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domenica 23 dicembre 2018

Seguo le stelle e inciampo nel pianto di un Dio neonato

"Durante il tempo che precedeva il Natale, passavo lunghi momenti davanti al presepio a guardare la Madonna e, ai suoi piedi il Neonato.
Un’immagine così semplice segna la vita.
Permette un giorno di cogliere che, attraverso il Cristo, Dio stesso è venuto in mezzo a noi.
La notte di Natale andavo in chiesa. 
Quando avevo cinque o sei anni abitavamo un paesino in montagna e bisognava camminare nella neve.
Poiché ero il più giovane, mio papà mi teneva per mano. Mia mamma, mio fratello maggiore e le mie sette sorelle mi seguivano.

Mio padre mi indicava nel cielo aperto la stella dei pastori che gli stessi Magi avevano visto.
Quelle immagini mi ritornano in mente quando si legge il testo dell’apostolo Pietro dove scrive: “Guardate a Cristo come luce che brilla nella notte, finché non splenda il giorno e non si levi nei vostri cuori la stella del mattino”.

- Frère Roger -




Un altro Natale è possibile: ci può essere ancora un Buon Natale!
Con il Natale la vita vince nonostante tutto.


"Ogni bimbo che nasce è il segno che Dio non si è ancora stancato dell'umanità". (Tagore)

Viola, la perla bianca di Chiara nata nel cuore della ricca Brianza ha davanti a sé ottanta anni di vita (se tutto va bene) e una dote iniziale di 25.000 euro.
Njeri, la perla nera di Rachele, nata nella baracca di Korogocho ha davanti a sé quaranta anni di vita (se tutto fila liscio) e una dote iniziale di soli 250 euro.
Due mondi, due bimbe, divise da un invisibile muro di vetro.

La prima, Viola, fa parte del 20% dell'umanità che si "pappa" l'83% delle risorse mondiali. La seconda, Njeri, fa parte dell'oltre un miliardo di "esuberi umani" che devono accontentarsi dell' 1,4% delle risorse, costretti a vivere con meno di 1 dollaro al giorno: sono gli innocenti di cui si rinnova la strage oggi: e Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata perché essi non ci sono più.
Milioni di bimbi muoiono di fame, malattie, aids: un bimbo muore di fame ogni due secondi, 11 milioni ne muoiono all'anno per malattie meno gravi di un raffreddore, centinaia di milioni non inizieranno neanche la prima elementare.
Due mondi, due Natali.

Il nostro è il Natale dell'opulenza, delle luci, dei regali del consumismo degli affari. E' un business senza fine, è uno shopping anche di domenica. Questo sfavillio di luci natalizie sembra un meraviglioso "acquario" in cui guizzano costosissimi pesciolini esotici. A scrutarlo centinaia di milioni di bimbi dal volto scuro che guardano affascinati l'acquoso ed esotico luccichio. 
Fino a quando la parete di vetro proteggerà il banchetto degli esotici pesciolini?
Per assicurarci che la parete di vetro sia davvero infrangibile e ci protegga eternamente da quei visi sognanti di bimbi affascinati noi investiamo somme astronomiche in armi: Usa ed Europa nel 2003 programmano di spendere 750 miliardi di dollari.
Un altro Natale non solo è possibile ma è urgente e necessario!

Boicottiamo il Natale dei pesciolini esotici: il Natale dei consumi, dei regali, degli affari, un Natale "pagano" che ha ben poco da spartire con quel Bimbo che nasce in una mangiatoia alla periferia dell'impero, fuori dell'acquario anche lui indistinguibile volto nero in mezzo agli altri volti scuri.
Diciamo no al consumismo vieppiù indotto e incentivato e diciamo sì alla festa natalizia della famiglia allargata a nonni, cugini, zii, nipoti ma anche alla famiglia dell'immigrato che lavora per noi o che ci è più vicino.
Diciamo no al decadente e ripetitivo tango di regali, e diciamo sì ad un consumo critico, al regalo fatto in casa con amore e con le proprie mani, o a quello equo e solidale di lavoro fatto "in dignità".
Diciamo no alla stupida pervasività televisiva e diciamo sì alle relazioni umane in famiglia, ritornando a raccontarci gioie e dolori e a riprendere confidenza con l'immaginario, la fiaba prendendo a cuore anche la bellezza del celebrare insieme il fascino del Natale.
Diciamo no alla violenza e alla guerra e diciamolo con fierezza, e diciamo sì alla pace e alla nonviolenza con evidenza mettendo bandiere arcobaleno ai nostri balconi e camminando con uno "straccetto bianco di pace". Solo così il Natale ritornerà ad essere la festa della vita che farà rifiorire la speranza di un altro mondo possibile.
Coraggio, dunque, ci può ancora essere un Buon Natale!



