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domenica 21 agosto 2016

Devi diventare Uno! - Osho

Il Maestro Zen Gutei era solito alzare un dito ogni volta che rispondeva alle domande dei suoi discepoli.
Prova a osservare la tua vita: se stai facendo qualcosa e tutto a un tratto smetti, chi se ne accorge?
Ti tieni occupato con cose banali dalla mattina alla sera, e come unico risultato alla sera sei stanco morto e te ne vai a dormire.
Al mattino poi sei pronto a ricominciare tutto da capo – ancora le stesse cose inutili. È un circolo vizioso: vivi una vita non-essenziale, ti incontri con altri esseri non-essenziali, ti ci attacchi…
Ma hai una tale paura a dare un’occhiata alla banalità di questa vita, che continui a volgere le spalle, è troppo deprimente rendersi conto della banalità della tua vita – «Ma che sto facendo?»
E se poi ti accorgi che tutto quello che stai facendo è assolutamente inutile, il tuo ego va a pezzi, perché l’ego si sente importante solo quando fai qualcosa che giudichi di capitale importanza.
E così ti inventi dei significati per le cose insulse che continui a fare. Devi credere che stai facendo il tuo dovere di cittadino, che stai servendo la patria, la famiglia, l’umanità – come se senza di te le cose non potessero andare avanti. In realtà niente di quello che stai facendo è importante, ma tu devi dargli un significato, come potrebbe altrimenti sopravvivere il tuo ego?
Vivi nell’ignoranza e continui a fare cose non-essenziali. E qualunque cosa tu faccia, persino le tue meditazioni, le tue preghiere, il tuo andare a messa… tutto è futile.
Anche se preghi non può essere una cosa più profonda che leggere il giornale, perché il problema non è quello che fai, il problema è come sei tu. Se tu hai profondità, allora dovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia, le tue azioni saranno essenziali, profonde.
Ma se tu sei superficiale, anche se vai a messa o preghi tutto il giorno, non fa nessuna differenza: entri in chiesa allo stesso modo in cui entreresti al cinema. Tu sei lo stesso, perciò che sia un cinema o una chiesa non può fare molta differenza.
Perché Gutei alzava un dito ogni volta che rispondeva alle domande dei suoi discepoli?
Tutti i tuoi problemi nascono perché non sei uno, sei frammentato, diviso, in conflitto. Tutti i tuoi problemi sorgono perché c’è il caso dentro di te, non c’è nessuna armonia.
Quando la tua mente è divisa non riesci a pregare, non sei in grado di meditare, perché c’è sempre un conflitto dentro di te.
E ricordati questo: la parte in cui ti stai impegnando di più perde energia ogni momento che passa, e la parte avversa, che è poi la parte critica, diventa sempre più forte e alla fine sarà quella che deciderà il tuo comportamento.
Pazienza significa che sei pronto ad aspettare all’infinito. E se sei veramente pronto ad attendere all’infinito, non ti sfiorerà più il pensiero che non è ancora successo niente.
Non ha più alcun senso chiedersi perché si sta sprecando tanto tempo… se sei pronto ad aspettare all’infinito non c’è più niente che vada sprecato, e se la tua attesa è eterna, infinita, l’altra parte non avrà più niente da dire, viene automaticamente resa impotente.
È necessario raggiungere l’unità, annullare la continua lotta interiore. Ecco perché Gutei era solito alzare un dito ogni volta che parlava dello Zen. Con questo gesto intendeva dire: «Sii uno! – e tutti i tuoi problemi saranno risolti».
Vi sono molte religioni, molti cammini spirituali, molti metodi, ma il punto essenziale è sempre lo stesso: devi diventare uno.
Qualunque cosa tu scelga di essere diventa uno, e se riesci ad essere infinitamente paziente, se puoi abbandonarti totalmente, diventerai uno.
Se entrerai in silenzio profondo, se non vi saranno più pensieri e sarai in stato di meditazione, raggiungerai l’unità. Se preghi Iddio e la tua preghiera diventa così intensa che tu non esisti più, ti sei completamente dissolto nella preghiera, questo basterà.
Potando il tuo giardino, se riesci a farti assorbire totalmente da quello che stai facendo, e non vi è più spazio o pensiero per nient’altro – allora sei in meditazione, allora colui che medita è diventato la meditazione – e improvvisamente tutte le onde del maya scompaiono, e tutte le illusioni cadono.
Sei pervenuto tutto a un tratto a un livello diverso, hai raggiunto un differente spazio dell’essere, sei arrivato all’Uno.
Quando tu sei uno, ecco che raggiungi l’Uno, il Supremo.
Quando sei molte persone, quando sei diviso, sei nel mondo. I mondi sono tanti e Dio è Uno.
Ma per conoscere quell’Uno devi prima diventare tu uno, prima d’allora non potrai mai conoscerlo”

- Osho Rajneesh - 
da: "Dieci storie zen", pp. 119-124 




Nella serietà non puoi mai essere libero; nella serietà sarai sempre perseguitato dall’ansia; nella serietà hai sempre paura che qualcosa possa andare storto.
Con me niente può andare storto perché non c’è niente che sia dritto.
Se c’è qualcosa di dritto, allora qualcosa può andare storto; se non c’è niente di dritto, niente può andare storto.
Questo è il significato del concetto orientale di “leela”, gioco.
Sei stato un po’ troppo serio di recente, seriamente… è tempo di lasciar perdere!
Fatti una bella risata e metti da parte i tuoi bei piani.
Davvero non ne hai bisogno.
Ciò che dovrà accadere accadrà e tu hai una scelta: andarci insieme o andarci contro.


