domenica 24 novembre 2024

Etty Hillesum e i temi del «Cantico delle creature» Luna e Stelle

 LUNA

Vorrei essere molto semplice come la luna di stasera, per esempio, o una distesa verde. Di sicuro mi prendo ancora troppo sul serio.

Ho di nuovo gironzolato attorno all'IJsclub neanche fossi sbronza e rivolto sciocche osservazioni all'eterna luna. Mica è nata ieri, quella luna.

Quella baracca talvolta al chiaro di luna, fatta d'argento e d'eternità: come un giocattolino sfuggito alla mano distratta di Dio.

Non è passato neppure un mese, era il 27 agosto a mezzanotte, da quando Joop mi aveva scritto: “Eccomi di nuovo seduto con le gambe che penzolano fuori dalla finestra, ad ascoltare l'immenso silenzio. Il campo di lupini, ora senza i suoi colori esultanti, è immerso nella luce violenta e confortante della luna. Tutto è di una solennità e di una pace che mi rendono muto e serio. Salto giù dalla finestra, faccio pochi passi sulla sabbia soffice e guardo la luna”. E poi finisce quella lettera notturna, scritta con la sua calligrafia compatta e fitta su una brutta carta: “Capisco che si possa dire: qui si può solo fare un gesto: inginocchiarsi. No, non l'ho fatto, non lo trovo necessario, mi sono inginocchiato stando seduto sulla finestra e poi sono andato a dormire”.

Etty Hillesum e i temi del «Cantico delle creature»


STELLE

Ieri sera alle undici c'erano tre stelle nella cornice nera della mia finestra. Adesso c'è un sottile quarto di luna. Questa è l'ennesima mattina grigia in cui mi sono ritrovata alla mia pacifica scrivania, accanto al faretto di alluminio acceso. Dovrebbe essere vietato cominciare la giornata con il giornale e la radio. Questa mezz'ora è mia, tutta mia. Ci sono momenti in cui avverto molto intensamente questa sensazione: il momento è mio, tutto mio e il giorno può portare qualsiasi cosa, ma quest'attimo è ormai mia inalienabile proprietà. E poi penso solo a piccolezze; per esempio, alla burrascosa serata musicale da Leonie Wolff. A un tratto ho visto in un angolo, contro lo sfondo rosso scuro della tenda, quei fiori bianchi sul pavimento che se ne stavano lì a vivere quieti la propria vita. O all'unico inerme gesto infantile di Mien Kuyper quando si è fermata ad aspettare nel corridoio, quella sera a casa di Ungár, perché non sapeva se andarsene o rimanere. Quella donna è una martire del talento di Mischa. Certo, si potrebbe pure dire che è solo una vedova isterica dai capelli biondo paglierino con un'idea fissa. Ma quel gesto commovente fa anch'esso parte dell'immagine della persona.

Ieri sera a letto mi sentivo di nuovo come un piccolo vaso stracolmo di pensieri e sentimenti. Uno di questi giorni le cose cominceranno a fermentare in quel vaso. Che cosa non ho detto a quelle tre stelle! E da quale posto del mondo e attraverso quale finestra parlerò di nuovo a quelle stelle, pensando alla sera di ieri?

Stamattina un paio di stelle erano appese al cielo come lucidi frutti ai rami, scuri e spogli, dell'albero fuori dalla mia finestra.

Solo la notte prima le stelle pendevano ancora come luminosi frutti dai suoi rami scuri, e la notte seguente si arrampicavano, incerte, lungo lo spoglio tronco devastato. Già, quelle stelle: per alcune notti, forse un paio, sole e perdute, graffiavano ancora la superficie deserta, ampia del cielo.

