Visualizzazione post con etichetta Papa Giovanni Paolo II. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Papa Giovanni Paolo II. Mostra tutti i post

giovedì 18 ottobre 2018

"Ritengo che sia inaccettabile avallare l’idea che alcune condizioni di salute rendano indegna la vita"

III. Di fatto se oggi possiamo osservare una mobilitazione delle forze per la difesa della vita umana in diversi movimenti "per la vita", mobilitazione che è incoraggiante e fa sperare, dobbiamo tuttavia riconoscere francamente che finora più forte è il movimento contrario; l'estensione di legislazioni e di pratiche, che distruggono volontariamente la vita umana, soprattutto la vita dei più deboli: dei bambini non-nati. 
Siamo oggi testimoni di un'autentica guerra dei potenti contro i deboli, una guerra che mira all'eliminazione degli handicappati, di coloro che danno fastidio e perfino semplicemente di coloro che sono poveri e "inutili", in tutti i momenti della loro esistenza. con la complicità degli Stati, mezzi colossali sono impiegati contro le persone, all'alba della loro vita, oppure quando la loro vita è resa vulnerabile da un incidente o da una malattia e quando essa è prossima a spegnersi.
Ci si scaglia contro la vita nascente mediante l'aborto (risulta che nel mondo se ne verificherebbero da 3 a 4 milioni l'anno) e proprio per facilitare l'aborto si sono investiti miliardi nella messa a punto di pillole abortive (RU 486). Altri miliardi sono stati stanziati per rendere la contraccezione meno nociva per la donna, con la contropartita che ora gran parte dei contraccettivi chimici in commercio agiscono di fatto prevalentemente come anti-nidatori, cioè come abortivi, senza che le donne lo sappiano. 
Chi potrà calcolare il numero delle vittime di quest'ecatombe nascosta?
Gli embrioni soprannumerari, inevitabilmente prodotti attraverso la Fivet, sono congelati e soppressi, a meno che non raggiungano quei loro piccoli fratelli abortiti che vengono trasformati in cavie per la sperimentazione o in fonte di materia prima per curare le malattie, quali il morbo di Parkinson e il diabete. La Fivet stessa diventa spesso occasione di aborti perfino "selettivi" (es. scelta del sesso), qualora si verifichino indesiderate gravidanze multiple.
La diagnosi prenatale viene usata quasi di routine sulle donne cosiddette "a rischio", per eliminare sistematicamente tutti i feti che potrebbero essere più o meno malformati o malati. 
Tutti quelli che hanno la buona sorte di essere portati sino al termine della gravidanza dalla loro madre, ma hanno la sventura di nascere handicappati, rischiano fortemente di essere soppressi subito dopo la nascita o di vedersi rifiutare l'alimentazione e le cure più elementari.
Più tardi, quelli che la malattia o un incidente faranno cadere in un coma "irreversibile", saranno spesso messi a morte per rispondere alle domande di trapianti d'organo o serviranno, anch'essi, alla sperimentazione medica ("cadaveri caldi").
Infine, quando la morte si preannuncerà, molti saranno tentati di affrettarne la venuta mediante l'eutanasia.

- card. Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI - 
Concistoro straordinario del 1991, svolto ufficialmente in veste di Prefetto della Congregazione.




«Non me ne importerebbe se le staminali servissero a guarire il mio cancro anzi i miei cancri. Dio sa se amo vivere, se vorrei vivere più a lungo possibile. Sono innamorata, io, della vita. Ma a guarire i miei cancri iniettandomi la cellula d'un bambino mai nato mi parrebbe d'essere un cannibale. 
Davvero non v'è limite all'incoerenza dei voltagabbana. 
Un tempo gli odierni cultori del cannibalismo urlavano che era crudele sacrificare gli animali nei laboratori. 
Ora invece accettano che le cavie siano i nostri figli mai nati. 
Accettano che le cellule di queste nuove cavie vadano ad arricchire le ditte farmaceutiche il cui cinismo supera quello dei mercanti d'armi, accettano che gli embrioni vengano squartati come bovi nelle macellerie per ricavarne tessuti e organi da vendere come si vendono i pezzi di ricambio per un'automobile. 
Ormai le cavie siamo anche noi. 
Una donna che subisce un'estrazione di un ovulo è certamente una cavia. 
Una che per restare incinta se lo fa impiantare, lo stesso, grazie a una scienza che è sempre più tecno-scienza, grazie a una medicina che è sempre più tecno-medicina, quindi sempre più disumana.»

