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sabato 24 febbraio 2018

In tempi di oscurità, tieni alta la tua luce - Jeff Foster


Quando qualcuno ti insulta, ti riduce a un oggetto,
quando ti offre un consiglio non richiesto,
quando ti incolpa per la sua sofferenza,
quando non ti ascolta, e parla continuamente di sè,
quando ti paragona agli altri,
quando ignora, contraddice, giudica o ridicolizza 
i tuoi pensieri e le tue emozioni.
Fermati. Respira.
Sappi che si tratta del suo dolore, non del tuo.
Sappi che sta facendo il solo sogno che può fare finché si sveglierà.
Sappi che non ti conosce, conosce solo la sua immaginazione.
Forse gli è difficile amare se stesso.
Forse cerca il suo valore all’esterno.
Forse è disconnesso dal respiro, dal corpo, dalla sua preziosa vitalità, dalla sua vera vocazione.
Forse vive in un mondo dualistico di bene e male, giusto e sbagliato, successo e fallimento.
Forse ha dimenticato la semplice gioia di essere.
Forse puoi capirlo.
Forse sei stato dov’è stato lui.
Non cercare di cambiarlo, ora. Potrebbe non cambiare mai.
Non cercare di correggerlo. Non sta chiedendo di essere corretto.
Più tu forzi, più lui reagirà.
Non rimanere impigliato nella sua rete di infelicità.
Osserva con chiarezza, magari sii compassionevole, ma non forzare.
Va bene se è sconvolto. Davvero.
Dagli lo spazio di essere sconvolto.
Va bene se si sente deluso da te.
Dagli lo spazio di sentirsi deluso.
Va bene se ti giudica. Fa’ spazio anche per i suoi giudizi.
E fa’ spazio per ciò che pensi e senti tu!
Permettiti di sentirti triste, arrabbiato, in colpa, in dubbio.
Lasciati attraversare da tutte queste preziose energie.
Non ti faranno alcun male, permettendo loro di muoversi.
Sì, incontrerai molti guardiani in questo viaggio.
Va’ comunque per la tua strada, e permetti agli altri di andare per la loro.
Non hai bisogno di giustificare il tuo cammino, né di difenderlo.
Resta accanto a te stesso in questi tempi difficili.
Non lottare contro l’oscurità; non ha potere in ogni caso.
Tieni semplicemente alta la tua luce.

Jeff Foster -


Si fa l’abitudine a tutto, anche al continuo peggioramento di ciò che già era ai limiti della sopportazione. 


- John Maxwell Coetzee -



“La sola cosa che non puoi portarmi via è il modo in cui scelgo di rispondere a ciò che mi fai” 


- Viktor Emil Frankl -





“Arroganza è pensare di essere superiore agli altri. 
Autostima è non sentirsi inferiore a nessuno.”


“Lascia andare il bisogno di cambiare gli altri. Il vero amore è accettare gli altri nel modo in cui sono, senza cercare di cambiarli. Se vogliamo cambiarli, significa che non li amiamo così come sono. È molto più facile trovare una persona che sia già nel modo in cui ti piace, invece di cercare di cambiarla.” 

- Don Miguel Ruiz - 


Buona giornata a tutti. :-)






