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venerdì 21 ottobre 2016

Quella sera – Padre David Maria Turoldo

Anche il sole tardava a morire quella sera: 
sostava una luce strana sulle case 
e sopra le facce della gente, e dalle strade 
saliva un silenzio ancora più strano:
solo dalla Grande Piazza - il palco ove 
si affrontano Speranza e Delusione 
da sempre - si spandeva nell'aria un murmure 
che mai nessuno aveva udito finora: 
un murmure da sottosuolo, sommesso: 
un sospiro delle cose pareva 
ancor prima di farsi umana coscienza, 
voce fusa del mondo: quella sera 
tutto il mondo si era fermato,

la gente era sulle porte, in silenzio, 
solo con il capo qualcuno accennava a quell'unica Cosa:
nessuno osava dire all'altro 
quanto era impossibile dire, e tutti
piangevamo di gioia e di dolore: 
tutti improvvisamente orfani!
Forse solo alla tua morte, Francesco
- tra le morti umane - così 
la gente che sapeva, deve 
aver cantato e pianto 
come tutto il mondo e noi, 
quella sera! E subito 
udito "l'Ite" della preghiera 
posto per Caso divino a sigillo 
della favolosa "Leggenda", oh quanti 
per le vie si abbracciavano! Perfino 
il fratello ateo (ma chi era ateo, almeno quella sera!)

e il mussulmano e l'ebreo e il fratello riformato piangevano
quella sera! E il negro e l'olivastro... Uno aveva appena 
scritto: "sono un buddista: Dio vi ama"! 
Anche il bianco era un fratello quella sera...
E tutti a dire:
sì, il genere umano è uno
il mondo può essere uno
sì, ogni terra può essere in pace.
Avevi appena varcato la Notte del Fuoco:
era la feria prima di Pentecoste:
per te ora di nuova fiamma splendeva la Chiesa,
o Papa Giovanni, tu padre del mondo!
E tutti noi, per giorni, a narrare
la tua lunga agonia in faccia all'universo:
la enciclica più vera: una morte
ancora all'antica, la bella
morte fra tanta nostra
morte organizzata: questa
nostra morte "industriale"...
Tutti, quei giorni, a evocare le tue
parole di addio:

"Figlioli cercate ciò che vi unisce e non quanto divide!"
Dicevi di offrir la tua vita per la pace:
"saremo sempre amici!", dicevi!
E dal palco la Speranza bandiva
la Delusione: almeno quella sera!


II°
Papa Giovanni, tu padre del mondo, uomo della pace per tutte le terre: così 
hai scritto: a rispetto di tutte le fedi e razze e culture: "in terris", quale necessaria e libera armonia per tutto l'universo: tu
che hai creduto alla Ragione perciò hai bollato di follia la guerra:
Papa Giovanni, tu padre del mondo, uomo
che eri serenamente timorato del divino mistero
perciò non amavi i profeti di sventura
e dicevi di quale pace soave lo spirito
gode pur dentro la bufera: e tu per primo
lassù così in alto, finalmente hai distinto
l'errante dall'errore e perciò eri
amico di tutto l'universo umano,
e dicevi che verità antica
per nuova lingua si fa novella...
Papa Giovanni, tu padre del mondo
che mai dalla terra hai tagliato le radici
mai rinnegata la origine tua
di uomo della terra:
i poveri sono ancora traditi e soli,
impedita anche da noi
la loro liberazione;
e fratelli continuano ancora
a morire di morte caina;
e il Grande Potere subito calpesta
appena germogli di speranza
accennino a fiorire: poiché nulla
di nuovo deve avvenire
e meno ancora se da Oriente!...
E intanto il mondo é di nuovo ferito e più
neppure alla porta del tempio attende:
Papa Giovanni, tu padre del mondo, uomo
di fede, ritorna...
ritorna almeno tu a dirci: "poiché
non ho né oro né argento...
io vi dico: alzatevi
e riprendete il cammino!..."

(Padre David M. Turoldo)
Priorato S. Egidio 24039 Sotto il Monte (BG)

Pubblicata in Servitum quaderni di spiritualità n. 59/60 sett.-dic. 1988, numero monografico: "L'eredità spirituale di Papa Giovanni" pagg. 7-10.



