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giovedì 17 febbraio 2022

Domare gli spiriti

Si racconta di un vecchio Anacoreta Eremita: una di quelle persone che, per amore a Dio, si rifugiano nella solitudine del deserto, del bosco o delle montagne, per dedicarsi solamente alla orazione ed alla penitenza.
Molte volte, si lamentava di essere sempre occupatissimo! 
La gente non capiva come fosse possibile che avesse tanto da fare, nel suo ritiro. Ed egli spiegò:
" Devo domare due falconi, allenare due aquile, tenere quieti due conigli, vigilare su un serpente, caricare un asino, e sottomettere un leone! "
Ma la gente stupita disse :
"Non vediamo nessun animale, vicino alla grotta dove vivi! Dove sono tutti questi animali? "
Allora, l'Eremita diede una spiegazione, che tutti compresero :
"Questi animali li abbiamo dentro di noi! I due falconi, si lanciano sopra tutto ciò che loro si presenta, buono e cattivo, devo allenarli, perché si lancino solo sopra le buone prede; sono i miei occhi! 
Le due aquile, con i loro artigli, feriscono e distruggono, devo allenarle, perché si mettano solamente al servizio, ed aiutino senza ferire, sono le mie mani! 
Ed i conigli, vanno dovunque loro piaccia, tendono a fuggire gli altri, ed a schivare le situazioni difficili , devo insegnare loro a stare quieti, anche quando c'è una sofferenza, un problema, o qualsiasi cosa che non mi piaccia, sono i miei piedi! 
La cosa più difficile è sorvegliare il serpente, anche se si trova rinchiuso in una gabbia, con trentadue sbarre, è sempre pronto a mordere ed avvelenare quelli che gli stanno intorno, appena si apre la gabbia, se non lo vigilo da vicino, fa danno, è la mia lingua!  
L'asino è molto ostinato, non vuole fare il suo dovere, pretende di stare a riposare, e non vuole portare il suo carico di ogni giorno, è il mio corpo! Finalmente, ho necessità di domare il leone, vuole essere il Re, vuole essere sempre il primo, è vanitoso ed orgoglioso, questo è... il mio cuore !"

«Se vuoi essere veramente felice, non trascurare questo "Combattimento Spirituale".


















Vogliamo essere amati.
In mancanza di ciò, ammirati
in mancanza di ciò, temuti
In mancanza di ciò, odiati e disprezzati.
Vogliamo suscitare negli altri una qualche sorta di emozione.
L’anima trema davanti al vuoto
e ha bisogno di un contatto a ogni costo.

- Hjalmar Soderberg -



















"Come sappiamo, in vaste zone della terra la fede corre il pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più alimento. Siamo davanti ad una profonda crisi di fede, ad una perdita del senso religioso che costituisce la più grande sfida per la Chiesa di oggi. Il rinnovamento della fede deve quindi essere la priorità nell’impegno della Chiesa intera ai nostri giorni. Auspico che l’Anno della fede possa contribuire, con la collaborazione cordiale di tutti le componenti del Popolo di Dio, a rendere Dio nuovamente presente in questo mondo e ad aprire agli uomini l’accesso alla fede, all’affidarsi a quel Dio che ci ha amati sino alla fine (cfr Gv 13, 1), in Gesù Cristo crocifisso e risorto." 

(Discorso del Santo Padre Benedetto XVI ai partecipanti alla plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, Sala Clementina Venerdì, 27 gennaio 2012)



Roma, Concistoro del febbraio 2001. 
Giovanni Paolo II e il cardinale Jorge Mario Bergoglio

Preghiera della sera

Oh Signore, 
mentre la luce del giorno si dilegua e scompare e discende la sera,
nella Tua clemenza veglia sulle case di tutti, 
particolarmente si prolunghi il palpito della Tua bontà e del Tuo conforto
là dove la sofferenza e le preoccupazioni delle umane miserie sono più vive, sugli ammalati, gli afflitti, sui poveri, vecchi e i bambini. 
Allontana i sogni e i fantasmi notturni. 
Frena le tentazione del nemico che attenta alle nostre anime. 
Proteggi la Tua Santa Chiesa che,
da tutti i punti della terra ci accoglie benigna e pia. 
La tua benedizione sia sempre sopra di noi e i nostri cari, oh Signore. 
Così sia. 