venerdì 23 febbraio 2018

La manciata di fagioli – Paul Watzlawick

Prima di morire, una giovane moglie strappa al marito la promessa solenne di non avere relazioni con altre donne dopo la sua morte. “Se tu non mantieni la promessa, il mio spirito ritornerà e non ti darà pace.” 
Per un po’ l’uomo le si mantiene fedele, ma dopo alcuni mesi conosce un’altra donna e se ne innamora. 
Poco dopo comincia a presentarglisi ogni notte un fantasma, che lo accusa di aver mancato alla parola data. 
Che si tratti di un fantasma è per l’uomo fuori discussione, perché esso si dimostra informato non solo su ciò che avviene quotidianamente tra lui e la nuova donna, bensì anche riguardo a pensieri segreti, speranze e sentimenti.
Quando la situazione gli diventa insopportabile, l’uomo si rivolge a un maestro zen e gli chiede un consiglio. “La sua prima moglie è diventata un fantasma ed è a conoscenza di tutto ciò che lei fa,” gli spiegò il maestro.
“Qualunque cosa lei faccia o dica, ogni suo gesto nei confronti della donna che ama, il fantasma lo sa. Deve essere perciò uno spirito sapientissimo e lei dovrebbe in realtà esserne meravigliato. 
La prossima volta che appare, faccia un patto con lui: gli dica che è molto bene informato e che non si può nascondergli nulla, ma che lei romperà il suo fidanzamento e non si risposerà solo se risponderà a una domanda.”
“Che domanda devo porgli?” chiese l’uomo.
Il maestro rispose: “Prenda una bella manciata di fagioli e gli chieda se saprebbe dirne il numero esatto.
Se non saprà rispondere, lei avrà la certezza che si tratta di un parto della sua fantasia e non sarà più disturbato.”
Quando la notte successiva il fantasma della moglie si ripresentò, egli lo lusingò facendo le lodi della sua saggezza.
“Infatti,” rispose il fantasma, “so anche che oggi sei andato da un maestro zen.”
“E allora, visto che sai tante cose,” ribatté l’uomo, “dimmi quanti fagioli ho in mano.”

- Paul Watzlawick - 
Istruzioni per rendersi infelici


Da un essere umano, che cosa ci si può attendere?
Lo si colmi di tutti i beni di questo mondo, lo si sprofondi fino alla radice dei capelli nella felicità, e anche oltre, fin sopra la testa, tanto che alla superficie della felicità salgano solo bollicine, come sul pelo dell’acqua; gli si dia di che vivere, al punto che non gli rimanga altro da fare che dormire, divorare dolci e pensare alla sopravvivenza dell’umanità; ebbene, in questo stesso istante, proprio lo stesso essere umano vi giocherà un brutto tiro, per pura ingratitudine, solo per insultare.
Egli metterà in gioco perfino i dolci e si augurerà la più nociva assurdità, la più dispendiosa sciocchezza, soltanto per aggiungere a questa positiva razionalità un proprio funesto e fantastico elemento.
Egli vorrà conservare le sue stravaganti idee, la sua banale stupidità…”
Queste parole uscirono dalla penna dell’uomo che Friedrich Nietzsche considerava il più grande psicologo di tutti i tempi: Fédor Michajlovic Dostoevskij.
E tuttavia esse esprimono, anche se in forma piacevole e convincente, ciò che la saggezza popolare conosce da sempre: nulla è più difficile da sopportare di una serie di giorni felici.
È giunta l’ora di farla finita con la favola millenaria secondo cui felicità, beatitudine e serenità sono mete desiderabili della vita. 
Troppo a lungo ci è stato fatto credere, e noi ingenuamente abbiamo creduto, che la ricerca della felicità conduca infine alla felicità.

