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sabato 28 novembre 2015

Viene adagio la sera – Rainer Maria Rilke -

 Viene adagio la sera, camminando
tra gli alberi lontani nella neve
e silenziosa preme le sue guance
fredde alle finestre, per spiare.
E nelle case cresce il buio.
I vecchi sulle sedie pensano,
le madri sono come regine,
i bambini lasciano da parte i giochi
e le ragazze non filano più.
La sera fuori tende l'orecchio
nella casa, e dentro ascoltano
il silenzio della sera.


- Rainer Maria Rilke -


Cerchi che si tendono sempre più
ampi sopra le cose è la mia vita.
Forse non chiuderò l'ultimo,
ma voglio tentare.
Giro attorno a Dio, all'antica torre,
giro da millenni;
e ancora non so se sono un falco, una tempesta
o un grande canto.


- Rainer Maria Rilke - 


«Osservate più spesso le stelle.
Quando avrete un peso sull'animo,
guardate le stelle o l'azzurro del cielo.
Quando vi sentirete tristi,
quando vi offenderanno,
quando qualcosa non vi riuscirà,
quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo,
uscite all'aria aperta e intrattenetevi,
da soli, col cielo.
Allora la vostra anima troverà la quiete».

- Pavel Alexandrovic Florenskij -
Testamento



Buona giornata a tutti. :-)








sabato 14 novembre 2015

Il Tesoro - Don Oreste Benzi -

Gli era stata promessa per la sua festa di laurea un'auto nuova, fiammante, all'uscita dell'università, con il diploma di laurea sotto il braccio.
Quale non fu la sua amara sorpresa quando, il giorno fatidico, il padre lo abbracciò sorridente, non però con le chiavi della macchina, bensì con un libro in mano, appena ritirato nella vicina libreria. Una Bibbia.
Il giovane neo dottore scagliò rabbiosamente il libro fuori dalla finestra dell'aula e da quel giorno non rivolse più la parola al padre.
Rimise piede in casa quando anni dopo gli fu comunicata la notizia della morte dell'anziano genitore. 

La notte del funerale, mentre rovistava tra le carte della scrivania paterna, trovò la Bibbia che gli era stata regalata il giorno della laurea.
In preda a un vago rimorso, soffiò via la polvere che si era depositata sulla copertina del libro e cominciò a sfogliarlo. 

Scoprì tra le pagine un assegno datato il giorno della laurea e con l'importo esatto dell'auto promessa.

La Bibbia: in libro sigillato, inutile e polveroso per tanti. Eppure tra le sue pagine è nascosto il tesoro che tanto sospiriamo...

- Don Oreste Benzi - 
Da: Pane Quotidiano




Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all'infinito di Dio. Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, faccia a faccia, così come Egli è (1Cor 13,12). E si attuerà quella parola che la sapienza dice al capitolo 3: Dio ha creato l'uomo immortale, per l'immortalità, secondo la sua natura l'ha creato. Dentro di noi, quindi, c'è già l'immortalità, per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio. La morte è il momento dell'abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura. 

- don Oreste Benzi - 
(commento a Giobbe per la commemorazione di tutti i fedeli defunti)





"Che cosa sono gli orrori della guerra, le violenze sugli innocenti, la miseria e l’ingiustizia che infieriscono sui deboli, se non l’opposizione del male al regno di Dio? 
E come rispondere a tanta malvagità se non con la forza disarmata dell’amore che vince l’odio, della vita che non teme la morte?" 

(Papa  Benedetto XVI)







Le nostre società sono in decadenza perché hanno sfrattato Dio dalla storia; sono basate sull'arbitrio e non sulla giustizia; invece la società deve essere basata sulla giustizia di Dio: a ognuno il suo e nessuno prevarrà.

- Don Oreste Benzi -  
Da: Pane quotidiano, 2008





Calma il mio cuore, Signore,
acquieta i pensieri della mia mente.

Rallenta i miei passi frettolosi
con la visione lieta del tempo
che placido si distende nell'eterno.

Dona al tormento dei miei giorni
la pace dei colli eterni.

Sciogli la tensione dell'animo,
con il ricordo dei ruscelli
che mormoravano nelle valli.

Incanta le mie notti insonni
con la magia di sogni beati.

