Visualizzazione post con etichetta don Bosco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta don Bosco. Mostra tutti i post

martedì 31 gennaio 2017

Raccomandazioni ai missionari - San Giovanni Bosco

1. Cercate anime non denari;
2. Usate carità e somma cortesia con tutti;
3. Prendete cura degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini;
4. Fate che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vitto, nelle abitazioni e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni del cuore degli uomini;
5. Fra di voi amatevi, consigliatevi, correggetevi ma non portatevi mai né invidia, né rancore, anzi il bene di uno sia il bene di tutti, le pene e le sofferenze di uno considerate come pene e sofferenze di tutti e ciascuno studi di allontanarle o almeno mitigarle;
6. Ogni mattino raccomandate a Dio le occupazioni della giornata.


- San Giovanni Bosco -


Sii con Dio come l'uccello che sente tremare il ramo e continua a cantare, perché sa di avere le ali.

- San Giovanni Bosco -


E' certo più facile irritarsi che pazientare, minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza ed alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità.

- San Giovanni Bosco -




Buona giornata a tutti. :-)






venerdì 11 marzo 2016

Ti ha amato per sempre - don Giovanni Bosco

Pensa, amico, che Dio ti ha creato a Sua Immagine, ti ha donato un corpo e un'anima immortale. Di più, con il Battesimo ha fatto di te un Suo Figlio. 
Ti ha amato sempre, e ti ama ancora come un Padre affettuoso.
Ti ha creato perché tu Lo ami e Gli sia amico in questo mondo, e possa così meritare di essere felice un giorno, insieme con Lui in Cielo. 
Quindi non sei tu su questa terra per divertirti, guadagnare denaro, mangiare e dormire. 
Dio ti ha donato la Sua Vita per un destino meraviglioso. Due sono gli inganni del demonio per allontanare i giovani dalla via della vera felicità. 
Il primo è far loro credere che l'amicizia del Signore li renderà persone tristi, senza gioia, lontane da ogni divertimento e piacere. 
Non è così cari amici. L'altro inganno è di farvi credere che avremo tutto il tempo di pensare alle cose serie quando saremo vecchi, ma questo non è un motivo per sciupare la nostra giovinezza. 
Essa deve essere la stagione perenne in tutta la nostra vita, in questo mondo e nell'altro. 

- San Giovanni Bosco -
da: Il giovane provveduto, 1847



Preghiera a don Bosco per i giovani

San Giovanni Bosco, amico e padre della gioventù, io invoco la tua protezione su tutti i giovani del nostro tempo e in particolare 
(…………….............---.......sui miei figli, 
i miei nipoti…………………..............…, 
su nome………………………………….)
Tu hai tanto amato i giovani e hai dedicato loro tutte le tue energie e il tuo tempo, li hai guidati sulla via del bene, della purezza e della preghiera.
Ti prego di continuare anche oggi dal cielo la tua missione di salvezza.

Fa' che i nostri giovani crescano sani e buoni, che rifiutino le occasioni di male, che si impegnino con tutto il loro entusiasmo nella vita cristiana per essere sempre veri seguaci di Gesù Cristo.



"O Dio, che in san Giovanni Bosco 
hai dato alla tua Chiesa 
un padre e un maestro dei giovani, 
suscita anche in noi la stessa fiamma di carità 
a servizio della tua gloria per la salvezza dei fratelli." 
Amen!




Ricordatevi, che ogni cristiano è tenuto di mostrarsi edificante verso il prossimo, e che nessuna predica è più edificante del buon esempio.

- Don Bosco - 




Ti voglio regalare la formula della santità. Eccola: Primo: allegria. 
Ciò che ti turba e ti toglie la pace non viene da Dio. 
Secondo: i tuoi doveri di studio e di pietà. 
Impegno nello studio, impegno nella preghiera, amore per tutto ciò che fai. Tutto questo non farlo per ambizione, ma per amore del Signore. 
Terzo: far del bene agli altri anche se ti costa sacrificio. 
La santità è tutta qui”. 