- Paul Watzlawick -
Istruzioni per rendersi infelici


giovedì 15 febbraio 2018

Via con il vento – don Bruno Ferrero

Nel prato di un giardino pubblico, con il tiepido sole della primavera, in mezzo all'erba tenera, erano spuntate le foglie dentellate e robuste dei Denti di Leone. Uno di questi esibì un magnifico fiore giallo, innocente, dorato e sereno come un tramonto di maggio. 
Dopo un po' di tempo il fiore divenne un "soffione": una sfera leggera, ricamata dalle coroncine di piumette attaccate ai semini che se ne stavano stretti stretti al centro del soffione.
E quante congetture facevano i piccoli semi. Quanti sogni cullava la brezza alla sera, quando i primi timidi grilli intonavano la loro serenata.
"Dove andremo a germogliare?".
"Chissà?".
"Solo il vento lo sa".
Un mattino il soffione fu afferrato dalle dita invisibili e forti del vento. I semi partirono attaccati al loro piccolo paracadute e volarono via, ghermiti dalla corrente d'aria.
"Addio... addio", si salutavano i piccoli semi.
Mentre la maggioranza atterrava nella buona terra degli orti e dei prati, uno, il più piccolo di tutti, fece un volo molto breve e finì in una screpolatura del cemento di un marciapiede. C'era un pizzico di polvere depositato dal vento e dalla pioggia, così meschino in confronto alla buona terra grassa del prato.
"Ma è tutta mia!", si disse il semino. Senza pensarci due volte, si rannicchiò ben bene e cominciò subito a lavorare di radici.
Davanti alla screpolatura nel cemento c'era una panchina sbilenca e scarabocchiata. Proprio su quella panchina si sedeva spesso un giovane. Era un giovane dall'aria tormentata e lo sguardo inquieto.
Nubi nere gli pesavano sul cuore e le sue mani erano sempre strette a pugno.
Quando vide due foglioline dentate verde tenero che si aprivano la strada nel cemento. Rise amaramente: "Non ce la farai! Sei come me!", e con un piede le calpestò.
Ma il giorno dopo vide che le foglie si erano rialzate ed erano diventate quattro.
Da quel momento non riuscì più a distogliere gli occhi dalla testarda coraggiosa pianticella. Dopo qualche giorno spuntò il fiore, giallo brillante, come un grido di felicità.
Per la prima volta dopo tanto tempo il giovane avvilito sentì che il risentimento e l'amarezza che gli pesavano sul cuore cominciavano a sciogliersi. 
Rialzò la testa e respirò a pieni polmoni. Diede un gran pugno sullo schienale della panchina e gridò: "Ma certo! Ce la possiamo fare!".
Aveva voglia di piangere e di ridere. 
Sfiorò con le dita la testolina gialla del fiore.
Le piante sentono l'amore e la bontà degli esseri umani. 
Per il piccolo e coraggioso Dente di Leone la carezza del giovane fu la cosa più bella della vita.

Non chiedere al Vento perché ti ha portato dove sei. Anche se sei soffocato dal cemento, lavora di radici e vivi.
Tu sei il messaggio.

- don Bruno Ferrero -
Fonte: da: "Solo il vento lo sa", Bruno Ferrero - Ed. Elledicì





 La speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno e il coraggio.
Lo sdegno per le cose come sono; il coraggio, per cambiarle.


(cit. Sant'Agostino - ripresa da Pablo Neruda)





Padre di verità,
non permettere scarti
tra pensieri e parole.
Se ti dico che ti amo,
non lasciarmi mentire.
Se ti esprimo rimorsi, 
che siano veramente sinceri. 
Non lasciare, Padre, ch’io abusi delle parole: 
penetra l’universo delle mie riflessioni, 
vagliale, perché non m’inganni. 
Difendimi dall’arte fabulatoria, 
dall’inflazionare parole. 
Tacciano anche i pensieri davanti a te, 
che leggi nei pensieri e nei cuori. 

- Stefan Wyszynski - 


Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 25 gennaio 2018

Ignorare è un'arte

Si dice che una volta, un uomo si avvicinò a Buddha e, senza dire una parola, gli sputò in faccia. I suoi discepoli si arrabbiarono.
Ananda, il discepolo più vicino, chiese a Buddha:

- Dammi il permesso di dare a quest’uomo ciò che merita! -
Buddha si asciugò con calma e rispose ad Ananda:

- No. Io parlerò con lui.-

E unendo i palmi delle mani in segno di riverenza, disse all'uomo:
- Grazie. Con il tuo gesto mi hai permesso di vedere che la rabbia mi ha abbandonato. Ti sono estremamente grato. Il tuo gesto ha anche dimostrato che Ananda e gli altri discepoli possono essere ancora assaliti dalla rabbia. Grazie! Ti siamo molto grati! -

Ovviamente, l'uomo non credette a ciò che udì, si sentì commosso e angosciato.

Questo racconto ci mostra che cosa significa esattamente ignorare, una parola che spesso ha un significato negativo e può farci sentire "cattive persone" per ignorare gli altri.
Ignorare significa semplicemente non permettere che parole, atteggiamenti e comportamenti dannosi di altri possano intaccare il nostro equilibrio interiore. Non è necessario ricorrere alla violenza velata o all’aggressività, è sufficiente creare un involucro protettivo intorno a noi.
Si tratta di imparare a ignorare certe persone in certi momenti, e non è neppure necessario allontanarsi da loro, perché, dopo tutto, tutti abbiamo luci e ombre. Ignorare non è una forma di vendetta o un modo per far sentire inferiore l’altro, è solo un modo per proteggerci.


Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando siamo riusciti a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un'amorevole capacità, una chiara intuizione e un'assoluta tolleranza

Mahatma Gandhi-



Tre situazioni che devi imparare a ignorare

1. Le critiche distruttive. 
Quando le critiche non sono destinate ad aiutarci a migliorare, ma solo a scoraggiarci e farci sentire inferiori, le dovremmo ignorare. Non lasciare che gli altri ti giudichino senza essersi prima messi nei tuoi panni, e non permettere che le loro critiche ti danneggino.

2. Le cattive azioni. 

Se una persona si comporta male con te non permettere che il suo comportamento alteri il tuo equilibrio psicologico, perché allora avrà raggiunto il suo obiettivo. 
Ricorda che può danneggiarti solo ciò a cui permetti di farlo. 
Se noti una cattiva azione, rivedi le tue aspettative relative a quella persona e vai avanti.

3. Le manipolazioni. 

Alcune persone cercheranno di controllarti attraverso la manipolazione emotiva. 
È importante che tu ne sia consapevole e impari a evitare i commenti che fanno leva sul tuo senso di responsabilità, il senso di colpa o anche l’affetto, per farti prendere decisioni che altrimenti non avresti preso. 
Quando impari a ignorare tali commenti diventi veramente libero di decidere ogni passo nella tua vita.


Buona giornata a tutti.:-)





lunedì 22 gennaio 2018

da: "L'Alchimista" di Paulo Coelho

Un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più saggio di tutti gli uomini. 
Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. 
Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava.
Invece di trovare un sant'uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un'attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. 
E c'era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto.
Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. 
Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.
Nel frattempo, voglio chiederti un favore, concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d'olio. Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio.
Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.
Allora, gli domandò questi, hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?
Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio che il Saggio gli aveva affidato.
Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo, disse il Saggio. Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa.
Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, questa volta osservando tutte le opere d'arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d'arte disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del Saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.
Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato? domandò il Saggio.
Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.
"Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti - concluse il più Saggio dei saggi - Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino."

- Paulo Coelho -
Fonte: "L'Alchimista" di Paulo Coelho - Bompiani





“Questo è scritto sulla Tavola di Smeraldo,” rispose l’Alchimista quando ebbe finito di scrivere.
Il ragazzo si avvicinò e lesse le parole scritte sulla sabbia.
“E’ un codice,” esclamò poi, un po’ deluso dalla Tavola di Smeraldo. “Somiglia a quei libri dell’inglese.”
“No,” rispose l’Alchimista. “E’ come il volo degli sparvieri: non va compreso con la sola ragione. La Tavola di Smeraldo è un passaggio diretto verso l’Anima del Mondo. I saggi compresero che questo mondo naturale è solo un’immagine e una copia del Paradiso. La semplice esistenza di questo mondo è la garanzia che ne esiste uno più perfetto. Dio lo creò perché gli uomini, attraverso le cose visibili, potessero comprendere i suoi insegnamenti spirituali e le meraviglie della sua sapienza. E’ questo che io chiamo Azione.”
“Dovrei comprendere la Tavola di Smeraldo?” domandò il ragazzo.
“Forse, se ti trovassi in un laboratorio di alchimia, questo sarebbe il momento giusto per studiare la maniera migliore di capire la Tavola di Smeraldo. 
Ma sei nel deserto. E allora immergiti nel deserto. 
Serve a comprendere il mondo altrettanto bene di qualsiasi altra cosa sulla faccia della terra. 
Non c’è bisogno che tu capisca il deserto: basta che osservi un semplice granello di sabbia e vi scorgerai tutte la meraviglie della Creazione.”
“Come posso immergermi nel deserto?”
“Ascolta il tuo cuore. Esso conosce tutte le cose, perché è originato dall’Anima del Mondo, e un giorno vi farà ritorno.”


