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martedì 1 maggio 2018

Un miracolo della Vergine Maria


In Sicilia, nella provincia di Tortosa, viveva tanti anni fa un uomo chiamato Teofilo, che era vicario del vescovo. Era un uomo di grande onestà e bontà, attento ai deboli e generoso verso i poveri. Era gentile e benvoluto da tutti al punto che, quando morì il vescovo, fu acclamato da tutto il popolo che lo voleva come successore. Dopo averlo eletto in modo ufficiale, inviarono una lettera all'arcivescovo pregandolo di confermare l'elezione. L'arcivescovo, avendo ricevuto chiara testimonianza della rettitudine di Teofilo, accettò il volere del popolo e ratificò l'elezione. Ma Teofilo, umile e schivo, non si sentiva all'altezza della prestigiosa carica, e rifiutò.
Fu dunque chiamato ed eletto un altro vescovo, il quale, su richiesta di alcuni individui invidiosi, tolse la dignità del vicariato a Teofilo e lo privò di tutti i privilegi di cui godeva. Teofilo era un uomo paziente e, al principio, accettò di buon grado la nuova situazione. Ma quando vide che era stato sostituito da un uomo indegno e malvagio, cominciò a rimpiangere il proprio rifiuto e fu assalito da una profonda amarezza.
E fu così che il Diavolo - che non perde mai occasione di sfruttare un momento di debolezza per far vacillare un santo - mise nel cuore e nell'immaginazione di Teofilo la vergogna per essere stato estromesso dal proprio incarico e il cruccio per aver perso il prestigio e gli onori a cui si era abituato. Teofilo cominciò a pensare. Ormai, tutti i suoi pensieri erano volti a escogitare un modo per riappropriarsi di ciò che gli era stato tolto.
Si recò allora da un negromante ebreo, esperto nelle arti magiche e nell'incantare i diavoli. Gli raccontò l'affronto e il danno subiti a causa del nuovo vescovo e lo pregò di aiutarlo e consigliarlo. «Torna a casa senza farti vedere» rispose il negromante «affinché non si venga a sapere che sei stato da me. Questa notte tornerai qui a questa stessa ora e io ti accompagnerò da messer Lucifero mio signore, così potrai chiedergli ciò che desideri».
Teofilo se ne andò, e le poche ore che dovette attendere gli parvero anni. Quando scoccò l'ora stabilita, nel cuore della notte, Teofilo tornò dall'ebreo, che lo condusse in una grotta fuori città. Durante il cammino, lungo il sentiero scosceso che li avrebbe condotti alla caverna, il negromante non fece altro che raccomandare a Teofilo di non aver paura dello spettacolo che avrebbe visto e, soprattutto, di non farsi mai per nessuna ragione il segno della croce. Giunti nell'antro buio, il negromante cominciò a incantare i demoni. Ed ecco che, dopo poco, giunse in processione una schiera di cavalieri neri coperti da spettrali mantelle lunghe fino ai piedi. Sembrava un corteo reale di nobili. Al centro stava il Principe delle Tenebre che, al termine della lugubre sfilata, si pose a sedere su un trono scavato nella roccia. Allora, il negromante prese per mano Teofilo e lo trascinò davanti a quel Tribunale
del Male. «Messere» disse con grande deferenza, «vi ho condotto quest'uomo il quale dice di aver ricevuto dal vescovo una grande ingiuria. Io ve lo raccomando e vi scongiuro di aiutarlo facendo ciò che vi chiederà». «E quale aiuto dovrei dare a questo sciagurato che serve Dio?» chiese alquanto contrariato Lucifero. «Questi cristiani sono dei veri sfrontati!» protestò sbuffando. «Adorano Dio, la Vergine e i Santi con tanti salamelecchi, ma poi quando hanno bisogno di qualcosa vengono da me! E quando hanno ottenuto dal sottoscritto quello che vogliono, si fanno beffe di me, e ritornano a Gesù Cristo, il quale sempre compiacente e misericordioso li perdona! E così io rimango scornato!».
Messer Lucifero continuò la sua prolusione spiegando che ora le cose erano cambiate. Era stanco di essere buggerato dai cristiani che gli chiedevano malefici! Ora pretendeva non solo che rinnegassero Dio, Gesù, la Vergine e i Santi inginocchiandosi per adorarlo, ma che firmassero di loro pugno un contratto scritto in cui confermavano di rinnegare la loro fede e si impegnavano solennemente a farsi servi di Belzebù. Il povero Teofilo, in preda a paura e confusione, si inginocchiò e baciò i piedi di Satana, poi con voce tremante rinnegò Dio, il Figlio e sua Madre la Vergine Maria, ed infine con mano incerta firmò un pezzo di carta in cui prometteva la propria anima al Diavolo. Infine, Lucifero disse: «Ora vattene! Domani provvederò a fare ciò che mi hai chiesto». Quel nero consesso di cortigiani del Maligno sparì dalla loro vista.
Il giorno seguente, per fattura del Diavolo, il vescovo ricevette Teofilo con grande pompa e gli restituì il vicariato con una solenne cerimonia in presenza del clero e di fronte a tutto il popolo. Ora accadde che, dopo qualche tempo, Teofilo ritornò in sé e si ritrovò in preda al rimorso. Sgomento e angoscia gli toglievano il sonno. Piangeva in solitudine, mormorando in cuor suo: “O misero me, che cosa ho fatto? O me sventurato, dove andrò, dove fuggirò? Come ho potuto rinnegare il buon Dio e sua Madre, la gloriosa Vergine Maria? Come ho ardito farmi schiavo del Diavolo e lasciargli anche una carta scritta di mio pugno? Guai a me! Cosa farò ora? Da chi andrò a chiedere aiuto e consiglio? E cosa risponderò al giudice nel Giorno del Giudizio?”. Alla fine Teofilo, con grande amarezza, nuovamente ispirato da Dio, disse a se stesso: “È vero, io mi sono macchiato di questo orrendo crimine contro Dio e contro la Vergine, ma nondimeno so che la beata Madre di Dio è anche madre misericordiosissima; Ella ama i suoi figli, anche se peccatori; mi recherò dunque nella sua chiesa, e starò là in ginocchio, e piangerò e pregherò fino a che non avrà compassione di me”.
