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domenica 5 agosto 2018

La paura del silenzio - cardinale Carlo Maria Martini

Non c’è attività duratura e intelligente di costruzione della città senza una radice contemplativa, che è la capacità di silenzio, di deserto interiore, di pausa, in cui si riceve la Parola di Dio, la si ascolta e quindi si costruisce anche dal punto di vista intellettuale una certa visione del mondo. 
Cosicché il fare non sia determinato solo dalle urgenze, dalle necessità, ma sia ritmato da questo progetto che nasce da un ascolto della Parola e da un atteggiamento di deserto, di silenzio contemplativo. 
Quanto maggiori sono le responsabilità di una persona, tanto più si devono trovare ogni giorno più lunghe ore di silenzio contemplativo. 
Bisogna cercarlo, e lottare per averlo, per non farsi travolgere dalle cose, dalla valanga di parole dette a vanvera, di giudizi affrettati. 
Il silenzio è sempre difficile.
Il silenzio bianco ancor di più: il silenzio nero è pura assenza di suoni, quello bianco è sintesi di tutti i colori. Ed è questo che bisogna imparare a esercitare. Superare, guardare in faccia la paura del silenzio, nella quale emergono alcuni mostri interiori, per imparare che si possono esorcizzare e si può dare loro un senso.

- cardinale Carlo Maria Martini -





«È necessario per tutti noi coltivare il silenzio e circondarlo di una diga interiore. 
Nella mia preghiera e nella mia vita interiore, ho sempre sperimentato il bisogno di un silenzio più profondo, più completo. 
Si tratta di quella sobrietà che conduce a non pensare neppure a me stesso, ma a volgere il mio sguardo, il mio essere e la mia anima verso Dio. 
Il silenzio sacro permette all’uomo di mettersi gioiosamente a disposizione di Dio ed è la sola reazione veramente umana e cristiana di fronte all’irruzione di Dio nella nostra vita. 
Occorre far vivere il profondo legame tra silenzio sacro e mistero, perché senza il mistero noi siamo ridotti alla banalità di cose terrestri. 
Il silenzio è un velo che protegge il mistero. 
Nelle liturgie della Chiesa, il silenzio non può essere una pausa tra due riti; il silenzio è la stoffa nella quale dovrebbero essere tessute tutte le nostre liturgie. 
Nulla in esse può rompere l’atmosfera silenziosa che è il suo clima naturale».

- Cardinale Robert Sarah -



...le creature debbono tacere se deve subentrare il silenzio in cui Dio può parlare. 
Questo è vero sempre anche nel nostro tempo: a volte si ha una sorta di timore del silenzio, del raccoglimento, del pensare alle proprie azioni, al senso profondo della propria vita, spesso si preferisce vivere solo l’attimo fuggente, illudendosi che porti felicità duratura; si preferisce vivere, perché sembra più facile, con superficialità, senza pensare; si ha paura di cercare la Verità o forse si ha paura che la Verità ci trovi, ci afferri e cambi la vita, come è avvenuto per sant’Agostino...

- papa Benedetto XVI - 
dalla Udienza Generale del 25 agosto 2010



Buona giornata a tutti. :-)






mercoledì 18 luglio 2018

Meditazione e Preghiera - Padre Anthony Bloom

MEDITARE CON DISCIPLINA

Abbiamo tante occasioni per dedicarci ad abbondanti riflessioni; in un sacco di situazioni nella vita di tutti i giorni ci troviamo senza nulla da fare, eccetto aspettare; se siamo disciplinati - e questo fa parte della nostra educazione spirituale saremo capaci di ritrovare rapidamente la concentrazione per fissare l'attenzione repentinamente sull' oggetto dei nostri pensieri, del nostro meditare. 

Dobbiamo imparare a farlo obbligando i nostri pensieri ad aderire a un punto focale ben preciso, lasciando cadere ogni altra cosa. 
Agli inizi, pensieri indesiderati irromperanno nella mente, ma se li allontaniamo con costanza, ogni volta che si presentano, alla fine ci lasceranno in pace. E solo quando grazie all' allenamento, all' esercizio, all' abitudine, si è divenuti capaci di concentrarsi profondamente e prontamente, che si può continuare per tutta la vita a vivere in uno stato di raccoglimento, noncuranti di quel che si sta facendo.