- Oriana Fallaci -




“Il vero significato della legge naturale si riferisce alla natura propria e originale dell'uomo, alla «natura della persona umana», che è la persona stessa nell'unità di anima e di corpo, nell'unità delle sue inclinazioni di ordine sia spirituale che biologico e di tutte le altre caratteristiche specifiche necessarie al perseguimento del suo fine. 
«La legge morale naturale esprime e prescrive le finalità, i diritti e i doveri che si fondano sulla natura corporale e spirituale della persona umana. Pertanto essa non può essere concepita come normatività semplicemente biologica, ma deve essere definita come l'ordine razionale secondo il quale l'uomo è chiamato dal Creatore a dirigere e a regolare la sua vita e i suoi atti e, in particolare, a usare e disporre del proprio corpo». 
Ad esempio, l'origine e il fondamento del dovere di rispettare assolutamente la vita umana sono da trovare nella dignità propria della persona e non semplicemente nell'inclinazione naturale a conservare la propria vita fisica. Così la vita umana, pur essendo un bene fondamentale dell'uomo, acquista un significato morale in riferimento al bene della persona che deve essere sempre affermata per se stessa: mentre è sempre moralmente illecito uccidere un essere umano innocente, può essere lecito, lodevole o persino doveroso dare la propria vita (cf Gv 15, 13) per amore del prossimo o per testimonianza verso la verità. 
In realtà solo in riferimento alla persona umana nella sua «totalità unificata», cioè «anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno spirito immortale», si può leggere il significato specificamente umano del corpo. 
In effetti le inclinazioni naturali acquistano rilevanza morale solo in quanto esse si riferiscono alla persona umana e alla sua realizzazione autentica, la quale d'altra parte può verificarsi sempre e solo nella natura umana. Rifiutando le manipolazioni della corporeità che ne alterano il significato umano, la Chiesa serve l'uomo e gli indica la via del vero amore, sulla quale soltanto egli può trovare il vero Dio. 
La legge naturale così intesa non lascia spazio alla divisione tra libertà e natura. Queste, infatti, sono armonicamente collegate tra loro e intimamente alleate l'una con l'altra”.

- san Giovanni Paolo II, papa -



La madre di Steve Jobs ha rifiutato di abortire quando rimase incinta a 23 anni. 
Fece in modo che Steve fosse adottato in una famiglia amorevole.
Jobs, più tardi disse che era estremamente grato per il dono dell’adozione: “Ho voluto incontrare la mia madre biologica principalmente per sapere se stesse bene e per ringraziarla in quanto sono grato di non essere stato abortito.”


Oggi non avremmo avuto una delle menti più geniali che il mondo conosca.


Buona giornata a tutti. :)







mercoledì 15 agosto 2018

15 agosto: Assunzione della Beata Vergine Maria. Tre gradini per capire il mistero della presenza di Maria