Entrò in quella chiesa e lì vi stette per quaranta giorni e quaranta notti digiunando, piangendo e supplicando misericordia.
Dopo quaranta giorni, gli apparve la beata Vergine Maria, che gli rivolse queste parole: «Come osi chiedere misericordia, dopo aver rinnegato me e il mio Figliolo? L'ingiuria fatta a me posso anche sopportarla, ma il mio cuore di madre non può sopportare l'oltraggio fatto al mio amatissimo Figlio, che già patì per causa degli uomini insulti e infamie senza avere colpa. Ebbene, io perdono il peccato che hai commesso contro di me, poiché io amo come miei figli tutti i cristiani e in special modo coloro che ripongono speranza in me e nutrono per me una speciale devozione. Ma è troppo grave ciò che hai commesso contro mio Figlio. È necessario che tu, con profondissima contrizione di cuore, chieda a Lui il perdono che desideri».
Teofilo si inginocchiò e commosso disse: «O dolcissima Vergine Maria, io riconosco di avere molto peccato, so bene di non essere degno di misericordia, ma la fiducia e la speranza che mi danno l'ardire di implorare il perdono mi è data da santi che peccarono gravemente, ma che pentendosi trovarono misericordia, come san Pietro apostolo, il quale dopo aver rinnegato tre volte Nostro Signore, pianse amaramente e fu fondatore della Chiesa, e san Paolo che perseguitò i cristiani, ma che dopo il pentimento trovò grande favore presso Dio».
Allora, Maria chiese a Teofilo di pronunciare una solenne professione di fede: «Confessa dunque che Gesù è Figlio di Dio, vivo e vero, il quale verrà a giudicare i vivi e i morti, e io pregherò per te».
Teofilo si gettò con la faccia a terra, e con gemiti e sospiri proclamò: «Io credo, adoro e magnifico il tuo unico Figlio, e mio Signore, Cristo Gesù. Credo che è l'Unigenito Figlio di Dio in unità con il Padre e lo Spirito nella Santissima Trinità. Così credo e così confesso, e in questa confessione ti supplico, Madre dolcissima, di intercedere per me presso il tuo Figliolo, affinché perdoni il mio peccato». Maria, vedendo il profondo dolore e il pentimento di Teofilo, gli promise di pregare per lui; poi scomparve.
Teofilo, rincuorato da questa promessa, attese tre giorni e tre notti, nella gelida chiesa, senza mangiare e senza bere.
Dopo tre giorni, la Vergine apparve con un viso allegro e occhi lieti, e con voce benigna e mansueta gli annunciò: «O uomo, la tua penitenza basta; rallegrati perché Gesù, in virtù delle mie insistenti preghiere, ti ha perdonato, e ti ha accolto ancora nella sua Grazia, purché tu perseveri nel bene fino alla fine della vita».
Teofilo felice ringraziò la Madonna innalzando lodi al Signore, ma poi fu assalito da un nuovo timore e disse: «Santa Vergine, c'è un'altra cosa di cui ho paura. Quando nella mia scelleratezza rinnegai la fede, firmai una carta che potrebbe essere usata contro di me nel Giorno del Giudizio. Ti scongiuro, Madre clementissima, ordina a Lucifero di restituirmi quella carta, affinché io possa distruggerla». La Vergine sospirò, ma gli diede buona speranza, e ancora una volta sparì.
Teofilo riprese il digiuno e le preghiere con più fervore di prima. Maria chiamò i suoi angeli e ordinò: «Andate da Lucifero e portatelo da me, e ditegli di portare con sé il contratto firmato da Teofilo».
Gli angeli scesero all'Inferno e prelevarono il Diavolo, chiedendogli la carta di Teofilo. Quando si trovò di fronte alla Vergine, il Diavolo cominciò a scrollare la testa: «Fu Teofilo a venire da me!» protestò. «Non fui io a cercarlo. Non potete togliermi questa carta, poiché Teofilo la firmò di propria volontà e non fu costretto con la forza. Mi chiese un maleficio e io glielo concessi in cambio di questo patto!».
La Vergine, con tono solenne e sdegnato, disse a Lucifero: «Non sai forse tu che in qualunque ora il peccatore si penta, Iddio lo perdona e dimentica ogni ingiuria e ogni errore? Teofilo ha pianto amaramente il suo peccato, ed è quindi degno di ricevere la Grazia di Dio». Allora Lucifero, non potendo fare altro, restituì la carta alla Vergine Maria con urla e strepiti, furioso per essere stato imbrogliato ancora una volta.
Dopo tre giorni Maria apparve di nuovo in chiesa di fronte a Teofilo, che giaceva addormentato su una panca. Gli lasciò quel pezzo di carta sul petto e sparì. Quando Teofilo si destò, sentì nel cuore una letizia e una gratitudine mai provate prima.
Ringraziò la Vergine restando in orazione per tutta la notte. Il giorno seguente, Teofilo si recò in duomo dal vescovo e chiese che venisse radunato il clero e tutto il popolo. Davanti a tutti narrò la sua storia: di come aveva rinnegato il Signore, la Vergine e i Santi e avesse firmato un patto con il Diavolo e di come la Vergine avesse avuto pena di lui e lo avesse salvato.
La folla pianse e si commosse, cantando lodi e inni alla Vergine Maria. Teofilo partecipò alla Messa e si comunicò con reverenza. Poi regalò tutti i suoi averi ai poveri e si diede a una vita austera, vivendo di elemosina e di penitenza fino alla fine della vita.

