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sabato 22 dicembre 2018

A Natale appare evidente che Dio non è un Dio lontano - padre Anselm Grün

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 
Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 
Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 
Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. 
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 
Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore. Ma l’angelo disse loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. 
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”. Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. 
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Il racconto di Natale secondo Luca 2,1-20 



Cielo e terra si incontrano.
Nella sua omelia di Natale, sant’Agostino ha spiegato il verso del Salmo: Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno (Sal 85,11). 
A Natale s’incontrano cielo e terra, in quel momento cielo e terra si baciano. Diventando uomo, Dio bacia per così dire la terra, affinché germogli da essa un frutto divino. 
Sono gli angeli che indicano agli uomini questo bacio di Dio. 
Dio invia i suoi messaggeri, gli angeli, per aprire il nostro cuore al mistero del suo amore, affinché Dio diventi uomo anche nel nostro cuore. 
Desidero collegare i miei auguri di Natale con gli angeli, di cui ci riferisce il racconto natalizio. 
L’angelo Gabriele viene da Maria e le annuncia che concepirà un bambino, che sarà chiamato santo e figlio di Dio. 
Gabriele è l’angelo dell’annunciazione. Quando si avvicina a qualcuno, sorge qualcosa di nuovo. 
Maria rimane gravida della parola che le annuncia l’angelo. La parola porta frutto, un frutto divino, che trasformerà il mondo intero. 
Il mio primo augurio è che l’angelo prometta anche a te un bambino, un nuovo inizio. 
Il bambino divino, che a Natale vuole nascere in te, rappresenta l’immagine originaria e genuina, che Dio si è fatto di te. Quando tu sei in contatto con questa immagine, la tua vita diventa fruttuosa. 
L’angelo desidera metterti in contatto con il bambino divino in te, che è per te una fonte di vitalità e forza. 
L’angelo viene dai pastori e annuncia loro: Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore (Lc 2,10ss). 
I pastori ci rappresentano. 
Siamo uomini semplici come loro, ma pieni di desiderio. E l’angelo si rivolge a questo desiderio di salvezza, di libertà e di una vita piena di valore e significato. 
L’angelo annuncia anche a noi una grande gioia, che possa scacciare da noi ogni oscurità notturna. 
Il motivo di questa gioia non è solo la luce che alla presenza dell’angelo ci avvolge di splendore, ma anche il suo annuncio. L’angelo ci annuncia che in Gesù è nato per noi il Salvatore, che sana le nostre ferite e rende integra la nostra fragile storia. 
E in lui è venuto a noi il Messia, che ci libera da costrizioni interiori, dalla paura e da ogni oppressione. 
Egli è il Signore che ci promette di essere signori e non schiavi nella casa della nostra vita, di essere noi stessi a governare su di noi e di non farci dominare da altre potenze, che sono in noi o fuori di noi. 

L’angelo porti gioia anche nella tua vita. 
Ti indichi ciò che di salvifico è già presente nella tua vita. 
Faccia diventare realtà la libertà cui aspiri. 
E ti renda capace di vivere in prima persona, 
invece che essere vissuto dalle attese di altri. 

Nel Vangelo di Matteo l’angelo appare a Giuseppe in sogno. Giuseppe è posto dinanzi alla questione se doversi separare o meno dalla sua promessa sposa Maria. Nel bel mezzo delle sue riflessioni, un angelo gli rivolge la parola in sogno e gli spiega ciò che è capitato a Maria. E l’angelo gli dice cosa deve fare. 
Auguro allo stesso modo anche a te che un angelo ti appaia continuamente in sogno, per donarti un nuovo modo di vedere. 
Quando guardi alla tua vita con gli occhi dell’angelo scopri ciò che Dio desidera operare in te. E riconosci quali passi devi fare, affinché la tua vita diventi sana e integra. La promessa che l’angelo annuncia a Giuseppe vale anche per te: Dio è l’Emanuele, il Dio con noi. 
A Natale appare evidente che Dio non è un Dio lontano.

- padre Anselm Grün - 
da: "Andare incontro al mistero, Pensieri e auguri per il tempo di Natale, ed. Messaggero Padova, pagg 9, 10,11, 13,14,15



 La Parola che Dio ci rivolge e che ha proferito in maniera unica per bocca di Gesù, vuole chiarirci il senso della nostra vita. 
Allo stesso modo ti auguro di sentire rivolte a te, come persona unica quale sei, le parole di Gesù e di percepire in esse la luce e l'amore del Signore.  