La festa dell'Assunzione è tra le più antiche. 
Si celebra almeno da 1500 anni; si ha memoria della sua celebra­zione fin dal secolo V in Orien­te e dal secolo VII in Occidente, a testimonianza della fede ininterrotta della comunità cristiana. 
E’ la festa del trionfo di Ma­ria che la liturgia ci presenta con le parole dell'Apocalisse: "Un segno grandioso apparve nel cie­lo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle". Ma questa visione meravi­gliosa non deve distoglierci da quello che è il vero significato della festa e cioè: festa della pre­senza di Maria. Ossia, l'assun­zione non l'ha allontanata da noi, non l'ha posta su un trono inac­cessibile, ma l'ha resa più vici­na, ha creato le condizioni per­ché la Madonna potesse essere sempre presente vicino a noi. 
Maria è presente fra noi: nei giorni della gioia, come a Cana: "E c'era la Madre di Gesù..."; nei giorni del dolore, come sul Calvario: "Stava presso la croce, sua madre..."; nei momenti del­la preghiera, come nel Cenaco­lo: "Erano con Maria, la madre di Gesù, sempre. 
Questo senso della presenza di Maria, tra i suoi figli, non è di og­gi; i cristiani dei primi secoli si chiedevano: "Che ne è di Maria? Dove si trova attualmente? Nes­sun luogo infatti ha mai rivendi­cato il privilegio di possedere la sua salma, o qualche reliquia del suo corpo. 
Dei primi apostoli si sono o­norate le tombe..., di Maria si è onorata la casa dove aveva abi­tato. 
Si comincia presto ad invo­carla, a pregarla: "Kaire Maria". 
"Rallegrati Maria" traccia, un graffito, del IV secolo, in carat­teri greci, trovato in uno scavo dove ora sorge la basilica del­l'Annunciazione a Nazaret. E in un papiro di oltre 1700 anni fa, si legge la bellissima pre­ghiera di una comunità perse­guitata che ricorre a Maria: "Sub tuum praesidium... Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio...".
Vivere sotto lo sguardo di Maria. 
Ci sono tre gradini da salire per sperimentare personalmen­te il mistero della presenza di Maria. 
Il primo e più semplice aiuto per incominciare ad avvertire la presenza di Maria, ce lo danno le immagini di lei. Potrà sembrare strano, parla­re di quadri e di statue; ma noi siamo fatti di anima e di corpo e i primi sentimenti sono suscita­ti in noi proprio dalla vista. Non per niente il proverbio dice: "lon­tano dagli occhi, lontano dal cuo­re". 
Del resto, se teniamo ben in vista le fotografie dei nostri ca­ri, vivi e defunti, è perché il guar­darle ce li fa sentire, in certo mo­do, ancora vicini. E tuttavia, davanti alle imma­gini della Madonna, non è que­sto l'atteggiamento che dobbia­mo ricercare. Non siamo noi a guardare la Madonna: è lei che guarda noi. Proprio così: come diciamo nella preghiera: "Rivol­gi a noi gli occhi tuoi miseri­cordiosi...". 
Se fate caso, nelle raffigurazioni di Maria, raramente essa guarda suo Figlio; quasi sempre il suo sguardo va oltre, verso di noi, gli altri suoi figli. 
Da quan­do Gesù le ha detto: "Donna, ec­co tuo figlio", Maria non ha smesso di guardarci, il suo sguar­do ci segue dappertutto. 
La Madonna mi guarda: io sento la sua presenza; diventa necessario incontrare il suo sguardo: propongo di tenere i miei occhi fissi nei suoi. Anco­ra. Le immagini di Maria han­no anche una funzione di cate­chesi: la devo scoprire. 
Nella sua Enciclica mariana, il Papa ri­corda le icone dell'Oriente: "in esse la Vergine splende come immagine della divina bellezza, dimora dell'eterna Sapienza, fi­gura dell'orante, prototipo del­la contemplazione, icona della gloria..." (MdR 33). 
Il concetto, l'idea che l'im­magine ci trasmette, nutre e so­stiene la nostra preghiera e rende più oggettivo, più comunita­rio il nostro collegamento 
spiri­tuale con Maria.
Vivere con Maria. 
Il secondo gradino da salire è più impegnativo. Non riesco a sentire una persona veramente presente, se non entro in contat­to con lei, attraverso legami di conoscenza di scambio. Il contatto, lo scambio avviene, in mo­do reale, con Maria, attraverso Cristo, nella comunione dei santi. 
Tutti formiamo un solo corpo con Cristo: viviamo in Lui e per Lui. C'è una solidarietà tra le membra di uno stesso corpo; siamo insieme nella comunione dei beni spirituali: quelli che vi­vono e quelli che ci hanno preceduto. 
Noi possiamo pregare gli uni per gli altri e ancor di più pregano e intercedono per noi i defunti e i santi. Se essi sono i no­stri amici, si deve dire: "Magis amica Maria", Maria ci è ancor più amica e ci comunica i suoi immensi beni spirituali. 
La legge della comunione dei santi è la legge dell'ascesa: "O­gni anima che si eleva, eleva il mondo". Io imparo a vivere con Maria quando la sento come modello e come aiuto. 
Come modello: niente può meglio aiutarci ad essere buoni, quanto il contatto con una per­sona buona e nessuna creatura è più buona di Maria. Con la sua presenza essa mi fa capire ciò che va e ciò che non va. Non si può vivere con lei e restare nell'ambiguità, nella superficialità, nell 'ipocrisia. Come aiuto: se Gesù me l'ha data come madre, posso essere certo che è sempre vicina per aiutarmi. Maria, a motivo del­l'Assunzione, è entrata in cielo come persona umana, con la pie­nezza della sua vita umana. E la creatura più vicina a Dio e più perfetta in amore. Il suo cuore materno è pieno di amore per ciascuno di noi e la sua inter­cessione è potente. Gesù le ha messo a disposizione il suo tro­no: ricevendo sua madre nel cie­lo le dice: "Veni electa mea et ponam in te thronum meuni - Vie­ni mia diletta, metterò il mio tro­no in te". 
A questa madre buona, a que­sta madre potente mi rivolgerò spesso con la preghiera, ben sa­pendo che essa la porterà a Gesù impreziosita dal suo amore.
Vivere Maria. Ma c'è un terzo gradino da salire per avere Maria presente, nel modo più completo e defini­tivo ed è: vivere Maria, ossia identificarsi con lei, sforzandosi di vivere in tutto e per tutto co­me lei. 
Se per ogni cristiano il tra­guardo del cammino spirituale è assumere i lineamenti di Cristo, noi, identificandoci con Maria. la “faccia che a Cristo più si somiglia” (Dante), la prima e più perfetta discepola di Cristo, la prima creatura che ha raggiunto la piena conformazione a Cristo, siamo certi di raggiungere quel traguardo al quale Dio ci ha pre­destinati: "essere conformi all'immagine del Figlio suo, per­ché Egli sia il primogenito fra molti fratelli" Nella sua Enciclica mariana, il Papa, citando Paolo VI, affer­ma che 'la Chiesa deve trar­re dalla Vergine Madre di Dio la più autentica forma della perfetta imitazione di Cristo" (MdR 47). 
Non può dunque essere altro il proposito della festa dell'As­sunzione, festa della presenza di Maria, che quello di affidar­ci completamente a lei perché ci conduca sulla strada della pie­na fedeltà e conformazione a Cristo.

L'Assunzione della Vergine di Palma il Vecchio, galleria dell'Accademia a Venezia

Nel cielo abbiamo una Madre. Il cielo è aperto, il cielo ha un cuore.

