e dai Salmi. 
Leggi con l'intenzione di ricevere qualche illuminazione spirituale, inclinando il tuo cuore alla compunzione. 
Dopo avere letto un poco, fermati a riflettere su quanto leggi, e quindi procedi oltre, ascoltando ciò che il Signore suggerisce al tuo cuore.

Cerca di dedicare almeno quindici minuti a contemplare spiritualmente gli insegnamenti della Fede e il profitto della tua anima in quanto hai letto.

Ringrazia sempre il Signore perché non ti ha lasciato perire nei tuoi peccati, ma si preoccupa di te e ti guida in ogni modo possibile al Regno Celeste.

Inizia ogni mattino come se avessi appena deciso di diventare un cristiano e di vivere secondo i comandamenti di Dio. Andando a fare i tuoi doveri, sforzati di fare tutto alla gloria di Dio. Non iniziare nulla senza preghiera, perché tutto ciò che facciamo senza pregare alla fine si rivela futile o dannoso. Le parole del Signore sono vere: "Senza di me, non potete fare niente."

Imita il nostro Salvatore, che ha lavorato aiutando Giuseppe e la sua purissima Madre. Mentre lavori, mantieni un buono spirito, affidandoti sempre all'aiuto del Signore. È cosa buona ripetere incessantemente la preghiera: "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore."

Se i tuoi lavori hanno successo, rendi grazie al Signore; e in caso contrario, affidati alla sua volontà, poiché Egli si prende cura di noi e dirige tutto verso il meglio. 
Accetta tutte le difficoltà come penitenza per i tuoi peccati - in spirito di obbedienza e di umiltà.

Prima di ogni pasto, prega che Dio benedica il cibo e le bevande; e dopo il pranzo rendi grazie a Dio e chiedigli di non privarti delle sue benedizioni spirituali. 
È bene lasciare la tavola sentendo un poco di appetito. In ogni cosa, evita gli eccessi. Seguendo l'esempio dei cristiani antichi, digiuna il Mercoledì e il Venerdì.

Non essere avido. Sii contento di avere cibo e vestiti, imitando Cristo che si è impoverito per noi.

Sforzati di compiacere il Signore in tutto, in modo da non essere rimproverato dalla tua coscienza. Ricordati che Dio ti vede sempre, e così sii accuratamente vigilante per quanto riguarda i sentimenti, i pensieri e i desideri del tuo cuore. Evita anche i più piccoli peccati, per non cadere in quelli più grandi. Scaccia dal tuo cuore ogni pensiero o progetto che ti muove lontano dal Signore. Lotta specialmente contro i desideri impuri; scacciali dal tuo cuore come una scintilla di brace che cade sui tuoi vestiti.

Se non vuoi essere turbato da desideri malvagi, accetta mitemente l'umiliazione da parte degli altri.

Non parlare troppo, ricorda che per ogni parola detta dovremo rendere conto a Dio. È meglio ascoltare che parlare: nella verbosità è impossibile evitare il peccato. Non essere curioso di ascoltare novità, che non fanno altro che intrattenere e distrarre lo spirito. 
Non condannare nessuno, ma considera te stesso peggiore di tutti gli altri. Colui che condanna un altro sta prendendo su di sé i suoi peccati; è meglio lamentarsi per il peccatore, e pregare che Dio lo corregga a modo suo. 
Se qualcuno non ascolta un tuo consiglio, non discutere con lui. 
Ma se i suoi atti sono una tentazione per gli altri, prendi misure appropriate, perché il bene di molti deve avere maggior peso di quello di una persona sola.

Non litigare mai, e non cercare scuse. 
Sii mite, quieto e umile; sopporta tutto, secondo l'esempio di Gesù. Egli non ti caricherà di una croce che eccede le tue forze. 
Ti aiuterà anche a portare la tua croce.

Chiedi al Signore di darti la grazia di compiere i suoi santi Comandamenti meglio che puoi, anche se sembrano troppo difficili da mantenere. 
Dopo aver fatto una grande impresa, non aspettarti gratitudine, ma tentazioni: l'amore per Dio è infatti messo alla prova da ostacoli. 
Non sperare di acquisire qualsiasi virtù senza soffrire amarezza. 
Nel mezzo delle tentazioni non ti disperare, ma rivolgiti a Dio con brevi preghiere: "Signore, aiuta... Insegnami a... Non lasciarmi... Proteggimi... " 
Il Signore permette tentazioni e prove; Egli ci dà anche la forza di superarle.

