venerdì 24 novembre 2017

Verranno giorni.... - cardinale Giacomo Biffi

Verranno giorni, ci dice Solovëv – e anzi so­no già venuti, diciamo noi – quando nella cri­stianità si tenderà a risolvere il fatto salvifico, che non può essere accolto se non nell’atto dif­ficile, coraggioso e razionale della fede, in una serie di «valori» facilmente esitabili sui merca­ti mondani.

Il cristianesimo ridotto a pura azione umanita­ria nei vari campi dell’ assistenza, della solidarie­tà, del filantropismo, della cultura; il messaggio evangelico identificato nell’impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso, nell’esortazione a rispettare la natura; la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità (cfr. 1 Tm 3,15), scam­biata per un’organizzazione benefica, estetica, socializzatrice: questa è l’insidia mortale che oggi va profilandosi per la famiglia dei redenti dal sangue di Cristo.


Da questo pericolo, ci avvisa il più grande dei filosofi russi, noi dobbiamo guardarci. 
Anche se un cristianesimo «tolstojano» ci renderebbe in­finitamente più accettabili nei salotti, nelle ag­gregazioni sociali e politiche, nelle trasmissioni televisive, non possiamo e non dobbiamo rinun­ciare al cristianesimo di Gesù Cristo, il cristianesimo che ha al suo centro lo «scandalo» della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore.

Gesù Cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risor­to, unico Salvatore dell’uomo, non è «traducibi­le» in una serie di buoni progetti e di buone ispi­razioni, omologabili con la mentalità mondana dominante. 


- Cardinale Giacomo Biffi -
da: "Attenti all'anticristo"




Quando si tratta di religione, la parola che deve per forza entrare nel discorso è la parola «salvezza». Senza il tema della salvezza la religione diventa un insieme di concetti astratti, di comandi morali, di divieti, di cerimonie rituali: un insieme che di solito suscita poca curiosità e poco interesse. Se invece si percepisce che nella religione vi è in gioco la salvezza, allora sentiamo che la cosa ci tocca da vicino.
Che cosa vuol dire che uno è «salvo»? Salvo – dicono i vocabolari – è chi ha superato un pericolo senza danno ed è stato liberato da un male incombente.
Ogni uomo che non sia del tutto intorpidito e perso avverte di essere «insidiato»: c’è il male che ci sovrasta. Per­ciò diventa spontaneo e necessario il pensiero, il desiderio – anzi l’ansia – di riuscire a cavarsela.
Ci sono dei mali universali e assoluti; ad esempio, il non sapere se la vita abbia un’ultima verità né il perché dell’esistere; non essere stati all’altezza, nel nostro comportamento di ciò che è giusto e doveroso; il dover incontrare la realtà inevitabile della morte, che vanifica tutto. 
Abbiamo dunque tutti bisogno di «essere salvati». E per fortuna un «salvatore» esiste e ci è stato donato.

- cardinale Giacomo Biffi -
da: "Il vocabolario della salvezza" 



La prima carità è dire a tutti cosa è bene e cosa è male.

- Cardinale Giacomo Biffi -



Buona giornata a tutti. :-)