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martedì 25 dicembre 2018

Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza - don Tonino Bello

Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire.
Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.
Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.
I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.

- don Tonino Bello -



Vi ricordate?

Alla tombola c'erano TUTTI, si aspettava che le donne lavassero i piatti e poi, sotto con le cartelle,ci si stringeva intorno al tavolo, le bucce di mandarino..i fagioli.. 5 lire a cartella... il barattolino con i soldi spicci messi da parte nell'anno per quel momento...NON SI PUO' DIMENTICARE. 
Alla fine avevamo vinto tutti, anche chi aveva perso, avevamo vinto la felicità di stare insieme.



"Durante il tempo che precedeva il Natale, passavo lunghi momenti davanti al presepio a guardare la Madonna e, ai suoi piedi il Neonato.
Un’immagine così semplice segna la vita.
Permette un giorno di cogliere che, attraverso il Cristo, Dio stesso è venuto in mezzo a noi.
La notte di Natale andavo in chiesa. Quando avevo cinque o sei anni abitavamo un paesino in montagna e bisognava camminare nella neve.
Poiché ero il più giovane, mio papà mi teneva per mano. Mia mamma, mio fratello maggiore e le mie sette sorelle mi seguivano.
Mio padre mi indicava nel cielo aperto la stella dei pastori che gli stessi Magi avevano visto.
Quelle immagini mi ritornano in mente quando si legge il testo dell’apostolo Pietro dove scrive: “Guardate a Cristo come luce che brilla nella notte, finché non splenda il giorno e non si levi nei vostri cuori la stella del mattino”.

- Frère Roger -

:



Il Signore Gesù volle essere uomo per noi. Non si pensi che sia stata poca la misericordia: la Sapienza stessa giace in terra! 
In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (Gv 1,1). 
O cibo e pane degli angeli! Di te si nutrono gli angeli, di te si saziano senza stancarsi, di te vivono, di te sono come impregnati, di te sono beati. Dove ti trovi invece per causa mia? 
In un piccolo alloggio, avvolto in panni, adagiato in una mangiatoia. E per chi tutto questo? Colui che regola il corso delle stelle succhia da un seno di donna: nutre gli angeli, parla nel seno del Padre, tace nel grembo della madre. Ma parlerà quando sarà arrivato in età conveniente, ci annunzierà con pienezza la buona novella. 
Per noi soffrirà, per noi morirà, risorgerà mostrandoci un saggio del premio che ci aspetta, salirà in cielo alla presenza dei discepoli, ritornerà dal cielo per il giudizio. 
Colui che era adagiato nella mangiatoia è divenuto debole ma non ha perduto la sua potenza: assunse ciò che non era ma rimase ciò che era. 
Ecco, abbiamo davanti il Cristo bambino: cresciamo insieme con lui.

- sant'Agostino -




Carissimi amici ed amiche che mi seguite da così tanti anni e da tutto il mondo, un caro augurio di Buon Natale a voi e ai vostri cari. 
Un abbraccio forte. 

- Stefania - 

lunedì 24 dicembre 2018

La Notte Santa - Guido Gozzano

Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.


Il campanile scocca
lentamente le sei.
- Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe


Il campanile scocca
lentamente le sette.

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.


Il campanile scocca
lentamente le otto.
- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.


Il campanile scocca
lentamente le nove.
Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
 

Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…

Il campanile scocca
lentamente le dieci.
Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell’alta e bassa gente.


Il campanile scocca
le undici lentamente.
La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
- Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…


Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.
È nato!
Alleluja! Alleluja!


È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d’un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!


Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill’anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill’anni s’attese
quest’ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!


Risplende d’un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.
È nato!
Alleluja! Alleluja!


- Guido Gozzano -




La cena della vigilia, la famiglia è riunita, anche se le sedie non bastavano ed erano diverse o prese a prestito da un vicino non importava. 
Era la sera dei "miracoli" tutto poteva succedere ... 
La magia del Natale è unica.