(papa Giovanni XXIII)



Buona giornata a tutti :-)


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lunedì 11 ottobre 2021

Supplica a Papa Giovanni

 Papa Giovanni,

mi rivolgo a te, Padre di bontà e di tenerezza,
pontefice amato e venerato.
Sostieni la mia fede, guidami verso il bene,
difendimi dal male.
Confido in te e nella tua benedizione;
domando la tua intercessione
per i miei bisogni spirituali e materiali
e anche per quelli di tutte le persone a me care
e per le quali auspico la salute e la salvezza eterna.
Dal cielo guarda i tuoi figli,
come facesti quella sera di ottobre,
e dona la tua carezza alle persone per le quali ti invoco.
Domando la tua intercessione
per la Chiesa e per la pace nel mondo.

Papa Giovanni,
che io possa imitarti nelle virtù
e possa servire il Signore in umiltà
e obbedienza alla sua volontà,
come facesti tu per tutta la vita.

San Giovanni XXIII
Benedici il mondo intero.
Amen.

Buona giornata a tutti :-)

sabato 26 dicembre 2020

Discorso di papa Giovanni XXIII ai carcerati di Regina Coeli, 26 dicembre 1958

«Miei cari figlioli e miei cari fratelli, perché siamo nella casa del Padre. Anche se in questi giorni, questa circostanza esprime quanto nella casa del padre ci può essere di diverso e di penoso. Venendo qui da San Pietro mi sono rammentato della prima impressione che io ebbi da ragazzo quando uno dei miei buoni parenti, un giovinotto, era andato a caccia senza licenza: fu preso dai carabinieri e messo dentro. E tenuto dentro per un mese. Che impressione la vista, la prima vista – forse – dei carabinieri, allora! E poi, quel poveretto in prigione! E la fantasia, la piccola fantasia come lavorava! Ma, nel piccolo, come si elaborava anche la preparazione alla visione di questo fenomeno che accade nella vita. In una vita bene ordinata ci sono delle leggi, delle prescrizioni che, naturalmente, hanno una sanzione. E chi ci capita sotto, può essere l'intenzione sua, nel capitarci, non cattiva, ma le deve subire.»
“Siete contenti che sia venuto a trovarvi? Sapevo che mi volevate, e anch’io vi volevo. Per questo, eccomi qui. A dirvi il cuore che ci metto, parlandovi, non ci riuscirei, ma che altro linguaggio volete che vi parli il Papa? Io metto i miei occhi nei vostri occhi: ma no, perché piangete? Siate contenti che io sia qui. Ho messo il mio cuore vicino al vostro. Il Papa è venuto, eccomi a voi. Penso con voi ai vostri bambini che sono la vostra poesia e la vostra tristezza, alle vostre mogli, alle vostre sorelle, alle vostre mamme…”.
Prima di lasciare Regina Coeli il Papa volle essere ritratto in mezzo ai detenuti. 
Mentre si avvia all’uscita della prigione, Papa Giovanni vede un uomo staccarsi dal gruppo dei reclusi raccolti attorno all’altare. 
Quegli lo guarda con occhi arrossati dal pianto e, cadendogli ai piedi, domanda: “Le parole di speranza che lei ha pronunciato valgono anche per me, che sono un grande peccatore?”. 
Roncalli non risponde. Si china sull’uomo, lo solleva, lo abbraccia e lo tiene a lungo stretto a sé.
“E’ stato a questo punto” scrisse Il Messaggero di Roma, il 27 dicembre 1958, “che la manifestazione ha fatto tremare i muri di Regina Coeli. 
Dell’atmosfera tipica del carcere non è rimasto più nulla. Aperti i cancelli a pianterreno, il Papa ha visitato un ‘braccio’ e l’infermeria, fra ali di carcerati usciti dalle celle con i loro vestiti a strisce. Ma l’episodio che più ha colpito il Papa è stato quello che ha appreso una volta varcato il portone del penitenziario. 
Egli ha saputo che trecento detenuti, chiusi nelle celle di rigore perché considerati pericolosi, non hanno potuto vederlo. Ebbene: ha inviato a ciascuno di essi un’immagine con l’assicurazione che non dimenticherà i suoi ‘figli invisibili’. 
Al termine dell’incontro con i detenuti un’ultima raccomandazione: "Scrivete a casa, raccontate alle vostre madri ed alle vostre mogli che il Papa è venuto a trovarvi".
- Papa Giovanni XXIII -
26 dicembre 1958