- Osho Rajneesh - 



A volte cerchi pietre.
A volte cerchi farfalle.
A volte cerchi fiori.
A volte cerchi la verità.
Ma ricorda sempre:
la bellezza sta nel cercare, non in ciò che trovi.
Quella è soltanto una scusa.

- Osho Rajneesh -
da: "Trova la tua voce interiore"


Buona giornata a tutti.:-)





lunedì 25 luglio 2016

Il giro del 99 - Osho

C'era una volta un re molto triste che aveva un servo, e questo servo, come ogni servo di re triste, era molto felice. Ogni mattina svegliava il re e gli portava la colazione canticchiando allegre canzoncine dei trovatori. Aveva sempre un grande sorriso sul volto disteso, e nei confronti della vita un atteggiamento sereno e felice.
Un giorno il re lo fece chiamare.
«Paggio» disse «qual è il tuo segreto?» «Quale segreto, maestà?»
«Qual è il segreto della tua allegria?» «Non c'è nessun segreto, Maestà.»
«Non mentire, paggio. Ho fatto tagliare teste per offese meno gravi di una menzogna.»
«Non vi sto mentendo, maestà. Non ho nessun segreto.» «Perché sei sempre felice e allegro? Eh? Perché?»
«Signore, non ho motivo di essere triste. La vostra maestà mi onora consentendomi di servirvi. Con mia moglie e i miei figli vivo nella casa che ci è stata assegnata dalla corte. Ci forniscono cibo e vestiti e inoltre la vostra maestà ogni tanto mi premia con qualche moneta e possiamo levarci qualche capriccio. Come potrei non essere felice?» «Se non mi dici subito il tuo segreto, ti farò decapitare sedu­ta stante» disse il re. «Nessuno può essere felice per le ragio­ni che hai detto.»
«Ma maestà, non c'è nessun segreto. Desidero soltanto com­piacervi, non vi sto nascondendo nulla.» «Và via, va' via prima che chiami il boia!» 

Il servitore sorrise, fece una riverenza e uscì dalla stanza.
Il re era come impazzito. Non riusciva a spiegarsi per quale motivo quel paggio fosse così felice vivendo di cose prese in prestito, indossando vestiti dismessi e nutrendosi degli avan­zi dei cortigiani.
Quando riuscì a calmarsi, chiamò il consigliere più saggio e gli raccontò la conversazione di quella mattina. «Perché quell'uomo è felice?»
«Ah, maestà, il fatto è che lui è fuori dal giro.» «Fuori dal giro?»
«Esatto.»
«E questo lo rende felice?»
«No, signore. Questo non lo rende infelice.»
«Vediamo se ho capito. Stare nel giro ti rende infelice?» «Esatto.»
«E lui non è dentro al giro.»
«Esatto.»
«E come ha fatto a uscire?»
«Non è mai entrato.» «Ma di che giro si tratta?» «Il giro del novantanove.»
«Non ci capisco niente davvero.»
«Potrai capirlo soltanto se lasci che te lo dimostri con i fatti.» «E come?»
«Facendo entrare il tuo paggio nel giro.»
«Sì, costringiamolo a entrare.»
«No, maestà. Nessuno può essere costretto a entrare nel giro.»
«Allora dovremo tendergli un tranello.»
«Non ce n'è bisogno, maestà. Se gli diamo l'opportunità, ci entrerà da solo.»
«Ma lui non si renderà conto che diventerà una persona infelice?»
«Sì, se ne renderà conto.»
«Allora non ci entrerà.» «Non potrà evitarlo.»
«Dici che si rende conto dell'infelicità che proverà entrando in quel ridicolo giro e ciononostante lo farà e non potrà più uscirne?»
«Esatto, maestà. Sei disposto a perdere un eccellente servito­re per poter capire la struttura del giro?» «Sì.»
«Molto bene. Stanotte verrò a prenderti. Devi avere prepa­rato una borsa di cuoio con dentro novantanove monete d'oro. Non una di più né una di meno.» «Che altro? Devo portarmi dietro anche le guardie?» «Soltanto la borsa di cuoio. Ci vediamo stanotte, maestà.» «Ci vediamo stanotte.»
Così fu. Quella notte il saggio andò a prendere il re. Insieme scesero di nascosto nei cortili del palazzo e si nascosero vici­no alla casa del paggio. E lì attesero l'alba.
Nella casa si accese la prima candela. Il saggio legò alla borsa di cuoio un foglietto con un messaggio che diceva:

"Questo tesoro è tuo.
È il premio
Per essere un brav'uomo. Goditelo
E non dire a nessuno 
Come lo hai trovato."