- papa Benedetto XVI -



Preghiera di San Giovanni Paolo II 

Oggi, nella solennità della tua Assunzione, o Maria, 

volgiamo lo sguardo verso Te, 
"Piena di grazia", 
Vergine che ci indichi il cielo, 
la meta a cui siamo tutti incamminati.
Ti presenti in questo giorno 
come "nuova creatura", 
che, ai piedi della Croce, 
quando sembrava che trionfasse la morte, 
hai "creduto nell'adempimento 
delle parole del Signore" (Lc 1, 45) 
ed hai raccolto la promessa della resurrezione.
Ti sentiamo vicina, 
Madre dei redenti, 
che insegni a superare ogni turbamento; 
che conforti il popolo di Dio 
nella quotidiana lotta 
contro il "principe di questo mondo" (Gv 12, 31), 
pronto a sradicare dai cuori 
il senso di gratitudine e di rispetto 
per l'originale e straordinario dono divino 
che è la vita dell'uomo.
Tu ci precedi, Vergine celeste, 
nel nostro pellegrinaggio di fede. 
Sostieni, o Maria, 
la nostra speranza; 
incoraggia la Chiesa 
a proseguire sulla via della fedeltà al suo Signore, 
fidando unicamente 
nella potenza redentrice della santa Croce.

Con animo grato a Dio, 

il nostro pensiero ritorna quest'oggi 
all'incontro mondiale dei giovani svoltosi l'anno scorso, 
proprio in questo giorno, a Denver, 
negli Stati Uniti d'America. 
Là Tu ci hai accompagnato ed accolto, 
Vergine del cammino; 
là abbiamo ascoltato assieme a Te le parole del tuo Figlio: 
"Sono venuto perché abbiano la vita 
e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10, 10).
Come allora, ci rinnovi ogni giorno l'invito di Cristo 
ad essere messaggeri di quella vita divina 
che da sola può soddisfare la fame del cuore umano 
e ci spingi a riflettere su quanto Tu dicesti a Cana di Galilea: 
"Fate quello che Egli (il Maestro) vi dirà" (Gv 2, 5): 
Gesù solo, infatti, ha parole di vita eterna (cfr. Gv 6, 68).
Meditando su questa grande realtà, 
ci incamminiamo spiritualmente 
verso la prossima Giornata Mondiale della Gioventù,
che avrà luogo nel gennaio del 1995 a Manila, nelle Filippine.
Aiutaci a preparare questo importante appuntamento ecclesiale 
con fervorosa preghiera e con entusiasmo apostolico.


3. A Te, Regina della pace 

e Madre della Chiesa, 
affidiamo in questo giorno di festa 
i più profondi desideri del nostro cuore. 
Nelle tue mani ancora una volta, 
poniamo l'Italia, 
che quest'anno vive 
un tempo di particolare preghiera; 
alla tua materna sollecitudine raccomandiamo
le Nazioni che nei vari Continenti soffrono 
a causa dell'ingiustizia e della guerra, 
in particolare la martoriata terra rwandese, 
come pure le care popolazioni della Bosnia ed Erzegovina 
e dell'intera regione dei Balcani.
A Te chiediamo di volgere lo sguardo 
ai lavori dell'Assemblea su popolazione e sviluppo 
che si terrà al Cairo nel prossimo settembre.
Guida, o Maria, l'umanità 
sulla strada dell'umile ricerca della verità 
e dell'autentica pace; 
guidala alla felicità vera, 
possibile solo nella piena comunione con Dio.
Regina assunta in cielo, prega per noi!

- san Giovanni Paolo II, papa -




mercoledì 1 agosto 2018

La Porziuncola: Luogo del Vangelo - papa Benedetto XVI e la Preghiera a San Francesco di San Giovanni Paolo II, papa