Chiedi a Dio di allontanare da te tutto ciò che ti riempie di orgoglio, anche se sarà una perdita amara. Cerca di non essere astioso, lugubre, brontolone, diffidente, sospettoso o ipocrita, ed evita la rivalità. Sii sincero e semplice nella tua attitudine.

Accetta umilmente le ammonizioni degli altri, anche se sei più saggio ed esperto.

Ciò che non vuoi che sia fatto a te, non farlo agli altri. Piuttosto, fai loro ciò che desideri che sia fatto a te. Se qualcuno ti visita, sii dolce nei suoi confronti, sii modesto, saggio, e a volte, a seconda delle circostanze, sii anche cieco e sordo.

Quando senti la pigrizia, o una certa freddezza, non lasciare il consueto ordine di preghiera e le pratiche di pietà che hai stabilito. 
Tutto ciò che fai nel nome del Signore Gesù, anche le cose piccole e imperfette, diventa un atto di pietà.

Se desideri trovare la pace, affidati completamente a Dio. 
Non troverai pace finché non ti rassereni in Dio, amando solo lui.

Di tanto in tanto isolati, seguendo l'esempio di Gesù, nella preghiera e nella contemplazione di Dio. 
Contempla l'amore infinito del nostro Signore Gesù Cristo, le sue sofferenze e la sua morte, la sua risurrezione, la sua seconda venuta e il Giudizio finale.

Visita la chiesa quanto più spesso possibile. 
Confessati più frequentemente e ricevi i Santi Misteri. Facendo così dimorerai in Dio, e questa è la più alta benedizione. 
Durante la Confessione, pentiti e confessa onestamente e con contrizione tutti i tuoi peccati; il peccato di cui non ci si pente porta infatti alla morte.

Dedica le domeniche a opere di carità e di misericordia; per esempio, visita qualche ammalato, consola qualche afflitto, salva qualche perduto. 
Se qualcuno aiuterà i perduti a ritornare a Dio, questi riceverà una grande ricompensa in questa vita e nell'era ventura. 
Incoraggia i tuoi amici a leggere letteratura spirituale cristiana e a partecipare a discussioni su temi spirituali.

Che il Signore Gesù Cristo sia il tuo insegnante in tutto. 
Fai sempre riferimento a lui rivolgendo a lui la tua mente; chiediti: che cosa farebbe il Signore in simili circostanze?

Prima di andare a dormire, prega apertamente e con tutto il tuo cuore, ricerca e guarda i tuoi peccati del giorno trascorso.

Dovresti sempre spingere te stesso a pentirti con un cuore contrito, con sofferenza e lacrime, per non ripetere i peccati passati.

Andando a letto, fatti il Segno della Croce, bacia la croce, e affidati al Signore Dio, che è il tuo Buon Pastore. Considera che forse questa notte dovrai apparire di fronte a lui.

Ricorda l'amore del Signore nei tuoi confronti e amalo con tutto il tuo cuore, la tua anima e la tua mente.

Agendo in questo modo, raggiungerai la vita beata nel Regno della luce eterna.

La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con te. Amen.


(di Platone, arcivescovo di Kostroma)




Dio non si manifesta nella potenza di questo mondo, ma nell’umiltà del Suo Amore, quell’amore che chiede alla nostra libertà di essere accolto per trasformarci e renderci capaci di arrivare a Colui che è Amore.

- Papa Benedetto XVI - 




"La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. E Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso (cfr Es 33, 18; Sal 27 [26], 8-9; 63 [62], 2-3; Gv 14, 8; 1 Gv 3,2)."

 (Lettera Enciclica "Fides et Ratio")



Perdonare. Perdonare sempre. Il perdono non è dimenticanza che spesso significa non voler guardare in faccia la realtà. Il perdono non è debolezza, e cioè non tener conto di un torto per paura del più forte che l’ha commesso. Il perdono non consiste nell’affermare senza importanza ciò che è grave, o bene ciò che è male. Il perdono non è indifferenza. Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà, che consiste nell’accogliere il fratello così com’è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti. Il perdono consiste nel NON rispondere all’offesa con l’offesa, ma nel fare quanto Paolo dice: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" (Rm 12,21)

- Chiara Lubich - 




Buona giornata a tutti. :-)










domenica 16 settembre 2012

In Cristo Verità – Chiara Lubich

Se la Scrittura insegna a far bene le cose piccole,
questa è proprio la caratteristica di chi altro non fa,
con tutto il cuore, ciò che Dio gli chiede nel presente.

Se uno vive il presente,
Dio vive in lui e se Dio è in lui,
in lui è la carità.