Poi legò la borsa alla porta della casa del servo, bussò e tornò a nascondersi.
Quando il paggio uscì, il saggio e il re spiarono le sue mosse da dietro a un cespuglio.
Il servitore aprì la borsa, lesse il messaggio, agitò il sacco e, sentendo il suono metallico provenire dall'interno, venne percorso da un brivido, strinse il tesoro contro il petto, si guardò intorno per controllare che nessuno lo osservasse e rientrò in casa.
Dall'esterno si sentì che il domestico stava sbarrando la porta, e i due spioni si affacciarono alla finestra per osserva­re la scena.
Il domestico aveva buttato per terra tutto quello che c'era sopra il tavolo, tranne una candela. Si era seduto e aveva svuotato il contenuto della borsa. I suoi occhi non credeva­no a quello che stavano vedendo. Era una montagna di monete d'oro!
Lui che non ne aveva mai toccata nessuna, adesso ne aveva un'intera montagna a sua disposizione. Il paggio le maneggiava tutte e le ammucchiava. Le accarez­zava e faceva in modo che la luce della candela le facesse risplendere. Le metteva insieme e le sparpagliava di nuovo, facendone tanti mucchietti.
E così, a forza di giocherellare, cominciò a fare dei muc­chietti di dieci monete. Un mucchietto di dieci, due muc­chietti di dieci, tre mucchietti, quattro, cinque, sei... E intanto faceva le somme: dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, sessanta... Fino a formare l'ultimo mucchietto... ed era di nove monete!
Dapprima indugiò con lo sguardo sopra il tavolo, alla ricer­ca della moneta mancante. Poi guardò per terra e alla fine la borsa.
«Non è possibile» pensò. Accostò l'ultimo mucchietto a tutti gli altri e vide che era più basso.
«Sono stato derubato!» gridò. «Sono stato derubato! Ma­ledetti!»
Cercò di nuovo sopra il tavolo, per terra, nella borsa, tra i vestiti, nelle tasche, sotto ai mobili... Ma non trovò quello che cercava.
Sopra il tavolo, quasi a prendersi gioco di lui, un mucchiet­to di monete splendenti gli ricordava che aveva novantano­ve monete d'oro. Soltanto novantanove.
«Novantanove monete. Sono tanti soldi» pensò. «Ma mi manca una moneta. Novantanove non è un numero com­pleto» pensava. «Cento è un numero completo, novanta­nove no.»
Il re e il suo consigliere guardavano dalla finestra. La faccia del paggio non era più la stessa. Aveva la fronte corrugata e i lineamenti irrigiditi. Stringeva gli occhi e la bocca gli si con­traeva in una orribile smorfia, mostrando i denti.
Il servitore rimise le monete nella borsa e, guardando a destra e a sinistra per non farsi vedere da nessuno in casa, nascose la borsa in mezzo alla legna. Poi prese carta e penna e si sedette per fare i conti.
Per quanto tempo avrebbe dovuto mettere da parte i rispar­mi per comprarsi la moneta numero cento? Il servo parlava da solo, ad alta voce. Era disposto a lavorare sodo pur di ottenerla. Poi magari non avrebbe avuto più bisogno di lavorare. Con cento monete d'oro un uomo può smettere di lavorare. Con cento monete un uomo è ricco. Con cento monete si può vivere tranquilli. Finì di fare i suoi conti. Se lavorava e metteva da parte il salario e qualche extra che magari gli davano, nel giro di undici o dodici anni avrebbe avuto il necessario per com­prarsi un'altra moneta d'oro.
«Dodici anni sono tanto tempo» pensò.
Magari avrebbe potuto chiedere alla moglie di cercarsi un lavoro in paese per un po' di tempo. E dopotutto lui fini­va il lavoro a palazzo alle cinque del pomeriggio, per cui avrebbe potuto lavorare fino a sera e ricevere una paga extra.
Fece i conti: sommando il suo lavoro in paese e quello della moglie, in sette anni avrebbe potuto mettere insieme il denaro sufficiente.
Era troppo tempo!
Magari avrebbe potuto portare in paese il cibo che avanza­vano ogni sera e venderlo per poche monete. In effetti, meno mangiavano, più cibo avrebbero potuto vendere. Vendere, vendere...
Iniziava a fare caldo. Perché ci volevano tanti vestiti d'inver­no? Perché avere più di un paio di scarpe?
Era un sacrificio. Ma con quattro anni di sacrifici avrebbe guadagnato la sua moneta numero cento. Il re e il saggio ritornarono a palazzo. Il paggio era entrato nel giro del novantanove...
Nei mesi successivi il servitore seguì i suoi piani così come li aveva concepiti quella notte. Una mattina, il paggio entrò nell'alcova reale sbattendo la porta, brontolando e di malu­more.
«Che cos'hai?» chiese il re con belle maniere.
«Non ho niente, non ho niente.»
«Prima, poco tempo fa, ridevi e cantavi sempre.»
«Faccio il mio lavoro, no? Che cosa pretende la vostra mae­stà? Pretende che faccia anche il buffone e il trovatore?» Non passò molto tempo che il re licenziò il servitore. Non era piacevole avere un paggio sempre di cattivo umore.