 Mettiamo l’orgoglio sotto i piedi e saremo liberi, sereni e fraterni: saremo creature che vivono e testimoniano la risurrezione di Cristo. 


- San Giovanni XXIII, papa -




 Mi lascerò schiacciare, ma voglio essere paziente e buono fino all’eroismo. Solo allora sarò meritevole di partecipare al sacerdozio di Gesù Cristo. 


Papa Giovanni XXIII -
da: Il giornale dell'anima



Non mi occorre adoperare forme dure per tenere il buon ordine. 
La bontà vigilante, paziente e longanime arriva ben più in là e più rapidamente che non il rigore e il frustino. E non soffro neanche illusioni o dubbi su questo punto. 



Papa Giovanni XXIII -
da: Il giornale dell'anima 


Buona giornata a tutti. :-)



sabato 12 marzo 2016

E dunque anche Tu ateo? - Padre David Maria Turoldo

E dunque anche Tu ateo?
Fu questa la tua vera Notte, Signore,
la tua discesa agl'Inferi
avanti che ti accogliesse nel suo ventre la terra.
Credere in Lui e dubitare di Lui,
dire a tutti che ti ama,
e consumarti di amore,
e sentire che sei abbandonato.
"Padre, Abbà, papà!..."
Ora invece appena:
"Dio"; sia pure "tuo Dio"!
Alla fine, dunque non più padre?
O, perfino, che non esista?
Ma come poi avresti potuto dire:
"Nelle tue mani rimetto lo spirito"?
Avresti vinto per un atto di fede senza speranza?
Pur perduto dentro l'abisso del Nulla
ancora credevi?
Resurrezione, non altro è la risposta.
Ma Tu
non sapevi!
Come noi non sappiamo.
E compatta
ancora sale sul mondo
la Notte.
(Padre David Maria Turoldo)


Uomini, non invocatemi più

«Uomini, non invocatemi più ». È il primo dei tuoi comandamenti: « Non nominate il nome di Dio invano ». 
Cosa abbiamo fatto del tuo nome, Signore! 
Cosa dice ormai questo nome agli uomini? A che serve? È ancora la sua voce: «Non nominatemi invano, non disturbatemi con le vostre ciance ». 
Infatti ci sono preghiere che possono essere bestemmie (le mie forse). 
Come possono esserci bestemmie di disperati (secondo il nostro giudizio), le quali invece sono preghiere. « lo non so cosa farmene dei vostri incensi. 
Non continuate più a recare offerte inutili. Il novilunio, il sabato e le altre feste comandate non le posso soffrire. Le vostre solennità mi sono di peso, sono stanco di sopportarle: finché regna l'iniquità nelle vostre riunioni. Lavatevi, mondatevi, togliete via dagli occhi miei la malizia delle vostre intenzioni ». 
«Non nominatemi più almeno per molti anni. Avete fatto scudo di me ai vostri orgogli, avete coperto col mio nome cose innominabili. Avete innalzato nel centro delle vostre città il vitello d'oro e lo avete adorato come vostro Dio. 
E nel mio nome avete tenuto buoni tutti i poveri della terra, miei veri tabernacoli di carne. Invece di vendicarli. 
Nessuno che almeno preghi insieme ai miei poveri nelle vostre chiese. 
«Non invocate più il mio nome quando assumete le cariche del governo del mondo, o quando celebrate i vostri processi. E poi non siete capaci di trasformare una spada in vomero e una lancia in falce, o gente fomentatrice di guerre, uomini perennemente in guerra contro i vostri fratelli: gente divisa in mille religioni. Voi non siete che giudici di parte, e sempre nel mio nome. 
E non pensate che ai vostri diritti, a ciò che voi e non io chiamate diritto. 
Il diritto per me è solo di colui che è umiliato e offeso ed è senza lavoro e senza pane; il diritto è di quanti voi scartate dalle vostre assemblee e rapinate coi vostri sistemi detti civili. 
«Non nominatemi più fino a quando un solo fanciullo è rovinato da voi grandi; fin quando milioni e milioni di figli miei sono esclusi dai vostri guadagni, ridotti alla fame e alla morte. E poi non date a me la colpa, poiché ci sono più ricchezze sulla terra che astri nel cielo. 
Voi non sapete che cosa è un uomo, un solo uomo per me: ogni uomo che soffre è il mio Cristo, grumo di fango e lacrime del Figlio mio. 
«A me basta che ci sia qualche giusto sulla terra per perdonarvi, quelle creature semplici che voi non sapete neppure se esistono: è solo per costoro che non mi pento di avervi creato. La mia gloria è l'uomo, e però questo non l’avete ancora capito. Ma non abbiate paura: per questi figli miei, un resto (il piccolo resto d'Israele!), io salverò ugualmente la mia creazione. 
«Solo non voglio, non voglio che vi facciate belli col mio nome. 
Ci sono atei - così voi li chiamate - che mi sono più vicini di voi. Voi non sapete dove mi nascondo. «Non nominatemi più, uomini, almeno per molti anni. Quale altro nome fu così macchiato e deturpato? Quanto è il sangue innocente versato in mio onore? E quante le ingiustizie che fui costretto a coprire?
«Per favore non nominate il mio nome invano ».

