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domenica 15 dicembre 2019

La pecora nera


C'era una volta una pecora diversa da tutte le altre.
Le pecore, si sa, sono bianche; lei invece era nera, nera come la pece. 

Quando passava per i campi tutti la deridevano, perché in un gregge tutto bianco spiccava come una macchia di inchiostro su un lenzuolo bianco, alcune dicevano : «Guarda una pecora nera! Che animale originale; chi crede mai di essere? »
Altre compagne pecore le gridavano dietro: «Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere tutte uguali, tutte avvolte di bianca lana?» 
La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano come pietre e non riusciva a digerirle.
E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: almeno là avrebbe potuto brucare in pace e riposarsi all'ombra dei pini. 
Ma nemmeno in montagna trovò pace. ... 
«Che vivere è questo? Sempre da sola!» 
Una sera, vide lontano una grotta illuminata da una debole luce e disse : «Dormirò là dentro » e si mise a correre. 
Correva come se qualcuno la attirasse. Una voce appena fu entrata le domandò : «Chi sei?» rispose la pecora nera : «Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dei gregge».
La voce continuò : «La stessa cosa è capitata a noi ! Anche per noi non c'era posto con gli altri nell'albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!». 
La pecora nera era piena di gioia.
Prima di tutte le altre poteva vedere il piccolo Gesù e disse : «Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!». Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. 


La pecora si avvicinò stretta stretta al bambino e lo accarezzò con la sua lana.
Gesù si svegliò e le bisbigliò nell'orecchio: «Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!». La pecora si mise a belare di felicità.




Il Natale dovrebbe essere legna che arde nel caminetto, profumo di pino e di vino, buone chiacchiere, bei ricordi e amicizie rinnovate. 
Ma...se questo manca basterà l'amore.


- Jesse O'Neill -


"Maria donna del pane. Per questo, nella notte del rifiuto, ha usato la mangiatoia come il canestro di una mensa. Quasi per anticipare con quel gesto profetico l'invito che Gesù, nella notte del tradimento, avrebbe rivolto al mondo intero: prendete e mangiatene tutti". 

- don Tonino Bello - 



Dio, formatore della luce

Benedetto sei tu,
Signore nostro Dio, re del mondo,
che formi la luce e crei la notte,
che fai la pace e crei ogni cosa,
tutti ti lodano e tutti ti celebrano…

Tu che illumini la terra
E i suoi abitanti con misericordia,
e che nella tua bontà rinnovi sempre
ogni giorno l'opera della tua creazione…
Dio eterno, nella tua grande misericordia
Abbi compassione di noi,
Signore della nostra forza, 
roccia del nostro rifugio,
scudo della nostra salvezza,
nostra sola difesa.
Benedetto sei tu Signore, 
che crei la luce.

(Dalla Liturgia ebraica)





Buona giornata a tutti :-)

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sabato 14 dicembre 2019

Il lupo di Betlemme - don Bruno Ferrero

C'era una volta un lupo.
Viveva nei dintorni di Betlemme.
I pastori lo temevano tantissimo e vegliavano l'intera notte per salvare le loro greggi. C'era sempre qualcuno di sentinella, così il lupo era sempre più affamato, scaltro e arrabbiato.
Una strana notte, piena di suoni e luci, mise in subbuglio i campi dei pastori. L'eco di un meraviglioso canto di angeli era appena svanito nell'aria.
Era nato un bambino, un piccino, un batuffolo rosa, roba da niente. Il lupo si meravigliò che quei rozzi pastori fossero corsi tutti a vedere un bambino.
"Quante smancerie per un cucciolo d'uomo" pensò il lupo. Ma incuriosito e soprattutto affamato com'era, li seguì nell'ombra a passi felpati.
Quando li vide entrare in una stalla si fermò nell'ombra e attese. I pastori portarono dei doni, salutarono l'uomo e la donna, si inchinarono deferenti verso il bambino e poi se ne andarono.
Gli occhi e le zanne del lupo brillarono nella notte: stava per giungere il suo momento. L'uomo e la donna stanchi per la fatica e le incredibili sorprese della giornata si addormentarono. "Meglio così" pensò il lupo, "comincerò dal bambino".
Furtivo come sempre scivolò nella stalla. Nessuno avvertì la sua presenza.
Solo il bambino.
Spalancò gli occhioni e guardò l'affilato muso che, passo dopo passo, guardingo ma inesorabile si avvicinava sempre più. Gli occhi erano due fessure crudeli. Il bambino però non sembrava spaventato.
"Un vero bocconcino" pensò il lupo. Il suo fiato caldo sfiorò il bambino. Contrasse i muscoli e si preparò ad azzannare la tenera preda.
In quel momento una mano del bambino, come un piccolo fiore delicato, sfiorò il suo muso in una affettuosa carezza. Per la prima volta nella vita qualcuno accarezzò il suo ispido e arruffato pelo, e con una voce, che il lupo non aveva mai udito, il bambino disse: "Ti voglio bene, lupo".
Allora accadde qualcosa di incredibile, nella buia stalla di Betlemme. La pelle del lupo si lacerò e cadde a terra come un vestito vecchio. Sotto, apparve un uomo. Un uomo vero, in carne e ossa. L'uomo cadde in ginocchio e baciò le mani del bambino e silenziosamente lo pregò.
Poi l'uomo che era stato un lupo uscì dalla stalla a testa alta, e andò per il mondo ad annunciare a tutti :"E' nato il bambino divino che può donarvi la vera libertà! Il Messia è arrivato! Egli vi cambierà!". 

