Visualizzazione post con etichetta società. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta società. Mostra tutti i post

mercoledì 7 giugno 2017

La libertà - Gustave Thibon

La parola libertà corrisponde a uno dei bisogni più profondi della natura umana. Ed è forse per questo che essa dà luogo a così tanta confusione e a tanti abusi.
Che cos’è la libertà? 
Non è l’indipendenza assoluta, poiché noi tutti dipendiamo da qualcuno o qualcosa: dall’aria che respiriamo, dal mestiere che facciamo, dagli esseri che ci circondano e dalla società umana tutta intera con la quale scambiamo quotidianamente dei servizi.
L’uomo si sente libero nella misura in cui può amare le cose e gli esseri da cui dipende: per esempio quando vive in ambiente a lui consono, quando esercita un mestiere che risponde alla propria vocazione interiore, quando sposa la donna di cui è innamorato ecc. 
Viceversa, sperimenta una sensazione di coercizione e schiavitù quando è vincolato, per via delle necessità dell’esistenza. a funzioni o a persone che gli ripugnano. 
Colui che non possiede la vocazione militare si sente schiavo in caserma; allo stesso modo, per chi non ama più la propria sposa i vincoli del matrimonio diventano delle catene.
Così, quando rivendichiamo la nostra libertà non è l’indipendenza assoluta che domandiamo: è la facoltà di passare da una dipendenza che rifiutiamo a una dipendenza che ci attrae.
Gli esempi di questo stato d’animo sono innumerevoli. Il bambino pigro che a scuola si annoia prova un vivo sentimento di liberazione quando gli viene permesso di giocare o di gironzolare. Tuttavia egli è schiavo di quell’istinto che lo spinge verso il gioco e il bighellonare.
La giovane « emancipata » che si ribella all’autorità dei genitori o alle regole della morale non reclama la libertà che per obbedire in maniera più servile agli idoli di una certa gioventù: la danza, il cinema, i flirt ecc.
Il teppista che rifiuta di obbedire alle leggi della società per entrare in una banda di malfattori si sottomette facilmente alle « leggi della malavita ».
Allo stesso modo, l’uomo che desidera disfarsi della propria donna allo scopo di sposare l’amante non è libero nei confronti della passione per la quale distrugge il focolare domestico.
Questi pochi esempi sono sufficienti a mostrare le schiavitù che ci minacciano sotto il nome e la maschera della libertà.
Essere libero significa poter fare ciò che si desidera. Occorre dunque vigilare sulla qualità e sull’orientamento dei nostri desideri. La libertà non è altro che la capacità di scegliere tra due obbedienze: se, nel negarci agli appelli che ci vengono dall’alto, rifiutiamo di essere servitori del vero e del bene, cadiamo sotto l’imperio delle passioni inferiori che ci rendono schiavi dell’errore e del male.
La parola libero in greco si dice autonomos: colui che obbedisce alla propria legge. 
Ma la legge dell’uomo, creata a immagine di Dio, vuol dire obbedire alla legge di Dio, equivale cioè ad amare e a servire. 

Ed è in questo senso che Seneca diceva: parere Deo libertas est. 
La libertà è obbedire a Dio.

- Gustave Thibon -
4 febbraio 1977
(Articolo originale: La liberté, « Itinéraires », n. 214, giugno 1977; traduzione redazionale)

© Copyright Henri de Lovinfosse, Waasmunster (Belgique)


"Non esiste per l'uomo indipendenza assoluta (un essere finito che non dipenda da nulla, sarebbe un essere separato da tutto, eliminato cioè dall' esistenza). Ma esiste una dipendenza morta che lo opprime e una dipendenza viva che lo fa sbocciare. 
La prima di queste dipendenze è schiavitù, la seconda è libertà...
Il fanciullo studioso corre liberamente alla scuola, il vero soldato si adatta amorosamente alla disciplina, gli sposi che si amano fioriscono nei "legami" del matrimonio. 
Ma la scuola, la caserma e la famiglia sono orribili prigioni per lo scolaro, il soldato o gli sposi senza vocazione. 
L'uomo non è libero nella misura in cui non dipende da nulla o da nessuno: è libero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che ama, ed è prigioniero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che non può amare. 
Così il problema della libertà non si pone in termini di indipendenza, ma in termini di amore." 