Sì, quel Lunedì, quel Lunedì di Pasqua. Liesl e Werner, alle due di notte, come due monelli di strada parigini seduti sul bordo dei loro improvvisati letti da zingari nella sala. E io sul letto di Renate: ho tolto il cartone di oscuramento dalla finestra e improvvisamente sono apparse alcune stelle all'altro capo del letto. Non erano le stesse stelle che vedo davanti alla mia finestra, ma ho avuto comunque un contatto con loro e d'un tratto mi ha invasa la sensazione rassicurante che, in qualunque posto del mondo io mi trovi, mi sarà possibile osservare le stelle e lasciarmi cadere su un letto, o sul pavimento o chissà dove, e sentirmi a casa, dovunque.

Ero ferma sul piccolo ponte e ho guardato oltre il canale: mi sono sciolta nel paesaggio e ho offerto tutta la mia tenerezza a quella notte, al cielo con le sue stelle e all'acqua e al ponticello. È stato il momento migliore della mia giornata. Sentivo che quella era l'unica maniera per dare voce e corpo alle tante sensazioni di tenerezza che, nel profondo, si provano per un altro: affidarle alla natura, lasciarle scorrere sotto un cielo, notturno e libero, di primavera e sapere che non c'è altra via d'uscita. E così sarebbe dovuta terminare la mia giornata, sarei dovuta andare a dormire nel mio lettino da studentessa dietro la luccicante finestra senza tende, e gli alberi sarebbero stati ancora al loro posto.

Venerdì sera, mentre tornavo da casa sua in bicicletta, attraverso la notte primaverile, ho sparso il grande amore e l'immensa tenerezza che provo per lui nella notte, ne ho riversata un po' nelle stelle e ne ho lasciata un po' nei cespugli lungo il canale. E poi: bisogna saper reggere i propri sentimenti forti e sopportarli e farli avanzare. Non si deve sempre desiderare di liberarsene, bisogna saperne portare il peso e non lasciarsene distruggere, anzi, trarne energie e non solo per quell'unico uomo ma anche per molte altre creature di Dio, che pure hanno diritto alla nostra attenzione e al nostro amore.

Mi mancano tutti gli strumenti per completare il mio lavoro di cesello sulle parole, quel lavoro che molto spesso mi impegna la mente, ma nel quale rimango bloccata proprio perché mi mancano le parole. Non posso nominare nulla della terra con il suo nome: nessuna città, nessun fiore, nessun santo, nessun principe, nessuna stella, niente. Ho bisogno del cosmo intero come similitudine per dare un contesto a ciò che sta nascendo dal profondo della mia anima, con tanta potenza e colore. Devo imparare ancora molto: i nomi che le persone attraverso le epoche hanno dato alle loro città, ai loro fiori, alle loro stelle, per poi poterli aggiungere, come altrettanti colori, alla mia povera tavolozza di parole.

Noi in fondo abbiamo solo da esistere, ma con semplicità, con insistenza, come esiste la terra, docile alle stagioni, chiara, scura, nello spazio, non chiedendo di posare se non nella rete degli influssi e di forze in cui le stelle si sentono sicure”.

Quante volte ho pregato, neppure un anno fa: Signore, ti prego, rendimi un po' più semplice. E se quest'anno mi ha portato qualcosa, è stata proprio questa maggiore semplicità interiore. E credo che in futuro riuscirò anche a esprimere le cose difficili di questa vita con parole molto semplici. In futuro.

Dunque, con quell'unica camicia nello zaino me ne vado incontro a un “avvenire sconosciuto”. Così si dice. Ma sotto i miei piedi girovaghi non c'è forse dappertutto la stessa terra? E lo stesso cielo - ora con la luna, ora col sole, per non parlare di tutte le stelle - non si stende forse sopra i miei occhi rapiti? Perché si dovrebbe parlare di un “avvenire sconosciuto”?