Dal Libro del Cavaliere (XV secolo)

da: Leggende Cristiane, storie straordinarie di santi, martiri, eremiti e pellegrini a cura di Roberta Bellinzaghi, Edizioni Piemme, 2004, pagg, 98-100


Buona giornata a tutti. :-)





sabato 28 aprile 2018

Preghiera di intercessione a santa Gianna Beretta Molla, memoria liturgica 28 aprile

“Dell’amore divino Gianna Beretta Molla fu semplice, ma quanto mai significativa messaggera. Pochi giorni prima del matrimonio, in una lettera al futuro marito, ebbe a scrivere: “L’amore è il sentimento più bello che il Signore ha posto nell’animo degli uomini”. “Sull’esempio di Cristo, che “avendo amato i suoi... li amò sino alla fine” (Gv 13,1), questa santa madre di famiglia, si mantenne eroicamente fedele all’impegno assunto il giorno del matrimonio. Il sacrificio estremo che suggellò la sua vita testimonia come solo chi ha il coraggio di donarsi totalmente a Dio e ai fratelli realizzi se stesso. 
Possa la nostra epoca riscoprire, attraverso l’esempio di Gianna Beretta Molla, la bellezza pura, casta e feconda dell’amore coniugale, vissuto come risposta alla chiamata divina!” “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. (Gv 14,28)

- san Giovanni Paolo II, papa - 



Il 24 aprile 1994 Sua Santità Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro, proclama Gianna Beretta Molla Beata come “madre di famiglia”.
Il giorno dopo la Beatificazione, nel discorso durante l’udienza ai pellegrini nell’aula “Paolo VI”, Sua Santità dice di Gianna “Quale eroica testimonianza è la sua, vero canto alla vita, in stridente contrasto con una certa mentalità oggi dilagante! Possa il suo sacrificio infondere coraggio in quanti si adoperano, mediante l’impegno personale e comunitario, nel Movimento per la Vita e in altri simili organismi, perché la dignità intangibile di ogni umana esistenza sia riconosciuta, dal momento del concepimento sino al naturale tramonto, come valore prioritario e fondante rispetto ad ogni altro diritto umano e sociale.”…

Giovanni Paolo II con le figlie e il marito di Gianna Beretta Molla durante la beatificazione

Dio, che ci sei Padre,
ti diamo lode e ti benediciamo
perché in santa Gianna Beretta Molla
ci hai donato e fatto conoscere
una donna testimone del Vangelo
come giovane, sposa, madre e medico.

Ti ringraziamo perché,
anche attraverso il dono della sua vita,
ci fai imparare ad accogliere e onorare
ogni creatura umana.

Tu, Signore Gesù,
sei stato per lei riferimento privilegiato.

Ti ha saputo riconoscere
nella bellezza della natura.

Mentre si interrogava
sulla sua scelta di vita,
andava alla ricerca di Te
e del modo migliore per servirti.

Attraverso l'amore coniugale,
si è fatta segno del tuo amore
per la Chiesa e per l'umanità.

Come Te, buon samaritano,
si è fermata accanto a ogni
persona malata, piccola e debole.

Sul tuo esempio e per amore,
ha donato tutta se stessa,
generando nuova vita.

