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giovedì 20 marzo 2014

Il Battesimo - Giovanni Guareschi

Entrarono improvvisamente in chiesa un uomo e due donne, e una delle due era la moglie di Peppone, il capo dei rossi.
Don Camillo che, in cima a una scala stava lucidando col sidol l'aureola di San Giusep
pe, si volse e domandò cosa volevano.
"C'è da battezzare della roba" rispose l'uomo. E una delle donne mostrò un fagotto con dentro un bambino.
"Chi l'ha fatto?" chiese don Camillo scendendo.
"Io" rispose la moglie di Peppone.
"Con tuo marito?" si informò don Camillo. "Si capisce! Con chi vuole che l'abbia fatto: con lei?" ribatté secca la moglie di Peppone.
"C'è poco da arrabbiarsi" osservò don Camillo avviandosi verso la sagrestia. "So assai, io: non avevano detto che nel vostro partito è di moda l'amore libero?"
Passando davanti all'altare don Camillo si inchinò e strizzò l'occhio al Cristo crocifisso.
"Avete sentito?" e don Camillo ridacchiò. "Gliel'ho dato un colpetto a quei senza Dio!" 

"Non dire stupidaggini, don Camillo!" rispose seccato il Cristo. "Se fossero senza Dio non verrebbero qui a far battezzare i figli. Se la moglie di Peppone ti avesse rifilato una sberla, te la saresti guadagnata."
"Se la moglie di Peppone mi dava una sberla, io li prendevo tutt'e tre per il collo e..." "E?" domandò severo Gesù.
"Niente, si fa per dire" rispose in fretta don Camillo alzandosi.
"Don Camillo, sta' in guardia" lo ammoni Gesù.
Indossati i paramenti, don Camillo si appressò al fonte battesimale.
"Come lo volete chiamare?" chiese don Camillo alla moglie di Peppone.
"Lenin, Libero, Antonio" rispose la moglie di Peppone.
"Vallo a far battezzare in Russia" disse calmo don Camillo rimettendo il coperchio al fonte battesimale.
Don Camillo aveva mani grandi come badili, e i tre se ne andarono senza fiatare. Don Camillo cercò di sgattaiolare in sagrestia, ma la voce del Cristo lo bloccò.
"Don Camillo, hai fatto una gran brutta cosa! Va' a richiamare quella gente e battezza il bambino."
"Gesù" rispose don Camillo. "Dovete mettervi in mente che il battesimo non è mica una burletta. Il battesimo è una cosa sacra. Il battesimo..."
"Don Camillo" lo interruppe il Cristo. "A me vuoi insegnare cos'è il battesimo? A me che l'ho inventato? Io ti dico che tu hai fatto una grossa soperchieria. perché se quel bambino, metti il caso, in questo momento muore, la colpa è tua se non ha il libero ingresso in Paradiso!"
"Gesù non drammatizziamo!" ribatté don Camillo. "Perché dovrebbe morire? E' bianco e rosso come una rosa!"
"Non vuol dire!" lo ammonì il Cristo. "Gli può cadere una tegola in testa, gli può venire un colpo apoplettico. Tu lo devi battezzare." 
Don Camillo allargò le braccia: "Gesù, pensateci un momento. Si fosse sicuri che quello poi va all'Inferno, si potrebbe lasciar passare: ma quello, pure essendo figlio di un brutto arnese, può benissimo capitarvi fra capo e collo in Paradiso. E allora ditemi voi come posso permettere che vi arrivi in Paradiso della gente che si chiama Lenin? Io lo faccio per il buon nome del Paradiso"
"Al buon nome del Paradiso ci penso io" gridò seccato Gesù.
"A me interessa che uno sia un galantuomo: che si chiami poi Lenin o Bottone non mi importa niente. Al massimo, tu potevi far presente a quella gente che dare ai bambini nomi strampalati spesso può significare metterli nei pasticci, da grandi." 

"Va bene" rispose don Camillo. "Io ho sempre torto. Cercheremo di rimediare."
In quel momento entrò qualcuno. Era Peppone solo, col bambino in braccio. Peppone chiuse la porta col chiavistello.
"Di qui non esco" disse "se mio figlio non è stato battezzato col nome che voglio io."
"Ecco" sussurrò sorridendo don Camillo rivolto al Cristo. "Lo vedete che gente? Uno è pieno delle più sante intenzioni e guardate come lo trattano."
"Mettiti nei suoi panni" rispose il Cristo. "Non sono sistemi da approvare, ma si possono comprendere."
Don Camillo scosse il capo.
"Ho detto che di qui non esco se non mi battezzate il figlio come voglio io" ripeté Peppone, e, deposto il fagotto col bimbo su una panca, si tolse la giacca, si rimboccò le maniche e avanzò minaccioso.
"Gesù" implorò don Camillo. "Io mi rimetto a voi. Se voi stimate giusto che un vostro sacerdote ceda alle imposizioni dei privati, io cedo. Ad ogni modo domani non lamentatevi se poi mi porteranno un vitello e mi imporranno di battezzarlo. Voi lo sapete: guai a creare dei precedenti." 
"Be'" rispose il Cristo "In questo caso tu devi cercare di fargli capire..."
"E se quello me le dà?"
"Prendile, don Camillo. Sopporta, soffri come ho fatto io."
Allora don Camillo si volse: "D'accordo, Peppone" disse.
"Il bambino uscirà di qui battezzato, però non con quel nome dannato."
"Don Camillo," borbottò Peppone "ricordatevi che ho la pancia delicata per quella palla che mi sono preso in montagna. Non tirate colpi bassi o comincio a lavorare con una panca."
"Sta' tranquillo, Peppone, io te li sistemo tutti al piano superiore" rispose don Camillo collocandogli una sventola a cavalcioni di un'orecchia.
Erano due omacci con le braccia di ferro e volavano sberle che facevano fischiar l'aria. Dopo venti minuti di lotta furibonda e silenziosa. don Camillo, sentì una voce alle sue spalle:
"Forza, don Camillo! Tiragli alla mascella!"
Era il Cristo da sopra l'altare. Don Camillo sparò alla mascella, e Peppone rovinò per terra."
Peppone rimase lungo disteso una decina di minuti, poi si rialzò, si massaggiò il mento, si rassettò, si rimise la giacca, si rifece il nodo al fazzoletto rosso, e prese in braccio il bambino.
Vestito dei paramenti d'uso, don Camillo lo aspettava, fermo come un macigno, davanti al fonte battesimale, Peppone si avvicinò lentamente.
"Come lo chiamiamo?" chiese don Camillo.
"Camillo, Libero, Antonio" borbottò Peppone.
Don Camillo scosse il capo.
"Ma no: chiamiamolo invece Libero, Camillo, Lenin" disse.
"Sì, anche Lenin; quando hanno un Camillo vicino, i tipi come quello là non hanno niente da fare."
"Amen" borbottò Peppone tastandosi la mascella.
Quando, finito tutto, don Camillo passò davanti all'altare, il Cristo disse sorridendo:
"Don Camillo, bisogna dire la verità: in politica ci sai fare meglio tu di me".
"Anche a cazzotti però" rispose don Camillo con molto sussiego, tastandosi con indifferenza un grosso bernoccolo sulla fronte.

