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lunedì 19 gennaio 2015

Attenzione: la famiglia può danneggiare gravemente la vostra salute - Erma Bombeck -

Ci sono parecchie teorie sul perché la famiglia stia perdendo terreno come istituzione. Alcuni sostengono che il problema è economico. . altri ecologico... altri ancora danno la colpa alla mancanza di gratificazioni... alcuni pensano che tutta la questione vada inserita in un sistema di priorità....
A me personalmente, la famiglia americana piace. 
Ha un sacco di potenziale. E poi, il mondo non è fatto per le coppie senza figli. I servizi da tavola sono per sei o per dodici, le sedie della cucina per quattro, le gomme da masticare cinque per pacchetto. 
Secondo il mio punto di vista, la famiglia ha cominciato a degenerare nel momento in cui i genitori si sono messi in mente di comunicare con i figli. Quando abbiamo cominciato a «mettere le carte in tavola», a «scambiarci i punti di vista», a «vuotare il sacco». Tutte cose alle quali le madri non erano abituate e che avrebbero preferito lasciar perdere.
La principale responsabile della decadenza della famiglia è stata l'istruzione. Ha dato il via a uno scontro di titani......
L'abisso aperto tra genitori e figli dai nuovi metodi di insegnamento della matematica, per esempio, non ha nemmeno cominciato a colmarsi. 
Prima di allora, conservavo ancora un misterioso potere. Non dicevo mai niente, ma i miei figli erano convinti che avessi scoperto il fuoco.
Quando cominciammo lo scambio di idee e nozioni, mia figlia un giorno mi chiese:
«Mamma, che cos'è un esponente?»
«È un tipo strano che gira intorno ai cortili delle scuole. Ma dove l'hai trovata questa parola? Sulla parete dei gabinetti pubblici?»
«È nel mio nuovo libro di matematica», disse lei. «Speravo che potessi aiutarmi. Vogliono che trovi la mantissa sulla tavola, determini Pantilogaritmo e scriva la caratteristica come esponente di base dieci.»
Ci pensai su un minuto buono. «Da quanto tempo manca, questa mantissa?»
Mia figlia andò in camera sua, chiuse la porta a chiave e non la vidi più fino a quando prese il diploma.
Le cose non andavano meglio con il sistema metrico. Una volta che un bambino sa che un millimetro quadrato equivale a 0,00155 pollici quadrati, come potrà nutrire ancora un minimo di rispetto per una madre che una volta prese le misure del pavimento del bagno per metterci la moquette e finì col comprarne abbastanza da rivestire l'intero territorio del New Jersey?
E quale madre moderna non si è sentita una nullità tutte le volte che ha dovuto comunicare con l'insegnante dei suoi figli?
Non credo ci sia cosa che temo di più al mondo di un bambino che alza la testa dai fiocchi d'avena e dice senza parere: «Ho bisogno della giustificazione altrimenti la maestra non mi riammette in classe». «Suppongo di doverla scrivere su un pezzo di carta», chiedo.
«Quella che hai scritto sulla carta oleata era illeggibile. Ma se non hai un pezzo di carta posso sempre restare a casa un altro giorno», disse lui.
Strappai via un pezzetto di carta da parati e dissi: «Dammi una matita».
Gli ci volle un po'. Alla fine, dopo un quarto d'ora di ricerche, trovammo un
mozzicone nella lavatrice.
«Mi sembra che esageri, con questa giustificazione», gli dissi sospirando.
«Non capisci», disse lui. «Senza giustificazione non è proprio possibile tornare a scuola.»
Cominciai a scrivere. «La tua maestra è una signora, una signorina o una femminista?»
«Non so», disse lui pensieroso. «Ha una macchina tutta sua e si porta i libri da sé.» «Cara Weems», cominciai.
«D'altra parte è stata alzata fino a tardi per vedere chi vinceva il concorso di Miss America.»
«Cara signorina Weems», ricominciai.
«Non importa», disse lui scrollando le spalle. «Quando avrà il bambino, verrà un'altra maestra.»