- Don Bosco -


Buona giornata a tutti. :-)




lunedì 29 febbraio 2016

Don Bosco e i protestanti

«Scendevano a turno a Valdocco a disputare con me»

Le Letture Cattoliche furono accolte con consensi vastissi­mi. 
Il numero dei lettori fu straordinario. Ma questo suscitò l'ira dei protestanti. Provarono a combatterle con i loro giornali, con le loro Letture Evangeliche, ma non trovarono lettori. 
Allora passarono ad ogni sorta di attacco contro il povero don Bosco. Scendevano a turno a Valdocco, a disputare con me, persuasi che nessuno potesse resistere ai loro argomenti. I preti cattoli­ci, secondo loro, erano tutti gonzi, e con due parole si poteva­no mettere nel sacco.
Venivano a volte da soli, a volte in due, altre volte a gruppi. 
Io li ascoltavo sempre, e siccome non sapevano rispondere alle mie domande imbarazzanti, raccomandavo che si facessero ri­spondere dai loro ministri, e poi mi riferissero le risposte.
Vennero Amedeo Bert, Meille, l'evangelicó Pugno, poi tanti altri. Cercavano di persuadermi a non parlare, a interrompere la stampa dei nostri libretti. Ma non ottennero nulla. Questo accese la loro ira. 
Credo opportuno riferire alcuni fatti.

«Lasci stare le Letture Cattoliche»
Una domenica sera del mese di maggio mi furono annun­ciati due signori che venivano per parlarmi. Entrarono e si com­plimentarono a lungo con me. Poi uno cominciò a dire:
- Lei, signor Teologo, ha dalla natura un grande dono: quel­lo di farsi capire e leggere dal popolo. Perciò dovrebbe sfrutta­re questo dono prezioso in cose utili per l'umanità, mettendosi al servizio della scienza, delle arti, del commercio.
- Il mio tempo è tutto assorbito dalle Letture Cattoliche, a cui voglio dedicare ogni mia forza.
- Sarebbe molto meglio che scrivesse qualche buon libro per la gioventù: un volume di storia antica, un trattato di geo­grafia, o di fisica, o di geometria.
- E perché, secondo voi, non dovrei dedicarmi alle Letture Cattoliche?
- Perché sono argomenti fritti e rifritti.
- Questi argomenti sono già stati trattati in opere di cultu­ra, è vero. Ma nessuno li ha affrontati in maniera popolare. Ed è proprio questo lo scopo delle Letture Cattoliche.
- Questo lavoro, però, non le porta nessun vantaggio ma­teriale. Se si mette invece a scrivere i libri che le abbiamo sug­gerito, avrà un notevole guadagno da impiegare nel meraviglioso istituto che la Provvidenza le ha affidato. Possiamo addirittu­ra anticiparle una buona somma (mi porsero quattro biglietti da mille lire). E le assicuriamo che non sarà la nostra ultima offerta: le porteremo somme maggiori.
- Perché volete darmi tanto denaro?
- Per incoraggiarla a scrivere le opere che abbiamo sugge­rito, e per collaborare al suo splendido Oratorio.
- Scusatemi, signori, se non accetto il vostro denaro. Io non scriverò nessun altro libro. Continuerò a lavorare alle Let­ture Cattoliche.
- Ma è un lavoro inutile.
- Se è un lavoro inutile, perché preoccuparsi tanto? Per­ché spendere denaro per farmi smettere?
«Se esce di casa, è sicuro di rientrare?»
- Pensi bene a quello che fa. Rifiutando lei danneggia la sua opera, si espone a conseguenze e a pericoli...
- Signori, capisco molto bene quel che volete dirmi. Ma vi dico chiaro e tondo che quando sto dalla parte della verità non ho paura di nessuno. Facendomi prete, mi sono consacra­to al bene della Chiesa e della povera gente. E intendo conti­nuare a lavorare per questo, anche scrivendo e stampando le Letture Cattoliche.
- Lei fa male - dissero con voce minacciosa alzandosi in piedi. - Lei fa male, lei ci insulta. Se esce di casa, è sicuro di rientrare?
- Voi non conoscete i preti cattolici, signori. Finché vivo­no, lavorano per compiere il loro dovere. Se per far questo do­vessero morire, per loro sarebbe la più grande fortuna, la mas­sima gloria.
In quel momento li vidi così irritati che temevo mi picchias­sero. Mi alzai, misi una sedia tra me e loro, e aggiunsi:
- Se volessi usare la forza, non avrei nessuna paura di voi. Ma la forza dei preti è la pazienza e il perdono. Andatevene. Aprii la porta della camera:
- Buzzetti, dissi, conduci questi signori fino al cancello. Non conoscono bene la strada.
Rimasero confusi. Borbottarono:
- Ci rivedremo in un momento più opportuno.
Se ne uscirono con la faccia e gli occhi rossi di sdegno. Questo fatto fu pubblicato da alcuni giornali, e fu riferito in lungo e in largo dall'Armonia.