- padre Anselm Grün - 



Donami la salute

Dio onnipotente,
fonte della vita e rimedio di ogni male,
donami la sicurezza della tua presenza
perché possa avere confidenza solo in te.
Per questo, avvolto dal tuo amore e dalla tua potenza,
possa ricevere la guarigione e la salvezza,
secondo la tua libera volontà.
Tra i miei dolori tu solo sei la mia forza.
Grazie, Signore, perché sei con me.

Amen



 Buona giornata a tutti. :-)




venerdì 21 dicembre 2018

Il Natale è il mistero della tenerezza, della tenerezza di Dio a me - don Luigi Giussani

Il Natale è il mistero della tenerezza, della tenerezza di Dio a me. Tenerezza che non è compiacimento nel sentimento che proviamo di Dio o di Cristo, perché il compiacimento nel sentimento che provo è ancora quello che ho detto in principio, vale a dire il compiacimento di quello che facciamo noi.
Tenerezza non è compiacimento nel sentimento che proviamo, ma l’abbandonarsi, il sentirsi presi dall’amore che ci ha presi, da Colui che ci ha presi, il sentirsi presi da questa Presenza, il sentirsi presi da ciò che ci è accaduto, la presenza di ciò che è accaduto.
È come quando il bambino sgrana gli occhi ed è tutto pieno di ciò che vede e non ha spazio da dare al sentimento che prova, o alla coscienza di un sentimento che prova; di fronte a ciò che vede, è tutto pieno di ciò che vede.
«Se diligit homo tantum propter Deum», l’uomo ama se stesso solo per questo che ha davanti, in Cristo, in questo che ha davanti, in questo avvenimento.
Ma ciò su cui voglio che fermiate l’attenzione è proprio la parola “tenerezza”, perché questa immedesimazione, questo immedesimarsi di Dio, del Verbo, del Mistero con la nostra carne, questo immedesimarsi di questo Verbo incarnato, di questa carne divina, di questo Uomo con noi, con me, è tenerezza un milione di volte più grande, più acuta, più penetrante dell’abbraccio di un uomo alla sua donna, di un fratello al fratello.
Queste cose non si comprendono ragionando, ma guardando le parole che indicano sinteticamente l’esperienza cui si vuole accennare; ed è necessario, allora, dire più di una parola. Bisogna guardare questa parola - tenerezza - all’interno della coscienza di questa identità tra me e Te, di Te con me, meglio, all’interno della coscienza di questo avvenimento che si è insediato in me, di questo «Tu che sei me».

appunti da una conversazione di Luigi Giussani a un ritiro dei Memores Domini. Pianazze, 6 gennaio 1974


La verginità è la perfezione della vocazione che ha costituito la venuta di Cristo nella vita dell’uomo.
Perciò leggendo questi brani, rileggendo o riguardando questi brani del vangelo, dobbiamo soffermarci (chiedendo allo Spirito la grazia di saperlo fare) in una esperienza di immedesimazione con la realtà di Maria, dei pastori, dei Magi: “presi”, la loro identità è in ciò che sta accadendo, è in ciò che è accaduto, meglio. 
La loro identità è in ciò che è accaduto.
È il disegno di cui parla la lettera agli Efesini: «Questo Mistero, non manifestato agli uomini delle precedenti generazioni, è stato al presente rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che tutti siamo chiamati a formare lo stesso corpo»

La parola “predilezione”, nel suo senso etimologico, significa essere amati prima che ce ne accorgiamo, essere amati prima della nostra risposta, quell’essere amati che pone un dato di fatto irreversibile, quell’essere amati che definisce il nostro valore nel mondo.
Essere amati, cioè essere dentro il Suo disegno, essere Suo disegno. 
Come è diverso dall’esperienza naturale a cui troppe volte forse noi ci arrestiamo, mentre essa è soltanto come la profezia, la premessa, l’introduzione, quella che dispone l’animo a capire la densità e la profondità con cui il Signore si è dato a me, fino a diventare ciò che mi costituisce!
Come è diverso il rapporto di ciò che è accaduto con Maria, coi pastori, coi Magi, dal nesso che l’esperienza naturale ci fa sentire verso il Mistero che ci crea!

appunti da una conversazione di Luigi Giussani a un ritiro dei Memores Domini. Pianazze, 6 gennaio 1974



Seguo le stelle e inciampo nel pianto di un Dio neonato.
Mi guida l’odore della vita che irrora la notte.
Mi precede il grido della donna che feconda la polvere scura.
Seguo le stelle per portare tesori da nulla alla carne bambina
che guarisce il male del mondo.



Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 20 dicembre 2018

Il Natale sei tu - Padre Dennis Doren Lahr

Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno e lasciare entrare Dio nella tua anima.
L'albero di Natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita.
Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita.
La campana di Natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire.
Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri con la bontà la pazienza l'allegria e la generosità.
Gli angeli di Natale sei tu quando canti al mondo un messaggio di pace di giustizia e di amore.
La stella di Natale sei tu quando conduci qualcuno all'incontro con il Signore.
Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai senza tenere conto a chi lo dai.
La musica di Natale sei tu quando conquisti l'armonia dentro di te.
Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero amico e fratello di tutti gli esseri umani.
Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri.
Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco.
Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente ricevi nel silenzio della notte il Salvatore del mondo senza rumori ne grandi celebrazioni; tu sei sorriso di confidenza e tenerezza nella pace interiore di un Natale perenne che stabilisce il regno dentro di te.
Un buon Natale a tutti coloro che assomigliano al Natale.

- Padre Dennis Doren Lahr, LC - 
da: Sembrando Esperanza II, 2012



"Il mistero genera meraviglia e la meraviglia è alla base del desiderio dell’uomo di capire."

- Neil Armstrong -
astronauta statunitense


Dipinto di Franz von Stuck "Shooting Stars" (1912)

"La venuta di Cristo dirada le tenebre del mondo, riempie la Notte santa di un fulgore celeste e diffonde sul volto degli uomini lo splendore di Dio Padre." 

 - papa Benedetto XVI - 



Buona giornata a tutti. :-)





martedì 18 dicembre 2018

Come Maria abbraccia il suo bambino, abbraccio anzitutto il bambino ferito in me - Anselm Grün

Abbracciare il bambino

La psicologia parla oggi del bambino interiore. Ognuno ha in sé un bambino ferito e un bambino divino. 
A Natale guardiamo soprattutto al bambino divino che è in noi. Ma possiamo ritrovare il bambino divino, che è in noi, solo quando ci riconciliamo prima con il bambino ferito che è in noi. 
Perché quest’ultimo grida sempre quando oggi siamo abbandonati, discriminati, ignorati. 
Nelle raffigurazioni di Natale, Maria tiene amorevolmente nelle sue braccia questo bambino divino. In modo simile desidero invitarti a compiere un rito, che ti faccia percepire nell’intimo il mistero del divin bambino. 

Mettiti in piedi diritto e tieni le mani incrociate sul petto.
Come Maria abbraccia il suo bambino, abbraccio anzitutto il bambino ferito in me. 

Abbraccio in me il bambino abbandonato, 
il bambino ignorato, 
il bambino affaticato, 
il bambino discriminato, 
il bambino svergognato, 
il bambino ridicolizzato, 
il bambino trascurato, 
il bambino rifiutato. 

E mi immagino come se sotto al bambino ferito ci fosse in me il bambino divino. Lì, dove il bambino divino è in me, sono libero dalle attese e dalle opinioni degli altri uomini. 
Sono sano e integro. 
Nessuno mi può ferire. 
Vengo in contatto con l’immagine originaria e singolare di Dio in me. 
Non devo dimostrare le mie capacità. 
Posso essere semplicemente me stesso. 
Sono puro e limpido. 
I sensi di colpa non hanno alcun accesso. 
E sono a casa presso me stesso. Assapora il divino bambino che è in te e senti la pace e l’amore che ne discendono e riempiono tutto il tuo essere corporeo.

- Anselm Grün -
Da: “Andare incontro al Mistero - Pensieri e auguri per il tempo di Natale", ed. Messaggero Padova pagg 18, 19, 20, 21



Possa l'amore di Dio, che in Gesù Cristo ha preso volto umano, penetrare sempre più profondamente nel tuo cuore e riempirti di gioia, pace, fiducia, speranza e amore.