Tutti quanti, me e te compresi, siamo stati educati con questa stupida ideologia. Ci manca sempre qualcosa per essere soddisfatti, e soltanto se siamo soddisfatti possiamo godere di quello che possediamo.
Per cui abbiamo imparato che la felicità arriva soltanto quando avremo completato quel che ci manca...
E dato che ci manca sempre qualcosa, si ricomincia daccapo e non riusciamo mai a goderci la vita...


Ma che cosa succederebbe se l'illuminazione accendesse le nostre vite e ci rendessimo conto, così di colpo, che le nostre novantanove monete sono il cento per cento del tesoro e che non ci manca nulla, nessuno ci ha portato via nulla, il numero cento non è più rotondo del novantanove.
È soltanto un tranello, una carota che ci hanno messo davanti al naso per renderci stupidi, per farci tirare il carretto, stanchi, di malumore, infelici e rassegnati
Un tranello per non farci mai smettere di spingere e tutto sarà sempre uguale. Eternamente uguale!
Quante cose cambierebbero Se potessimo goderci i nostri tesori così come sono.


Vai col vuoto tra le mani, poiché questo è tutto.
Questo è il mio dono.
Se riesci a portare il vuoto tra le tue mani, allora ogni cosa diventa possibile.
Non portarti dietro i tuoi pensieri, la tua conoscenza, non portarti dietro niente di ciò che riempie il secchio, e che non è altro che acqua, perché altrimenti guarderai sempre e solo il riflesso, e nient’altro.
Nella ricchezza, nei beni materiali, nella casa, nell’automobile, nel prestigio, tu non vedrai che il riflesso della luna piena nell’acqua del secchio, mentre la luna vera è lì, in alto, che ti aspetta da sempre.
Lascia cadere il secchio, così che l’acqua sfugga via, e con essa la luna.
Solo questo ti permetterà di alzare lo sguardo e vedere la vera luna nel cielo, ma prima devi avere conosciuto il sapore del vuoto, devi lasciar cadere il secchio della tua mente, dei tuoi pensieri: non più acqua, né luna.

- Osho Rajneesh -
da: Dieci storie Zen


"Il vostro essere interiore altro non è che il cielo vuoto. 
Le nubi vanno e vengono, i pianeti nascono e scompaiono, le stelle sorgono per poi morire, e quel cielo interiore rimane intatto, identico a se stesso, immacolato, limpido. 
Quel cielo interiore è chiamato sakshin, il testimone, ed è quella la meta della meditazione. Entra in te, e godi di quel cielo interiore. Ricorda: tutto ciò che puoi vedere, non sei tu. 
Puoi vedere i tuoi pensieri, dunque non sei i pensieri; puoi vedere i tuoi sentimenti, dunque non sei i tuoi sentimenti; puoi vedere i tuoi sogni, i desideri, i ricordi, le immaginazioni, le proiezioni, dunque non sei nulla di tutto ciò. Vai avanti, eliminando tutto ciò che sei in grado di vedere. E un giorno sorgerà un istante incredibile, l'istante più ricco di significato nella vita di un uomo, l'istante in cui non resta più nulla da scartare. Tutto ciò che può essere visto è scomparso solo il veggente rimane.' Colui che vede è il cielo vuoto. Conoscerlo rende liberi da ogni timore, conoscerlo rende ricolmi d'amore, Conoscerlo significa essere Dio, essere immortali".



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it

mercoledì 15 giugno 2016

Il fiume e l'oceano - Osho Rajneesh

Dicono che persino un fiume prima di riversarsi nell’oceano, tremi di paura. Guarda all'indietro per tutto il suo percorso le cime, le montagne, la lunga strada sinuosa attraverso le foreste, attraverso le persone e vede davanti a sé, un oceano così vasto, che entrarci dentro, sarebbe come sparire per sempre. Però non c'è verso.

Il fiume non può tornare indietro.

Neanche tu puoi farlo.

Tornare indietro è impossibile nell'esistenza; puoi solo andare avanti. Il fiume deve rischiare ed entrare nell'oceano. E soltanto quando entra nell’oceano, la sua paura sparisce perché solo allora, il fiume capisce che non si tratta di  sparire nell’oceano, ma di diventare oceano. Da un lato c'è la sparizione e dall'altro c'è la rinascita.


