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martedì 7 gennaio 2020

Parlare attentamente, tacere con forza - Anselm Grün

«Non possiamo non comunicare». Quest’affermazione dello psicologo austriaco Paul Watzlawick presenta la nostra vita umana come una continua comunicazione.
Conversiamo continuamente. Anche quando taciamo, parliamo.
Esprimiamo qualcosa con l’atteggiamento del nostro corpo. Siamo in relazione gli uni con gli altri.
Nella conversazione vogliamo farci comprendere dall’altro e vogliamo anche essere compresi da lui. E vorremmo partecipare alla sua vita. Ma spesso l’altro non comprende le mie parole nel senso da me inteso.
La riuscita della conversazione non è scontata.
Nelle famiglie, nelle comunità, nelle aziende prevale spesso il mutismo. E molte conversazioni falliscono.
Oggi vengono offerti molti corsi di retorica. Sono frequentati soprattutto dai manager delle aziende, perché si rendono conto che è molto importante esprimere in modo adeguato ciò che vogliono comunicare ai loro impiegati e ai loro clienti. Ma spesso questi corsi si limitano all’insegnamento di tecniche per rendere la comunicazione più efficace e più piacevole.
Usano la lingua come uno strumento al servizio di una maggiore efficacia.

(...)
La lingua permette la conversazione. Già per i filosofi greci la conversazione era un’importante fonte di conoscenza. Consideravano la conversazione il luogo nel quale le persone si incontrano e si stimolano a vicenda a conoscere sempre più profondamente il mistero dell’essere umano.

Ritroviamo questa cultura greca della conversazione soprattutto nel Vangelo di Luca e nei suoi Atti degli apostoli. Lì Gesù trasmette i suoi insegnamenti più importanti nel corso di conversazioni, specialmente quelle che hanno luogo a tavola.
Il simposio, il banchetto comune, accompagnato da profonde conversazioni, ha modellato la cultura greca in materia di pensiero e linguaggio. E noi avvertiamo nuovamente la necessità di questa cultura anche per il nostro tempo: sia per la conversazione nella famiglia, nella chiesa, nella comunità monastica, nell’azienda, sia per i discorsi pubblici alla radio e alla televisione. Oggi constatiamo spesso una perdita della cultura della conversazione. Nei talk show le persone parlano senza ascoltarsi. In questo modo la conversazione non serve ad aumentare la stima reciproca e a perseguire insieme la verità, ma solo a provocare sensazioni forti e a solleticare le orecchie degli spettatori o degli ascoltatori.
I politici non dialogano più, ma usano la tribuna del parlamento o anche i media per proporre con forza la propria opinione e ridicolizzare l’avversario politico. Non si ascolta, non si presta attenzione, non si parla veramente. Non c’è più conversazione, ma solo chiacchiere. 
(...)
Vorrei quindi riflettere sul mistero del linguaggio. «Il tuo accento ti tradisce» (Mt 26,73), dicono coloro che siedono nel cortile del sommo sacerdote a Pietro. Il linguaggio che usiamo tradisce il nostro atteggiamento interiore, tradisce anche i nostri bisogni repressi e le nostre aggressività rimosse. Perciò è bene considerare i presupposti del linguaggio e riflettere sull’atteggiamento interiore che traspare dal linguaggio.
Il linguaggio modella un’epoca e una società. 

(...)

Quando viaggio in treno e ascolto attentamente le conversazioni delle persone che ho attorno, a volte mi spaventa la banalità del loro linguaggio. Dicono molte parole, ma non dicono veramente qualcosa.
Nelle loro parole il mondo non giunge al linguaggio. Naturalmente a volte mi colpisce anche l’incapacità di pronunciare frasi compiute. Si lanciano qua e là solo brandelli di frasi. Ma questa non è conversazione. Questo non crea una comunione di parola. La lingua non unisce, ma rinvia solo all’isolamento e alla mancanza di dimora delle persone. Essi non abitano più nella lingua. 
(...)
Attraverso il linguaggio la persona cambia. Imparando a parlare diversamente diventiamo diversi. Naturalmente non basta praticare questo linguaggio diverso solo esteriormente; esso deve essere espressione del nostro diverso modo di pensare. Pensare e parlare si influenzano a vicenda.