Se si arriva ad Assisi provenendo da sud, sulla pianura che si estende davanti alla città si incontra dapprima la maestosa basilica di Santa Maria degli Angeli, dei secoli XVI e XVII, con una facciata classicistica del secolo scorso.
Quel che cerchiamo, lo troviamo al centro della basilica: una cappella medievale in cui degli antichi affreschi ci raccontano episodi della storia della salvezza e della vita di san Francesco, che proprio in questo luogo visse importanti esperienze. In quello spazio basso e poco illuminato possiamo percepire qualcosa del raccoglimento e della commozione che vengono dalla fede dei secoli, che qui ha trovato un luogo di riparo e di orientamento. 
Al tempo di san Francesco il territorio circostante era coperto di boschi, paludoso e disabitato.
Nel terzo anno dalla sua conversione Francesco si imbatté in questa piccola chiesa, ormai del tutto cadente, che apparteneva all'abbazia benedettina del monte Subasio. 
Come aveva già fatto in precedenza con le due chiese di San Damiano e di San Pietro, restaurate con le sue mani, Francesco si mise al lavoro anche qui, nella chiesetta della Porziuncola dedicata a Santa Maria degli Angeli, in cui egli venerava la Madre di ogni bontà.
Lo stato di abbandono in cui si trovavano tutte queste piccole chiese dovette parergli un triste segno della condizione della Chiesa stessa; egli ancora non sapeva che, restaurando quegli edifici, si stava preparando a rinnovare la Chiesa vivente. Ma proprio in questa cappella gli si fece incontro la chiamata definitiva, che diede alla sua missione la sua vera forma e permise la nascita dell'ordine dei Frati Minori, che peraltro all'inizio non fu affatto pensato come ordine religioso, ma come un movimento di evangelizzazione che doveva raccogliere di nuovo il popolo di Dio per il ritorno del Signore.
A Francesco accadde quello che nel terzo secolo era già accaduto a sant'Antonio d'Egitto: udì durante una celebrazione liturgica il vangelo della chiamata dei dodici da parte del Signore, che affidava loro il compito di annunciare il regno di Dio e di mettersi in cammino a questo scopo, senza averi e senza sicurezze mondane. 
Inizialmente Francesco non aveva compreso del tutto quel testo; se lo fece quindi spiegare dal sacerdote e a quel punto gli fu chiaro che quello era anche il suo compito. 
Depose le sue calzature, tenne solo una tunica e si accinse ad annunciare il regno di Dio e la penitenza. 
Attorno a lui si raccolsero a poco a poco dei compagni che, come i dodici, cominciarono a loro volta ad andare di luogo in luogo e ad annunciare il vangelo che per loro, come per Francesco, significava gioia per quel nuovo inizio, gioia per il cambiamento che si era prodotto nelle loro vite, per il coraggio della penitenza.
La Porziuncola era divenuta per Francesco il luogo dove finalmente aveva compreso il vangelo, perché non lo accostava più a teorie e glosse esplicative, ma voleva viverlo alla lettera. Si era infatti accorto che non si trattava di parole del passato, ma di un appello che si rivolgeva direttamente ed esplicitamente a lui come persona.
Per questo sempre alla Porziuncola consegnò a santa Chiara l'abito religioso, dando così inizio al ramo religioso femminile del suo Ordine, chiamato a dare un sostegno interiore al compito evangelico mediante la preghiera.
Per questo, quando si sentì prossimo alla morte, volle essere trasportato proprio in quel luogo.
Porziuncola significa piccola porzione, piccolo pezzo di terra. 
Francesco non volle mai che essa diventasse di proprietà dei suoi frati, preferì che i benedettini la concedessero loro in uso; e proprio in quel modo, come qualcosa che non era di proprietà, doveva esprimere la vera proprietà e l'autentica novità del suo movimento. 
Per esso doveva valere la parola del salmo 16, che nell'Antico Testamento esprimeva il particolare destino della tribù sacerdotale di Levi, cui non apparteneva nessuna terra, perché la sua unica terra era Dio stesso: «Tu, o Signore, sei mia parte e mia eredità - sì, della mia eredità mi sono compiaciuto».

- cardinale Joseph Ratzinger - 
tratta dal volume: J. Ratzinger, “Il Perdono di Assisi”, Edizioni Porziuncola 2005.




Tu, che hai tanto avvicinato il Cristo alla tua epoca, aiutaci ad avvicinare Cristo alla nostra epoca, ai nostri difficili e critici tempi. 
Aiutaci! 
Questi tempi attendono Cristo con grandissima ansia, benché molti uomini della nostra epoca non se ne rendano conto. 
Ci avviciniamo all'anno duemila dopo Cristo.




Non saranno tempi che ci prepareranno ad una rinascita del Cristo, ad un nuovo Avvento? 
Noi, ogni giorno, nella preghiera eucaristica esprimiamo la nostra attesa, rivolta a lui solo, nostro Redentore e Salvatore, a lui che è compimento della storia dell'uomo e del mondo. 
Aiutaci, San Francesco d'Assisi, ad avvicinare alla Chiesa e al mondo di oggi il Cristo. 
Tu, che hai portato nel tuo cuore le vicissitudini dei tuoi contemporanei, aiutaci, col cuore vicino al cuore del Redentore, ad abbracciare le vicende degli uomini della nostra epoca. 
I difficili problemi sociali, economici, politici, i problemi della cultura e della civiltà contemporanea, tutte le sofferenze dell'uomo di oggi, i suoi dubbi, le sue negazioni, i suoi sbandamenti, le sue tensioni, i suoi complessi, le sue inquietudini... 
Aiutaci a tradurre tutto ciò in semplice e fruttifero linguaggio del Vangelo. 
Aiutaci a risolvere tutto in chiave evangelica affinché il Cristo stesso possa essere "Via, Verità, Vita" per l'uomo del nostro tempo. 
Questo chiede a Te, figlio santo della Chiesa, figlio della terra italiana, il Papa Giovanni Paolo II, figlio della terra polacca. 
E spera che non glielo rifiuterai, che lo aiuterai. 
Sei sempre stato buono e sempre ti sei affrettato a portare aiuto a tutti coloro che si sono rivolti a Te.