Spirito Santo, fonte di ogni perfezione,
dona anche a noi sapienza, intelligenza
e coraggio perché, sull’esempio di santa
Gianna e per sua intercessione, nella vita
personale, familiare, professionale, sappiamo
metterci al servizio di ogni uomo e donna
e crescere così nell’amore e nella santità.
Amen!



Preghiera di Santa Gianna 

Gesù, eccomi qui.
Gesù, entra, rimani sempre con me.

Ho tanto bisogno che Tu mi illumini,
che mi faccia diventare migliore.

Dammi la tua grazia,
infiammami del tuo Amore.


Per ottenere grazie, con la sua intercessione

O Dio, nostro Padre, tu hai donato alla tua Chiesa santa Gianna Beretta Molla, che nella sua giovinezza ha cercato amorevolmente te, e a te ha portato altre giovani, impegnandole apostolicamente in testimonianza e azione cattolica e collocandole accanto a malati e anziani per essere loro di aiuto e di conforto.
Ti ringraziamo per questo dono di giovane amorevolmente impegnata e, sul suo esempio, donaci di consacrare la nostra vita al tuo servizio e alla gioia dei fratelli. 

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

O Gesù, Redentore degli uomini, tu chiamasti santa Gianna a svolgere la missione di medico, a sollievo dei corpi e delle anime, vedendo te stesso nei fratelli sofferenti e nei piccoli indifesi.
Ti ringraziamo per esserti mostrato in questa tua Serva come “uno che serve” e che lenisce il dolore degli uomini. Accogliendo la sua lezione, fa di noi generosi cristiani al servizio dei fratelli, particolarmente di coloro ai quali partecipi la tua croce.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

O Dio, Spirito santificatore, che ami la Chiesa quale tua Sposa, tu infondesti nel cuore di santa Gianna un po’ del tuo amore, da effondere in una chiesa domestica per collaborare nel tuo meraviglioso piano di creazione donandoti nuovi figli, affinché ti potessero conoscere e amare.
Ti ringraziamo per questo modello di sposa e, per la sua incoraggiante testimonianza.
Dona alle nostre famiglie la serena e cristiana presenza di spose impegnate a trasformare le nostre case di uomini in cenacoli di fede e di amore, in generosa operosità e santificante servizio.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

O Dio, creatore e amante dell’essere vivente, tu fosti accanto a santa Gianna, quando si trovò nel dilemma di salvare o la propria vita o quella della creatura che, quale dono atteso, portava nel grembo.
Fidando solo in te e richiamando il tuo comandamento a difesa della vita, trovò il coraggio di compiere il suo dovere di mamma e dire “sì” alla nuova vita, sacrificando generosamente la propria, coronando una vita cristiana esemplare.  
Per intercessione di Maria, Madre di Gesù e sull’esempio di Gianna, disponi tutte le madri ad accogliere con amore ogni vita nascente e sostienici tutti nel rispetto ad ogni vita.

Donaci la grazia che attendiamo………(dire la grazia)…..
e la gioia di ispirarci a santa Gianna quale modello di giovane, di sposa, di madre e di medico che, sull’esempio di Gesù, sacrificò se stessa per la vita del prossimo. 

Ave, o Maria… 
Buona giornata a tutti. :-)

www.lapreghieraquotidiana.blogspot.it

www.efuseraefumattina.blogspot.it


domenica 4 settembre 2016

Madre Teresa di Calcutta SANTA, 4 settembre 2016

In un momento di onestà
Signore, quando credo
che il mio cuore sia straripante d'amore
e mi accorgo, in un momento di onestà,
di amare me stesso nella persona amata,
liberami da me stesso.
Signore, quando credo
di aver dato tutto quello che ho da dare
e mi accorgo, in un momento di onestà,
che sono io a ricevere,
liberami da me stesso.
Signore, quando mi sono convinto
di essere povero
e mi accorgo, in un momento di onestà,
di essere ricco di orgoglio e di invidia,
liberami da me stesso.
E, Signore, quando il Regno dei cieli
si confonde falsamente
con i regni di questo mondo,
fa' che io trovi felicità e conforto solo in Te.




La bontà
Non permettere mai
che qualcuno venga a te
e vada via senza essere
migliore e più contento.
Sii l'espressione
della bontà di Dio.
Bontà sul tuo volto
e nei tuoi occhi,
bontà nel tuo sorriso
e nel tuo saluto.
Ai bambini, ai poveri
e a tutti coloro che soffrono
nella carne e nello spirito
offri sempre un sorriso gioioso.
Dai a loro
non solo le tue cure
ma anche il tuo cuore.