- Padre Alex Zanotelli -






Seguo le stelle e inciampo nel pianto di un Dio neonato.
Mi guida l’odore della vita che irrora la notte.
Mi precede il grido della donna che feconda la polvere scura.
Seguo le stelle per portare tesori da nulla alla carne bambina che guarisce il male del mondo..



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it


venerdì 21 dicembre 2018

Il Natale è il mistero della tenerezza, della tenerezza di Dio a me - don Luigi Giussani

Il Natale è il mistero della tenerezza, della tenerezza di Dio a me. Tenerezza che non è compiacimento nel sentimento che proviamo di Dio o di Cristo, perché il compiacimento nel sentimento che provo è ancora quello che ho detto in principio, vale a dire il compiacimento di quello che facciamo noi.
Tenerezza non è compiacimento nel sentimento che proviamo, ma l’abbandonarsi, il sentirsi presi dall’amore che ci ha presi, da Colui che ci ha presi, il sentirsi presi da questa Presenza, il sentirsi presi da ciò che ci è accaduto, la presenza di ciò che è accaduto.
È come quando il bambino sgrana gli occhi ed è tutto pieno di ciò che vede e non ha spazio da dare al sentimento che prova, o alla coscienza di un sentimento che prova; di fronte a ciò che vede, è tutto pieno di ciò che vede.
«Se diligit homo tantum propter Deum», l’uomo ama se stesso solo per questo che ha davanti, in Cristo, in questo che ha davanti, in questo avvenimento.
Ma ciò su cui voglio che fermiate l’attenzione è proprio la parola “tenerezza”, perché questa immedesimazione, questo immedesimarsi di Dio, del Verbo, del Mistero con la nostra carne, questo immedesimarsi di questo Verbo incarnato, di questa carne divina, di questo Uomo con noi, con me, è tenerezza un milione di volte più grande, più acuta, più penetrante dell’abbraccio di un uomo alla sua donna, di un fratello al fratello.
Queste cose non si comprendono ragionando, ma guardando le parole che indicano sinteticamente l’esperienza cui si vuole accennare; ed è necessario, allora, dire più di una parola. Bisogna guardare questa parola - tenerezza - all’interno della coscienza di questa identità tra me e Te, di Te con me, meglio, all’interno della coscienza di questo avvenimento che si è insediato in me, di questo «Tu che sei me».

appunti da una conversazione di Luigi Giussani a un ritiro dei Memores Domini. Pianazze, 6 gennaio 1974


La verginità è la perfezione della vocazione che ha costituito la venuta di Cristo nella vita dell’uomo.
Perciò leggendo questi brani, rileggendo o riguardando questi brani del vangelo, dobbiamo soffermarci (chiedendo allo Spirito la grazia di saperlo fare) in una esperienza di immedesimazione con la realtà di Maria, dei pastori, dei Magi: “presi”, la loro identità è in ciò che sta accadendo, è in ciò che è accaduto, meglio. 
La loro identità è in ciò che è accaduto.
È il disegno di cui parla la lettera agli Efesini: «Questo Mistero, non manifestato agli uomini delle precedenti generazioni, è stato al presente rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che tutti siamo chiamati a formare lo stesso corpo»

La parola “predilezione”, nel suo senso etimologico, significa essere amati prima che ce ne accorgiamo, essere amati prima della nostra risposta, quell’essere amati che pone un dato di fatto irreversibile, quell’essere amati che definisce il nostro valore nel mondo.
Essere amati, cioè essere dentro il Suo disegno, essere Suo disegno. 
Come è diverso dall’esperienza naturale a cui troppe volte forse noi ci arrestiamo, mentre essa è soltanto come la profezia, la premessa, l’introduzione, quella che dispone l’animo a capire la densità e la profondità con cui il Signore si è dato a me, fino a diventare ciò che mi costituisce!
Come è diverso il rapporto di ciò che è accaduto con Maria, coi pastori, coi Magi, dal nesso che l’esperienza naturale ci fa sentire verso il Mistero che ci crea!