- Anselm Grün - 
Da: Parlare attentamente, tacere con forza. Per una nuova cultura della comunicazione, ed. Messaggero di sant’Antonio


Buona giornata a tutti. :-)








domenica 5 gennaio 2020

18 Principi di Vita - Dalai Lama

1) Tieni sempre conto del fatto che un grande amore e dei grandi risultati comportano un grande rischio.
2) Quando perdi, non perdere la lezione.
3) Segui sempre le 3 “R”: Rispetto per te stesso, Rispetto per gli altri, Responsabilità per le tue azioni.
4) Ricorda che non ottenere quel che si vuole può essere talvolta un meraviglioso colpo di fortuna.
5) Impara le regole, affinché tu possa infrangerle in modo appropriato.
6) Non permettere che una piccola disputa danneggi una grande amicizia.
7) Quando ti accorgi di aver commesso un errore, fai immediatamente qualcosa per correggerlo.
8) Trascorri un po’ di tempo da solo ogni giorno.
9) Apri le braccia al cambiamento, ma non lasciar andare i tuoi valori.
10) Ricorda che talvolta il silenzio è la migliore risposta.
11) Vivi una buona, onorevole vita, di modo che, quando ci ripenserai da vecchio, potrai godertela una seconda volta.
12) Un’atmosfera amorevole nella tua casa dev’essere il fondamento della tua vita.
13) Quando ti trovi in disaccordo con le persone a te care, affronta soltanto il problema attuale, senza tirare in ballo il passato.
14) Condividi la tua conoscenza. E’ un modo di raggiungere l’immortalità.
15) Sii gentile con la Terra.
16) Almeno una volta l’anno, vai in un posto dove non sei mai stato prima.
17) Ricorda che il miglior rapporto è quello in cui ci si ama di più di quanto si abbia bisogno l’uno dell’altro.
18) Giudica il tuo successo in relazione a ciò a cui hai dovuto rinunciare per ottenerlo.


- Dalai Lama -



Siamo tutti esseri umani e, da questo punto di vista, siamo uguali. 
Noi tutti vogliamo la felicità e non vogliamo soffrire. 
Se consideriamo questo fatto, troveremo che non ci sono differenze tra persone di diversa fede, razza, colore, cultura. 
Tutti noi abbiamo questo comune senso di felicità.

- Dalai Lama -






Non c'è oppressione che possa, alla lunga, vincere sul diritto e la giustizia.


Buona giornata a tutti. :-)







venerdì 3 gennaio 2020

Destrezza? - Jairo Aníbal Niño


Quell'uomo era convinto che tutto si vendeva e che tutto si comprava. 

Un giorno sua moglie gli diede un figlio e l'uomo aspettò con impazienza che il bambino acquisisse la capacità di chiedere molte cose per provare la soddisfazione di insegnargli a contrattare per ciascuno dei suoi capricci.
Quando il figlio ebbe l'eta giusta, l'uomo lo invitò a sottoporgli l'elenco delle sue esigenze. 

Il bambino chiese il sipario dei tramonti, la chiave del sole, un meteorite, il solletico che sentirono alla bocca dello stomaco gli astronauti che scesero per la prima volta sulle praterie della luna, il bosco degli abbracci, un corso di lingue per sapere cosa dicono ballando le code dei cani, i ruscelli d'acqua che mormorano nei tronchi degli alberi e le parole fosforescenti che cantano negli occhi dei gatti, la corrente elettrica generata dai baci, un mouse di computer che gli insegnasse a evitare le trappole per topi delle risposte e lo guidasse invece sempre al formaggio delle domande, e un po' del suono del mare con la possibilità di infilarlo dentro una conchiglia. 
L'uomo non seppe che fare perché quelle cose non erano in vendita da nessuna parte.
Sua moglie, allora, lo condusse per mano al negozio dell'infanzia.
 

- Jairo Aníbal Niño -
Fonte:  "Preguntario", 1998


Il bambino al papà:
- é vero che le carote fanno bene alla vista?
il papà:
- certo! hai mai visto un coniglio con gli occhiali?  




Preghiera per la sera


.......Signore intorno a me è già tutto silenzio e tranquillità.

Manda l’Angelo della Pace in questa casa.
Rilassa i miei nervi, calma il mio spirito,

sciogli le mie tensioni,

inonda il mio essere di silenzio e di serenità.

Veglia su di me, Padre amato,

mentre mi affido fiducioso al sonno,

come un bambino che dorme felice fra le Tue braccia.

