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lunedì 7 dicembre 2015

Sant'Ambrogio, Vescovo e Dottore della Chiesa

Nato a Treviri da famiglia romana cristiana ed educato a Roma, Ambrogio era diventato governatore della Liguria e dell’Emilia. Recatosi a Milano per impedire tumulti fra cattolici e ariani nell’elezione del nuovo vescovo, venne improvvisamente acclamato lui vescovo dal popolo. 
Era ancora catecumeno, ma dovette accettare. 
Ordinato otto giorni dopo, il 7 dicembre 374, si dimostrò pastore autentico. Lottò a tutt’uomo contro il paganesimo, l’arianesimo, la disgregazione della società. Padre del poveri, soccorritore di ogni oppresso, si oppose più volte con forza al senato, all’imperatrice filoariana, all’imperatore Teodosio. Energico, costante, con vivo senso del pratico e dell’effettuabile, aveva rare doti di amministratore e d’uomo di governo. Nell’azione pastorale portò idee chiare e fermezza, dirittura di mire e senso della misura, ma soprattutto bontà e amore. Tempra di statista, avviò una politica integralmente cristiana ed ebbe altissimo il senso della libertà della Chiesa di fronte al potere imperiale e civile.
Riformò la liturgia, che da lui prese nome di «ambrosiana» e scrisse inni religiosi per il popolo. 

Fu un vero apostolo della carità: tutti potevano ricorrere a lui per qualunque bisogno, e giunse a vendere i vasi sacri per riscattare degli schiavi, affermando: «Se la Chiesa ha oro, non l’ha per custodirlo, ma per darlo a chi ne ha bisogno» (De officiis, II, 136). Sant’Agostino, che lo ascoltava entusiasta, fu da lui avviato alla conversione e accolto nella Chiesa. 
Il segreto della predicazione penetrante di Ambrogio sta in ampie e profonde meditazioni sulla sacra Scrittura. Egli è uno dei quattro grandi dottori dell’Occidente, e un vero «maestro di vita».
Della Preghiera eucaristica della Chiesa di Roma, Ambrogio nel suo libro I Sacramenti mette in rilievo la parte della Chiesa nell’offrire se stessa insieme a Cristo. Se la Messa non ci trasforma in «offerte vive, gradite al Padre», non porta il suo frutto in noi e nelle nostre comunità. Proprio perché egli si è«offerto completamente a Dio», ha potuto farsi «tutto a tutti» in una straordinaria carità verso i fratelli.



Hai ricevuto il sacerdozio e, stando a poppa della Chiesa, tu guidi la nave sui flutti. Tieni saldo il timone della fede in modo che le violente tempeste di questo mondo non possano turbare il suo corso. Il mare è davvero grande, sconfinato; ma non aver paura, perché«è lui che l’ha fondata sui mari, e sui fiumi l’ha stabilita»(Sal 23, 2).
Perciò non senza motivo, fra le tante correnti del mondo, la Chiesa resta immobile, costruita sulla pietra apostolica, e rimane sul suo fondamento incrollabile contro l’infuriare del mare in tempesta. È battuta dalle onde ma non è scossa e, sebbene di frequente gli elementi di questo mondo infrangendosi echeggino con grande fragore, essa ha tuttavia un porto sicurissimo di salvezza dove accogliere chi è affaticato. 

Se tuttavia essa è sbattuta dai flutti sul mare, pure sui fiumi corre, su quei fiumi soprattutto di cui è detto: «Alzano i fiumi la loro voce» (Sal 92,3). 
Vi sono infatti fiumi che sgorgano dal cuore di colui che è stato dissetato da Cristo e ha ricevuto lo Spirito di Dio. Questi fiumi, quando ridondano di grazia spirituale, alzano la loro voce.
Vi è poi un fiume che si riversa sui suoi santi come un torrente. Chiunque abbia ricevuto dalla pienezza di questo fiume, come l’evangelista Giovanni, come Pietro e Paolo, alza la sua voce; e come gli apostoli hanno diffuso la voce della predicazione evangelica con festoso annunzio sino ai confini della terra, così anche questo fiume incomincia ad annunziare il Signore. Ricevilo dunque da Cristo, perché anche la tua voce si faccia sentire.
Raccogli l’acqua di Cristo, quell’acqua che loda il Signore. Raccogli da più luoghi l’acqua che lasciano cadere le nubi dei profeti. Chi raccoglie acqua dalle montagne e la convoglia verso di sé, o attinge alle sorgenti, lui pure come le nubi la riversa su altri. Riempine dunque il fondo della tua anima, perché il tuo terreno sia innaffiato e irrigato da proprie sorgenti. Si riempie chi legge molto e penetra il senso di ciò che legge; e chi si è riempito può irrigare altri. La Scrittura dice: «Se le nubi sono piene di acqua, la rovesciano sopra la terra» (Qo 11,3).
I tuoi sermoni siano fluenti, puri, cristallini, si che il tuo insegnamento morale suoni dolce alle orecchie della gente e la grazia delle tue parole conquisti gli ascoltatori, perché ti seguano docilmente dove tu li conduci. Il tuo dire sia pieno di sapienza. Anche Salomone afferma: Le labbra del sapiente sono le armi della Sapienza (cfr. Prv 15, 7), e altrove: Le tue labbra siano ben aderenti all’idea: vale a dire, l’esposizione dei tuoi discorsi sia lucida, splenda chiaro il senso senza bisogno di spiegazioni aggiunte; il tuo discorso si sappia sostenere e difendere da se stesso e non esca da te parola vana o priva di senso.