 

Buona giornata a tutti. :-)

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domenica 4 febbraio 2018

La pace è fondata sulla libertà, sulla verità, sulla giustizia e sull'amore - san Giovanni XXIII, papa

Gli esseri umani, essendo persone, sono sociali per natura. 
Sono nati quindi per convivere e operare gli uni a bene degli altri. 
Ciò richiede che la convivenza umana sia ordinata, e quindi che i vicendevoli diritti e doveri siano riconosciuti ed attuati; ma richiede pure che ognuno porti generosamente il suo contributo alla creazione di ambienti umani, in cui diritti e doveri siano sostanziati da contenuti sempre più ricchi.
Non basta, ad esempio, riconoscere e rispettare in ogni essere umano il diritto ai mezzi di sussistenza: occorre pure che ci si adoperi, secondo le proprie forze, perché ogni essere umano disponga di mezzi di sussistenza in misura sufficiente.
La convivenza fra gli esseri umani, oltre che ordinata, è necessario che sia per essi feconda di bene. Ciò postula che essi riconoscano e rispettino i loro vicendevoli diritti ed adempiano i rispettivi doveri, ma postula pure che collaborino tra loro nelle mille forme e gradi che l'incivilimento acconsente, suggerisce, reclama.
La dignità di persona, propria di ogni essere umano, esige che esso operi consapevolmente e liberamente. 
Per cui nei rapporti della convivenza, i diritti vanno esercitati, i doveri vanno compiuti, le mille forme di collaborazione vanno attuate specialmente in virtù di decisioni personali; prese cioè per convinzione, di propria iniziativa, in attitudine di responsabilità, e non in forza di coercizioni o pressioni provenienti soprattutto dall'esterno.
Una convivenza fondata soltanto su rapporti di forza non è umana. In essa infatti è inevitabile che le persone siano coartate o compresse, invece di essere facilitate e stimolate a sviluppare e perfezionare se stesse.
La convivenza fra gli esseri umani è quindi ordinata, feconda e rispondente alla loro dignità di persone, quando si fonda sulla verità, conformemente al richiamo dell'apostolo Paolo: "Via dunque da voi la menzogna e parli ciascuno col suo prossimo secondo verità, poiché siamo membri gli uni degli altri" (Ef 4,25). 
Ciò domanda che siano sinceramente riconosciuti i reciproci diritti e vicendevoli doveri. Ed è inoltre una convivenza che si attua secondo giustizia o nell'effettivo rispetto di quei diritti e nel leale adempimento dei rispettivi doveri; che è vivificata e integrata dall'amore, atteggiamento d'animo che fa sentire come propri i bisogni e le esigenze altrui, rende partecipi gli altri dei propri beni e mira a rendere sempre più vivida la comunione nel mondo dei valori spirituali; ed è attuata nella libertà, nel modo cioè che si addice alla dignità di esseri portati dalla loro stessa natura razionale ad assumere la responsabilità del proprio operare.