-Padre Anthony Bloom -
1914 – 2003 

Da “La preghiera giorno dopo giorno”, Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera 





METODO DI MEDITAZIONE 

Spesso consideriamo al più, un paio di punti per poi passare al successivo. E' un atteggiamento errato: abbiamo visto infatti che ci vuole un lungo tempo per ottenere il raccoglimento, per divenire come quelle persone che i padri chiamano "vigilanti", uomini capaci di prestare attenzione a un'idea così bene e talmente a lungo che nulla di essa viene perso per strada.
Tutti gli spirituali del passato e del tempo presente ci diranno: prendi un testo, ritorna su di esso ora dopo ora, giorno dopo giorno, fino a esaurire tutte le sue risorse per l'intelletto e la tua affettività; grazie alla lettura attenta e al costante ritornare su quel testo, sei pervenuto a un nuovo atteggiamento. Spesso la meditazione non consiste in null' altro che nell' esaminare il testo, girando e rigirando le parole che Dio ci rivolge in modo da diventare del tutto familiari con esse, talmente imbevuti della loro essenza da essere ormai una cosa sola con quelle parole. In questo cammino, anche se non riteniamo di aver scoperto nessuna particolare ricchezza intellettuale, in realtà siamo cambiati.

-Padre Anthony Bloom -
1914 – 2003

Da “La preghiera giorno dopo giorno”, Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera 



IL CONTRASTO FRA PREGHIERA E MEDITAZIONE

Meditare è un' attività del pensiero, mentre la preghiera è rifiuto di qualsiasi pensiero. Secondo quanto insegnano i padri dell' oriente, perfino i pensieri più spirituali e le considerazioni teologiche più profonde e sublimi, se compiute nel corso dell' orazione, devono essere ritenute alla stregua di una tentazione, e perciò soppresse; perché, come dicono i padri, è da stupidi pensare a Dio e dimenticare che ci troviamo in sua presenza. 

Tutte le guide spirituali dell' ortodossia ci ammoniscono di non sostituire all'incontro con Dio una riflessione su di lui. La preghiera è essenzialmente stare davanti a Dio, faccia a faccia, consapevoli di dover lottare per rimanere raccolti, assolutamente nel silenzio e attenti alla sua presenza, vale a dire serbare una mente, un cuore e una volontà indivisi al cospetto del Signore. E non è affatto facile.

Per quanto possiamo aver imparato dall' educazione ricevuta, una scorciatoia si può sempre aprire in qualsiasi momento: l'unificazione può essere raggiunta da quella persona per la quale l'amore di Dio è tutto, che ha rotto ogni legame, che si è offerta completamente a Dio; allora non c'è più lotta personale, ma solo l'opera luminosa della grazia di Dio.


-Padre Anthony Bloom -
1914 – 2003
Da “La preghiera giorno dopo giorno”, Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera 



LO SCOPO DELLA MEDITAZIONE

Fine della meditazione non è praticare una riflessione di tipo accademico; essa non intende essere un' attività puramente intellettuale, né un mero abbozzo di pensiero privo di conseguenze. Essa vuole essere un pensare sotto la guida di Dio e "verso Dio", e per questo dovrebbe portarci a trarre conclusioni sul nostro modo di vivere.

E importante rendersi conto fin da principio che una meditazione si rivela utile quando ci pone in condizione di vivere in modo più preciso e concreto le esigenze dell'evangelo. Qualunque cosa raccogliamo, sia un versetto, o un comando, un evento della vita di Cristo, dobbiamo anzitutto pesarne il contenuto oggettivo. E' estremamente importante, perché il fine per cui si medita non è la costruzione di strutture fantastiche, quanto la comprensione di una verità. 

La verità sta lì, è la verità di Dio, e la meditazione si propone di costruire un ponte fra la nostra mancanza di comprensione e la verità rivelata. 
E' un modo per educare la nostra intelligenza, per imparare gradualmente ad assumere "il pensiero di Cristo", come dice Paolo (1Cor 2,16).

-Padre Anthony Bloom -
1914 – 2003
Da “La preghiera giorno dopo giorno”, Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera 


Buona giornata a tutti. :-)





lunedì 11 giugno 2018

L'acqua che scava la roccia - Paulo Coelho

Il monastero sulla sponda del fiume Piedra è circondato da una splendida vegetazione, è una vera oasi all'interno dei campi sterili di quella parte della Spagna. 
Là, il piccolo fiume diventa una magnifica corrente, e si divide in dozzine di cascate. 
L'errante sta camminando nei dintorni, ascoltando la musica dell'acqua. 
Improvvisamente, una grotta - dietro una cascata - cattura la sua attenzione. Studia le rocce, consumate dal tempo, e guarda attentamente le amabili forme create pazientemente dalla natura. 
E trova un verso di Rabindranath Tagore scritto su una placca: 

"Non è stato un martello a rendere le rocce così perfette, ma l'acqua, con la sua dolcezza, la sua danza e il suo suono". 