Dona carezze alle mie mani,
alla mia bocca dolci parole,
al mio cuore palpiti d'amore.

Lascia, Signore, che affidi
al solco della vita valori perenni
perché il mio Spirito si levi sicuro
verso le stelle.


- P. Anon -

Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 12 novembre 2015

Tu vali!!! -

Si chiamava Betta. Frequentava la seconda superiore ed era la più terribile della classe. 
Non studiava, non taceva, non stava mai ferma, non obbediva… 
I consigli di classe trascorrevano per lo più a parlare di Betta, finché la preside invita a mandare Betta in presidenza, la prossima volta che ne avesse combinata qualcuna. 
Il giorno dopo Betta è in presidenza: «Se domani non porti questa nota firmata da tuo padre, in questa scuola non metti più piede!». 
Panico di Betta, ma panico anche dei compagni, perché Betta era la leader della classe. 
L’indomani mattina alle otto meno dieci siamo tutti fuori ad aspettare Betta e, quando la vediamo, le corriamo incontro. 
Betta ha una faccia che non si capisce se è al settimo cielo per la gioia o sottoterra per la disperazione. 
Ha in mano un piccolo foglietto e racconta: «Ieri sera, quando sono andata a dormire, mio padre non era ancora arrivato, così ho messo il diario aperto sul suo comodino e gli ho scritto questo biglietto: “Papà, lo so che ti ho deluso, ma devi firmare questa nota, altrimenti non posso più mettere piede a scuola. Non ti prometto che migliorerò, perché non ne sono capace. Ma tu, firma. Betta”.
«Questa mattina, appena mi sono alzata, la prima cosa che ho fatto è stata quella di cercare il diario che era chiuso sul mio comodino. 
La nota, per fortuna, era firmata e dietro il mio foglietto papà aveva scritto così: “Betta, non mi hai deluso, io so solo una cosa: TU VALI! Papà”». 
E quel “tu vali” bruciava tra le mani di Betta come una forza misteriosa che l’obbligava moralmente a dare tutto il meglio che aveva dentro di sé.





La perfezione non esiste. Non fa parte della natura umana.
E’ l’imperfezione che ci rende unici e irripetibili. Preziosi. Perché ogni imperfezione è diversità, è un pregio. Possiamo essere molto di più che perfetti. Possiamo essere sinceri e veri. Unici. 

- Agostino Degas -                                                                  
















«Alfine mi riconquistavo, alfine accettavo nella mia anima il rude impegno di camminar sola, di lottare sola, di trarre alla luce tutto quanto in me giaceva di forte, d’incontaminato, di bello; alfine arrossivo dei miei inutili rimorsi, della mia lunga sofferenza sterile, dell’abbandono in cui avevo lasciata la mia anima, quasi odiandola. Alfine risentivo il sapore della vita, come a quindici anni».


- Sibilla Aleramo - 
da: “Una donna”




Buona giornata a tutti. :-)












venerdì 30 ottobre 2015

Il tesoro nascosto - Martin Buber -

Ai giovani che venivano da lui per la prima volta, Rabbi Bunam era solito raccontare la storia di Rabbi Eisik, figlio di Rabbi Jekel di Cracovia. 
Dopo anni e anni di dura miseria, che però non avevano scosso la sua fiducia in Dio, questi ricevette in sogno l'ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che conduce al palazzo reale. 
Quando il sogno si ripetè per la terza volta, Eisik si mise in cammino e raggiunse a piedi Praga. Ma il ponte era sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle ed egli non ebbe il coraggio di scavare nel luogo indicato. 
Tuttavia tornava al ponte tutte le mattine, girandovi attorno fino a sera. 
Alla fine il capitano delle guardie, che aveva notato il suo andirivieni, gli si avvicinò e gli chiese amichevolmente se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno. Eisik gli raccontò il sogno che lo aveva spinto fin li dal suo lontano paese. 
Il capitano scoppiò a ridere: "E tu, poveraccio, per dar retta a un sogno sei venuto fin qui a piedi? Ah, ah, ah! Stai fresco a fidarti dei sogni! Allora anch'io avrei dovuto mettermi in cammino per obbedire a un sogno e andare fino a Cracovia, in casa di un ebreo, un certo Eisik, figlio di Jekel, per cercare un tesoro sotto la stufa! Eisik, figlio di Jekel, ma scherzi? Mi vedo proprio a entrare e mettere a soqquadro tutte le case in una città in cui metà degli ebrei si chiamano Eisik e l'altra metà Jekel!". E rise nuovamente. Eisik lo salutò, tornò a casa sua e dissotterrò il tesoro con il quale costruì la sinagoga intitolata "Scuola di Reb Eisik, figlio di Reb Jekel". "Ricordati bene di questa storia - aggiungeva allora Rabbi Bunam - e cogli il messaggio che ti rivolge: c'è qualcosa che tu non puoi trovare in alcuna parte del mondo, eppure esiste un luogo in cui la puoi trovare".