- don Bruno Ferrero - 
Fonte “ Il segreto dei pesci rossi” di don Bruno Ferrero, ed. Elledicì


L'uomo non capisce oggi, come non capiva tanti anni fa, quando a Betlemme gli ha chiuso la porta in faccia, mentre le bestie l'hanno ospitato cedendogli stalla e mangiatoia.


- Primo Mazzolari - 



 La luce di Gesù Bambino splende nelle tenebre dell'egoismo dell'uomo.  

- Marcello Lanza -



Buona giornata a tutti. :-)




sabato 7 dicembre 2019

L’albero che tornò a casa - don Bruno Ferrero


Il piccolo abete aveva impiegato tutta l’estate a crescere. Si era proprio messo d’impegno e ora giocava felice con i venti invernali. 
Si sentiva abbastanza robusto per resistere anche ai più forti. Le radici, che si erano ramificate in profondità, conferivano al giovane abete una baldanzosa sicurezza.
Ma una gelida mattina di dicembre, mentre i fiocchi di neve sfarfallavano pigri, l’abete avvertì uno strumento acuminato che gli tagliava e strappava le radici.
Poco dopo due mani d’uomo, rudi e sgarbate, lo estirparono dalla terra e lo caricarono nel baule puzzolente di un’automobile che ripartì subito verso la città. Il viaggio fu terribile per il povero abete, che pianse tutte le sue lacrime di profumata resina.
Dopo mille dolorosi sballottamenti, si ritrovò finalmente alla luce. Lo misero in un grosso vaso, in bella mostra. La terra del vaso era fresca e l’abete ebbe un po’ di sollievo e ricominciò a sperare. Divenne perfino euforico, quando mani di donna e piccole mani di bambini cominciarono a infilare tra i suoi rami fili dorati, luci colorate e lustrini scintillanti.
“Mi credono il re degli alberi”, pensava. “Sono stato veramente fortunato.  Altro che starmene là al freddo e alla neve…”.
Per un po’ di giorni tutto andò bene. L’abete faceva un figurone, nel suo abbigliamento luccicante. Era contento anche del presepio che avevano collocato ai suoi piedi: guardava con commozione Maria e Giuseppe, il Bambino nella mangiatoia e anche l’asino e il bue.
Di sera, quando tutte le piccole luci colorate erano accese, gli abitanti della casa lo guardavano e facevano: “Ooooh, che bello!”.
Poi gli venne sete. Sul principio era sopportabile. “Qualcuno si ricorderà di sicuro di darmi un po’ d’acqua”, pensava l’abete. Ma nessuno si ricordava e la sofferenza dell’abete divenne terribile. I suoi aghi, i suoi bellissimi aghi verde scuro, cominciarono a ingiallire e cadere. Si rese conto che aveva lentamente cominciato a morire.
Una sera, ai suoi piedi vennero ammucchiati molti pacchetti confezionati con carta luccicante e nastri colorati. 
C’era molta eccitazione nell’aria. Il mattino dopo scoppiò il finimondo: bambini e adulti aprivano i pacchetti, gridavano, si abbracciavano. L’abete riuscì appena a pensare: “Tutti qui parlano d’amore, ma fanno morire me…”. Improvvisamente una piccola mano lo sfiorò. La sorpresa dell’abete fu infinita: davanti a lui c’era il Bambino del presepio.
“Piccolo abete”, disse il Bambino Gesù, “vuoi tornare a vivere nel tuo bosco, in mezzo ai tuoi fratelli?”.  “Oh sì, per piacere!”.
“Ora, che hanno avuto i regali, non gliene importa più niente di te… E nemmeno di me”. 
Il Bambino Gesù prese l’abete, che d’incanto ridivenne verde e vigoroso. Poi insieme volarono via dalla finestra.