«Cara signora Weems», scrissi alla fine. «La prego di voler giustificare Brucie per l'assenza di ieri. Si è svegliato la mattina lamentando crampi allo stomaco e...» «Cancella i crampi allo stomaco», ordinò lui, «raccontale che stavo troppo male perfino per guardare la TV.»
«Cara signora Weems, Brucie ha avuto una disfunzione intestinale e...» «Che cos'è una disfunzione intestinale?» «Crampi alla pancia.»
«No! L'ultima volta che hai scritto crampi sulla giustificazione quella mi ha messo vicino alla porta e non mi ha tolto gli occhi di dosso per tutta la mattina.» «Te lo sei immaginato», dissi io. «La vuoi o no la giustificazione?» «Te l'ho detto che non posso tornare a scuola senza.» «OK, prendi il dizionario e guarda alla C.»
Guardò il dizionario sopra la mia spalla. «Che cosa significa C-O-L-I-C-A?» «Significa che ti metterà di nuovo vicino alla porta», dissi io, leccando la busta. 
Per scrivere la giustificazione mi ci vollero venticinque minuti, vale a dire otto di più di quelli che sono stati necessari per firmare la Dichiarazione di Indipendenza. Non ne avrei parlato affatto, ma proprio ieri, mentre ripulivo un giubbotto, ho trovato la giustificazione in una tasca: mai letta, inutile.
Secondo me i moderni sistemi educativi sono una contraddizione. È come dare un calcolatore a un bambino di tre anni: riuscirà a trovare subito il 10,6 per cento di 11,653 dollari, ma non saprà se è più grossa una moneta da dieci cent o una da cinque.
È come vostra figlia che parte per l'università portandosi dietro tutta la vostra roba, biancheria, lenzuola, mobili, valigie, televisore e automobile, e poi dice: «Devo prendere le distanze dal vostro stupido atteggiamento consumistico». I miei figli fanno un gran parlare di ecologia. Eppure si portano in giro la causa numero uno dell'inquinamento di questo paese: la roba da ginnastica. Mercoledì scorso un paio di calzoncini, una camicia e un paio di scarpe da ginnastica sono entrati da soli in guardaroba e si sono appoggiati stancamente alla parete. Sono rimasta lì a guardare un vaso di edera appassire e morire davanti ai miei occhi. Ricacciando indietro le lacrime, ho urlato a mio figlio: «Da quanto tempo non lavi questi vestiti?»
«Dall'inizio dell'anno scolastico», mi ha urlato di rimando.
«Quale anno scolastico?»
«1972-73.»
«Lo sapevo. Sai, non capisco come faccia il tuo insegnante di educazione fisica a sopportare una cosa del genere.»
«Ha detto che eravamo sopportabili fino a ieri.»
«E cos'è successo ieri?»
«Pioveva e siamo dovuti rientrare in palestra.»
«Non c'è un regolamento sui vestiti... quando bisogna lavarli e roba del genere?» «Sì. Dobbiamo lavarli ogni quattro mesi, che ce ne sia bisogno o meno.» Spiegai attentamente i calzoncini sporchi di fango, la maglietta che scricchiolava e i calzini all'ultimo stadio del rigor mortis.
Mentre cercavo di districare una patata fritta rimasta impigliata in una stringa delle scarpe, non potei fare a meno di pensare che quello era un bambino allevato in un mondo completamente asettico. Quand'era piccolo, gli facevo bollire i giocattoli e sterilizzavo le bende per l'ombelico. Mettevo una mascherina al cane tutte le volte che entrava nella sua stanza. Mi lavavo le mani PRIMA di cambiargli i pannolini. Dove avevo sbagliato?
Sotto il suo letto c'erano mucchi di vestiti sporchi brulicanti di fauna assortita. Nei suoi cassetti c'erano capi di biancheria sporca internamente rifoderati in plastica: da quanto tempo pensate che fossero là dentro? Nel suo armadio c'erano tute e jeans che non avevano bisogno di attaccapanni per star su.
Aprii lo sportello della lavatrice e tastai alla ricerca della roba da ginnastica appena lavata. Trovai solo una stringa, due etichette e una patata fritta immacolata.
«Che cos'è successo alla mia roba da ginnastica?» chiese mio figlio.
«Questo è tutto quello che ne è rimasto, una volta eliminati la sporcizia e il sudore.»

