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lunedì 30 maggio 2016

Ma il mare è Dio - Padre Andrea Panont

Ogni uomo, anche se marcio, anche se morto…se si lascia travolgere dalle onde della Misericordia infinita, se si lascia inghiottire dalla profondità del suo Amore immenso ….
Grazie a Gesù, questa operazione non è assurda; è una vera, sublime realtà.
Trovarsi sulla spiaggia al tramonto del sole è un’occasione unica per fermarsi e guardare, meglio, contemplare ciò che accade nell’aria, in cielo, sulla terra e…dentro di te.
Una di queste occasioni mi si è presentata l’autunno scorso…
Finito lo spettacolo, gratuito perché impagabile, del tramonto, ho potuto assistere alla raccolta e alla cernita dei pesci che tutte le sere avviene dopo il ritorno delle barche dalla pesca.
I pescatori lavoravano accanto al loro barcone tra la ressa di curiosi che si godevano quest’operazione così pittoresca. 

La cernita del pescato in appositi contenitori: pesci buoni, pesci meno buoni, piccoli e grandi. 
I pesci morti e marci o difettosi venivano ributtati in mare o lasciati lì d’attorno, sul bagnasciuga.
Alla fine, la barca è ripartita lasciando sulla spiaggia e sul bagnasciuga un “macello” di sporcizia e di disordine inqualificabile.
Al mattino seguente vi ritornai con un amico per due passi ai primi raggi del sole. Superate le dune, ci si presenta la stessa spiaggia con un mare tranquillo: “Che spettacolo – commenta subito l’amico – guarda che bello è il mare, pulito, terso, tranquillo con una spiaggia meravigliosa e ben levigata dal continuo sciacquio e sciabordio delle onde.”
Nella mia fantasia girava un’altra meraviglia: proprio la quiete dopo la tempesta. Il mio amico non aveva visto cos’era successo la sera precedente; non s’immaginava neppure la sporcizia e il disordine lasciato dai pescatori, il sangue del pesce ferito, i resti di quello marcio e la puzza di quello morto.
Lui non sapeva…Ma io che avevo visto, mi beavo d’un altro spettacolo: la trasformazione prodotta dal mare. 
Il mare con il continuo andirivieni delle sue onde, con la sua vitalità e la sua profondità, ha reso questo servizio incantevole: ha inghiottito tutta la sporcizia, ha fatto sparire il disordine.
Tutto ha tramutato in sé: tutto è diventato “il mare” che il mio amico ha giustamente definito “una meraviglia”. 
Tutta la “sporcizia” era diventata mare.

Appena a casa ho scritto un foglietto e l’ho appiccicato al mio confessionale: 
“Il pesce, anche se marcio, anche se morto, se è gettato in mare diventa mare”.

Racconto Contemplazione di Padre  Andrea Panont




L'uomo impara la sua prima lezione d'amore amando un essere umano, ma in realtà l'amore è dovuto soltanto a Dio.

- Hazrat Inayat Khan -
1872-1927 mistico indiano




Prendi il largo

Quando il tuo battello ancorato da molto tempo nel porto ti lascerà l'impressione ingannatrice di essere una casa, quando il tuo battello comincerà a mettere radici nell'immobilità del molo, prendi il largo.

E' necessario salvare a qualunque prezzo l'anima viaggiatrice del tuo battello e la tua anima di pellegrino.

- Dom Helder Camara - 
da: Mille ragioni per vivere


"Maria!
Quando Tu forse
avevi altri progetti di vita,
Dio è entrato nella Tua vita
con il Suo progetto speciale.
E Tu, come umile Sua serva,
gli hai generosamente aperto
le porte del Tuo cuore.
Il Tuo esempio mi sprona
a volgermi anch'io verso Il Signore
per dirgli:
“Vieni nei miei sogni
e nei miei progetti,
nelle mie speranze
e nelle mie paure".
Perciò, Signore
entra nelle mie tenebre,
nelle mie angosce
e nelle mie sofferenze.
Entra anche
in quegli angoli
della mia vita
in cui ho amato
più la mia volontà
che la Tua".
Amen.


Buona giornata a tutti. :-)



mercoledì 20 aprile 2016

Separazione-divorzio: una domanda a Padre Alberto Maggi

Volevo fare una domanda molto semplice, ma molto pratica. Lei ha parlato prima a lungo del concetto di comunione con Dio. Io sono divorziata, tornerò mai in comunione con Dio?