Tratto da “Le storie del Buon Natale” di Bruno Ferrero


Il presepe

Guardo il presepe scolpito,

dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l'asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v'è pace nel cuore dell'uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

- Salvatore Quasimodo

La conclusione della poesia di Quasimodo è molto amara e l’autore sembra affermare l'inutilità della venuta di Gesù in mezzo a noi.
La nostra amarezza nello sperimentare ogni giorno che la durezza dei nostri cuori rende vano il messaggio di amore e di pace che Cristo ci ha portato.

Il Signore ci doni la grazia di una fede più forte e tenace per comprendere che celebrare il Natale significa proclamare che nonostante tutto l’amore di Dio trionferà.


Buona giornata a tutti :-)


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giovedì 5 dicembre 2019

La storia degli Angeli dell'Avvento


Gli angeli dell'Avvento sono quattro, proprio come le quattro settimane che preparano al Natale. 
Vengono in visita sulla Terra, indossando abiti di un colore diverso, ciascuno dei quali rappresenta una particolare qualità.
L'angelo blu. Durante la prima settimana, un grande angelo discende dal cielo per invitare gli uomini a prepararsi per il Natale. 
E' vestito con un grande mantello blu, intessuto di silenzio e di pace. 
Il blu del suo mantello rappresenta appunto il silenzio e il raccoglimento.
L'angelo rosso. Durante la seconda settimana, un angelo con il mantello rosso scende dal cielo, portando con la mano sinistra un cesto vuoto. 
Il cesto è intessuto di raggi di sole e può contenere soltanto ciò che è leggero e delicato. L'angelo rosso passa su tutte le case e cerca, guarda nel cuore di tutti gli uomini, per vedere se trova un po' di amore… Se lo trova, lo prende e lo mette nel cesto e lo porta in alto, in cielo. E lassù, le anime di tutti quelli che sono sepolti in Terra e tutti gli angeli prendono questo amore e ne fanno luce per le stelle. 
Il rosso del suo mantello rappresenta l'amore.
L'angelo bianco. Nella terza settimana, un angelo bianco e luminoso discende sulla Terra. Tiene nella mano destra un raggio di sole. 
Va verso gli uomini che conservano in cuore l'amore e li tocca con il suo raggio di luce. Essi si sentono felici perché nell'Inverno freddo e buio, sono rischiarati ed illuminati. 
Il sole brilla nei loro occhi, avvolge le loro mani, i loro piedi e tutto il corpo. Anche i più poveri e gli umili sono così trasformati ed assomigliano agli angeli, perché hanno l'amore nel cuore. Soltanto coloro che hanno l'amore nel cuore possono vedere l'angelo bianco… 
Il bianco è il simbolo della luce e brilla nel cuore di chi crede.
L'angelo viola. Nella quarta e ultima settimana di Avvento, appare in cielo un angelo con il mantello viola. L'angelo viola passa su tutta la Terra tenendo con il braccio sinistro una cetra d'oro. 
Manca poco all'arrivo del Signore. 
Il colore viola è formato dall'unione del blu e del rosso, quindi il suo mantello rappresenta l'amore vero, quello profondo, che nasce quando si sta in silenzio e si ascolta la voce del Signore dentro di noi.


La luce di Cristo, che viene ad illuminare ogni essere umano, possa finalmente rifulgere, e sia consolazione per quanti si trovano nelle tenebre della miseria, dell’ingiustizia, della guerra; per coloro che vedono ancora negata la loro legittima aspirazione a una più sicura sussistenza, alla salute, all’istruzione, a un’occupazione stabile, a una partecipazione più piena alle responsabilità civili e politiche, al di fuori di ogni oppressione e al riparo da condizioni che offendono la dignità umana.

- papa Benedetto XVI - 


Steso sulla paglia, simile a una spiga nuova;

posato nell’abbandono fuori dalla città,
sia Egli il pane di tutti quelli
che vagabondano esclusi dalla tavola comune.
La strada che ci separa da quel Bambino
non si misura con i passi
ma con le vibrazioni del cuore.