- Gustave Thibon - 





Ave Maria,
Madre di ogni nostro desiderio di felicità.
Tu sei la terra che dice sì alla vita.
Tu sei l’umanità che da il suo consenso a Dio.
Tu sei la nuova Eva e la madre dei viventi.
Tu sei la fede che accoglie l’imprevedibile,
ascolta lo Spirito creatore e si meraviglia.
Tu sei la Madre delle oscurità della fede,
che custodisce tutti gli avvenimenti nel suo cuore, 
indaga e medita tutti i nostri “perché?”
e si fida dell’avvenire di Dio, suo Signore.
Ave Maria, 
Madre di tutte le nostre sofferenze.
Tu sei la donna ritta ai piedi dell’uomo crocifisso,
tu sei la madre di tutti quelli che piangono
l’innocente massacrato e il prigioniero torturato.
Ave Maria, 
Madre di tutte le nostre speranze.
Tu sei la stella radiosa di un popolo
in cammino verso Dio.
Tu sei l’annuncio dell’umanità trasfigurata,
tu sei la riuscita della creazione
che Dio ha fatto per la sua eternità.


- Michel Hubaut, ofm -





Buona giornata a tutti. :-)









sabato 27 maggio 2017

La rosa e la rana

C’era una volta una rosa rossa molto bella. 
Quanto le faceva piacere sapere di essere la rosa più bella del giardino! Tuttavia, si rendeva conto che la gente la guardava sempre e solo da lontano.
Un giorno si accorse che, accanto a lei, c’era sempre un rospo grande e scuro ed era per questo che nessuno si avvicinava per guardarla più da vicino. Indignata da ciò che aveva scoperto, ordinò al rospo di andarsene subito. 
Il rospo, molto ubbidiente, disse: “Va bene, se è ciò che vuoi”.
Un bel giorno, il rospo passò per il luogo dove stava la rosa e si sorprese nel vederla del tutto appassita, senza foglie e senza petali. 
Allora le disse: “Ti vedo proprio male. Cosa ti è successo?”. 
La rosa rispose: “Da quando te ne sei andato, le formiche hanno iniziato a mangiarmi, giorno dopo giorno, e non posso più tornare a essere bella come prima…”. Il rospo le rispose, semplicemente: “Ovvio, quando c’ero io, mangiavo le formiche e per questo sei sempre stata la più bella del giardino”.

La morale:

Spesso disprezziamo gli altri perché pensiamo di essere meglio di loro, più belli o semplicemente crediamo che non ci “servano a niente”. 
Tutti abbiamo qualcosa di speciale da fare, qualcosa da imparare dagli altri o qualcosa da insegnare e nessuno deve disprezzare nessun altro. 
Forse, quel qualcuno rappresenta per noi un beneficio e noi non lo sappiamo nemmeno.



Quelli che hanno ricevuto la libertà mettono a disposizione di Dio tutti i loro beni, dando gioiosamente e generosamente i beni più piccoli perché hanno la speranza dei beni più grandi, come la vedova povera che getta tutta la sua sostanza nel tesoro di Dio.