Dalle «Lettere» di sant'Ambrogio, vescovo.



Tutto è per noi Cristo. 
Se desideri medicare le tue ferite,
egli è medico.
Se bruci di febbre,
egli è la sorgente ristoratrice.
Se sei oppresso dalla colpa,
egli è la giustizia.
Se hai bisogno di aiuto,
egli è la forza.
Se temi la morte,
egli è la vita.
Se desideri il cielo,
egli è la via.
Se fuggi le tenebre,
egli è la luce.
Se cerchi il cibo,
egli è il nutrimento.

Gustate, dunque, e vedete
quanto è buono il Signore;
felice l'uomo che spera in lui.


(Sant'Ambrogio)




"L’educazione dei figli è impresa per adulti disposti ad una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l’affetto necessario"

- Sant'Ambrogio - 




Il Signore ci conceda di navigare,
allo spirare di un vento favorevole,
sopra una nave veloce;
di fermarci in un porto sicuro;
di non conoscere dagli spiriti maligni,
tentazioni più forti
di quelle che siamo in grado di sostenere;
di ignorare i naufragi della fede;
di possedere una calma profonda,
e, se qualche avvenimento suscita contro di noi
i flutti di questo mondo,
di avere, vigile al timone per aiutarci, il Signore Gesù,
il quale con la sua parola
comandi alla tempesta di placarsi
e ridistenda sul mare la bonaccia.
A lui onore e gloria, lode perenne nei secoli. Amen.

- Sant'Ambrogio - 




Buona giornata a tutti. :-)


domenica 7 dicembre 2014

dalle "Lettere" di sant'Ambrogio, vescovo e Dottore della Chiesa -

Hai ricevuto il sacerdozio e, stando a poppa della Chiesa, tu guidi la nave sui flutti. Tieni saldo il timone della fede in modo che le violente tempeste di questo mondo non possano turbare il suo corso. 
Il mare è davvero grande, sconfinato; ma non aver paura, perché "E' lui che l'ha fondata sui mari, e sui fiumi l'ha stabilita "(Sal.23,2). 
Perciò non senza motivo, fra le tante correnti del mondo, la Chiesa resta immobile, costruita sulla pietra apostolica, e rimane sul suo fondamento incrollabile contro l'infuriare del mare in tempesta. 
E' battuta dalle onde ma non è scossa e, sebbene di frequente gli elementi di questo mondo infrangendosi echeggino con grande fragore, essa ha tuttavia un porto sicurissimo di salvezza dove accogliere chi è affaticato. Se tuttavia essa è sbattuta dai flutti sul mare, pure sui fiumi corre, su quei fiumi soprattutto di cui è detto: I fiumi hanno innalzato la loro voce (cfr. Sal 92, 3). 
Vi sono infatti fiumi che sgorgano dal cuore di colui che è stato dissetato da Cristo e ha ricevuto lo Spirito di Dio. Questi fiumi, quando ridondano di grazia spirituale, alzano la loro voce. Vi è poi un fiume che si riversa sui suoi santi come un torrente. 
Chiunque abbia ricevuto dalla pienezza di questo fiume, come l'evangelista Giovanni, come Pietro e Paolo, alza la sua voce; e come gli apostoli hanno diffuso la voce della predicazione evangelica con festoso annunzio fino ai confini della terra, così anche questo fiume incomincia ad annunziare il Signore. Ricevilo dunque da Cristo, perché anche la tua voce si faccia sentire. Raccogli l'acqua di Cristo, quell'acqua che loda il Signore. Raccogli da più luoghi l'acqua che lasciano cadere le nubi dei profeti. Chi raccoglie acqua dalle montagne e la convoglia verso di sé, o attinge alle sorgenti, lui pure, come le nubi, la riversa su altri. 
Riempine dunque il fondo della tua anima, perché il tuo terreno sia innaffiato e irrigato da proprie sorgenti. Si riempie chi legge molto e penetra il senso di ciò che legge; e chi si è riempito può irrigare altri. La Scrittura dice: «Se le nubi sono piene di acqua, la rovesciano sopra la terra» (Qo 11, 3). 
I tuoi sermoni siano fluenti, puri, cristallini, si che il tuo insegnamento morale suoni dolce alle orecchie della gente e la grazia delle tue parole conquisti gli ascoltatori perché ti seguano docilmente dove tu li conduci. 
Il tuo dire sia pieno di sapienza. Anche Salomone afferma: Le labbra del sapiente sono le armi della Sapienza, e altrove: Le tue labbra siano ben aderenti all'idea: vale a dire, l'esposizione dei tuoi discorsi sia lucida, splenda chiaro il senso senza bisogno di spiegazioni aggiunte; il tuo discorso si sappia sostenere e difendere da se stesso e non esca da te parola vana o priva di senso. 

