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venerdì 2 novembre 2018

I vers de la mort - Hélinand di Froidmont

Morte, con un solo colpo tu abbatti
tanto il re nella sua torre
che il povero sotto il suo tetto:
tu di continuo vai errando, senza riposo,
per incitare a suo tempo ciascuno
a pagare a Dio quanto gli spetta.
Morte, tu tieni rinserrata l’anima
finché essa non abbia pagato quanto deve,
senza scampo alcuno e senza sconto.
Per questo è folle chi fa debiti sulla sua anima,
perché essa non ha pegni da dare in garanzia
dal momento che giunge nuda alla prova.

Morte, hai ben stretto d’assedio il mondo,
all’intorno da ogni parte:
su tutti innalzi il tuo stendardo,
e non trovi alcuno che ti risponda,
né per forza, né per facondia,
tanto è spaventevole il tuo aspetto.
In tal guisa tu ci assalti:
da presso, scagli macigni con la petriera,
da lungi, minacci con la fionda.
Tu poni in fondo ciò che sta innanzi
perché per prima appresti la bara
che ci si aspettava solo più tardi.

Morte, dolce ai buoni, ai malvagi amara,
con gli uni è prodiga, con gli altri avara,
caccia alcuni, ed altri sfugge.
Sovente fa in primo luogo cenno al giovane
e prende il figlio prima del padre,
e coglie il fiore innanzi al frutto,
e colpisce il corpo prima che esso si sostenga,
e toglie l’anima prima che essa si sdebiti,
e la ferisce prima che sia preparata.
La morte va come ladro di notte,
e colui che è assopito nei piaceri,
subitamente lo convoca per raderlo a suo modo.

Morte, che a chiare lettere è scritta
nel volto vecchio e ripugnante,
ben si cela ai giovinetti,
e maggiormente si diverte vicino a coloro
che per orgoglio le dicono “vattene!”.
In quegli eleganti damerini
che incedono fra cani e uccelli
e fanno onore ai buoni bocconi
e sono più ardenti d’una leccarda.
Con questi la morte gioca di coltello,
e fa loro indossare dei mantelli tali
che per essi a mezzogiorno annotta.

Morte, tutti siamo in attesa
che tu ci richieda la tua rendita,
ben forte ci hai legato i pugni:
tu prendi nella sua giovinezza
colui che, a vent’otto o a trenta,
crede di essere nel suo tempo migliore.
Allorchè più si orna e più si abbiglia,
repentinamente lo pungi col tuo aculeo,
che avvelena più di una tarantola.
Per questo è giusto che ciascuno ti tema,
perché da colui che è sottomesso ai piaceri del mondo
l’anima si separa con grande dolore.

Morte, in un’anima santa ed eletta,
comunque sia la carne che la riveste, magra o pingue,
non ha che un effimero potere:
appena essa è uscita dal mondo, la dichiara libera.
Per questo è saggio chi ora soddisfa i propri debiti,
finché ha la possibilità di farlo;
perché in un’anima priva di fede,
che lasci vivere il proprio corpo senza leggi,
la morte perpetuamente dimora…

Che vale beltà, che vale ricchezza,
che vale onore e che vale grandezza,
dal momento che morte a suo capriccio
fa pioggia o secco su di noi,
dal momento che tutto essa ha in suo potere,
ciò che si pregia e ciò che si disprezza?
Chi ha deposto la paura della morte
è quello che la morte maggiormente incita,
ed è verso di lui che essa si dirige in primo luogo.
un corpo ben nutrito, una carne delicata,
si fanno camicia di vermi e di fuoco.
Chi più insegue il piacere, maggiormente si ferisce.

Morte prova, non ne dubito affatto,
che altrettanto valgono poco e molto
di ogni cosa che si disseca e muore
morte mostra che tutto è nulla,
e quanto inghiotte ghiottoneria,
e quanto lussuria brama.
Morte fa sì che il sant’uomo non pecchi,
poiché non lo attira cosa alcuna
che ella possa giungere a colpire…

Morte è la rete che tutto imprigiona
morte è la mano che tutto arranca
e in suo possesso resta tutto ciò che afferra.
Morte a tutti prepara un oscuro mantello
e una coperta di semplice terra.
Morte a tutti presta uguale servizio,
morte porta alla luce ogni segreto,
morte rende libero schiavo,
morte asservisce pontefice e re,
morte dà a ciascuno ciò che merita,
morte rende al povero quant’egli perde
morte strappa al ricco quant’egli ghermisce.