(continua...)

- Erma Bombeck -




Figuriamoci se non sappiamo che la famiglia è anche il luogo della nostra miseria, della fatica, delle nevrosi a volte, del sudore delle lacrime. Dello scontro, delle litigate furibonde in alcune, oppure del grigiore. Sappiamo che la famiglia non è mai perfetta, a volte è proprio un disastro, altre volte invece funziona, ma sempre a prezzo di fatica e impegno. Soprattutto di una decisione di fondo. Noi che andiamo in giro a difendere la famiglia non abbiamo nessuna intenzione di farne un quadretto a tinte pastello. Noi sappiamo che un padre e una madre sono una condizione necessaria ma non sufficiente alla crescita serena dei figli. Ci sono pessimi padri e pessime madri. Però che la condizione è necessaria dobbiamo dirlo, e se questa è percepita come omofobia, non so che farci. Se le lettere in cui dico alle mie amiche che vale la pena sposarsi sono oscurantiste, non so che farci. Se i capitoli in cui scrivo che maschi e femmine sono diversi e parlano due lingue sono considerati stereotipi da bigotta, non so che farci.

(Costanza Miriano)




Questo è il matrimonio!
Partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Mano nella mano sempre, per tutta la vita, senza fare caso a questa cultura del provvisorio che fa la vita a pezzi...
. Coloro che si sposano pregano insieme e con la comunità. Perché?
Solo perché si usa fare così? No!
Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme, un lungo viaggio che non è a pezzi dura tutta la vita, hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno!
Bisogna avere il coraggio di chiedere scusa quando in famiglia sbagliamo.
Per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole: permesso, grazie e scusa.
Chiediamo permesso, per non essere invadenti. Diamo grazie per l'amore: quante volte al giorno dici grazie a tua moglie o a tuo marito? E per ultima scusa: tante volte sbagliamo... alcune volte dico che volano i piatti, si dicono parole forti! Ma sentite questo consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace e ricominciare di nuovo. 

- Papa Francesco -



C'è chi dice che tra noi ci sono Angeli che si presentano come persone normali. Le mamme sono senza dubbio tra queste persone speciali. Sanno meravigliarci ogni giorno per le infinite energie che esprimono nelle cose ordinarie ed ancor più nei momenti difficili. Ai loro figli fanno i regali più preziosi: il primo è la vita, poi il loro tempo, le loro energie ed il loro amore. Abbiamo mille ragioni per ringraziarle ogni giorno. Ma le mamme vogliono da noi un solo grande regalo. Vederci sereni ed essere ricambiate nell'amore incondizionato che ci donano ogni giorno.


- Agostino Degas - 





Buona giornata a tutti. :-)















giovedì 15 gennaio 2015

Il nodo dell'amore - Patricia Morgado Tapia -

In una scuola, durante una riunione con i genitori degli alunni, la Direttrice metteva in risalto l’appoggio che i genitori devono dare ai loro figli. 
Capiva che, la maggior parte dei genitori della comunità erano lavoratori, ma chiedeva loro di passare il maggior tempo possibile con i propri figli, per ascoltarli e capirli.

Tuttavia, la direttrice rimase sorpresa quando un padre si alzò e spiegò, in maniera umile, che lui non aveva il tempo di parlare con suo figlio durante la settimana. Quando rientrava dal lavoro, molto tardi, il figlio era ormai addormentato. Quando usciva per andare al lavoro, era molto presto e suo figlio stava ancora dormendo. Spiegò, inoltre, che doveva lavorare in questo modo per provvedere al sostentamento della famiglia.

Dichiarò anche che non avere il tempo per suo figlio, l’angosciava molto e cercava di rimediare andando tutte le notti a baciarlo, quando arrivava a casa e, affinché suo figlio sapesse della sua presenza, faceva un nodo alla punta del lenzuolo. Questo succedeva religiosamente ogni notte in cui si recava a baciarlo. Quando il figlio si svegliava e vedeva il nodo, sapeva che suo papà era stato lì e lo aveva baciato. Il nodo era il mezzo di comunicazione fra loro.

La direttrice si emozionò per quella storia singolare e si sorprese ancora di più quando constatò che suo figlio, era uno dei migliori alunni della scuola.

Il fatto ci fa riflettere sulle molteplici forme in cui le persone possono essere presenti e comunicare con gli altri. Quel padre aveva trovato la sua maniera, che era semplice ma efficacie. E la cosa più importante era che suo figlio percepiva, attraverso il nodo affettivo, quello che suo papà gli stava dicendo.

Certe volte ci preoccupiamo per il modo in cui diciamo le cose e dimentichiamo che la cosa principale è la comunicazione attraverso il sentimento. Semplici dettagli come un bacio e un nodo alla punta del lenzuolo, significavano, per quel figlio, molto di più che regali e scuse varie. È importante che ci preoccupiamo per le persone ma è più importante che esse lo sappiano, che possano sentirlo.

Affinché esista la comunicazione, è necessario che le persone “ascoltino” il linguaggio del nostro cuore, poiché, in materia di affetto, i sentimenti parlano sempre più forte delle parole. È per questo motivo che un bacio, rivestito del più puro affetto, cura il mal di testa, l’abrasione al ginocchio, la paura per il buio.

Le persone qualche volta non capiscono il significato di molte parole, però sanno registrare un gesto d’amore. Anche se il gesto è solamente un nodo. 

Un nodo pieno d’affetto e amore...