Caro Gesù,
dà la salute a Mamma e Papà
un po’ di soldi ai poverelli,
porta la pace a tutta la terra,
una casetta a chi non ce l’ha
e ai cattivi un po’ di bontà.
E se per me niente ci resta
sarà lo stesso una bella festa.


- Mario Lodi -





"Il presepe costituisce una familiare e quanto mai espressiva rappresentazione del Natale. È un elemento della nostra cultura e dell’arte, ma soprattutto un segno di fede in Dio, che a Betlemme è venuto "ad abitare in mezzo a noi" 

- San Giovanni Paolo II, papa - 





Buona Santa Notte a tutti. :-)

Auguri a Francesca, Laura, Daniela, Gabriele, Mario, Marco 

e a tutti voi cari amici ed amiche.




mercoledì 19 dicembre 2018

La stella verde - don Angelo Saporiti

In cielo c'erano migliaia di stelle di tutti i colori: bianche, argentate, dorate, rosse, blu e verdi.

Un giorno andarono da Dio e dissero: "Desideriamo andare sulla terra e poter vivere tra la gente".
"Così sia", rispose Dio. "Io vi lascio così piccole come siete, così che discretamente possiate scendere sulla terra".
E così, in quella notte, ci fu una meravigliosa pioggia di stelle.
Qualcuna si fermò sul campanile, qualcun'altra volò con le lucciole sopra i campi, qualcun'altra ancora si mescolò tra i giocattoli dei bimbi, così che la terra era meravigliosamente scintillante.
Con il passare del tempo però le stelle decisero di lasciare la gente sulla terra e di fare ritorno in cielo.
"Perché siete tornate indietro?" chiese loro Dio.
"Signore, non potevamo stare sulla terra, dove c'è così tanta miseria, ingiustizia e violenza".
"Sì", disse Dio, "il vostro posto è qui in cielo.
La terra è il luogo delle illusioni, il cielo è invece il luogo dell'eternità e della vita senza fine".
Quando tutte le stelle furono tornate indietro, Dio le contò e si accorse che ne mancava una. "Manca una di voi. Ha forse preso la strada sbagliata?"
Un angelo, che era nelle vicinanze, disse: "No, Signore, una stella ha deciso di rimanere tra la gente.
Ha scoperto che il suo posto era là, dove c'è l'imperfezione, il limite, la miseria e il dolore".
"E chi è quindi questa stella?", volle sapere Dio.
"E' la stella verde, l'unica con questo colore, la stella della speranza".
Così quando ogni sera le stelle guardavano di sotto vedevano la terra meravigliosamente illuminata, perché in ogni dolore umano c'era una stella verde.


- don Angelo Saporiti - 



Il nostro corpo presepe vivente,
nei luoghi dove siamo chiamati a vivere e lavorare.
Le nostre gambe come quelle degli animali
che hanno visitato la grotta "quella notte".
Il nostro ventre come quello di Maria
che ha accolto e fatto crescere Gesù.
Le nostre braccia come quelle di Giuseppe
che l'hanno cullato, sollevato, abbracciato e lavorato per lui.
La nostra voce come quella degli angeli
per lodare il Verbo che si è fatto carne.
I nostri occhi come quelli stupiti di tutti coloro
che la Notte Santa l'hanno visto nella mangiatoia.
Le nostre orecchie come quelle dei pastori
che hanno ascoltato attoniti il canto divino proveniente dal cielo.
La nostra intelligenza come quella dei Magi
che hanno seguito la stella fino alla Sua casa
Il nostro cuore come la mangiatoia
che ha accolto l'Eterno
che si è fatto piccolo e povero come uno di noi.

- Marco Pappalardo - 


Buona giornata a tutti. :-)







lunedì 17 dicembre 2018

Il semaforo blu - Gianni Rodari

Una volta il semaforo che sta a Milano, in piazza del Duomo fece una stranezza.
Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi.

"Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non stiamo?"
Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l'insolito segnale blu, di un blu che così blu il cielo di Milano non era stato mai.
In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano:
"Lei non sa chi sono io!"
Gli spiritosi lanciavano frizzi:
"Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per farci una villetta in campagna.
Il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai Giardini.
Col giallo sapete che ci fanno? Allungano l'olio d'oliva."
Finalmente arrivò un vigile e si mise in mezzo all'incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente.
Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare:
"Poveretti! Io avevo dato il segnale di - via libera - per il cielo. Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare. Ma forse gli è mancato il coraggio."


Gli uomini sono abituati, come gli automobilisti, a vivere con la testa china sul volante, badando alla strada, ciascuno chiuso nella sua scatola di ferro, preoccupati del lavoro, del denaro, delle mille "grane" quotidiane.

L'Avvento è come il semaforo blu.
E' qualcosa che ti dice:
"Fermati! Stai buttando via un tesoro!
Non c'è solo la terra! Guarda su! C'è anche il cielo!"
Ma è una voce esile e molti, spesso, la ignorano...

(Commento di Bruno Ferrero)



- Gianni Rodari -
da: "Favole al telefono"



Anche tu


Anche tu sei una voce, un riflesso;
anche tu sei il "precursore"
di Colui che viene.
Egli vuole raggiungere ogni uomo
anche attraverso la tua vita,
vuole seguire le tracce
e vuole cogliere le occasioni
che tu sei disposto ad offrirgli.
Lasciati sedurre da Lui,
restagli accanto,
esci allo scoperto e permetti
alla luce di avvolgerti
e di entrare fin nelle fibre
più nascoste del tuo cuore.
Allora tutto parlerà in te
e Gesù ne sarà felice.
Te ne accorgerai
perché sarai felice anche tu!


 Buona giornata a tutti. :)



Di chi è la Festa - Erri De Luca

"Nello scasso profondo dei nuclei familiari, Natale arriva come un faro sui cocci e fa brillare i frantumi. Si aggiungono intorno alla tavola apparecchiata sedie vuote da tempo. Per una volta all’anno, come per i defunti, si va in visita al cerchio spezzato. Altri conti e con deficit maggiori si presentano puntuali e insolvibili.
Natale è l’ultima festa che costringe ai conti. Non quelli degli acquisti a strascico, fino a espiare la tredicesima, fino a indebitarsi. I solitari scontano l’esclusione dalle tavole e si danno alla fuga di un viaggio se possono permetterselo, o si danno al più rischioso orgoglio d’infischiarsene. Ma la celebrazione non dà tregua: vetrine, addobbi, la persecuzione della pubblicità da novembre a febbraio preme a gomitate nelle costole degli sparpagliati.
Natale è atto di accusa. Perfino Capodanno è meno perentorio, con la sua liturgia di accatastati intorno a un orologio con il bicchiere in mano. Natale incalza a fondo i... disertori. Ma è giorno di nascita di chi? Del suo contrario, spedito a dire e a lasciare detto, a chi per ascoltarlo si azzittiva.
Dovrebbe essere festa del silenzio, di chi tende l’orecchio e scruta con speranza dentro il buio. Converge non sopra i palazzi e i centri commerciali, ma sopra una baracca, la cometa. Porta la buona notizia che rallegra i modesti e angoscia i re. La notizia si è fatta largo dentro il corpo di una ragazza di Israele, incinta fuorilegge, partoriente dove non c’è tetto, salvata dal mistero di amore del marito che l’ha difesa, gravida non di lui. Niente di questa festa deve lusingare i benpensanti. Meglio dimenticare le circostanze e tenersi l’occasione commerciale. 
Non è di buon esempio la sacra famiglia: scandalo il figlio della vergine, presto saranno in fuga, latitanti per le forze dell’ordine di allora. 
Lì dentro la baracca, che oggi sgombererebbero le ruspe, lontano dalla casa e dai parenti a Nazareth, si annuncia festa per chi non ha un uovo da sbattere in due. 
Per chi è finito solo, per il viandante, per la svestita sul viale d’inverno, per chi è stato messo alla porta e licenziato, per chi non ha di che pagarsi il tetto, per i malcapitati è proclamata festa. Natale con i tuoi: buon per te se ne hai. Ma non è vero che si celebra l’agio familiare.
Natale è lo sbaraglio di un cucciolo di redentore privo pure di una coperta. 
Chi è in affanno, steso in una corsia, dietro un filo spinato, chi è sparigliato, sia stanotte lieto. 
È di lui, del suo ingombro che si celebra l’avvento. 
È contro di lui che si alza il ponte levatoio del castello famiglia, che, crollato all’interno, mostra ancora da fuori le fortificazioni di Natale."