 Madre Teresa morì il 5 settembre 1997. A soli due anni dalla morte san Giovanni Paolo II, papa aprì il processo di beatificazione.  
Il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata dallo stesso  papa Giovanni Paolo II.  
Per considerare Beata Madre Teresa è stata necessaria un’indagine approfondita riguardo i suoi miracoli, migliaia secondo le testimonianze, uno solo secondo la Chiesa.
Per la beatificazione è stata riconosciuta come miracolosa la guarigione di una donna di religione induista  Monica Besra.
La donna era in cura presso un ospedale a causa di una meningite tubercolare o di un tumore all’addome (i medici non avevano ben chiara la malattia), ma non potendo più permettersi le spese mediche, andò a farsi curare dalle Missionarie della Carità, nel centro di Balurghat. Mentre Monica era in preghiera assieme alle suore, nota un fascio di luce provenire da una fotografia di Madre Teresa.
Successivamente Monica chiede che le venga posta una medaglia raffigurante la missionaria di Calcutta sul suo addome. Il giorno dopo era guarita, e rilasciò questa dichiarazione: “Dio mi ha scelto come mezzo per mostrare alla gente l’enorme potere di cura di Madre Teresa, non solo attraverso le cure fisiche, ma attraverso i suoi miracoli”.

Nel 2005 viene avviata la pratica per la canonizzazione.
Per la canonizzazione è stata riconosciuta come miracolosa la guarigione di Marcilio Haddad Andrino, brasiliano.
Il Postulatore della causa di canonizzazione di Madre Teresa, padre Brian Kolodiejchuk, racconta con precisione il miracolo che ha portato alla decisione di papa Francesco di proclamarla santa. «Il caso riguarda la guarigione miracolosa che ha avuto luogo nel 2008 a Santos, Brasile. 
Il caso riguarda un uomo con una infezione virale del cervello che ha prodotto più ascessi con idrocefalo triventricolare». I vari trattamenti assunti non sono stati efficaci, e, quindi, le sue condizioni sono peggiorate sempre di più. 
Il 9 dicembre 2008, il paziente era in uno stato clinico acuto: idrocefalo ostruttivo; era in coma e stava morendo. Si è quindi deciso di procedere con un intervento chirurgico d’urgenza. Alle 18:10 il paziente è stato portato in sala operatoria, ma l’anestesista non ha potuto eseguire l’intubazione tracheale per l’anestesia. Nel frattempo, prosegue padre Kolodiejchuk, dal marzo 2008 la moglie del paziente ha di continuo cercato l’intercessione della Beata Madre Teresa per il marito. Alle sue preghiere di intercessione si sono aggiunte quelle dei suoi parenti, amici, e il parroco. 
Quello stesso giorno, il 9 dicembre 2008, quando il paziente è entrato in grave crisi e ha dovuto essere trasportato per un intervento di emergenza, sono state intensificate le preghiere rivolte alla Beata Teresa per la sua guarigione. 
Alle 18.40 il neurochirurgo è tornato in sala operatoria e ha trovato il paziente inspiegabilmente sveglio e senza dolore. Il paziente ha chiesto al medico, «Cosa sto facendo qui?”. 
La mattina dopo, 10 dicembre 2008, quando alle 7.40 ha esaminato il paziente, lo ha trovato completamente sveglio e senza mal di testa; era asintomatico e con funzioni cognitive Il paziente, ora completamente guarito, ha ripreso il suo lavoro come ingegnere meccanico senza particolari limitazioni. 
In più, va sottolineato che a causa dell’intensa e prolungata immunosoppressione e degli antibiotici, i test avevano mostrato uno stato di sterilità; nonostante ciò, la coppia ha ora due bambini sani, nati nel 2009 e nel 2012.

Papa Francesco giovedì 17 dicembre 2015 nel giorno del suo compleanno, ha disposto di promulgare il decreto di santificazione ed ha riconosciuto come vero il miracolo attribuito all’intercessione di Madre Teresa di Calcutta.

Oggi 4 settembre 2016 Madre Teresa di Calcutta verrà proclamata santa da papa Francesco.


Buona giornata a tutti. :-)




venerdì 12 agosto 2016

Santa Chiara scaccia i saraceni - Tommaso da Celano -

“In quel periodo travagliato che la Chiesa attraversò in diverse parti del mondo sotto l'impero di Federico, la valle Spoletana beveva più spesso delle altre il calice dell'ira. 
Erano stanziate lì, per ordine imperiale, schiere di soldati e nugoli di arcieri saraceni, fitti come api, per devastare gli accampamenti, per espugnare le città. E una volta, durante un assalto nemico contro Assisi, città particolare del Signore, e mentre ormai l'esercito si avvicina alle sue porte, i Saraceni, gente della peggiore specie, assetata di sangue cristiano e capace di ogni più inumana scelleratezza, irruppero nelle adiacenze di San Damiano, entro i confini del monastero, anzi fin dentro al chiostro stesso delle vergini.
Si smarriscono per il terrore i cuori delle Donne, le voci si fanno tremanti per la paura e recano alla Madre i loro pianti. 