(Lett. 2, 1-2. 4-5; PL 16, 847-881)



"Sebbene tu saresti dovuto andarvi al mattino, tuttavia, anche se vi andrai più tardi, anche se vi andrai all'ora sesta, tu potrai trovarvi Gesù stanco del viaggio. Si è stancato, ma per te, perché ti ha cercato a lungo. È stata la tua incredulità, durata così a lungo, a stancarlo. Tuttavia egli non si offende: basta che tu venga. Ti chiede da bere, ma è pronto a darti da bere. E non beve l'acqua di un ruscello che scorre via, ma la tua salvezza. Beve il tuo buon sentimento, beve il calice, cioè la passione redentrice delle tue colpe, perché tu, abbeverato dal suo sacro sangue, possa spegnere la sete di questo mondo."

(Sant'Ambrogio, Lo Spirito Santo, I, 155)





Oggi, nel giorno della sua ordinazione a vescovo, la chiesa celebra la memoria di Sant'Ambrogio. Attraverso la descrizione della sua predicazione da parte di un Sant'Agostino non ancora convertito, risplende l'invito rivolto a ciascuno di noi di farci portatori di Verità. Solo se il nostro parlare viene da Dio possiamo essere piacevoli oratori e seminare nell'altro la Verità ricevuta...
"Dunque, non mi interessava apprendere ciò che Ambrogio insegnava, ma il piacere di ascoltare come lo diceva. Ero sfiduciato; l'uomo non avrebbe mai potuto trovare la strada per giungere a te. Mi era rimasto solo il gusto di ascoltarlo. Ma insieme alle parole che ascoltavo con piacere, scendevano nel mio animo quegli argomenti verso i quali mi mostravo distratto. Non potevo evitarlo. E mentre aprivo il cuore alla sua predicazione feconda, vi entrava pure la verità che insegnava, sia pure per gradi, a goccia a goccia"




Septimo Idus Decembris. Luna quintodecima. Sancti Ambrosii, episcopi, confessoris et Ecclesiae doctoris, qui pridie Nonas Aprilis obdormiuit in Domino, sed hac die potissimum colitur, qua Mediolanensem Ecclesiam gubernandam suscepit.






"Non mi glorierò perché sono giusto, ma mi glorierò perché sono redento.
Mi glorierò non perché sono vuoto di peccati, ma perché i peccati mi sono rimessi. L’innocenza mi aveva reso arrogante, la colpa mi ha reso umile".


S. Ambrogio


Buona giornata a tutti :-)







sabato 7 dicembre 2013

Cerca, o Signore, la tua pecora stanca – 7 dicembre Sant’Ambrogio Vescovo e Dottore della Chiesa -


