Visualizzazione post con etichetta Padre Michel Quoist. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Padre Michel Quoist. Mostra tutti i post

venerdì 9 novembre 2018

"L'oblio" ed "E' proibito" due splendide poesie di Pablo Neruda

Tutto l’amore in una coppa
ampia come la terra,
l’amore con stelle e spine
ti ho dato, ma camminasti
con piedi piccoli con tacchi sporchi
sul fuoco, spegnendolo.

Ahi grande amore, piccola amata!

Non mi fermai nella lotta.
Non cessai di marciare verso la vita,
verso la pace, verso il pane per tutti
ma ti alzai tra le mie braccia
e t’inchiodai ai miei baci
e ti guardai come mai
occhi umani torneranno a guardarti.

Ahi grande amore, piccola amata![..]

Resta sulla strada.
Per te è giunta la notte.
Forse all’alba
ci vedremo nuovamente.

Ahi grande amore, piccola amata!

- Pablo Neruda - 

Rose O'Neill - Paolo e Francesca (1905)

Diffida di quel particolare scoraggiamento che segue ai peccati contro la castità. 
Il vuoto psichico che essi creano, il malessere psicologico che li accompagna, l'impressione di essere tiranneggiato dall'istinto prepotente falsano il tuo giudizio, deformando la tua colpevolezza. 
I peccati della carne non sono i più gravi, mentre invece lo sono quelli contro la fede, la speranza e la carità.

- padre Michel Quoist -

da: “Riuscire” p. 274




Louis Icart (1888-1950), Golden Veil



È proibito
piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.

È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realtà.

È proibito non dimostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.

È proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.

È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.

È proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.

È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perchè le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.

È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgono meno della tua,
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle proprie mani.

È proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che ciò che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo può togliere.

È proibito non cercare la tua felicità,
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso.


- Pablo Neruda -


Buona giornata a tutti  :-)



venerdì 13 luglio 2018

La vita è bella, Signore - Padre Michel Quoist

La vita è bella Signore,
e voglio coglierla
come si colgono i fiori in un mattino di primavera.
Ma so, mio Signore,
che il fiore nasce
solo alla fine di un lungo inverno,
in cui la morte ha infierito.

Perdonami Signore, se a volte,
non credo abbastanza nella primavera della vita,
perché, troppo spesso,
mi sembra un lungo inverno
che non finisce mai di rimpiangere
le sue foglie morte
o i suoi fiori scomparsi.

Eppure con tutte le mie forze
credo in Te, Signore,
ma urto contro il tuo sepolcro e lo scorgo vuoto.

E quando gli apostoli d'oggi mi dicono
che ti hanno visto vivente
sono come San Tommaso,
ho bisogno di vedere e di toccare.
Dammi abbastanza fede,
ti supplico, Signore,
per aspettare la Primavera,
e nel momento più duro dell'inverno,
per credere alla Pasqua trionfante
oltre il Venerdì di passione. (...)

Signore tu sei risorto!
Dal sepolcro, grazie a Te,
la Vita è uscita trionfante.

La sorgente d'ora in poi non si prosciugherà mai,
Vita nuova, offerta a tutti,
per ricrearci per sempre
figli di un Dio che ci attende,
per le Pasque di ogni giorno
e di una gioia eterna.

Era Pasqua ieri, Signore,
ma è Pasqua anche oggi
ogni volta che accettando di morire in noi stessi,
con Te apriamo una breccia
nella tomba dei nostri cuori,
perché zampilli la Fonte
e scorra la Tua Vita.

E se tanti uomini,
nel loro sforzo umano
purtroppo, non sanno che sei già lì,
lo scopriranno più tardi
alla tua luce.

Era Pasqua ieri,
ma è Pasqua anche oggi,
quando un bambino divide le sue caramelle,
dopo avere in segreto lottato
per non tenersele tutte lui.

Quando marito e moglie si abbracciano di nuovo
dopo una discussione o una penosa rottura.
Quando i ricercatori scoprono
il rimedio che guarisce
e il medico riaccende la vita
che senza di lui si spegneva.

Quando le porte della prigione si aprono,
perché la pena è terminata,
e quando già nella sua cella
il carcerato divide le sigarette con i compagni.
Quando l'uomo dopo un lungo sforzo
trova lavoro
e porta a casa un po' di denaro guadagnato. (...)