- David Maria Turoldo -
(da «Madre », maggio 1967)



Ciò che voglio non è forse sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’ introdurre in casa i miseri,
senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora. (Is. 58, 6-8)

Buona giornata a tutti. :-)




martedì 24 marzo 2015

Mons Oscar Arnulfo Romero, vita e preghiere

Il 24 marzo 1980, mentre stava celebrando la messa nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza, l’Arcivescovo di San Salvador Oscar Romero fu ucciso da un sicario, su mandato di Roberto D'Aubuisson, leader del partito nazionalista conservatore Arena (Alianza Republicana Nacionalista). 
Ancora una volta, nell'omelia, aveva ribadito la sua denuncia contro il governo di El Salvador, che aggiornava quotidianamente le mappe dei campi minati mandando avanti bambini che restavano squarciati dalle esplosioni. L'assassino sparò un solo colpo, che recise la vena giugulare mentre Romero elevava l'ostia nella consacrazione.
Oscar Arnulfo Romero nacque a Ciudad Barrios di El Salvador il 15 marzo 1917, da una famiglia modesta. Suo padre era telegrafista, sua madre una semplice donna del popolo. All’età di 12 anni venne avviato come apprendista presso un falegname. Ma nel 1930, a 13 anni, entrò nel seminario minore di San Miguel e poi, nel 1937, nel seminario maggiore di San José de la Montana a San Salvador, retto dai gesuiti. 