Morte rende a ciascuno il suo diritto
morte dà a tutti appropriata misura,
morte pesa tutto con giusto peso,
morte vendica ognuno dell’ingiustizia subita.
Morte getta l’orgoglio a marcire,
morte fa fallire la guerra ai sovrani,
morte fa osservare leggi e decreti,
morte fa abbandonare profitto ed usura,
morte rende la bella vita aspra,
morte alla zuppa e ai legumi
dà il sapore del cibo gustoso
nei chiostri ove si teme la lussuria.

Morte rappacifica i litiganti,
morte acquieta i gaudenti,
morte pone termine ad ogni contesa,
morte mette in croce ogni falso crociato,
morte fa giustizia a tutti gli ingannati
morte compone equamente ogni lite,
morte separa rosa da spina,
paglia da grano, crusca da farina,
i vini schietti da quelli adulterati,
morte vede attraverso ogni tenda e cortina,
morte sola sa e indovina
come ciascuno vada esattamente valutato.

Morte è uno svergognato chi non ti teme,
e più svergognato ancora chi altro non paventa
se non che la vita gli venga meno:
dovrà senza fallo terminare.
E poco la terrà chi più la tiene stretta:
ciò che l’uomo allunga, la morte tronca…

Ah, Dio! Perché a tal punto si brama
l’avvelenata gioia carnale,
che tanto corrompe la nostra natura,
e che ha così breve durata?
Dopo, a tal prezzo si paga!
Com’è malvagio quello stimolo
che fa acquistare all’anima, ad usura,
un’amarezza che in eterno dura
per un piacere che subito svanisce.
Vattene vizio! Fuggi lussuria!
Di un cibo tanto caro, non ho desiderio:
maggiormente amo la mia zuppa ed i miei legumi.


Alcuni passaggi dello splendido poema I vers de la mort, del frate cistercense Hélinand di Froidmont, composto tra il 1194 e il 1197



Il 2 Novembre è il giorno della memoria,
il giorno in cui si ricorda chi ha sfiorato la nostra vita
e che la vita ce l’ha donata.
Il 2 Novembre è solo un giorno della memoria,
la memoria delle persone che si sono amate e che non ci sono più,
ma che vivono nei ricordi di ognuno di noi,
ogni giorno.

- Stephen Litteword - 



“La terra non ha alcuna tristezza che il cielo non possa curare”.

- San Tommaso Moro -



Buona giornata a tutti. :-)




Laura,  Gabriele, Mario... quanto vi ho amato... più della mia stessa vita. 



mercoledì 15 novembre 2017

Comunione di Santi e Peccatori - Anthony Bloom

La chiesa non fa distinzione fra i vivi e i morti. Dio non è il Dio dei morti, ma è il Dio dei viventi. Per lui tutti gli uomini sono in vita, e così è pure per la chiesa.
In questa prospettiva escatologica possiamo vedere la morte come la grande speranza e attendere con gioia il giudizio e la venuta di Cristo.
Possiamo dire con lo Spirito della chiesa: “Vieni presto, Signore Gesù” (Ap 22,20). Storia ed eternità sono una cosa sola, nell’éscathon come nell’ eucaristia.
La preghiera della chiesa include non solo i membri della chiesa ma per mezzo di loro e grazie a loro il mondo intero. Essa percepisce la globalità del mondo come chiesa potenziale, quella chiesa totale per la quale spera. E nella chiesa, in questa prospettiva escatologica, tutte le cose hanno già raggiunto il compimento e contemporaneamente vanno ancora dispiegandosi nel tempo. Abbiamo un rapporto vivo con tutti i morti e tutti i viventi nella comunione dei santi e dei peccatori.

- Anthony Bloom -
Da “La preghiera giorno dopo giorno” di Anthony Bloom (1914 – 2003)



Preghiera ai morti 

Non preghiamo solo per certe persone ma anche rivolti a delle persone. Preghiamo Maria e i santi. Non ci rivolgiamo a loro però per allontanare da noi il giudizio severo di Dio grazie alla loro dolcezza. 
Sappiamo che la loro volontà coincide con quella di Dio e questa armonia ingloba nella carità tutti i vivi e i morti. Se è vero che il nostro Dio non è il Dio dei morti ma dei viventi, non è forse naturale il nostro pregare rivolti a coloro che sono per noi esempi così luminosi?
Ciascuno di noi può trovare fra i santi una figura che lo attrae in modo particolare. Noi non operiamo tuttavia distinzioni radicali fra chi è santo e chi non lo è. Certi santi sono stati messi da parte da Dio come esempio per tutti i cristiani. 
Questo non significa che altri non lo siano stati. 
Ed è decisamente giusto che si preghi rivolgendosi ai genitori e agli amici defunti, senza che questo costituisca una bestemmia.