Buona giornata a tutti. :-)













sabato 20 gennaio 2018

La storia del martello – Paul Watzlawick

Un uomo vuole appendere un quadro. 
Ha il chiodo, ma non il martello. 
Il vicino ne ha uno, così decide di andare da lui e di farselo prestare. 
A questo punto gli sorge un dubbio: e se il mio vicino non me lo vuole prestare? Già ieri mi ha salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la fretta era soltanto un pretesto ed egli ce l’ha con me. 
E perché? Io non gli ho fatto nulla, è lui che si è messo in testa qualcosa. 
Se qualcuno mi chiedesse un utensile, io glielo darei subito. 
E perché lui no? Come si può rifiutare al prossimo un così semplice piacere? Gente così rovina l’esistenza agli altri. 
E per giunta si immagina che io abbia bisogno di lui, solo perché possiede un martello. 
Adesso basta! 
E così si precipita di là, suona, il vicino apre, e prima ancora che questo abbia il tempo di dire “Buon giorno”, gli grida: “Si tenga pure il suo martello, villano!”


- Paul Watzlawick - 
da: "Istruzioni per rendersi infelici"



L’Inferno di Dante è di gran lunga più geniale del suo Paradiso; lo stesso vale per il Paradiso perduto di Milton, in confronto al quale il Paradiso riconquistato è del tutto insipido; la caduta, nella Leggenda di ognuno di Hugo von Hofmannstahl, è appassionante, mentre l’intervento finale degli angioletti salvatori fa una penosa impressione; il Faust I commuove fino alle lacrime, il Faust II fa sbadigliare. 
Parliamoci chiaro: cosa e dove saremmo senza la nostra infelicità? 
Essa ci è, nel vero senso della parola, dolorosamente necessaria.

- Paul Watzlawick - 
da: "Istruzioni per rendersi infelici"

venerdì 19 gennaio 2018

Non lamentarti mai, qualunque cosa tu debba sopportare - - Swami Kriyananda -

 Non lamentarti mai,
qualunque cosa tu debba sopportare.
La sfortuna si trova nella tua percezione delle cose,
non nelle cose in se stesse.
Se anche dovessi perdere improvvisamente ogni ricchezza,
per esempio a causa di un crollo di borsa,
forse sarebbe semplicemente giunto il momento,
nel progetto che Dio ha per te, di sperimentare la povertà.
Una lezione positiva che puoi imparare da ogni perdita è il calmo distacco.
Un’altra, è diventare più completo in te stesso.
Successo e fallimento fanno ugualmente parte del flusso della vita.
Lo stesso vale per tutte le coppie di opposti:
ricchezza e povertà, fama e ignominia, guadagno e perdita.
Accettale con un sorriso, perché solo in Dio
ci si può sollevare per sempre al di sopra della dualità.
Nel frattempo, qualunque sia la tua sorte nella vita,
accettala di buon animo.
Ricordati che tutto questo è uno spettacolo,
un sogno cosmico, una commedia.
Per il tuo Sé più profondo,
la vita qui sulla terra non possiede alcuna realtà.

- Swami Kriyananda -

Il segreto della felicità è tenere il cuore aperto agli altri e alle esperienze della vita. 
Il cuore, infatti, è come la porta d’ingresso di una casa: 
la luce del sole può entrare solo quando la porta è ben aperta. 

- Swami Kriyananda -




Semplifica il modo in cui guardi alle cose. La complessità di pensiero porta solamente complessità nel tuo lavoro, nelle tue relazioni, in tutta la tua vita.

- Swami Kriyananda -



Buona giornata a tutti. :-)



mercoledì 10 gennaio 2018

Ci sono tre ragioni nella giornata per essere felici e sorridere

Ci sono tre ragioni nella giornata per essere felici e sorridere.

La prima ragione è quando mi sveglio,
perché ho tutta una giornata davanti a me
per fare bene tutto ciò che non ho potuto fare ieri
e quindi sono felice.

La seconda ragione è a mezza giornata,
perché, se non sono riuscito a fare molto,
ho ancora davanti a me una mezza giornata per migliorare
e me ne rallegro.

La terza ragione è alla sera,
perché la giornata è finita :
se è andata bene sono felice,
se invece è andata male sono felice che sia finita.





Sorridi con la faccia, sorridi con la mente e l'energia buona verrà da te e laverà via l'energia sporca.

Elizabeth Gilbert -
da: "Mangia, prega, ama"



Se non trovo altro modo, si può consolare una persona anche col silenzio, con la sola presenza, purché si faccia con amore: basta un sorriso che esprima la dolcezza della comprensione. 
Meglio se il silenzio è accompagnato dalla preghiera del cuore. In questo caso forse mi sarà suggerita anche qualche parola. 
Da chi? Dallo Spirito Santo, che è il vero Consolatore.