Quindi non preoccuparti. Le cose stanno accadendo perfettamente anche per te.

- Osho Rajneesh -
da: "Rising in Love...",Diamond Pocket Books


L’uomo finge continuamente di essere quello che non è.. E' un modo per nascondere se stesso. 

Chi è brutto cerca di sembrare bello..

Chi è preda di angosce cerca di sembrare felice..

Chi non sa niente cerca di dimostrare di sapere tutto..

E le cose vanno avanti in questo modo.

Se non diventi consapevole dei tre idioti che sono in te non diventerai mai un saggio. 

È superando i tre idioti che si diventa realmente saggi !!



-Osho-


Essere autentici vuol dire essere fedeli a se stessi.
È un fenomeno molto pericoloso; solo rari individui ci riescono. Ma, se ci riescono, si realizzano. Arrivano a una bellezza, a una grazia e soddisfazione che tu non puoi nemmeno immaginare.
Se tutti hanno un'aria frustrata è perché nessuno ha dato ascolto alla sua voce interiore. Ascolta sempre la tua voce interiore e nient'altro. Sarai circondato da mille tentazioni, perché ci sono tante persone che vogliono vendere le loro merci.
Il mondo è un supermercato, e tutti vogliono vendere le loro cose; sono tutti dei venditori. Ma se dai ascolto a tutti questi venditori diventerai matto. 
Non ascoltare nessuno; chiudi gli occhi e ascolta la tua voce interiore. 
Questo è proprio il senso della meditazione: ascoltare la voce interiore. 


- Osho -


"Io insegno la disobbedienza. L'obbedienza non ha bisogno di intelligenza, non ci vuole coraggio per obbedire. Per disobbedire sì, perchè in questo caso camminerai da solo. Ma solo stando in piedi sulle tue gambe arriverai a conoscere chi sei."

- Osho - 


Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 25 febbraio 2016

Tutto ciò che serve – Osho Rajneesh

Da giovane anch’io, come molti, ero profondamente disilluso. 
Mi consideravo molto saggio perché credevo di aver abbattuto tutte le illusioni riguardo a Dio, riguardo alla politica e all’economia. 
Ma non ero affatto felice. 
Il mondo era un nemico da combattere, una forza avversa contro cui lottare ogni giorno. 
Ero arrabbiato per le ingiustizie sociali, per l’ottusità di certe persone che mi circondavano e che credevano che ci fosse qualcuno lassù che avrebbe provveduto. Non riuscivo a comprendere perché nel mondo ci fosse tanta sofferenza e ingiustizia. 
Come avrei potuto sperare di cambiare le cose? Fu allora che compresi.
Non si trattava di cambiare ciò che stava fuori, ma era nel mio cuore che doveva avvenire la trasformazione. 

Compresi che, per quanto gli uomini siano degli individui, appartengono a un’unica specie e il mondo in cui viviamo è stato costruito da noi, rispecchia ciò che abbiamo nel nostro cuore. 
Tutta la sofferenza, l’ingiustizia e la confusione riscontrabili sono le stesse che albergano nei nostri cuori. 
È un circolo e il mondo ci restituisce ciò che noi gli diamo. 
Se cambiamo nel nostro cuore, allora cambierà anche il nostro mondo.

- Osho Rajneesh - 



Da quando compresi questo, iniziai a insegnarlo agli altri. 
Volevo raggiungere più persone possibili, anche in Occidente. 
Gli uomini lì non hanno difese contro la disperazione in cui vivono, possono solo infuriarsi e combattere perché è ciò che hanno sempre fatto in tutta la loro storia. 
Elaborai una serie di meditazioni che si adattassero alla loro mente iperattiva, che dessero loro la possibilità di placarsi e di raggiungere quella pace che deriva dal distacco o dalla perdita di attaccamento verso i presunti problemi quotidiani. 
Purtroppo non tutti sono in grado di comprendere la necessità della trasformazione. 

Molti sono talmente assuefatti alle emozioni negative che, se queste gli fossero tolte, non sarebbero che gusci vuoti. 
Alcuni fanno il grave errore di pensare che la sofferenza sia parte naturale della vita. 
In un certo senso hanno ragione, ma non si tratta della sofferenza dovuta alla paura e alla rabbia, ma di una sofferenza volontaria, subita per propria volontà di migliorare noi stessi. 
La vera natura dell’uomo è nella pace, interiore ed esteriore. 
Se l’uomo non saprà trovare pace in sé stesso, non saprà trovarla nemmeno fuori.

- Osho Rajneesh - 
Esistono molte monete false nella vita interiore: il controllo è una moneta falsa che sostituisce la moneta autentica della disciplina.
Non cercare mai di controllarti. Chi è che controlla, in realtà? 
Se comprendi, non c'è bisogno di controllare; se non capisci, chi controlla? Questo è il nodo del problema.
Se comprendi, che bisogno c'è di controllare?
 