- san Giovanni XXIII, papa -
da: Lettera enciclica Pacem in terris, n. 16-18



Orazione per la pace

Signore, noi abbiamo ancora le mani insanguinate, dalle ultime guerre mondiali, così che non ancora tutti i popoli hanno potuto stringerle fraternamente fra loro;

Signore, noi siamo tanto armati che non lo siamo mai stati nei secoli prima d'ora, e siamo così carichi di strumenti micidiali da potere, in un istante, incendiare la terra e distruggere forse anche l'umanità;

Signore, noi abbiamo fondato lo sviluppo e la prosperità di molte nostre industrie colossali sulla demoniaca capacità di produrre armi di tutti i calibri, e tutte rivolte ad uccidere e a sterminare gli uomini nostri fratelli; così abbiamo stabilito l'equilibrio crudele dell'economia di tante Nazioni potenti sul mercato delle armi alle Nazioni povere, prive di aratri, di scuole e di ospedali;

Signore, noi abbiamo lasciato che rinascessero in noi le ideologie, che rendono nemici gli uomini fra loro: il fanatismo rivoluzionario, l'odio di classe, l'orgoglio nazionalista, l'esclusivismo razziale le emulazioni tribali, gli egoismi commerciali, gli individualismi gaudenti e indifferenti verso i bisogni altrui;

Signore, noi ogni giorno ascoltiamo e impotenti le notizie di guerre ancora accese nel mondo;

Signore, è vero! Noi non camminiamo rettamente;

Signore, guarda tuttavia ai nostri sforzi, inadeguati, ma sinceri, per la pace del mondo! Vi sono istituzioni magnifiche e internazionali; vi sono propositi per il disarmo e la trattativa;

Signore, vi sono soprattutto tombe che stringono il cuore, famiglie spezzate dalle guerre, dai conflitti, dalle repressioni capitali; donne che piangono, bambini che muoiono; profughi e prigionieri accasciati sotto il peso della solitudine e della sofferenza: e vi sono tanti giovani che insorgono perché la giustizia sia promossa e la concordia sia legge delle nuove generazioni;

Signore, tu lo sai, vi sono anime buone che operano il bene in silenzio, coraggiosamente, disinteressatamente e che pregano con cuore pentito e con cuore innocente; vi sono cristiani, e quanti, o Signore, nel mondo che vogliono seguire il Tuo Vangelo e professano il sacrificio e l'amore;

Signore, Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.

- Beato Paolo VI, papa - 


Buona giornata a tutti. :-)








mercoledì 11 ottobre 2017

san Giovanni XXIII, papa - memoria liturgica 11 ottobre

La sera dell’ 11 ottobre 1962 c’era una gran folla riunita in piazza san Pietro per la fiaccolata serale di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. 
La folla chiamava a gran voce il Santo Padre che si affacciò e pronunciò “a braccio” quello che è passato alla storia come uno dei più grandi discorsi di papa Roncalli e della storia della Chiesa:  “Il discorso della luna”