C’è un libro pubblicato qui da La Cittadella “A partire dai cocci rotti”, dove, insieme ad altri, tratto l’argomento. E’ un argomento dolorosissimo, questo. 
E’ un argomento delicato che andrebbe trattato con le dovute maniere e nella dovuta sede. Comunque, non sono un profeta, naturalmente, ma non ci vuole molto a dire “siate ottimisti, perché è questione di tempo e la legislazione della chiesa cattolica riguardo i divorziati cambierà!”
Perché oggi la chiesa si trova di fronte a una grande contraddizione alla quale non sa dare una risposta. 
La chiesa rivendica, giustamente, la capacità che il Signore le ha dato di perdonare ogni colpa; ebbene, oggi la chiesa si trova di fronte all’impossibilità di perdonare la colpa del divorzio.
Non solo, l’assurdo è che, mentre la chiesa può perdonare gli omicidi, non può perdonare i divorziati.
Tant’è vero che il consiglio che io do spesso a queste persone che hanno questi problemi è: “Ammazza il tuo ex, fallo ammazzare se non hai il coraggio. Con un buon avvocato ti farai uno o due anni, ma poi sei a posto!” 
Allora, possibile che sia più grave divorziare dal proprio coniuge che ucciderlo? Certo no. 
Quindi la chiesa si trova di fronte a queste situazioni. 
Le risposte che ha dato –perché lo sapete i divorziati risposati sono esclusi dalla comunione con Dio – a meno che ... A meno che hanno trovato – io non so da quale parte è venuto fuori .... Quel problema è sempre lì.
Il problema non è mai nel cervello, mai nel cuore, ma è sempre giù... nei genitali – 

A meno che non vivano come fratello e sorella. 
Io ho sempre avuto la curiosità di sapere che rapporto aveva con la sorella questo qui che ha detto questa cosa. E’ qualcosa di pazzesco.
Ma allora il problema è tutto lì? Il problema è collocato nei genitali?
Allora la chiesa, sapete, in passato, alle origini, non consentiva ai vedovi di risposarsi. Poi man mano la chiesa – pensateci su, la chiesa è cambiata – ha consentito di contrarre di nuovo matrimonio però, pensate, che fino al Concilio Vaticano II, nella liturgia del matrimonio dei vedovi risposati non c’era la benedizione per la sposa. “Oh, sei stata benedetta una volta, mica la vorrai di nuovo!”
Allora chiediamoci: tra un divorziato e un vedovo non c’è grande differenza, per uno il coniuge è vivo e per l’altro è defunto, ma quando l’altro ormai s’è rifatto una vita, ormai non c’è più. 

Perché costringere? 
Come dice Gesù, “perché mettete dei pesi che neanche voi siete capaci di sopportare?”.
Vedete, noi preti abbiamo fatto una scelta, quella del celibato, che viene chiamata “carisma”, cioè è un impegno da parte dell’uomo, ma è anche una risposta da parte di Dio. 
Perché, se questo è un impegno, a volte non facile, viene addossato a persone che non hanno scelto il celibato, ma hanno scelto una vita insieme? 
Perché mettere dei pesi che neanche noi vogliamo sopportare, e possiamo portare?
Allora la legislazione sui divorziati indubbiamente cambierà. 

E’ questione di tempo – purtroppo i tempi della chiesa sono biblici – ma ricordiamoci soltanto questo – e lo ricorderemo domani nell’Eucaristia: Gesù non si presenta come un premio, ma come un regalo.
Il premio dipende dalle condizioni e dai meriti di chi lo riceve, il regalo dalla generosità del donatore. 

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

- Padre Alberto Maggi - 

AVVERTENZA: La risposta a questa domanda è stata data in modo colloquiale da P. Alberto Maggi durante una conferenza. Il testo non è stato ne riveduto,ne corretto.
























Con la benedizione del matrimonio, si riceve la forza per amarsi ed essere fedeli l'uno all'altra e in quanto sacramento, la grazia di portare su di sé i limiti e gli errori dell'altro come fossero i propri. 
Qualsiasi marito e qualsiasi moglie sbaglia a volte così come ogni madre a volte sbaglia col figlio. 
Non siamo onniscienti e onnipotenti: non vediamo tutti gli elementi, non possiamo controllare nemmeno quelli che vediamo e l'egoismo umano a volte gioca brutti scherzi inconsci anche nel cuore più adorabile. 
In altre parole, non siamo Dio e guai a chi venera idoli anche all'interno del matrimonio. Ma una volta che ci si rende conto di questo, una volta che Dio è messo sul trono, nel matrimonio entra un enorme potere, per cui gli errori e i peccati dei due che sono stati fatti uno, possono servire per la reciproca santificazione. 

- Gilbert Keith Chesterton - 




A me non piace la famiglia delle fiabe, quella dove tutti vivono felici e contenti. 
Mi piace la famiglia reale, basata sull’amore vero e imperfetto, con i suoi problemi , con i suoi alti e bassi. Dove non mancano i contrasti, ma c’è sempre la volontà di affrontarli e risolverli insieme. 
La famiglia basata sulla “presenza” dei genitori e sull’esempio che danno ai figli, che vale cento volte più delle belle parole e delle prediche. 
Mi piace la famiglia dove ciascuno fa qualche piccola rinuncia che non gli pesa, perché fatta con amore, per amore. 
Mi piace la famiglia unita dove il rispetto e la libertà consentono a tutti di esprimersi e di crescere liberamente. Dove l’unità significa anche diversità. Dove si vive bene insieme ma dove ciascuno ha i propri spazi. E soprattutto dove si respira amore, rispetto e comprensione reciproca. 

