domenica 31 gennaio 2021

Sogno di San Giovanni Bosco, 30 maggio 1862

«Figuratevi — disse — di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile. 

A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici. 

In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: “Auxilium Christianorum”; sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’OSTIA di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “Salus Credentium”. 

Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando sempre più la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi. 

Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna intorno a sé i piloti per la seconda volta, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa. 

Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene. 

Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le altre con i cannoni, con i fucili, con i rostri. Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano. 

Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare. Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie. 

A un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio. 

Sennonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio. 

Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne, quindi con una catenella che pende dalla prora la lega a un’ancora della colonna su cui sta l’Ostia, e con un’altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta a un’altra ancora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata. 

Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch’esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma». 


- San Giovanni Bosco -


"Tutti quelli che perseguitarono la Chiesa nei tempi passati non esistono più, e la Chiesa di Gesù Cristo tuttora esiste. 
Tutti quelli che perseguitano la Chiesa presentemente, di qui a qualche tempo non ci saranno più; ma la Chiesa di Gesù Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnato la sua parola di proteggerla e di essere sempre con lei sino alla fine del mondo".

 (San Giovanni Bosco)



"La frequente Comunione è cibo dei forti, cibo di vita". 

San Giovanni Bosco



Buona giornata a tutti. :-)





sabato 30 gennaio 2021

Il povero è un profeta - Jean Vanier

Mi ha scosso il fatto che il Padre, se davvero è nascosto nelle bel­lezze della creazione, nello splendore delle liturgie e nella saggezza dei teologi e dei sapienti, è anche nascosto nel corpo spezzato dei lebbrosi, dei malati, di quelli che soffrono. 
E nascosto dentro il bam­bino. «Chiunque accoglie uno di questi piccoli nel mio nome, è me che accoglie. 
E colui che mi accoglie, dice Gesù, accoglie colui che mi ha mandato» (cf. Lc 9,48). 
Chi è in grado di credere nel messaggio: l’Eterno, il Dio che tutto può, si trova nei piccoli, negli impotenti, negli oppressi e nei sofferenti di questo mondo, e vivere con loro è vivere con la Santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito? 
Come Gesù è l’immagine del Padre, il bambino abbandonato, rifiutato è l’imma­gine di Gesù e, quando si stabilisce una relazione di fiducia con lui, si entra in confidenza con Dio. 
Ora, erano le nostre sofferenze che sopportava e i nostri dolori da cui era oppresso… ed è grazie alle sue piaghe che siamo guariti (cf. Is 53,4-5). 
Il povero è un profeta. Chiama al cambiamento, a un nuovo sti­le di vita. Chiama all’incontro e alla festa, alla condivisione, al per­dono. 
Il ricco ha paura e si rinchiude nella sua ricchezza e nella sua solitudine, nella sua iperattività e nel suoi divertimenti. 
Il ricco rifiuta il povero, perché quest’ultimo lo chiama a un in­contro di tenerezza, un «cuore a cuore». 
Il ricco non sa quanto sia in grado di rispondere a tale chiamata. 
Lui è capace, istruito, intelli­gente. Ha sviluppato le sue potenzialità e il suo ragionamento, ma non il suo cuore, che si è atrofizzato. 
Forse ha paura? 
Il «cuore a cuore» non è né sentimentalismo né emozione passeggera, né ro­manticismo, né esperienza di sessualità. È un incontro profondo, un impegno, una condivisione, un’idea vera dell’altro. 
È fatto di de­licatezza, di forza, di fiducia nel prossimo e di aver riconosciuto i doni che porta. 
Per uscire dalla sua solitudine, dalla prigione in cui si è rinchiu­so, il ricco ha bisogno del povero. Il pericolo che lo minaccia è quel­lo di bastare a se stesso e di rinchiudersi nella sua sicurezza, nelle sue conoscenze e nel suo potere. 
Il povero viene per disturbarle. Se lui si lasciasse disturbare, allora il miracolo può avvenire. 
Il povero s’intrufola attraverso le barriere della sua prigione. 
Lo sguar­do del povero penetra nel suo cuore per risvegliarlo alla vita. È l’in­contro. 
Il ricco scopre il proprio cuore che comincia a vibrare e ad amare, scopre le sue paure, le sue barriere, la ricerca di conforto e di sicurezza. 
Se il ricco, toccato al cuore, si lascia trascinare dall’appello del povero, scopre a poco a poco un potere, un’energia nascosta più profonda delle sue conoscenze e delle sue capacità d’azione. Scopre il potere del suo cuore, fatto per l’incontro, per il servizio e per es­sere segno dell’amore di Dio. 
Scopre il potere della tenerezza, della bontà, della pazienza, del perdono della gioia e della celebrazione! 
Una sorgente fino allora murata, comincia a zampillare.
(Jean Vanier)
Una porta di speranza, Milano 1998, pp. 59-61