- Erri De Luca - 






Madre mia Maria, conducimi teco nella grotta di Betlemme e fammi inabissare nella contemplazione di ciò che di grande e sublime è per svolgersi nel silenzio di questa grande e bella notte.

- San Pio da Pietrelcina -




Vieni presto Gesù

Ti stiamo aspettando Gesù.
Fa' scendere la tua Parola su di noi.
Abbiamo tanto bisogno di te.
Tocca il nostro cuore, cambia il nostro stile di vita,
rendici più generosi, più autentici, più umani.
Ti stiamo aspettando Gesù.
Ti aspetta questa tua parrocchia.
Ti aspettano le nostre famiglie e i bambini, 
i nostri anziani e gli ammalati.
Vieni presto, Signore Gesù!
Non tardare!
Aiutaci a condividere tra noi il pane del rispetto e dell'amicizia.
Donaci di spezzare con chi è solo il pane di una stretta di una mano;
Donaci di donare il pane della fiducia con chi è nella disperazione.
Gesù, ti stiamo aspettando.
Non tardare.
Amen.

- Don Angelo Saporiti -


Buona giornata a tutti. :)




domenica 16 dicembre 2018

Il dono misterioso

Era l'alba a Betlemme. L'ultimo pellegrino se n'era andato e la stella scomparsa. 
La Vergine Maria guardava dolcemente il Bambino che si era addormentato. Lentamente e cigolando, si aprì la vecchia porta della stalla. Sembrava spinta da un soffio di vento più che da una mano. Sulla soglia comparve una donna anziana, coperta di stracci. 
Maria sussultò, come se avesse visto una fata cattiva. Gesù continuava a dormire. 
L'asino e il bue strappavano bocconi di fieno e paglia da un mucchio che avevano davanti al muso e non degnarono di uno sguardo la nuova venuta. Maria la seguiva con lo sguardo. Ogni passo della sconosciuta sembrava lungo come dei secoli. La vecchia continuava ad avanzare, finché fu accanto alla mangiatoia. 
Gesù Bambino spalancò gli occhi di colpo e Maria si meravigliò vedendo brillare negli occhi del bambino e della donna la medesima luce di speranza. La vecchia si chinò sul Bambino. Maria trattenne il fiato. La vecchia frugò nei suoi abiti stracciati, cercando qualcosa. Parve impiegare dei secoli a trovarla. Maria continuava a guardarla con inquietudine. Finalmente, dopo un tempo lunghissimo, la vecchia estrasse dai suoi stracci un oggetto, che rimase però nascosto nella sua mano, e lo affidò al Bambino. Dopo tutti i doni dei pastori e dei Re Magi, che cosa poteva mai essere quel dono misterioso? 
Maria vedeva solo la schiena della vecchia curva sulla improvvisata culla di Gesù. Poi la vecchia si raddrizzò, come se si fosse liberata di un peso infinito che la tirava verso terra. Le sue spalle si sollevarono, il suo capo si elevò, e quasi toccava il soffitto, il suo viso ritrovò miracolosamente la giovinezza, i suoi capelli ridivennero morbidi e lucenti come seta. 
Quando si allontanò dalla mangiatoia, per scomparire nell'oscurità da cui era venuta, Maria poté finalmente vedere il dono misterioso. Nelle piccole mani di Gesù brillava una mela rossa. 
Quella donna era Eva, la prima donna, la madre dei viventi, che aveva consegnato al Messia il frutto del primo peccato. 
Perché ora, con Gesù, era nata una Creazione nuova. 
E tutto poteva ricominciare.