- San Giovanni  Bosco - 
da: "Memorie dell’Oratorio"




Ricordatevi, che ogni cristiano è tenuto di mostrarsi edificante verso il prossimo, e che nessuna predica è più edificante del buon esempio.

- Don Bosco - 




"O Dio, che in san Giovanni Bosco
hai dato alla tua Chiesa
un padre e un maestro dei giovani,
suscita anche in noi la stessa fiamma di carità
a servizio della tua gloria per la salvezza dei fratelli." 
Amen!




Il film è del 1935, dura un'oretta, bello, vale la pena di vederlo. 
Uno spaccato della vita contadina dell'epoca, così semplice e così dura. 
Vi ci vedete a lavare le lenzuola al fiume? 


Buona giornata a tutti. :-)



lunedì 27 luglio 2015

La vita la devo a voi - San Giovanni Bosco -

All’epoca di don Bosco diventar vecchi non era cosa facile. 
La fame, gli stenti, la povertà, le malattie e le epidemie, le guerre e gli incidenti sul lavoro rendevano cosa molto ardua il superare la soglia dei 70 anni. E la famiglia Bosco non faceva certo eccezione a questa dura realtà. 
Francesco Bosco, padre di Giovanni, muore nel 1817, a soli 33 anni. Antonio, primo figlio di Francesco, si spegne nel 1849, a soli 41 anni. L’altro fratello, Giuseppe, muore nel 1862, a 49 anni. 
Don Bosco invece no: nonostante una vita di incredibili stenti e di continue fatiche che lo rende come un abito logoro, apre gli occhi all’eternità alla bella età di quasi 73 anni, il 31 gennaio 1888. Prodigio dei medici? Certamente no, visto che don Bosco mai si risparmiò fatiche e privazioni per i suoi birichini. Forse piuttosto grazia dei giovani, miracolo di Dio. Luglio 1846. Dopo tre anni di continue peregrinazioni, il nascente oratorio, come i cavoli trapiantati costretto a migrare di luogo in luogo, ha finalmente trovato stabile dimora in Valdocco.
La casa non è grande, le difficoltà economiche sono immense, il lavoro è enorme, ma l’oratorio ha finalmente una casa, si può guardare con speranza al futuro. Accade però l’imprevedibile: don Bosco, appena 31enne, nel pieno delle sue forze, sfinito dal lavoro e dai sacrifici, cade gravemente malato: in pochi giorni è giudicato in punto di morte, la medicina alza bandiera bianca, non vi è nulla da fare. Don Bosco stesso è preparato: “mi rincresceva di abbandonare i miei giovanetti, ma ero contento che terminavo i miei giorni dopo aver dato una forma stabile all’oratorio”. 
Ma i giovani non si arrendono!!! 
La notizia della malattia di don Bosco si diffonde come un fulmine tra le officine ed i cantieri di Torino, in cui lavorano i suoi piccoli amici. Da decine e decine di cuori si innalza a Dio una preghiera continua, semplice, accorata: i giovani, rubando al sonno le ore per la preghiera e spesso digiunando a pane ed acqua nonostante i pesanti lavori cui sono sottoposti, implorano Dio di salvare la vita del loro padre. E Dio li ascoltò.
Quella notte di sabato doveva essere l’ultima della vita di don Bosco, la sentenza dei medici era stata perentoria. Don Bosco racconta: “a tarda notte mi sentii tendenza a dormire. Presi sonno, mi svegliai fuori di pericolo”. Da questo miracolo nasce la promessa: “Io sono persuaso che Dio concesse la mia vita alle vostre preghiere, e perciò la gratitudine vuole che io la spenda tutta a vostro vantaggio, spirituale e temporale. Così prometto di fare, finchè il Signore mi lascerà su questa terra”. 
Ma chi sono questi giganti della preghiera? Sono muratori e scalpellini, lustrascarpe e selciatori, spazzacamini e stuccatori, alcuni torinesi, molti provenienti dalle valli del Piemonte e della Lombardia, in poche parole ragazzi che non avevano più nulla e non erano più di nessuno. Sono questi ragazzi abbandonati, poveri e spesso orfani, invisibili per la società, pericolosi per le autorità, vite trasparenti e insignificanti, a strappare a Dio la Grazia della guarigione di don Bosco.