- Agostino Degas - 





Buona giornata a tutti. :-)




venerdì 8 aprile 2016

Abele e Caino - Jorge Louis Borges

Abele e Caino s’incontrarono dopo la morte di Abele.
Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano, perchè erano ambedue molto alti.
I fratelli sedettero in terra, accesero un fuoco e mangiarono.
Tacevano, come fa la gente stanca quando declina il giorno.
Nel cielo spuntava qualche stella, che non aveva ancora ricevuto il suo nome.
Alla luce delle fiamme, Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra e lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca chiese che gli fosse perdonato il suo delitto.
Abele rispose:
“Tu mi hai ucciso, o io ho ucciso te? Non ricordo più; siamo qui insieme come prima.”
“Ora sò che mi hai perdonato davvero”- disse Caino – “perché dimenticare è perdonare. Anch’io cercherò di scordare.”
Abele disse lentamente:
“È così. Finché dura il rimorso dura la colpa.”

- Jorge Louis Borges - 
da: Elogio dell'ombra



Quando l'ego domina la nostra vita, noi condanniamo i peccati veniali degli altri e scusiamo i nostri peccati gravi: vediamo il fuscello negli occhi del prossimo e non la trave nei nostri.

- Fulton J. Sheen - 



Ditemi se c'è una cosa più grande, 
più bella, più vera di questa: 
gridare
"Abbi pietà di me! Io da solo non ce la faccio..
qualcuno mi voglia bene..."


- Franco Nembrini -
da: "Nel mezzo del cammin"


La pazienza è un percorso d’apprendimento, che inizia con ciascuno di noi.
Immaginiamo di non irritarci e non arrabbiarci più, o quasi. Di non sentire più la mente che si oscura e si chiude, il corpo teso, i pugni serrati o i muscoli del viso contratti. O di non arrovellarci più, nel cuore della notte, per quello che qualcuno ha detto o non ha detto.
I benefici della pazienza sono straordinari. A livello personale, è come avere una corazza protettiva ed un aiuto nel relazionarci con gli altri. Ci aiuta a sentirci apprezzati e sostenuti. Possiamo esprimere liberamente ciò che pensiamo e godere della compagnia degli altri senza paura di subire un abuso o un’aggressione.
La pazienza - con l’attesa, la fiducia, la tenacia, la saggezza e la flessibilità che richiede - pone le fondamenta indispensabili per la felicità individuale e della società.



Un tramonto non è precisamente un tramonto.
Un tramonto è la rivelazione della bellezza di Dio.

- Fulton J. Sheen - 
da: La più grande urgenza
























Buona giornata a tutti. :-)







mercoledì 30 marzo 2016

Otto consigli sulla confessione offerti da san Francesco di Sales

Prima di realizzare una confessione, bisogna essere consapevoli di quello che diremo.
Come sappiamo, la confessione è il sacramento della Riconciliazione. 
Prima di confessarci, dobbiamo essere consapevoli di ciò che diremo, ovvero dobbiamo compiere uno sforzo per ricordare tutti i peccati commessi, sia volontariamente che involontariamente, nella nostra vita (esame di coscienza).
Occorre come ripercorrere la nostra vita alla luce della Parola di Dio, dei comandamenti dell’Amore di Dio, e non solo le cose avvenute dopo l’ultima confessione, ma anche quelle che non abbiamo detto per omissione o dimenticanza.

Ecco 8 buoni consigli lasciatici da un grande santo di Dio: san Francesco di Sales. Speriamo che siano di vostro aiuto.