Sì, Signore, la vita è bella,
poiché è tuo Padre che l'ha donata.
La vita è bella,
poiché sei Tu che ce l'hai ridata
quando l'avevamo perduta.
La vita è bella,
perché è la tua stessa Vita offerta per noi...
ma dobbiamo farla fiorire.
E per offrirtela ogni sera
devo raccoglierla
sulle strade degli uomini
come quel bimbo che passeggiando,
raccoglie i fiori dei campi
per farne un mazzo
da offrire ai suoi genitori.
Oh sì Signore,
fammi scoprire ogni giorno, sempre di più,
che la vita è bella!

- Padre Michel Quoist -


Il predicatore era in ritardo. Nella cappella del convento, le suore in attesa erano arrivate al quindicesimo mistero del Rosario, quando suonò il campanello della portineria. 
Trafelato, il predicatore si scusò imbarazzato dicendo alla superiora che l’attendeva: “ Mi dispiace, Madre, ma non sono riuscito a prepararmi …. “

“Non importa” rispose cortesemente la superiora. “ Parli pure a vanvera “.


La lingua più parlata nel mondo è “a vanvera “. 

Miliardi di parole, ogni giorno, ci investono, ci trafiggono, ci soffocano. 
Saper parlare è un gran dono. 
Perchè l’uomo non dica troppi spropositi Dio gli ha donato dieci dita perchè possa ricordare i suoi saggi consigli: 
“Che la tua prima parola sia buona... 
Che la tua seconda parola sia vera.... 
Che la tua terza parola sia giusta... 
Che la tua quarta parola sia generosa.... 
Che la tua quinta parola sia coraggiosa.... 
Che la tua sesta parola sia tenera.... 
Che la tua settima parola sia consolante....
Che la tua ottava parola sia accogliente....
Che la tua nona parola sia rispettosa....
E la tua decima parola sia saggia . 

Poi.... taci! ”.



- don Bruno Ferrero -
Fonte: La Vita è tutto quello che abbiamo di Bruno Ferrero, casa editrice ElleDiCi


Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 27 giugno 2018

Ho preso la parola, Signore - Padre Michel Quoist

Ho preso la parola, Signore, e sono stizzito,
Sono stizzito perché mi sono agitato, speso, con il gesto e con la voce.
Ce l'ho messa tutta nelle mie frasi, nelle mie parole,
E temo di non aver dato l'essenziale.
Perché l'essenziale non è in mio potere, Signore, e le parole sono troppo strette per contenerlo.

Ho preso la parola, Signore, e son inquieto,
Ho paura di parlare, perché è grave;
E' grave disturbare gli altri, farli uscire da loro, immobilizzarli sulla soglia di casa loro;
E' grave trattenerli lunghi minuti, a mani tese, cuore teso, alla ricerca di un lume o di un po' di coraggio per vivere e per agire.
Se io li rimandessi a mani vuote, Signore!

Eppure debbo parlare.
Mi hai donato la parola per alcuni anni, e debbo servirmene.
Son debitore della mia anima agli altri, e sulle mie labbra le parole attendono per trasportarla presso gli altri in lunghi convogli serrati.
Perché l'anima non saprebbe esprimersi se le fosse tolta la parola.

Non si sa nulla del bimbo racchiuso nella sua carne
E la famiglia tutta esulta quando, a sillabe, a parole, a frasi, la sua anima appare davanti alla nostra anima.
Ma la famiglia si raccoglie disperata al capezzale del morente, ascoltando religiosamente le ultime parole, che egli pronuncia.
Egli se ne va, chiudendosi nel silenzio, ed i parenti non conosceranno più la sua anima quando pietosamente ne avranno chiuso gli occhi e serrato le labbra.

La parola è una grazia, Signore, e non ho il diritto di tacere per orgoglio, viltà, negligenza o paura dello sforzo.
Gli altri hanno diritto alla mia parola, alla mia anima, perché ho un messaggio da trasmettere da parte Tua. E nessun altro che me, Signore, sarebbe in grado di dirlo loro.
Ho una frase da pronunciare, breve, forse, ma ripiena della mia vita.
Non mi posso sottrarre.
Ma le parole che lancio debbono essere parole vere.
Sarebbe abuso di fiducia captare l'attenzione altrui se sotto la scorza delle parole non dessi la verità dell'anima.
Le parole che spando debbono essere parole vive, ricche di quanto la mia anima unica ha colto del mistero del mondo e del mistero dell'uomo.
Le parole che dono debbono essere portatrici di Dio, perché le labbra, che mi hai donato, Signore, sono fatte per dire la mia anima, e la mia anima Ti conosce e ti tiene avvinto.