Vieni dunque, Signore Gesù, cerca il tuo servo
cerca la tua pecora stanca.
Vieni, pastore,
cerca, come Giuseppe cercava le pecore
Ha errato la tua pecora,
mentre tu indugi, mentre ti aggiri sui monti.
Lascia andare le tue novantanove pecore
e vieni a cercare la sola pecora che ha errato.
Vieni senza cani, vieni senza cattivi operai,
vieni senza il servo mercenario,
che non sa passare per la porta.
Vieni senza aiutante, senza messaggero.
Già da tempo aspetto la tua venuta.
Infatti so che verrai,
«poiché non ho dimenticato i tuoi comandamenti».
Vieni non «con la verga,
ma con carità e in spirito di mansuetudine» .
Non esitare a lasciare sui monti le tue novantanove pecore,
poiché i lupi rapaci 
non possono attaccarle finché stanno sui monti.
Nel paradiso il serpente è riuscito a nuocere solo una volta,
ma dopo che Adamo ne è stato scacciato
ha perduto l’esca e là non potrà più nuocere.
Vieni da me, che sono tormentato dall’attacco di lupi pericolosi.
Vieni da me, che sono stato scacciato dal paradiso
e le cui piaghe sono da tempo penetrate dai veleni del serpente,
da me che ho errato lontano dalle tue greggi su quei monti.
Anche me tu avevi collocato qui,
ma il lupo notturno mi ha allontanato dai tuoi ovili.
Cercami, poiché io ti cerco,
cercami, trovami, prendimi, portami.
Tu puoi trovare colui che cerchi,
ti degni di prendere colui che hai trovato,
ti porti sulle spalle colui che hai preso.
Non ti infastidisce un peso che ti ispira pietà,
non ti pesa un trasporto di giustizia.
Vieni dunque, Signore, poiché anche se ho errato,
tuttavia «non ho dimenticato i tuoi comandamenti»
e conservo la speranza della medicina.
Vieni, Signore, perché tu solo sei in grado
di far tornare indietro la pecora errante
e non rattristerai quelli da cui ti sei allontanato.
E anche loro si rallegreranno del ritorno del peccatore.
Vieni ad attuare la salvezza sulla terra, la gioia nel cielo.
Vieni, dunque, e cerca la tua pecora
non per mezzo dei servitori,
non per mezzo dei mercenari,
ma tu in persona.
Accoglimi nella carne che è caduta in Adamo.
Accoglimi non da Sara, 
ma da Maria,
perché sia non soltanto una vergine inviolata,
ma una vergine immune, per effetto della grazia,
da ogni macchia di peccato.
Portami sulla croce che da la salvezza agli erranti,
soltanto nella quale c’è riposo per gli affaticati,
soltanto nella quale vivranno tutti quelli che muoiono.

(Sant'Ambrogio, vescovo di Milano)
              dal Commento al Salmo CXVIII 22, 28-30 di S. Ambrogio di Milano
        Ps. 118, 176: Quaere servum tuum, quia mandata tua non sum oblitus...


«Il giusto, all'inizio del suo discorso, accusa se stesso».

- Sant’Ambrogio - 


Treviri, Germania, c. 340 - Milano, 4 aprile 397

Aveva scelto la carriera di magistrato – seguendo le orme del papà, prefetto romano della Gallia – e a trent’anni si trovava già ad essere Console di Milano, città che era allora capitale dell’Impero.

Così, quel 7 dicembre dell’anno 374, in cui cattolici e ariani si contendevano il diritto di nominare il nuovo Vescovo, toccava a lui garantire in città l’ordine pubblico, e impedire che scoppiassero tumulti.
L’imprevedibile accadde quando egli parlò alla folla con tanto buon senso e autorevolezza che si levò un grido: «Ambrogio Vescovo!». E pensare che era soltanto un catecumeno in attesa del Battesimo! Cedette, quando comprese che quella era anche la volontà di Dio che lo voleva al suo servizio. Cominciò distribuendo i suoi beni ai poveri e dedicandosi a uno studio sistematico della Sacra Scrittura. Imparò a predicare, divenendo uno dei più celebri oratori del suo tempo, capace di incantare perfino un intellettuale raffinato come Agostino di Tagaste, che si convertì grazie a lui. Da Ambrogio la Chiesa di Milano ricevette un’impronta che si conserva ancor oggi, anche nel campo liturgico e musicale. Mantenne stretti e buoni rapporti con l’imperatore, ma era capace di resistergli quand’era necessario, ricordando a tutti che «l’imperatore è dentro la Chiesa, non sopra la Chiesa». E quando seppe che Teodosio il Grande aveva ordinato una violenta e ingiusta repressione a Tessalonica, non temette di esigere dal sovrano una pubblica espiazione. Dicono che al termine della sua vita abbia confidato: «Non ho paura di morire, perché abbiamo un Signore buono!». Alla sua Chiesa lasciava un ricco tesoro di insegnamenti soprattutto nel campo della vita morale e sociale.




Il corpo di sant'Ambrogio riposa nella cripta della sua Basilica, sotto l'altare
tra i santi fratelli gemelli martiri Gervasio e Protasio

Il Signore che ha cancellato il vostro peccato e ha perdonato le vostre colpe, è in grado di proteggervi e di custodirvi contro le insidie del diavolo che è il vostro avversario, perché il nemico che suole generare la colpa, non vi sorprenda. Ma chi si affida a Dio, non teme il diavolo. "Se infatti Dio è dalla nostra parte, chi sarà contro di noi?” (Rm 8,31).  