appunti da una conversazione di Luigi Giussani a un ritiro dei Memores Domini. Pianazze, 6 gennaio 1974



Seguo le stelle e inciampo nel pianto di un Dio neonato.
Mi guida l’odore della vita che irrora la notte.
Mi precede il grido della donna che feconda la polvere scura.
Seguo le stelle per portare tesori da nulla alla carne bambina
che guarisce il male del mondo.



Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 13 dicembre 2018

Santa Lucia oggi 13 dicembre: ecco la vera storia


La vera storia di Santa Lucia è ambientata nel quarto secolo, in Sicilia, a Siracusa. Ci troviamo nel periodo delle persecuzioni contro i Cristiani.
Lucia è una donna di umili origini, la quale sembra essere destinata ad un buon futuro di moglie e madre. Un giorno, però, la vita di Lucia viene stravolta nel momento in cui scopre che sua mamma è gravemente ammalata: la donna si reca sulla tomba di Sant'Agata per chiederne la guarigione. 
La Santa le appare e le dice che se vuole vedere sua mamma di nuovo in vita dovrà mettere al primo posto le attenzioni per i bambini poveri e in secondo piano l'amore verso il suo fidanzato.
Lucia accetta e nel momento in cui torna a casa trova sua mamma miracolosamente guarita. Ecco allora che Lucia decide di donarsi a Gesà e di rompere il fidanzamento. La cosa scatenerà l'ira del suo compagno che la denuncerà come cristiana. Erano in vigore i decreti di persecuzione dei cristiani emanati dall'imperatore Diocleziano.

Il processo si svolse davanti all'arconte Pascasio. Minacciata di essere mandata in un lupanaro, tra le prostitute, Lucia rispose: "Il corpo si contamina solo se l'anima acconsente". Il dialogo serrato tra lei ed il magistrato vide piuttosto ribaltarsi le posizioni, tanto da vedere Lucia quasi mettere in difficoltà l'Arconte. Pascasio dunque ordinò che la giovane fosse costretta con la forza, ma lei diventò miracolosamente così pesante, che né decine di uomini né la forza di buoi riuscirono a spostarla. Lucia allora fu sottoposta al supplizio del fuoco, ma ne rimase totalmente illesa, sicché infine, piegate le ginocchia, fu decapitata, o secondo le fonti latine, le fu infisso un pugnale in gola (jugulatio). Morì solo dopo aver ricevuto la Comunione e profetizzato la caduta di Diocleziano e la pace per la Chiesa.
Privo di ogni fondamento, e assente nelle molteplici narrazioni e tradizioni, almeno fino al secolo XV, è l'episodio in cui Lucia si strappa - o le vengono cavati - gli occhi. L'emblema degli occhi sulla coppa, o sul piatto, sarebbe da ricollegarsi, semplicemente, con la devozione popolare che l'ha sempre invocata protettrice della vista a motivo del suo nome Lucia (da Lux, luce).


Il culto di Santa Lucia è legato al culto della Luce.

Nel primo cristianesimo portato nel nord Europa la storia di Santa Lucia si è “adattata” alle tradizioni locali al fine di facilitare la penetrazione del nuovo credo nel tessuto pagano.
Nel culto di Santa Lucia si trovano infatti moltissimi elementi presenti nella tradizione legata a culti di divinità pagane o alle cerimonie del cambio delle stagioni.
La stessa festa dedicata alla Santa e ora fissata al 13 dicembre era in origine intorno al 23 dicembre, cioè vicinissima al solstizio d’inverno (20 o 21 dicembre), da cui il detto “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia




La paura atavica che il buio divenga perenne spiega bene l’attenzione verso tradizioni che esaltano la luce. In questo contesto, le feste del solstizio di inverno, in corrispondenza al Natale, e l’invocazione di una santa della luce, sono facilmente comprensibili.
Il legame con la santa è talmente forte da essere sopravvissuto e anzi esaltato dalla cultura 
protestante. Se infatti i mercatini di Natale tedeschi detti di San Nicola si sono trasformati in Mercatini del Bambin Gesù, nella lotta al culto dei santi, in Svezia Santa Lucia è molto venerata anche dalla cultura Luterana e rappresenta un importante legame tra Italia e Svezia. Ogni anno, infatti, viene eletta Santa Lucia di Svezia una ragazzina che raggiungerà Siracusa per prendere parte alla processione della santa.