Concedendo alle loro lacrime la vita del povero don Bosco, Dio scrive in modo indelebile la grandezza di questi cuori, invisibili al mondo, ma infinitamente preziosi e straordinariamente potenti ai Suoi occhi. 
Questa fu la prima preghiera vocazionale. 
Come allora i giovani salvarono don Bosco, così oggi sono i giovani a poter bussare al cuore di Dio per ottenere il dono di nuovi padri che li accompagnino. Qui vive il segreto di ogni vocazione: non vita donata, ma prima di tutto vita ricevuta da Dio, per essere restituita, ridonata a Dio, per la salvezza dei fratelli.



Tenete a memoria, che la solita parola che usa il demonio quando vuole spingerci al male è: Oh! è niente! 

- San Giovanni Bosco - 



Nel 1853 due protestanti tentarono dissuadere Don Bosco dalla pubblicazione delle Letture Cattoliche e minacciarono persino di ucciderlo. 
E Don Bosco: «Ben vedo che le signorie loro non conoscono i preti cattolici, perchè altrimenti non si abbasserebbero a queste minacce. Sappiano dunque che il Sacerdote della Chiesa Cattolica, finchè è in vita lavora volentieri per Dio, e, se mai nel compiere il suo dovere dovesse soccombere, riguarderebbe la morte come la più grande delle fortune, la massima gloria. 
Cessino dunque dalle loro minacce, ché io me ne rido!». 
E li licenziò.
 




Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 27 marzo 2014

Sogno di San Giovanni Bosco, 30 maggio 1862 -

«Figuratevi — disse — di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile. 

A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici. 

In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: “Auxilium Christianorum”; sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’OSTIA di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “Salus Credentium”. 

Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando sempre più la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi. 

Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna intorno a sé i piloti per la seconda volta, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa. 

Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene. 

Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le altre con i cannoni, con i fucili, con i rostri. Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano. 

Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare. Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie. 

A un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio. 

Sennonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio. 

Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne, quindi con una catenella che pende dalla prora la lega a un’ancora della colonna su cui sta l’Ostia, e con un’altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta a un’altra ancora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata. 

Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch’esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma». 