Sempre nel 1937, all’età di 20 anni, fece il suo ingresso all’Università Gregoriana di Roma dove si licenziò in teologia nel 1943. 
A Roma, in piena guerra mondiale, venne ordinato sacerdote un anno prima del conseguimento della licenza. 
Rientrato nella sua terra natale, si dedicò con passione all’attività pastorale come parroco. 
Divenne presto direttore della rivista ecclesiale “Chaparrastique” e, subito dopo, direttore del seminario interdiocesano di San Salvador. 
In seguito ebbe numerosi incarichi prestigiosi sino al 22 febbraio 1977, quando venne nominato vescovo dell’archidiocesi di San Salvador, proprio nel periodo in cui nel paese si scatenava la repressione sociale e politica. 
La nomina di Mons. Romero ad arcivescovo di San Salvador fu una gioia per il governo ed i gruppi di potere, che vedevano in questo religioso di 59 anni un possibile freno alle attività d’impegno con i più poveri che stava sviluppando l’arcidiocesi. Ma l’illusione durò poco. Un fatto successo poche settimane più tardi si rivelò decisivo nella scalata della violenza sofferta nel Salvador e chiarì la futura linea d’azione di Romero: il 12 marzo 1977 venne assassinato il padre gesuita Rutilio Grande, che collaborava alla creazione di gruppi contadini di auto-aiuto e buon amico di Mons. Romero. 
Il neo eletto arcivescovo insistette col presidente Molina perché investigasse le circostanze della morte e, di fronte alla passività del governo e al silenzio della stampa a causa della censura, minacciò persino la chiusura delle scuole e l’assenza della Chiesa Cattolica negli atti ufficiali. 
Passò poco tempo che le notizie della sua inaspettata attività in favore della giustizia sociale cominciarono a giungere lontano. 
La posizione di Oscar Romero iniziò ad essere riconosciuta e valorizzata a livello internazionale: il 14 febbraio 1978 fu nominato Doctor Honoris Causa dall’Università di Georgetown; nel 1979 fu candidato al premio Nobel per la pace e nel febbraio 1980 fu nominato Doctor Honoris Causa dall’Università di Lovagno, in Belgio. 
Nel corso di questo viaggio in Europa ebbe un incontro con papa  Giovanni Paolo II e gli comunicò le sue preoccupazioni di fronte alla terribile situazione che stava attraversando il suo paese. 
Nel 1980 il Salvador visse un periodo particolarmente violento. Si calcola che, tra gennaio e marzo di questo anno, furono assassinati più di 900 civili da parte delle forze di sicurezza, delle unità armate o da gruppi paramilitari sotto controllo militare. Tutti sapevano che il governo agiva in stretta relazione con il gruppo terrorista Orden e gli squadroni della morte. 
Appena rientrato dal suo viaggio in Europa l’arcivescovo Romero inviò una lettera al presidente degli Stati Uniti nella quale si opponeva agli aiuti che gli Stati Uniti stavano offrendo al governo salvadoregno, aiuti che fino a quel momento avevano favorito soltanto lo stato di repressione in cui viveva il popolo. 
La risposta del presidente statunitense, si tradusse in una petizione al Vaticano perché richiamasse all’ordine l’arcivescovo. Ciò nonostante, in altri paesi continuava il riconoscimento del lavoro di Mons. Romero: nello stesso periodo ricevette il premio della Pace dell’Azione Ecumenica Svedese. Alla fine di febbraio Mons. Romero venne a conoscenza delle minacce di morte contro la sua persona; ricevette anche un avviso del pericolo da parte del Nunzio Apostolico in Costa Rica Mons. Lajos Kada e agli inizi di marzo venne danneggiata una cabina di trasmissione della radio panamericana che trasmetteva le sue omelie domenicali. 
Nei giorni 22 e 23 marzo le religiose che gestivano l’ospedale della Divina Provvidenza, dove viveva l’arcivescovo, ricevettero chiamate telefoniche anonime che minacciavano il prelato di morte. 
Il 24 di marzo Oscar Arnulfo Romero venne assassinato da un tiratore scelto mentre celebrava la messa nella cappella di questo ospedale. 
La Chiesa anglicana, la Chiesa luterana e la Chiesa vetero-cattolica commemorano Mons. Oscar Romero come martire il giorno 24 marzo.
La Chiesa cattolica aprì nel 1997 la causa di beatificazione.  Il lungo oblio è stato interrotto da Papa Francesco che il  22 aprile 2013, “ha sbloccato la causa di beatificazione”.
Da morto Oscar Romero fa più rumore che da vivo. 

Per la sua gente e nel mondo, egli è martire, per aver voluto illuminare la politica e la vita sociale, dando un messaggio di speranza nella realizzazione di un mondo migliore. Non è morto invano. La sua voce è rimasta nel cuore del suo popolo, dove nessuno potrà mai spegnerla.





















"Sento che il popolo è il mio profeta"

- Mons. Oscar Romero - 



Uomini per il Regno di Dio

Fuori dalla chiesa ogni persona che lotta per la giustizia, ogni persona che cerca rivendicazioni giuste in un ambiente ingiusto, sta anche lavorando per il Regno di Dio e può darsi che non sia cristiana. 

La chiesa non esaurisce il Regno di Dio. 
Il Regno di Dio sta in maggior parte al di fuori delle frontiere della chiesa e pertanto la chiesa apprezza tutto ciò che in sintonia con la sua lotta per impiantare il Regno di Dio. 
Una chiesa che cerca solamente di conservarsi pura, incontaminata, non sarebbe una chiesa al servizio di Dio e degli uomini (3.12.78)

- Moms. Oscar Romero - 


Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare, ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, che il mio sangue sia un seme di libertà e il segno che la speranza sarà presto realtà....
Se mi uccideranno risorgerò nel popolo salvadoregno.

