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domenica 16 giugno 2019

I guerrieri della luce… - Paulo Coelho

I guerrieri della luce hanno sempre un bagliore nello sguardo.
Essi vivono nel mondo, fanno parte della vita di altri uomini, e hanno iniziato il loro viaggio senza bisaccia e senza sandali.
In molte occasioni sono codardi.
Non sempre agiscono correttamente.
Soffrono per cose inutili, assumono atteggiamenti meschini, e a volte si ritengono incapaci di crescere.
Sovente si credono indegni di qualsiasi benedizione o miracolo.
Non sempre sono sicuri di ciò che stanno facendo.
Molte volte trascorrono la notte in bianco, pensando che la loro vita non ha alcun significato.
Per questo sono guerrieri della luce.
Perché sbagliano.
Perché si interrogano.
Perché cercano una ragione: e certamente la troveranno.

- Paulo Coelho -
Fonte: Guerriero della Luce

L'Addio

"Dove state andando, padrone?" gridò Sam, benchè avesse finalmente capito quel che stava succedendo. 
"Ai Rifugi, Sam", disse Frodo. 
"E io non posso venire." 
"No, Sam. Non ancora, comunque, non oltre i Rifugi. Benché sia stato anche tu
Portatore dell'Anello, per poco tempo. Forse verrà la tua ora.
Non essere troppo triste, Sam [...]." 
"Ma", disse Sam, e le lacrime incominciarono a sgorgargli dagli occhi
"credevo che anche voi voleste godervi la Contea, per anni e anni, dopo tutto
quello che avete fatto". 
"Anche io lo credevo, un tempo. Ma sono stato ferito troppo profondamente, Sam.
Ho tentato di salvare la Contea, ed è stata salvata, ma non per merito mio. 
Accade sovente così, Sam, quando le cose sono in pericolo:
- qualcuno deve rinunciare, perderle, affinchè altri possano conservarle.  -
Ma tu sei il mio erede: tutto ciò che ebbi e che avrei potuto avere io, lo lascio a te; e poi tu hai Rosa, ed Elanor, e verranno anche il piccolo Frodo e la piccola Rosa, e Merry e Cioccadoro e Pipino, e forse altri che ancora non vedo. 
Le tue mani e il tuo cervello saranno necessari dappertutto. [...].
Coraggio, ora cavalca con me!"

- JRR Tolkien -




San Michele Arcangelo, io,
quantunque indegno di apparire dinanzi a te,
confidando tuttavia nella tua speciale bontà,
mi presento a te, accompagnato dal mio Angelo Custode e,
in presenza di tutti gli Angeli del cielo
che prendo a testimoni della mia devozione verso di te,
ti scelgo oggi come mio protettore
e particolare avvocato
e mi propongo fermamente di onorarti quanto più potrò. 
 Assistimi durante tutta la mia vita,
affinché mai io offenda Dio né in opere né in parole né in pensieri.
 Difendimi contro tutte le tentazioni del demonio,
specialmente riguardo la fede e la purezza,
e nell'ora della morte infondi la pace alla mia anima
e introducila nella Patria eterna.
San Michele Arcangelo,
difendici nella lotta affinché non periamo nell'estremo giudizio.
Amen.


Buona giornata a tutti. :-)


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giovedì 30 maggio 2019

La maldicenza - San Francesco di Sales

Il giudizio temerario causa preoccupazione, disprezzo del prossimo, orgoglio e compiacimento in se stessi e cento altri effetti negativi, tra i quali il primo posto spetta alla maldicenza, vera peste delle conversazioni. 
Vorrei avere un carbone ardente del santo altare per passarlo sulle labbra degli uomini, per togliere loro la perversità e mondarli dal loro peccato, proprio come il Serafino fece sulla bocca di Isaia.


Se si riuscisse a togliere la maldicenza dal mondo, sparirebbero gran parte dei peccati e la cattiveria. 