Etty Hillesum e i temi del «Cantico delle creature»


Buona giornata a tutti :-)





venerdì 22 novembre 2024

Iniziare - Anselm Grün

 "Iniziare"

Dell’abate Pior, l’abba Poemen diceva che iniziava ogni giorno da capo (Apo 659) 
È un racconto breve, anzi di una sola parola, che l’abba Poemen attribuisce al più anziano abba Pior.
Questi era un discepolo del grande Antonio, il primo dei monaci. 
Pior morì attorno al 360: era vissuto ogni giorno secondo gli insegnamenti della Bibbia e, alla pari di altri monaci, seguiva una dura ascesi liberamente da lui scelta. Ma ciò che lo distingueva era il nuovo inizio che si proponeva di fare ogni giorno.
Per noi questa è una parola che consola. Se già questi grandi monaci si ritenevano sempre soltanto dei principianti al servizio di Gesù, anche noi possiamo considerarci dei principianti che si mettono alla loro scuola. D’altra parte sappiamo che san Benedetto ha scritto la sua regola per i principianti.
Nessuno di noi è così avanzato sulla strada spirituale che non abbia bisogno ogni giorno di un nuovo inizio. Ricominciare è anche una grazia. Ogni
giorno posso iniziare di nuovo. Non sono bloccato a motivo del mio passato. In tedesco iniziare si dice anfangen, un termine che deriva da anfassenanpacken [=afferrare, prendere in mano, cogliere].
Se siamo capaci di iniziare, vuol dire che prendiamo in mano la nostra vita e le diamo forma.
Smettiamo di lamentarci che non siamo capaci di fare nulla, perché la nostra educazione ci ha bloccati. Noi stessi abbiamo tra le mani ciò che vogliamo fare della nostra vita. Con quello che abbiamo ricevuto possiamo dare forma e figura alla nostra vita mediante l’opera delle nostre mani. Ma dobbiamo prender noi l’iniziativa.
Non possiamo aspettarci tutto solo dagli altri.
Ogni giorno incomincia dal mattino. Il ritmo della natura dovrebbe diventare anche il ritmo della nostra vita. Ogni nuovo giorno è una occasione favorevole per incominciare di nuovo anche interiormente
nel rapporto con Dio. Non dovremmo dire che comunque niente cambia per noi, che già tante volte abbiamo tentato di fare tutto nuovo. Nella parola
dell’abba Pior c’è la sfida di cominciare di nuovo ogni giorno senza giudicare il giorno precedente.
Non importa come siamo vissuti fino a questo momento, non è mai tardi per incominciare. Questa parola vale anche per colui che ha già speso molto
impegno per sé e per il suo cammino spirituale: non tener per nulla in conto ciò che hai raggiunto. Incomincia ogni giorno di nuovo. Solo allora rimarrai
vivo, solo allora sarai in grado di rispondere a ciò che Gesù esige da te. 

- Anselm Grün -
da: "La Sapienza del Deserto", Ed. Messaggero, pagg, 16-17

Detti dei Padri del deserto, a cura di L. Coco, Piemme, Casal Monferrato (AL) 1997: Poemen, nr. 85, p. 264. Il termine “abba” derivante dall’aramaico significa “padre”; così “amma” significa “madre” in riferimento alle monache che vivevano nel deserto. (ndt)



Per Macario l'esercizio più importante è il digiuno delle parole.
Non dovremmo mai dire qualcosa di cattivo nei confronti degli altri, nè giudicarli o valutarli. Sì, non dovremmo neppure pronunciare parole inutili.