- Patricia Morgado Tapia -
da: "Un Regalo Para Ti" 





Il sorriso di una maternità fresca è antidoto alla disperazione. 
Personale. Sociale. Anche economica. 
Giovani madri coraggiosamente incoscienti come tante loro nonne e bisnonne. Maria è madre. Regina di tutte le madri. Alleata della maternità. Maria madre di Gesù vero uomo. Le immagini della Madonna del ‘300-‘400 in cui Maria offre a Gesù Bambino un vero seno di carne hanno difeso la fede dall’odio per la storia. La carne umana di Maria antidoto a ogni spiritualismo di “madonne” senza volto e senza forma. 
Maria antidoto con il suo seno di vera donna al veleno di ecologismi animalisti che più o meno sottilmente amano tutta la natura tranne quella umana.

- Padre  Maurizio Botta -





Il Bambino Gesù con sua Madre Maria e con san Giuseppe sono un’icona familiare semplice ma tanto luminosa. La luce che essa irradia è luce di misericordia e di salvezza per il mondo intero, luce di verità per ogni uomo, per la famiglia umana e per le singole famiglie. Questa luce che viene dalla Santa Famiglia ci incoraggia ad offrire calore umano in quelle situazioni familiari in cui, per vari motivi, manca la pace, manca l’armonia, manca il perdono. La nostra concreta solidarietà non venga meno specialmente nei confronti delle famiglie che stanno vivendo situazioni più difficili per le malattie, la mancanza di lavoro, le discriminazioni, la necessità di emigrare…..
Affidiamo a Maria, Regina e madre della famiglia, tutte le famiglie del mondo, affinché possano vivere nella fede, nella concordia, nell’aiuto reciproco, e per questo invoco su di esse la materna protezione di Colei che fu madre e figlia del suo Figlio.

Papa Francesco Angelus Piazza San Pietro
Domenica, 28 dicembre 2014




“L’ istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo...”

- Nelson Mandela -







Buona giornata a tutti :-)





giovedì 27 marzo 2014

Sogno di San Giovanni Bosco, 30 maggio 1862 -

«Figuratevi — disse — di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile. 

A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici. 

In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: “Auxilium Christianorum”; sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’OSTIA di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “Salus Credentium”. 

Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando sempre più la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi. 

Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna intorno a sé i piloti per la seconda volta, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa. 

Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene. 

Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le altre con i cannoni, con i fucili, con i rostri. Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano. 

Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare. Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie. 

A un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio. 

Sennonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio. 

Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne, quindi con una catenella che pende dalla prora la lega a un’ancora della colonna su cui sta l’Ostia, e con un’altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta a un’altra ancora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata. 

Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch’esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma». 



San Giovanni Bosco


"Tutti quelli che perseguitarono la Chiesa nei tempi passati non esistono più, e la Chiesa di Gesù Cristo tuttora esiste. Tutti quelli che perseguitano la Chiesa presentemente, di qui a qualche tempo non ci saranno più; ma la Chiesa di Gesù Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnato la sua parola di proteggerla e di essere sempre con lei sino alla fine del mondo".

 (San Giovanni Bosco)



"Chi è unito al Papa è unito con Gesù Cristo, 
e chi rompe questo legame fa naufragio nel mare burrascoso dell'errore e si perde miseramente. 

San Giovanni Bosco



Coltiva il giardino dei tuoi pensieri, riscalda la serra del tuo cuore, difendi il prato della tua mente, nessuno potrà rubarti la bellezza che hai in fondo all'anima.

San Giovanni Bosco


"La frequente Comunione è cibo dei forti, cibo di vita". 

San Giovanni Bosco



Preghiera della sera

Mi addormenterò nella pace,
il tuo sangue vegli su di me;
all' anima che hai plasmato secondo la tua immagine,
concedi la libertà.
Posa la mano sul corpo che hai impastato,
e le tue misericordie siano per lui come mura di difesa
e come un potente scudo.
Quando il corpo si riposerà 
la tua forza lo protegga,
il mio riposo sia davanti a te, 
come profumo d'incenso.
Il Maligno non si avvicini al mio giaciglio, 
per l'intercessione di tua Madre,
e per il tuo sacrificio per noi;
allontana il demone della paura che mi nuoce.

Amen


Buona giornata a tutti :-)

www.leggoerifletto.it



giovedì 28 febbraio 2013

28 febbraio 2013, ore 20.00 Ciao Santo Padre. Prega per noi e per la Chiesa.



































In cinque discorsi radiofonici poco conosciuti – ripubblicati tempo fa dalla Ignatius Press nel volume “Faith and the Future” – il futuro Papa in quel complesso anno 1969, tracciava la propria visione sul futuro dell’uomo e della Chiesa. E’ soprattutto l’ultima lezione, letta il giorno di Natale ai microfoni della “Hessian Rundfunk”, ad assumere i toni della profezia.

Ratzinger si diceva convinto che la Chiesa stesse vivendo un’epoca analoga a quella successiva all’Illuminismo e alla Rivoluzione francese. 