- Anthony Bloom -
Da “La preghiera giorno dopo giorno” di Anthony Bloom (1914 – 2003)



Buona giornata a tutti. :-)






giovedì 2 novembre 2017

Io non so né il giorno né l'ora - Philippe Warnier

Io non so né il giorno,
né l'ora, né il modo,
ma ho la fede nella tua promessa.
Morti al peccato
grazie al dono della tua vita,
noi risusciteremo dai morti,
rivedremo coloro che abbiamo amato,
con loro vivremo della tua vita divina.
Oggi siamo già riuniti
nella comunione dei Santi.
Signore, ti preghiamo per i morti:
accoglili nel tuo amore.
Ti preghiamo per i viventi:
fa' che camminino verso la tua luce.

- Philippe Warnier -

Truppe Karl - Partita a scacchi con la morte

Sulla morte

Il momento in cui l'uomo raggiunge la sua "povertà" assoluta è quello della sua morte. 
Allora tutto in lui si "spoglia": cessano tutte le sue "capacità": di intelligenza, di volontà, di amore, di vita fisica. 
E' steso nell'impotenza assoluta... Ed è proprio in questa posizione che adora il suo creatore - il nulla che adora il suo tutto - e che si "restituisce" a Lui, sperando solo nella sua misericordia. 
Vivere in questo spirito nelle quotidiane "spogliazioni" che la vita comporta - che sono pur sempre causa di tristezza e di sofferenza -; sforzarsi con l'aiuto di Dio di accettare con serenità di non poter più fare o avere quello che ieri ci esaltava, accettare in una parola di "morire a poco a poco", perché invecchiare è perdere ogni giorno qualcosa; tutto questo è occasione che la Grazia ci offre di "convertire" la sofferenza e la nostalgia in beatitudine; è prepararci ad essere "poveri di spirito e di cuore", unica condizione per entrare nel Regno dei cieli.

- Giacomino Piana -



Sulla morte

Non c'è nulla che possa sostituire l'assenza di una persona a noi cara.
Non c'è alcun tentativo da fare, bisogna semplicemente tenere duro e sopportare.
Ciò può sembrare a prima vista molto difficile, ma è al tempo stesso una grande consolazione, perché finché il vuoto resta aperto si rimane legati l'un l'altro per suo mezzo.
E' falso dire che Dio riempie il vuoto; Egli non lo riempie affatto, ma lo tiene espressamente aperto, aiutandoci in tal modo a conservare la nostra antica reciproca comunione, sia pure nel dolore.
Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa.
I bei tempi passati si portano in sé non come una spina, ma come un dono prezioso.
Bisogna evitare di avvoltolarsi nei ricordi, di consegnarci ad essi; così come non si resta a contemplare di continuo un dono prezioso, ma lo si osserva in momenti particolari e per il resto lo si conserva come un tesoro nascosto di cui si ha la certezza.
Allora sì che dal passato emanano una gioia e una forza durevoli.

- Dietrich Bonhoeffer –
Da: Resistenza e resa


Gaetano Previati, Notturno, 1908


Signore, aiutami a capire
che non devo continuare
a piangere coloro che vivono presso di te.
Essi hanno già ciò a cui aspiro,
vedono e toccano
ciò che per me è pura speranza.
Sono immersi in quell'Amore
nel quale desidero perdermi.
Sono vivi nella bellezza
che non svanisce più,
immersi nella gioia
che nessun male offusca.
Fa', Signore, che i miei cari
mi conducano a te;
mi mandino scintille e lucciole
per guidarmi verso il regno di luce.
Rivestita di luce, ombra del Divino,
inondata di gioia, riflesso del tuo Amore,
per tutta l'eternità proclamerò
con loro la tua Misericordia.


- Don Valentino Salvoldi -

da: Non si muore, si nasce due volte. L’ora della nostra nascita, Edizioni Messaggero, 2007


Pieter Bruegel - Trionfo della morte


Buona giornata a tutti. :-)






mercoledì 1 novembre 2017

Un Tempo per te - don Franco Locci

Non ho mai tempo: sempre di corsa. Con tutte le cose che ho da fare!
Tremendo nel suo sarcasmo questo epitaffio:

"Non aveva tempo di buttare giù una riga.
Non aveva tempo di andare a trovare un vecchio.
Non aveva tempo di cantare una canzone.
Non aveva tempo di raddrizzare un torto.
Non aveva tempo di amare e di donare.
Non aveva tempo di vivere per davvero.
D'ora in poi avrà tempo a non finire.
Oggi è morto il mio amico "sempre occupato".