- Martin Buber - 
Da: Il cammino dell'uomo, Qiqajon



Voi siete già quello che state cercando... non lo sapete perchè state cercando altrove.

- Eckhart Tolle - 



“Ricordati, se mai dovessi aver bisogno di una mano che ti aiuti, che ne troverai una alla fine del tuo braccio...

Nel diventare più maturo scoprirai che hai due mani. Una per aiutare te stesso, l’altra per aiutare gli altri.” 

- Audrey Hepburn -


"Chi si mette sempre in mostra non vale nulla. 
Perché chi è speciale, viene fuori anche in silenzio. 
Ricordati che le cose più preziose brillano anche senza la luce del sole."

- Angela Perri -





Al posto di quel che mi manca

Dio mio, vieni a rimpiazzare in me
tutto quel che mi viene a mancare a poco a poco,
man mano che invecchio.

Le mie forza,
rimpiazzale con un di più di amore,
con un modo più semplice,
più delicato di donare me stesso.

Il mio slancio, il mio brio,
rimpiazzalo con il tuo sorridere;
tu, così buono con tutti,
che sapevi accondiscendere
a quel che gli altri domandavano,
aiutami, non solo a sopportare
e a comprendere gli altri,
ma a interessarmi ai loro progetti.

La mia memoria
fa' che mi permetta
di ricordare ciò che vi è di migliore,
ciò che vi è di più bello nella mia vita,
per condividerlo con gli altri.

La mia volontà,
che forse è debole,
fa' che si pieghi amabilmente
ai desideri ragionevoli
di coloro che mi stanno intorno.

Irradi umilmente,
discretamente,
per mezzo dell'esempio.
La mia intelligenza,
fa che accetti con umiltà
di sapersi meno attiva,
meno brillante, meno rapida,
ma che si applichi sempre di più
a cercare te,
a conoscere te
e a far penetrare in me le promesse di eternità
che tu fai a tutti quelli che ti cercano.

Signore mio Dio,
fa' che sia sempre più capace
di distaccarmi,
di dimenticarmi, di donarmi.

Con te e per te.
Amen.

- cardinale Jean Villot - 
(11 ottobre 1905-9 marzo 1979)




Buona giornata a tutti. :-)

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domenica 25 ottobre 2015

Con la preghiera noi possiamo tutto - Padre Charles de Foucauld -

Con la preghiera noi possiamo tutto: se non riceviamo è perché ci mancava la fede o perché abbiamo pregato troppo poco o perché sarebbe per noi male se la nostra richiesta venisse esaudita o perché Dio ci dà qualcosa di meglio di ciò che chiediamo. 
Mai, però, accada che non riceviamo quel che domandiamo perché la cosa è troppo difficile da ottenersi. 
Non esitiamo a domandare a Dio anche le cose più difficili, come la conversione di grandi peccatori o di popoli interi: tanto più, anzi, domandiamogliele quanto più sono difficili, con la fede che Dio ci ama appassionatamente e che più un dono é grande più colui che ci ama appassionatamente ama farcelo; ma domandiamo con fede, con insistenza, con costanza, con amore, con buona volontà. 
Ed abbiamo la certezza che domandando così, con molta costanza, noi verremo esauditi ricevendo la grazia richiesta o una migliore. 
Domandiamo dunque arditamente al Signore le cose più impossibili ad ottenersi, quando esse servono alla sua gloria, convinti che il suo cuore ce le concederà tanto più facilmente quanto più sembrano umanamente impossibili: dare l’impossibile a colui che egli ama è cosa dolce al suo cuore, e quanto mai egli ci ama?