1.- Confessati devotamente e umilmente ogni otto giorni e, se puoi, ogni volta fai la Comunione, anche se non avverti nella coscienza il rimorso di alcun peccato mortale. In tal caso, con la confessione, non soltanto riceverai l’assoluzione dei peccati veniali confessati, ma anche una grande forza per evitarli in avvenire, una grande chiarezza per distinguerli…
2.- Abbi sempre un sincero dispiacere dei peccati che confessi, per piccoli che siano, e prendi una ferma decisione di correggerti. Molti si confessano dei peccati veniali per abitudine, quasi meccanicamente, senza pensare minimamente ad eliminarli; e così per tutta la vita ne saranno dominati e perderanno molti beni e frutti spirituali.
3.- Non fare accuse generiche, come fanno molti, in modo meccanico, tipo queste: Non ho amato Dio come era mio dovere; Non ho ricevuto i Sacramenti con il rispetto dovuto, e simili. 
Ti spiego meglio il perché: dicendo questo tu non offri alcuna indicazione particolare che possa dare al confessore un’idea dello stato della tua coscienza; tutti i santi del Paradiso e tutti gli uomini della terra potrebbero dire tranquillamente la stessa cosa. 
Cerca qual è la ragione specifica dell’accusa, una volta trovata, accusati della mancanza commessa con semplicità e naturalezza. Se, per esempio, ti accusi di non avere amato il prossimo come avresti dovuto, può darsi che si sia trattato di un povero veramente bisognoso che tu non hai aiutato come avresti potuto o per negligenza, o per durezza di cuore, o per disprezzo; cerca di capire bene il motivo!
4.- Non accontentarti di raccontare i tuoi peccati veniali solo come fatto; accusati anche del motivo che ti ha spinto a commetterli.
5.- Non dimenticarti, per esempio, di dire che hai mentito senza coinvolgere nessuno; ma chiarisci, se è stato per vanità, se era per vantarti o scusarti, o per gioco, o per cocciutaggine.
6.- Se hai peccato nel gioco, specifica se è stato per soldi, o per il piacere della conversazione, e così via. Dì se sei caduto molte volte in questa mancanza, perché la durata aumenta il peccato, perché c’è grande differenza tra una vanità passeggera e quella che si è stabilita nel nostro cuore da qualche tempo. Dì anche se sei rimasto per lungo tempo nel tuo male, perché, in genere, il tempo aggrava il peccato. C’è molta differenza tra la vanità di un momento, che ha occupato il nostro spirito sì e no per un quarto d’ora, e quella nella quale il nostro cuore è rimasto immerso per uno, due o tre giorni!
7.- Bisogna esporre il fatto, il motivo e la durata dei nostri peccati; perché, anche se comunemente non siamo obbligati ad essere così esatti nel dichiarare i nostri peccati veniali, anzi non siamo nemmeno obbligati a confessarli, è pur sempre vero che coloro che vogliono pulire per bene l’anima per raggiungere più speditamente la santa devozione, devono avere molta cura di descrivere al medico spirituale il male, per piccolo che sia, se vogliono guarire.
8.- Non cambiare facilmente di confessore, ma scegline uno e rendigli conto della tua coscienza nei giorni che avrai stabilito; e digli con naturalezza e franchezza i peccati commessi; di tanto in tanto, ogni mese o ogni due mesi, digli anche a che punto sei con le inclinazioni, benché in quelle non ci sia peccato; digli se sei afflitta dalla tristezza, dal rimpianto, se sei invece portata alla gioia, al desiderio di acquisire ricchezze, e simili inclinazioni.
“La contrizione e la confessione sono così belle e così profumate, che cancellano la bruttezza e distruggono il lezzo del peccato” 

- San Francesco di Sales - 
(1608). Introduzione alla vita devota. La santa confessione (capitolo XIX)




Cercate di fare bene oggi senza pensare al giorno seguente, poi, il giorno seguente, cercate di fare lo stesso. 

- San Francesco di Sales - 





“La tradizione vostra dei cappuccini è una tradizione di perdono”, ha esordito il Papa. E richiamando i Promessi Sposi di Manzoni, ha aggiunto: “Oggi ci sono tanti bravi confessori ed è perché si sentono peccatori come il nostro fra’ Cristoforo: sanno che sono grandi peccatori. Davanti alla grandezza di Dio chiedono: ascolta e perdona. Perché sanno pregare, così sanno perdonare”….
“Io – ha detto Francesco a braccio – vi parlo come fratello e in voi vorrei parlare a tutti i confessori in quest’anno della misericordia: il confessionale è per perdonare e se tu non puoi dare l’assoluzione per favore non bastonare”. La gente, infatti, “viene a cercare pace per la sua anima”, perciò è necessario “che trovi un padre che dia pace, e gli dica: Dio ti vuole bene…”.

- papa Francesco ai frati cappuccini -
Messa in Basilica Vaticana, 9 febbraio 2016


 Nei Vangeli si parla più di misericordia che di peccato e bisogna ritrovare l'idea che l'incontro sacramentale tra il presbitero e il penitente non è come quello che si attua in tribunale, ma ha un carattere intimo e raro come gli incontri di tenerezza e di amore.  

-fratel Michael Davide -
da: "Vivere il perdono"


Buona giornata a tutti. :-)












mercoledì 9 marzo 2016

Come si fa un buon esame di coscienza - Padre Andrea Gasparino

Il Sacramento della Confessione staccato dalla parola di Dio non ha senso. 
Per prepararti a ricevere il sacramento del perdono la Chiesa ti chiede di esaminare la tua coscienza confrontandoti con la Parola di Dio. Tutto il messaggio di Cristo può essere riassunto in due importanti pagine dei Vangeli: il testo delle beatitudini (Mt 5,3-10) e il testo sull’amore di Dio e del prossimo (Mt 12,29). 
Ti presentiamo una traccia efficace per la tua preparazione al sacramento.