“Siamo a un enorme punto di svolta – spiegava – nell’evoluzione del genere umano. 
Un momento rispetto al quale il passaggio dal Medioevo ai tempi moderni sembra quasi insignificante”. 
Il professor Ratzinger paragonava l’era attuale con quella di Papa Pio VI, rapito dalle truppe della Repubblica francese e morto in prigionia nel 1799. La Chiesa si era trovata allora alle prese con una forza che intendeva estinguerla per sempre, aveva visto i propri beni confiscati e gli ordini religiosi dissolti.

Una condizione non molto diversa, spiegava, potrebbe attendere la Chiesa odierna, minata secondo Ratzinger dalla tentazione di ridurre i preti ad “assistenti sociali” e la propria opera a mera presenza politica. 


“Dalla crisi odierna – affermava – emergerà una Chiesa che avrà perso molto.
Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali”. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede al centro dell’esperienza. “Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”.

Quello che Ratzinger delineava era “un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e semplificata”. 

A quel punto gli uomini scopriranno di abitare un mondo di “indescrivibile solitudine” e avendo perso di vista Dio, “avvertiranno l’orrore della loro povertà”.

Allora, e solo allora, concludeva Ratzinger, vedranno “quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”.



 “Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la Fede al centro dell’esperienza. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti. Allora la gente vedrà quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto.”


-card.  Joseph Ratzinger, 1969 - 


«La parola greca per convertirsi significa ripensare, mettere in questione il proprio ed il comune modo di vivere; lasciare entrare Dio nei criteri della propria vita; non giudicare più semplicemente secondo le opinioni correnti. Convertirsi significa, di conseguenza, non vivere come vivono tutti, non fare come fanno tutti, non sentirsi giustificati in azioni dubbiose, ambigue, malvagie, dal fatto che altri fanno lo stesso; cominciare a vedere la propria vita con gli occhi di Dio; cercare quindi il bene, anche se è scomodo; non puntare sul giudizio dei molti, degli uomini, ma sul giudizio di Dio».


 - Papa Benedetto XVI -


 La Chiesa è di Cristo il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura.


 - papa Benedetto XVI -


"I Papi si succedono ma Cristo rimane in Eterno."

- papa Benedetto XVI - 


              Te ne vai per la strada che ti è stata indicata da Dio, ma sei sempre con noi! ♥

Buona giornata a tutti. :-)




martedì 15 maggio 2012

Saluto al papa che viene – don Primo Mazzolari

Non so i tuo nome di ieri, né quello di domani: il nome che ti ha dato la tua mamma, il nome che tu stesso dovrai darti in quell’attimo non breve di sbalordimento e di umiliazione che seguirà la tua accettazione: il nome destinato a portare nella storia, come nella vita, il grosso fardello delle tue responsabilità di uomo in funzione ultra umana.
Non conosco il tuo volto, non oso sceglierlo tra le cinquantadue immagini che dalle pagine dei giornali sembrano quasi in attesa della condanna capitale più che dell’onore supremo.

Come non mi riguarda il tuo nome di ieri, così non m’importa il tuo volto. Le parole comuni, come i comuni sentimenti di preferenza o di simpatia non hanno più senso per uno che ha finito d’avere un suo cuore, un suo pensiero, una sua strada, per divenire il cuore, il pensiero la strada della Chiesa.

Ognuno ti darà la faccia che vuole. La radio non avrà ancora finito d’annunciare al mondo il tuo nome di ieri e di domani, che milioni di uomini ti avranno già ricostruito a loro immagine, imprestato un disegno, catalogato con questi piuttosto che con quelli. Il tuo passato verrà frugato e perquisito da tutti. Dagli episodi più futili, dai gesti più comuni, dalle parole più insignificanti, dagli scritti, dai gesti... si trarrà l’oroscopo o il materiale per ricomporre, su misura di ognuno, la tua figura, mentre tu non sei più del tuo passato, sei uscito per sempre dalla tua parentela, dalla tua tribù, dalla tua nazione.

Coloro stessi che scrivono: “Lo giudicheremo dai fatti” hanno più decisamente degli altri fissato il programma del tuo pontificato, tracciato la strada che devi camminare se vuoi essere un Papa secondo il cuor loro. La riserva non è che un’ipocrita saggezza per aver maggior diritto di sentenziare a la prima occasione: “L’abbiamo detto: non poteva fare diversamente”.

Non hai ancora parlato e già le cancellerie di tutti i paesi hanno preso posizione nei tuoi riguardi.