Santa Lucia, in alcune aree del Nord Italia appare come portatrice di doni ai bambini, prima e in sostituzione di Babbo Natale (o San Nicola).
Questa tradizione pone la santa tra i vari personaggi che, tra dicembre e gennaio, 
coccolano i bambini: Babbo Natale/San Nicola, i Re Magi, la Befana e appunto, Santa Lucia.Verona la storia si riallaccia alla santa come portatrice di doni.
A causa di una
 forte epidemia di infezione agli occhi, nel 1200 i genitori decisero di far fare ai bambini un pellegrinaggio in onore della santa. 
Si trattava di compiere il pellegrinaggio a piedi scalzi e senza mantello, fino alla chiesa di Sant'Agnese, dedicata alla martire siracusana. Oggi, nel luogo dove un tempo sorgeva la chiesa, si trova invece la sede de comune scaligero: Palazzo Barbieri. 
I bambini si rifiutarono di partecipare al pellegrinaggio finché gli adulti non promisero che, al loro ritorno, la santa avrebbe portato loro dei doni.
Ancora oggi il 13 dicembre i bambini sono portati in chiesa per la benedizione agli occhi e la notte del 12 attendono dei doni.


E ora un ricordo personale. Il 13 dicembre 2001 il nord Italia fu sommerso da una neve eccezionale. Quel fenomeno meteorologico fu chiamato il Blizzard di Santa Lucia. Era una mattina come le altre e come tutte le mattina ero uscita per andare al lavoro. Nel corso della giornata la "bomba siberiana" irruppe nel nord Italia e nel tardo pomeriggio arrivò anche a Milano e la Lombardia, sommergendo la città con una nevicata eccezionale.




Tornai a casa in questa situazione .


Preghiera a Santa Lucia


O gloriosa martire della Cattolica Chiesa,
luce di santità ed esempio di fortezza,
pensando alle tue sublimi virtù,
nasce in me la brama di praticarle,
ma sono debole a tanto:
perciò a te mi volgo o vergine e ti prego
di ottenermi dal Sommo Bene la
costanza nell'effettuare il mio desiderio
ed una scintilla del tuo divino amore:
affinché io disprezzi, al par di te,
i vani piaceri terreni aspirando
solamente ai gaudi eterni.
Così sia.


Buona giornata a tutti. :-)






martedì 11 dicembre 2018

Pierino davanti al presepe

Pierino sogna... sta andando insieme ai pastori e ai Re Magi verso la stalla quando si trova improvvisamente davanti a Gesù Bambino che giace nella mangiatoia. Pierino si accorge di essere a mani vuote. 
Tutti hanno portato qualcosa: solo lui è senza doni.
Avvilito dice subito: "Prometto di darti la cosa più bella che ho. Ti regalo la mia nuova bicicletta, anzi il mio trenino elettrico".
Il bambino nel presepe scuote la testa e sorridendo dice: "Io non voglio il tuo trenino elettrico. Dammi il tuo tema in classe!".
"Il mio ultimo tema?" balbetta il ragazzino. "Ma ho preso un insufficiente!".
"Appunto, proprio per questo lo vorrei" dice Gesù. "Devi darmi sempre tutto quello che è insufficiente, imperfetto. Per questo sono venuto nel mondo. Ma vorrei un'altra cosa ancora da te: la tua tazza del latte".
A questo punto Pierino si rattrista: "La mia tazza? Ma è rotta!".
"Proprio per questo la vorrei avere" dice Gesù Bambino. "Tu mi puoi portare tutto quello che si rompe nella tua vita. Io sono capace di risanarlo".
Il ragazzino sentì di nuovo la voce del Bambino Gesù: "Vorrei una terza cosa da te: vorrei la risposta che hai dato a tua mamma quando ti ha chiesto come mai si è rotta la tazza del latte".
Allora Pierino inizia a piangere e confessa tra le lacrime: "Ma le ho detto una bugia, quella volta. Ho detto alla mamma che la tazza era caduta per caso, ma in realtà l'ho gettata a terra io, per rabbia".
"Per questo vorrei avere quella tua risposta" risponde sicuro Gesù Bambino. "Portami sempre tutto quello che nella tua vita è cattivo, bugiardo, dispettoso e malvagio. Sono venuto nel mondo per perdonarti, per prenderti la mano e insegnarti la via".
Gesù sorride di nuovo a Pierino, mentre lui guarda, comprende e... si meraviglia....