Dove la forza può solo distruggere, la gentilezza può scolpire.

- Paulo Coelho -

da: I racconti del maktub



 "Signore, insegnami a non parlare
come un bronzo risonante
o un cembalo squillante,
ma con amore.
Rendimi capace di comprendere
e dammi la fede che muove le montagne,
ma con l'amore.
Insegnami quell'amore che è sempre paziente
e sempre gentile;
mai geloso, presuntuoso, egoista o permaloso;
l'amore che prova gioia nella verità,
sempre pronto a perdonare,
a credere, a sperare e a sopportare.
Infine, quando tutte le cose finite
si dissolveranno e tutto sarà chiaro,
che io possa essere stato il debole ma costante
riflesso del tuo amore perfetto."

- santa Madre Teresa di Calcutta -



Buona giornata a tutti. :-)

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domenica 3 giugno 2018

Come ascoltarti? - Luce Irigaray

Cominciamo di qui: come ascoltarti? 
Non si tratta di ascoltare un messaggio in funzione di un contenuto già codificato dalla società e dalla lingua. 
Certo, ciò è sempre utile. Se mi indichi l’ora del tuo arrivo o della tua chiamata, è utile che io capisca per essere presente a questo appuntamento. 
Se mi indichi l’ora del tuo arrivo o della tua chiamata, è utile che io capisca per essere presente a questo appuntamento. 
Se mi dici il luogo del nostro incontro, è necessario che io ti senta per recarmici ... Ma questa comunicazione è insufficiente per tessere alleanze e storie tra due soggetti. E neppure vi riuscirà l’espressione dell’affetto soggettivo. 
Infatti posso consolare il tuo dolore, ma esso non è necessariamente il frutto della tua intenzione, e non necessariamente mi aiuta nel mio divenire ... Dunque ti ascolto non è aspettare o sentire da te un’informazione o l’espressione semplice di un sentimento ... 
Ti ascolto è ascoltare la tua parola come unica, irriducibile, in particolare irriducibile alla mia parola, come nuova, ancora sconosciuta. 
È sentirla come la manifestazione di un’intenzione, di un divenire umano, spirituale ... ti ascolto come un altro trascendente a me che richiede il passaggio a una nuova dimensione. 
Ti ascolto: percepisco ciò che dici, vi sono attenta(o), cerco di sentirvi la tua intenzione. 
Questo non significa “ti capisco, ti conosco, quindi non ho bisogno di ascoltarti e posso persino prescriverti un divenire”. 
No, ti ascolto come colui e ciò che non conosco ancora, a partire da una libertà e una disponibilità che riservo per questo avvenimento. 
Ti ascolto; favorisco l’emergere di un non-avvenuto, di un divenire, di una crescita, talvolta di una nascita. “Ti ascolto” lascia spazio per il non-ancora-codificato, per il silenzio, preserva un luogo di esistenza, di iniziativa, di libera intenzionalità, di sostegno al tuo divenire.
Ti ascolto non a partire da ciò che so, che sento, che sono già, e neppure in funzione di ciò che sono già il mondo e la lingua, dunque in modo, in un certo senso, formale. 
Ti ascolto piuttosto come la rivelazione di una verità non ancora manifestata, la tua, e quella del mondo rivelato attraverso di te e da te. 
Ti do del silenzio, in cui il futuro di te – e forse di me, ma con te e non come te e senza di te – può emergere e fondarsi ... questo silenzio è spazio-tempo che ti è offerto senza riti né verità stabilite, a priori. 
È costituzione di un’apertura a te, all’altro che non è e non sarà mio. 
Questo silenzio è possibile grazie al fatto che né io né tu sono un tutto, che siamo entrambi limitati, segnati dal negativo, differenti senza gerarchia. Questo silenzio è il primo gesto dell’amo a te ... 
Questo silenzio è condizione di un possibile rispetto di me e dell’altro nei loro limiti. Esso suppone inoltre che il mondo già esistente, anche nella sua forma filosofica o religiosa, non sia considerato compiuto, già manifestato o già rivelato. 
Perché io possa tacere e ascoltare, ascoltarti, senza presupposti, senza imperativi segretamente all’opera – rivolti a te o a me – è necessario che il mondo non sia già concluso, che sia ancora aperto, che il futuro non sia determinato dal passato. 
Tutte queste condizioni sono indispensabili perché io ascolti realmente ... Ascoltarti richiede dunque che io mi renda disponibile, che sia ancora e sempre capace di silenzio. questo gesto, fino a un certo punto, mi libera. 
Ma soprattutto dà a te un luogo silenzioso in cui manifestarti, ti mette a disposizione uno spazio-tempo ancora vergine per il tuo apparire e le sue espressioni. 
Ti offre la possibilità di esistere, di esprimere la tua intenzione, la tua intenzionalità, senza gridare e persino senza chiedere, senza sovrastare, senza annullare, senza uccidere.