Né il titolo né l’animo di “pastor et nauta” ti salverà dall’essere coinvolto, tuo malgrado, nei loro disegni. Più evangelico sarà il tuo pensiero, più staccato il tuo animo da ogni terrestre competizione, più alieno da compromessi, più sgombro d’ogni misura di dominio, più spirituale il tuo richiamo, più paterna ed accorata la tua parola, e ben più duramente verrai giudicato dagli stessi che invocavano un papa unicamente spirituale. Nulla di più fastidioso, nulla di più sconcertante, nulla di più discriminante nei riguardi dei nostri poveri pensieri, che un pensiero unicamente rivolto verso l’Eterno.

Un uomo, non vestito alla maniera di tutti gli uomini, è inafferrabile. Un uomo che non conosce gli interessi terreni, che non ha nulla da difendere sul piano dell’effimero, che vuole soltanto un po’ di Cielo, su questa povera terra, è assai pericoloso specialmente per chi vuole una terra senza Cielo.

I giornali, che non sanno ancora nulla di te, tengono in redazione, già pronte, cartelle su cartelle per il numero straordinario. Come avviene di certi panegirici, basterà cambiare o aggiungere il nome. Le stesse vuote espressioni, gli stessi omaggi rimati, gli stessi auguri: così nei giornali come nei telegrammi e nei messaggi che t’arriveranno d’ogni parte del mondo e che tu non leggerai, come non leggerai le risposte che pure porteranno il tuo nome o che verranno date in tuo nome.

Ti vestiranno con vestiti non confezionati per te: sarai salutato con parole che possono essere dette anche ad un altro, perché tu non hai più nulla di tuo, non sei più nulla per te: prendi tutto da quella divina cosa che tu rappresenti, la quale ti fa grande e ti annichila.

Ti guardi attorno. Chi potrà fissare lo smarrimento del tuo occhio. Facce nuove, facce forestiere anche se ossequiose. Perfino l’uomo di fiducia che t’ha seguito in conclave, non ti sorride più. Anch’egli è come oppresso e allontanato dalla tua nuova dignità che gli impedisce di poterti accostare come prima. E gli altri, codesto piccolo mondo che ti preme, che t’inchina, che vuol leggere dentro di te, indovinare... cosa vuole da te? Raccattatori di briciole, collezionisti di vanità variopinte, o mani che ti sapranno aiutare, cuori che ti sorreggeranno?

Ti seguo mentre ti portano sulle loggie per la tua prima benedizione urbi et orbi.

Non osi guardare giù, alla folla: è un mare, come quello che tu hai dentro.

Stendi la mano, tracci il segno divino... Nell’istante, ti cerchi anche il cuore per donarlo.. Te l’hanno rubato: è già per il mondo, ovunque è un’anima...

Tutti ti hanno derubato: sei il Derubato.

Vengono a prendere commiato – perché tu solo resti – coloro che t’hanno designato al potere, senza comunicartelo. Tu li vorresti abbracciare, non per ringraziarli, ma per farti perdonare d’aver accolto la loro designazione, per implorare l’aiuto della loro fraternità... Non lo puoi perché il cerimoniale te lo vieta.

Il cerimoniale! E tu resti col tuo desiderio...

Adesso sei solo, finalmente solo: la solitudine che può aiutare a portare questo deserto... Tacciono le campane, la piazza: tace l’omaggio. Finalmente sei solo nelle Camere. Solo con la tua anima che s’affaccia sul domani, divenuto dovere, responsabilità davanti ai secoli, davanti al mondo, davanti alla Chiesa, davanti a Dio: custode d’una fede, d’una speranza, d’una carità più grande d’ogni più grande anima, più vasta d’ogni più vasto pensiero, più salda d’ogni più salda volontà. Per questo sei fatto roccia, senza cessare d’essere un cuore, un povero cuore di carne.

Fuori sei grande, sei simbolo, sei voce, sei pastore, sei pietra... Qui, in questo momento, come ti vede il mio cuore, non sei che un uomo, un uomo in preghiera, un questuante, un naufrago in cerca di scampo.

Hai bisogno di Dio. Avresti bisogno anche della tua mamma (tu non lo dici: io lo so lo stesso) d’una carezza sulla tua fronte riarsa. Voglio richiamarla per te e per... me.

Non posso vederti così solo, così sperduto in questo palazzo che ti appartiene come apparteneva a Gesù l’orto degli Ulivi... sono gli ultimi anni della tua vita: ognuno ha diritto di passarli in pace. Voglio che qualcuno ti sia vicino, qualcuno che ami come uomo, come amico, come fratello, come figlio.. Perché sei rimasto “un figliolo” anche sotto la tua universale paternità e ti darebbe animo quella voce che ha più gioia e riposo e gloria della voce di tutti i poeti e delle formule di omaggio di tutti i cerimoniali: ti darebbe animo se ti dicesse ancora una volta, proprio questa sera: “El me putèl, el me pover putèl!”.