«Cari figliuoli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero; qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata, stasera – osservatela in alto! – a guardare a questo spettacolo.
Noi chiudiamo una grande giornata di pace; di pace: « Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà ». Ripetiamo spesso questo augurio e quando possiamo dire che veramente il raggio, la dolcezza della pace del Signore ci unisce e ci prende, noi diciamo: “Ecco qui un saggio di quello che dovrebbe essere la vita, sempre, di tutti i secoli, e della vita che ci attende per l’eternità”.
Dite un poco: se domandassi, potessi domandare a ciascuno: “Voi da che parte venite?”, i figli di Roma che sono qui specialmente rappresentanti [risponderebbero]: “Noi siamo i vostri figliuoli più vicini, Voi siete il Vescovo di Roma”. Ma voi, figliuoli di Roma, voi sentite di rappresentare veramente la Roma caput mundi, così come nella Provvidenza è stata chiamata ad essere: per la diffusione della verità e della pace cristiana.
In queste parole c'è la risposta al vostro omaggio. La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per la volontà di Nostro Signore, ma tutt’insieme: paternità e fraternità e grazia di Dio, tutto, tutto!
Continuiamo, dunque, a volerci bene, a volerci bene così, a volerci bene così, guardandoci così nell’incontro, cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte quello - se c’è – qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà.
Niente: Fratres sumus! La luce che splende sopra di noi, che è nei nostri cuori, che è nelle nostre coscienze, è luce di Cristo, il quale veramente vuol dominare, con la grazia sua, tutte le anime.
Stamattina è stato uno spettacolo che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare.
Apparteniamo quindi ad un'epoca, nella quale siamo sensibili alle voci dall'alto: e vogliamo essere fedeli e stare secondo l'indirizzo che il Cristo benedetto ci ha fatto.
Finisco, dandovi la benedizione. Accanto a me amo invitare la Madonna santa e benedetta, di cui oggi ricordiamo il grande mistero.
Ho sentito qualcuno di voi che ha ricordato Efeso e le lampade accese intorno alla basilica di là, che io ho veduto con i miei occhi, non a quei tempi, si capisce, ma recentemente, e che ricorda la proclamazione del dogma della divina maternità di Maria.
Ebbene, invocando lei, alzando tutti insieme lo sguardo verso Gesù benedetto, il figliol suo, ripensando a quello che è con voi, a quello che è nelle vostre famiglie, di gioia, di pace e anche, un poco, di tribolazione e di tristezza, la grande benedizione accoglietela di buon animo.
Questa sera lo spettacolo offertomi è tale da restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. 
Facciamo onore alla impressione di questa sera. Che siano sempre i nostri sentimenti come ora li esprimiamo davanti al cielo e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli; e poi, tutti insieme, aiutati così nella santa pace del Signore, alle opere del bene !
Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza.

E poi, tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo, ma sempre sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino. »

- San Giovanni XXIII, papa -
(Sera dell’11 ottobre 1962, al termine della giornata di apertura del Concilio Vaticano II)



Preghiera del Papa Giovanni XXIII

“Questa è la preghiera che io recito d’abitudine durante la Messa ma che tutti voi, se lo desiderate, potete adottare. E il mio augurio è che dia a voi gli stessi benefici che sempre ha procurato, da quando la recito, a me”.

Padre celeste. Padre di misericordia, accogli la preghiera del tuo servo:

1)  in soddisfazione e remissione di tutti i miei peccati;

2)  a salute e forza della mia anima, della mia casa e di quelli ai quali mi legano le obbligazioni del mio servizio;

3)  in soddisfazione e remissione dei peccati dei governanti, dei prelati, delle anime consacrate e di tutti, affinché ti degni di concedere a tutti la grazia dello Spirito Santo;

4)  per tutti i peccatori del mondo, perché tu li converta e li riconduca sulla strada della salvezza;

5)  a conforto dei tribolati, affinché tu dia ad essi il sostegno e la vera pazienza;

6)  a refrigerio e liberazione delle anime del purgatorio, principalmente di quelle che hanno diritto alla mia preghiera;

e infine a illuminazione di tutte le genti che non hanno ricevuto la luce del Vangelo e dei nostri fratelli separati, perché tutti conoscano e amino Te, Padre Onnipotente, che col Figlio e lo Spirito Santo sei benedetto nei secoli dei secoli. Così sia.