- Anselm Grün -



Benedizione 

Natale è alle porte. 
Dio volga il tuo spirito 
lontano da tutte le faccende, 
che devi ancora sbrigare. 
Egli apra il tuo cuore al mistero, 
che fra pochi giorni celebreremo. 
A Natale Dio vuole celebrare con te un nuovo inizio, 
poiché il suo figlio Gesù Cristo nasce da Maria. 
Presenta dunque a Dio ciò che è vecchio e logoro, 
perché egli te ne liberi. 
Presentagli la tua colpa: 
tutto ciò che in quest’anno non era così buono. 
Possa Dio liberarti da tutto ciò che ti opprime, 
affinché Natale sia realmente un nuovo inizio. 
Ti faccia andare in modo nuovo verso le persone con cui festeggi il Natale. 
Riempia tutte le persone, 
che condividono le tue giornate, 
con lo spirito di un nuovo inizio. 
Liberi anche loro da tutto ciò che li opprime, 
e indichi loro, nella nascita di suo figlio, 
che non sono determinati dal proprio passato, 
bensì che Dio ogni giorno comincia in modo nuovo con noi; 
che il suo amore fa tutto nuovo in noi.

- Anselm Grün -



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it



lunedì 17 dicembre 2018

Di chi è la Festa - Erri De Luca

"Nello scasso profondo dei nuclei familiari, Natale arriva come un faro sui cocci e fa brillare i frantumi. Si aggiungono intorno alla tavola apparecchiata sedie vuote da tempo. Per una volta all’anno, come per i defunti, si va in visita al cerchio spezzato. Altri conti e con deficit maggiori si presentano puntuali e insolvibili.
Natale è l’ultima festa che costringe ai conti. Non quelli degli acquisti a strascico, fino a espiare la tredicesima, fino a indebitarsi. I solitari scontano l’esclusione dalle tavole e si danno alla fuga di un viaggio se possono permetterselo, o si danno al più rischioso orgoglio d’infischiarsene. Ma la celebrazione non dà tregua: vetrine, addobbi, la persecuzione della pubblicità da novembre a febbraio preme a gomitate nelle costole degli sparpagliati.
Natale è atto di accusa. Perfino Capodanno è meno perentorio, con la sua liturgia di accatastati intorno a un orologio con il bicchiere in mano. Natale incalza a fondo i... disertori. Ma è giorno di nascita di chi? Del suo contrario, spedito a dire e a lasciare detto, a chi per ascoltarlo si azzittiva.
Dovrebbe essere festa del silenzio, di chi tende l’orecchio e scruta con speranza dentro il buio. Converge non sopra i palazzi e i centri commerciali, ma sopra una baracca, la cometa. Porta la buona notizia che rallegra i modesti e angoscia i re. La notizia si è fatta largo dentro il corpo di una ragazza di Israele, incinta fuorilegge, partoriente dove non c’è tetto, salvata dal mistero di amore del marito che l’ha difesa, gravida non di lui. Niente di questa festa deve lusingare i benpensanti. Meglio dimenticare le circostanze e tenersi l’occasione commerciale. 
Non è di buon esempio la sacra famiglia: scandalo il figlio della vergine, presto saranno in fuga, latitanti per le forze dell’ordine di allora. 
Lì dentro la baracca, che oggi sgombererebbero le ruspe, lontano dalla casa e dai parenti a Nazareth, si annuncia festa per chi non ha un uovo da sbattere in due. 
Per chi è finito solo, per il viandante, per la svestita sul viale d’inverno, per chi è stato messo alla porta e licenziato, per chi non ha di che pagarsi il tetto, per i malcapitati è proclamata festa. Natale con i tuoi: buon per te se ne hai. Ma non è vero che si celebra l’agio familiare.
Natale è lo sbaraglio di un cucciolo di redentore privo pure di una coperta. 
Chi è in affanno, steso in una corsia, dietro un filo spinato, chi è sparigliato, sia stanotte lieto. 
È di lui, del suo ingombro che si celebra l’avvento. 
È contro di lui che si alza il ponte levatoio del castello famiglia, che, crollato all’interno, mostra ancora da fuori le fortificazioni di Natale."

- Erri De Luca - 






Madre mia Maria, conducimi teco nella grotta di Betlemme e fammi inabissare nella contemplazione di ciò che di grande e sublime è per svolgersi nel silenzio di questa grande e bella notte.