- Sant'Ireneo - 



Buona giornata a tutti. :-)






mercoledì 5 aprile 2017

Da “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson

Il Panteismo, come egli lo intendeva, era la sua fede. 
Iddio era per lui l'insieme degli esseri viventi, in perpetua evoluzione; sua essenza, l'unità impersonale. Quindi la rivalità individuale costituiva la grande eresia che metteva l'uno contro l'altro arrestando il progresso, che, secondo lui, consisteva nell'assorbimento dell'individuo nella famiglia, della famiglia nella nazione, della nazione nel continente, del continente nel mondo. Ed il mondo stesso, in ogni suo momento, non era più che la manifestazione d'una vita impersonale.
Era questa in realtà l'idea cattolica, meno l'elemento soprannaturale; era l'unione dei beni terreni l'abbandono del soprannaturalismo da una parte e dell'individualismo dall'altra: era un tradimento appellare da un Dio immanente ad un Dio trascendente; non esisteva Iddio trascendente: Dio, in quanto poteva esser conosciuto, era l'uomo.

Da “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson (Città Armoniosa, 1979)




Ma poi, condizione unica del progresso, della edificazione di Gerusalemme su questo pianeta, toccato in sorte all'uomo per sua dimora, doveva essere la pace, non la spada che Cristo aveva portata e Maometto abbrutita; pace che nasce dall'intendimento, invece di sorpassarlo, pace che proviene dal sapere che l'uomo è tutto e che solo può evolversi mediante la cooperazione dei suoi simili. Ad Oliviero ed a sua moglie l'ultimo secolo era apparso come una rivelazione. 
Morte a poco a poco le vecchie superstizioni, si diffondeva, già la nuova luce; lo Spirito del mondo s'era svegliato.

Da “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson (Città Armoniosa, 1979)




Ecco: alla Chiesa occorreva un nuovo ordine religioso. 
Quelli antichi furono regole-limiti per correggere e non commetter difetti; ora si richiedeva un ordine senza tonsura od abito speciale, senza tradizioni o costumi; un ordine, i cui membri non dovevano distinguersi se non per l'intero e cordiale sacrificio di se medesimi, un ordine alieno dal menar vanto dei privilegi anche più santi e senza un passato storico più o meno glorioso in cui trovare compiacente rifugio. Doveva costituire come i franchi-tiratori dell'Esercito del Cristo, come erano stati i Gesuiti, ma senza quella reputazione fatale, dovuta non alle loro colpe.... 
Ma, occorreva un fondatore... 
- Quale, in nome di Dio? - 
Un fondatore nudus sequens Christum nudum... sì, dei franchi tiratori, preti, vescovi, laici e donne con i tre voti ed una clausola speciale che vietasse soprattutto e per sempre il possedimento della ricchezza in comune. 
Ogni donazione doveva consegnarsi al Vescovo di quella diocesi in cui era stata fatta, al quale spettava di provvedere a tutti il necessario alla vita ed al lavoro. Oh! un ordine simile, che cosa non avrebbe potuto fare?

Da “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson (Città Armoniosa, 1979)



.... il regno della guerra è finito. «Non la pace, ma la spada» disse Cristo; e come furono amaramente vere le di lui parole! 
«Non la spada, ma la pace» possono finalmente ritorcere tutti coloro che hanno rinunciato alle pretese di Cristo o non le hanno mai accettate. 
I principi dell'amore e della solidarietà, timidamente annunciati durante l'ultimo secolo in Occidente, hanno avuto buon seguito in Oriente; non sarà più alle armi che si farà appello, ma alla giustizia; né ci indirizzeremo più ad un Dio che si tiene nascosto, ma all'uomo che ha finalmente appreso la sua divinità. 
Il soprannaturale, in ultima analisi, è morto: o piuttosto, noi sappiamo che non fu mai vivo. Ciò che resta a fare è di mettere in opera la nuova lezione, e deferire ogni pensiero, parola ed opera al tribunale dell'Amore e della Giustizia. 
Sarà questo, senz'alcun dubbio, il compito degli anni avvenire. 
- Ogni codice dovrà esser distrutto, ogni barriera rovesciata; dovrà unirsi partito a partito, paese a paese, continente a continente. Non vi sarà più paura d'aver paura, il timore del futuro che ha paralizzato l'attività delle precedenti generazioni: l'uomo ha pianto abbastanza nei dolori del suo nascere, il suo sangue si è sparso come acqua attraverso le proprie follie! Finalmente è arrivato il giorno in cui egli ha potuto conseguire la pace, per aver compreso se stesso. quel premio promesso da un uomo che non sapeva quel che diceva e negava ciò che asseriva: «Beati i mansueti, i pacifici, i misericordiosi, poiché essi saranno eredi della terra, saranno chiamati i figli di Dio, e troveranno misericordia»