LE BEATITUDINI
1. Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli
Beato chi è umile, chi sente il suo nulla ma confida in Dio. Beato chi sente la sua dipendenza completa da Dio. Beato chi accetta il progetto di Dio su di lui.
• Sono umile?
• Cerco in modo disordinato la stima degli altri?
• Mi deprimo quando sono trascurato?
• Ho l’abitudine di fare la vittima?
• Voglio essere al centro dell’attenzione nelle cose che faccio?
• Parlo molto di me stesso e delle mie cose?
• Metto il mio successo prima delle persone?
• Ho complessi di inferiorità che bloccano i miei doveri?
• Ho l’abitudine di umiliare gli altri? Emargino qualcuno?
• Sono geloso dei successi altrui?
• Sfrutto i doni di Dio o tengo sotterrato qualche dono?
• Sono riconoscente dei doni di Dio: li guardo con frequenza e ne ringrazio?





2. Beati gli afflitti perché saranno consolati
Beato chi sa piangere sui propri errori. Beato chi sa piangere con chi piange. Beato chi paga, soffre e lotta contro le ingiustizie e per i mali del mondo.
• So chiedere perdono dei miei sbagli?
• Ho la forza di chiedere scusa quando faccio soffrire qualcuno?
• Ho il coraggio dell’autocritica quando sbaglio o sono debole?
• Ho ricevuto qualche volta il sacramento della Riconciliazione senza pentimento? (la confessione senza pentimento è confessione nulla).
• Dopo una mancanza ho l’abitudine di commiserarmi invece di pentirmi e ripartire?
• So piangere con chi piange?
• Ho avuto il cuore duro verso qualche sofferenza?
• Ho chiuso gli occhi di fronte a qualche necessità dei fratelli?
• Nella mia famiglia trascuro qualche persona?
• Prendo parte a tutte le pene della mia famiglia?
• Cosa faccio per le grandi sofferenze del mondo?
• Cosa faccio per il problema della fame?
• Che cosa so fare per le ingiustizie contro i poveri?
• Mi interesso dei perseguitati? degli ultimi?
• Che cosa faccio per le gravi ingiustizie contro il Terzo Mondo?
• Che cosa faccio per i gravi problemi del disarmo e della guerra?



3. Beati i miti perché erediteranno la terra
Beato chi sceglie la mitezza, la benevolenza, la pazienza, l’umiltà. Beato chi ha il cuore grande. Beato chi rifiuta la violenza. Beato chi sa perdonare.
• Ho un cuore meschino? Calcolatore?
• So amare prima di tutto me stesso nel modo giusto, accetto me stesso?
• Ho pazienza con me stesso? So vedere in me i doni di Dio?
• Sono mite e buono in casa con tutte le persone? So controllare la lingua?
• Ho pretese illogiche con i familiari?
• Ho l’abitudine di ringraziare in casa per quello che ricevo?
• Manco di rispetto ai genitori?
• Sono violento nei pensieri? Nelle parole? Nelle azioni?
• Appoggio i movimenti contro la violenza?
• Creo divisioni? Spargo malignità?
• So perdonare?
• Odio qualche persona?




4. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati.
Beati coloro che hanno la brama della santità, che aspirano all’autenticità evangelica, che scelgono il Vangelo senza accomodamenti né attenuazioni. Beato chi desidera ardentemente ciò che Dio desidera. Mi rendo conto che il massimo problema dell’uomo è la fedeltà alla volontà di Dio?
• Cerco la volontà di Dio? Lo faccio almeno nelle grandi decisioni?
• Ricorro alla preghiera e al consiglio di persone prudenti quando la volontà di Dio è molto difficile da discernere?
• Sono attento ai richiami all’autenticità che colgo intorno a me?
• Che cosa manca di profondo alla mia vita per essere cristiana? Per essere come Dio mi vuole?
• Lotto contro le abitudini borghesi o poco cristiane?
• Sono attento alla scelta delle mie amicizie?
• Tollero che in casa mia entri il male?
• Prego per la santità della Chiesa?
• Chiedo a Dio il dono di preti santi?





5. Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia
Beati quelli che si sforzano di essere un riflesso della bontà di Dio. Beati quelli dal cuore grande e misericordioso verso i loro fratelli.
• Ho l’abitudine di giudicare gli altri?
• Ho l’abitudine di esprimere i miei giudizi anche quando sono infondati? Sono sospettoso? Malizioso nell’interpretare il bene degli altri?
• Riparo ai giudizi cattivi?
• Ci sono persone che io giudico sempre male?
• Mi rendo conto che anche se posso giudicare un’azione degli altri non mi è mai possibile pesare le loro responsabilità e le loro intenzioni?
• Ho l’abitudine di etichettare le persone?
• Riparo in qualche modo alle etichette ingiuste che appioppo agli altri? So comandare alla mia lingua? Di una calunnia non basta pentirmi e confessarmi, devo ripararla.
• Ho l’abitudine di tagliar panni alla gente?
• Ho rovinato qualcuno con la mia lingua? Ho dei nemici?
• So perdonare ai nemici? Ho dei rancori che non ho vinto?
• Prego per i nemici? Mi sono vendicato?
• Ho già provato a cambiare il male con il bene?





6. Beati i puri di cuore perché vedranno Dio
Beati quelli che hanno il cuore sincero perché possono accostarsi a Dio. Beato chi è autentico nei pensieri e nei fatti perché è accolto da Dio.
• L’ipocrisia è un male orribile, che fa rivoltare Cristo: mi sento ipocrita davanti a lui?
• Gesù non rigetta il peccatore, ma non sopporta l’ipocrita: accetto di essere peccatore?
• Qual è la più grande ipocrisia della mia vita?
• Ci sono delle falsità nel mio comportamento religioso? • Ho mascherato qualcosa di grave nelle confessioni passate? Ogni colpa grave taciuta volontariamente o mascherata dev’essere confessata bene: lo sai questo?
• Ci sono ipocrisie nel mio modo di accostare l’Eucaristia?
• Ho fatto dei sacrilegi? Ho ricevuto l’Eucaristia in colpa grave?
• Sono legato a superstizioni?
• Posso dire di essere immune dall’idolatria del denaro, del lavoro, del successo, della carriera?
• Posso dire di mai aver fatto guadagni disonesti? Ho riparato?
• C’è in me l’idolatria del sesso?



CASTITÀ
• Hai delle abitudine sensuali?
• Hai l’abitudine di indugiare su pensieri sensuali?
• Hai l’abitudine dei discorsi osceni? Hai dato degli scandali?
• Hai divulgato della pornografia?
• Hai il vizio della masturbazione?
• Sei cosciente che questo vizio, con una lotta metodica e una guida spirituale ferma, si può vincere?
• Sei schiavo della gola? Dell’alcool o di altre cose che degradano la volontà?
• Se sei implicato in gravi disordini sessuali, non è sufficiente confessarti. 


Devi aprire i tuoi orizzonti: leggi qualcosa che ti sblocchi e consulta un sacerdote aprendoti con molta schiettezza.

PER FIDANZATI
• Il vostro amore è puro e generoso?
• Siete impantanati nella sensualità?
• Lo sapete che se il vostro amore non vi porta a Dio è amore egoistico e inquinato?
• Vi preparate al matrimonio con leggerezza?
• Avete un sacerdote che sia per voi una guida esigente verso il
matrimonio?
• Avete l’amicizia di una coppia profondamente cristiana che vi aiuti?
• Che cosa fate per allenarvi all’amore profondo?
• Che cosa fate per correggere il vostro carattere?
• Avete paura del sacrificio?
• Avete programmato una vita di carità e di servizio?
• Che cosa fate per giungere a un amore generoso e non sensuale?
• Sapete sostenervi nella debolezza?
• Lo sapete che la sensualità comincia dai pensieri e dal cuore?

PER SPOSI
• Avete la persuasione che l’atto matrimoniale è un atto sacro?
• Avete l’abitudine a compiere l’atto matrimoniale purificandovi prima da ogni egoismo?
• Avete l’abitudine di abolire nel vostro atto matrimoniale ogni volgarità e leggerezza?
• Conoscete la mentalità della Chiesa sugli anticoncezionali?
• Conoscete la mentalità della Chiesa sulla paternità responsabile?
• Conoscete i metodi naturali che rispettano i cicli di fecondità e non deturpano il fisico e la sacralità del matrimonio?
• Avete una guida spirituale almeno nei periodi difficili?
• Avete l’amicizia di una coppia cristiana vera?
• Vi rendete conto che il matrimonio esige preghiera e va rinnovato ogni giorno?




7. Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i costruttori di pace e di concordia perché hanno in loro qualcosa della bontà di Dio. Beati i portatori di pace perché somigliano a Dio.
• Ho l’abitudine di seminar discordie, portar divisioni, riferire il male degli altri?
• Sono violento in casa? Umilio le persone? Sono geloso? Riporto pettegolezzi, sospetti?
• Ho l’abitudine di rendere pesante il clima della mia famiglia col pessimismo?
• Carico sugli altri i miei problemi? Le mie tensioni? Il mio pessimismo?
• Cerco di crear gioie intorno a me? Di dar luce e speranza?
• Coltivo l’ottimismo che viene dalla fede?
• Sono costruttore di unità in famiglia, in parrocchia, nel mio gruppo?
• Se ho creato divisioni sono pronto a pagare? A riparare?



8. Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli
Beati quelli che san pagare per la loro fede. Beato chi è fedele alla volontà di Dio ed è pronto anche a soffrire per essere fedele alla volontà di Dio.
• Cerco in ogni cosa la volontà di Dio?
• Quando ho scoperto la volontà di Dio so portarla avanti con fermezza a costo di qualunque sacrificio?
• Sono capace di soffrire qualcosa per Cristo, per fedeltà a lui?
• Sono capace a pagare anche con le umiliazioni per le cause del bene? Per le cause della fede?
• Sono capace a sopportare anche una derisione per amore a Cristo?
• Che cosa faccio per annunciare la fede? Ho il problema? Annuncio Cristo con la mia fede e le mie opere, nel mio ambiente?
• Mi sono vergognato qualche volta di Cristo? Sono stato vile?

C'è un grande mezzo di salvezza: il Sacramento del Perdono!

- Padre Andrea Gasparino - 



Buona giornata a tutti. :-)



mercoledì 10 febbraio 2016

Quaresima non significa mortificazioni - padre Alberto Maggi -

Con il mercoledì delle ceneri inizia la quaresima. Per comprendere il significato di questo periodo occorre esaminare la diversa liturgia pre e post-conciliare.
Prima della riforma liturgica, l’imposizione delle ceneri era accompagnata dalle parole “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, secondo la maledizione del Signore all’uomo peccatore contenuta nel Libro della Genesi (Gen 3,19). E con questo lugubre monito iniziava un periodo caratterizzato dalle penitenze, da rinunzie e sacrifici e dalle mortificazioni.
Oggi l’imposizione delle ceneri è accompagnata dall’invito evangelico “Convertiti e credi al vangelo”, secondo le prime parole pronunciate da Gesù nel Vangelo di Marco (Mc 1,15). Un invito al cambiamento di vita, orientando la propria esistenza al bene dell’altro e a dare adesione alla buona notizia di Gesù.
L’uomo non è polvere e non tornerà polvere, ma è figlio di Dio, e per questo ha una vita di una qualità tale che è eterna, cioè indistruttibile, e capace di superare la morte. 
In queste due diverse impostazioni teologiche sta il significato della quaresima.
Mai Gesù nel suo insegnamento ha invitato a fare penitenza, a mortificarsi, e tanto meno a fare sacrifici. Anzi, ha detto il contrario: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 12,7). La misericordia orienta l’uomo verso il bene del fratello. I sacrifici e le penitenze centrano l’uomo su se stesso, sulla propria perfezione spirituale e nulla può essere più pericoloso e letale di questo atteggiamento. Paolo di Tarso, che in quanto fanatico fariseo era un convinto assertore di queste pratiche, una volta conosciuto Gesù, arriverà a scrivere nella Lettera ai Colossesi: “Nessuno dunque vi condanni in fatto di cibo o di bevanda, o per feste, noviluni e sabati… Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché come se viveste ancora nel mondo, lasciarvi imporre precetti quali: Non prendere, non gustare, non toccare? 

Sono tutte cose destinate a scomparire con l’uso, prescrizioni e insegnamenti umani, che hanno una parvenza di sapienza con la loro falsa religiosità e umiltà e mortificazione del corpo, ma in realtà non hanno alcun valore se non quello di soddisfare la carne” (Col 2,16.20-23).
Paolo aveva compreso molto bene che queste pratiche dirigono l’uomo verso un’ impossibile perfezione spirituale, tanto lontana e irraggiungibile quanto grande è la propria ambizione. 

Per questo Gesù invita invece al dono di sé, che è immediato e concreto tanto quanto è grande la propria capacità di amare.
La quaresima non è orientata al venerdì santo, ma alla Pasqua di risurrezione. Per questo non è tempo di mortificazioni, ma di vivificazioni. 
Si tratta di scoprire forme inedite di perdono, di generosità e di servizio, che innalzano la qualità del proprio amore per metterlo in sintonia con quello del Vivente, e così sperimentare la Pasqua come pienezza della vita del Cristo e propria.
Per questo oggi c’è l’imposizione delle ceneri. 

Pratica che si rifà all’uso agricolo dei contadini che conservavano tutto l’inverno le ceneri del camino, per poi, verso la fine dell’inverno, spargerle sul terreno, come fattore vitalizzante per dare nuova energia alla terra.
Ed è questo il significato delle ceneri: l’accoglienza della buona notizia di Gesù (“Convertiti e credi al vangelo”), è l’elemento vitale che vivifica la nostra esistenza, fa scoprire forme nuove originali di amore, e fa fiorire tutte quelle capacità di dono che sono latenti e che attendevano solo il momento propizio per emergere. Creati a immagine di Dio (Gen 1,27), il Creatore ha posto in ogni uomo la sua stessa capacità d’amare. 
La Quaresima è il tempo propizio perché questo amore fiorisca in forme nuove, originali, creative.

