I tuoi genitori
ti hanno dato un nome.
Dal giorno della tua nascita ti hanno chiamato con quel
nome. Il nome è parte essenziale di te. Attraverso di esso trovi la tua
identità. Quando venivi chiamato con il tuo nome, sapevi che si riferiva solo a
te.
Conti nella tua qualità di persona unica. Hai un nome.
Attraverso questo
nome ti differenzi dagli altri.
Non sei un numero interscambiabile. Il nome
diventa parte integrante della tua identità. Nel tuo nome è riassunta tutta la
storia della tua vita.
I tuoi genitori ti hanno chiamato con quel nome, ma nel
corso della tua esistenza gli hai dato un significato con il tuo modo di
sentire e di pensare, con la tua azione. Anche in bocca ai tuoi amici il tuo nome
assume un sapore particolare. Altre persone possono chiamarsi come te, ma il
tuo ha un suono totalmente diverso, unico, speciale.
Quando si chiama il tuo
nome, esso si riferisce a te, a te e alla tua inconfondibile persona.
tratto da: “Ti ho chiamato per nome” di Anselm Grün, ed. Queriniana
Il modo in cui
percepiamo il nostro nome è legato alle persone che ci chiamano così. Quando le
persone care ci chiamano con questo nome, tutto il loro affetto e il loro amore
si condensa in esso. Sento il mio nome e già si risveglia il ricordo di come
mio padre, mia madre, i miei fratelli, i miei zii lo hanno pronunciato. Il loro
amore è condensato in questo nome. Mi raggiunge ogni volta che si fa il mio
nome.
Forse la tua ragazza o il tuo ragazzo, tua moglie o tuo marito hanno
donato al tuo nome un nuovo suono. Forse in esso hai udito qualcosa che prima
non avevi mai collegato al tuo nome.
Quando i tuoi
compagni di scuola ti hanno preso in giro per il tuo nome, lo hanno abbreviato
o storpiato, lo hai forse trovato brutto. Ma è bene che ti ricordi di tutte le
persone che hanno riversato il loro amore nel tuo nome.
Il modo in cui
percepisci il tuo nome dipende anche da chi altro lo porta. Se tuo padre o tua
madre si chiamano come te o se ti è stato dato il nome di tuo nonno o di tua
nonna o di un tuo zio, tutto ciò ti riempie di orgoglio.
Continui la tradizione
familiare. Ti senti in dovere di rappresentare su questa terra un po' dello
spirito dei tuoi genitori o dei tuoi nonni, di tramandarlo.
Nel tuo nome
sopravvive una parte di quanto hanno vissuto i tuoi antenati.
Tutti coloro
che pronunciano il tuo nome indicano te così come sei. Connotano il nome
attraverso il significato del rapporto che hanno con te, attraverso i loro
sentimenti, attraverso il loro amore e il loro affetto, talvolta purtroppo
attraverso i loro pregiudizi e il loro risentimento.
Lascia i pregiudizi a
quelli che li hanno. Isola nel tuo nome solo l'amore e la dolcezza che gli
attribuiscono Dio e gli uomini.
Pronuncia il tuo nome lentamente e ad alta
voce. Assaporalo e gustalo. Com'è?
Quali sensazioni lascia?
Che immagini fa
scaturire dentro di te?
tratto da: “Ti ho chiamato per nome” di Anselm Grün, ed. Queriniana
Non solo gli
uomini ti hanno chiamato per nome, bensì anche Dio. Nel libro del profeta Isaia
Dio dice a Israele: «Non temere perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per
nome: tu mi appartieni» (Is. 43,1). Ciò vale anche per te. Quando Dio ti chiama
per nome esprime con questo il fatto che per Lui sei importante. Davanti a Dio
sei unico. Dio stesso ti ha creato. Tu gli appartieni. Nessun essere umano ha
potere su di te. Dio riversa il suo amore divino nel tuo nome. Dio si rivolge a
te, Dio ti conosce per nome, conosce il tuo cuore, sa che cosa provi. Si
rivolge a te personalmente.
Ha una relazione individuale con te. Non sei solo
uno tra i tanti. Sei unico. Per Dio hai un'importanza tale che si rivolge
personalmente a te per prometterti qualcosa di bello, qualcosa destinato a
essere un sostegno per la tua vita, qualcosa che costituisce le fondamenta su
cui edificare la tua esistenza. Il nome con cui Dio ti chiama ti dimostra la
tua inconfondibile dignità di essere umano.