Da “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson (Città Armoniosa, 1979)






Buona giornata a tutti. .-)










domenica 12 febbraio 2017

La meglio gioventù - Pier Paolo Pasolini

Un poco ubriachi cantano, alla mattina presto,
coi fazzoletti rossi stretti intorno alla gola,
poi comandano rauchi quattro litri di vino
e caffè per le ragazze, che ormai tacciono piangendo.
Venite, treni, caricate questi giovani che cantano
coi loro blusoni inglesi e le magliette bianche.
Venite, treni, portate lontano la gioventù
a cercare per il mondo ciò che qui è perduto.
Portate, treni, per il mondo, a non ridere mai più,
questi allegri ragazzi scacciati dal paese.

- Pier Paolo Pasolini - 



Che cos'è che ha trasformato i proletari e i sottoproletari italiani, sostanzialmente, in piccolo borghesi, divorati, per di più, dall'ansia economica di esserlo? 
Che cos'è che ha trasformato le "masse" dei giovani in "masse" di criminaloidi? 
L'ho detto e ripetuto ormai decine di volte: una "seconda" rivoluzione industriale che in realtà in Italia è la "prima": il consumismo che ha distrutto cinicamente un mondo "reale", trasformandolo in una totale irrealtà, dove non c'è più scelta possibile tra male e bene. 
Donde l'ambiguità che caratterizza i criminali e la loro ferocia, prodotta dall'assoluta mancanza di ogni tradizionale conflitto interiore. 
Non c'è stata in loro scelta tra male e bene: ma una scelta tuttavia c'è stata: la scelta dell'impietrimento, della mancanza di ogni pietà.

- Pier Paolo Pasolini - 


 Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.


- Pier Paolo Pasolini - 
Alla mia nazione


Buona giornata a tutti. :-)



mercoledì 11 gennaio 2017

dagli scritti di Wilhelm Reich

L'uomo è nato libero ma dovunque è in catene.
Gli uomini nascono uguali, ma non crescono uguali, tutte le dottrine da loro elaborate, non fanno altro che opprimerli ripetutamente.
C'è qualcosa di profondamente errato nei metodi usati dall'uomo per conoscere se stesso. 
La prigione dell'uomo e la sua stessa struttura emozionale, per questo motivo l'uomo non sa di essere in trappola e mai si dirigerà verso lo spazio libero e infinito. 
Se qualcuno tenta di uscire fa sempre una brutta fine, ma per mano degli intrappolati.
L'uomo corazzato non sente la vitalità dell'esistenza, anzi, odia profondamente chi è senza corazza. 
Guardate i genitori come castrano la naturale vitalità dei loro bambini, gli stessi sono aperti all'energia universale.
I corazzati non riescono a dare in modo spontaneo e naturale, ma solo sforzandosi, per questo la loro la vita non è gioiosa e felice, bensì una lotta continua.
Bisogna soltanto innaffiare le radici, e la pianta non potrà che fiorire, mentre la nostra educazione fa patire la sete alla pianta, che mai fiorirà. 
Il rancore altro non è che l'impossibilità naturale di fiorire, esistiamo per crescere, ma la società con le sue regole feroci non fa altro che tagliarci le radici.