A chi strappa ingiustamente il buon nome al prossimo, oltre al peccato di cui si grava, rimane l'obbligo di riparare in modo adeguato secondo il genere della maldicenza commessa. 
Nessuno può entrare in Cielo portando i beni degli altri; ora, tra tutti i beni esteriori, il più prezioso è il buon nome. 
La maldicenza è un vero omicidio, perché tre sono le nostre vite: la vita spirituale, con sede nella grazia di Dio; la vita corporale, con sede nell'anima; la vita civile che consiste nel buon nome. 
Il peccato ci sottrae la prima, la morte ci toglie la seconda, la maldicenza ci priva della terza. Il maldicente, con un sol colpo vibrato dalla lingua, compie tre delitti: uccide spiritualmente la propria anima, quella di colui che ascolta e toglie la vita civile a colui del quale sparla. Dice San Bernardo che sia colui che sparla come colui che ascolta il maldicente, hanno il diavolo addosso, uno sulla lingua e l'altro nell'orecchio. 

Davide, riferendosi ai maldicenti dice: Hanno affilato le loro lingue come quelle dei serpenti.
Il serpente ha la lingua biforcuta, a due punte, come dice Aristotele; tale e quale è quella del maldicente, che con un sol morso ferisce e avvelena l'orecchio di chi ascolta e il buon nome di colui di cui parla male.
Per questo ti scongiuro, carissima Filotea, di non sparlare mai di alcuno, né direttamente, né indirettamente. 


Sta attenta a non attribuire delitti e peccati inesistenti al prossimo, a non svelare quelli rimasti segreti, a non gonfiare quelli conosciuti, a non interpretare in senso negativo il bene fatto, a non negare il bene che sai esistere in qualcuno, a non fingere di ignorarlo, tanto meno poi devi sminuirlo a parole; agendo in questo modo offenderesti seriamente Dio, soprattutto se dovessi accusare falsamente il prossimo o negassi la verità a lui favorevole; mentire e contemporaneamente nuocere al prossimo è doppio peccato.
Coloro che per seminare maldicenza fanno introduzioni onorifiche, e che la condiscono di piccole frasi gentili, o peggio di scherno, sono i maldicenti più sottili e più velenosi.
Protestano, dicono, che gli voglio bene e che per il resto è un galantuomo, ma, continuano, la verità va detta: ha avuto torto nel commettere quella perfidia; quella è una ragazza virtuosissima, ma si è lasciata sorprendere..., e simili piccole cornici!

(...)

Se è vero che bisogna essere molto attenti a non parlare mai male del prossimo, però bisogna anche guardarsi dall'estremo opposto, in cui cadono alcuni, i quali, per paura di fare della maldicenza, lodano e dicono bene del vizio.
Se ti imbatti in un maldicente senza pudore, per scusarlo, non dire che è una persona libera e franca; di una persona apertamente vanesia, non dire che è generosa e senza complessi; le libertà pericolose non chiamarle semplicità e ingenuità; non camuffare la disobbedienza con il nome di zelo, l'arroganza con il nome di franchezza, la sensualità con il nome di amicizia.
Cara Filotea, per fuggire il vizio della maldicenza, non devi favorire, accarezzare, e nutrire gli altri vizi; ma con semplicità e franchezza, devi dire male del male e biasimare le cose da biasimare; solo se agiamo in questo modo diamo gloria a Dio.
Fa però attenzione ed attieniti a quello che ora ti dirò.
Si possono lodevolmente biasimare i vizi degli altri, anzi è necessario e richiesto, quando lo esige il bene di colui di cui si parla o di chi ascolta.
Facciamo degli esempi: supponi che in presenza di ragazze vengano raccontate delle licenziosità commesse da Tizio e da Caia: è una cosa senz'altro pericolosa; oppure supponi che si parli della dissolutezza verbale di un tale o di una tale, sempre esemplificando; o ancora di una condotta oscena: se io non biasimo chiaramente quel male, o, peggio, tento di scusarlo, quelle tenere anime che ascoltano, avranno la scusa per lasciarsi andare a qualche cosa di simile; il loro bene esige che, con molta franchezza, biasimi all'istante quelle sconcezze. Potrei riservarmi di farlo in un altro momento soltanto se sapessi di ricavarne sicuramente un miglior risultato togliendo allo stesso tempo importanza ai colpevoli.
E', necessaria anche un'altra cosa: per parlare del soggetto devo averne l'autorità, o perché sono uno di quelli più in evidenza nel gruppo; nel qual caso se non parlo, avrò l'aria di approvare il vizio; se invece nel gruppo non godo di molta considerazione, devo guardarmi bene dal fare censure.
Più di tutto poi è necessario che io sia ponderato ed esatto nelle parole, per non dirne una sola di troppo: per esempio, se devo riprendere le eccessive libertà di quel giovanotto e di quella ragazza, perché chiaramente esagerate e pericolose, devo saper conservare la misura per non gonfiare la cosa nemmeno di un soffio.
Se c'è soltanto qualche sospetto, dirò soltanto quello; se si tratta di sola imprudenza, non dirò di più; se non c'è né imprudenza, né sospetto di male, ma soltanto materia perché qualche spirito malizioso faccia della maldicenza, non dirò niente del tutto o dirò soltanto quello che è.
Quando parlo del prossimo, la mia bocca nel servirsi della lingua è da paragonarsi al chirurgo che maneggia il bisturi in un intervento delicato tra nervi e tendini: il colpo che vibro deve essere esattissimo nel non esprimere né di più né di meno della verità.
Un'ultima cosa: pur riprendendo il vizio, devi fare attenzione a non coinvolgere la persona che lo porta. 