Nel Tuo nome Signore,

riposerò tranquillo.
Amen



Buona giornata a tutti. :-)





mercoledì 1 gennaio 2020

Anno nuovo, vita nuova? - Ezio Risatti, sdb

"Anno nuovo, vita nuova. Da quest'anno smetto di fare cosa vogliono gli altri e faccio di testa mia!".
È l'impegno che ogni trecentosessantacinque giorni - trecentosessantasei negli anni bisestili - un gran numero di uomini e di donne prendono con se stessi man mano che si avvicina lo scoccare della mezzanotte. 
Una promessa che merita di essere mantenuta, ma ad alcune condizioni…
Un esercito di "maestri".
Anche se molti pensano di essere liberi e indipendenti, la realtà dimostra che - dal momento della nascita a quello della morte - si è sottoposti a messaggi che, in modo più o meno subdolo, tendono a orientare la volontà, le aspirazioni e i desideri. 
"Maestri" di vita che - talora consigliando e indirizzando, talaltra ammiccando o minacciando - inducono le persone a fare ciò essi reputano essere il loro bene.
Cominciano, quando si è ancora in fasce, i genitori e i famigliari impegnati a evitare che il neonato caschi dal passeggino e si faccia male e ad insegnargli a distinguere - man mano che acquista consapevolezza di sé e del mondo che lo circonda - ciò che gli fa bene da ciò che è nocivo. 
Continuano, negli anni della scuola e della giovinezza, i professori e gli amici, che - tra una lezione, una pizza e una partita di calcetto - propongono la propria visione della vita e del mondo. 
Si aggiunge, lungo tutto il corso della vita, l'influenza dei mezzi e delle tecniche di comunicazione sociale: radio, cinema, televisione, Internet e social network propongono instancabilmente - a ritmi sempre più frenetici - suggerimenti, strategie di comportamento, interventi di specialisti, "consigli per gli acquisti" più o meno invadenti per divulgare mode e modi di vivere e di pensare.
Si tratta, non di rado, di messaggi in conflitto tra loro. 
Come quando, per esempio, si assiste - nel corso del medesimo intervallo pubblicitario - a uno spot che invita a non rinunciare mai alla bontà di un dolce imbottito di creme e di zuccheri seguito da un altro che esalta l'importanza di una vita sana e senza grassi ed esorta a pranzare a base di barrette dietetiche. 
A dar retta a tutti c'è il rischio concreto di diventare pazzi…
Scavare nel profondo per essere più veri
Di fronte a questa cascata inesauribile di stimoli e di suggestioni è quanto mai fondamentale imparare a ragionare con la propria testa, a lavorare su se stessi per comprendere sempre più a fondo il proprio essere e la propria vocazione profonda. 
Non si tratta, naturalmente, di trasformarsi in "schegge impazzite" tese ad assecondare i capricci superficiali del momento ma di diventare progressivamente uomini e donne capaci di scavare dentro se stessi per depurare i desideri profondi da sensazioni, emozioni e stati d'animo passeggeri e, non di rado, fuorvianti. 
"Conosci te stesso" era scritto sulla facciata del tempio di Apollo, a Delfi, e non si stancavano di raccomandare Socrate e le scuole filosofiche dell'antica Grecia ai propri discepoli. E il loro ammonimento è ancora attuale. 
Conoscere se stessi è un lavoro, un cammino faticoso ma essenziale per essere sempre più in grado di valutare consapevolmente se e in quale misura accogliere o rifiutare la miriade di stimoli e di condizionamenti più o meno invadenti e subdoli che provengono quotidianamente dall'esterno.
Il sintomo che rivela che si sta "scavando" davvero dentro se stessi e si sta crescendo nella consapevolezza di sé è l'aumento della stima nei propri confronti, la soddisfazione - che si rinnova e si amplifica di volta in volta - per aver saputo dire dei sì e dei no coerenti con il proprio percorso di vita. Imparare a guidare sempre più responsabilmente la propria esistenza e a non diventare pedine nelle mani di chi ha tutto l'interesse a trasformare le persone in "burattini" è, senza dubbio, non solo la sfida di quest'anno, ma di tutti gli anni futuri.