- Anselm Grün -
da: "La Sapienza del Deserto", Ed. Messaggero



Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 20 novembre 2024

Tutte le sere

 Uno dei ricordi più vivi della mia infanzia si riferisce a quando mio padre tornava a casa dal lavoro alle sei e mezzo di sera. 
Io e mio fratello lo sentivamo suonare il campanello più e più volte, per gioco, fino a quando uno di noi due non andava ad aprirgli la porta.
Di solito, noi eravamo in cucina, a fare i compiti o a guardare la televisione e lanciavamo grida d'entusiasmo nel sentire quel familiare scampanellio.
Ci precipitavamo giù per le scale, spalancavamo la porta di casa e a quel punto lui ci diceva:
"Be', come mai ci avete messo tanto?"
Era il momento migliore della giornata quando lui tornava a casa.
C'è un altro ricordo che mi accompagnerà per sempre e si riferisce a quello che per lui era un vero rito quotidiano: la cena.
Ci accomodavamo a tavola tutti insieme e poi lui, posando una mano sul braccio della mamma, diceva:
"Ma voi due lo sapete che avete la mamma più straordinaria del mondo?"
Era una frase che amava ripetere tutte le sere.

Si possono chiamare: gli esercizi del cuore, i riti sono gli esercizi del cuore.



Insegnami a gridare verso di Te

Cristo,
Signore della creazione,
insegnami a gridare verso di Te,
strappami dal mio peccato.

Signore di perdono,
tu sei la misericordia che salva.

Strappami dallo scoramento,
donami la memoria
della tua misericordia che salva.

Signore, che fai meraviglie.

Tutta la mia vita entri nel tuo amore;
aprimi il cuore,
insegnami a pregare

- Pierre Griolet - 


Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 18 novembre 2024

Tratto da "Il canto di me stesso" e altre poesie - Walt Whitman

                                Ho dichiarato che l'anima non vale più del corpo,
E ho dichiarato che il corpo non vale più dell'anima,
E nulla, neppure Dio, per nessuno è più grande del suo proprio io,
E chiunque percorre duecento jarde senza simpatia segue il suo funerale, avvolto nel sudario,
E io o tu, senza dieci centesimi in tasca, possiamo acquistare i più preziosi frutti della terra,
E guardare con un occhio o mostrare un fagiolo nel suo baccello confonde il sapere di tutti i tempi,
E non v'è mestiere o impiego in cui il giovane che lo segue 
non possa divenire un eroe,
E non v'è oggetto così debole che non possa costituire 
il mozzo della ruota dell'universo,
E io aggiungo a ogni uomo, ogni donna, Che l'anima vostra
resti serena e tranquilla anche davanti a un milione d'universi.

E dico all'umanità, non siate curiosi d'Iddio,
Perchè io, che sono curioso di tutti, non sono curioso d'Iddio,
(Nessuna serie di parole può dire quanto mi senta tranquillo sul conto d'Iddio e della morte.)

Ascolto e scorgo Dio in ogni oggetto, e tuttavia Dio non lo capisco affatto,
Come non capisco chi mai possa esistere più straordinario di me.

Perchè dovrei desiderare di vedere Dio meglio di quanto non lo veda oggi?
Vedo qualcosa d'Iddio in ogni ora delle ventiquattro, in ogni momento di esse,
Nei volti di uomini e donne vedo Dio, e nel mio volto riflesso dallo specchio,
Trovo lettere scritte da Dio per le strade, ognuna firmata col nome d'Iddio,
E le lascio dove si trovano, perchè so che, ovunque mi rechi,
Altre puntuali verranno, per sempre e per sempre.

- Walt Whitman -


L.W. Hawkins, Christmas, 1893

Hai creduto che mille acri fossero molti? 
Che tutta la terra fosse molto?
Ti sei esercitato a lungo per imparare a leggere?
Tanto orgoglio hai sentito perché afferravi il senso delle poesie?
Fermati con me oggi e questa notte, e ti impadronirai
dell’origine di tutti i poemi,
ti impadronirai dei beni della terra e del sole (ci sono
ancora milioni di soli),
non prenderai più le cose di seconda o terza mano, né
guarderai con gli occhi dei morti, né ti nutrirai di
fantasmi libreschi,
e neppure vedrai attraverso i miei occhi o prenderai
le cose da me,
ascolterai da ogni parte e le filtrerai da te stesso.