Ti concedo di parlare liberamente soltanto dei peccatori infami, pubblici e conosciuti da tutti, ma anche in questo caso lo devi fare con spirito di carità e di compassione, non con arroganza e presunzione; tanto meno per godere del male altrui. Farlo per quest'ultimo motivo è prova di un cuore vile e spregevole.
Faccio eccezione per i nemici dichiarati di Dio e della Chiesa; quelli vanno screditati il più possibile: ad esempio, le sette eretiche e scismatiche con i loro capi. E' carità gridare al lupo quando si nasconde tra le pecore, non importa dove.
Tutti si prendono la libertà di giudicate e censurare i governanti e parlar male di intere nazioni, lasciandosi guidare dalla simpatia: Filotea, non commettere quest'errore. Tu, oltre all'offesa a Dio, corri il rischio di scatenare mille rimostranze.
Quando senti parlare male, se puoi farlo con fondatezza, metti in dubbio l'accusa; se non è possibile, dimostra compassione per il colpevole, cambia discorso, ricorda e richiama alla mente dei presenti che coloro i quali non sbagliano lo devono soltanto a Dio. Riporta in se stesso il maldicente con buone maniere; se sai qualche cosa di bene della persona attaccata, dilla.


- San Francesco di Sales -

Nato il 21 agosto 1567 in Savoia (Francia), morto il 28 dicembre 1622 a Lione (Francia)
Fonte: FILOTEA Introduzione alla vita devota
Parte III, Capitolo XXIX - LA MALDICENZA

( Filotea – Introduzione alla vita devota del famoso Vescovo di Ginevra, SAN FRANCESCO DI SALES,co-fondatore dell’ordine della Visitazione di Maria o delle salesiane, patrono della stampa cattolica; dei giornalisti e scrittori cattolici (1923).
Filotea ha avuto più di milletrecento edizioni ed è un tesoro che nessuna epoca ha trovato estraneo alla propria problematica spirituale.)





















... Dovremmo chiederci tutti: come mi lascio guidare dallo Spirito Santo in modo che la mia vita e la mia testimonianza di fede sia di unità e di comunione? Porto la parola di riconciliazione e di amore che è il Vangelo negli ambienti in cui vivo? A volte sembra che si ripeta oggi quello che è accaduto a Babele: divisioni, incapacità di comprendersi, rivalità, invidie, egoismo. 
Io che cosa faccio con la mia vita? 
Faccio unità attorno a me? 
O divido, con le chiacchiere, le critiche, le invidie? 
Che cosa faccio? Pensiamo a questo. 
Portare il Vangelo è annunciare e vivere noi per primi la riconciliazione, il perdono, la pace, l’unità e l’amore che lo Spirito Santo ci dona. 
Ricordiamo le parole di Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri.»