Ma io non conosco la parlata della tua mamma e le ho imprestato quella della mia: tu però la ricordi bene, te ne ricordi l’accento, l’inflessione, quella morbidezza ineffabile che sa mettere una mamma nella parola più comune...

Così, soltanto così, segnato dalla carezza di questo ricordo, potrai addormentarti e, domani, andare incontro al mondo, guidato dalla luce divina che ti fu promessa e dalla mano di tua mamma che non può mancare.

Pietra e cuore, padre e figliolo. Così ti saluta questo povero prete dal fondo del suo presbiterio: così ti salutano migliaia e migliaia di anime umili e semplici che, abbagliate da nessun fasto, impedite da nessun clamore, pensano a te, nella loro preghiera affettuosa, come al figliolo che adesso gli pesa sul cuore questo povero e tragico mondo, e che ha tanto bisogno di essere sorretto e amato.

Primo Mazzolari - 1958


• Benedetto XVI (Joseph Ratzinger) 2005 - Joseph Ratzinger - Cardinale dal 1977, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede dal 1981, Decano del Collegio Cardinalizio dal 2002 - è nato in Marktl am Inn, nel territorio della Diocesi di Passau (Germania), il 16 aprile dell'anno 1927.
Egli ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza a Traunstein, una piccola città vicino alla frontiera con l'Austria, a circa trenta chilometri da Salisburgo. Ha ricevuto in questo contesto, che egli stesso ha definito "mozartiano", la sua formazione cristiana, umana e culturale.
Il tempo della sua giovinezza non è stato facile. La fede e l'educazione della sua famiglia lo ha preparato alla dura esperienza dei problemi connessi al regime nazista: egli ha ricordato di aver visto il suo parroco bastonato dai nazisti prima della celebrazione della Santa Messa e di aver conosciuto il clima di forte ostilità nei confronti della Chiesa cattolica in Germania.




• Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla) 1978-2005
Karol Józef Wojtyla nasce il 18 maggio 1920 a Wadowice, città a 50 km da Cracovia, in Polonia. E' il secondo dei due figli di Karol Wojtyla e di Emilia Kaczorowska, che muore quando lui ha solo nove anni. Anche il fratello maggiore non ebbe miglior sorte, morendo molto giovane nel 1932.
Finiti brillantemente gli studi liceali, nel 1938 si trasferisce a Cracovia con il padre ed inizia a frequentare la Facoltà di Filosofia della città. Si iscrive anche allo "Studio 38", circolo teatrale che durante la seconda guerra mondiale va avanti clandestinamente. Nel 1940 lavora come operaio nelle cave presso Cracovia e in seguito nella locale fabbrica chimica. Evita così la deportazione ed i lavori forzati nel Terzo Reich tedesco.
Nel 1941 il padre muore, e il giovane Karol appena ventenne si trova del tutto solo.
A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequenta i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall'Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Adam Stefan Sapieha. Nel contempo è uno dei promotori del "Teatro Rapsodico", anch'esso clandestino. Nell'agosto del 1944 l'arcivescovo Sapieha lo trasferisce, insieme ad altri seminaristi clandestini, nel Palazzo dell'arcivescovado. Vi rimarrà fino alla fine della guerra.
Il giorno 1 novembre 1946 Karol Wojtyla è ordinato sacerdote; dopo pochi giorni parte per proseguire gli studi a Roma, dove alloggia presso i Pallottini, in Via Pettinari. Nel 1948 discute la sua tesi sul tema della fede nelle opere di San Giovanni della Croce. Rientra da Roma in Polonia dove come viceparroco viene destinato alla parrocchia di Niegowiæ presso Gdów.
• Giovanni Paolo I (Albino Luciani) - Pontificato 1978-1978