San Giovanni Bosco


"Tutti quelli che perseguitarono la Chiesa nei tempi passati non esistono più, e la Chiesa di Gesù Cristo tuttora esiste. Tutti quelli che perseguitano la Chiesa presentemente, di qui a qualche tempo non ci saranno più; ma la Chiesa di Gesù Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnato la sua parola di proteggerla e di essere sempre con lei sino alla fine del mondo".

 (San Giovanni Bosco)



"Chi è unito al Papa è unito con Gesù Cristo, 
e chi rompe questo legame fa naufragio nel mare burrascoso dell'errore e si perde miseramente. 

San Giovanni Bosco



Coltiva il giardino dei tuoi pensieri, riscalda la serra del tuo cuore, difendi il prato della tua mente, nessuno potrà rubarti la bellezza che hai in fondo all'anima.

San Giovanni Bosco


"La frequente Comunione è cibo dei forti, cibo di vita". 

San Giovanni Bosco



Preghiera della sera

Mi addormenterò nella pace,
il tuo sangue vegli su di me;
all' anima che hai plasmato secondo la tua immagine,
concedi la libertà.
Posa la mano sul corpo che hai impastato,
e le tue misericordie siano per lui come mura di difesa
e come un potente scudo.
Quando il corpo si riposerà 
la tua forza lo protegga,
il mio riposo sia davanti a te, 
come profumo d'incenso.
Il Maligno non si avvicini al mio giaciglio, 
per l'intercessione di tua Madre,
e per il tuo sacrificio per noi;
allontana il demone della paura che mi nuoce.

Amen


Buona giornata a tutti :-)

www.leggoerifletto.it



domenica 27 ottobre 2013

Dell'Angele Dei - don Bosco -


Iddio padre amantissimo diede a ciascuno di noi un angelo per custode e guida nel difficile cammino di questa vita. Di tale verità ci assicurano le sacre scritture, ove si legge: « Iddio comandò a' suoi angeli affinchè abbiano cura di te nel cammino della tua vita e ti custodiscano in tutti i pericoli. »
Angelis suis Deus mandavit de te ut custodiant te in omnibus viis tuis.

Ed oh! che bella consolazione non è mai per noi il sapere, che abbiamo sempre al nostro fianco un angelo del paradiso, un principe della corte celeste! Questo amico dell'anima nostra dal primo istante della vita fino all'ultimo respiro non mai ci abbandona. Egli giorno e notte ci assiste, ci difende dagli assalti del nemico infernale, ci mette nella mente sante inspirazioni, e ci conduce per la via del cielo. Questo custode fedele non solamente si prende cura dell'anima nostra, ma veglia eziandio a difesa del nostro corpo, e ci libera da molti pericoli, e da molte disgrazie.

In vista di tante cure che per noi si prende questo angelo benedetto la Chiesa ci mette sulle labbra quella breve, ma bella orazione dell'Angele Dei, colla quale noi mostriamo la nostra gratitudine a questo nostro celeste custode, e poniamo in lui una grande confidenza, implorando il suo aiuto è la sua potente intercessione. La Chiesa desidera che noi ricorriamo sovente a questo angelo del Signore, che lo preghiamo di cuore affinchè illumini la nostra mente a conoscere la bellezza ed il pregio della virtù per seguirla costantemente, e la deformità del vizio per sempre sentirne orrore e guardarcene: affinchè ci regga e ci sostenga quando ci vede tentati, o sul punto di cadere nel peccato: insomma affinchè esso ci governi in tutte le nostre azioni, e così tutte le nostre opere siano indirizzate alla maggior gloria di Dio, e riescano degne di essere da lui scritte nel libro della vita.

Queste sono le grazie importantissime, che noi dimandiamo al nostro angelo recitando la preghiera di cui parliamo.