- Papa Francesco –




“Pensiamo ai cristiani buoni, con buona volontà; pensiamo al segretario della parrocchia, una segretaria della parrocchia… ‘Buonasera, buongiorno, noi due – fidanzato e fidanzata – vogliamo sposarci’. E invece di dire: ‘Ma che bello!’. 
Dicono: ‘Ah, benissimo, accomodatevi. Se voi volete la Messa, costa tanto…’. Questi, invece di ricevere una accoglienza buona – ‘E’ cosa buona sposarsi!’ – ricevono questo: ‘Avete il certificato di Battesimo, tutto a posto…’. 
E trovano una porta chiusa. Quando questo cristiano e questa cristiana ha la possibilità di aprire una porta, ringraziando Dio per questo fatto di un nuovo matrimonio… Siamo tante volte controllori della fede, invece di diventare facilitatori della fede della gente”. 
E’ una tentazione che c’è da sempre che è quella “di impadronirci, di appropriarci un po’ del Signore”. 

- Papa Francesco -
 riflessione del 25 maggio 2013 alla casa Santa Marta
  


Preghiera per la notte

Concedi alle mie palpebre un sonno leggero
sicché la mia lingua non resti a lungo
muta alla tua lode.
Né il tuo creato taccia nel rispondere
al coro degli angeli.
Ma il mio riposo sempre con te mediti
pensieri pii, né la notte trattenga
le colpe del giorno trascorso.
Né le follie della notte turbino i miei sogni.

- Gregorio di Nazianzeno -

Vescovo e Dottore della Chiesa
Poesie dogmatiche, XXXII



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sabato 18 maggio 2019

Perchè i buoni soffrono - San Massimiliano Maria Kolbe

Non più tardi di ieri l'altro, il signor N. N. mi ha posto la seguente domanda:

“Di solito i buoni soffrono, mentre il più delle volte i cattivi se la passano abbastanza bene. Dove sta la giustizia?”.
“Iddio è infinitamente giusto, non è vero?”.
“Si, certo”.
... “Altrimenti non sarebbe Dio. Di conseguenza, Egli deve ricompensare ogni buona azione e punire ogni azione cattiva. Nessuna azione, nessuna parola, nessun pensiero sfuggirà al Suo giudizio. Attualmente, però, esiste forse al mondo una persona, sia pure la peggiore di tutte, che non faccia mai nulla di buono?”.
“Non esiste di certo”.
“Ebbene, almeno qualche volta ognuno compie bene il proprio dovere, oppure dimostra pietà verso il suo prossimo, oppure riesce a fare almeno qualche altra cosa buona. Ebbene, se quest'uomo sarà vissuto talmente male da meritare, dopo la morte, l'inferno, quando sarà che Dio lo ricompenserà di quel poco di bene che avrà fatto?… Quando?…”.
“Nell'altro mondo”.
“Ma al di là lo attende solo l'inferno”.
“Allora in questo…”.
“Inoltre, esiste forse una persona, sia pure la migliore di tutte, che non abbia mai fatto alcunché di male?”.
“Neppure una persona simile esiste”.
“Ed è vero, poiché anche 'il giusto cade sette volte' (Pr 24, 16) al giorno. Perciò, se Dio vuole abbreviargli il purgatorio o concedergli subito il paradiso, dove avrà luogo il 'saldo dei conti'?”.
“Ah! dev'essere proprio così…”.
“Iddio manifesta un amore particolare proprio verso coloro che punisce già in questo mondo, poiché nel purgatorio vi è soltanto una lunga e pesante punizione, mentre se accettiamo volontariamente le croci in questo mondo, ci meritiamo una gloria ancora maggiore in paradiso; di qui pure il proverbio: "Dio ama colui che Egli percuote”.

Non sono affatto da invidiare, quindi, le persone cattive che godono una vita felice; costoro, anzi, dovrebbero temere fortemente che questo fatto possa essere già la ricompensa per quel poco di bene da essi operato.

Santa giornata a tutti sotto il Manto dell'Immacolata!



- San Massimiliano M. Kolbe -


Il beato Giovanni Paolo II
al campo di concentramento di Auschwitz
visita la cella di Padre Kolbe, 1979

Uno dei testi più belli che si trovano tra gli scritti di San Massimiliano Maria Kolbe: una lettera che egli invia il 13 aprile del 1933 ai suoi figli in Giappone dalla nave che lo sta portando in patria per delle faccende. Da questa lettera, trasuda la follia d'amore che il Santo aveva verso l'Immacolata e il tenero amore che aveva non solo verso i suoi confratelli, ma verso tutte le anime. 

È un testo che commuove, e allo stesso tempo infonde fiducia nell'amore della Vergine, spingendo decisamente le anime piccole a consacrarsi a Lei. Maria!