Chi vive il presente è paziente, è perseverante,
è mite, è povero di tutto, è puro,
è misericordioso perchè ha l’amore
nella sua espressione più alta e genuina;
ama veramente Dio con tutto il cuore,
tutta l’anima, tutte le forze;
è illuminato interiormente,
è guidato dallo Spirito Santo
e quindi non giudica, non pensa male,
ama il prossimo come sè stesso,
ha la forza della pazzia evangelica
di “porgere l’altra guancia”,
di “andare per due miglia…”

È nell’occasione spesso
di “rendere a Cesare quel che è di Cesare”
perchè in molti momenti
dovrà vivere pienamente
la sua vita come cittadino…
E così via.

Insomma, se chi vive il presente è nella Via
e nella Vita, è anche nel Cristo Verità.
E ciò sazia l’anima,
che sempre anela a possedere tutto
in ogni attimo della sua esistenza.

(Chiara Lubich)

Fonte: Ogni momento è un dono


''Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta (cfr Mt 5,13-16). Anche l’uomo di oggi può sentire di nuovo il bisogno di recarsi come la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù, che invita a credere in Lui e ad attingere alla sua sorgente, zampillante di acqua viva (cfr Gv 4,14). Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del Pane della vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli (cfr Gv 6,51)'' (Benedetto XVI, Lettera Porta Fidei).



''L'impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo animati dalla speranza, ma, parimente, spesso travagliati dalla paura e dall'angoscia, è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l'umanità. Di qui il dovere di confermare i fratelli, che Noi abbiamo ricevuto dal Signore con l'ufficio di Successore di Pietro, e che è per Noi un "assillo quotidiano", un programma di vita e d'azione, e un impegno fondamentale del Nostro Pontificato; questo dovere Ci sembra ancora più nobile e necessario allorché si tratta di incoraggiare i nostri fratelli nella missione di evangelizzatori, affinché, in questi tempi d'incertezza e di disordine, essi la compiano con amore, zelo e gioia sempre maggiori'' (Servo di Dio Papa Paolo VI).





venerdì 10 agosto 2012

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49) - Chiara Lubich


«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49).Nell’Antico Testamento il fuoco simbolizza la Parola di Dio pronunciata dal profeta. Ma anche il giudizio divino che purifica il suo popolo, passando in mezzo ad esso.

Così è la Parola di Gesù: essa costruisce, ma contemporaneamente distrugge ciò che non ha consistenza, ciò che deve cadere, ciò che è vanità e lascia in piedi solo la verità.

Giovanni Battista aveva detto di lui: «Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco», preannunciando il battesimo cristiano inaugurato il giorno di Pentecoste con l’effusione dello Spirito Santo e l’apparizione delle lingue di fuoco.

Dunque è questa la missione di Gesù: gettare il fuoco sulla terra, portare lo Spirito Santo con la sua forza rinnovatrice e purificatrice.
«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!»

Gesù ci dona lo Spirito. Ma in che modo lo Spirito Santo agisce?

Lo fa diffondendo in noi l’amore. Quell’amore che noi, per suo desiderio, dobbiamo mantener acceso nei nostri cuori.

E com’è questo amore?
Non è terreno, limitato; è amore evangelico. E’ universale come quello del Padre celeste che manda pioggia e sole su tutti, sui buoni e sui cattivi, inclusi i nemici.

È un amore che non attende nulla dagli altri, ma ha sempre l’iniziativa, ama per primo.

È un amore che si fa uno con ogni persona: soffre con lei, gode con lei, si preoccupa con lei, spera con lei. E lo fa, se occorre, concretamente, a fatti. Un amore quindi non semplicemente sentimentale, non di sole parole.

Un amore per il quale si ama Cristo nel fratello e nella sorella, ricordando quel suo: “L’avete fatto a me”.

È un amore ancora che tende alla reciprocità, a realizzare, con gli altri, l’amore reciproco.

È quest’amore che, essendo espressione visibile, concreta della nostra vita evangelica, sottolinea e avvalora la parola che poi potremo e dovremo offrire per evangelizzare.

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!»

L’amore è come un fuoco, l’importante è che rimanga acceso. E, perché ciò sia, occorre bruciare sempre qualcosa. Anzitutto il nostro io egoista, e lo si fa perché, amando, si è tutti protesi verso l’altro: o Dio, compiendo la sua volontà, o il prossimo, aiutandolo.

Un fuoco acceso, anche piccolo, se alimentato, può divenire un grande incendio. Quell’incendio di amore, di pace, di fraternità universale che Gesù ha portato sulla terra.