Il negozio era carico di merci per il Natale, forse per molti di noi era l'unico momento dell'anno in cui potevamo assaggiare qualche dolcetto.....che profumi, che sapori, che attesa. 
Il Natale era veramente una festa, strade vuote e tutte le famiglie riunite in casa, case piccole e tanta gente....ma non importava era NATALE.



Preghiera a Gesù in Avvento

Gesù ti sto aspettando. "Non tardare."
Ti sto aspettando, ma io so che tu vieni a cercarmi per lavorare nel tuo cantiere:
ti aspettano i bambini poveri che hanno fame,
fa' che io porti loro il pane quotidiano dell'amore;
ti aspettano le persone che soffrono,
fa' che io porti loro il pane quotidiano della speranza, andandoli a trovare e stringendo le loro mani;
ti aspettano tanti uomini che hanno tutto ma non sono felici, perché non hanno te,
fa' che io porti loro il pane quotidiano della fede, che brilla come luce nella notte del peccato.
Gesù ti sto aspettando. "Non tardare".
Ti sto aspettando, ma io so che tu vieni a cercarmi per lavorare nel cantiere del tuo amore.



Buona giornata a tutti. :)




giovedì 13 dicembre 2018

Santa Lucia oggi 13 dicembre: ecco la vera storia


La vera storia di Santa Lucia è ambientata nel quarto secolo, in Sicilia, a Siracusa. Ci troviamo nel periodo delle persecuzioni contro i Cristiani.
Lucia è una donna di umili origini, la quale sembra essere destinata ad un buon futuro di moglie e madre. Un giorno, però, la vita di Lucia viene stravolta nel momento in cui scopre che sua mamma è gravemente ammalata: la donna si reca sulla tomba di Sant'Agata per chiederne la guarigione. 
La Santa le appare e le dice che se vuole vedere sua mamma di nuovo in vita dovrà mettere al primo posto le attenzioni per i bambini poveri e in secondo piano l'amore verso il suo fidanzato.
Lucia accetta e nel momento in cui torna a casa trova sua mamma miracolosamente guarita. Ecco allora che Lucia decide di donarsi a Gesà e di rompere il fidanzamento. La cosa scatenerà l'ira del suo compagno che la denuncerà come cristiana. Erano in vigore i decreti di persecuzione dei cristiani emanati dall'imperatore Diocleziano.

Il processo si svolse davanti all'arconte Pascasio. Minacciata di essere mandata in un lupanaro, tra le prostitute, Lucia rispose: "Il corpo si contamina solo se l'anima acconsente". Il dialogo serrato tra lei ed il magistrato vide piuttosto ribaltarsi le posizioni, tanto da vedere Lucia quasi mettere in difficoltà l'Arconte. Pascasio dunque ordinò che la giovane fosse costretta con la forza, ma lei diventò miracolosamente così pesante, che né decine di uomini né la forza di buoi riuscirono a spostarla. Lucia allora fu sottoposta al supplizio del fuoco, ma ne rimase totalmente illesa, sicché infine, piegate le ginocchia, fu decapitata, o secondo le fonti latine, le fu infisso un pugnale in gola (jugulatio). Morì solo dopo aver ricevuto la Comunione e profetizzato la caduta di Diocleziano e la pace per la Chiesa.
Privo di ogni fondamento, e assente nelle molteplici narrazioni e tradizioni, almeno fino al secolo XV, è l'episodio in cui Lucia si strappa - o le vengono cavati - gli occhi. L'emblema degli occhi sulla coppa, o sul piatto, sarebbe da ricollegarsi, semplicemente, con la devozione popolare che l'ha sempre invocata protettrice della vista a motivo del suo nome Lucia (da Lux, luce).