Nel cuore del povero c’è un mistero. Gesù dice che tutto quello che si fa all’affamato, a chi ha sete, è nu­do, malato, in prigione, straniero, è a Lui che lo si fa: «Tutto quello che fai al più insignificante dei miei fra­telli, è a me che lo fai». 
Il povero, nella sua insicurez­za totale, nella sua angoscia e nel suo abbandono, s’identifica con Gesù. Nella sua povertà radicale, nel­la sua ferita evidente, si trova celato il mistero della presenza di Dio. 
Chi è senza sicurezza e angosciato ha certo bisogno di pane ma, attraverso questo pane, ha soprattutto bi­sogno di una presenza, di un altro cuore umano che gli dica: «Abbi coraggio; tu sei importante ai miei oc­chi e io ti amo; tu hai un valore; c’è una speranza». 
Egli ha bisogno di una presenza che gli riveli la mi­sericordia di Dio, Dio che è un Padre che ama e dà la vita. Tra Gesù e il povero c’è un’alleanza. Questo miste­ro è grande.

Jean Vanier



Quelli che si avvicinano al povero lo fanno dapprima in un de­siderio di generosità, per aiutarlo e soccorrerlo; si considerano dei salvatori e spesso si mettono su un piedistallo. 
Ma toccando il povero, raggiungendolo, stabilendo una relazione di amore e di fiducia con lui, il mistero si svela. 
Nel cuore dell’insicurezza del povero c’è una presenza di Gesù. È allora che essi scopro­no il sacramento del povero e che arrivano al mistero della com­passione. Il povero sembra spezzare le barriere della potenza, della ricchezza, della capacità e dell’orgoglio; fa fondere quei gusci che il cuore umano si mette intorno per proteggersi. Il po­vero rivela Gesù Cristo. Fa scoprire a chi è venuto per "aiutarlo" la sua stessa povertà e vulnerabilità; gli fa scoprire anche la sua capacità di amare, la potenza d’amore del suo cuore. Il povero ha un potere misterioso: nella sua debolezza, egli diviene capa­ce di toccare i cuori induriti e di rivelare loro le fonti d’acqua viva nascoste in loro. 
È la manina del bimbo di cui non si ha paura, che scivola attraverso le sbarre della nostra prigione d’egoismo. Egli arriva ad aprire la serratura. Egli libera. E Dio si cela nel bambino. 
I poveri ci evangelizzano. È per questo che sono i tesori della Chiesa

(Jean VANIER, La comunità, luogo del perdono e della festa, Milano 1991, 115s.)



Preghiera per la sera

Signore Gesù,
accendi la mia vita.
Aiutami a cambiare il male in bene.
Se nel mio cuore c'è odio
Tu indicami la strada del perdono.
Se il mio cuore è una tempesta
insegnami la pace e l'amore.
Riempi la mia vita di gioia, bontà,
disponibilità, pazienza e benevolenza.
La mia vita Gesù è luce degli occhi
e gioia del cuore.
Tu ascolti chi soffre, Tu aiuti chi spera,
Tu esaudisci chi chiede.
Ti chiedo, Gesù, accendi la mia vita
del tuo Amore. Amen.



                                                              Buona giornata a tutti :-) 

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venerdì 29 gennaio 2021

Quando la vita è una festa - Madeleine Delbrel

Ciascun atto docile 
ci fa ricevere pienamente Dio
e dare pienamente Dio
in una grande libertà di spirito.
Allora la vita è una festa.

Ogni piccola azione è un avvenimento immenso
nel quale ci viene dato il paradiso.
Non importa che cosa dobbiamo fare:
tenere in mano una scopa o una penna,
parlare o tacere,
rammendare o fare una conferenza,
curare un malato o usare il computer.