- San Pio da Pietrelcina -




Vieni presto Gesù

Ti stiamo aspettando Gesù.
Fa' scendere la tua Parola su di noi.
Abbiamo tanto bisogno di te.
Tocca il nostro cuore, cambia il nostro stile di vita,
rendici più generosi, più autentici, più umani.
Ti stiamo aspettando Gesù.
Ti aspetta questa tua parrocchia.
Ti aspettano le nostre famiglie e i bambini, 
i nostri anziani e gli ammalati.
Vieni presto, Signore Gesù!
Non tardare!
Aiutaci a condividere tra noi il pane del rispetto e dell'amicizia.
Donaci di spezzare con chi è solo il pane di una stretta di una mano;
Donaci di donare il pane della fiducia con chi è nella disperazione.
Gesù, ti stiamo aspettando.
Non tardare.
Amen.

- Don Angelo Saporiti -


Buona giornata a tutti. :)




domenica 16 dicembre 2018

Il dono misterioso

Era l'alba a Betlemme. L'ultimo pellegrino se n'era andato e la stella scomparsa. 
La Vergine Maria guardava dolcemente il Bambino che si era addormentato. Lentamente e cigolando, si aprì la vecchia porta della stalla. Sembrava spinta da un soffio di vento più che da una mano. Sulla soglia comparve una donna anziana, coperta di stracci. 
Maria sussultò, come se avesse visto una fata cattiva. Gesù continuava a dormire. 
L'asino e il bue strappavano bocconi di fieno e paglia da un mucchio che avevano davanti al muso e non degnarono di uno sguardo la nuova venuta. Maria la seguiva con lo sguardo. Ogni passo della sconosciuta sembrava lungo come dei secoli. La vecchia continuava ad avanzare, finché fu accanto alla mangiatoia. 
Gesù Bambino spalancò gli occhi di colpo e Maria si meravigliò vedendo brillare negli occhi del bambino e della donna la medesima luce di speranza. La vecchia si chinò sul Bambino. Maria trattenne il fiato. La vecchia frugò nei suoi abiti stracciati, cercando qualcosa. Parve impiegare dei secoli a trovarla. Maria continuava a guardarla con inquietudine. Finalmente, dopo un tempo lunghissimo, la vecchia estrasse dai suoi stracci un oggetto, che rimase però nascosto nella sua mano, e lo affidò al Bambino. Dopo tutti i doni dei pastori e dei Re Magi, che cosa poteva mai essere quel dono misterioso? 
Maria vedeva solo la schiena della vecchia curva sulla improvvisata culla di Gesù. Poi la vecchia si raddrizzò, come se si fosse liberata di un peso infinito che la tirava verso terra. Le sue spalle si sollevarono, il suo capo si elevò, e quasi toccava il soffitto, il suo viso ritrovò miracolosamente la giovinezza, i suoi capelli ridivennero morbidi e lucenti come seta. 
Quando si allontanò dalla mangiatoia, per scomparire nell'oscurità da cui era venuta, Maria poté finalmente vedere il dono misterioso. Nelle piccole mani di Gesù brillava una mela rossa. 
Quella donna era Eva, la prima donna, la madre dei viventi, che aveva consegnato al Messia il frutto del primo peccato. 
Perché ora, con Gesù, era nata una Creazione nuova. 
E tutto poteva ricominciare.



Il negozio era carico di merci per il Natale, forse per molti di noi era l'unico momento dell'anno in cui potevamo assaggiare qualche dolcetto.....che profumi, che sapori, che attesa. 
Il Natale era veramente una festa, strade vuote e tutte le famiglie riunite in casa, case piccole e tanta gente....ma non importava era NATALE.



Preghiera a Gesù in Avvento

Gesù ti sto aspettando. "Non tardare."
Ti sto aspettando, ma io so che tu vieni a cercarmi per lavorare nel tuo cantiere:
ti aspettano i bambini poveri che hanno fame,
fa' che io porti loro il pane quotidiano dell'amore;
ti aspettano le persone che soffrono,
fa' che io porti loro il pane quotidiano della speranza, andandoli a trovare e stringendo le loro mani;
ti aspettano tanti uomini che hanno tutto ma non sono felici, perché non hanno te,
fa' che io porti loro il pane quotidiano della fede, che brilla come luce nella notte del peccato.
Gesù ti sto aspettando. "Non tardare".
Ti sto aspettando, ma io so che tu vieni a cercarmi per lavorare nel cantiere del tuo amore.



Buona giornata a tutti. :)