Perdonami, Signore, per aver parlato tanto male;
Perdonami per aver spesso parlato per non dir nulla;
Perdonami i giorni in cui ho prostituito le mie labbra
pronunciando parole vuote,
parole false,
parole vili,
parole in cui Tu non hai potuto infiltrarti.

Sorreggimi quando debbo prendere la parola in un'assemblea, intervenire in una discussione, conversare con un fratello.
Fa soprattutto, o Signore, che la mia parola sia un seme
E che quanti ricevono le mie parole possano sperare una bella messe.

Padre Michel Quoist
da: "Preghiere", ed. Marietti, Torino 1963, pagg. 72,74



Se vuoi essere gradito alle persone che incontri, parla loro di ciò che le interessa e non di ciò che interessa te.
Va incontro all'altro. Tendere la mano è sorridere, è sostenere, è dire "e il vostro bimbo come sta?", "che cosa è accaduto, povero amico mio?", e in ciascuna di queste brevi frasi, metti te stesso tutto intero, metti tutto l'amore del Signore che eternamente chiama.

- Padre Michel Quoist -


Se la nota dicesse: non è una nota che fa la musica …
non ci sarebbero le sinfonie
Se la parola dicesse:
non è una parola che può fare una pagina …
non ci sarebbero i libri
Se la pietra dicesse:
non è una pietra che può alzare un muro …
non ci sarebbero le case
Se la goccia d'acqua dicesse:
non è una goccia d'acqua che può fare il fiume …
non ci sarebbe l'oceano
Se il chicco di grano dicesse:
non è un chicco di grano che può seminare il campo …
non ci sarebbe il pane
Se l'uomo dicesse:
non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità …
non ci sarebbero mai né giustizia né pace,
né dignità né felicità nella terra degli uomini.
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota,
Come il libro ha bisogno di ogni parola,
Come la casa ha bisogno di ogni pietra,
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua,
Come la messe ha bisogno di ogni chicco,
L'umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile.

- Padre Michel Quoist -


Buona giornata a tutti. :-)




domenica 19 novembre 2017

La buca nel marciapiede -

Mi alzo una mattina, esco di casa, c'è una buca nel marciapiede, non la vedo, ci casco dentro.
- Giorno dopo, esco di casa, mi dimentico che c'è una buca nel marciapiede, e ci ricasco dentro.
- Terzo giorno, esco di casa cercando di ricordarmi che c'è una buca nel marciapiede, e invece non me lo ricordo, e ci casco dentro.
- Quarto giorno, esco di casa cercando di ricordarmi della buca nel marciapiede, me ne ricordo, e ciononostante non vedo la buca e ci casco dentro.
- Quinto giorno, esco di casa, mi ricordo che devo tener presente la buca nel marciapiede e cammino guardando per terra, e la vedo, ma anche se la vedo, ci casco dentro.
- Sesto giorno, esco di casa, mi ricordo della buca nel marciapiede, la cerco con lo sguardo, la vedo, cerco di saltarla, ma ci casco dentro.
- Settimo giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, salto, sfioro con la punta dei piedi il bordo dall'altra parte, ma non mi basta e ci casco dentro.
- Ottavo giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, salto, atterro dall'altra parte! Mi sento così orgoglioso di esserci riuscito, che mi metto a saltellare per la gioia... e mentre saltello, casco di nuovo nella buca.
- Nono giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, la salto, e proseguo per la mia strada.
- Decimo giorno, soltanto oggi, mi rendo conto che è più comodo e sicuro camminare sul marciapiede di fronte.

La strada della vita è disseminata di buche: abitudini, vizi piccoli e grandi, mancanze fastidiose eppure sempre uguali. 
In famiglia si litiga sempre per le stesse cose, si confessano sempre gli stessi peccati, si commettono sempre gli stessi errori. 
Convertirsi significa prendere l'altro marciapiede.