Poiché comprendi, fai ciò che è giusto.
Non è che lo devi fare, lo fai semplicemente perché non ti puoi sbagliare.

- Osho Rajneesh - 





Buona giornata a tutti. :-)




martedì 6 ottobre 2015

L'eterna bellezza dell'anima - Osho -

C’è una bellezza del corpo e c’è una bellezza dell’Anima.
La bellezza del corpo è ordinaria e transitoria: oggi c’è, domani forse no.
E la bellezza del corpo è più negli occhi
di chi guarda che nell’oggetto in sè: la stessa persona
può apparire bella a qualcuno e brutta
a qualcun altro.
Ma la bellezza dell’Anima è qualcosa d’interiore,
non è negli occhi dell’osservatore,
perchè non può essere vista, può solo essere sentita.
Non è una bellezza che può essere distrutta,
nemmeno la morte può toccarla, è eterna.

- Osho -

Ogni tanto tenta di vivere e basta.
Vivi semplicemente. Non lottare e non forzare la vita. 
Osserva in silenzio ciò che accade.
Lascia accadere ciò che accade. 
Permetti a ciò che è, di esistere.
Lascia cadere ogni tensione e lascia che la vita fluisca,
che accada. E ciò che accade, te lo garantisco, libera.

- Osho -





"Ciò che dovrà accadere, accadrà. E tu hai una scelta: andarci insieme o andarci contro."

- Osho -





La prima cosa che si deve fare è ridere, perché la risata stabilirà l'atmosfera di tutta la giornata. Se ti svegli ridendo, presto sarai in grado di sentire quanto sia assurda la vita. Nulla è serio: puoi ridere anche delle tue delusioni, puoi ridere anche delle tue sofferenze, puoi ridere perfino di te stesso.

- Osho -
da: "Il libro arancione"




Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 26 agosto 2015

Ognuno ha quello che si merita… - Osho

Domanda: Non riesco a trovare una donna che davvero mi ami. Cos’è che mi manca ? Sono venuto fin qui per trovare l’anima gemella, puoi aiutarmi?

Forse… Ma prima di aiutarti a trovare l’anima gemella dovrò creare un’anima in te, che è molto più difficile! L’anima è solo un seme.
Voi non avete vere anime dentro di voi, ma soltanto delle possibilità. 

E pur senza avere un’anima tutti sono alla ricerca dell’anima gemella. 
Solo un’anima può attirare un’altra anima. Se hai un’anima, un’altra anima è destinata a essere attratta verso di te, e troverai l’anima gemella.
Ma è bene che tu sia venuto qui… Qualcosa è possibile, sempre. La cosa di cui hai bisogno, piuttosto che di cercare una compagna, è di diventare un’anima, diventare più consapevole.
L’amore è amore solo quando è consapevole. Ma quante sono le persone consapevoli? L’amore è amore solo quando è meditativo.
E un amore meditativo attirerà un’energia d’amore meditativo.

Ognuno ha ciò che si merita, ricorda, mai niente di più niente di meno.
Ognuno ottiene esattamente ciò che si merita. L’esistenza è incredibilmente giusta ed equilibrata. Quindi se non riesci a trovare una compagna, cercarla forsennatamente non servirà. Piuttosto cerca dentro di te. C’è qualcosa che manca in te.
Ti mancano le qualità d’amore, per amare. Magari non sei tenero, non sei sensibile, non sei consapevole.
E non sai come dare senza ottenere qualcosa in cambio. Il tuo amore è una richiesta, una pretesa, pone delle condizioni.

È una specie di sfruttamento. Vuoi usare l’altra persona…
Ogni essere ha una finalità in se stesso. Non usare mai una donna, non usare mai un uomo, non usare mai nessuno.
Nessuno è uno strumento per soddisfare i tuoi desideri. Porta rispetto.
L’amore è una condivisione, non usare l’altro, non è cercare di ottenere qualcosa dall’altro.
Al contrario, è dare con tutto il cuore, senza alcuna ragione, solo per la gioia di dare.

E un giorno inaspettatamente troverai qualcuno con cui la tua energia sarà in armonia, in accordo.
Ed è una bellissima esperienza trovare almeno una persona con cui si è in accordo.
Hai bisogno di entrare in sintonia con l’anima, con l’essere interiore, con l’interiorità dell’uomo o della donna.
Almeno con una persona è possibile e ne segue una grande gioia. E poi quando impari l’arte può accadere con più persone. 

- Osho -



Puoi amare solo quando sei felice dentro di te.
L’amore non può venir aggiunto dall’ esterno.
Non è un indumento che puoi indossare. 

- Osho -



"Vedi, l'amore è come il vento...... semplicemente accade, a volte arriva e poi se ne va, e quando se ne va, non c'è più. E' un mistero e non puoi manipolarlo; l'amore non dovrebbe mai essere controllato, legalizzato o forzato, per nessuna ragione al mondo.