- Ezio Risatti, sdb -



Ecco, Signore, un anno nuovo 

Ecco, Signore, un anno nuovo. Non sappiamo come sarà e possiamo solo sperare e farci auguri inutili che tuttavia carichiamo di buoni auspici.
"Buon anno! Buon anno!" ci diciamo; e l'esclamazione rimbalza e si diffonde come quando diciamo "buon giorno!" o "buona notte!" e il più delle volte si tratta quasi di un intercalare, privo di consistenza, privo di umana solidarietà: una vuota abitudine, a livello di pura cortesia. 
Potrebbe esprimere affetto, salire dall'umana simpatia fino a giungere alla cristiana carità; e invece non esprime più nulla: è una pura emissione di voce, una mera espressione di buone maniere prive ormai di sentimenti veri. 
Ci scivola, scialba, sulla lingua, impegnando soltanto i muscoli vocali, spesso neanche la mimica facciale, spesso neanche un sorriso accompagna la voce: "buon giorno" e basta, senza nulla dietro.
Forse, Signore, l'abbiamo detto troppe volte; e quel giorno non è più un giorno con l'alba e il tramonto, il sole che sorge e monta, alto, nel cielo e poi declina, nella sera; e l'augurarlo buono non è più un auspicio di gioia: è una specie di pedaggio obbligato, imposto dalla nostra civiltà, quando incrociamo un conoscente. Forse, Signore, l'abbiamo detto troppe volte e quel giorno non è più un giorno e la bontà non è più una bontà. 
L'uso continuo ce l'ha consumato nella bocca e nel cuore perché, di solito, noi non sappiamo reggere alla reiterazione senza perdere la verità e la partecipazione degli inizi. Ed invece dovremmo; e ricordarci che, ogni volta, è come se fosse la prima: anzi è in effetti la prima che, in quel momento, diciamo o facciamo o siamo; e dopo sarà un'altra, differente, anche se le somiglia, ma la stessa non è.
Esiste perfino un vecchio assioma, che ripetono i nostri moralisti, il quale afferma: "ab assuetis non fit passio", non ci commoviamo più, ai gesti consueti e ripetuti. 
Che triste filosofia, Signore! 
Se fosse vera distruggerebbe il matrimonio, l'amicizia: tutto distruggerebbe; e il nostro mondo farebbe naufragio in un mare piatto, senza onde, senza nessuna increspatura di stupore, di emozione, di passione, senza entusiasmo, senza nulla. 
Non ci credo, Signore, a quell'assioma che ho studiato a scuola; anche se so che grava su di noi, come una perenne minaccia; e che il tempo può rinnovare ma, più spesso, consuma. E il combattere questo incombente appiattimento è l'impegno primario della nostra vitalità e novità e perdurante fervore. E so anche che non ci può riuscire senza il tuo aiuto, perché tu non se il Dio delle cose vecchie e ripetute senza partecipazione: tu sei il Dio vivente delle cose viventi e risorgenti dalla tomba del tempo che le uccide; ma poi lo stesso tempo ce le rimette in mano, nuove. Questo, Signore, sei, e non il Dio della passione spenta: quella passione che la nostra omiletica ha sovente umiliato riducendola ai "bassi istinti" (e quali sono, poi gli istinti bassi se non quelli abbassati da noi?). 
La passione è l'emozione e l'entusiasmo che dovremmo versare su ogni cosa; e tu, Signore, tu sei il Dio della passione accesa, che non si spegne mai, come non si spegne la fede, la speranza, la carità. (Ed è ben vero che san Paolo dice che la speranza cessa nella vita futura, davanti a te, raggiunto. Ma tu, Signore, anche raggiunto, resti irraggiungibile, sempre al di là d'ogni possibile presa, e sempre oggetto di ogni ulteriore speranza.)
Tu, Signore, sei il Dio della passione sempre accesa, della speranza inestinguibile e della novità che non invecchia: sei il Signore che ci difende all'usura del già detto e ci ridà la gioia di ciò che è nuovamente da dirsi, da farsi, da viversi. Ed il "buon giorno" ritorna ad essere un "buon giorno", ricco di cielo e di sole; e il "buona notte" ricco di stelle e di luna; ed entrambi ricchi di simpatia e di amore.
Così, Signore, sia per il nostro "buon anno!" che, in questi giorni, diciamo tanto spesso. Fa che sia un anno pieno di stagioni, di erbe primaverili, e di affocate stoppie estive, e di frutti pendenti dell'autunno, e di silenzio candido e innevato, di fuochi accesi, di tavole imbandite come quelle che accoglievano te, quando pranzavi con gli amici.
Riempi, Signore, i nostri auguri; di questa densità esistenziale; e dacci la passione dell'amicizia e la capacità di auspici veri.

"Buon anno, amici, buon anno!" Più di trecento giorni pieni di sole, di luna, di nuvole, di neve; più di trecento giorni, pieni di solidarietà e di gioia; e, se verrà il dolore, che sia vissuto con amore.
"Buon anno, amici, buona vita!"

- Adriana Zarri -
(1919-2010)



Buon inizio d'anno!!

Il Dio di ogni consolazione
disponga nella sua pace i vostri giorni,
e vi conceda i doni della sua grazia.

Stefania


lunedì 30 dicembre 2019

Un "check up" per la nostra anima? - Mario Scudu sdb

"È ormai tempo di svegliarvi dal sonno… perciò gettiamo via le opere delle tenebre" (Rm 13,11). 
Così suona l'invito di san Paolo ai cristiani di Roma di duemila anni fa. Solo ad essi? Penso proprio di no. 
È un invito universale e pressante, che vale per tutti. 
Quindi anche per noi, cristiani del Terzo Millennio ormai post moderni e qualche volta già post… cristiani. 
È urgente accoglierlo in quest'anno di grazia 2019, un'anno da vivere meglio di quello passato, più saggiamente consapevoli che "tutto passa", che non tornerà più e che potrebbe essere l'ultimo della nostra vita terrena.
Per la nostra salute fisica facciamo tante visite e numerosi controlli… E per la nostra salute spirituale? 