Ella, con impavido cuore, comanda che la conducano, malata com'è, alla porta e che la pongano di fronte ai nemici, preceduta dalla cassetta d'argento racchiusa nell'avorio, nella quale era custodito con somma devozione il Corpo del Santo dei Santi.
E tutta prostrata in preghiera al Signore, nelle lacrime parlò al suo Cristo: «Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani di pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, Signore, ti prego, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso salvare». Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie dalla nuova arca di grazia: «Io vi custodirò sempre!». «Mio Signore - aggiunse - proteggi anche, se ti piace, questa città, che per tuo amore ci sostenta». E Cristo a lei: «Avrà da sostenere travagli, ma sarà difesa dalla mia protezione».
Allora la vergine, sollevando il volto bagnato di lacrime, conforta le sorelle in pianto: «Vi do garanzia, figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!».
Né vi fu ritardo: subito l'audacia di quei cani, rintuzzata, è presa da spavento; e abbandonando in tutta fretta quei muri che avevano scalato, furono sgominati dalla forza di colei che pregava.
E subito Chiara ammonisce quelle che avevano udito la voce di cui sopra ho parlato, dicendo loro severamente: «Guardatevi bene, in tutti i modi, dal manifestare a qualcuno quella voce finché io sono in vita, figlie carissime».”

- Tommaso da Celano - 
da Vita di Santa Chiara  (Legenda Sanctae Clarae Virginis)



Prima di morire, come già aveva fatto Francesco, Chiara benedice le sue Sorelle presenti e future indicando loro il cuore della vocazione cristiana e clariana, l'amore: 

“…Siate sempre amanti di Dio, delle vostre anime e di tutte le vostre Sorelle, e siate sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Signore. Il Signore sia con voi sempre , e ora voi siate sempre con Lui. Amen” (FF2857)

Chiara ha compreso che l’amore riversato da Dio nel nostro cuore ci rende sempre più capaci di amare noi stessi, perché ci insegna a guardarci con i Suoi stessi occhi di misericordia e, allo stesso tempo, ci apre alla comunione con gli altri attraverso l’accoglienza e il perdono.

                                                                          


















I Santi manifestano in diversi modi la presenza potente e trasformante del Risorto; hanno lasciato che Cristo afferrasse così pienamente la loro vita da poter affermare con san Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Seguire il loro esempio, ricorrere alla loro intercessione, entrare in comunione con loro, “ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla Fonte e dal Capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso del Popolo di Dio” (Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium 50).


- papa Benedetto XVI -





Preghiera a Maria SS. per le Anime del Purgatorio più dimenticate 

O Maria, pietà di quelle povere Anime che,
chiuse nelle prigioni tenebrose del luogo di espiazione,
non hanno alcuno sulla terra che pensi a loro.
Degnatevi, o buona Madre,
abbassare su quelle abbandonate uno sguardo di pietà;
ispirate a molti cristiani caritatevoli il pensiero di pregare per esse,
e cercate nel Vostro Cuore di Madre i modi di venire pietosamente in loro aiuto.
O Madre del perpetuo soccorso,
abbiate pietà delle Anime più abbandonate del Purgatorio.
Misericordioso Gesù, date loro il riposo eterno. Amen.

Tre Salve Regina



Buona giornata a tutti :-)

www.leggoerifletto.it


  


lunedì 13 giugno 2016

Preghiere a Sant'Antonio da Padova per la Famiglia e d'intercessione

Glorioso Sant’Antonio
Invitto propugnatore delle verità cattoliche 
e della fede di Gesù Cristo,
tesoriere e distributore di grazie e di portenti,
con tutta umiltà e fiducia
vengo ad implorare il tuo patrocinio in vantaggio 

della mia famiglia.
Io la metto oggi nelle tua mani, accanto a Gesù Bambino.
Tu assistila nelle sue temporali necessità;
Tu tieni lungi da essa il calice dei dolori e delle amarezze.
Che se non le potesse sempre e del tutto evitare,
almeno ottienile il merito della pazienza 

e della rassegnazione cristiana.
Soprattutto poi, salvala dall’errore e dal peccato!
Tu sai, o caro Santo, che i tempi che corrono
Sono avvelenati dall’indifferenza e dalla incredulità,
che gli scandali e le bestemmie insolentiscono per ogni dove;
deh! che non ne resti contaminata la mia famiglia;
ma vivendo sempre fedele alla legge di Gesù Cristo, 
e ai dettami della Chiesa Cattolica,
meriti un giorno di ritrovarsi tutta riunita
a godere il premio dei giusti in Paradiso.
Così sia!



Riflessione spirituale di S. Antonio da Padova: «La predica è efficace quando parlano le opere»

«Chi è pieno di Spirito Santo parla in diverse lingue. Le diverse lingue sono le varie testimonianze su Cristo: così parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza e obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi. 
La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere.
Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere, e così siamo maledetti dal Signore, perché egli maledì il fico, in cui non trovò frutto, ma solo foglie. «Una legge, dice Gregorio, si imponga al predicatore: metta in atto ciò che predica». Inutilmente vanta la conoscenza della legge colui che con le opere distrugge la sua dottrina. […]
Parliamo quindi secondo quanto ci è dato dallo Spirito Santo, e supplichiamolo umilmente che ci infonda la sua grazia per realizzare di nuovo il giorno di Pentecoste nella perfezione dei cinque sensi e nell’osservanza del decalogo. Preghiamolo che ci ricolmi di un potente spirito di contrizione e che accenda in noi le lingue di fuoco per la professione della fede, perché, ardenti e illuminati negli splendori dei santi, meritiamo di vedere Dio uno e trino.»