- Wilhelm Reich - 
da “L'assassinio di Cristo”

Immagine di Igor Morski


„Forse il mio senso morale rifiuta questi discorsi: eppure, in base alla mia esperienza e all'osservazione di me stesso e degli altri, sono arrivato alla persuasione che la sessualità è il centro di gravitazione intorno al quale ruota non solo la vita intima dell'individuo, ma anche tutta la vita sociale.

- Wilhelm Reich - 
(dal diario nel 1919; citato in Lodovico De Cesare, Lo psicanalista senza divano, Historia, luglio 1978, n. 245, Cino del Duca)“



"Ascolta Piccolo Uomo: il tuo retaggio è un diamante che brucia nella tua mano.
Vedi te stesso come sei veramente. Ascolta quello che nessuno dei tuoi capi e rappresentanti oserà mai dirti: Sei un 'piccolo uomo qualsiasi'.
Comprendi il duplice senso di queste parole: 'piccolo' e 'qualsiasi'. Sei afflitto dalla peste emozionale. Sei malato, molto malato, Piccolo Uomo.
Non è colpa tua. Ma è tua responsabilità aver ragione di questa malattia.
È possibile uscire dalla trappola. Tuttavia per evadere dalla prigione bisogna prima ammettere di essere in prigione.
La prigione è la struttura emozionale dell’uomo, la sua struttura caratteriale. È scarsamente utile escogitare sistemi filosofici sulla natura della trappola, se l’unica cosa da fare per uscire dalla trappola è conoscerla e trovarne l’uscita.
L'uomo rivestito di corazza é isolato dal contatto immediato con la natura, le persone e i processi. Perciò sviluppa un contatto sostitutivo, che é fondamentalmente caratterizzato dalla mancanza di autenticità.
Ogni impulso d'amore incontra la barriera della corazza.
Per esprimersi deve aprirsi a forza un varco attraverso quel rigido muro; ma così si trasforma inevitabilmente in crudeltà ed odio. L'impulso d'amore originario apparirà, in connessione con l'impulso d'odio successivo, solo come un atteggiamento generale di esitazione, di ambivalenza, di autodisgusto e di dipendenza da tutto ciò che promette redenzione o scarica di tensione.
La corazza del corpo rende inaccessibili le sensazioni organiche fondamentali, e con esse l'autentica sensazione di benessere.
Il senso del proprio corpo é smarrito, e con esso é perduta la naturale fiducia in se stessi: essi sono regolarmente rimpiazzi dall'inganno, da ostentazione di apparenze e da falso orgoglio.
La perdita della naturale autopercezione scinde la persona, in tutta l'ampiezza della sua apertura, in due entità opposte e contraddittorie: il corpo qui é incompatibile con l'anima o lo spirito là. La «funzione del cervello», l’«intelletto», viene separata dal resto dell'organismo; quest'ultimo viene «posto in subordine» come l'«emozione» e l' «irrazionale».
Quel che é deplorevole in tutto ciò é il fatto che, entro il contesto dell'esistenza dell'uomo rivestito di armatura, tutto é logico e corretto".

 - Wilhelm Reich -
 da:  "Ascolta, piccolo uomo"



Buona giornata a tutti. :-)


martedì 10 gennaio 2017

Consiglio spassionato - Alfonso Gatto

Non date retta al re,
non date retta a me.
Chi v'inganna
si fa sempre più alto d'una spanna,
mette sempre un berretto,
incede eretto
con tante medaglie sul petto.
Non date retta al saggio
al maestro del villaggio
al maestro della città
a chi vi dice che sa.
Sbagliate soltanto da voi
come i cavalli, come i buoi,
come gli uccelli, i pesci, i serpenti
che non hanno monumenti
e non sanno mai la storia.
Chi vive è senza gloria.


-         Alfonso Gatto -



L’uomo non è qui sulla terra per gratificarsi con cose superflue, che poi non potrà portare con se quando tornerà nel cosmo. 
Il nostro soggiorno sulla terra è temporale ma siamo figli delle stelle e dell’universo. 
Siamo arrivati qui dalle stelle per purificarci e liberarci, per servire e amare gli altri. La terra è una scuola di esperienze e di apprendistato.