- Osho -
Da il : “Il Mistero femminile”





Io non ho nessun insegnamento. Non sono un insegnante. Non do nessuna filosofia della vita, né alcuna disciplina, né programmi da seguire. 
Ho un approccio alla vita ben preciso, che condivido con i miei amici. 
E il mio approccio inizia con una de-programmazione. 
Per ciò che mi riguarda questa è la parola chiave. Essere iniziati alla mia amicizia significa essere iniziati a un processo di de-programmazione. 
Ogni essere umano viene programmato dalla nascita a essere cristiano, hindu, ebreo, mussulmano. 
Il bambino nasce innocente, ma immediatamente viene appesantito da migliaia di concetti, coi quali vive poi tutta la vita. 
In questo modo si vive una vita fasulla; non è autentica, non è onesta perché non ti appartiene. 
Non hai scoperto tu le cose che tenti di vivere... ecco perché, come prima cosa, aiuto la gente a liberarsi da tutti i suoi condizionamenti.

- Osho -





Buona giornata a tutti. :-)





venerdì 15 maggio 2015

L'Uomo Originale Libero - Osho

Arriva un momento nel quale vedi la futilità dello sforzo.
Hai fatto tutto quello che potevi fare e non sta succedendo niente.
Hai fatto tutto quello che è umanamente possibile.
Che più puoi fare?
Sentendosi completamente impotente, uno abbandona tutta la lotta.
Ed il giorno nel quale la ricerca si trattenne, il giorno nel quale non stava cercando qualcosa, il giorno nel quale non stava sperando che succedesse qualcosa, cominciò a succedere.
Sorse una nuova energia, di nessuna parte.
Non veniva da nessun posto.
Veniva da nessun posto e di tutte parti.
Stava negli alberi, nelle rocce, nel cielo, nel sole, nell'aria;  stava da tutte le parti.
Stava cercando con tanto sforzo pensando che stava molto lontano,
e stavo tanto vicino e tanto prossima!
Gli occhi avevano messo a fuoco nella lontananza, nell'orizzonte, ed avevano perso la capacità di vedere quello che è giusto al lato.

- Osho -
da:"Autobiografia di un Mistico"



L’uomo finge continuamente di essere quello che non è; è un modo per nascondere se stesso..
Chi è brutto cerca di sembrare bello, chi è preda di angosce cerca di sembrare felice, chi non sa niente cerca di dimostrare di sapere tutto..
E le cose vanno avanti in questo modo..
Se non diventi consapevole dei tre idioti che sono in te, non diventerai mai un saggio..
È superando i tre idioti che si diventa realmente saggi !!

- Osho -



Condividi la tua positività, condividi la tua luce, condividi tutto ciò che hai. Qualsiasi cosa bella tu abbia non accumularla. 
Il tuo amore, la tua felicità, la tua gioia condividili.

- Osho -




Buona giornata a tutti. :-)









martedì 7 aprile 2015

Come posso essere me stesso? (2) - Osho

Tu mi chiedi: Come posso essere me stesso?
Abbandona semplicemente ogni finzione, lascia semplicemente cadere questo assillo a voler essere qualcun altro; abbandona semplicemente questo desiderio di assomigliare a un Cristo, al Buddha, a Mahavira, a Krishna, al tuo vicino.
Smetti di alimentare qualsiasi competizione e lascia perdere qualsiasi confronto, e sarai te stesso: il confronto è il veleno.
Tu pensi sempre in funzione di ciò che fanno gli altri: se l’altro ha una casa sontuosa e una grossa macchina, tu sei infelice. 
Se l’altro ha una splendida donna, tu sei infelice. 
Se l’altro scala con successo i ranghi più alti del potere e della politica, tu sei infelice: continua a fare confronti, e ti ritroverai a imitare.
Se ti paragoni a persone ricche, inizierai a correre nella stessa direzione. 
Se ti paragoni a persone colte, inizierai ad accumulare sapere. 
Se ti paragoni ai cosiddetti santi, inizierai ad accumulare e vivrai una vita basata sull’imitazione; ed essere imitativi implica lasciarsi sfuggire totalmente ogni opportunità di essere sé stessi.
Lascia cadere ogni confronto: tu sei unico.
Nessun altro è simile a te, nessun altro è mai stato simile a te; e nessun altro sarà mai simile a te.
Tu sei semplicemente unico. E quando dico che sei unico, non sto dicendo che sei migliore di altri, ricorda: sto semplicemente dicendo che anche tutti gli altri sono unici. 
Essere unici è una qualità comune a ogni essere.
Essere unici non è un confronto: è naturale quanto lo è respirare. 
Tutti respirano e tutti sono unici.
Mentre sei vivo, sei unico: solo i cadaveri si assomigliano, le persone vive sono uniche. Non si assomigliano mai, non possono: la vita non segue mai alcun percorso ripetitivo.
Dio non si ripete mai: continua a cantare ogni giorno una canzone nuova, ogni giorno dipinge qualcosa di nuovo.
Rispetta la tua unicità, e lascia cadere il confronto: fare confronti è il colpevole. Nel momento in cui fai confronti, sei in trappola.
No, non fare alcun confronto con nessuno: l’altro non è te, tu non sei lui. 
Tu sarai te stesso, lui sarà se stesso: lascia che lo sia, e rilassati nel tuo essere. Inizia a godere qualsiasi cosa sei; deliziati nei momenti che la vita ti mette a disposizione.
Il confronto chiama in causa il futuro, il confronto mette in gioco l’ambizione e il confronto porta con sé la violenza: inizi a lottare, inizi a competere con la forza, diventi ostile.
La vita non è qualcosa di simile a una merce. 
La felicità non è qualcosa di simile a un bene di consumo; qualcosa che tu non puoi avere, se è posseduta da altri: «Come posso avere la felicità, se altri già la possiedono?», la felicità non è affatto un oggetto.
Ne puoi avere tanta quanta ne vuoi, dipende semplicemente da te. 
Nessuno può competere in quell’ambito, nessuno è in antagonismo con te: assomiglia a uno splendido giardino, tu puoi guardarlo e apprezzarlo, tanto quanto chiunque altro.
Il fatto che qualcun altro lo apprezzi e dica che è splendido, non ti preclude nulla, non ti toglie assolutamente nulla. 
Il giardino non ti viene meno, solo perché qualcun altro l’ha apprezzato; il fatto che quel giardino abbia stupito qualcuno con la sua bellezza non lo sminuisce minimamente ai tuoi occhi. Anzi, il giardino sarà ancora più splendido: poiché l’altro l’ha apprezzato, vi ha aggiunto una nuova dimensione.
In realtà, le persone felici aggiungono una qualità all’esistenza: il loro essere semplicemente felici genera vibrazioni di felicità.
Puoi apprezzare ancora di più questo mondo, se un numero maggiore di persone è felice.
No, non pensare in termini di competizione. 