- San Giovanni Paolo II, papa -



Buona giornata a tutti. :-)





lunedì 28 maggio 2018

Insieme a Dio si fanno grandi cose

Racconta di un uomo rude e coraggioso, di nome Pietro, che aveva scelto come mestiere quello del soldato. Sapeva combattere con l'archibugio e la spada e si era distinto nelle battaglie più celebri.
Ma fare il soldato e girare il mondo per combattere sono avventure davvero pericolose. Così, un giorno, durante un furioso assalto, il soldato Pietro fu colpito a morte. Quello stesso giorno arrivò alle porte del Paradiso. Bussò con energia. San Pietro si affrettò ad aprire.
" Bene, giovanotto ", disse san Pietro, squadrando la divisa rossa e blu del soldato. "Che cosa volete?".
"Voglio entrare in Paradiso", rispose il soldato. "Io sono il soldato Pietro. Voi mi conoscete certamente, perché porto il vostro stesso nome. Guardate quante medaglie ho meritato! Non c'era nel reggimento un soldato coraggioso quanto me. Modestia a parte, sono il migliore. Ho combattuto molto. Sono persino morto per la mia patria. Credo proprio di essermelo guadagnato il Paradiso!".
"Vedo, vedo", borbottò san Pietro, "il vostro nome è il più bello che ci sia, non c'è dubbio. Avete combattuto bene, già, già... Ma tutto questo non basta. Devo prima dare un'occhiata ai miei registri". San Pietro estrasse un grosso librone da uno scaffale e cominciò a leggere lentamente una pagina dopo l'altra. Tutto quello che il soldato aveva fatto era scritto in quel librone. Man mano che san Pietro leggeva, però, scuoteva la testa, si tormentava la lunga barba bianca, bofonchiava: "Uhm... Uhm". Il contenuto del libro non era soddisfacente. Secondo quello che c'era scritto e secondo le leggi che regolavano l'accesso al Paradiso, san Pietro non poteva assolutamente lasciar entrare il soldato. Ma il sant'uomo provava una grande simpatia per il soldato che portava il suo nome.
" Non posso mica mandare all'inferno uno che si chiama Pietro!", pensava. Ma che cosa poteva fare?
San Pietro chiamò san Michele, l'arcangelo che portava la spada e l'armatura, e che quindi avrebbe dovuto provare comprensione nei riguardi di un suo collega umano. I due parlarono e discussero a lungo. San Pietro cercava di trovare qualche scusa per poter permettere al soldato di entrare in Paradiso.
"Ma no, ma no! ", gridava san Michele. "Non puoi infrangere i regolamenti. Questo soldato non può assolutamente entrare. Devi cacciarlo via!".
Allora san Pietro convocò un'adunanza. Un'adunanza di tutti i santi più buoni che riuscì a trovare. C'erano san Giuseppe, santa Teresina, san Francesco, santa Caterina. Ma non ci fu niente da fare. Anche i santi scuotevano la testa e affermavano che il soldato Pietro non era stato sufficientemente buono per entrare in Paradiso.
Ci voleva ben altro per fermare san Pietro.
Senza esitare si recò da Gesù e cominciò a raccontargli tutto quello che si riferiva al soldato. Gli parlò in lungo e in largo del suo coraggio, della sua generosità, del fatto che era morto per la patria.
Gesù prestava attenzione ad ogni parola. Ma proprio in quel momento, ci fu un baccano indescrivibile.
Venti diavoli, trafelati e rabbiosi, stavano correndo su per i gradini che portavano al Paradiso.
"Ferma, ferma! ", gridavano i diavoli, agitando i forconi aguzzi. "Questo soldato non appartiene al Paradiso. Questo soldato appartiene a noi!".
Le cose si mettevano decisamente male per il povero soldato Pietro. Un diavolaccio rosso lo punzecchiò con la forca sghignazzando: "Eccolo qui, quello che diceva sempre "porco diavolo"! ".
Ma proprio allora, al fianco di Gesù, apparve una bella Signora. Era Maria. Aveva in mano un grosso libro d'oro, che consegnò a Gesù. Gesù prese il libro. Aveva centinaia di pagine, ed era tutto scritto, su tutte le pagine. Gesù incominciò a leggere.
Gesù leggeva e leggeva e leggeva. Alla fine si voltò verso Maria e le fece un bell'inchino. Quello era il segnale. Il soldato Pietro poteva entrare in Paradiso. Fu Maria stessa a prenderlo per mano e farlo entrare, mentre san Pietro sorrideva soddisfatto.
Molto meno soddisfatti, naturalmente erano i diavoli. Si avviarono furibondi verso l'Inferno, protestando:
"Maria è la nostra rovina! Continua a rubare le anime che ci appartengono! Di questo passo finiremo disoccupati".
A san Pietro, però, era rimasta una gran curiosità. Che cosa c'era scritto sul gran libro d'oro che Maria aveva fatto leggere a Gesù?
Così, mentre tutti erano distratti a festeggiare il nuovo arrivato, san Pietro si avvicinò, quatto quatto, al libro d'oro e lo aprì. C'erano scritte tante Ave Maria su ogni pagina. Migliaia e migliaia di Ave Maria. Era l'unica preghiera che quel rude soldato conosceva e ogni volta che la mormorava, la Madonna la scriveva sul suo grande libro d'oro. Erano state proprio quelle Ave Maria ad aprire le porte del Paradiso al soldato Pietro.
In modo semplice la leggenda esprime quello che Dio ha voluto: Maria è realmente la più importante collaboratrice della sua volontà di salvezza. Dall'inizio di tutto, come ci ha suggerito la prima lettura, fino "all'ora della nostra morte" come diciamo tutti i giorni.
Quante volte nella nostra vita abbiamo ripetuto il saluto dell'Angelo a Maria? Probabilmente è stata la prima preghiera che ci hanno insegnato. Sarà quasi certamente l'ultima che pronunceremo su questa terra. Possiamo stare tranquilli: l'Ave Maria ci aprirà la porta del Paradiso.
Una persona che recita l'Ave Maria non può essere veramente cattiva.
Perché le parole che abbiamo ascoltato e che ripetiamo nell' Ave Maria segnano il grande momento dell'inizio del Regno di Dio: quando Dio ha inaugurato l'era dell'umanità nuova.