- Agata Fernandez Motzo -
da: "Mio tutto oltre la morte"




sabato 2 dicembre 2017

I sette strumenti musicali

C’era una volta un complesso di sette strumenti musicali: erano un pianoforte, un violino, una chitarra classica, un flauto, un sassofono, una cornetta e una batteria.
Vivevano nella medesima stanza, ma non andavano d’accordo. 
Erano così orgogliosi che ognuno pensava di essere il re degli strumenti e di non aver bisogno degli altri. 
Non solo, ma ciascuno voleva suonare le melodie che aveva nel cuore e non accettava di eseguire uno spartito. 
Tutti ritenevano ciò una imposizione intollerabile che violava la loro libertà di espressione.
Quando al mattino si svegliavano ognuno cominciava a suonare liberamente le proprie melodie e per superare gli altri usava i toni più forti e violenti.
 

Risultato: un inferno di caotici rumori.

Una notte capitò che la batteria non riuscisse a chiudere occhio per il nervoso. Per passare il tempo cominciò a scatenarsi con le sue percussioni. 
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. 
Per la prima volta tutti gli strumenti si trovarono d’accordo su una cosa: la decisione di andare ognuno per conto suo.
Stavano per uscire quando alla porta bussò una bacchetta con uno spartito in cerca di strumenti da dirigere.
Parlando con garbo e diplomazia chiese loro di fare una nuova esperienza, quella di suonare ognuno secondo la propria natura, ma con note, ritmi e tempi armonizzati.
“Con un occhio guardate lo spartito, con l’altro i miei cenni, dopo che avrò dato il via, disse la bacchetta”.
Un po’ perché erano molto stanchi del caos in cui vivevano, un po’ per la curiosità di fare una nuova esperienza, accettarono.
Si misero a suonare con passione dando ognuno il meglio di se stesso e con una obbedienza totale alla bacchetta… magica.
A mano a mano che andavano avanti si ascoltavano l’un l’altro con grande piacere. Quando la bacchetta fece il cenno della fine un’immensa felicità riempiva il loro cuore: avevano eseguito il famoso Inno alla gioia di Beethoven.

Cosa mi dice questa storia :

L'essere umano non e' nato per vivere da solo, dunque per vivere in una comunita' sono importantissime le regole che comportano diritti e doveri. 
La libertà assoluta non può che andare a ledere la libertà degli altri, per cui e' necessario trovare dei compromessi affinchè si rispettino gli altri ed al tempo stesso gli altri rispettino noi.
Da qui l'importanza dell'insegnamento dell'educazione civica, sin dai primi mesi di vita da parte dei genitori , della scuola e della comunità.

Insomma, non pensiamo sempre col nostro ego, ma proviamo a metterci sempre dall'altra parte e vedere se saremmo felici che qualcuno ci faccia quello che noi stiamo facendo.

(dal web)


Ci sono le divisioni sociali e ci sono le disuguaglianze economiche; opulenza e miseria. Razionalmente e cristianamente esse andrebbero vagliate in un confronto dialettico, sistemi elettorali, dialoghi, indagini, e altri metodi di pace. Se chi governa, governa nell’interesse del popolo, non dovrebbe alimentare con stampa e comizi, le discordie, che massacrano la comunità..

- Igino Giordani - 
 L’unico amore, Città Nuova, 1974 p.138




Far ritornare la società attuale alla carità dei primi cristiani non sarà mai possibile se i membri della conquista non siano essi stessi l'esempio pratico. 
Si legge nelle prime storie del cristianesimo che i pagani si convertivano non tanto per i miracoli, quanto piuttosto per il disprezzo che i primi cristiani avevano della gloria e del denaro.
Allora, se i miracoli non sono bastati per convertire il mondo pagano, occorrerà trovare i mezzi più adatti. E il mezzo più adatto, anzi il più efficace, credo sia la santità della nostra vita.

Sia dunque la nostra vita santa, ma di quella santità che si presenta come modello da imitare.

- beato don Luigi Monza -