Nato il 17 ottobre 1912 a Forno di Canale (Belluno), da una famiglia povera.
Dopo aver studiato nei seminari locali Luciani fu ordinato sacerdote il 7 Luglio 1935. Compiuti gli studi, conseguendo il dottorato nell’università Gregoriana, fu dapprima curato nella sua parrocchia natale per poi diventare, nell’autunno del 1937, vice-rettore del seminario di Belluno. Nel dicembre del 1958 Giovanni XXIII lo nominò vescovo di Vittorio Veneto. Il 15 dicembre 1969, per espresso desiderio della chiesa locale, venne nominato patriarca di Venezia. Dal 1972 al 1975 fu vice-presidente della conferenza episcopale italiana e il 5 marzo 1973 ricevette il cappello cardinalizio. Dotato di una animo riformista incoraggiò i parroci a vendere i vasi sacri e altri oggetti preziosi della chiesa a beneficio dei poveri. Nel 1971 poi propose che le chiese ricche dell’Occidente dessero l’uno per cento delle loro rendite alle chiese povere del terzo mondo.
Nell’agosto del 1978, dopo la morte di Paolo VI venne eletto papa. Si disse che l’avere scelto il nome di Giovanni Paolo esprimeva il desiderio di combinare le qualità progressiste e quelle tradizionali di Giovanni XXIII e di Paolo VI.
Sempre insofferente all’etichetta e alle manifestazioni puramente esteriori fece a meno della tradizionale incoronazione e nel giorno in cui entrò in carica (3 settembre, in Piazza S. Pietro) fu semplicemente investito del pallio, simbolo del suo ufficio pastorale.
Tre settimane più tardi, intorno alle undici di sera di giovedì 28 settembre, morì per un attacco cardiaco mentre era a letto intento a leggere delle carte contenenti appunti personali.
Fu il primo papa di cui si può dimostrare che ebbe origine dalla classe operaia: un uomo dotato di buon senso pratico che attirava la gente con il suo sorriso cordiale.
• Paolo VI (Giovan Battista Montini) - Pontificato 1963-1978
Nato a Concesio (Brescia) nel 1897 da una della nobiltà rurale.Nel 1920 ricevette l’ordinazione sacerdotale.
Chiamato all’attività diplomatica ecclesiastica dopo un breve soggiorno in Polonia, come addetto alla Nunziatura di Varsavia nel 1923. L’anno seguente fu trasferito a Roma nell’Accademia Ecclesiastica, e nel 1925 nella segreteria di Stato come minutante.
Nel 1958 ricevette la porpora cardinalizia da Giovanni XXIII, come arcivescovo di Milano il Cardinale Montini si distinse per un’azione diretta ad avvicinare alla chiesa le masse e i lontani .
Il 21 giugno del 1963 il Cardinale Montini venne eletto papa con il nome di Paolo VI.
L’azione di Paolo VI fu indirizzata al proseguimento della strada tracciata dal suo predecessore per l’aggiornamento della Chiesa, azione per l’unione dei cristiani , promozione della cultura cattolica e avvicinamento del mondo intellettuale alla Chiesa, attività per la pace e per la conciliazione dei contrasti in seno all’umanità , assistenza e promozione umana delle classi lavoratrici e dei popoli in via di sviluppo.
Allo scopo di inserire maggiormente l’azione di spiritualizzatrice e pacificatrice della chiesa nel mondo contemporaneo lacerato da pericolose e drammatiche scissioni Paolo VI intraprese, rompendo una prassi pontificia più che secolare, viaggi intercontinentali. Papa Paolo VI morì il 6 agosto del 1978.
• Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli) – Pontificato 1958-1963
Nato a Bergamo nel 1881, da famiglia contadina , compì i suoi studi presso il collegio S. Apollinare in Roma. Fu ordinato sacerdote nel 1904, l’anno successivo ritornò a Bergamo dove fu segretario del Cardinale G.Radini-Tedeschi.
Allo scoppio della prima guerra mondiale fu chiamato alle armi, prima come sergente di sanità , poi come tenente cappellano. Nominato arcivescovo di Aereopoli nel 1925 fu inviato come visitatore apostolico in Bulgaria dove rimase per dieci anni.
Nel 1935 passò come delegato apostolico in Turchia e in Grecia fino al 1944 quando venne nominato Nunzio a Parigi. La sua lunga e brillante carriera diplomatica terminò nel 1953 quando divenne cardinale e patriarca della città di Venezia.
L’elezione al sommo pontificio che avvenne nel 1958. Giovanni XXIII si dimostrò un Pontefice di grande personalità fautore di un processo di rinnovamento che in breve tempo impose la Chiesa all’attenzione riverente del mondo.
Papa Roncalli amava apparire come il “Parroco del Mondo”, parlava apertamente di aggiornamento,
di semplificazione e della necessità di integrazione della fede nel mondo contemporaneo.
Ma il settore nel quale operò con più forza innovatrice fu quello della ricomposizione dell’unità cristiana e dei rapporti della Chiesa Cattolica con i Cristiani separati dell’Oriente e dell’Occidente.
Nel 1959 l’arcivescovo ortodosso Iakovos rendeva visita al Pontefice; era la prima volta dopo oltre tre secoli , che un vescovo ortodosso veniva ricevuto dal papa.
A meno di un mese dalla pubblicazione di Pace in terris Giovanni XIII veniva insignito del premio della Fondazione Eugenio Balzan per la pace. La cerimonia di premiazione svoltasi in vaticano fu la sua ultima apparizione pubblica. Dopo pochi giorni si diffuse la notizia del male inesorabile, che dopo tre giorni di agonia , seguita con ansia da tutto il mondo lo portava alla morte.