Sant'Ambrogio - 


Tutto è per noi Cristo 

Tutto è per noi Cristo.
Se desideri medicare le tue ferite,
egli è medico.
Se bruci di febbre,
egli è la sorgente ristoratrice.
Se sei oppresso dalla colpa,
egli è la giustizia.
Se hai bisogno di aiuto,
egli è la forza.
Se temi la morte,
egli è la vita.
Se desideri il cielo,
egli è la via.
Se fuggi le tenebre,
egli è la luce.
Se cerchi il cibo,
egli è il nutrimento.
Gustate, dunque, e vedete
quanto è buono il Signore;
felice l'uomo che spera in lui.

(Sant'Ambrogio)

Buona giornata a tutti. :-)



sabato 8 giugno 2013

Dissétati prima all'Antico Testamento.... - Sant'Ambrogio, Commento sui salmi, 1, 33 -


Dissétati prima all'Antico Testamento, per poter bere quindi dal Nuovo.
Se non berrai al primo, non potrai bere al secondo.
Bevi al primo per alleviare la tua sete, bevi al secondo per dissetarti appieno. [...]
Bevi l'uno e l'altro calice, quello dell'Antico e quello del Nuovo Testamento, perché in ambedue bevi Cristo.
Bevi Cristo che è la vite (Gv 15,1), bevi Cristo che è la pietra da cui scaturì l'acqua (1 Cor 10,3).
Bevi Cristo che è la fonte della vita (Sal 36,10); bevi Cristo perché egli è "il fiume che allieta la città di Dio (Sal 45,5); bevi Cristo che è la pace (Ef 2,14); bevi Cristo perché "fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno" (Gv 7,38).
Bevi Cristo per dissetarti col sangue da cui sei stato redento; bevi Cristo, bevi la sua parola: sua parola è l'Antico e il Nuovo Testamento.
Si beve la sacra Scrittura, anzi la si devora, quando fluisce nell'anima e le dà vigore la linfa del Verbo eterno.
Infine, "non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Dt 8,3; Mt 4,4).
Bevi questa parola, ma bevila nell'ordine in cui essa procede: prima nell'Antico Testamento, poi nel Nuovo.
Egli dice infatti quasi con premura : "Popolo che cammini nelle tenebre, vedi questa grande luce; su di te che abiti in terra tenebrosa, una luce rifulge" (Is 9,2 LXX).
Bevi subito dunque, perché su di te splenda una gran luce: non la luce comune, quella del giorno, del sole o della luna, ma la luce che dissipa l'ombra della morte.

Sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa
Commento sui salmi, 1, 33, CSEL 64, 28-30



"O Signore, prendi questo cuore di pietra e donami un cuore umano; 
un cuore che ti ama, un cuore per rallegrarmi in te"

(S. Ambrogio)





"Dio è pericoloso, è un fuoco divoratore. 

Ascolta l’avvertimento che ti dà Lui stesso: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volta indietro, è adatto per il Regno di Dio”... 

Sta attento, Egli nasconde il Suo gioco, inizia con un piccolo amore, una piccola fiamma prima che tu abbia potuto capire come dovresti, ti tiene interamente in pugno e sei catturato.

E tuttavia, vale la pena lasciarsi catturare da Dio, per lanciarsi in questa meravigliosa avventura, privi delle certezze umane, ma sorretti e guidati dallo Spirito Santo".

(Hans Urs Von Balthasar)



..è importante lasciarci incontrare dal Signore: Lui sempre ci cerca, Lui è sempre vicino a noi.
Ma tante volte, noi guardiamo dall’altra parte perché non abbiamo voglia di parlare con il Signore o di lasciarci incontrare con il Signore. Incontrare il Signore, ma più importante è lasciarci incontrare dal Signore: questa è una grazia.
Ecco la grazia che ci insegna Pietro. Chiediamo oggi questa grazia. Così sia”.

Papa Francesco Omelia Santa Marta, 17 Maggio 2013


Preghiera della sera

Stammi ancor vicino, Signore.
Tieni la tua mano sul mio capo,
ma fa’ che anch’io tenga il capo
sotto la tua mano.
Prendimi come sono,
con i miei difetti, con i miei peccati,
ma fammi diventare come tu desideri
e come anch’io desidero.
Amen.


(Beato Giovanni Paolo II)

Buona giornata a tutti :-)











giovedì 25 aprile 2013

Considera la tua dignità, sei creatura di Dio, non schiava del tuo corpo - Don Dolindo Ruotolo


Sei creatura di Dio, sei creatura nobilissima, un’anima unita al corpo per glorificare Dio, per arricchirti di meriti e per ricevere un premio eterno.

Non sei dunque lo zimbello o il trastullo degli uomini corrotti.
Sei parte del Corpo Mistico di Gesù Cristo, puoi esserne un membro vivo, e vuoi ridurti come un povero arto putrefatto? 