È assurdo chiedersi: «Se qualcun altro è felice, come posso esserlo io?».
Non devi affatto saltare addosso agli altri per sottrarre loro la felicità, non devi affatto competere.
Ricorda: se la gente è infelice, ti sarà estremamente difficile essere felice.
La felicità è qualcosa di disponibile per chiunque: chiunque apra il suo cuore, troverà sempre la felicità pronta ad accoglierlo. 

Chiamo Dio questa felicità.
Non è qualcosa che si deve realizzare, non assomiglia alla lotta per conquistare un posto di potere: se qualcuno è diventato il presidente di una nazione, nessun altro a quel punto può diventarlo; questo è vero.
D’altro canto, se una persona si è illuminata, questo non impedisce a qualcun altro di illuminarsi: di fatto, è d’aiuto! 
Poiché il Buddha si è illuminato, è diventato più facile per te illuminarti. Poiché il Cristo si è illuminato, è diventato più facile per te illuminarti.
Qualcuno ha percorso il sentiero: restano delle impronte, ti ha lasciato tracce sottili; ti puoi muovere più facilmente, con maggior confidenza, con minor esitazione.
L’intero pianeta Terra si può illuminare, ogni singolo individuo si può illuminare; ma non è possibile per tutti diventare presidente: in una nazione come l’India, con centinaia di milioni di abitanti, solo una persona può diventare il presidente; ovviamente è qualcosa che implica molta competizione. Ma tutti quei milioni di individui si possono illuminare: questo non è un problema.
Tutto ciò che è divino è esente da competizione, e il tuo essere è divino; pertanto, limitati a districare la situazione. 
La società ha portato la tua testa a uno stato di assoluta confusione: ti ha insegnato uno stile di vita competitivo. 
La religiosità è uno stile di vita per nulla competitivo. 
La società è ambizione, la religiosità è assolutamente libera da qualsiasi ambizione; e solo quando sei del tutto libero da qualsiasi ambizione, allora puoi essere te stesso. 
È semplice!

- Osho -
Tratto da "Essere se Stessi"




Occorre imparare una grande lezione: esistono cose al di là di te, che non puoi ottenere con la forza, puoi solo rimanere aperto, disponibile, in attesa e quelle cose accadono. Nel momento in cui diventi teso perchè le vuoi afferrare a tutti i costi, quelle cose ti sfuggono.

- Osho -




Se conosci il tuo valore,
perché mai ti dovresti preoccupare
dell'accettazione o del rifiuto degli altri?

- Osho -




A tutti noi viene insegnato ad essere colti, non ad essere innocenti o a percepire la meraviglia dell'esistenza, ci vengono insegnati i nomi dei fiori, degli alberi e non come entrare in comunicazione con loro, in sintonia con l'esistenza. L'esistenza è un mistero e non è accessibile a coloro che vogliono sempre analizzare, selezionare, ma solo a coloro che sono disposti ad innamorarsene, a danzare con lei. 

- Osho - 





Buona giornata a tutti  :-)