Miei Cari,
Non ho fatto in tempo a spedire questa lettera da Shanghai, perciò aggiungo ancora qualcosa qui a Hong Kong.
La testa non mi funziona, mi duole, non ho dormito bene, perciò non scrivo molto. 

Ho parlato con don Wieczorek riguardo ai fratelli che dovranno passare di qui. Se non partirà da Hong Kong andrà a prenderli alla nave. Don Siara non sta più a Hong Kong. 
Pomeriggio.
Sono già stato da don Wieczorek e l'ho pregato di andare incontro al nostro quartetto, che arriverà qui il 25 IV, cioè fra 12 giorni. Ho fatto un breve sonnellino, perciò la testa è un po' più fresca. Solo adesso mi sono ricordato della richiesta di fr. Severino a proposito degli articoli di apertura. 

Senza dubbio l'Immacolata stessa dirigerà le cose in modo tale che, se non arriverà nulla da parte mia, sarà bene ugualmente, anzi forse sarà anche meglio. Mando l'articolo di apertura per giugno, ma non è troppo tardi? Preghiamo affinché l'Immacolata divenga al più presto possibile... la Regina del mondo intero, perché ci sono ancora tanti pagani, tanti poveri peccatori.

Inoltre, con il Suo aiuto, ripetiamoLe che per Lei siamo disposti a tutto, ad ogni fatica, sofferenza, umiliazione, alla morte per fame o per qualche altra causa, ma solamente con il Suo aiuto, perché da soli noi non possiamo assolutamente far nulla.Qualche volta mi preoccupo per voi, ma mi consolo pensando che l'Immacolata si ricorda di voi assai di più, senza paragone, di quanto io possa immaginare, mentre voi, da parte vostra, desiderate con tutto il cuore di lasciarvi condurre da Lei liberamente.
Sto pensando perché, invece di raccontare le vicende del viaggio, ritorno continuamente all'Immacolata e all'amore verso di Lei, ma voi, amatissimi Figli, mi comprendete, perché siete di questo medesimo spirito. 

Carissimi Figli, nelle difficoltà, nelle tenebre, nelle debolezze, negli scoraggiamenti ricordiamoci che i paradiso... il paradiso... si sta avvicinando. Ogni giorno che passa è un intero giorno in meno di attesa.
Coraggio, dunque! Ella ci attende di là per stringerci al Cuore.
Inoltre, non date retta al diavolo, qualora volesse farvi credere che il paradiso esiste, ma non per voi, perché, anche se aveste commesso tutti i peccati possibili, un solo atto di amore perfetto lava tutto al punto tale che non ci rimane neppure un'ombra. 
Carissimi Figli, come desidererei dirvi, ripetervi quanto è buona l'Immacolata, per poter allontanare per sempre dai vostri piccoli cuori la tristezza, l'abbattimento interiore o lo scoraggiamento. La sola invocazione “Maria”, magari con l'anima immersa nelle tenebre, nelle aridità e perfino nella disgrazia del peccato, quale eco produce nel Suo Cuore che tanto ci ama! E quanto più l'anima è infelice, sprofondata nelle colpe, tanto più questo Rifugio di noi poveri peccatori la circonda di sollecita protezione. 
Ma non affliggetevi mai se non sentite tale amore. Se volete amare, questo è già un segno sicuro che state amando; ma si tratta solo di un amore che procede dalla volontà.
Anche il sentimento esteriore è frutto della grazia, ma non sempre esso segue immediatamente la volontà. Vi potrà capitare, miei Cari, un pensiero, quasi una mesta nostalgia, una supplica, un lamento...: “Chissà se l'Immacolata mi ama ancora?”.
Figli amatissimi!
Lo dico a tutti insieme e a ciascuno in particolare nel Suo nome, notate bene, nel Suo nome: Ella ama ciascuno di voi, vi ama assai e in ogni momento senza alcuna eccezione.
Questo, carissimi Figli, ve lo ripeto nel Suo Nome. 
E dite questa stessa cosa a quei quattro che giungeranno subito dopo la presente lettera. 
Vostro

- Padre Massimiliano M. Kolbe -























"La guarigione completa e radicale è la "salvezza". 
In verità, la lebbra che realmente deturpa l'uomo e la società è il peccato; sono l'orgoglio e l'egoismo che generano nell'animo umano indifferenza, odio e violenza. 
Questa lebbra dello spirito, che sfigura il volto dell'umanità, nessuno può guarirla se non Dio, che è Amore. 
Aprendo il cuore a Dio, la persona che si converte viene sanata interiormente dal male".