Penso sia consigliabile o forse urgente fare anche un "check up" alla nostra anima. 
Interroghiamoci: siamo sempre in tensione verso Dio? Lo percepiamo, giorno dopo giorno, come la meta del nostro viaggio o pellegrinaggio terreno? Lo pensiamo come la verità che deve illuminare e nutrire, quotidianamente, i nostri grandi progetti esistenziali? 
È anche un invito a svegliarci dall'incoscienza, piccola o grande, nel fare le nostre scelte; a scuoterci dall'indifferenza verso i grandi valori della vita; a guarire dalla poca fede e dal poco amore che abbiamo. 
Ogni tempo per il cristiano è tempo di amare. 
O meglio tutti abbiamo bisogno di credere di più e di tornare a Dio che è Amore (1Gv 4,8). 
"La fede cristiana è una conversione all'amore. Dio lo si trova nell'amore, da nessun'altra parte. Nell'amore c'è il "soffio dell'eternità"" (J. Werbick). 
Quindi è opportuno un check up al nostro cuore: è ancora di pietra (anche se parzialmente) indurito dal logorio dei giorni e delle difficoltà o è di carne, con saltuari battiti di misericordia e compassione? 
Un controllo anche ai nostri orecchi: forse ascoltiamo tante voci o messaggio banali e banalizzanti, ma non i sussurri di Dio, dolci e delicati come una brezza? 
È urgente anche un check up ai nostri occhi: vediamo solo la superficie dei fatti quotidiani o guardiamo con gli occhi di Dio, andando "al di là delle cose", all'essenziale profondo, che rimane invisibile? 
Ed infine il nostro pensiero: controlliamo se è ancora pericolosamente prigioniero delle realtà penultime e quindi passeggere. Queste, lo sperimentiamo, non possono far "riposare" il nostro cuore inquieto e instabile, essendo fatto per Dio. 
Anche in questo nuovo anno, mai dimenticare, come diceva il grande Agostino, che siamo amati da Dio quindi dobbiamo amare. Teniamo anche presenti le parole di s. Giovanni della Croce: "Alla fine della vita saremo giudicati sull'amore". 
Un bell'impegno per tutto l'anno. Buon Cammino 2019, nell'amore.



- Mario Scudu,  sdb -



Chi non conosce questo amore, non conosce Dio, perché Dio è amore… L'amore vero è questo: non l'amore che abbiamo verso Dio, ma l'amore che Dio ha avuto per noi… 
Miei cari, se Dio chi ha amato così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri! (Gv 4,8).




L'amore è la ragione fondamentale di tutto il creato. 
da: Papa Francesco, Laudato si', 77



Solo per oggi, e domani ancora…
Alzati presto. Fai un sorriso
Lascia andare i sensi di colpa, non guardarti indietro.
Fai un piano, credi in te stesso.
Goditi ciò che sei. 
Accetta la tua umanità.
Chiedi aiuto, e accetta ciò che gli altri hanno da darti.
Ringrazia.
Cambia, senza indugio e con coraggio.
Accetta ciò che non puoi cambiare. 
Sii paziente.
Mantieni le promesse, quelle del tuo cuore.
Non indugiare sul passato.
Vivi con amore ogni momento. 
Costruisci un domani migliore.
Apri il tuo cuore, esplora la tua anima.
Ricorda, i miracoli accadono.
Sorridi.

- Stephen Littleword - 



Buona giornata a tutti. :-)







domenica 29 dicembre 2019

Siate cauti con le parole - Anne Sexton

Siate cauti con le parole,
anche con quelle miracolose.
Per le miracolose facciamo del nostro meglio,
a volte sciamano come insetti
e non lasciano una puntura ma un bacio.
Possono essere buone come dita.
Possono essere sicure come la roccia
su cui incolli il culo.

Ma possono essere margherite e ferite.
Io sono innamorata delle parole.
Sono colombe che cadono dal tetto.
Sono sei arance sacre sedute sul mio grembo.
Sono gli alberi, le gambe dell’estate,
e il sole, il suo volto appassionato.
Ma spesso non mi bastano.
Ci sono così tante cose che voglio dire,
tante storie, immagini, proverbi, ecc.
Ma le parole non sono abbastanza buone,
quelle sbagliate mi baciano.
A volte volo come un’aquila
ma con le ali di un passero.
Ma cerco di averne cura
e di essere gentile con loro.