- Walt Whitman -

W. Blake, Il sole alla sua porta orientale, 1820

Se tardi a trovarmi, insisti.
Se non ci sono in nessun posto, cerca in un altro,
perchè io sono seduto da una qualche parte
ad aspettare te.


- Walt Whitman -

G. Klimt, Ragazza col velo blu, 1902


Buona giornata a tutti. :-)



sabato 16 novembre 2024

Chi ci pensa - don Bruno Ferrero

 Due pesci rossi vivevano in un vaso di vetro.
Nuotando pigramente in tondo avevano anche tempo per  filosofare.
Un giorno un pesce chiese all'altro: "Tu credi in Dio?"
"Certo!"
"E come fai a saperlo?"
"Chi credi che ci cambi l'acqua, tutti i giorni?"

La vita scorre dentro di noi come un fiume tranquillo ed è un miracolo.
Ma facciamo l'abitudine anche ai miracoli.
Ogni giorno è un dono tutto nuovo, una pagina bianca da scrivere.
Dio ci cambia l'acqua tutti i giorni.


Dio non muore il giorno in cui cessiamo di credere in una divinità personale,
ma noi moriamo il giorno in cui la nostra vita cessa di essere illuminata dalla radiosità costante, e rinnovata giorno per giorno, da un miracolo la cui origine è al di là di ogni ragione.
- don Bruno Ferrero -
Dal libro “Il segreto dei pesci rossi” di Bruno Ferrero, ed.  Elledicì


Dio è amore 

Al nonno, professore universitario, che cercava di trasmettergli il concetto che "Dio è onnisciente, onnipotente, non ha bisogno di nulla, basta a se stesso, insomma è tutto!" il nipotino di cinque anni rivolge a bruciapelo questa domanda inaspettata: "ma senti un po’ nonno, se Dio è tutto perché ha fatto il mondo?"

Quando mi raccontarono il fatto rimasi sbalordito, ero appena uscito dalla lettura di due testi, il primo di un fisico, premio Nobel, Steve Weinberg che chiudeva il suo libro sull’origine dell’universo con una frase più o meno simile: quanto più l’universo ci diventa noto, tanto più non riusciamo a spiegarcene il perché, ci resta incomprensibile. 
Il secondo libro era di un teologo, Hans Urs von Balthasar, il quale affermava che: il mondo rimane per noi incomprensibile non soltanto se Dio non c’è, ma anche se Dio c’è e non è Amore.

La domanda "se Dio è tutto perché ha creato il mondo?" può avere una sola risposta: perché Dio è Amore.

- don Bruno Ferrero -
Dal libro “Il segreto dei pesci rossi” , ed. Elledicì



Lode a te, o Dio, che sei Padre, Figlio e Spirito,
che sei il termine eccedente del mio desiderio
e la fonte inesauribile del mio stupore.
Lode a te che hai voluto entrare nella nostra e nella mia storia
per mostrare che la mia solitudine radicale è vinta,
che la mia morte non potrà avvincermi in forma definitiva.
Lode a te che vinci il mio timore di perdermi 
se ti lascio spazio nel mio cuore.
Lode a te che mi avvolgi nella tua nube
e in essa mi sveli il tuo mistero,
che è il mistero della mia stessa vita ardentemente indagato.
Lode a te che sei l’amore traboccante e perennemente 
accogli e salvi la mia fragilità.
Lode a te che mi concedi di entrare nella tua comunione
e mi dischiudi possibilità di relazioni vertiginose.
Lode a te che mi conduci sulla via della dedizione
seducendo il mio spirito desideroso di pienezza.
Lode a te che sei il principio, 
l’ambiente e la meta di tutto quanto io posso fruire.

Lode a te che sei il mio Tutto.


Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 14 novembre 2024

Le beatitudini - Primo Mazzolari

 ...oggi leggo le beatitudini... leggo, non predico. 
Le beatitudini non si predicano: non sono per gli altri. 
Nessuno può darle a parole. 
Se le predico, tutti notano che io ne sono fuori. 
Cristo no, lui solo parla dal di dentro di ogni beatitudine: lui povero, mite, pacifico, misericordioso, lui il percosso, il morente... 
Che non si possano predicare l'ho capito bene in un lontano Ognissanti, quando mi fu imposto dietro minaccia: Tu prete oggi non predicherai... E quel giorno il prete ha letto soltanto: ma nel leggere egli piangeva e gli altri piangevano. 
Le parole che hanno la virtù di far piangere, o di gioia o di vergogna, non si predicano...

- don Primo Mazzolari -



"Uomini non ci si improvvisa, e nella lotta politica italiana ciò che più dolorosamente sorprende è appunto la mancanza dell'uomo; non dell'uomo grande, di cui non vogliamo neanche sentir parlare, ma dell'uomo reale, col suo modesto, insostituibile corredo di qualità morali [...]"





Beatitudini per il nostro tempo

Beati quelli che sanno ridere di se stessi:
non finiranno mai di divertirsi.
Beati quelli che sanno distinguere un ciottolo da una montagna:
eviteranno tanti fastidi.
Beati quelli che sanno ascoltare e tacere:
impareranno molte cose nuove.
Beati quelli che sono attenti alle richieste degli altri:
saranno dispensatori di gioia.
Beati sarete voi se saprete guardare con attenzione 
le piccole cose e serenamente quelle importanti:
andrete lontano nella vita.
Beati voi se saprete apprezzare un sorriso 
e dimenticare uno sgarbo:
il vostro cammino sarà sempre pieno di sole.
Beati voi se saprete interpretare con benevolenza 
gli atteggiamenti degli altri anche contro le apparenze:
sarete giudicati ingenui ma questo è il prezzo dell'amore.
Beati quelli che pensano prima di agire e pregano 
prima di pensare: eviteranno tante stupidaggini.
Beati soprattutto voi che sapete riconoscere il Signore 
in tutti coloro che incontrate:
avete trovato la vera luce e la vera pace.


Buona giornata a tutti. :-)



martedì 12 novembre 2024

... che sei il mio custode... - Abate Zaverio Peyron

 Il trovare un vero amico che ci aiuti e sia tutto dedicato a noi con amore, con costanza e con disinteresse è cosa ben difficile. Non è così dell’angelo custode, un vero amico sicuro, fedele, unico nel suo genere, che ci accompagna per comando divino, con amore e senza apparire.

Per comando divino – Se abbiamo un angelo al nostro fianco per assisterci non è per condiscendenza sua o nostra volontà, ma per decreto di Dio.
Nei Salmi è scritto: "Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede" (Salmo 91, 11).
Quanto dobbiamo ringraziare il buon Dio di questo comando! Se l’assistenza angelica fosse solo effetto dell’amore degli angeli, saremmo certi di averli ancora con noi, dopo tanti rifiuti che abbiamo dato alle loro buone ispirazioni? Stanchi di noi forse ci avrebbero già abbandonati. Se fossimo noi che con le nostre suppliche li avessimo chiamati a custodirci, saremmo certi di essere esauditi?… di averli sempre?… almeno nei momenti più critici?… Ma, dato che ciò risponde ad una disposizione di Dio, noi siamo invece certi che tutti abbiamo un angelo custode indipendentemente dalla nostra santità, l’abbiamo sempre, dalla nascita alla morte. L’assistenza è perfetta perché l’angelo è creatura perfetta che ubbidisce a Dio senza debolezze, ritardi, infedeltà.


Con amore – Gli angeli custodi ci vogliono bene:
1) per rispetto a Dio perché, amando Dio, amano quelli che a Lui appartengono;
2) per rispetto a noi perché siamo i loro fratelli destinati a prendere il posto degli angeli ribelli e scacciati e quindi facciamo parte della loro famiglia celeste;
3) perché noi siamo infelici e sofferenti e quindi degni di aiuto: siamo quindi occasione a loro di esercitare lo spirito di carità a cui si informano tutti gli eletti.
La custodia degli angeli è tutta amorosa e fatta con gioia, con fervore, con soavità.