- Hernàn Huarache Mamani -


Tutta la vita dello Stato e della società è fondata sul tacito presupposto che l’uomo non pensi. Una testa che non si offra in qualsiasi situazione come un capace spazio vuoto non avrà vita facile nel mondo.

- Karl Kraus -




Buona giornata a tutti. :-)



lunedì 7 novembre 2016

L'aquila che si credeva un pollo - Padre Anthony De Mello

Un uomo trovò un uovo d'aquila e lo mise nel nido di una chioccia.
L'uovo si schiuse contemporaneamente a quelli della covata e l'aquilotto crebbe insieme ai pulcini.
Per tutta la vita l'aquilotto fece quel che facevano i polli nel cortile, pensando di essere uno di loro.
Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro.
Trascorsero gli anni e l'aquila divenne molto vecchia.
Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d'aria, muovendo appena le robuste ali dorate.
La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita. "Chi è quello?", chiese.
"E' l'aquila, il re degli uccelli", rispose il suo vicino. "Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli".
E così l'aquila visse e morì come un pollo, perché pensava di essere tale.

- Padre Anthony De Mello -
fonte: "Messaggio per un'aquila che si crede un pollo" (1990)


Come qualcuno ha detto una volta: "Per ottenere la pace del cuore, dimettetevi dall'incarico di direttore generale dell'universo".
Non sono il direttore generale, ma faccio quello che posso.
Mi immergo e il risultato dipende da Dio, dalla vita, dal destino.


- Padre Anthony De Mello -

Da: Messaggio per un pesciolino che ha sempre sete, Editore Piemme





In che modo pensate che la maggior parte delle persone trascorra la vita? Cercando di fare buona impressione, ecco come.
Assicurandosi di non essere criticata. Tentando di affermarsi. Mi chiedo quanti siano gli essere umani che non sono ossessionati da queste cose, per ventiquattro ore al giorno, consapevolmente o meno.
Pochissimi, oserei dire. Qual è la conseguenza? Che pochissimi vivono davvero.

- Padre Anthony De Mello -

Da: Messaggio per un pesciolino che ha sempre sete, Editore Piemme




Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 6 ottobre 2016

Il controllo dei media - Noam Chomsky -

Il ruolo dei mezzi di comunicazione nella politica contemporanea ci costringe a chiederci in che tipo di mondo e in che genere di società vogliamo vivere e in particolare cosa intendiamo per società democratica. 
Comincerò con il contrapporre due diverse concezioni di democrazia. 
Una definisce democratica la società in cui il popolo ha i mezzi per partecipare in modo significativo alla gestione dei propri interessi e in cui i media sono accessibili e liberi. 
Una definizione di questo tipo si trova anche sul dizionario.
La concezione alternativa è quella che prevede una società in cui al popolo è proibito gestire i propri interessi e i mezzi di comunicazione sono strettamente e rigidamente controllati. 
Questa può apparire una forma di democrazia improbabile, ma è importante comprendere che si tratta della concezione prevalente. E lo è da lungo tempo, non solo nella prassi, ma anche nella teoria. Una lunga storia, risalente alle prime rivoluzioni democratiche moderne nell'Inghilterra del XVII secolo, riflette questa ideologia.
Nelle pagine che seguono mi occuperò del periodo contemporaneo, soffermandomi in particolare sullo sviluppo della seconda concezione di democrazia, e su come e perché il problema dei media e della disinformazione si inserisce in questo contesto.