- san Giovanni XXIII, papa - 



Papa Giovanni XXIII (Sotto il Monte 25 novembre 1881-Città del Vaticano 3 giugno 1963). Fu eletto papa il 28 ottobre 1958, in meno di cinque anni di pontificato riuscì ad avviare il rinnovato impulso evangelizzatore della Chiesa Universale. 
E’ ricordato con l’appellativo di “Papa buono”. 
Indisse il Consiglio Vaticano II e riuscì a programmarlo e ad organizzarlo in pochi mesi, Il 4 ottobre 1962, ad una settimana dall’inizio del Consiglio si recò in pellegrinaggio a Loreto ed Assisi, per affidare le sorti del Concilio alla Madonna e a San Francesco.
Ancor prima dell’apertura del Concilio Vaticano II il Santo Padre manifestò la malattia, un tumore allo stomaco, che lo portò alla nascita in cielo il 3 giugno 1963. Pur visibilmente provato dalla malattia, Papa Giovanni firmò l'11 aprile 1963 l'enciclica Pacem in terris e, un mese più tardi, l'11 maggio 1963 ricevette dal Presidente della Repubblica italiana Antonio Segni il premio Balzan per il suo impegno in favore della pace. Fu il suo ultimo impegno pubblico.
Durante il Concilio Vaticano II molti vescovi avrebbero voluto proclamare Giovanni XXIII santo per acclamazione. Ma Paolo VI preferì percorrere la strada istituzionale, e aprì nel 1965 la causa di beatificazione.  
Nel 1966 al termine del processo canonico  vennero raccolte più di 300 testimonianze nel corso di diciotto processi informativi.
Papa Giovanni XXIII fu dichiarato beato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000.
Il miracolo richiesto per la beatificazione di Giovanni XXIII fu la guarigione improvvisa, avvenuta a Napoli il 25 maggio 1966, di suor Caterina Capitani, delle Figlie della Carità, affetta da una gastrite ulcerosa emorragica gravissima che l'aveva ridotta in fin di vita. 
La guarigione fu dichiarata scientificamente inspiegabile dalla Consulta Medica della Congregazione per le Cause dei Santi; i Consultori teologi e i Padri, Cardinali e Vescovi della Congregazione hanno riconosciuto gli estremi del miracolo di III grado, e Giovanni Paolo II lo approvò come tale con decreto del 27 gennaio 2000.
La canonizzazione avvenne la domenica 27 aprile 2014, in piazza San Pietro, insieme a quella di Giovanni Paolo II, ad opera di papa Francesco, alla presenza di un milione di fedeli.



Buona giornata a tutti. :-)







domenica 6 agosto 2017

Solo per oggi - san Giovanni XXIII, papa

Solo per oggi crederò fermamente,
nonostante le apparenze contrarie,
che la Provvidenza di Dio si occupi di me
come se nessun altro esistesse al mondo.

Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata
senza voler risolvere i problemi della mia vita
tutti in una volta.

Solo per oggi farò almeno una cosa
che non desidero fare,
e se mi sentirò offeso nei miei sentimenti,
farò in modo che nessuno se ne accorga.

Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto:
vestirò con sobrietà,
non alzerò la voce,
sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno,
non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno
tranne me stesso.

Solo per oggi sarò felice nella certezza
che sono stato creato per essere felice
non solo nell'altro mondo,
ma anche in questo.


Solo per oggi mi adatterò alle circostanze,
senza pretendere che le circostanze
si adattino ai miei desideri.


Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo
a sedere in silenzio ascoltando Dio,
ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo,
così il silenzio e l'ascolto
sono necessari alla vita dell'anima.


Solo per oggi, compirò una buona azione
e non lo dirò a nessuno.


Solo per oggi mi farò un programma:
forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò.

E mi guarderò dai due malanni:
la fretta e l'indecisione.

Solo per oggi non avrò timori. 

Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe
se pensassi di doverlo fare tutta la vita.
  
Preghiera di san Giovanni XXIII, papa



Signore Gesù, posso sentirmi a posto o sentirmi sbagliato, sapermi apprezzato dagli altri o giudicato male. Posso sentirmi in pace con Dio o sapere di dover cambiare. In qualunque modo io sono, oggi a me dici, come a Zaccheo: "Voglio fermarmi ad incontrarti".
Nulla potrà fermare questo incontro. Non c'è motivo per non accoglierti nella casa della mia vita, delle mie scelte e anche dei miei sbagli.
Signore Gesù, solo l'incontro profondo con te è capace di smuovere l'anima, di far fiorire i deserti del nostro cuore. Vieni Signore Gesù, anch'io oggi voglio vederti meglio per incontrarti.