Dai «Discorsi» di sant’Antonio di Padova, sacerdote (I, 226)
Cantarini Simone, il Pesarese. "Sant'Antonio da Padova e San Francesco di Paola", c. 1640. Pinacoteca Nazionale, Bologna.



 “La carità è l’anima della fede, la rende viva; senza l’amore, la fede muore” (Sermones Dominicales et Festivi II, Messaggero, Padova 1979, p. 37)




Preghiera a Sant'Antonio da Padova

Indegno per le colpe commesse di comparire davanti a Dio
Vengo ai tuoi piedi, amorosissimo Sant’Antonio,
per implorare la tua intercessione nella necessità in cui verso.
Siimi propizio del tuo possente patrocinio,
liberami da ogni male, specie dal peccato, 
e impetrami la grazia di (chiedere la grazia)
Caro Santo, sono anch’io nel numero dei tribolati 
che Dio ha commesso alle tue cure, 

e alla tua provvidente bontà.
Sono certo che anche io per mezzo tuo avrò quanto chiedo
e così vedrò calmati i miei dolori, confortate le mie angustie,
asciugate le mie lacrime, ritornato alla calma 

il mio povero cuore.
Consolatore dei tribolati
non negarmi il conforto della tua intercessione presso Dio.
Così sia!


Buona giornata a tutti. :-)


martedì 17 maggio 2016

Il Samaritano non sei tu! - Karl G. Jung

 “Vi ammiro, voi cristiani, perché identificate Cristo con il povero e il povero con Cristo, e quando date del pane a un povero sapete di darlo a Gesù. Ciò che mi è più difficile comprendere è la difficoltà che avete a riconoscere Gesù nel povero che è in voi. Quando avete fame di guarigione o di affetto, perché non lo volete riconoscere? Quando vi scoprite nudi, quando vi scoprite stranieri a voi stessi, quando vi ritrovate in prigione e malati, perché non sapete vedere questa fragilità come la presenza di Gesù in voi?
Accettare se stessi sembra molto semplice, ma le cose semplici sono sempre le più difficili… l’arte di essere semplici è la più elevata, così come accettare se stessi è l’essenza del problema morale e il nocciolo di un’intera visione del mondo… ospitando un mendicante, perdonando chi mi ha offeso, arrivando perfino ad amare un mio nemico nel nome di Cristo, do prova senza alcun dubbio di grande virtù… quel che faccio al più piccolo dei miei fratelli l’ho fatto a Cristo.
Ma se io dovessi scoprire che il più piccolo di tutti… il più povero di tutti i mendicanti, il più sfacciato degli offensori, il nemico stesso è in me, che sono io stesso ad aver bisogno dell’elemosina della mia bontà, che io stesso sono il nemico da amare,… allora cosa accadrebbe?…
Di solito assistiamo in questo caso al rovesciamento della verità cristiana, allora scompaiono amore e pazienza, allora insultiamo il fratello che è in noi, allora ci condanniamo e ci adiriamo contro noi stessi, nascondiamo agli occhi del mondo e neghiamo di aver conosciuto quel miserabile che è in noi, e se fosse stato Dio stesso a presentarsi a noi sotto quella forma sgradevole,… lo avremmo rinnegato mille volte prima del canto del gallo”.

- Karl G. Jung - 
da: Opere, 11, pag. 321, Bollati Boringhieri, Torino



Dio ha deciso di dimorare nel cuore dell'uomo, ma è l'unico posto dove non va a cercarlo. 

- Mario Rogai -
(Il cielo nell'anima)



Chi non combatte mai il male e non si adopera mai per estirpare l'errore, ma si dedica con amore e fedeltà a seminare sempre il bene, la pace, il perdono, la giustizia, il vero benessere per tutti, costui serve Dio anche se non lo sa.

- Paolo Spoladore -
(Il felice incontra)



Preghiera alla Beata Vergine dei Miracoli - Corbetta-Milano

O Vergine santissima,
operatrice amorosa di tanti miracoli,
che dall’immagine
dipinta sulla porta della chiesa,
scendesti mirabilmente nella piazza
per riprendere il tuo Bambino,
dopo aver sorriso ai giochi di alcuni fanciulli
e reso l’udito e la parola ad uno di essi,
scendi ancora col tuo gran cuore in mezzo
alle nostre popolazioni,
alle nostre case, ai nostri stabilimenti,
alle nostre campagne.
Guarda, o Madre nostra pietosissima,
quanti ti amano: benedicili;
quanti soffrono nell’anima e nel corpo:
consolali e guariscili;
quanti ti invocano: esaudiscili.
Ma soprattutto, o Vergine dei miracoli,
ti preghiamo di convertire noi per primi,
e poi tante anime lontane e a noi care,
che sono divenute sorde e mute
alla voce del Signore. Amen.