Buona giornata a tutti:-)


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martedì 3 dicembre 2019

L'allievo e il professore

Un anziano incontra un giovane che gli chiede:
- Si ricorda di me? E il vecchio gli dice di no.
Allora il giovane gli dice che è stato il suo studente. E il professore gli chiede:
- Ah sì? E che lavoro fai adesso?
Il giovane risponde:
Beh, faccio l’insegnante.
- Oh, che bello come me? gli ha detto il vecchio
- Beh, sì. In realtà, sono diventato un insegnante perché mi hai ispirato ad essere come te.
L'anziano, curioso, chiede al giovane di raccontargli come mai. E il giovane gli racconta questa storia:
- Un giorno, un mio amico, anch'egli studente, è arrivato a scuola con un bellissimo orologio, nuovo e io l’ho rubato. Poco dopo, il mio amico ha notato il furto e subito si è lamentato con il nostro insegnante, che era lei. Allora, lei ha detto alla classe:
- L'orologio del vostro compagno è stato rubato durante la lezione di oggi. Chi l'ha rubato, per favore, lo restituisca.
Ma io non l'ho restituito perché non volevo farlo.
Poi lei hai chiuso la porta e ci ha detto a tutti di alzarci in piedi perché avrebbe controllato le nostre tasche una per una. Ma, prima, ci ha detto di chiudere gli occhi. Così abbiamo fatto e lei ha cercato tasca per tasca e, quando è arrivato da me, ha trovato l'orologio e l'ha preso.
Hai continuato a cercare nelle tasche di tutti e, quando ha finito, ha detto:
-Aprite gli occhi. Ho trovato l'orologio. Non mi ha mai detto niente e non ha mai menzionato l'episodio. Non ha mai fatto il nome di chi era stato quello che aveva rubato. Quel giorno, lei ha salvato la mia dignità per sempre. È stato il giorno più vergognoso della mia vita. Non mi hai mai detto nulla e, anche se non mi ha mai sgridato né mi ha mai chiamato per darmi una lezione morale, ho ricevuto il messaggio chiaramente. E grazie a lei ho capito che questo è quello che deve fare un vero educatore. Si ricorda di questo episodio, professore?
E il professore rispose:
-Io ricordo la situazione, l'orologio rubato, di aver cercato nelle tasche di tutti ma non ti ricordavo, perché anche io ho chiuso gli occhi mentre cercavo.
Questo è l'essenza della decenza. Se per correggere hai bisogno di umiliare, allora non sai insegnare.

- Anonimo -


«Se inizi a rendere felici gli altri, la felicità che tu semini presso di loro ti tornerà molto presto indietro, come in un gioco di specchi.»



Buona giornata a tutti. :-)


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lunedì 2 dicembre 2019

Il diavolo dietro la zolla - Dino Semplici

Una volta il diavolo si recò in perlustrazione per vedere come gli uomini pregassero. 
Il suo giro fu breve (poiché gli uomini in preghiera erano ormai rari come le mosche bianche) e soddisfacente (poiché le loro preghiere erano le solite ripetizioni del tutto innocue). 
Se ne stava tornando allegro a casa, quando notò in un campo un contadino che faceva gesti verso ogni dove. 
Incuriosito, si nascose dietro una zolla e stette ad osservare. L'uomo stava litigando violentemente con Dio: lo strapazzava, lo trattava senza riguardo; gliene diceva di tutti i colori.
Il diavolo si fregó le mani. Per caso, in quel momento passò di lì un prete: "Buon uomo, disse al contadino, perché ti comporti così? Non sai che insultare Dio è peccato?"
"Reverendo, rispose l'uomo, se me la prendo con Dio, è perché ci credo; se lo strapazzo, è perché ci sono affezionato: se grido, è perché mi ascolta". 
"Tu vaneggi", disse il prete allontanandosi. 
Ma il diavolo che ne sa più di un prete, fu molto allarmato; aveva scoperto un uomo capace di pregare ancora.