Tutto ciò non è che la scorza
della realtà splendida:
l'incontro dell'anima con Dio
rinnovata ad ogni minuto,
che ad ogni minuto si accresce in grazia,
sempre più bella per il suo Dio.

Suonano? Presto, andiamo ad aprire:
è Dio che viene ad amarci.
Un'informazione?…Eccola:
è Dio che viene ad amarci.
È l'ora di metterci a tavola?

Andiamoci: è Dio che viene ad amarci.

(Madeleine Delbrel)



E mentre noi cerchiamo sempre altri segni,
altri prodigi,
non ci accorgiamo che il vero Segno
è Lui, Dio fatto carne,
è Lui il più miracolo dell'Universo:
tutto l'Amore di Dio
racchiuso in un cuore umano.....



 ‎"Faccio ogni cosa come se fosse l'ultima della mia vita.
Lavoro come se dovessi vivere ancora per lunghi anni.
Lavora e soffri per Dio che tanto lavorò e soffrì per noi.
Fate quello che potete.
Dio farà quello che non potete fare voi"

(San Giovanni Bosco)

Buona giornata a tutti. :-)






  

giovedì 28 gennaio 2021

Non dovresti conoscere la disperazione - Emily Brontë

Non dovresti conoscere la disperazione
se le stelle scintillano ogni notte;
se la rugiada scende silenziosa a sera
e il sole indora il mattino.
Non dovresti conoscere la disperazione - seppure
le lacrime scorrano a fiumi:
non sono gli anni più amati
per sempre presso il tuo cuore?
Piangono, tu piangi, così deve essere;
il vento sospira dei tuoi sospiri,
e dall'inverno cadono lacrime di neve
là dove giacciono le foglie d'autunno;
pure, presto rinascono, e il tuo destino
dal loro non può separarsi:
continua il tuo viaggio, se non con gioia,
pure, mai con disperazione! 

- Emily Brontë -



Quando si sta bene insieme non si ha nessun bisogno di mentirsi, di rassicurarsi. Direi, anzi, che la gioia la si riconosce dal silenzio. 
Quando la comunione è vera e intera, senza infingimenti, solo il silenzio può esprimerla.

- Romain Gary - 



"Esiste un segreto per vivere felici, ma questo rimane, appunto, un segreto."

(Giovanni Soriano)



Non è mai notte quando vedo il tuo volto; perciò ora a me non sembra che sia notte, nè che il bosco sia spopolato e solitario, perchè per me tu sei il mondo intero; chi potrà dunque dire che io sono sola se il mondo è qui a guardarmi?

“Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare



Buona giornata a tutti :-)





mercoledì 27 gennaio 2021

Il 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa apriva i cancelli di Auschwitz