Le parole e le uova devono essere maneggiate con cura.
Una volta rotte
sono cose impossibili da aggiustare.

- Anne Sexton -

l



Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell'essere umano.
Anche quando un amico fa qualcosa che non ti piace, egli continua a essere un tuo amico.
Qualunque azione motivata dal furore è un'azione condannata al fallimento.

- Paulo Coelho - 
da: Guerriero della Luce





Dice un proverbio arabo che ogni parola, prima di essere pronunciata, dovrebbe passare da tre porte.
Sull’arco della prima porta dovrebbe esserci scritto: “E’ vera?”
Sulla seconda campeggiare la domanda: “E’ necessaria?”
Sulla terza essere scolpita l’ultima richiesta: “E’ gentile?”
Una parola giusta può superare le tre barriere e raggiungere il destinatario con il suo significato piccolo o grande.
Nel mondo di oggi, dove le parole inutili si sprecano, occorrerebbero cento porte, molte delle quali rimarrebbero sicuramente chiuse.

- Romano Battaglia -




Buona giornata a tutti. :-)





venerdì 27 dicembre 2019

Il commiato da "Il Profeta" di Kahlil Gibran

E così si fece sera, e Almitra, l'indovina, disse:
Sia benedetto questo giorno e questo luogo e il tuo spirito che ha parlato. 
E lui rispose: Ero io a parlare? Non sono stato io stesso un uditore? 