- Padre Charles de Foucauld - 



.... E questo dimostra che non è il cristianesimo a salvare gli uomini, come non li salva nessun' altra religione. 
Non è la religione che salva gli uomini, gli uomini non si salvano perché sono religiosi. 
Gli uomini si salvano (al di là di che cosa questa espressione possa significare) perché sono giusti. Ciò che salva è la vita buona e giusta, come ha insegnato Gesù (cf. Matteo 25) in perfetta continuità con la tradizione ebraica.


- Vito Mancuso -
(scrittore, teologo)




Signore, se vuoi, puoi guarirmi

Gesù,
ti presento tutte le tristezze,
le angosce, gli affanni,
il senso di solitudine, di isolamento, di fallimento;
tutti gli stati di depressione, disperazione,
sfiducia, abbattimento, avvilimento …
in cui tanto spesso mi trovo.
Con le mie forze non riesco ad uscire
da questi stati d’animo di tristezza e depressione.
Intervieni Tu.
Come sei apparso ai due discepoli di Emmaus lungo la strada
ed hai rimesso la speranza nei loro cuori
e sorriso sui loro volti,
così vieni accanto a me.
Liberami da questi stati d’animo.
Riempi il vuoto del mio cuore e della mia vita,
fammi emergere da ogni tristezza e abbattimento.
Infondi in me lo Spirito Santo,
Spirito di conforto e di gioia,
di speranza e di forza.
Cuore di Gesù,
confido e spero in Te.

- Padre Emanuele Zippo - 



Buona giornata a tutti. :-)