Senza apparire – Anche se molte volte nella Sacra Scrittura e nelle vite dei Santi leggiamo di apparizioni di angeli, ordinariamente però gli angeli operano invisibilmente: sia perché tale è la loro natura spirituale, sia perché la loro manifestazione non è necessaria, sia infine per dare a noi una grande lezione di umiltà e disinteresse operando di nascosto per amor di Dio.

(continua)
- Abate Zaverio Peyron -


Il mio angelo custode non è nient'altro che espressione del fatto ch'io sono conosciuto, amato e seguito in maniera del tutto personale da Dio, è il pensiero d'amore che Dio nutre per me, che mi circonda e mi guida in ogni istante. 

- Papa Benedetto XVI - 



« Gli angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio » (Mt 18,10)

Ti rendo grazie perché mi hai dato di vivere,
di conoscerti e di adorarti, mio Dio.
Poiché «questa è la vita eterna: che conoscano te,
l'unico vero Dio» (Gv 17,3), creatore e autore di tutto,
non generato, non creato, senza principio, uno,
e il Figlio tuo, generato da te,
e lo Spirito Santissimo, che procede da te,
unità trina, degna di ogni lode...
C'è forse tra gli angeli, gli arcangeli,
le dominazioni, i cherubini e i serafini
e tutte le altre schiere celesti,
una gloria o una luce d'immortalità,
una gioia, uno splendore di vita immateriale,
se non la luce unica della Santissima Trinità? ...
Cita un essere, incorporeo o corporeo:
troverai che tutto è stato fatto da Dio.
Se ti parlano di un essere qualunque, tra quelli del cielo,
quelli della terra o degli abissi,
anche per loro, per tutti, c'è soltanto una vita, una gloria,
un desiderio e un regno,
un'unica ricchezza, gioia, corona, vittoria, pace
e ogni altro splendore che possa esistere:
la conoscenza del Principio e della Causa
da cui tutto proviene, da cui tutto trae origine.
Là si trova colui che mantiene le cose lassù e le cose quaggiù,
là si trova colui che mette in ordine tutti gli esseri spirituali,
là si trova colui che regna su tutti gli esseri visibili...
Hanno accresciuto la propria conoscenza e raddoppiato il timore
vedendo Satana cadere
e i suoi compagni travolti dalla presunzione.
Coloro che sono caduti, schiavi della loro superbia,
hanno dimenticato tutto questo;
mentre tutti coloro che ne hanno custodito la conoscenza,
trasportati dal timore e dall'amore,
si sono legati al loro Signore.
E così il riconoscimento della sua signoria
produceva anche una crescita del loro amore
perché essi vedevano meglio e con più chiarezza
lo splendore folgorante della Trinità.

- Simeone il Nuovo Teologo -


Buona giornata a tutti. :-)


domenica 10 novembre 2024

Un Tempo per te - don Franco Locci

  Non ho mai tempo: sempre di corsa. Con tutte le cose che ho da fare!
Tremendo nel suo sarcasmo questo epitaffio:

"Non aveva tempo di buttare giù una riga.
Non aveva tempo di andare a trovare un vecchio.
Non aveva tempo di cantare una canzone.
Non aveva tempo di raddrizzare un torto.
Non aveva tempo di amare e di donare.
Non aveva tempo di vivere per davvero.
D'ora in poi avrà tempo a non finire.
Oggi è morto il mio amico "sempre occupato".