- Dino Semplici -




Ostia spirituale

L'orazione è un sacrificio spirituale, che ha cancellato gli antichi sacrifici. «Che m'importa», dice, dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Chi richiede da voi queste cose? » (cfr. Is 1, 11).
Quello che richiede il Signore, l'insegna il vangelo: «Verrà l'ora», dice, «in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Dio infatti è Spirito» (Gv 4, 23) e perciò tali adoratori egli cerca.
Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide.
Questa vittima, dedicata con tutto il cuore, nutrita dalla fede, custodita dalla verità, integra per innocenza, monda per castità, coronata dalla carità, dobbiamo accompagnare all'altare di Dio con il decoro delle opere buone tra salmi e inni, ed essa ci impetrerà tutto da Dio.
Che cosa infatti negherà Dio alla preghiera che procede dallo spirito e dalla verità, egli che così l'ha voluta? 
Quante prove della sua efficacia leggiamo, sentiamo e crediamo!
L'antica preghiera liberava dal fuoco, dalle fiere e dalla fame, eppure non aveva ricevuto la forma da Cristo.
Quanto è più ampio il campo d'azione dell'orazione cristiana! 
La preghiera cristiana non chiamerà magari l'angelo della rugiada in mezzo al fuoco, non chiuderà le fauci ai leoni, non porterà il pranzo del contadino all'affamato, non darà il dono di immunizzarsi dal dolore, ma certo dà la virtù della sopportazione ferma e paziente a chi soffre, potenzia le capacità dell'anima con la fede nella ricompensa, mostra il valore grande del dolore accettato nel nome di Dio.
Si sente raccontare che in antico la preghiera infliggeva colpi, sbaragliava eserciti nemici, impediva il beneficio della pioggia ai nemici. 
Ora invece si sa che la preghiera allontana ogni ira della giustizia divina, è sollecita dei nemici, supplica per i persecutori. 
Ha potuto strappare le acque al cielo, e impetrare anche il fuoco. 
Solo la preghiera vince Dio. Ma Cristo non volle che fosse causa di male e le conferì ogni potere di bene.
Perciò il suo unico compito è richiamare le anime dei defunti dallo stesso cammino della morte, sostenere i deboli, curare i malati, liberare gli indemoniati, aprire le porte del carcere, sciogliere le catene degli innocenti. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti.
Pregano anche gli angeli, prega ogni creatura. 
Gli animali domestici e feroci pregano e piegano le ginocchia e, uscendo dalle stalle o dalle tane, guardano il cielo non a fauci chiuse, ma facendo vibrare l'aria di grida nel modo che a loro è proprio. 
Anche gli uccelli quando si destano, si levano verso il cielo, e al posto delle mani aprono le ali in forma di croce e cinguettano qualcosa che può sembrare una preghiera.
Ma c'è un fatto che dimostra più di ogni altro il dovere dell'orazione. 
Ecco, questo: che il Signore stesso ha pregato.
A lui sia onore e potenza nei secoli dei secoli. Amen.




Dal trattato «L'orazione» di Tertulliano, sacerdote

(Cap. 28-29; CCL 1, 273-274)


Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 28 novembre 2019

Il cuore più bello del mondo

C'era una volta un giovane in mezzo a una piazza gremita di persone: diceva di avere il cuore più bello del mondo, o quantomeno del suo paese. 
Tutti quanti glielo ammiravano: era davvero perfetto, senza alcun minimo difetto. 
Erano tutti concordi nell'ammettere che quello era proprio il cuore più bello che avessero mai visto in vita loro, e più lo dicevano, più il giovane si insuperbiva e si vantava di quel suo cuore meraviglioso. 
All'improvviso spuntò fuori dal nulla un vecchio, che emergendo dalla folla disse: "Beh, a dire il vero.. il tuo cuore è molto meno bello del mio." 
Quando lo mostrò, aveva puntati addosso gli occhi di tutti: della folla, e del ragazzo. 
Certo, quel cuore batteva forte, ma era ricoperto di cicatrici. 
C'erano zone dove dalle quali erano stati asportati dei pezzi e rimpiazzati con altri, ma non combaciavano bene - così il cuore risultava tutto rattoppato. 
Per giunta, era pieno di grossi buchi dove mancavano interi pezzi. 
Così tutti quanti osservavano il vecchio, colmi di perplessità, domandandosi come potesse affermare che il suo cuore fosse bello. 
Il giovane guardò com'era ridotto quel vecchio e scoppiò a ridere: "Starai scherzando!", disse. "Confronta il tuo cuore col mio: il mio è perfetto, mentre il tuo è un rattoppo di ferite e lacrime." 
"Vero", ammise il vecchio. "Il tuo ha un aspetto assolutamente perfetto, ma non farei mai cambio col mio. 
Vedi, ciascuna ferita rappresenta una persona alla quale ho donato il mio amore: ho staccato un pezzo del mio cuore e gliel'ho dato, e spesso ne ho ricevuto in cambio un pezzo del loro cuore, a colmare il vuoto lasciato nel mio cuore. 
Ma, certo, ciò che dai non è mai esattamente uguale a ciò che ricevi – e così ho qualche rattoppo, a cui sono affezionato, però: ciascuno mi ricorda l'amore che ho condiviso. 
Altre volte invece ho dato via pezzi del mio cuore a persone che non mi hanno corrisposto: questo ti spiega le voragini. 
Amare è rischioso, certo, ma per quanto dolorose siano queste voragini che rimangono aperte nel mio cuore, mi ricordano sempre l'amore che provo anche per queste persone.. e chissà? Forse un giorno ritorneranno, e magari colmeranno lo spazio che ho riservato per loro. 
Comprendi, adesso, che cosa sia la VERA bellezza?" 
Il giovane era rimasto senza parole, e lacrime copiose gli rigavano il volto. Prese un pezzo del proprio cuore, andò incontro al vecchio, e glielo offrì con le mani che tremavano. 
Il vecchio lo accettò, lo mise nel suo cuore, poi prese un pezzo del suo vecchio cuore rattoppato e con esso colmò la ferita rimasta aperta nel cuore del giovane. 
Ci entrava, ma non combaciava perfettamente. 
Il giovane guardò il suo cuore, che non era più "il cuore più bello del mondo", eppure lo trovava più meraviglioso che mai: perché l'amore del vecchio ora scorreva dentro di lui. 