(Chiara Lubich)
Fonte: http://www.focolare.org


Non alzarti un giorno senza sapere che fare. 

Non alzarti un giorno fingendo di essere quel che non sei. 
Non alzarti un giorno con la paure delle cose che devi fare, e dei sogni che vorresti seguire. 
Non alzarti un giorno senza ascoltare dentro anche quello che ti dà cruccio. 
Non alzarti un giorno senza pensare che c'è qualcosa che tu puoi fare per qualcun altro. 
Non alzarti un giorno giudicando gli altri intorno a te, invece di capirli. Forse la felicità altrui è differente dalla tua. 
Non alzarti un giorno senza ringraziare per viverne un altro ancora... 
(Sergio Bambaren)



mercoledì 18 aprile 2012

«Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova» - Chiara Lubich

«Non ricordate più le cose passate, non pensate più
alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova»
(Is 43, 18-19)



Il popolo d’Israele, in esilio a Babilonia, guarda con nostalgia al passato, al tempo glorioso nel quale Dio intervenne con potenza e liberò i suoi antenati, schiavi in Egitto. La tentazione è quella di pensare: Dio non manderà più un altro Mosè, non opererà più i grandi prodigi di un tempo e noi dovremo rimanere per sempre in questa terra straniera. Ma Ciro, re persiano, nel 539 a.C. libera il popolo eletto, il cui ritorno verso la terra promessa sarà ancora più straordinario dell’esodo dall’Egitto.

Dio non si ripete mai! Il suo amore è capace di operare cose ben più grandi di quelle che ha compiuto nel passato, che non possiamo neppure immaginare. Per questo mette sulla bocca del profeta Isaia l’invito: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova»

Isaia ancora, alla fine del suo libro, annuncia un futuro più che mai luminoso: la creazione di cieli nuovi e di una nuova terra. Sarà talmente grande ciò che Dio compirà che "il passato non sarà più ricordato e non verrà più alla mente".


Anche l’apostolo Paolo, riprendendo le parole di Isaia, annuncerà l’inimmaginabile intervento di Dio nella nostra storia. Nella morte e risurrezione di Gesù egli fa nuova la creatura umana, la ricrea nel Figlio suo per una vita nuova. Nell’Apocalisse poi, al termine della storia, Dio annuncia che il cosmo intero sarà ricreato: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose". Le parole di Isaia attraversano la Bibbia intera e parlano ancora a noi oggi: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova» Siamo noi la "cosa nuova", la "nuova creazione" che Dio ha generato. Attraverso il Figlio suo da noi accolto nelle sue Parole e in tutti i suoi doni, ha fatto nuovo il nostro essere e il nostro agire: ora è Gesù stesso che vive e opera in noi.
E’ Lui che rinnova i nostri rapporti con gli altri: in famiglia, a scuola, sul lavoro...
E’ Lui che rigenera, attraverso noi, la vita sociale, il mondo della cultura, dello svago, della sanità, dell’economia, della politica..., in una parola tutti i settori dell’attività umana in cui siamo impegnati.
Non guardiamo più al passato per rimpiangere ciò che di bello ci è successo o per piangere i nostri sbagli: crediamo fortemente all’azione di Dio che può continuare ad operare "cose nuove".
Dio ci offre la possibilità di ricominciare sempre.

Ci libera dai condizionamenti e dai pesi del passato. La vita si semplifica, diventa più leggera, più pura, più fresca. Come l’apostolo Paolo anche noi, dimentichi del passato, saremo liberi di correre verso Cristo, verso la pienezza della vita e della gioia.

«Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova»


Come vivere allora questa Parola? Cercheremo di compiere con amore quanto Dio vuole da noi in ogni attimo della giornata: studiare, lavorare, accudire i bambini, pregare, giocare..., tagliando tutto ciò che in quel momento non è volontà di Dio. In questo modo rimarremo aperti a quanto egli vorrà operare in noi e fuori di noi, e saremo pronti ad accogliere quella grazia particolare che egli ci offre sempre per ogni momento.

Vivendo così, offrendo ogni azione a Dio, dicendogli esplicitamente: "E’ per te", Gesù che vivrà in noi compirà sempre opere che restano.
(Chiara Lubich)
Se abbiamo sperimentato che è “tutto vero” quello che  Gesù dice, è facile lasciare ogni altro maestro per Lui.