Buona giornata a tutti. :-)




venerdì 23 ottobre 2015

Un lampo - Piero Gribaudi -

Quando vide che il tramonto stava dipingendo di viola le nubi, Eleazar si accorse, come ridestandosi da un sogno, di averla fatta grossa. 
Che cosa avrebbe detto a casa? Gli avrebbero creduto? Ma soprattutto che cosa avrebbero mangiato, quella sera, il babbo e la mamma?
Fu quest'ultimo pensiero a spingerlo di corsa verso i 12 canestri allineati accanto a un pozzo abbandonato. Vuoti! Vuoti anch'essi come la sua bisaccia, che sentiva rendergli sul fianco floscia come un pensiero inutile.
La sua bisaccia che poche ore prima conteneva un tesoro: cinque pani e due grandi pesci essiccati.
Che cosa era successo? Perché si era prestato con tanta spontaneità, lui - l'unico che avesse con sé un po' di cibo - a quell'incredibile gioco cui aveva assistito con stupore, gioia, emozione, sino a dimenticare il correre del tempo?
Stentava ancora a raccapezzarsi, in quel susseguirsi di eventi: la richiesta del suo prezioso cibo da parte dei discepoli di Gesù, il suo sì immediato, e poi il movimento continuo della mano del Rabbi nell'estrarre dalla sua bisaccia quel che non poteva contenere: migliaia di pani, migliaia di pesci, a saziare le migliaia di persone tra le quali si era infilato anche lui quasi per caso, per curiosità, per udire parole che solo in parte aveva capite ma che gli erano scese nel cuore come il più squisito dei cibi.
E poi, quell'allegro desinare in gruppi a forma di aiuole di cinquanta, cento persone, rese un po' ebbre dell'abbondanza del cibo spirituale e di quello materiale; al punto che il Rabbi, vedendo lo spreco dei rifiuti nell'erba, aveva ordinato di raccoglierli in dodici cesti.
Tutto straordinario, incredibile, quasi magico. Ma la conclusione? Lui, che pure si era saziato, aveva completamente dimenticato i suoi cinque pani e i suoi due pesci.
Ce n'erano talmente tanti! Ce n'erano, appunto... Ma adesso, che tutti se n'erano andati, pure i cesti degli avanzi erano stati svuotati. E lui che era costretto a tornare a casa a raccontare cose dell'altro mondo, però a mani vuote.
A Eleazar venne un groppo in gola, un grosso nodo di pianto e rabbia. 
E diede un gran calcio all'ultimo cesto. Vide così, acceso dall'ultimo raggio dell'ultimo sole, un piccolissimo lampo. Gli si avvicinò.
Era un pesciolino non più lungo del suo mignolo, rimasto incastrato fra le maglie del cesto. Lo raccolse, e fu allora che notò una formica trascinare una mollica di pane dieci volte più grande di lei.
Raccolse anche la mollica. Forse, mostrando a casa quei minuscoli avanzi, avrebbe potuto illustrare meglio tutte le meraviglie cui aveva assistito. 
Ne era assai poco convinto, Eleazar, ma tentar non nuoce.
Fu così che lo avrete già capito, Eleazar trasse quella sera a casa, sul povero tavolo disadorno, di fronte alle ghirlande di occhi dei fratellini e di mamma e papà, non uno ma diecimila pesciolini piccini e diecimila briciole di pane.
Sinché il tavolo fu colmo sino al soffitto, e i pesciolini scivolavano a terra e ai piedi del tavolo si moltiplicavano pure i gatti e le galline facendo un gran chiasso.

Alla fine, smise di affondare la mano nella bisaccia, perché le dita gli dolevano, il sole era ormai alto, i fratellini dormivano per la grande abbuffata. Mamma e papà continuavano a chiedergli di quell'uomo, Gesù, e di quale magia avesse fatto lui, il loro figliolo generoso e distratto. E lui non sapeva che rispondere, se non con un sorriso.

- Piero Gribaudi - 
da: "Bimbi del Vangelo"

Moltiplicazione dei pani e dei pesci 
mosaico in S. Apollinare Nuovo, Ravenna

È la vita a costituire l'unica realtà e il vero mistero. 
La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. 
La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. 
Lo so. Io sono la vita. 
Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi. Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente abitato.


- Jack London - 





«Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli "esperti" sanno tutto. E i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo, essi diventano spesso eccessivamente appesantiti e possessivi nei confronti dei loro figli, fino a non correggerli. 
Tendono ad affidarli sempre più agli "esperti", anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli. 
E questo è gravissimo!» 

- Papa Francesco - 
20 maggio 2015





Preghiera all’angelo custode

"Angelo Santo, amato da Dio, 
ti prego, per amore a Gesù Cristo, 
che quando sarò ingrato e ostinatamente sordo ai tuoi consigli, 
tu non voglia, per questo abbandonarmi; 
al contrario, riportami subito sulla retta via, se ho deviato; 
insegnami, se sono ignorante; 
rialzami, se sono caduto; 
sostienimi, se sono in pericolo e conducimi alla felicità eterna. 
Amen."


- San Giovanni Berchmans -



Buona giornata a tutti. :-)