Quando la
Chiesa celebra la festa di San Giovanni Battista canta nell'antifona la sua
nascita con le parole tratte dal libro del profeta Isaia: «Il Signore dal seno
materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio
nome» (Is 49,1).
Dal momento della tua nascita in poi il Signore ti ha chiamato
per nome. E ti ha chiamato a fare qualcosa.
Hai una missione in questo mondo.
La tua vocazione è quella di contribuire a far sì che questo mondo appaia più
umano e più degno di essere vissuto.
Attraverso di te, qualcosa che può farsi
visibile solo grazie a te vuole risplendere in questo mondo. Dio ti dice: «Mio
servo tu sei, sul quale manifesterò la mia gloria» (Is 49,3). Dio ha un
progetto speciale per te.
In te deve rifulgere la sua gloria. In te deve
apparire un po' della bellezza divina.
Sei un prisma attraverso il quale Dio
appare in questo mondo in modo unico e irripetibile.
Gesù come buon
pastore «chiama le sue pecore una per una» (Gv 10,3).
Ogni singola persona è
per lui così importante che dona la sua vita per lei. Poiché intercede per
ognuno di noi, ciascuno si sente protetto. Il sacrificio di Gesù ci dona la
vita eterna, la vera vita. «Io do loro vita eterna e non andranno mai perdute e
nessuno le rapirà dalla mia mano» (Gv 10,28). Gesù non ha soltanto chiamato i
discepoli per nome in un lontano passato, anche oggi pronuncia il tuo nome.
Gesù ti conosce personalmente. Conosce i tuoi sentimenti, i pericoli che ti
minacciano, le tue doti.
Desidera una
relazione personale con te. Se entri in relazione con Lui, ti donerà la vita
eterna, una vita degna di questo nome.
Vita eterna significa vita autentica,
un'esistenza in cui cielo e terra, Dio e essere umano sono uniti tra di loro.
Quando Gesù ti chiama per nome, nessuno ti può rapire dalla sua mano, nessuno
ti può sciogliere dal tuo legame con Lui.
La sua mano ti protegge, ti dona un
riparo e ti sostiene.
Dopo la
risurrezione Gesù chiamò Maria Maddalena per nome. Ciò penetrò fin nel profondo
del suo cuore. Maria cadde in ginocchio e disse: «Rabbuni = Maestro
mio». Nel momento in cui udì il suo nome dalle labbra di Colui a cui doveva la
vita, avvenne in lei la risurrezione. Il suo lutto venne trasfigurato, le
lacrime smisero di scorrere. Si sentì di nuovo amata, risollevata alla sua
dignità inviolabile. Nel proprio nome percepì l'amore di quel Gesù che aveva
scacciato da lei sette demoni.
Maria Maddalena
era infatti così lacerata al suo interno da poter ritrovare se stessa solo con
l'accettazione totale di Gesù. Poiché Gesù le si era rivolto con tanto amore
riuscì ad accettare se stessa.
Nel momento in cui Gesù nomina il suo nome dopo
la risurrezione, Maria sperimenta la dolcezza risanatrice dell'amore di Gesù.
Era un nuovo nome quello datole da Cristo, un nome che la rigenerava. Le cose
vecchie si staccarono da lei. La malattia era guarita. Era solamente Maria,
l'amata da Dio, l'amica di Gesù, a cui era destinato il suo amore. L'amore di
Gesù l'ha rigenerata nel pronunciare il suo nome.
Quando pensi al
tuo nome, immagina che Gesù in questo momento ti stia chiamando. Gesù rigenera
anche te quando pronuncia il tuo nome. Si rivolge a te, rivolge a te il suo
sguardo.
La sua voce e il suo sguardo ti trasformano nell'immagine unica che
Dio ha di te, nell'immagine bella e nuova che rispecchia la gloria di Dio in
modo puro. Quando Egli pronuncia il tuo nome vuole dirti: «E’ bene che tu
esista. E’ bene che tu sia qui.
Puoi essere come sei.
Sei unico. Io ti
sostengo.
Ti amo.
Ora accettati a tua volta.
Chiama te stesso con il tuo nome e
ricolmalo di tutta la dolcezza di cui sei capace».
tratto da: “Ti ho chiamato per nome” di Anselm Grün, ed. Queriniana
Buona giornata a tutti. :-)
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