Quindi scese i gradini del tempio e tutto il popolo lo seguì. 
Lui raggiunse la sua nave e restò in piedi sul ponte. E ancora rivolto al popolo levò alta la voce e disse: 
"Popolo di Orfalese, il vento mi comanda di lasciarvi. 
Io sono meno impaziente del vento, tuttavia devo andare. Per noi, viandanti eternamente alla ricerca della via più solitaria, non inizia il giorno dove un altro giorno finisce, e nessuna aurora ci trova dove ci ha lasciato al tramonto. Anche quando dorme la terra, noi procediamo nel viaggio. 
Siamo i semi della tenace pianta, ed è nella nostra maturità e pienezza di cuore che veniamo consegnati al vento e dispersi. 
Brevi furono i miei giorni tra voi, e ancor più brevi le parole che ho detto. Ma se la mia voce si affievolirà nel vostro orecchio e il mio amore svanirà nella vostra memoria, allora io tornerò. E con cuore più ricco e labbra più docili allo spirito, parlerò con voi. 
Sì, tornerò con la marea, E se anche la morte mi celasse e mi avvolgesse il silenzio più profondo, ancora cercherò il vostro ascolto. E non cercherò invano. Se ciò che ho detto è verità, questa verità dovrà rivelarsi in una voce più chiara e in parole più somiglianti ai vostri pensieri.
Io vado col vento, popolo di Orfalese, ma non verso il  nulla. E se questo giorno non  è compimento delle vostre attese né del mio amore, sia allora promessa per un altro giorno. 
I bisogni dell'uomo mutano, ma non  il suo amore né il desiderio che sia l'amore a placarli. 
Sappiate dunque che io tornerò dal silenzio più grande. 
La nebbia che all'alba si dissolve e lascia sui campi solo rugiada, si alzerà per raccogliersi in nube e ricadere sotto forma di pioggia. E io fui come nebbia. Nella quiete della notte ho camminato per le vostre strade e il mio spirito è entrato nelle vostre case.
I palpiti del vostro cuore erano nel mio cuore e sul mio volto soffiava il vostro respiro, e vi ho conosciuti tutti. 
Sì, ho conosciuto la vostra gioia e il vostro dolore e, nel sonno, i vostri sogni erano i miei sogni. Tra voi sovente sono stato un lago circondato da montagne. 
In me si sono rispecchiate le vostre vette e i curvi pendii, e anche il lento sfilare delle greggi dei vostri pensieri e passioni. 
E al mio silenzio è giunto come a ruscelli il riso dei vostri bambini e a fiumi l'ardente desiderio dei vostri giovani. 
E raggiunta la mia profondità, ruscelli e fiumi non avevano ancora smesso il canto. Ma qualcosa di più dolce del riso e più grande del desiderio è giunto sino a me. L'infinito in voi.
L'uomo immenso del quale non siete altro che cellule e nervi. Nel cui cantico ogni vostra voce non è che un muto singhiozzo. 
E' nell'uomo immenso che voi siete immensi, ed è nel guardarlo che vi ho guardato e amato. 
Poiché a quali distanze, al di là di questa immensa sfera, può giungere l'amore? 
Quali visioni, quali attese e quali speranze si eleveranno oltre quel volo? Come una quercia gigantesca in piena fioritura è l'uomo immenso in voi. 
La sua forza vi lega alla terra, la sua fragranza vi solleva nell'aria, e nel suo perdurare voi siete immortali. 
Vi è stato detto che voi, simili a una catena, siete deboli quanto il vostro anello più debole. Questa non è che una mezza verità. 
Voi siete anche forti come il vostro anello più forte. 
Misurarvi dalla vostra azione più meschina è come calcolare la potenza dell'oceano dalla fragilità della sua schiuma. 
Giudicarvi dai vostri errori è accusare le stagioni per la loro incostanza. 
Sì, voi siete come l'oceano. E sebbene le navi, pesanti di carichi, attendano la marea sulle vostre rive, voi, come l'oceano, non la potete affrettare.
 E inoltre siete come le stagioni. E benché nel vostro inverno neghiate la vostra primavera, La primavera che è in voi sorride intatta e assopita. 
Non pensiate che io vi parli così affinché vi diciate l'un l'altro: "Ci ha ben lodato. In noi non ha visto che il buono". Io vi ho solo tradotto in parole ciò che voi stesse conoscete in pensiero. E che cos'è la parola se non l'ombra di una conoscenza inespressa? 
I vostri pensieri e le mie parole sono le onde di una memoria sigillata che conserva la traccia del nostro passato, E dei remoti giorni in cui la terra non conosceva noi né sé stessa. E delle notti in cui era preda del caos. 
Uomini savi sono venuti per darvi la loro saggezza. Io sono venuto per attingerla da voi. E ho trovato quanto è più grande della saggezza: la fiamma dello spirito in voi che si alimenta di sé stessa. Mentre voi, noncuranti del suo espandersi, piangete l'inaridire dei giorni. E ho trovato la vita che cerca la vita in corpi che temono la tomba. Qui non ci sono tombe. Queste montagne e queste pianure sono una culla e una pietra per il guado.
Quando passate per il campo dopo aver sepolto i vostri avi, guardatevi intorno e vedrete voi stessi con i vostri figli danzare mano nella mano.
In verità, spesso fate festa senza saperlo. Altri uomini vennero a blandire la vostra fede con dorate promesse e voi a loro rendeste ricchezze e potenza e gloria. 
Io vi ho dato meno di una promessa, eppure siete stati con me più generosi: mi avete dato la più profonda sete di vita futura. 
Certo non vi è dono più grande per un uomo di ciò che muta ogni proposito in labbra ardenti e tutta la vita in una fonte. E in questo sta il mio onore e la mia ricompensa.
Vengo a bere a una fonte e trovo l'acqua viva essa stessa assetata; e mentre io bevo l'acqua mi beve. 
Qualcuno tra voi mi ha stimato superbo e troppo schivo per ricevere doni. In verità sono troppo superbo per accettare compensi, ma non doni. E sebbene abbia mangiato bacche sulle colline quando mi avreste invitato alla vostra mensa e dormito sotto il portico del tempio quando mi avreste dato asilo con gioia.
Non è stata forse la vostra amorevole preoccupazione per i miei giorni e le mie notti a rendere il cibo dolce alla mia bocca e a circondare il mio sonno di visioni ?  
Per tutto questo io vi benedico ancora. Voi date molto e lo ignorate: In verità la bontà che si ammira allo specchio si tramuta in pietra, e una buona azione che si compiace di sé stessa genera una maledizione. 
E alcuni di voi mi hanno giudicato distante ed ebbro della mia solitudine, e hanno detto: 
"Lui tiene consiglio con gli alberi della foresta, ma non con gli uomini. Siede solitario sulle cime dei monti e guarda dall'alto la nostra città". 

E' vero, ho scalato montagne e ho camminato in luoghi remoti. Ma come avrei potuto vedervi se non da una grande altitudine o da una grande distanza? 