- Luce Irigaray -
da: "Amo a te: verso una felicità nella storia", Bollati Boringhieri, Torino 1993, pp; 118-122)



Buona giornata a tutti. :-)








venerdì 11 maggio 2018

Incontro nella verità - padre Anthony Bloom

Un incontro è vero solo quando sono vere le persone che si incontrano. 
Da questo punto di vista, finiamo costantemente col contraffare l'incontro. Non solo in noi, ma nell'immagine stessa che abbiamo di Dio, ci è assai difficile essere autentici. 
Per tutto il giorno assumiamo una dopo l'altra una serie di "personalità sociali", a volte irriconoscibili per chi ci sta innanzi o perfino ai nostri stessi occhi.
Quando viene l'ora della preghiera e desideriamo presentarci a Dio, ci sentiamo spesso smarriti, perché non sappiamo quale di queste personalità sociali sia la verità della nostra persona; non siamo più capaci di distinguere la nostra autentica identità. 
Le diverse persone che presentiamo a Dio, una dopo l'altra, non sono noi stessi. C'è del nostro in ciascuna di esse, ma la persona nella sua globalità rimane assente.
Ecco perché la preghiera, che pure sarebbe in grado di salire con forza dal cuore di una persona autentica, non trova la sua strada in mezzo al nugolo di marionette che offriamo a Dio. 
Ognuna di queste dice una parola che è vera nella sua parzialità, ma non esprime le altre personalità parziali che abbiamo assunto durante il giorno. 
Ritrovare la nostra unità, l'identità fondamentale, diventa oltremodo importante. 
Se ciò non accade, non possiamo incontrare il Signore nella verità.

- Anthony Bloom - 
1914 – 2003 
Da “La preghiera giorno dopo giorno” , Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera 


Mi inchino nella notte
Invisibile, buia nel buio
non prego e sono preghiera.


- Chandra Livia Candiani -




Per qualunque cosa uno preghi, prega sempre per un miracolo. Ogni preghiera si riduce a questa: “Buon Dio, concedimi che due più due non faccia quattro.

- Ivan Turgenev -



Buona giornata a tutti. :-)








venerdì 27 aprile 2018

Cerchiamo di ritagliarci degli spazi di silenzio nell'arco della giornata - papa Benedetto XVI

Il progresso tecnico, segnatamente nel campo dei trasporti e delle comunicazioni, ha reso la vita dell’uomo più confortevole, ma anche più concitata, a volte convulsa. 
Le città sono quasi sempre rumorose: raramente in esse c’è silenzio, perché un rumore di fondo rimane sempre, in alcune zone anche di notte. 
Negli ultimi decenni, poi, lo sviluppo dei media ha diffuso e amplificato un fenomeno che già si profilava negli anni Sessanta: la virtualità che rischia di dominare sulla realtà. 
Sempre più, anche senza accorgersene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera. 
I più giovani, che sono nati già in questa condizione, sembrano voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di sentire, appunto, questo vuoto. 
Si tratta di una tendenza che è sempre esistita, specialmente tra i giovani e nei contesti urbani più sviluppati, ma oggi essa ha raggiunto un livello tale da far parlare di mutazione antropologica. 
Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine. […] ritirandosi nel silenzio e nella solitudine, l’uomo, per così dire, si “espone” al reale nella sua nudità, si espone a quell’apparente “vuoto” cui accennavo prima, per sperimentare invece la Pienezza, la presenza di Dio, della Realtà più reale che ci sia, e che sta oltre la dimensione sensibile. 
È una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Dio, Creator omnium, attraversa ogni cosa, ma è oltre, e proprio per questo è il fondamento di tutto.