E allora per non correre il rischio di morire senza aver vissuto, fermati, trova un po' di tempo! 
Se ti rimangono "cinque minuti", sai che cosa devi farne? 
Usali per te, per riflettere ci vuole un po' di silenzio, un po' di raccoglimento. Diceva Madeleine Delbrel a proposito di raccoglimento:
"Bisogna ‘raccogliere’ le tracce, gli indizi, gli inviti, gli ordini della volontà di Dio", così come il contadino raccoglie il suo raccolto nel granaio o il saggio raccoglie il frutto di un'esperienza. 
E raccogliersi o raccogliere non è possibile senza silenzio. 
Stacca dunque la radio dei bombardamenti esterni, la televisione delle immagini aggressive e dissipanti. 
Chiudi per un momento i giornali. 
Sfuggi alla stretta della società dei consumi. 
Costruisciti il silenzio. 
Impara di nuovo ad ascoltare il battito del tuo cuore per renderti conto se sei ancora vivo o sei già morto, sepolto nella materia, schiavo della moda o dei soldi. 
Entra in te stesso per chiederti per che cosa e per chi stai correndo i giorni della tua vita. 
Entra in te per scoprire l'immensità dei valori e dei doni che sono sepolti nel tuo cuore. 
Entra in te stesso per scoprire gli altri con cui vivi. 
Essi non sono numeri, non sono solo avversari, sono persone come te, anche loro alla ricerca disperata di un po' di gioia.

- don Franco Locci - 




Com’è morire?
«Uno svuotamento. Si comincia svuotandosi. Ma, si potrebbe chiedere, che cos’è o dov’è il vuoto? 
Il vuoto è nella perdita. 
E che cosa si perde? Io non ho “perso” nel senso comune di “perdere”. 
Non c’è perdita in quel senso. C’è la fine dell’ambizione. La fine di ciò che si chiede a se stessi. 
E’ molto importante. Non si chiede più niente a se stessi. 
Si comincia a svuotarsi degli obblighi e dei vincoli, delle necessità che si pensavano importanti. E quando queste cose cominciano a sparire, resta un’enorme quantità di tempo. E poi scivola via anche il tempo. E si vive senza tempo. Che ore sono? Le nove e mezza. Di mattina o di sera? Non lo so».

- James Hillman -  nell’ultima intervista rilasciata a Silvia Ronchey e pubblicata su La Stampa il 29 Ottobre 2011


Questa è infatti la volontà del Padre mio: che chi vede il Figlio e crede in lui abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno." (Gv 6,40)
La volontà di Dio, come appare nel vangelo è una e positiva: che l’uomo si realizzi pienamente sviluppando al massimo la sua umanità per avere la condizione divina che consente di superare la soglia della morte.
Giovanni omette l’articolo a vita eterna. 

Quel che Gesù assicura non è LA vita eterna, ovvero una vita che inizia dopo questa esistenza, ma è questa stessa vita che è eterna.

- Padre Alberto Maggi - 



Possiamo senz'altro immaginare la Chiesa come una vasta impresa di trasporto, di trasporto in paradiso; perché no? 
Ebbene, mi chiedo: che cosa diventeremmo noi senza i Santi che organizzano il traffico? 
Certo, da duemila anni questa compagnia di trasporto ha avuto non poche catastrofi: l'arianesimo, il nestorianesimo, il pelagianesimo, il grande scisma d'Oriente, Lutero..., per ricordare solo i deragliamenti e gli scontri più noti.
Ma senza i Santi, ve lo dico io, la cristianità sarebbe un gigantesco ammasso di locomotive capovolte, di carrozze incendiate, di rotaie contorte e di ferraglia che finisce di arrugginirsi sotto la pioggia. 

Nessun treno circolerebbe più sulla strada ferrata invasa dall'erba.

- Georges Bernanos -
da: I santi nostri amici, 1947



Sant’Agostino riferisce che la sua mamma Monica, prima di morire, gli aveva raccomandato: “Seppellite pure questo mio corpo dove volete, senza darvi pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, dinanzi all’altare del Signore” 

(Confessioni 9, 11,27)


Buona giornata a tutti. :-)