Oh! quanto io desidererei, o caro cristiano, accenderti nel cuore una viva divozione a questo tuo custode fedele! Io perciò ti raccomando che a lui ricorra sovente, che invochi il suo aiuto nelle tue tentazioni, nei tuoi dubbi, nei pericoli sia dell'anima che del corpo. Recita spesso ma con divozione e fervore l'orazione Angele Dei; non lascia mai di recitarla almeno nelle tue orazioni del mattino e della sera. Pensa qualche volta al tuo angelo, anzi figurati proprio di vederlo alla tua destra con un'aria di paradiso. Questo pensiero e queste riflessioni ti saranno di grande consolazione ed insieme di grande incoraggiamento.

Don Bosco


Il piano

Alla porta  del paradiso ad attendere Gesù  dopo la sua ascensione,  vi era Gabriele, che vedendo la terra completamente al buio, con solo delle piccole luci, nei dintorni di Gerusalemme, chiese:
“Signore, cosa sono quelle deboli luci?”
Gesù rispose:>>Sono i miei discepoli, intorno a mia Madre che stanno pregando, entriamo che ti spiego il mio piano.
Ora manderò loro il mio Spirito, che li vivificherà, loro accenderanno altre fiammelle, ed altri ancora ad altri e cosi via, a poco a poco, le fiammelle illumineranno il mondo.<<
Gabriele, chiese ancora: “Signore, cosa farai se questo piano non riesce?”
Gesù, dolcemente rispose: >> Non ho un altro piano.<<

Ecco la tua piccola e a volte debole fiammella è importante,  necessaria, perché non c'è un' altro piano.



Quando siete tentati, 
non fermatevi aspettando che la tentazione 
prenda possesso del vostro cuore, 
ma fate subito qualche cosa per liberarvene, 
o per mezzo del lavoro, 
o per mezzo della preghiera.
Se poi la tentazione continua, 
fate il segno della Croce e dite: 
"Maria, Aiuto dei Cristiani, 
pregate per me". 
Volete voi essere forti per combattere 
contro il demonio e le sue tentazioni? 
Amate la Chiesa, 
venerate il Sommo Pontefice, 
frequentate i Sacramenti, 
fate sovente la visita a Gesù nei suoi tabernacoli, 
siate molto devoti di Maria Santissima, 
offritele il vostro cuore, 
e allora supererete tutte le battaglie e 
tutte le lusinghe del mondo. 

- San Giovanni Bosco -




Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it



lunedì 21 ottobre 2013

Sogni di don Bosco . Il serpente e il Rosario -


Siamo nell'anno 1862, la sera del 20 agosto.
Il cuore dell'apostolo dei giovani è sempre alla ri­cerca di nuovi mezzi di salvezza dell'incauta gioventú. Gli adolescenti non hanno un carattere ancora for­mato: la volontà è fiacca, la pietà è poca. Son troppo dissipati. 

E d'altra parte le passioni si svegliano. Che cosa fare perché superino la crisi della crescenza?




Parte prima - Efficacia dell'Ave Maria

Voglio contarvi un mio sogno fatto poche notti or sono. 

(Deve essere la notte che precedeva la festa della Assunzione di Maria SS.)

Sognai di trovarmi con tutti i giovani a Castelnuovo d'Asti a casa di mio fratello. Mentre tutti facevano ricreazione, viene a me uno ch'io non sapeva chi fosse, e mi invita ad andare con lui. Lo seguii e menommi in un prato attiguo al cortile e là mi indicò fra l'erba un serpentaccio lungo sette od otto metri e di una gros­sezza straordinaria. 

Inorridii a tal vista e voleva fug­girmene: - No, no, mi disse quel tale; non fugga; venga qui e veda.
- E come, risposi, vuoi che io osi avvicinarmi a quella bestiaccia? Non sai che è capace di avventarmisi addosso e divorarmi in un istante?
- Non abbia paura, non le recherà alcun male; ven­ga con me.
- Ahi! Non son così pazzo da andarmi a gettare in tal pericolo.
- Allora, continuò quello sconosciuto, si fermi qui! - E poi andò a prendere una corda e con questa in mano ritornò presso di me e disse:
- Prenda questa corda per un capo e lo tenga ben stretto fra le mani; io prenderò l'altro capo e andrò alla parte opposta e così sospenderemo la corda sul serpente.
- E poi?
- E poi gliela lascieremo cadere attraverso la schiena.
- Ah! No per carità! Perchè, guai se noi faremo questo. Il serpe salterà su indispettito e ci farà a pezzi.
- No, no; lasci fare a me.
- Là, là! Io non voglio prendermi questa soddisfazione che può costarmi la vita. - E già me ne voleva fuggire. 