- papa Benedetto XVI -
Omelia, Chiesa della Certosa di Serra San Bruno, 9 ottobre 2011


Bisogna imparare
a stare soli,
solo così si può
imparare a stare
con gli altri,
altrimenti ci stai perché
ne hai bisogno.
Bisogna fare a scuola
un’ora di insegnamento
alla solitudine,
imparare a bastarsi.




Il silenzio è mitezza 
quando non rispondi alle offese 
quando non reclami i tuoi diritti
quando lasci la tua difesa a Dio.

  Il silenzio è Misericordia
quando non infierisci sulle colpe dei fratelli
quando dimentichi senza frugare nel passato
quando il tuo cuore non condanna, ma perdona.

Il silenzio è pazienza 
quando soffri senza lamentarti 
quando non cerchi di esser consolato, ma consoli
quando attendi che il seme germogli lentamente.

  Il silenzio è umiltà
quando accogli nel segreto il dono di Dio
quando non opponi la resistenza all’arroganza
quando lasci ad altri la gloria e il merito.

  Il silenzio è fede
quando ti fermi a contemplare il Suo volto
quando ascolti la sua presenza nella bufera
quando taci, perchè egli parla al tuo cuore.

Il silenzio è adorazione 
quando non chiedi il “perchè” nella prova
quando t’immergi nella sua Volontà
quando dici: “Tutto è compiuto”.


- Padre Frederick William Faber -


Buona giornata a tutti. :-)

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martedì 3 aprile 2018

Il silenzio - don Bruno Ferrero

Un uomo si recò da un monaco di clausura. Gli chiese: «Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio?».

Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo e disse al suo visitatore: «Guarda giù nel pozzo! Che cosa vedi?».

L’uomo guardò nel pozzo. «Non vedo niente».
Dopo un po’ di tempo, in cui rimase perfettamente immobile, il monaco disse al visitatore: «Guarda ora! Che cosa vedi nel pozzo?».
L’uomo ubbidì e rispose: «Ora vedo me stesso: mi specchio nell’acqua».
Il monaco disse: «Vedi, quando io immergo il secchio, l’acqua è agitata. Ora invece l’acqua è tranquilla. È questa l’esperienza del silenzio: l’uomo vede se stesso!».

Scegliti un angolo tranquillo e lasciati cullare dal silenzio.

- don Bruno Ferrero - 
da: "Il canto del grillo. Piccole storie per l'anima.



Molte volte, nella nostra preghiera, chiediamo a Dio di essere liberati dal male fisico e spirituale, e lo facciamo con grande fiducia. 
Tuttavia spesso abbiamo l’impressione di non essere ascoltati e allora rischiamo di scoraggiarci e di non perseverare. 
In realtà non c’è grido umano che non sia ascoltato da Dio e proprio nella preghiera costante e fedele comprendiamo con san Paolo che «le sofferenze del tempo presente non ostacolano la gloria futura che sarà rivelata in noi» (Rm 8,18). 

- papa Benedetto XVI - 
Udienza Generale del 16 maggio 2012


Il silenzio - San Giovanni della Croce

Il silenzio è mitezza:
Quando non rispondi alle offese
Quando non reclami i tuoi diritti
Quando lasci a Dio la difesa del tuo onore

Il silenzio è misericordia:
Quando non riveli le colpe dei fratelli
Quando perdoni senza indagare nel passato
Quando non condanni ma intercedi nell'intimo

Il silenzio è pazienza:
Quando soffri senza lamentarti
Quando non cerchi consolazione dagli uomini,
ma attendi che il seme germogli lentamente


Il silenzio è umiltà:
Quando taci per lasciare emergere i fratelli
Quando celi nel riserbo i doni di Dio
Quando lasci che il tuo agire sia interpretato male
Quando lasci ad altri la gloria dell'impresa
  
Il silenzio è fede:

Quando taci perché è Lui che agisce
Quando rinunci alle voce del mondo per stare alla Sua presenza
Quando non cerchi comprensione perché ti basta essere conosciuto da Lui.

Il silenzio è saggezza:
Quando ricorderai 
che dovremo rendere conto di ogni parola inutile,
Quando ricorderai 
che il diavolo è sempre in attesa 
di una tua parola imprudente 
per nuocerti e uccidere.

Infine, il silenzio è adorazione:

Quando abbracci la Croce, 
senza chiedere il perché, 
nell’intima certezza 
che questa è l’unica via giusta.


- San Giovanni della Croce -


Buona giornata a tutti. :-)