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venerdì 28 agosto 2015

Da: “Paura dell'infinito” - Dietrich Bonhoeffer -

La paura è in un certo qual modo il nostro principale nemico. Essa si annida nel cuore dell’uomo e lo mina interiormente finché egli crolla improvvisamente, senza opporre resistenza e privo di forza.
Corrode e rosicchia di nascosto tutti i fili che ci uniscono al Signore e al prossimo. 
Quando l’essere umano in pericolo tenta di aggrapparsi alle corde, queste si spezzano, ed egli, indifeso e disperato, si lascia cadere tra le risate dell’inferno. Allora la paura lo guarda sogghignando e gli dice: ora siamo soli, tu e io, e ora ti mostro il mio vero volto.
Chi ha conosciuto e si è abbandonato a questo sentimento in un’orribile solitudine — la paura di fronte a una grave decisione, la paura di un destino avverso, la preoccupazione per il lavoro, la paura di un vizio a cui non si può più opporre resistenza e che rende schiavi, la paura della vergogna, la paura di un’altra persona, la paura di morire — sa che è soltanto una maschera del
male, una forma in cui il mondo ostile a Dio cerca di ghermirlo. 
Non c’è nulla nella nostra vita che ci renda evidente la realtà di queste forze ostili al Creatore come questa solitudine, questa fragilità, questa nebbia che si diffonde su ogni cosa, questa mancanza di vie di uscita e questa folle agitazione che ci assale quando vogliamo uscire da questa terribile disperazione. 
Avete mai visto qualcuno assalito dalla paura? Il suo viso è orribile quando è bambino e continua a essere spaventoso anche da adulto: quella fissità dello sguardo, quel tremore animalesco, quella difesa supplichevole. 
La paura fa perdere all’uomo la sua umanità. Non sembra più una creatura di Dio, ma del diavolo; diventa un essere devastato, sottomesso.
Abbiamo paura della quiete. Siamo così abituati all’agitazione e al rumore, che il silenzio ci appare minaccioso e lo rifuggiamo. 
Passiamo da un’attività all’altra per non dover stare soli, per non essere costretti a guardarci allo specchio. Ci annoiamo, a tu per tu con noi stessi. Spesso le ore che siamo costretti a trascorrere in solitudine ci sembrano le più tristi e le meno fruttuose. 
Ma non abbiamo soltanto il timore di noi e di scoprirci; temiamo molto di più l’Onnipotente. Vorremmo evitare che disturbi la nostra tranquillità e ci smascheri, creando un rapporto esclusivo a due per poi disporre di noi secondo la sua volontà. 
Questo incontro misterioso ci preoccupa e cerchiamo di sottrarci a questa esperienza. Ci teniamo alla larga dal pensiero di Dio, per evitare che Egli arrivi inaspettatamente e ci rimanga troppo vicino. Sarebbe terribile doverlo guardare negli occhi e doversi giustificare. Dal nostro volto potrebbe scomparire per sempre il sorriso. Potrebbe, per una volta, accadere qualcosa di molto serio a cui non siamo più abituati.
Questa paura è una caratteristica della nostra epoca. Viviamo con l’ansia di essere improvvisamente avvolti e manovrati dall’infinito. 
Allora preferiamo vivere in società, andare al cinema o a teatro per poi essere portati al cimitero, piuttosto che rimanere un minuto di fronte al Signore.
Nell’Apocalisse di san Giovanni leggiamo: «Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio» (14, 7). «Temete Dio», invece delle cose che vi fanno paura. 
Non temete il futuro, non temete gli altri uomini. 
Non temete la violenza e la forza, anche se possono privarvi dei vostri beni e della vostra vita. 
Non temete i potenti di questo mondo. 
Non temete nemmeno voi stessi. 
Non temete i peccati. 
Morirete a causa di tutti questi timori. 
Liberatevi da queste paure, ma temete Dio e soltanto Lui, che ha autorità su tutti i poteri terreni. Davanti a Lui deve provare timore tutta la Terra.
Può darci la vita o privarcene. Tutto il resto non ha importanza, solo il Signore conta. 
Che cosa ci chiederà il Padre nell’ultimo giorno? Soltanto una cosa: «Avete creduto al Vangelo e gli avete ubbidito?». Non domanderà se eravamo tedeschi o ebrei, se eravamo nazisti oppure no, e nemmeno se facevamo parte della Chiesa confessante, se eravamo persone influenti e di successo, se possiamo vantarci di grandi opere, se eravamo rispettati oppure malvagi, insignificanti, inutili e sconosciuti. Il nostro unico giudice sarà il Vangelo. 
Perché io sono proprio io? Che cosa sono davvero? Chi sono?
Perché esisto? Da dove arrivo? Qual è il mio fine? Cosa ne sarà di me? 
Sono queste le domande che l’umanità si pone da sempre. L’uomo si sente aggredito da una forza superiore, da tutto un mondo, dal suo stesso io; allora comincia a indagare, a cercare, ad arrovellarsi e procede di scoperta in scoperta, sentendosi sempre più inquieto. Di fronte a se stesso viene colto da una grande paura. Per la prima volta è toccato dalla miseria dell’essere umano e il cuore si contrae nella consapevolezza della sua mancanza di libertà. A questo punto reclama una cosa soltanto: la liberazione dal demone delirio e dal suo dominio, la redenzione. 
Come posso salvare il mio io? Come posso diventare libero? Come posso dare una forma a ciò che non ne ha e organizzare ciò che è privo di coerenza?
Come posso dominare il caos?
In ogni tempio greco antico erano riportate queste parole: «Conosci te stesso!». Solo in questo modo diventerai padrone del tuo io. È un’esperienza che può fare ognuno di noi: nessuno riesce realmente a conoscersi nel corso della sua vita. Siamo e rimaniamo ignoti a noi stessi, soltanto Dio è in grado di vedere davvero dentro di noi.
Se ci lambicchiamo il cervello ci procuriamo soltanto grandi tormenti: sappiamo bene che questo atteggiamento conduce alla disperazione e non al sollievo. 
Quindi è necessario percorrere un’altra via: non quella della conoscenza di sé, ma il dominio e la formazione di sé attraverso la volontà.
Perché il problema della debolezza è così importante? 
Hai mai visto nel mondo un mistero più grande dei poveri, dei vecchi, dei malati. 
Hai mai pensato a come appare la vita a uno storpio, a un infermo senza speranza, a una persona sfruttata, a un nero in un ambiente di bianchi, a un intoccabile? Se lo hai fatto, riesci a sentire che in quei casi l’esistenza ha un significato diverso da quello che le attribuisci tu? Comprendi che anche tu, comunque, appartieni alla categoria degli sfortunati, perché anche tu sei un essere umano come loro, perché sei forte e non debole, perché in tutti i tuoi pensieri avvertirai la loro fragilità? Non ci siamo resi conto che non potremo mai essere felici finché questo universo della debolezza, da cui forse finora siamo stati risparmiati ci rimane estraneo e sconosciuto, distante, finché lo teniamo lontano dalla nostra portata, in modo consapevole o inconsapevole?
Che cosa significa debolezza nel nostro mondo? Sappiamo che fin dai primi tempi fu rimproverato al cristianesimo di rivolgere il suo messaggio ai deboli: era considerato la religione degli schiavi, di quelli che soffrono di complessi di inferiorità; si diceva che dovesse il suo successo alla massa di
disperati dei quali ha esaltato la condizione di miseria. È stato proprio l’atteggiamento nei confronti del problema del male nel mondo che ha attirato simpatie oppure odio per questa confessione. Ha sempre prodotto l’opposizione forte e sdegnata di una filosofia aristocratica che esaltava la forza e il potere, in contrapposizione con i nuovi valori di rifiuto della violenza ed esaltazione dell’umiltà.
Anche nella nostra epoca siamo testimoni di questa lotta. Il cristianesimo resiste o fallisce con la sua protesta rivoluzionaria contro l’arbitrio e la superbia del potente, con la sua difesa del povero.
Credo che i cristiani facciano troppo poco, e non troppo, per rendere chiaro questo concetto. 
Si sono adattati troppo facilmente al culto del più forte. Dovrebbero dare molto più scandalo, scioccare molto più di quanto facciano ora.