Se vivi del mondo, vivi di corruzione, e dov’è allora la gloria che il Redentore ti ha donato a prezzo del suo Sangue?

Devi dare la prevalenza allo spirito: non puoi vivere in adorazione del tuo corpo e nella dimenticanza della tua anima.

La tua anima, vivificata dalla grazia divina, dev’essere nel tuo corpo come fuoco che investe la materia per darle una nobile forma; dev’essere come sole che riscalda le acque limacciose di una palude per cambiarle in puro vapore che sale verso il cielo, trasformandosi poi in candidi fiocchi di neve; deve dominare il corpo e ridurlo in obbedienza, perché sia strumento per arrivare a Dio e non ostacolo sul tuo cammino.
Che cosa avvilente, per te, concentrarti talmente nella cura del corpo da rendertene schiava, e da farlo apparire quasi non più come opera di Dio, ma come opera tua!

Ogni moda, ogni ornamento immodesto, tu li usi per mostrare la “tua” bellezza, o meglio: la bellezza artificiale che riesci a imbastire col trucco; e così, invece di glorificare Dio nei suoi doni, lo offendi con le tue colpe, e diventi un misero strumento stonato, un groviglio di spine che non fioriscono ma pungono e avvelenano, fuoco che non riscalda ma devasta. Sei forse sulla terra per avvilirti così?

Tu invece sei in cammino verso la vita eterna, il tuo cammino è breve, la tua meta è vicina, il giudizio di Dio è prossimo, e devi pensare che al corpo si apre la tomba e all’anima deve aprirsi il Cielo.



“Quando pensate al vostro abbigliamento - disse Pio XI - pensate anche, o donne, a come vi ridurrà la morte!”.

E’ un pensiero che deve scolpirsi nell’anima, poiché è assolutamente insensato curare ciò che si dissolve a danno di ciò che sopravvive in eterno; 
è da incoscienti distrarsi in futilità e distrarre gli altri quando è in gioco l’affare più importante della vita, quello della salvezza eterna; 
è pazzia compromettere il supremo interesse dell’anima propria e di quella degli altri per una stupida vanità.
L’apostolo Pietro ti ricorda: “Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico,

il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.

Resistetegli saldi nella fede” (1 Pt 5,8-9).

E tu, donna cristiana, ti ostini a vestirti e a comportarti in modo così provocante da diventare il più valido aiuto del tuo nemico?
Come puoi sentirti tranquilla dopo aver scandalizzato qualcuno o molti con la tua immodestia, sapendo che forse hai compromesso per sempre la pace dei cuori e la salvezza delle anime?
Perché devi vestirti. Dio ti veste e il Demonio ti spoglia.


Quando l’uomo era innocente, prima del peccato originale, non aveva bisogno di coprire il suo corpo, perché tutto in lui era così ordinato e così elevato in Dio che la grazia lo ammantava di splendore e la sua stessa carne traspirava innocenza.
Dopo il peccato, Dio misericordiosamente lo rivestì, perché la sua povera mente, annebbiata e sconvolta, e il suo povero cuore, deviato dal proprio fine, fossero aiutati a non concentrarsi sulla materia.
Lo sguardo dell’uomo, che aveva ormai smarrito l’immensità del Cielo e si era concentrato sulla propria vita terrena, sarebbe stato sconvolto dalla visione del corpo, per questo Dio volle che il corpo fosse coperto.

Tu dunque ti devi vestire per nascondere la carne, non per mostrarla, ti devi vestire per ricordarti che sei di Dio e che sei tempio dello Spirito Santo.
Dio veste la sua creatura, e Satana la spoglia, perché essendo spirito immondo, prova gioia in tutto ciò che è degradante.

Con certi abiti indecenti, tu ti strappi di dosso il manto che ti ha dato il Signore tuo Salvatore e segui Satana che cerca la tua rovina.
Dio si diletta tra i gigli della purezza e Satana tra le brutture del peccato; e tu vuoi deludere il tuo Signore per compiacere Satana?
Una donna immodesta è, per le strade, un trofeo che il diavolo sbandiera contro la Redenzione, per mezzo della quale siamo stati rivestiti di grazia e di purezza.
Una donna scandalosa porta il segno della più disgustosa schiavitù, poiché non obbedisce a Dio, al Papa, ai Sacerdoti, ma obbedisce a Satana e ai vili manovratori della moda che le impongono ciò che vogliono.

E’ sconcertante!

E’ pronta a portare in piena estate la pelliccia e ad andare scollacciata d’inverno, o con le gonne corte, comunque esposta al freddo, se la moda glielo impone.

Magari si trova a disagio, ma obbedisce come fosse una schiava.