da: www.donbosco-torino.it



Per la fede di Maria Dio si incarnò

Maria credette e in lei quel che credette si avverò. 
Crediamo pure noi perché anche a noi possa giovare quanto si avverò. E dunque, per quanto mirabile sia anche questa nascita, tuttavia rifletti, o uomo, che cosa il tuo Dio abbia intrapreso per te, il creatore per la creatura: come il Dio che è sempre in Dio, l’Eterno che vive con l’Eterno, il Figlio eguale al Padre, non abbia sdegnato di rivestire per i servi colpevoli e peccatori la condizione di servo.
E questo, poi, non è avvenuto per meriti umani. Infatti, a motivo delle nostre iniquità meritavamo piuttosto delle pene; ma se avesse tenuto conto delle iniquità chi avrebbe potuto sussistere? E dunque per gli empi e per i servi peccatori che il Signore si è degnato di nascere servo e uomo da Spirito santo e da Maria vergine.

- sant' Agostino d’Ippona -
 Sermone 215,4



Nella frenesia della vita quotidiana
Aiuta anche noi, o Maria,
a ripensare sempre con spirito di fede
la nostra esistenza.
Aiutaci a saper salvaguardare
spazi di silenzio e di contemplazione
nella frenetica vita quotidiana.
Fa' che siamo sempre protesi
verso le esigenze della pace vera,
dono del Natale di Cristo.
A te affidiamo le attese e le speranze
dell'intera umanità.
Vergine Madre di Dio,
intercedi per noi presso il tuo Figlio,
perché il suo volto risplenda
sul cammino del nuovo millennio
e ogni uomo possa vivere
nella giustizia e nella pace! Amen!

- san Giovanni Paolo II, papa -




Buona giornata a tutti. :-)



venerdì 25 maggio 2018

La storia della mia vocazione sacerdotale... - san Giovanni Paolo II, papa

La storia della mia vocazione sacerdotale? 
La conosce soprattutto Dio. Nel suo strato più profondo, ogni vocazione sacerdotale è un grande mistero, è un dono che supera infinitamente l'uomo. Ognuno di noi sacerdoti lo sperimenta chiaramente in tutta la sua vita. Di fronte alla grandezza di questo dono sentiamo quanto siamo ad esso inadeguati.
La vocazione è il mistero dell'elezione divina: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15, 16). «E nessuno può attribuirsi questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne» (Eb 5, 4). «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo; prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni» (Ger 1, 5). 
Queste parole ispirate non possono non scuotere con un profondo tremore ogni anima sacerdotale.
Per questo, quando nelle più diverse circostanze — per esempio, in occasione dei Giubilei sacerdotali — parliamo del sacerdozio e ne diamo testimonianza, dobbiamo farlo con grande umiltà, consapevoli che Dio «ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia» (2 Tm 1, 9). 
Contemporaneamente ci rendiamo conto che le parole umane non sono in grado di reggere il peso del mistero che il sacerdozio porta in sé.

Questa premessa mi è sembrata indispensabile, perché si possa comprendere in modo giusto quello che dirò del mio cammino verso il sacerdozio. 

- San Giovanni Paolo II, papa -
da: Dono e Mistero, nel 50° del mio sacerdozio



...Eserciti la cura delle anime? Non trascurare per questo la cura di te stesso, e non darti agli altri fino al punto che non rimanga nulla a te stesso. 
Devi avere certo presente il ricordo delle anime di cui sei pastore, ma non dimenticarti di te stesso...

- San Carlo Borromeo Vescovo - 
dal discorso nell'ultimo Sinodo



"Cari sacerdoti, per il dono che avete ricevuto nell’Ordinazione, siete chiamati a servire come Pastori la comunità ecclesiale, che è “famiglia di famiglie”, e quindi ad amare ciascuno con cuore paterno, con autentico distacco da voi stessi, con dedizione piena, continua e fedele: voi siete segno vivo che rimanda a Cristo Gesù, l’unico Buon Pastore.
 
Conformatevi a Lui, al suo stile di vita, con quel servizio totale ed esclusivo di cui il celibato è espressione.
Anche il sacerdote ha una dimensione sponsale; è immedesimarsi con il cuore di Cristo sposo, che dà la vita per la Chiesa sua sposa (cfr Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 24). 
Coltivate una profonda familiarità con la Parola di Dio, luce nel vostro cammino.
La celebrazione quotidiana e fedele dell’Eucaristia sia il luogo dove attingere la forza per donare voi stessi ogni giorno nel ministero e vivere costantemente alla presenza di Dio: è Lui la vostra dimora e la vostra eredità" 

- Papa Benedetto XVI -


Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 24 maggio 2018

Salva l’umanità - san Giovanni Paolo II, papa e don Tonino Bello

O Maria Immacolata,
a Te ricorriamo con affetto filiale:
illumina, guida,
salva l’umanità redenta da Cristo,
tuo Figlio e nostro Fratello!
Richiama i lontani,
converti i peccatori,
sostieni i sofferenti,
aiuta e conforta
chi già ti conosce e ti ama!
“Grandi cose di Te si cantano, o Maria,
perchè da Te è nato il Sole di giustizia,
Cristo, nostro Dio!