Il culto di Santa Lucia è legato al culto della Luce.

Nel primo cristianesimo portato nel nord Europa la storia di Santa Lucia si è “adattata” alle tradizioni locali al fine di facilitare la penetrazione del nuovo credo nel tessuto pagano.
Nel culto di Santa Lucia si trovano infatti moltissimi elementi presenti nella tradizione legata a culti di divinità pagane o alle cerimonie del cambio delle stagioni.
La stessa festa dedicata alla Santa e ora fissata al 13 dicembre era in origine intorno al 23 dicembre, cioè vicinissima al solstizio d’inverno (20 o 21 dicembre), da cui il detto “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia




La paura atavica che il buio divenga perenne spiega bene l’attenzione verso tradizioni che esaltano la luce. In questo contesto, le feste del solstizio di inverno, in corrispondenza al Natale, e l’invocazione di una santa della luce, sono facilmente comprensibili.
Il legame con la santa è talmente forte da essere sopravvissuto e anzi esaltato dalla cultura 
protestante. Se infatti i mercatini di Natale tedeschi detti di San Nicola si sono trasformati in Mercatini del Bambin Gesù, nella lotta al culto dei santi, in Svezia Santa Lucia è molto venerata anche dalla cultura Luterana e rappresenta un importante legame tra Italia e Svezia. Ogni anno, infatti, viene eletta Santa Lucia di Svezia una ragazzina che raggiungerà Siracusa per prendere parte alla processione della santa.


Santa Lucia, in alcune aree del Nord Italia appare come portatrice di doni ai bambini, prima e in sostituzione di Babbo Natale (o San Nicola).
Questa tradizione pone la santa tra i vari personaggi che, tra dicembre e gennaio, 
coccolano i bambini: Babbo Natale/San Nicola, i Re Magi, la Befana e appunto, Santa Lucia.Verona la storia si riallaccia alla santa come portatrice di doni.
A causa di una
 forte epidemia di infezione agli occhi, nel 1200 i genitori decisero di far fare ai bambini un pellegrinaggio in onore della santa. 
Si trattava di compiere il pellegrinaggio a piedi scalzi e senza mantello, fino alla chiesa di Sant'Agnese, dedicata alla martire siracusana. Oggi, nel luogo dove un tempo sorgeva la chiesa, si trova invece la sede de comune scaligero: Palazzo Barbieri. 
I bambini si rifiutarono di partecipare al pellegrinaggio finché gli adulti non promisero che, al loro ritorno, la santa avrebbe portato loro dei doni.
Ancora oggi il 13 dicembre i bambini sono portati in chiesa per la benedizione agli occhi e la notte del 12 attendono dei doni.


E ora un ricordo personale. Il 13 dicembre 2001 il nord Italia fu sommerso da una neve eccezionale. Quel fenomeno meteorologico fu chiamato il Blizzard di Santa Lucia. Era una mattina come le altre e come tutte le mattina ero uscita per andare al lavoro. Nel corso della giornata la "bomba siberiana" irruppe nel nord Italia e nel tardo pomeriggio arrivò anche a Milano e la Lombardia, sommergendo la città con una nevicata eccezionale.




Tornai a casa in questa situazione .


Preghiera a Santa Lucia


O gloriosa martire della Cattolica Chiesa,
luce di santità ed esempio di fortezza,
pensando alle tue sublimi virtù,
nasce in me la brama di praticarle,
ma sono debole a tanto:
perciò a te mi volgo o vergine e ti prego
di ottenermi dal Sommo Bene la
costanza nell'effettuare il mio desiderio
ed una scintilla del tuo divino amore:
affinché io disprezzi, al par di te,
i vani piaceri terreni aspirando
solamente ai gaudi eterni.
Così sia.


Buona giornata a tutti. :-)