A Natale l’Onnipotente si fa bambino e chiede aiuto e protezione. 
Il suo modo di essere Dio mette in crisi il nostro modo di essere uomini; il suo bussare alle nostre porte ci interpella, interpella la nostra libertà e ci chiede di rivedere il nostro rapporto con la vita e il nostro modo di concepirla.

- papa Benedetto XVI -



Dio è lì a sbirciare il mio ritorno

Dio mio,
quando nel cammino verso di te
non ho più provviste,
non ho altra possibilità
che rivolgermi a te,
ritornare umile sui miei passi.
Quando la colpa mi fa temere il castigo,
la speranza mi offre riparo alla tua giustizia.
Quando l'errore mi confina nel mio tormento,
la fede annuncia il tuo conforto.
Quando mi lascio vincere dal sonno della debolezza,
i tuoi benefici e la tua generosità mi risvegliano.
Quando la disobbedienza e la rivolta
mi allontanano da te,
il tuo perdono e la tua misericordia
mi riconducono all'amicizia.
E tu sei sempre lì
a sbirciare il mio ritorno
per stringermi in un abbraccio rigenerante,
aperto ad un futuro unico d'amore.
Possa la tua Parola
calare proficua nel mio cuore
e farmi vivere
per amarti e ringraziarti
ogni giorno della mia vita. Amen.
  
- don Marino Gobbin - 

da: Lectio Divina sui vangeli festivi per l'anno liturgico C, Elledici 2009


Buona giornata a tutti. :-)





venerdì 7 dicembre 2018

Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al posto dei vostri figli - Sant'Ambrogio

1. L’educazione dei figli è impresa per adulti disposti ad una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l’affetto necessario.
2. Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri. Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna.
3. Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro; siate fieri piuttosto che vadano incontro al domani con slancio anche quando sembrerà che si dimentichino di voi.

4. Non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande, non siate voi la zavorra che impedisce di volare.

5. Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna, e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è insopportabile una vita vissuta per niente.

6. Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno di voi e la stima che voi avete di loro; più di mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati dai gesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio delle passioni, il gusto per le cose belle e l’arte, la forza anche di sorridere. 
E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno di più del gesto di mia madre che fa posto in casa per un vagabondo affamato: e non trovo gesto migliore per dire la fierezza di essere uomo di quando mio padre si fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato.

7. I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mette a tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perché ti mette dentro la fiducia in Dio e il gusto di vivere bene.

da: "Sette dialoghi con Ambrogio, Vescovo di Milano" (Centro Ambrosiano, 1996).


Il Vescovo Ambrogio ripeteva: «Omnia Christus est nobis! – Cristo è tutto per noi!». 
E spiegava: «Omnia Christus est nobis! 
Se vuoi curare una ferita, Egli è il medico; se sei riarso dalla febbre, Egli è la fonte; se sei oppresso dall’iniquità, Egli è la giustizia; se hai bisogno di aiuto, Egli è la forza; se temi la morte, Egli è la vita; se desideri il cielo, Egli è la via; se sei nelle tenebre, Egli è la luce ... 
Gustate e vedete come è buono il Signore: beato è l’uomo che spera in Lui!»