- san Giovanni Paolo II, papa -




AVE o MARIA - Santa Maria, donna di parte, come siamo distanti dalla tua logica! Tu ti sei fidata di Dio e, come Lui, hai scommesso tutto sui poveri, affiancandoti a loro e facendo della povertà l'indicatore più chiaro del tuo abbandono totale in Lui il quale "ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti; ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, ha scelto ciò che nel mondo è ignobi1e e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono".
Noi, invece, andiamo più sul sicuro.
Non ce la sentiamo di rischiare.
Ci vogliamo garantire dagli imprevisti.
Sarà pure giusto lo stile aleatorio del Signore, ma intanto preferiamo la praticità terra terra dei nostri programmi.
Sicché, pur declamando con la bocca i paradossi di Dio, continuiamo a fare assegnamento sulla forza e sul prestigio, sul denaro e  sull'astuzia, sul successo e sul potere. 
Quando ci decideremo, sul tuo esempio, a fare scelte umanamente perdenti, nella convinzione che solo passando dalla tua sponda potremo redimerci e redimere?

AVE O MARIA - Santa Maria, donna di parte, tienici lontani dalla tentazione di servire a due padroni.
Obbligaci a uscire allo scoperto.
Non farci essere così incauti da voler sperimentare impossibili conciliazioni degli opposti.
Preservaci dal sacrilegio di legittimare, per un malinteso senso dell' universalità cristiana, le violenze consumate a danno degli oppressi. 
Quando, per non dispiacere ai potenti o per paura di alienarcene i favori, pratichiamo sconti sul prezzo della verità, coprici il volto di rossore.
Liberaci dall'indifferenza di fronte alle ingiustizie e a chi le compie.
Ma donaci la tolleranza. Che è un'attitudine sperimentabile solo se si sta dalla parte dove ti sei messa tu. Perché, in fondo, anche noi siamo di parte. Ma i recinti che ci racchiudono trasudano scomuniche, sanno di setta, sono privi di attese, e non hanno profumi di liberazioni imminenti.

AVE O MARIA - Santa Maria, donna di parte, noi ti preghiamo per la Chiesa di Dio, che, a differenza di te, fa ancora tanta fatica ad allinearsi coraggiosamente con i poveri.
In teoria essa dichiara "l'opzione preferenziale" in loro favore. Ma in pratica rimane spesso sedotta dalle manovre accaparratrici dei potenti.
Nelle formulazioni dei suoi progetti pastorali decide di "partire dagli ultimi".
Ma nei percorsi concreti dei suoi itinerari si mantiene prudenzialmente al coperto, andando a braccetto coi primi. 
Aiutala a uscire dalla sua pavida neutralità.
Dalle la fierezza di riscoprirsi coscienza critica delle strutture di peccato che schiacciano gli indifesi e respingono a quote subumane i due terzi del mondo. Ispirale accenti di fiducia. E mettile sulle labbra le cadenze eversive del Magnificat, di cui, talvolta, sembra che abbia smarrito gli accordi. 
Solo così potrà dare testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace. E gli uomini si apriranno ancora una volta alla speranza di un mondo nuovo. Come avvenne quel giorno di duemila anni fa sui monti di Giuda.

AVE O MARIA.

- Don Tonino Bello -


Il 24 maggio, ricorre l’annuale festa della Beata Vergine Maria “Aiuto dei cristiani” , particolarmente venerata nel santuario di She Shan, presso Shanghai , in Cina», ha ricordato papa Francesco. 
«Tale ricorrenza – ha proseguito – ci invita ad essere uniti spiritualmente a tutti i fedeli cattolici che vivono in Cina. Per loro preghiamo la Madonna, perché possano vivere la fede con generosità e serenità, e perché sappiano compiere gesti concreti di fraternità, concordia e riconciliazione, in piena comunione col Successore di Pietro». 
«Carissimi discepoli del Signore in Cina – ha concluso il Papa rivolgendosi direttamente a loro – la Chiesa universale prega con voi e per voi, affinché anche tra le difficoltà possiate continuare ad affidarvi alla volontà di Dio. La Madonna non vi farà mai mancare il suo aiuto e vi custodirà col suo amore di madre».
(da papa Francesco, udienza generale di mercoledì 23 maggio 2018)

Nel 2013 a seguito di persecuzioni dei cristiani cinesi scrissi un post tutto dedicato alla Madre "aiuto dei cristiani" 

http://leggoerifletto.blogspot.it/2013/10/preghiera-nostra-signora-di-sheshan-cina.html



Buona giornata a tutti.  :-)