Ma quel tale insistette di nuovo, mi assicurò che non avevo di che temere, che il serpe non mi avrebbe fatto male alcuno e tanto disse che io rimasi e 
accon­sentii a far il suo volere. Egli intanto passò dall'altra parte del mostro, alzò la corda e poi con questa diede una sferzata sulla schiena del serpe. 
Il serpente fa un salto volgendo la testa indietro per mordere ciò che l'aveva percosso, ma invece di mordere la corda, resta da essa allacciato come in cappio corsoio. Allora mi gridò quell'uomo: - Tenga stretto, tenga stretto e non lasci sfuggire la corda: - E corse ad un pero che era là vicino, e legò a quello il capo di corda che aveva tra le mani: corse quindi da me, mi tolse il mio capo di corda e andò a legarlo all'inferriata di una finestra della casa. Frattanto il serpente si dimenava, si dibat­teva furiosamente e dava giù tali colpi in terra colla testa e colle immani sue spire, che laceravansi le sue carni e ne faceva saltare i pezzi a grande distanza. Così continuò finchè ebbe vita; e morto che fu, più non rimase di lui che il solo scheletro spolpato.

Morto il serpente, quel medesimo uomo slegò la cor­da dall'albero e dalla finestra, la trasse a sè, la raccolse, ne formò come un gomitolo e poi mi disse: - Stia attento neh! - Così mise la corda in una cassetta che chiuse e poi dopo qualche istante aprì. I giovani erano accorsi attorno a me. Gettammo l'occhio dentro alla cassetta e fummo tutti stupiti. Quella corda si era disposta in modo che formava le parole «AVE MARIA!» - Ma come va! ho detto. Tu hai messa quella corda nella cassetta così alla rinfusa ed ora è così ordinata.
- Ecco, disse colui; il serpente figura il demonio, e la corda l'AVE MARIA o piuttosto il Rosario che è una continuazione di AVE MARIA, colla quale e colle quali si possono battere, vincere, distruggere tutti i demoni dell'inferno. – Fin qui, concluse D. Bosco, è la prima parte del sogno. Ve n'è un'altra parte, la quale sarà ancor più curiosa ed interessante per tutti. 

Ma l'ora è già tarda e perciò differiremo a contarla domani a sera. Frattanto teniamo in considerazione ciò che disse quel mio amico riguardo all'AVE MARIA ed al Rosario. Recitiamola divotamente ad ogni assalto di tentazioni, sicuri di uscirne sempre vittoriosi. Buona notte!

«Il domani 22 Agosto, lo pregammo più volte a volerci raccontare se non in pubblico, almeno in pri­vato quella parte di sogno che aveva taciuta. Non vo­leva accondiscendere. Dopo però molte suppliche si piegò e disse che alla sera avrebbe ancor parlato del sogno. Così fece».





Parte seconda - Carni immonde del serpente

Dette le orazioni, incominciò: - Dietro molte vostre istanze racconterò la seconda parte del sogno. Se non tutta, almeno vi dirò quel tanto che potrò raccontarvi. Ma prima debbo premettere una condizione, cioè che nessuno scriva o dica fuori di casa quello che io rac­conterò. Parlatene tra di voi, ridetene, fatene tutto quel che volete, ma fra di voi soli.
Mentre adunque io e quel personaggio parlavamo della corda, del serpente e dei loro significati, mi volgo indietro e vedo giovani che raccoglievano di quei pezzi di carne di serpente e mangiavano.
Io allora gridai subito: - Ma che cosa fate? Pazzi che siete! Non sapete che quella carne è velenosa e vi farà molto male?
- No, no, mi rispondevano i giovani: è tanto buona!
Ma intanto, mangiato che avevano, cadevano in ter­ra, gonfiavano e restavano duri come pietra. Io non sapeva darmi pace, perchè non ostante quello spettacolo altri e altri giovani continuavano a mangiare. 