E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore
e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento.

- Kahlil Gibran -




Ma avere un cuore da bambino non è una vergogna. È un onore.


- Ernest Hemingway -

"Padrone, lascialo ancora quest'anno, 
finchè gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 
Vedremo se porterà frutti per l'avvenire, 
se no, lo taglierai". 
Luca 13, 8-9

La vita è un'opportunità da cogliere per scoprire chi è Dio e chi siamo noi e il deserto è il luogo in cui esercitiamo la nostra libertà.   
Fermiamoci davanti agli eventi tristi della vita senza incolpare Dio, né scuotere la testa e tirare innanzi, ma guardiamoli come un monito che la vita stessa ci rivolge per giocare bene la nostra partita. 
Dio, da parte sua, è un Dio che conosce, che interviene, ma che rispetta, trattandoci da adulti, le nostre scelte, anche se catastrofiche e schiavizzanti.

- Padre Mino Arsieni - 


Buona giornata a tutti. :-)


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mercoledì 20 novembre 2019

Le mani di Dio - don Bruno Ferrero


Dio elargisce i suoi doni, ma spesso siamo noi le sue mani. 
Le nostre buone opere danno luce e sapore ai fratelli e testimoniano la sua bontà. 

Un maestro viaggiava con un discepolo incaricato di occuparsi del cammello. Una sera, arrivati a una locanda, il discepolo era talmente stanco che non legò l'animale. 
«Mio Dio - pregò coricandosi -, prenditi cura del cammello: te lo affido». 
Il mattino dopo il cammello era sparito. 
«Dov'è il cammello?», chiese il maestro. 
«Non lo so», rispose il discepolo. 
«Devi chiederlo a Dio! Ieri sera ero così sfinito che gli ho affidato il nostro cammello. Non è certo colpa mia se è scappato o è stato rubato. 
Ho esplicitamente domandato a Dio di sorvegliarlo. È Lui il responsabile. 
Tu mi esorti sempre ad avere la massima fiducia in Dio, no?». 
«Abbi la più grande fiducia in Dio, ma prima lega il tuo cammello», rispose il maestro. «Perché Dio non ha altre mani che le tue». 

- don Bruno Ferrero -



Dio solo può dare la fede; tu, però, puoi dare la tua testimonianza. 
Dio solo può dare la speranza; tu, però, puoi infondere fiducia nei tuoi fratelli. Dio solo può dare l'amore; tu, però, puoi insegnare all'altro ad amare. 
Dio solo può dare la pace; tu, però, puoi seminare l'unione. 
Dio solo può dare la forza; tu, però, puoi dare sostegno a uno scoraggiato. 
Dio solo è la via; tu, però, puoi indicarla agli altri. 
Dio solo è la luce; tu, però, puoi farla brillare agli occhi di tutti. 
Dio solo è la vita; tu, però, puoi far rinascere negli altri il desiderio di vivere. Dio solo può fare ciò che appare impossibile; tu, però, potrai fare il possibile. Dio solo basta a se stesso; egli, però, preferisce contare su di te. 

(Canto brasiliano) 


Buona giornata a tutti. :-)