Il 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa apriva i cancelli di Auschwitz.
Faceva freddo in quelle notti del gennaio 1945. 
Sempre più spesso i prigionieri di Auschwitz udivano forti esplosioni. Era il segnale che l'Armata Rossa si stava avvicinando. Ogni giorno un poco di più. Già il 18 gennaio, per paura di essere catturati, i gerarchi nazisti avevano iniziato la ritirata. 
Tutti i prigionieri sani furono evacuati: le SS portarono con sé più di 60.000 detenuti per un’ultima e terribile marcia verso i lager più occidentali. Pochissimi di loro arrivarono. Quasi nessuno sopravvisse a quella tragica e disumana marcia nel gelo.
Per cancellare le tracce dei loro crimini, inoltre, il 20 gennaio, ad Auschwitz, i nazisti avevano fatto saltare i forni crematori 2 e 3, dove erano stati bruciati i corpi di centinaia di migliaia di ebrei.
La notte tra il 25 e il 26 fu la volta del crematorio 5.
Il giorno dopo le truppe sovietiche della prima armata si trovarono di fronte il cancello del lager, dove campeggiava una delle insegne più tristemente famose dello scorso secolo: "Arbeit Macht Frei": il lavoro rende liberi.
Entrarono quindi nel campo di sterminio, trovando 7.000 prigionieri ancora in vita. Erano quelli abbandonati dai nazisti perché considerati malati.
Quando entrarono nel campo principale, i soldati dell'Armata Rossa trovarono i corpi di circa 600 prigionieri giustiziati dai nazisti in fuga o morti di stenti. I restanti uomini, donne e bambini ancora vivi versavano in condizioni strazianti. 
Appena dopo l'ingresso nel lager, il corpo di Sanità sovietico organizzò il primo ospedale da campo, nel quale furono chiamati a prestare servizio numerosi volontari polacchi dalla vicina cittadina di Oswieçim, che i tedeschi chiamavano appunto Auschwitz. 
Molti dei prigionieri erano gravi e costretti a letto. Tra questi vi erano oltre 400 bambini vittime, oltre che della fame e delle disperate condizioni igienico-sanitarie, anche degli esperimenti del medico delle SS Josef Mengele. 
La maggior parte degli ex-internati dovette attendere 3 o 4 mesi di riabilitazione prima di poter fare ritorno a casa, poiché il loro fisico non era più in grado di ricevere un'alimentazione normale. Molti dei bambini rimasti orfani nel lager furono portati in orfanotrofi o case-famiglia nei mesi di febbraio e marzo 1945. Soltanto pochissimi avrebbero avuto la fortuna di riunirsi con i propri genitori.
Primo Levi l’ha ribadito in numerose occasioni: la liberazione non ebbe niente di festoso, ma fu accompagnata – in chi non era troppo malato o denutrito, per rendersi conto di quanto accadeva – da un insieme di sentimenti contrastanti: la consapevolezza dell’offesa subita, la vergogna per essere sopravvissuti, il rimorso per azioni immorali compiute durante la prigionia o per omissioni di soccorso nei confronti di compagni in difficoltà. 
In altri soggetti, il delirio, la follia o il mutismo totale denotavano che l’esperienza del lager li aveva completamente devastati; in tutti i superstiti, avrebbe lasciato segni profondi e del tutto indelebili.
Il tentativo di annientamento degli ebrei d’Europa perpetrato dal nazismo e dai suoi alleati, nel segno di una ideologia criminale che si abbatté anche contro altre categorie, teorizzando la supremazia di uomini su altri uomini e portando l’Europa e il mondo a una immane catastrofe, è una parte della nostra storia collettiva che scuote le coscienze, spingendo le persone a chiedersi come possa essere accaduto.
Nei campi di sterminio non perirono soltanto donne, bambini e uomini ebrei. Non dobbiamo scordarlo.
Le vittime furono complessivamente fra i 13 e i 19 milioni.



Gli ebrei nei campi di sterminio erano contraddistinti da una stella a 6 punte gialla. 
I popoli rom e i sinti avevano invece il triangolo nero.
Ma la difesa della razza era anche lo sterminio dei disabili fisici o mentali. Già prima della guerra era stato predisposto il programma Aktion T4. 
Questo programma di eugenetica mirava all'eliminazione dei bambini disabili ed alla pratica dell'eutanasia sugli adulti ricoverati o portatori di malformazioni congenite. Si stima che l'esecuzione del programma sia costata la vita di oltre 200.000 persone.
In Germania, la Legge per la prevenzione delle nascite affette da malattie ereditarie, promulgata il 14 luglio 1933, aveva richiesto ai medici di registrare qualsiasi caso di malattie ereditarie, ad eccezione di quelle che affliggessero le donne al di sopra dei 45 anni. La violazione delle norme sulla registrazione era punibile mediante multe. 
Nel 1934, il primo anno di entrata in vigore della legge, circa 4.000 persone presentarono ricorsi amministrativi contro le decisioni delle autorità responsabili per la sterilizzazione. 3.559 ricorsi furono respinti. 
Tra il 1933 e la caduta del regime nazista, ebbe luogo l'istituzione di oltre 200 "Corti per la salute ereditaria" (Erbgesundheitsgerichten), che disposero la sterilizzazione coatta di oltre 400.000 persone.
Gli scienziati tedeschi elaborarono dunque una vera e propria teoria dell’eutanasia sociale, secondo cui bisognava porre fine alle vite non degne di essere vissute, le Lebensunwertes Leben. 
In tal modo si sarebbero risparmiate inutili sofferenze a individui irrecuperabili ed in più si sarebbe garantito che non riproducendosi non avrebbero indebolito la razza. I malati psichici furono spesso utilizzati come cavie umane dagli scienziati nazisti.