«Il Signore ci conceda di navigare,
allo spirare di un vento favorevole,
sopra una nave veloce;
di fermarci in un porto sicuro;
di non conoscere da parte degli spiriti maligni
tentazioni più gravi
di quanto siamo in grado di sostenere;
di ignorare i naufragi della fede;
di possedere una calma profonda,
e, se qualche avvenimento susciti contro di noi
i flutti di questo mondo,
di avere, vigile al timone per aiutarci,
il Signore Gesù,
il quale con la sua parola comandi,
plachi la tempesta,
stenda nuovamente sul mare la bonaccia.
A lui onore e gloria,
lode, perennità dai secoli e ora e sempre
e per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

- Sant’Ambrogio - 


Buona giornata a tutti. :-)

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giovedì 6 dicembre 2018

Il cristiano vale quanto prega - Padre Andrea Gasparino

La preghiera è come la grande autostrada verso Dio.
C'è la corsia di ingresso e per i mezzi lenti (= preghiera vocale attenta), parti da lì, poi c'è la corsia del grande traffico stradale, la corsia della velocità 
(= preghiera di ascolto, la preghiera che si fa ascolto di Dio), e poi c'è la preghiera la corsia di sorpasso, la corsia dell'alta velocità (= preghiera del cuore, interiore, di silenzio).
Si parte dalla preghiera vocale attenta, il primo passo, però bisogna arrivare all'ascolto di Dio, è lì che scorre il traffico. 
Gran parte dei cristiani non arriva a questa corsia di centro, è così spiegata la vita cristiana fiacca che non arriva alle decisioni.

Poi bisogna imparare l'arte della preghiera del cuore. 
Qui si forma il cristiano profondo. 
Ci vuole buona volontà e una macchina buona. 

Chi tende alla preghiera del cuore tende alla preghiera della santità, vuole fare della sua vita un capolavoro di Dio, la scelta della santità, che la nostra vita diventi adesione perfetta e costante alla volontà di Dio.
Qual è la più bella forma della preghiera del cuore?

La “preghiera sanguinante del Getsemani: Padre non la mia, ma la tua volontà sia fatta”.

Ma si può fare meglio: “Padre in questo momento voglio essere la tua gioia, in questo preciso momento aiutami ad essere la Tua gioia”.
Nei momenti più banali di oggi, “Padre, voglio essere la tua gioia”. 
Questa preghiera è un po' più facile ed è la stessa.
Quando la tua vita combacia perfettamente e costantemente con la volontà di Dio siamo alla preghiera perfetta del cuore, alla preghiera della santità. Allora la preghiera è amare.
Gesù con il Padre Nostro ci insegna che la preghiera è amare. Il Padre Nostro è fatta da sette atti d'amore. C'è una invocazione che non sembra un atto d'amore "dacci il nostro pane quotidiano", ma essendo al plurale è un atto d'amore e poi i Padri parlavano del "pane soprasostanziale", la "grazia", "dacci la forza per l'oggi".

Amare cosa è?

Amare è cambiare, cioè crescere, correggere, modificare, guarire.
L'amore sta nei fatti, le decisioni pratiche. 
Un prete deluso dal suo gruppo del R.n.S. pieno di divisioni, ad un certo punto gli da il segreto della preghiera perfetta: "ti aspetto fuori." Poi il prete, crollò per un infarto. Quando il Vescovo va a trovarlo gli dice: "Dio mi ha messo alla prova, ho insegnato la formula perfetta della preghiera e Lui ha aspettato fuori  anche a me."

C'è un test per misurare la validità della preghiera?

Sì: occorre chiedersi:

- cresce la mia carità?
- cresce l'adesione ai miei doveri?
- cresce il distacco dal male?

- Padre Andrea Gasparino -



Quando preghi non farti scoppiare il cervello per trovare le parole. 
Molte volte il semplice e monotono balbettio dei fanciulli ha placato il Padre loro che sta nei cieli. 
Non ti preoccupare di essere loquace... con una sola frase il pubblicano si propiziò il Signore, con una sola parola colma di fede si salvò il ladrone.

- San Giovanni Climaco - 



Procurate di riunirvi più frequentemente per il rendimento di grazie e per la lode a Dio. Quando vi radunate spesso le forze di satana sono annientate ed il male da lui prodotto viene distrutto nella concordia della vostra fede. 

- Sant' Ignazio d'Antiochia -





I tuoi desideri gridino a Dio. la preghiera è una tensione del cuore verso Dio. 

- San Bernardo di Chiaravalle -




Buona giornata a tutti. :-)