Lo sguardo che il credente riceve da Cristo è lo sguardo della benedizione: uno sguardo sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne la fragilità. In questo sguardo traspare lo sguardo stesso di Dio sugli uomini che Egli ama e sulla creazione, opera delle sue mani. (Benedetto XVI - Omelia 1 aprile 2012)
  abbiamo sperimentato che è “tutto vero” quello cheGesù dice, è facile lasciare ogni altro m

giovedì 5 maggio 2011

Quando si è conosciuto il dolore – Chiara Lubich

Quando si è conosciuto il dolore in tutte le sfumature più atroci, nelle angosce più varie, e si son tese le mani a Dio in mute strazianti implorazioni, in sommesse grida di aiuto; quando si è bevuto il fondo del calice e si è offerta a Dio, per giorni e per anni, la propria croce, confusa con la sua, che la valorizza divinamente, allora Dio ha pietà di noi e ci accoglie nella sua unione.
È il momento in cui, dopo aver esperimentato il valore unico del dolore, dopo aver creduto all’economia della croce ed averne visto gli effetti benefici, Dio mostra in forma più alta e nuova qualcosa che vale più ancora del dolore.
È l’amore agli altri in forma di misericordia, l’amore che fa allargare cuore e braccia ai miserabili, ai pezzenti, agli straziati dalla vita, ai peccatori pentiti.
Un amore che sa accogliere il prossimo sviato, amico, fratello o sconosciuto, e lo perdona infinite volte. L’amore che fa più festa a un peccatore che torna che a mille giusti, e presta a Dio intelligenza e beni per permettergli di dimostrare al figliol prodigo la felicità per il suo ritorno.
Un amore che non misura e non sarà misurato.
È una carità fiorita più abbondante, più universale, più concreta di quella che l’anima possedeva prima. Essa infatti sente nascere in sé sentimenti somiglianti a quelli di Gesù, avverte affiorare sulle sue labbra, per quanti incontra, le divine parole: «Ho misericordia di questa turba» (cfr. Matteo 15, 32). E intavola con tanti peccatori che vengono a lei, perché un po’ immagine di Cristo, colloqui simili a quelli rivolti un giorno da Gesù alla Maddalena, alla samaritana o all’adultera. La misericordia è l’ultima espressione della carità, quella che la compie. E la carità supera il dolore, perché esso è soltanto di questa vita, mentre l’amore perdura anche nell’altra.
Dio preferisce la misericordia al sacrificio.

(Chiara Lubich)
Fonte: La Dottrina Spirituale, 2001
Centro Chiara Lubich Movimento dei Focolari
http://www.centrochiaralubich.org/

Papa Giovanni Paolo II e Chiara Lubich.
Visita del Papa al Centro del Movimento dei Focolari (Rocca di Papa), 1984
- (C) Foto CSC - Centro S. Chiara Audiovisivi

sabato 4 dicembre 2010

E' inconcepibile - Chiara Lubich

E' inconcepibile, è straordinario,
è qualcosa che incide sempre più profondamente
nel mio animo quel tuo stare lì
in silenzio nel tabernacolo.
Vengo in chiesa la mattina e lì ti trovo.
Corro in chiesa quando t'amo e lì ti trovo.
Ci passo per caso o per abitudine o per rispetto
e lì ti trovo.
Ed ogni volta mi dici una parola,
mi rettifichi un sentimento,
vai componendo in realtà con note diverse
un unico canto,
che il mio cuore sa a memoria
e mi ripete una parola sola:
eterno amore.
Oh! Dio, non potevi inventare di meglio.
Quel tuo silenzio
in cui il chiasso della nostra vita si smorza,
quel palpito silenzioso
che ogni lacrima assorbe;
quel silenzio...
quel silenzio, più sonoro d'un angelico concento;
quel silenzio
che alla mente dice il Verbo,
al cuore dona il balsamo divino;
quel silenzio
in cui ogni voce si ritrova incanalata,
ogni prece si risente trasformata;
quella tua presenza arcana...
Lì è la vita, lì è l'attesa;
lì il nostro piccolo cuore riposa,
per riprendere senza posa
il suo cammino.

(Chiara Lubich)

http://leggoerifletto.blogspot.com/2010/09/dammi-tutti-i-soli.html

Da piazza Duomo, attraverso l'animata via Calzaioli, andando verso piazza della Signoria, si trova Orsanmichele, cioè la chiesa di S. Michele in Orto.
 Al suo interno è ospitato il gran tabernacolo marmoreo.
 Fu ideato e scolpito da Andrea Orcagna tra il 1349 e il 1359.
È una magnifica opera gotica, lavoratissima e impreziosita da smalti e pietre dure.
 La tavola che vi è contenuta è opera del pittore Bernardo Daddi è datata al 1347.