- Mons. Oscar Romero -


In memoria del Vescovo Romero - Padre Davide Maria Turoldo

In nome di Dio vi prego, vi scongiuro,
vi ordino: non uccidete!
Soldati, gettate le armi...
Chi ti ricorda ancora,
fratello Romero?
Ucciso infinite volte
dal loro piombo e dal nostro silenzio.
Ucciso per tutti gli uccisi;
neppure uomo,
sacerdozio che tutte le vittime
riassumi e consacri.
Ucciso perché fatto popolo:
ucciso perché facevi
cascare le braccia
ai poveri armati,
più poveri degli stessi uccisi:
per questo ancora e sempre ucciso.
Romero, tu sarai sempre ucciso,
e mai ci sarà un Etiope
che supplichi qualcuno
ad avere pietà.
Non ci sarà un potente, mai,
che abbia pietà
di queste turbe, Signore?
nessuno che non venga ucciso?
Sarà sempre così, Signore?




Buona giornata a tutti :-)





giovedì 1 gennaio 2015

Signore, guarda a questo nostro tempo - Padre de la Tour du Pin -

Signore, guarda a questo nostro tempo
e proteggi il tuo seme di umanità.
quando noi ricordiamo la tua nascita,
ci dicono: “Ma via, cristiani, un po' di ritegno!
Un po' di buon senso!
È da bambini cantare certe canzoni,
è da vigliacchi sognare il passato!”.
E si prepara per l'uomo uno statuto di morte,
si analizza il mondo, lo si condisce di parole vuote.
Si brandiscono le sentenze della corte suprema degli idoli,
quando il più piccolo dei cuori si appella all'amore.
Dovremmo fare silenzio
per essere sicuri di rimanere vicino a te?
A te, che ci porti ad essere come bambini,
ma ci invii con la testa più alta delle loro idee;
a te, che ti offri al fallimento dei calcoli
e denunci la trappola in cui il nostro tempo è caduto!
Esso ci crede fermi alla memoria del Natale,
e non vede la luce della Pasqua che ci fa camminare!
È la gloria di Dio che ci spinge,
il suo giorno, non ancora spuntato sull'universo!
Si provi il mondo a fare ciò che ha fatto Dio!
Riunisca ogni cosa come ha fatto il Cristo!
L'Eterno raccoglie tutti i tempi:
la vita eterna è arrivata.


- Padre de la Tour du Pin - 




Salve, anno nuovo, in cui la mia perfezione verrà rifinita. 
Ti ringrazio in anticipo, Signore, per tutto quello che mi manderà la Tua benevolenza. 
Ti ringrazio per il calice delle sofferenze, dal quale berrò ogni giorno. Non ridurre la sua amarezza, Signore, ma rafforza le mie labbra, affinché assaporando l'amarezza io sappia sorridere per amor Tuo, o mio Maestro. 
Ti ringrazio per tutte le consolazioni e le grazie che non sono in grado di enumerare, che ogni giorno scendono su di me silenziose ed invisibili, come la rugiada del mattino, in modo che nessun occhio di qualche creatura curiosa possa scorgerle, ma che conosciamo soltanto Tu e io, o Signore. Per tutto questo Ti ringrazio fin d'ora, poiché nel momento in cui mi porgerai il calice, forse il mio cuore non sarà in grado di ringraziarTi. 
Ecco che oggi con proposito d'amore mi sottometto completamente alla Tua santa volontà, o Signore, ed ai Tuoi giustissimi decreti, che per me sono sempre i più benevoli e pieni di Misericordia, benché talvolta non li comprenda e non riesca a penetrarli fin nel profondo. O mio Maestro, ecco affido a Te completamente il timone della mia anima, guidala Tu stesso secondo il Tuo divino compiacimento. Mi chiudo nel Tuo cuore compassionevole, che è un mare di insondabile Misericordia. 