- papa Benedetto XVI -
Angelus, 14 ottobre 2007






Atto di consacrazione della famiglia alla Vergine SS. della Mercede

Dègnati, o dolcissima Vergine della Mercede, di visitare con il tuo divin Figlio, questa casa che da oggi in poi è tua; e ricolma i fortunati tuoi figli che vi abitano delle celesti grazie e dei singolari favori che costantemente concedi alle famiglie consacrate al tuo tenero cuore di Madre.
Tu stessa, o Sovrana Redentrice degli schiavi, hai manifestato che desideri e vuoi regnare nelle famiglie. 

Perciò questa famiglia tutta, ascoltando la tua voce, 
risponde premurosa alla tua chiamata e contrariamente all’abbandono e all’indifferenza di tante famiglie, ti proclama, 
o carissima Madre della Mercede, sua amabile Regina 
e ti consacra interamente le sue gioie, le sue fatiche, 
le sue tristezze, il suo presente ed il suo avvenire.
Benedici dunque i presenti, benedici gli assenti, 

benedici anche o amorosa Madre, i nostri cari defunti. 
Prendi dimora in questa tua casa, 
te ne supplichiamo per gli acerbissimi dolori che soffristi ai piedi della croce; stabilisci in essa il tuo dolce regno ed il dominio della tua carità 
e del tuo amore, della tua bontà e delle tue misericordie.
Vieni, o Signora, e regna in questa casa; 

vieni e comanda in essa come Madre, come Regina, come Padrona. 
Tutto qui è tuo, tutto ti appartiene.
Allontana tutto ciò che ti disgusta, correggi tutti i difetti che vedi in essa, ispira in essa l’amore casto e l’osservanza delle sante leggi, 

infondi in tutti i suoi membri lo spirito di fede e di pietà, 
di fortezza e di purezza.
Fa, o Signora, che la mansuetudine, la pazienza, l’umiltà, 

il distacco ed il disprezzo per le folli vanità, 
e tutte le altre virtù che furono tue prerogative, 
formino anche la delizia di questa famiglia.
Aprici, o Signora, il tuo dolce manto di Madre 

e come in un’arca di salvezza custodisci sotto di esso tutti i componenti di questa famiglia che sono tuoi fino alla vita eterna.
Viva sempre amata, benedetta e glorificata tra noi la Vergine SS. della Mercede, unitamente al cuore vittorioso di Gesù. Amen



- Immaculada Concepción -
Fray Juan Sánchez Cotán (Orgaz (Toledo), 1560 - Granada, 1627) Entre 1617 y 1618



Buona giornata a tutti :-)


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lunedì 29 aprile 2019

La scatola magica

Un anziano mago inviò al re un misterioso pacco. 
Pochi giorni dopo morì. 
Il re, prima di aprire la scatola consultò i suoi consiglieri. "Sicuramente ha un potere magico a noi sconosciuto", risposero. "Va posto in luogo sicuro ma accessibile al popolo". 
Ogni giorno centinaia di persone presero ad inchinarsi davanti ad essa per ricevere un aiuto anche se, in realtà, non ottenevano nessun beneficio.
Molti anni dopo, chiese udienza al sovrano un saggio di nome Artego, chiedendo di esaminare la scatola per scoprire il mistero che nascondeva. "Non sia mai", replicò il sovrano. "E' troppo fragile e potrebbe rompersi". 
Il saggio insistette offrendo la sua testa qualora si fosse rotta. 
Dopo averla esaminata bene, Artego disse: "Ora, sire, saprai la verità!". E così dicendo la gettò a terra. 
Si udì come un tuono e la sala fu invasa dal fumo. Quando si dileguò, si vide una bottiglietta su cui era scritto "Elisir di serenità, per l'amata maestà!".
"Maestà", concluse il saggio, "era solo un contenitore scherzoso, il vero regalo era sul fondo dove erano riportate le istruzioni! 
Per secoli avete onorato una scatola e non ciò che conteneva. 
È quello che succede a che nella vita si ferma all'apparenza e non va in profondità!". 