E’ il più degradante rinnegamento della propria dignità e della propria libertà.
Non devi dire dunque, o povera creatura di Dio, che non puoi portare gonne sufficientemente lunghe perché ti danno fastidio; poiché se a importi di portarle lunghe fosse la moda tu non esiteresti a farlo. Ti condanni con le tue stesse abitudini.

Parole dure ma verissime.


Vestendo in maniera immodesta, torni indietro di venti secoli : ricopri
 gli usi selvaggi dei popoli barbari che la Chiesa liberò dalle loro degradazioni; non sei più una cristiana, ma una tentatrice, una donna di tutti in una pubblica prostituzione.
Sono parole dure, ma reali e verissime!

La moda immodesta ti rende praticamente la donna di tutti, e gli sguardi avidi degli uomini ti degradano tutte le volte che si posano su di te con desideri impuri, così che tu diventi come una donna di strada, offrendoti, per tua colpa, allo sguardo torbido di uomini viziosi, e torni a casa carica di colpe e di iniquità.

Sei stata vestita di Spirito Santo nella Cresima, come puoi ora vestirti dello spirito osceno di certa moda? Se tu fossi uno scheletro, mostreresti le tue ossa inaridite? No, perché faresti orrore agli uomini. Pensa che andando in giro coperta da quel manto di immoralità, sei lo scheletro di una creatura redenta e santificata, e fai orrore a Dio e agli angeli suoi.
Se tu andassi in piena estate col cappotto, o con la pelliccia e con la sciarpa e l’ombrello aperto, saresti ridicola, perché appariresti come un’anomalia nella stagione estiva.

Ora, con un vestito immodesto tu non sei un’anomalia rispetto alla stagione, ma lo sei rispetto alla Legge di Dio; puoi essere in perfetta sintonia con la stagione serena e col sole che scalda, ma sei in perfetto contrasto col cielo dell’anima.

Copri il tuo corpo pensando a Gesù Crocefisso.


Tu dici: “Io soffro molto il caldo, ho bisogno di andare vestita leggera, ho bisogno del fresco”.

Con questo ragionamento potresti ridurti come gli zulù dell’Africa e crederti giustificata.

Ma allora perché anche d’inverno, quando c’è freddo, pur essendo quasi assiderata, vai in giro mezza nuda se la moda te lo comanda?
Hai bisogno di fresco? Ma non sai che la penitenza è un dovere e ti è necessaria per salvarti? Gesù l’ha detto chiaramente: “Se non fate penitenza, perirete tutti allo stesso modo” (cfr.: Lc 13, 3).
Anche se fosse una cosa innocente andare con le braccia completamente scoperte, senza un po’ di maniche (il che non è!), non puoi coprirle almeno un po’ per spirito di penitenza? Ed è una penitenza grave coprirti il petto? L’esperienza e la stessa scienza dimostrano che la nudità non difende dal caldo, perché mette la pelle a diretto contatto con l’aria surriscaldata e coi raggi del sole.
Ma anche se non fosse così, non sai importi un piccolo sacrificio per amore di Gesù, crocifisso per tuo amore?

Quali segni di riconoscenza stai dando a Lui che ti ha redenta con così tanto dolore?

Se tu lo vedessi con i tuoi occhi, ancora vivo ma morente sulla croce e ti chiedesse uno straccio per coprire la sua nudità piagata, glielo negheresti?

Tu sei parte del suo Corpo Mistico, e quando ti vesti in modo immodesto sei una parte di Lui coperta dell’obbrobrio a cui lo condannarono i suoi crocifissori.

Egli ti chiede di coprirti, di nascondere quell’ignominia, e tu non ascolterai la voce del Signore crocifisso? Non vedi come sanguina quel Corpo Divino?

Ha voluto essere tutto una piaga per potersi coprire se non altro di sangue, del suo Sangue, come fosse un vestito che lo proteggeva dagli sguardi curiosi e impuri di chi stava intorno alla sua croce.

Fino a questo punto ha amato la purezza! E tu avrai il coraggio di rinnovargli nel tuo corpo l’obbrobrio e la sofferenza della nudità?
Copri il tuo corpo, rivestiti di purezza e lenirai le piaghe di Gesù; mostrati veramente cristiana, e dimostrerai così che quel Sangue divino non è stato inutile per te! 

Tu puoi anche non capire certi ragionamenti sulla modestia che ti vengono fatti, ma non puoi non capire la bellezza di un’offerta fatta al tuo Signore crocifisso.

Ecco, donagli, in unione alle sue sofferenze, il sacrificio di sopportare un po’ di caldo e la penitenza di una rinuncia, fallo per amore e collabora con Lui alla salvezza delle anime, per le quali ha versato il suo Sangue, cercando almeno di non scandalizzarle.
Quale legge della moda può equivalere alla legge dell’amore e della riconoscenza che devi a Gesù Cristo? 