Peccare - Padre Michel Quoist

Sono caduto, Signore.
Ancora.
Non ne posso più, mai ce la farò.
Ho vergogna di me, non oso più guardarTi.
Pure, ho lottato, Signore, perché Ti sapevo vicino a me, chino su di me, attento.
Ma la tentazione si è scatenata come una tempesta, ed ho voltato il capo, e mi sono allontanato, mentre Tu restavi, silenzioso e dolorante, come un fidanzato tradito che vede il suo amore allontanarsi nelle braccia del rivale.
Quand'è cessato il vento, caduto di colpo come di colpo s'era scatenato, quando s'è spento il fulmine dopo aver fieramente illuminato la penombra, in un momento, mi son ritrovato solo, vergognoso, disgustato, con il mio peccato nelle mani.
Quel peccato che mi nausea, inutile oggetto che vorrei gettar via; quel peccato che ho voluto e che non voglio più, quel peccato che infine ho raggiunto allontanandoTi freddamente, Signore, quel peccato che ho colto, poi consumato, avido.
Ora lo posseggo, anzi mi possiede, come la tela del ragno tiene prigioniero il moscerino.
E' mio, mi sta attaccato, è entrato in me, non posso disfarmene.
Mi pare che si veda, ho vergogna di stare in piedi, vorrei strisciare per sfuggire gli sguardi, ho vergogna di comparire davanti al mio amico, ho vergogna di comparire davanti a Te, o Signore, perché Tu mi amavi ed io Ti ho dimenticato.
Ti ho dimenticato perché ho pensato a me.
Signore, non guardarmi così.
Perché sono nudo, sono sporco, sono a terra, lacero, non ho più forze, non oso più promettere nulla, non posso che restare là, curvo, innanzi a Te.

Via, piccolo, rialza il capo. Non è soprattutto il tuo orgoglio ferito?
Se mi amassi, avresti dispiacere, ma avresti fiducia.
Credi che l'amor di Dio abbia limiti? Credi che un solo momento Io abbia cessato di amarti?
Ma fai ancora affidamento su di te, piccolo, non devi fare affidamento che su di Me.
Chiedimi perdono e poi rialzati vivamente, perché, vedi, la cosa più grave non è cadere, ma restare a terra.

- Padre Michel Quoist - 

Cripta del peccato originale - Matera (Italy)


Buona giornata a tutti. :-)


iscriviti alla mia pagina YouTube





domenica 10 settembre 2017

La partita notturna - Padre Michel Quoist

Questa sera, allo stadio, la notte si agitava, popolata di diecimila ombre,
e quando i proiettori ebbero dipinto in verde il velluto dell'immenso campo,
la notte intonò un coro, nutrito di diecimila voci.
Infatti il maestro di cerimonie aveva fatto segno di iniziare la funzione.
L'imponente liturgia si svolgeva dolcemente.
Il pallone bianco volava da ministro a ministro 
come se tutto fosse stato minuziosamente preparato in precedenza.
Passava dall'uno all'altro, correva raso terra o volava sopra le teste.
Ognuno era al suo posto, ricevendolo alla sua volta, con colpo misurato lo passava all'altro, 
e l'altro era là per accoglierlo e trasmetterlo.
E siccome ognuno faceva il suo lavoro dove occorreva, siccome forniva lo sforzo richiesto, siccome sapeva di aver bisogno di tutti gli altri, lentamente, ma sicuramente, il pallone avanzava; e quand'ebbe raccolto il lavoro d'ognuno, quand'ebbe riunito il cuore degli undici giocatori, la squadra gl'impresse un soffio e segnò il goal della vittoria.
Dopo la partita, a stento l'immensa folla si disperdeva nelle strade troppo strette, ed io pensavo, o Signore, che la storia umana, per noi lunga partita,
per Te era questa grande Liturgia, meravigliosa cerimonia iniziata all'aurora dei tempi, che terminerà quando l'ultimo ministro avrà compiuto l'ultimo gesto.
In questo mondo, o Signore, abbiamo ognuno il nostro posto; allenatore previdente, da sempre Tu ce lo destinavi.
Tu hai bisogno di noi qui, i nostri fratelli han bisogno di noi e noi abbiamo bisogno di tutti.
Non ha importanza il posto che io occupo, o Signore, 
ma la perfezione e l'intensità della mia presenza.
Che importa che io sia avanti o indietro, se sono al massimo quello che debbo essere? 


Ecco, o Signore, la mia giornata davanti a me... 