- Noam Chomsky - 
da "Atti di aggressione e di controllo", Ed. Marco Tropea

La nascita della propaganda

Cominciamo con la prima operazione propagandistica di un governo moderno. Accadde durante l'amministrazione di Woodrow Wilson, che fu eletto presidente nel 1916 con un programma intitolato "Pace senza vittoria". La Prima guerra mondiale infuriava, e la popolazione americana era decisamente pacifista: riteneva che non ci fosse alcun motivo per farsi coinvolgere in un conflitto europeo. L'amministrazione Wilson invece era favorevole alla guerra, perciò doveva trovare un modo per ottenere il consenso popolare al proprio interventismo. Fu dunque istituita una commissione governativa per la propaganda, la Commissione Creel, che nel giro di sei mesi riuscì a trasformare una popolazione pacifista in un popolo fanatico e guerrafondaio, deciso a distruggere tutto quanto appartenesse alla Germania, a trucidare i tedeschi, a entrare in guerra e a salvare il mondo. Fu un grande risultato, il primo di una lunga serie. Già a quell'epoca e nel dopoguerra vennero utilizzate le stesse tecniche per scatenare un incontrollato red scare ("terrore rosso"), come fu chiamato, che riuscì a distruggere i sindacati e a cancellare pericolose abitudini come la libertà di stampa e la libertà di pensiero politico. L'appoggio dei media e del mondo degli affari, che di fatto organizzò e portò avanti gran parte dell'operazione, fu determinante, e il risultato fu un grande successo.
Fra quelli che parteciparono attivamente e con entusiasmo alla propaganda voluta da Wilson c'erano gli intellettuali progressisti, persone del circolo di John Dewey, i quali, come testimoniano i loro stessi scritti dell'epoca, erano molto orgogliosi di poter dimostrare che "i più intelligenti membri della comunità", cioè loro stessi, erano capaci di indurre alla guerra una popolazione riluttante, terrorizzandola e suscitando un fanatismo oltranzista. Il dispiegamento di mezzi fu ingente; per esempio, furono divulgate terribili storie sulle atrocità commesse dai tedeschi, cronache di bambini belgi con le braccia strappate e altri orrori di ogni sorta, che si trovano ancora nei libri di storia. Molte di quelle invenzioni erano frutto del ministero della Propaganda britannico, il cui impegno a quel tempo era finalizzato, come venne precisato nelle deliberazioni segrete, a "indirizzare il pensiero della maggioranza del mondo". Ma soprattutto miravano a controllare il pensiero dei membri più intelligenti della comunità statunitense, che avrebbero poi diffuso la propaganda da loro escogitata e convertito un paese pacifista all'isteria di guerra. Funzionò. Funzionò tutto perfettamente, e fu una lezione: la propaganda di stato, quando è appoggiata dalle classi colte e non lascia spazio al dissenso, può avere un effetto dirompente. Una lezione che Hitler e molti altri appresero a fondo e di cui si tiene conto ancora oggi.

- Noam Chomsky - 
capitolo 3 del libro intitolato "Atti di aggressione e di controllo", Ed. Marco Tropea


“È facile dire che quello che occorre è la Democrazia, ma è meno facile affrontare il fatto indiscutibile che la Democrazia è limitata allorché le risorse e i mezzi di comunicazione sono concentrati in poche mani.”  

- Noam Chomsky  -



Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 20 giugno 2016

"Il conformista" ... e pensieri sparsi sulle elezioni - Giorgio Gaber

...] esistono governi buoni o governi cattivi? 
No, esistono soltanto governi cattivi e governi pessimi, è possibile che una notte un lampo di luce e di colore ci faccia a pezzi mentre scopiamo o ci abbuffiamo o leggiamo i fumetti o incolliamo punti regalo in un libro? 
La morte istantanea non è una novità, e nemmeno la morte istantanea di massa è una novità. 
Io sono un uomo nuovo
talmente nuovo che è da tempo
che non sono neanche più fascista
sono sensibile e altruista orientalista
ed in passato sono stato un po' sessantottista.

Da un po’ di tempo ambientalista
qualche anno fa nell'euforia mi son sentito
come un po' tutti socialista.