Come puoi esitare a sacrificarti davanti alla sua Croce?


(don Dolindo Ruotolo)



Ma noi sappiamo leggere questi gesti, queste parole, questi segni con la semplicità, il cuore e la mente di papa Francesco? Forse no, i media soprattutto: dobbiamo riconoscere che siamo intossicati dall’ ideologismo. Volete un esempio?
Nei primi due giorni di pontificato, papa Francesco per due volte mette in guardia dal diavolo e subito salta fuori il solito grande giornale a spiegare che la cosa “va interpretata” (insomma “il diavolo” sarebbe una questione simbolica o una personificazione e bla bla bla).

Invece quando il Papa parla del diavolo intende proprio il diavolo. Punto e basta. E così quando ripete che senza Gesù Crocifisso nulla ha senso. Neanche fare gli attivisti di cause sociali e umanitarie o l’essere cardinali.

Lo ha detto proprio a loro: “Noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo a Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ong pietosa, ma non la Chiesa, sposa del Signore”. E così “succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza”. 

Anche Francesco d’Assisi stupiva. Perché era cristiano? No. A quel tempo tutti erano cristiani. Ma Francesco aveva qualcosa di particolare: tutto quel che lui era, diceva e faceva rimandava all’umanità di Gesù. La ricordava.

Lui era così commosso dall’umanità del Figlio di Dio e ne aveva così pieni il cuore, la mente e gli occhi che tutti, incontrandolo, si commuovevano di lui e quindi dell’umanità di Gesù.

- Antonio Socci -




Una confessione è più potente di un esorcismo

"Quando il nostro spirito è buio, vive nelle tenebre e nel peccato, il diavolo ha maggiore spazio di manovra. Per questo occorre confessarsi spesso. La confessione riporta l'uomo nella Luce.
Una confessione è più potente di un esorcismo, perchè la confessione di schianto riporta l'uomo alla Luce, alla Grazia di Dio e contro un uomo in grazia di Dio, Satana non può fare nulla.
La confessione distrugge il male. Lo annienta. E gira l'uomo verso la Luce, verso il bene."

- Padre Gabriele Amorth - 



Il diavolo non si vince con la spada ma con la Parola di Dio: 
perciò taccia la lingua dell' uomo, parli la Parola di Dio.

- Sant' Ambrogio - 









venerdì 7 dicembre 2012

L'educazione dei figli...-Sant’Ambrogio -

L'educazione dei figli è impresa per adulti disposti ad una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l'affetto necessario.

Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri.

Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna.

Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro; siate fieri piuttosto che vadano incontro al domani con slancio anche quando sembrerà che si dimentichino di voi.

Non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande, non siate voi la zavorra che impedisce di volare.

Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna, e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire:
è insopportabile una vita vissuta per niente.

Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno di voi e la stima che voi avete di loro; più di mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati dai gesti che videro in casa:
gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio delle passioni, il gusto per le cose belle e l'arte, la forza anche di sorridere.

E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno di più del gesto di mia madre che fa posto in casa per un vagabondo affamato:
e non trovo gesto migliore per dire la fierezza di essere uomo di quando mio padre si fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato.

I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mette a tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perché ti mette dentro la fiducia in Dio e il gusto di vivere bene.

(Sant'Ambrogio)


Aurelio Ambrogio (Treviri, 339 - Milano, 397), meglio conosciuto come Sant'Ambrogio, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica che lo annovera tra i quattro massimi Dottori della Chiesa insieme a San Girolamo, Sant'Agostino e San Gregorio Papa. Assieme a san Carlo Borromeo e san Galdino è patrono della città di Milano, nella quale è presente una basilica a lui dedicata. In dialetto milanese viene chiamato sant Ambroeus (grafia classica) o sant Ambrös (entrambi pronunciati "sant'ambrœs").




Quando domandi perdono per te, allora è proprio quello il momento di ricordarti che devi concederlo agli altri. (Sant'Ambrogio)


La Chiesa non cessa mai di proclamare la verità che la pace  nel mondo affonda le sue radici nel cuore degli uomini, nella coscienza di ogni uomo e di ogni donna. La pace può essere soltanto il frutto di un cambiamento spirituale, che inizia nel cuore di ogni essere umano e che si diffonde attraverso le comunità. La prima di queste comunità è la famiglia. È la famiglia la prima comunità ad essere chiamata alla pace, e la prima comunità a ricercare la pace – pace e amicizia fra gli individui e i popoli. (Papa Giovanni Paolo II)

Coraggio, coraggio, i figli non sono chiodi (San Pio da Pietrelcina)


Buona giornata a tutti. :-)