- padre Alberto Maggi - 



Mercoledì delle ceneri è l'inizio di un cammino in cui io mi prendo sul serio e decido di uscire dalla mediocrità, da quello stare a mezza strada, né santo né peccatore, né caldo e né freddo... e questo non per paura di Dio, nel modo più assoluto, ma per amore di Dio e per amore della mia vita, perché Dio è buono. Se io gli sto lontano è a me che faccio male, e insieme con me anche tutti quelli che mi sono vicini. Il segno è quello delle ceneri, che ovviamente non hanno un potere magico ma sono il segno esteriore di una consapevolezza: c'è qualcosa che è cenere e Qualcuno che invece è vita eterna. 
Le frasi che il messale suggerisce per l'imposizione delle ceneri sono due: la più gettonata "convertiti e credi al Vangelo" e la più tremenda "polvere sei e polvere tornerai". 
In realtà sono le due facce della stessa medaglia: io, sempre io, quello che sento, quello che provo, quello che mi emoziona, quello che temo e desidero... ecco tutto questo è la polvere! Addirittura? Penso proprio di sì: è polvere e cenere, cose che un colpo di vento spazza via e non rimane niente, se mi ostino a riempire la vita di queste cose, di polvere si riempie la mia vita (ricordate "vanità delle vanità"?). Per questo "convèrtiti (= riorientati, rivolgiti a, fissa lo sguardo su) e credi al Vangelo di Dio": tu sei figlio suo e Lui, immeritatamente e altrettanto immensamente, ti vuole bene, senza se e senza ma. Questo è il segno delle ceneri.

da: www.omelie.org



La teologia biblica rivela un duplice significato dell’uso delle ceneri: 

1 – Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell’uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…” (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: “Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere” (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell’uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).

2 – Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: “I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere” (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: “Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore” (Gdt 4,11).

da: www.omelie.org


Nel rito ambrosiano, in cui la quaresima è posticipata di quattro giorni e inizia la domenica immediatamente successiva (e in cui pertanto il carnevale termina con il "sabato grasso"), l'imposizione delle ceneri avviene o in quella stessa prima domenica di quaresima oppure, preferibilmente, il lunedì seguente. 
Il giorno di digiuno e astinenza viene invece posticipato al primo venerdì di quaresima.
Mentre la tradizione popolare meneghina fa risalire il proprio carnevale prolungato, o "carnevalone", a un "ritardo" annunciato dal vescovo di Milano sant'Ambrogio, impegnato in un pellegrinaggio, nel tornare in città per celebrare i riti quaresimali, in realtà la diversa datazione della festa mobile delle Ceneri dipende da un consolidato e più antico computo cronologico dei quaranta giorni della quaresima, conservato peraltro anche nel rito bizantino.



Siamo sulla piazza di un paese del Nord, brulicante di figure come spesso accade nelle tele dei fiamminghi. La scena è di fatto divisa a metà. A sinistra di chi guarda c’è il Carnevale, un uomo grasso, a cavalcioni di un barile, con in mano uno spiedo coi polli infilzati; dietro di lui si nota una tavola imbandita; a terra sono resti di cibo.
Il grassone (immagine a lato) viene spinto da due personaggi in maschera diritto contro una figura femminile magra, rifinita, che fronteggia lo spiedo del rivale con una pala, tenuta a mo’ di lancia, sulla quale sono due aringhe. 
È la Quaresima, su un carro trainato da un frate e da una monaca. 
A sinistra si vede un’osteria, a destra una chiesa. 
I seguaci del Carnevale mangiano, recitano, suonano; quelli della Quaresima sono tristi, vestiti di scuro, votati al sacrificio, soffrono. 
Al centro della scena un buffone guida una coppia di spalle: lei porta legata in vita una lanterna spenta. I critici suggeriscono che nella coppia si visualizzi la condizione del credo cristiano, sia cattolico (la Quaresima), sia luterano (il Carnevale).
In tutto il quadro sono sparsi poveri mendicanti, nell’indifferenza generale. 
E sono forse le figure più vere. In basso a destra una madre riceve l’elemosina da un uomo uscito di chiesa: è vestito di rosso e di azzurro. 
Quell’abito simboleggia il peccato di chi compie ipocritamente un atto di carità, davanti a tutti, per sentirsi a posto.



Pieter Bruegel il Vecchio, La battaglia fra il Carnevale e la Quaresima, 1559
(Kunsthistorisches Museum di Vienna).

Ci ottenga, la Vergine Santissima, la grazia di fidarci di Cristo, per proseguire con gioia il cammino quaresimale e rivedere sinceramente la nostra vita alla luce del Vangelo.

San Giovanni Paolo II, papa


Buona giornata a tutti. :-)