- Dietrich Bonhoeffer - 

in “L'Osservatore Romano” del 9 aprile 2015
Scritti inediti di Dietrich Bonhoeffer, ucciso nel campo di concentramento di Flossenbürg il 9 aprile 1945, sono appena apparsi nel volume dal titolo "La fragilità del male" (Milano, Piemme, 2015, pagine 176, Stralcio dal primo capitolo)





"I figli di Dio non devono avere quaggiù altra patria che l’universo intero. Con la totalità delle creature ragionevoli che ha contenuto e contiene e conterrà, il nostro amore deve avere la stessa estensione attraverso tutto lo spazio.
Ogni qual volta un uomo ha invocato con cuore puro Osiride, Dioniso, Crisna, Budda, Il Tao ecc. il Figlio di Dio ha risposto inviandogli lo spirito Santo e lo Spirito Santo ha agito sulla sua anima, non inducendolo ad abbandonare la sua tradizi
one religiosa, ma dandogli luce e nei migliori dei casi la pienezza della luce all’interno di tale tradizione.
Poiché in occidente la parola Dio, nel suo significato corrente, disegna una persona, quegli uomini nei quali l’attenzione, la fede e l’amore si applicano quasi esclusivamente al perfetto impersonale di Dio, possono credere e dirsi atei, sebbene l’amore soprannaturale abiti nella loro anima.
Costoro sono sicuramente salvati e si riconosce dal loro atteggiamento verso le cose di quaggiù, quelli che possiedono allo stato puro l’amore per il prossimo e l’accettazione dell’ordine del mondo compresa la sventura, costoro sono tutti sicuramente salvati, anche se vivono e muoiono in apparenza atei". 

- Simone Weil -



"Anche sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perché ordinariamente sono sinceri, e chiamano le cose coi loro nomi.
Colpa non perdonata dal genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina.
In modo che più volte, mentre chi fa male ottiene ricchezze, onori e potenza, chi lo nomina è strascinato in sui patiboli, essendo gli uomini prontissimi a sofferire o dagli altri o dal cielo qualunque cosa, purché in parole ne sieno salvi." 

- Giacomo Leopardi - 





Cercavo te nelle stelle
quando le interrogavo bambino.
Ho chiesto te alle montagne,
ma non mi diedero che poche volte
solitudine e breve pace.
Perché mancavi, nelle lunghe sere
meditai la bestemmia insensata
che il mondo era uno sbaglio di Dio,
io uno sbaglio nel mondo.
E quando, davanti alla morte,
ho gridato di no da ogni fibra,
che non avevo ancora finito,
che troppo ancora dovevo fare,
era perché mi stavi davanti,
tu con me accanto, come oggi avviene,
un uomo una donna sotto il sole.
Sono tornato perché c’eri tu.

(Primo Levi)


Titolo della poesia "11 febbraio 1946". 
Fa parte della raccolta "Ad ora incerta"


Buona giornata a tutti. :-)