Non ho riparato troppo sul fallo, criticando gli sforzi degli altri, le mani in tasca?
Ho tenuto bene il mio posto, e mi hai Tu incontrato sul campo quando lo guardavi?
Ho ricevuto bene il "passaggio" del vicino e quello dell'altro dall'altra estremità del campo?
Ho "servito" bene i miei compagni di squadra, 
senza giocare troppo personalmente per mettermi in mostra?
Ho "costruito" il gioco in modo da ottenere la vittoria con il contributo di tutti?
Ho lottato fino in fondo nonostante gli scacchi, i colpi e le ferite?
Non sono stato turbato dalle dimostrazioni dei compagni e degli spettatori,
scoraggiato dalla loro incomprensione e dai loro rimproveri, insuperbito dai loro applausi?
Ho pensato di pregare la mia partita, non dimenticando che agli occhi di Dio 
questo gioco degli uomini è la funzione più religiosa?
Ora vado a riposarmi negli spogliatoi, Signore; e domani, se Tu darai il calcio d'avvio, giocherò un altro tempo, e così ogni giorno...
Fa' che questa partita celebrata con tutti i miei fratelli 
sia l'imponente liturgia che Tu aspetti da noi, affinché quando il tuo ultimo fischio interromperà le nostre esistenze noi siamo selezionati per la Coppa del Cielo.

- Padre Michel Quoist -



Signore, mi senti?
Soffro tremendamente.  Asseragliato in me stesso, prigioniero di me stesso. Non sento che la mia voce, non vedo che me stesso, e dietro di me non v'è che sofferenza.
Signore, mi senti?
Liberami dal mio corpo, che è tutto brama, e tutto quello che tocca con i suoi innumerevoli grandi occhi, con le sue mille mani tese, è solo per coglierlo e cercare di calmare la sua insaziabile fame.
Signore, mi senti?
Liberami dal mio cuore, tutto gonfio di amore, ma, mentre credo di amare pazzamente, intravvedo rabbioso che ancora amo me stesso nell'altro.
Signore, mi senti?
Liberami dal mio spirito, pieno di se stesso, delle sue idee, dei suoi giudizi; non sa dialogare, perchè non lo colpisce altra parola fuorchè la sua.
Solo, mi annoio, mi detesto, mi disgusto, e mi rigiro nella mia sudicia pelle come il malato nel suo letto bruciante da cui vorrebbe scappare.
Tutto mi sembra brutto, mostruoso, senza luce, ... perchè non posso veder nulla se non attraverso me.
Mi sento disposto ad odiare gli uomini ed il mondo intero, ... per dispetto, perchè non li posso amare. Vorrei uscire, vorrei camminare, correre verso un altro paese.
So che esiste la GIOIA, l'ho vista raggiare sui volti.
So che brilla la LUCE, l'ho vista illuminare gli sguardi.
Ma Signore, non posso uscire, insieme amo e odio la mia prigione, perchè la mia prigione sono io.
Ed io mi amo, mi amo, o Signore, e mi faccio ribrezzo.
Signore, non trovo neppure più la porta di casa mia.
Mi trascino tastoni, accecato, urto nelle mie stesse pareti, nei miei propri limiti, mi ferisco.
Ho male, Ho troppo male, e nessuno lo sa, perchè nessuno è entrato in casa mia.
Sono solo, solo.
Signore, Signore, mi senti?
Signore, indicami la mia porta, prendi la mia mano.
Apri. Indicami la Via, la via della GIOIA, della LUCE.
... Ma ...
Ma, o Signore, mi senti Tu?

Figliuolo, Io ti ho sentito. Mi fai compassione.
Da tanto tempo spio le tue imposte chiuse.
Aprìle, la Mia luce ti rischiarerà.
Da tanto tempo Io sono davanti al tuo uscio sprangato, aprilo, mi troverai sulla soglia.

Io ti attendo, gli altri ti attendono, ma bisogna aprire, ma bisogna uscire da te.
Perchè rimanere prigioniero di te stesso? Sei libero. Non ho chiuso Io la tua porta, non posso riaprirla Io, ... perchè sei tu dall'interno a tenerla solidamente sprangata.

- Padre Michel Quoist -



Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 24 agosto 2017

Guardare la vita con gli occhi di Dio - Padre Michel Quoist

Se sapessimo guardare la vita con gli occhi di Dio, vedremmo che nulla è profano nel mondo, ma che, al contrario, tutto ha parte nella costruzione del suo Regno. 
Così, avere fede non è solamente alzare gli occhi per contemplare Dio, ma è guardare la terra con gli occhi di Cristo.
Se avessimo permesso allo Spirito di penetrare il nostro essere, se avessimo a sufficienza, purificato il nostro sguardo, il mondo non sarebbe più per noi un ostacolo, ma un invito costante a lavorare per il Padre, perché in Gesù venga il suo Regno sulla terra come nel cielo.
Aumenta la nostra fede per guardare e "vedere" la vita. 
Apri i nostri occhi Signore! Amen.