Gli omosessuali portavano il triangolo rosa.
Il triangolo rosso cucito sugli abiti nei lager segnalava un altro tipo di prigionieri: gli oppositori politici. 
Milioni tra comunisti, liberali, antifascisti in genere furono deportati con accuse quali resistenza ideologica, sabotaggi, tentata evasione. 
Per i nazisti erano in odore di marxismo anche i cosiddetti “Bibelforscher“, i Testimoni di Geova. Il loro triangolo era viola. Gli aderenti a questo movimento rifiutavano il servizio militare e il saluto nazista, il celebre “Heil Hitler”, in quanto incompatibili con il loro credo: secondo la loro convinzione, infatti, esiste un solo Dio, Geova, e solo a lui, e a nessun altro potente, nemmeno a Hitler, potrebbe mai essere indirizzato un saluto di siffatta riverenza. 
Negli anni del Terzo Reich circa 10.000 Testimoni di Geova, per la maggior parte di nazionalità tedesca, vennero imprigionati e uccisi nei campi di concentramento: la metà degli aderenti al movimento!


Secondo i documenti britannici e le rilevazioni dell’Armata Rossa le vittime potrebbero essere così suddivise, seppure a grandi linee:
- 5,9 milioni di ebrei
- 3 milioni di prigionieri sovietici
- 2 milioni di polacchi (non ebrei)
- 500 mila di Rom e Sinti
- 200 mila disabili e portatori di handicap
- 50 mila cristiani pentecostali
- 200 mila massoni
- 15 mila omosessuali
- 10 mila Testimoni di Geova
- 2,5 milioni di oppositori politici
- 1,5 milioni di prigionieri slavi

Alfred Hitchcock, nel 1945, ha diretto un documentario sull’Olocausto rimasto segreto fino al 1985. Era il re dell'orrore, o perlomeno stava per diventarlo, ma le immagini che si trovò davanti in una saletta dei “Pinewood Studios” fecero arretrare inorridito anche lui.
Prodotto da Sidney Bernstein su ordine del Comando Supremo delle Potenze Alleate in Europa, il documentario fu girato da cineoperatori inglesi al seguito dell’esercito, in dieci campi di concentramento, inclusi Dachau, Buchenwald, Bergen-Belsen e Mauthausen. 
Successivamente fu montato da Hitchcock. 
La pellicola avrebbe dovuto inchiodare la Germania alle sue responsabilità, ma il vento della Realpolitik iniziò presto a soffiare e, per mantenere i rinati equilibri tra vincitori e sconfitti, che hanno dato il via alla cosiddetta “guerra fredda”, si accantonò il documentario, considerato troppo crudo: mostrava montagne di cadaveri scheletrici, cumuli di capelli, di occhiali, valigie e giocattoli. Nel filmato si vedono prigionieri con ancora addosso l'uniforme a strisce dei lager, internati che fanno la doccia per la prima volta senza il timore di finire in una camera a gas o che lottano ostinatamente per sradicare il tifo.
Nel 1985 la pellicola fu rinvenuta negli archivi di Stato britannici e si è dovuto aspettare altri vent’anni, fino al 2014, perché l’antropologo André Singer mettesse le mani sul materiale e lo portasse finalmente alla luce nel suo documentario “Night will fall” (Perché non scenda la notte).


E’ purtroppo vero che anche le grandi democrazie hanno una responsabilità nell’Olocausto: Usa, Canada, Gran Bretagna e altri Paesi avrebbero potuto accogliere i rifugiati ebrei già alla fine degli anni Trenta, ma si rifiutarono. Nel 1938, alla conferenza sui rifugiati ebrei che si tenne a Evian-les-Bains, in Francia, parteciparono 32 Paesi. Nessuno, tranne la Repubblica Dominicana e la Bolivia, rivide le proprie quote d’immigrazione.
Così come dobbiamo rammentare che proprio 80 anni fa, nel 1938, l’Italia si rese protagonista di una vergognosa legislazione anti-ebraica. 
Il 22 agosto del 1938 ebbe luogo il censimento speciale nazionale degli ebrei, ad impostazione razzista. Vennero censite 58.412 persone aventi per lo meno un genitore ebreo; di esse, 46.656 si dichiarano apertamente ebree. Si trattava di circa l’1 per mille della popolazione della penisola. Successivamente, il 2 settembre dello stesso anno, il Consiglio dei ministri approvò un primo gruppo di decreti antiebraici. Essi contenevano tra l’altro provvedimenti immediati di espulsione degli ebrei dalla scuola e di espulsione della maggior parte degli ebrei stranieri giunti nella penisola dopo il 1918.
Dopo che il 6 ottobre il Gran consiglio del fascismo approvò la “Dichiarazione sulla razza”, testo che dettava le linee generali della legislazione antiebraica, il 10 novembre del 1938 il Consiglio dei ministri approvò un secondo e più organico gruppo di leggi antiebraiche. 
Esse tra l’altro contenevano la definizione giuridica di “appartenente alla razza ebraica” e disposero il divieto di matrimonio tra “ariani” e “semiti”; inoltre recavano provvedimenti di espulsione degli ebrei dagli impieghi pubblici, dalla scuola e di limitazione del loro diritto di proprietà.