Io sono un uomo nuovo
per carità lo dico in senso letterale
sono progressista
al tempo stesso liberista antirazzista
e sono molto buono sono animalista.

Non sono più assistenzialista
ultimamente sono un po' controcorrente
son federalista.

Il conformista
è uno che di solito sta sempre dalla parte giusta
il conformista
ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa
è un concentrato di opinioni
che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani.

E quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire
forse da buon opportunista
si adegua senza farci caso
e vive nel suo paradiso.

Il conformista
è un uomo a tutto tondo che si muove
senza consistenza il conformista
s'allena a scivolare dentro il mare della maggioranza
è un animale assai comune
che vive di parole da conversazione.

Di notte sogna e vengon fuori i sogni di altri sognatori
il giorno esplode la sua festa
che è stare in pace con il mondo
e farsi largo galleggiando il conformista
il conformista.

Io sono un uomo nuovo
e con le donne c'ho un rapporto straordinario
sono femminista
son disponibile e ottimista europeista.

Non alzo mai la voce sono pacifista
ero marxista-leninista
e dopo un po' non so perché mi son trovato
cattocomunista.

Il conformista
non ha capito bene che rimbalza meglio di un pallone il conformista
aerostato evoluto che è gonfiato dall'informazione
è il risultato di una specie
che vola sempre a bassa quota in superficie.

Poi sfiora il mondo con un dito e si sente realizzato
vive e questo già gli basta
e devo dire che oramai
somiglia molto a tutti noi il conformista
il conformista.

Io sono un uomo nuovo
talmente nuovo che si vede a prima vista
sono il nuovo conformista.


- Giorgio Gaber -


Abbiamo perso l' arte di dire "no". 
No alla brutalità della politica, no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no all'invasione della burocrazia nella nostra vita quotidiana. No all'idea che si possano accettare come normali le guerre, la fame, la schiavitù infantile. 
C' è un bisogno enorme di tornare a pronunciare quella parola.
E invece ne siamo incapaci. Mi creda, sono sgomento di fronte all'acquiescenza di tante persone per bene, trasformate in campioni di fatalismo. 
Che dichiarano apertamente il loro scetticismo in ordine all'inutilità della protesta, quasi che protestare fosse diventato imbarazzante.

- George Steiner  -
da: "L'importanza di dire No"



In democrazia, un partito dedica sempre il grosso delle proprie energie a cercare di dimostrare che l’altro partito è inadatto a governare; e in genere tutti e due ci riescono, e hanno ragione.

- Henry Louis Mencken - 


Ma noi abbiamo perfezionato il prodotto! Abbiamo avuto secoli di scienza e cultura e scoperte su cui lavorare; le biblioteche sono grandi e grosse e brulicanti e sovraffollate di libri; quadri importanti sono in vendita per centinaia di migliaia di dollari; la medicina ha prodotto i trapianti cardiaci; è impossibile distinguere tra un uomo pazzo e un uomo normale che passano per strada, e improvvisamente ci ritroviamo con la nostra vita, ancora una volta, nelle mani di idioti. 
Forse le bombe atomiche non verranno mai sganciate; forse le bombe atomiche potrebbero venire sganciate. Ambarabà ci ci co cò...
Adesso col tuo permesso, caro lettore, vorrei ricominciare ad occuparmi di puttane e di cavalli e di sbornie, finché c'è tempo. 
Se queste cose sono apportatrici di morte, beh, allora, mi sembra che sia molto meno offensivo essere responsabili della propria morte piuttosto che di quell'altro genere di morte che vi viene offerta imbellettata con frasi di Libertà e Democrazia e Umanità e/o un po' o tutta quella Merda.
Prima corsa ore 12,30. Primo drink: ora. E le puttane esisteranno sempre. Clara, Penny, Lisa e Jo ...
Ambarabà ci ci co cò ...

- Charles Bukowski - 
da: "Compagno di sbronze", Universale Economica Feltrinelli


Buona giornata a tutti. :-)