Quando, davanti alla porta, arrivava un
cristiano a cavallo, si sapeva che da qualche parte era successo qualche cosa
di grave... prima che l'uomo bussasse alla porta mio padre era già pronto a
partire con lui.
Preparava svelto la borsa nella quale si trovava sempre
l'Euchologio o libro di preghiere, la croce di legno, grande come il libro, le
Sante Specie e il cucchiaino per la comunione, il labìs, o pinzette "per i
divini carboni ardenti". Questo cucchiaino era d'argento, sempre molto
pulito e luccicante, ma talmente usato che da una parte ne mancava.
Esso è sempre
servito solo per la comunione; lo si posa sulle labbra del fedele, con il pane
bagnato nel vino, che sono il Corpo e il Sangue di Cristo... ero estremamente
emozionato al pensiero che con esso anch'io avrei distribuito il Corpo e il
Sangue di Dio.
Il libro delle preghiere, la custodia delle Sante Specie e il
cucchiaino erano avvolti nell'epitrakèlion e riposti nella borsa.
L'epitrakèlion o stola, è l'ornamento primo che testimonia della dignità, del
potere e della grazia sacerdotale.
Letteralmente, epitrakèlion significa
"sul collo" o "attorno al collo". Consiste in una lunga
striscia di stoffa di lino o di seta, larga sei centimetri, che il sacerdote
porta attorno al collo e le cui estremità ricadono in avanti, fin sotto il
ginocchio. Queste due strisce che ricadono in avanti sono tenute insieme da dei
bottoni, delle fibie o da una cucitura. In generale, esse sono ricamate con
sette croci e con immagini di santi, e terminano con delle frange.
L'epitrakèlion o stola simboleggia anzitutto il giogo di Cristo, che ogni
sacerdote deve portare sulla terra. A causa di ciò, per ogni ufficio
sacerdotale, anche per il più breve, il sacerdote deve portare attorno al collo
"il giogo", l'epitrakèlion.
Le frange simbolizzano le anime dei
fedeli.
L'epitrakèlion rappresenta il giogo di Cristo, ma rappresenta anche la
grazia di Dio, effusa sul sacerdote, e il potere dello Spirito Santo, il potere
sacerdotale.
Per richiamare questa grazia e questo potere discesi dall'alto e
riversati su di lui, il sacerdote, mettendo la stola attorno al collo prima
dell'ufficio, recita ogni volta questa preghiera: "Benedetto sia Dio, che
versa la sua grazia sui suoi sacerdoti, come il profumo effuso sulla testa di
Aronne discese sulla sua barba e sulla frangia del suo vestito"....
Il
prete non può mai celebrare senza avere attorno al collo il giogo del
sacerdozio. Se un prete si trova rinchiuso in una prigione o in un campo di concentramento, e se è spogliato di
tutto, prima di celebrare deve trovare una stola, un giogo, un epitrakèlion.
Deve strappare la sua tonaca o la sua camicia, farne una striscia che benedirà
e metterà attorno al collo, a modo di epitrakèlion.
E se il sacerdote non può
trovare una striscia, allora deve utilizzare, come stola una corda. Qualsiasi
corda. E servirà validamente da stola, da epitrakèlion, da ornamento
sacerdotale (cf Simeone di Tessalonica).
Nel corso dei secoli passati, i miei
antenati, i sacerdoti di Petrodava, hanno dovuto passare una buona parte della
loro vita, con i loro parrocchiani, rifugiati sulle rocce, nelle foreste e
negli anfratti selvaggi dei loro Carpazi, a causa degli invasori dall'est.
Lassù, vicini al cielo, i sacerdoti, come ornamento sacerdotale per i
battesimi, per i funerali, per la comunione, non potevano fare altra cosa che
prendere la corda che attaccava i loro cavalli e mettersela attorno al collo.
Era il loro unico ornamento sacerdotale.
Guardando dall'alto del cielo, gli
angeli, che sono i cerimonieri della Chiesa, non sono mai rimasti scandalizzati
e non hanno mai sorriso; semplicemente, hanno asciugato una lacrima alla vista
di quei poveri preti proletari, con i piedi nudi nella montagna moldava, e che
utilizzavano la corda dei loro animali come ornamento sacerdotale.
Dopo la
seconda guerra mondiale, migliaia e migliaia di preti, della mia famiglia e del
mio popolo, sono stati impiccati agli alberi dei loro villaggi. Non avevano
bisogno di cercare una corda per servirsene da epitrakèlion per dire la loro
preghiera prima di morire.
I carnefici mettevano loro la stola attorno al collo:
la corda e l'ornamento sacerdotale nelle stesso tempo..
Soprattutto l'ornamento
sacerdotale.
Perché la morte, per un sacerdote, è una promozione: lascia la
chiesa terrena, che è una copia, per andare nella cattedrale celeste, dove
celebrerà la sublime e divina Liturgia, a fianco del nostro unico vescovo, il
Signore Gesù Cristo.
- Constantin Virgil Georghiu, prete ortodosso
da: "Dalla venticinquesima ora all'eternità", ed. San Paolo, 2007
Anthonius Brouwer, Gli ultimi momenti dei martiri di Gorkum,
1879 circa, Biblioteca Nazionale dei Paesi Bassi
Le Messe più belle Cardinale F.X. Nguyen Van Thuan
Quando sono stato arrestato, ho dovuto andarmene
subito, a mani vuote. L'indomani, mi è stato permesso di scrivere ai miei per
chiedere le cose più necessarie: vestiti, dentifricio...
Ho scritto: "Per
favore, mandatemi un po' di vino, come medicina contro il mal di stomaco".
I fedeli subito hanno capito. Mi hanno mandato una piccola bottiglia di vino
per la Messa, con l'etichetta "medicina contro il mal di stomaco", e
delle ostie nascoste in una fiaccola contro l'umidità. [...]
Non potrò mai
esprimere la mia grande gioia: ogni giorno, con tre gocce di vino e una goccia
d'acqua nel palmo della mano, ho celebrato la Messa.
Era questo il mio altare
ed era questa la mia cattedrale! [...]
Ogni volta avevo l'opportunità di
stendere le mani e di inchiodarmi sulla croce con Gesù, di bere con lui il
calice più amaro. [...]
Erano le più belle Messe della mia vita.
- F.X.
Nguyen van Thuan -
vietnamita, quando era Arcivescovo, trascorse tredici anni
del suo episcopato in prigione,
di cui nove in isolamento. Questo è quello che disse a proposito della
celebrazione eucaristica.
Buona giornata a tutti. :-)