In verità, come si può essere vicini se non si conosce la lontananza? E altri tra voi si sono tacitamente rivolti a me pronunziando queste parole: 
"Straniero, straniero, amante di irraggiungibili altezze, perché vivi sulle cime dove le aquile costruiscono il loro nido? Perché cerchi l'impossibile? Quali tempeste vorresti carpire? E quali uccelli chimerici insegui nel cielo? Vieni, e sii uno di noi. Scendi, placa la tua fame col nostro pane e spegni la tua sete col nostro vino".
 Nella solitudine dell'anima questo hanno detto.
Ma se la loro solitudine fosse stata più profonda avrebbero capito che ricercavo soltanto il segreto della vostra gioia e della vostra pena, e che inseguivo soltanto la vostra essenza più vasta che si libra nel cielo. 
Ma il cacciatore è stato anche la preda.
Molte frecce hanno lasciato il mio arco solo per mirare al mio petto. E il volatile è stato anche il rettile; Quando le mie ali si dispiegavano al sole, la loro ombra sulla terra era una tartaruga. 
E io, il credente, sono stato anche lo scettico, poiché sovente ho messo il dito nella mia stessa piaga, per avere di voi la conoscenza e la fede più profonde. Ed è con questa fede e questa conoscenza che io dico, voi non siete rinchiusi nel vostro corpo, né confinati nelle case o nei campi. 
Ciò che voi siete ha la sua dimora tra le montagne ed erra nel vento. E non è qualcosa che striscia al sole per scaldarsi o scava buche nel buio per trovare rifugio. 
Ma qualcosa di libero, uno spirito che avvolge la terra e muove nell'etere. Se queste sono parole vaghe, non cercate di chiarirle. Vago e nebuloso è l'inizio di ogni cosa, ma non la sua fine.
E vorrei che mi ricordaste come un inizio. 
La vita, e tutto ciò che vive, è concepito nella nebbia e non nel cristallo. 
E chissà se il cristallo non è la nebbia che si dilegua? 
Nel ricordarmi, non scordatevi di questo: ciò che in voi sembra più fragile e confuso, è invece più forte e determinato. 
Non è forse il respiro che ha eretto e temprato la vostra struttura? 
E non è forse un sogno che nessuno di voi ricorda di aver sognato, ciò che ha edificato la vostra città e modellato ogni cosa in essa? 
Se solo poteste vedere il flusso di questo respiro, non vorreste vedere nient'altro. 
E se solo poteste udire il sussurro di questo sogno, non vorreste ascoltare suono diverso. Ma voi non vedete né udite, e questo è bene. 
Il velo che offusca i vostri occhi sarà sollevato dalla mano che lo ha tessuto, e la creta che ostruisce le vostre orecchie sarà rimossa dalle dita che l'hanno impastata. E voi vedrete. E voi udirete. Ma non rimpiangerete di aver conosciuto la cecità, né di essere stati sordi. Poiché in quel giorno conoscerete il fine nascosto. E benedirete l'oscurità come avreste benedetto la luce.
Dette queste cose si guardò intorno e vide il timoniere in piedi vicino alla sbarra scrutare ora le vele gonfie ora l'orizzonte.
E disse: "Paziente, troppo paziente è il capitano della mia nave. Il vento soffia e le vele sono inquiete; anche il timone implora la sua rotta; tuttavia il mio capitano ha atteso con calma il mio silenzio. E questi miei marinai, che già udivano il coro del mare aperto, hanno saputo ascoltarmi pazienti. Non aspetteranno più a lungo. Sono pronto. Il fiume ha raggiunto il mare, e ancora una volta la grande madre accoglie il figlio nel suo grembo. Addio, popolo d'Orfalese. Questo giorno è finito. Si chiude su di noi come il giglio acquatico sul suo domani. Serberemo quello che qui ci è stato donato, e se non sarà sufficiente, ci ricongiungeremo per tendere ancora le mani verso colui che dà. Tornerò a voi, non dimenticatemi. 
Sarà tra breve, e il mio anelito raccoglierà polvere e saliva per un altro corpo. Sarà tra breve, un attimo di calma nel vento e un'altra donna mi partorirà. Addio a voi e alla giovinezza trascorsa con voi. Appena ieri ci incontrammo. Voi avete cantato per me nella mia solitudine e io ho costruito una torre nel cielo con i vostri desideri.
Ma ora il nostro sogno è finito, è volato via il sonno e non è più l'alba. 
Il mattino volge al termine, il nostro dormiveglia si è trasformato nella pienezza del giorno, e dobbiamo separarci. 
Se ancora una volta ci incontreremo nel crepuscolo della memoria, parleremo nuovamente insieme, e il canto che voi intonerete sarà allora più profondo. 
E se le nostre mani si toccheranno in un altro sogno, costruiremo un'altra torre nel cielo.
Così dicendo fece un segnale ai marinai e subito essi levarono le ancore e, liberata la nave dagli ormeggi, salparono verso oriente. 
E un grido venne dal popolo come da un solo cuore, salì nel crepuscolo e dal mare fu portato lontano come uno squillo di tromba.

Solo Almitra rimase in silenzio fissando la nave fino a che scomparve nella foschia. 
E quando tutto il popolo si disperse lei restò sola sul molo mentre nel suo cuore riaffioravano le parole: 
"Sarà tra breve, un attimo di calma nel vento, e un'altra donna mi partorirà"  

 Il commiato da : "Il Profeta" di Khalil Gibran




Buona giornata a tutti. :-)


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