E allora per non correre il rischio di morire senza aver vissuto, fermati, trova un po' di tempo! 
Se ti rimangono "cinque minuti", sai che cosa devi farne? 
Usali per te, per riflettere ci vuole un po' di silenzio, un po' di raccoglimento. Diceva Madeleine Delbrel a proposito di raccoglimento:
"Bisogna ‘raccogliere’ le tracce, gli indizi, gli inviti, gli ordini della volontà di Dio", così come il contadino raccoglie il suo raccolto nel granaio o il saggio raccoglie il frutto di un'esperienza. 
E raccogliersi o raccogliere non è possibile senza silenzio. 
Stacca dunque la radio dei bombardamenti esterni, la televisione delle immagini aggressive e dissipanti. 
Chiudi per un momento i giornali. 
Sfuggi alla stretta della società dei consumi. 
Costruisciti il silenzio. 
Impara di nuovo ad ascoltare il battito del tuo cuore per renderti conto se sei ancora vivo o sei già morto, sepolto nella materia, schiavo della moda o dei soldi. 
Entra in te stesso per chiederti per che cosa e per chi stai correndo i giorni della tua vita. 
Entra in te per scoprire l'immensità dei valori e dei doni che sono sepolti nel tuo cuore. 
Entra in te stesso per scoprire gli altri con cui vivi. 
Essi non sono numeri, non sono solo avversari, sono persone come te, anche loro alla ricerca disperata di un po' di gioia.

- don Franco Locci - 




Com’è morire?
«Uno svuotamento. Si comincia svuotandosi. Ma, si potrebbe chiedere, che cos’è o dov’è il vuoto? 
Il vuoto è nella perdita. 
E che cosa si perde? Io non ho “perso” nel senso comune di “perdere”. 
Non c’è perdita in quel senso. C’è la fine dell’ambizione. La fine di ciò che si chiede a se stessi. 
E’ molto importante. Non si chiede più niente a se stessi. 
Si comincia a svuotarsi degli obblighi e dei vincoli, delle necessità che si pensavano importanti. E quando queste cose cominciano a sparire, resta un’enorme quantità di tempo. E poi scivola via anche il tempo. E si vive senza tempo. Che ore sono? Le nove e mezza. Di mattina o di sera? Non lo so».

- James Hillman -  nell’ultima intervista rilasciata a Silvia Ronchey e pubblicata su La Stampa il 29 Ottobre 2011


Questa è infatti la volontà del Padre mio: che chi vede il Figlio e crede in lui abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno." (Gv 6,40)
La volontà di Dio, come appare nel vangelo è una e positiva: che l’uomo si realizzi pienamente sviluppando al massimo la sua umanità per avere la condizione divina che consente di superare la soglia della morte.
Giovanni omette l’articolo a vita eterna. 

Quel che Gesù assicura non è LA vita eterna, ovvero una vita che inizia dopo questa esistenza, ma è questa stessa vita che è eterna.

- Padre Alberto Maggi - 



Possiamo senz'altro immaginare la Chiesa come una vasta impresa di trasporto, di trasporto in paradiso; perché no? 
Ebbene, mi chiedo: che cosa diventeremmo noi senza i Santi che organizzano il traffico? 
Certo, da duemila anni questa compagnia di trasporto ha avuto non poche catastrofi: l'arianesimo, il nestorianesimo, il pelagianesimo, il grande scisma d'Oriente, Lutero..., per ricordare solo i deragliamenti e gli scontri più noti.
Ma senza i Santi, ve lo dico io, la cristianità sarebbe un gigantesco ammasso di locomotive capovolte, di carrozze incendiate, di rotaie contorte e di ferraglia che finisce di arrugginirsi sotto la pioggia. 

Nessun treno circolerebbe più sulla strada ferrata invasa dall'erba.

- Georges Bernanos -
da: I santi nostri amici, 1947



Sant’Agostino riferisce che la sua mamma Monica, prima di morire, gli aveva raccomandato: “Seppellite pure questo mio corpo dove volete, senza darvi pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, dinanzi all’altare del Signore” 

(Confessioni 9, 11,27)


Buona giornata a tutti. :-)