Diario di Suor Faustina, 1 gennaio 1938




Notte di Luce

Vorrei che questa fosse la mia notte trasformata in preghiera…
In questa notte della terra,
in questa notte del mondo,
sento il pianto perduto
e immenso di tutti gli uomini che soffrono,
aspettano e sperano;
in questa notte,
in questo silenzio voglio scrutare…
per scorgere sotto le ceneri la brace viva
che riaccende la fiamma.


- Padre Davide Maria Turoldo - 




Buon inizio anno a tutti e tutte.:-)











lunedì 1 dicembre 2014

Il significato dell'Avvento - Tonino Bello -

Avvento è essere convinti
che il Signore viene ogni giorno,
ogni momento nel qui
e nell'ora della storia,
viene come ospite velato.
E, qui, saperlo riconoscere:
nei poveri, negli umili, nei sofferenti.

Avvento significa in definitiva:
allargare lo spessore della carità!

Tanti auguri scomodi, allora!

- don Tonino Bello - 



"L'istante è come l'Avvento, poiché l'istante non è ancora il compimento. E se è già compiuto, perché Cristo è venuto, se l'istante porta nel suo grembo un "già", anche in questo senso è ancora attesa del compimento, o meglio, è attesa che si manifesti ciò che è già avvenuto, e che esso porta nel suo grembo."

- Luigi Giussani -
Avvento 1996






"Noi guardiamo l'Avvento un po' troppo dalla parte dell'uomo. 
Forse bisognerebbe guardarlo di più dalla parte di Dio. 
Sì, perché anche in cielo oggi comincia l'Avvento. 
Il periodo dell'attesa. 
Qui sulla terra è l'uomo che attende il ritorno del Signore. Lassù, nel cielo, è il Signore che attende il ritorno dell'uomo".





Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a liberarci,
noi siamo sempre più schiavi:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, tu che ci ami,
nessuno è in comunione col fratello
se prima non lo è con te, Signore.
Noi siamo tutti lontani, smarriti,
né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo:
vieni, Signore.
Vieni sempre, Signore.

(Padre David Maria Turoldo)




Buona attesa e che sia in pace. :-)




martedì 25 marzo 2014

Un chiostro è il mio cuore – Padre Davide Maria Turoldo -

 Un chiostro è il mio cuore
ove tu scendi a sera
io e te soli
a prolungare il colloquio, ora
sopra una panchina
di pietra.

O per scoprire come
amore ancora ti spinge,
in silenzio ascolto
il fruscio
dei tuoi passi
e il suono della voce
che chiama…

E non fuggo per nascondere
dietro gli alberi
la mia nudità:

orgoglioso d’essere
questo nulla
da te amato.

(Padre Davide Maria Turoldo)


È scontato il fatto che la preghiera fa parte della vita
e che rappresenta il punto più alto dell'esistenza.
La preghiera è come il mare per il pesce: è la preghiera il mio mare.
Preghiera come valore che fonda la mia stessa umanità;
preghiera quale perla fra tutte le parole.
No, nessuno può vivere senza pregare, neppure l'ateo,
perché tutti hanno bisogno l'uno dell'altro. [...]
È vero, la preghiera è il momento decisivo dell'esistenza.

(Padre Davide Maria Turoldo)




Ogni persona avverte il desiderio di amare e di essere amata. Eppure quant'è difficile amare, quanti errori e fallimenti devono registrarsi nell'amore! 
C'è persino chi giunge a dubitare che l'amore sia possibile.
Ma se carenze affettive o delusioni sentimentali possono far pensare che amare sia un'utopia, un sogno irraggiungibile, bisogna forse rassegnarsi? No! L'amore è possibile e scopo di questo mio messaggio è di contribuire a ravvivare in ciascuno di voi, che siete il futuro e la speranza dell'umanità, la fiducia nell'amore vero, fedele e forte; un amore che genera pace e gioia: un amore che lega le persone, facendole sentire libere nel reciproco rispetto...

Papa Benedetto XVII dal "Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù - 27 gennaio 2007


Buona giornata a tutti :-)