ACR, Cammino 2006-2007, Appendice 12-14 allegato A



“Cari Fratelli, forza!  La metà di noi siamo nella vecchiaia: la vecchiaia è – mi piace dirlo così – la sede della sapienza della vita. 
I vecchi hanno la sapienza di avere camminato nella vita, come il vecchio Simeone, la vecchia Anna al Tempio. 
E proprio quella sapienza ha fatto loro riconoscere Gesù. Doniamo questa sapienza ai giovani: come il buon vino, che con gli anni diventa più buono, doniamo ai giovani la sapienza della vita.
Mi viene in mente quello che un poeta tedesco diceva della vecchiaia: 
“Es ist ruhig, das Alter, und fromm”: è il tempo della tranquillità e della preghiera. E anche di dare ai giovani questa saggezza”. 

“Tornerete ora nelle rispettive sedi per continuare il vostro ministero arricchiti dall’esperienza di questi giorni, così carichi di fede e di comunione ecclesiale. 
Tale esperienza unica e incomparabile, ci ha permesso di cogliere in profondità tutta la bellezza della realtà ecclesiale, che è un riverbero del fulgore di Cristo Risorto: un giorno guarderemo quel volto bellissimo del Cristo Risorto.”

 - Papa Francesco -
discorso ai cardinali, 15 marzo 2013




Fiducia dell’anziano nel Signore

Non abbandonarmi, o Signore!
Ho bisogno di te, in questa età,
della tua grazia,
del tuo incessante aiuto,
del tuo amore!

Non abbandonarmi, Signore,
anche se ti ripugna
la mia debole fede priva di entusiasmo,
soffocata dalle quotidiane occupazioni
e da troppe distrazioni e vanità.

Signore, non abbandonarmi,
anche se ti infastidisce
la mia arida preghiera
priva di quella speranza
che è certezza di vittoria,
di quella speranza che, fiduciosa,
abbandona l'anima in te serenamente,
come un bimbo nelle braccia materne.

Signore, non abbandonarmi,
anche se ti nausea il mio animo tiepido,
immortificato, presuntuoso,
ricco di egoismo e povero d'amore.

Non abbandonarmi
nell'ora del dolore, della malattia,
della umiliazione,
finché sappia, assieme a te,
portare degnamente la mia croce.

Signore, non abbandonarmi
in balìa delle mie passioni,
anche se lo merito
per la fragilità, l'incostanza, la tiepidezza
della mia vita passata.

Non abbandonarmi, Signore,
nel giorno della tentazione
anche se tu mi vedessi scherzare
scioccamente con il fuoco.

Non abbandonarmi, ti prego,
anche nella tragica ora
in cui tentassi di liberarmi
dall'amorosa stretta delle tue braccia.

Signore, lascia che io riposi
l'anima sul tuo dolcissimo Cuore
per non separarmi giammai da te
anche a costo di qualunque sacrificio
o umiliazione, o rinuncia.

Signore, abbi pietà di me!

- Sacerdote Ferdinando Baj - 


Breviario della terza età, Ed. Salcom, anno 1989



...Un pensiero colmo di grande affetto e di profonda gratitudine rivolgo al mio venerato predecessore Benedetto XVI, che in questi anni di Pontificato ha arricchito e rinvigorito la Chiesa con il Suo magistero, la Sua bontà, la Sua guida, la Sua fede, la Sua umiltà e la Sua mitezza. 
Rimarranno un patrimonio spirituale per tutti! 
Il ministero petrino, vissuto con totale dedizione, ha avuto in Lui un interprete sapiente e umile, con lo sguardo sempre fisso a Cristo, Cristo risorto, presente e vivo nell’Eucaristia. 
Lo accompagneranno sempre la nostra fervida preghiera, il nostro incessante ricordo, la nostra imperitura e affettuosa riconoscenza. 
Sentiamo che Benedetto XVI ha acceso nel profondo dei nostri cuori una fiamma: essa continuerà ad ardere perché sarà alimentata dalla Sua preghiera, che sosterrà ancora la Chiesa nel suo cammino spirituale e missionario.....

[Papa Francesco, discorso ai cardinali, 15 marzo 2013]




























Buona giornata a tutti. :-)