Assenza fatale

Un giorno Dio si assentò dalla Terra
per trascorrere interminabili anni di vacanze…
lasciando che il disordine degli eventi si manifestasse.
Le nubi oscurarono la luce dei cuori… e si scatenò l’inferno.
Campi di grano di spighe vuote inondati di sangue
di fiori morti… dai rigogliosi sprezzi e copiosi odi.
Coglievan le bestie a piene mani le vite innocenti
tra sordi e ciechi… e indifferenti macere coscienze.
Invano la Terra implorava pietà!
ma fu… la catastrofe dei popoli e dei valori umani.
Dio tornò e urlò alle genti… vergogna!
Marchiando l’uomo a bestia per sempre… e pianse.
Inondando la Terra da colpose lacrime per esser mancato…
e tornò alla luce, pian piano… la pace in Terra e nei cuori.

- Marco Spyry - 






Buona giornata a tutti. :-)




martedì 26 gennaio 2021

Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! - Voltaire

 Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo, ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi: se è lecito che delle deboli creature, perse nell'immensità e impercettibili al resto dell'universo, osino domandare qualche cosa a te, che tutto hai donato, a te, i cui decreti sono e immutabili e eterni, degnati di guardare con misericordia gli errori che derivano dalla nostra natura. Fa' sì che questi errori non generino la nostra sventura.

Tu non ci hai donato un cuore per odiarci l'un l'altro, ne delle mani per sgozzarci a vicenda; fa' che noi ci aiutiamo vicendevolmente a sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera.
Fa' sì che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri occhi e così uguali davanti a te, insomma che tutte queste piccole sfumature che distinguono gli atomi chiamati "uomini" non siano altrettanti segnali di odio e di persecuzione.
Fa' in modo che coloro che accendono ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro che coprono i loro abiti di una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera; che sia uguale adorarti in un gergo nato da una lingua morta o in uno più nuovo.
Fa' che coloro il cui abito è tinto in rosso o in violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio del fango di questo mondo, e che posseggono qualche frammento arrotondato di un certo metallo, gioiscano senza inorgoglirsi di ciò che essi chiamano "grandezza" e "ricchezza", e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che in queste cose vane non c'è nulla da invidiare, niente di cui inorgoglirsi.
Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Abbiano in orrore la tirannia esercitata sulle anime, come odiano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell'attività pacifica! Se sono inevitabili i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci gli uni con gli altri nei periodi di pace, ed impieghiamo il breve istante della nostra esistenza per benedire insieme in mille lingue diverse, dal Siam alla California, la tua bontà che ci ha donato questo istante.


Voltaire, Trattato sulla tolleranza, 1763


Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

Elie Wiesel, La notte 




“Non lontano da noi delle fiamme salivano da una fossa, delle fiamme gigantesche. Vi si bruciava qualche cosa. Un autocarro si avvicinò e scaricò il suo carico: erano dei bambini. Dei neonati! Sì, l’avevo visto, l’avevo visto con i miei occhi…dei bambini nelle fiamme. C’è dunque da stupirsi se da quel giorno il sonno fuggì i miei occhi?”

Elie Wiesel, La notte 




“Un giorno riuscii ad alzarmi, dopo aver raccolto tutte le mie forze. Volevo vedermi nello specchio che era appeso al muro di fronte: non mi ero più visto dal ghetto. Dal fondo dello specchio un cadavere mi contemplava. Il suo sguardo nei miei occhi non mi lascia più”. 

- Elie Wiesel -





Domani è la giornata in cui si ricorda lo sterminio perpetuato dai nazisti e da ... 
 tanta brava gente
Per non dimenticare .... buona giornata a tutti. :-)