- Padre Michel Quoist -



La piantina 

Spinto da un milione di ali di fuoco accese dall'uomo, il razzo si fa un tunnel nel cielo, e tutti acclamano.
Spinta da un solo pensiero di Dio, la piantina si fa strada con urgenza nello spessore nero, e quando ha bucato il cielo pesante del suolo e si lancia su verso gli spazi esterni, neanche uno le batte le mani.

- Marcie Hans -



Semina, semina
l'importante è seminare:
un po', molto,
tutto il grano della speranza.
Semina il tuo sorriso,
perché tutto splenda intorno a te.
Semina la tua energia,
la tua speranza
per combattere e vincere
la battaglia quando sembra perduta.
Semina il tuo coraggio
per risollevare quello degli altri.
Semina il tuo entusiasmo
per infiammare il tuo prossimo.
Semina i tuoi slanci generosi,
i tuoi desideri, la tua fiducia,
la tua vita.
Semina tutto ciò che c'è di bello in te,
le piccole cose, i nonnulla.
Semina, semina e abbi fiducia,
ogni granellino arricchirà un piccolo angolo della terra.

- don Ottavio Menato -


Buona giornata a tutti. :-)









giovedì 6 luglio 2017

Lo sguardo - Padre Michel Quoist -

Adesso Signore, sto per chiudere le mie palpebre,
perché i miei occhi questa sera hanno finito il loro lavoro,
e il mio sguardo sta per rientrare nella mia anima
dopo aver girato una giornata nel giardino degli uomini.
Grazie, Signore, per i miei occhi, finestre aperte sullo spazio.
Grazie per lo sguardo che trasporta la mia anima
come il raggio generoso conduce la luce e il calore del tuo sole.
Io ti prego nella notte, affinché domani, Signore,
quando aprirò i miei occhi al chiarore del mattino,
essi siano pronti a servire la mia anima e il suo Dio.
Fa' che i miei occhi siano chiari, Signore,
e che il mio sguardo limpido dia fame di purezza.
Fa' che non sia sguardo deluso, disilluso, disperato.
Ma che sappia ammirare, estasiarsi, contemplare.
Concedi ai miei occhi di sapersi chiudere per ritrovarti meglio,
ma senza che si distolgano mai dal mondo perché essi ne hanno paura.
Concedi al mio sguardo di essere profondo
per riconoscere nel mondo la tua presenza.
E fa' che mai i miei occhi si chiudano sulla miseria degli uomini.
Che il mio sguardo, Signore, sia pulito e saldo,
ma sappia intenerirsi e che i miei occhi siano capaci di piangere.
Fa' che il mio sguardo non sporchi colui che tocca.
Che non disturbi ma plachi.
Che non rattristi ma comunichi Gioia.
Che non seduca per tener prigioniero,
ma sia invitante e aiuti a superare se stessi.
Fa' che disturbi il peccatore affinché vi riconosca la tua luce,
ma che sia solo un rimprovero per incoraggiare.
Fa' che il mio sguardo sconvolga, perché è un incontro, l'incontro con Dio.
Che sia l'appello, lo squillo di tromba
che mobilita tutto il mondo sulla soglia di casa,
non a causa mia, Signore, ma perché Tu stai per passare.
Affinché il mio sguardo sia tutto questo, Signore,
una volta di più, questa sera, io ti offro la mia anima.
Ti offro il mio corpo.
Ti offro i miei occhi così che guardando gli uomini, miei fratelli,
sia tu a guardarli,
e che attraverso me Tu faccia loro un richiamo.

- Padre Michel Quoist -





Prudenti, sì; diffidenti, no. Date a tutti la fiducia più totale, con tutti siate nobili. 

- Josemaría Escrivá de Balaguer - 


Arroganza

Caro Dio,
liberami dal falso orgoglio;
liberami dall'arroganza
che accompagna un'immagine di sé gonfiata.
Preservami dall'alterigia,
da un ego sovraccarico
derivante da un io vuoto.
Fa' che impari a essere soddisfatto di me stesso;
che non senta mai il bisogno
di sminuire qualcuno
per acquisire valore e importanza,
per sentirmi
stimato e degno.

Rabbi Nachman di Brazlav - 


Buona giornata a tutti. :-)


iscriviti al mio canale YouTube