Io gridava all'uno, gridava all'altro; dava schiaffi a questo, pugni a quello, cercando di impedire che mangiassero: ma inu­tilmente. 
Qui uno cadeva, là un altro si metteva a mangiare. 
Allora chiamai i chierici in aiuto e dissi loro che si mettessero in mezzo ai giovani e si adoperassero in ogni modo perchè più nessuno mangiasse di quella carne. Il mio ordine non ottenne l'effetto desiderato, che anzi alcuni degli stessi chierici si misero a mangiare le carni del serpe e caddero egualmente che gli altri. Io era fuori di me stesso, allorchè vidi tutto intorno a me un gran numero di giovani distesi per terra in quello stato miserando.
Mi rivolsi allora a quello sconosciuto e gli dissi: - Ma che cosa vuol dire ciò? Questi giovani conoscono che quella carne reca loro la morte, tuttavia la vogliono mangiare! E perchè? - Egli rispose:
- Sai bene: che «ANIMALIS HOMO NON PER­CIPIT EA QUAE DEI SUNT ».
- Ma e ora non c'è più rimedio per riaver di nuovo questi giovani?
- Sì che c'è!
- Quale sarebbe !
- Non vi è altro che l'incudine ed il martello.
- L'incudine? il martello? e che cosa fare di tali cose?
- Bisogna sottoporre i giovani alle azioni di que­sti strumenti.
- Come? Debbo forse io metterli su di un incudine e poi batterli con un martello?
Allora l'altro spiegando il suo pensiero, disse: - Ecco; il martello significa la confessione; l'incudine la S. Cumunione: bisogna fare uso di questi due mezzi. –
Mi misi all'opera e trovai giovevolissimo questo rime­dio, ma non per tutti. Moltissimi ritornavano in vita e guarivano, ma per alcuni il rimedio fu inutile. Questi sono coloro che non facevano buone confessioni. (M. B. VII p. 238)


...Giovani, se volete perseverare nella via del cielo, vi rac­comando tre cose: accostatevi spesso al sacramento della confessione, frequente la santa comunione, sceglietevi un confessore cui osiate aprire il vostro cuore, ma non cangiatelo senza necessità. VI,145.
...Dio vi dà tempo e comodità di studiare e praticare la re­ligione. Sappiatene approfittare. XIV,86. (Don Bosco)






Preghiere di protezione

"Onnipotente Verbo di Dio Padre, Cristo Gesù, Signore di tutto il creato,
a te che desti ai tuoi apostoli il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni, e il comando veramente mirabile, di cacciare i demoni;
a te che facesti precipitare Satana dal cielo come una folgore, con la forza del tuo braccio, io rivolgo umilmente la mia supplica: 
dà a me, indegnissimo tuo servo innanzi tutto il perdono dei miei peccati, 
e poi una fede robusta e il potere di attaccare nel tuo nome 
e sostenuto dalla tua potenza, questo crudele demone, 
che turba il tuo servo (………nome).
Te lo chiedo per te stesso, Signore Gesù Cristo, che deve venire a giudicare i vivi e i morti e questo secolo nel fuoco. Amen.


(dal Rituale Romano)"



"Invoco su di me e sui presenti il Sangue dell'Agnello di Dio 
che toglie i peccati del mondo, 
perché ci purifichi da ogni peccato 
e ci protegga contro ogni influsso del Maligno 
e contro ogni sua ritorsione su persone, animali e cose. Amen."

Buona giornata a tutti :-)