- don Valentino Porcile -




Ho fatto bene ogni cosa

Non penso mai, Signore,
che la gente, al termine della mia vita,
possa dire la stessa cosa
che ha detto di te, vedendo le tue opere:
"Ha fatto bene ogni cosa".
E nemmeno mi aspetto
che, quando giungerò davanti alla porta del cielo,
tu mi dica: "Vieni, servo fedele".
Sarebbe già tanto che la gente potesse dire:
"Ha sbagliato poche volte",
e che tu mi accogliessi dicendomi:
"Vieni lo stesso, anche se qualche volta
mi hai fatto fare brutta figura!".
Ho tanti difetti, Signore,
e non sono pochi i miei peccati.
Spesso faccio anche il sordo
quando la tua parola mi scomoda troppo.
Tocca anche me, Signore,
con la mano della tua grazia,
affinché mi cada di dosso
lo sporco e il difettoso che c'è
così che sia sempre meno indegno di te
giacché sento dentro di me
la tristezza per non essere giunto alla tua perfezione.
Tocca anche me, Signore, con la tua mano amorosa,
perché possa arrivare almeno ad una sufficienza.
Sarebbe già tanto per me! Amen. 

- A. Dini -
La Parola pregata




Buona giornata a tutti. :-)


domenica 5 febbraio 2017

Il giuramento – don Bruno Ferrero

Un antico imperatore cinese fece, un giorno, un solenne giuramento: "Conquisterò e cancellerò dal mio regno tutti i miei nemici". 
Un po' di tempo dopo, i sudditi sorpresi videro l'imperatore che passeggiava per i giardini imperiali a braccetto con i suoi peggiori nemici, ridendo e scherzando. "Ma..." gli disse sorpreso un cortigiano "non avevi giurato di cancellare dal tuo regno tutti i tuoi nemici?". "Li ho cancellati, infatti", rispose l'imperatore. 
"Li ho fatti diventare tutti miei amici!". 

Un uomo aveva deciso di curare il praticello davanti alla sua casetta, per farne un perfetto tappeto verde "all'inglese". Dedicava al suo prato tutti i momenti liberi. Era quasi riuscito nel suo intento, quando, una primavera, scoprì che nel suo prato erano nati alcuni tarassachi, dai brillanti fiori gialli. Si precipitò a sradicarli. Ma il giorno dopo altri due fiori gialli spiccavano nel verde del prato. 

Comprò un veleno potente. Niente da fare. Da quel momento, la sua vita divenne una lotta contro i tenaci fiori gialli, che a ogni primavera diventavano più numerosi. "Che posso ancora fare?", confidò scoraggiato alla moglie. "Perché non provi ad amarli?", gli rispose tranquilla la moglie. L'uomo ci provò. 
Dopo un po', quei brillanti fiori gialli gli sembrarono un tocco d'artista nel verde smeraldo del suo prato. Da allora vive felice.

Quante persone ci irritano... Forse dovremmo provare ad amarle...


- Don Bruno Ferrero - 



Prometto che delle persone che conosco dirò solo il bene.
E se non vi sarà nulla di bene da dire starò zitto.

- San Giovanni XXIII, papa -




O Spirito Santo, mio Dio, io do me stesso a te
con tutta la mia libertà, 
con tutto il mio intelletto, cuore e volontà.
Desidero essere a te legato perché dov’è 
lo Spirito del Signore lì c’è la libertà.
Nessun’altra libertà è vera.
Io desidero essere libero
dai ceppi della mia falsa libertà,
che è la peggior schiavitù dell’anima.
Figli di Dio sono coloro che dallo Spirito di Dio 
si lasciano guidare.
Prendimi, o santo Spirito, per tuo discepolo.
Guidami, rischiarami, santificami,
legami le mani per non fare alcun male.
Purifica il mio cuore
perché il male non dimori più in me.
Sii tu la mia guida:
dove mi condurrai, io verrò con te.
Qualunque cosa mi vieterai, non la farò.
Qualunque cosa mi comanderai, 
con la tua forza, la eseguirò. Amen.

- Card. H. E. Manning -




Buona giornata a tutti. :-)

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