(Giovannino Guareschi)



Sig.ra Bottazzi: "Libero Antonio Lenin!" Don Camillo: "E allora fatelo battezzare dai russi!!!!"



Dialogo fra Peppone (Gino Cervi) e don Camillo (Fernandel):

Peppone: Voi non siete un uomo, voi siete un prete! 
[Don Camillo gli pesta violentemente il piede] Se siete un uomo aspettatemi fuori! [Fuori dall'edificio scolastico alla fine dell'esame] 
Don Camillo: D'accordo, ma guarda che siamo in due: prima le pigli dall'uomo, e poi le buschi dal prete!



Gesù a don Camillo:

E poi, detto fra noi, una pestatina ti fa bene...così impari a fare della politica in casa mia!




Buona giornata a noi :-)

martedì 26 febbraio 2013

La favoletta di Don Camillo - Giovannino Guareschi -

Don Camillo raccontò questa favoletta: «Un feroce lupo pieno di fame girava per la campagna e arrivò a un gran prato recinto da una altissima rete metallica. 
Dentro pascolavano tranquille le pecorelle. 
Il lupo girò tutt’attorno per vedere se qualche maglia si fosse allentata nella rete, ma non trovò buchi. 
Scavò con le zampe per fare un buco nella terra e passar sotto la rete, ma ogni fatica fu vana. 
Tentò di saltare la siepe, ma non riusciva neppure ad arrivare a metà. 
Allora si presentò alla porta del recinto e gridò: “Pace! Siamo tutti creature di Dio e dobbiamo vivere secondo le sue leggi!”. 
Le pecorelle si appressarono e allora il lupo disse con voce ispirata: “Viva la legalità! Finisca il regno della violenza! Facciamo una tregua!”. “Bene!”, risposero le pecorelle. “Facciamo una tregua!”. 
Il lupo si accucciò davanti alla porta del recinto e passava il tempo cantando. Ogni tanto si levava e andava a brucare l’erba ai piedi della rete metallica. “Uh! Guarda, guarda!”, si stupirono le pecore. “Mangia l’erba anche lui, come noi! Non ci avevano mai detto che i lupi mangiano l’erba!…”. “Io non sono un lupo!”, rispose il lupo. “Io sono una pecora come voi. Una pecora di un’altra razza”. 
Poi spiegò che le pecore di tutte le razze avrebbero dovuto fare causa comune. “Perché”, disse alla fine, “non fondiamo un Fronte Pecorale Democratico? ("Fronte popolare democratico" era il nome dell'alleanza politico-elettorale ).
Io ci sto volentieri e non pretendo nessun posto di comando. 
È ora che ci uniamo contro chi ci tosa, ci ruba il latte e ci manda al macello!”. “Parla bene!”, osservarono alcune pecore. “Bisogna fare causa comune!”. 
E aderirono al Fronte Pecorale Democratico e, un bel giorno, aprirono le porte. 
Il lupo, diventato capo del piccolo gregge, cominciò, in nome dell’Idea, la epurazione di tutte le pecore antidemocratiche e le prime furono quelle che gli avevano aperto la porta. 
Alla fine l’opera di epurazione terminò, e quando non rimase più neppure una pecora il lupo esclamò trionfante: “Ecco finalmente il popolo tutto unito e concorde! 
Andiamo a democratizzare un altro gregge!”»

(Giovannino Guareschi), 
Fonte: da “Don Camillo e il suo gregge”




‎" ...Cattolici che su divorzio, fecondazione artificiale , matrimoni gay, testamento biologico , eutanasia, educazione, concezione dello stato, esprimono pacatamente un pensiero non cattolico. 
Un 8 settembre dottrinale e culturale che produce, inevitabilmente, cumuli di macerie nell'azione politica di tutti i giorni. 
Ma il politico similcattolico non demorde. 

Egli sa che nell'accampamento dei credenti ancora tanta brava gente si aggira ignara, pronta a farsi sbranare il suo voto in serena letizia."


( Alessandro Gnocchi- Mario Palmaro in " Cattivi maestri. Inchiesta sui nemici della verità")



"La Madonna, negli ultimi tempi, ha chiesto di pregare molto per i Pastori. 
A mio parere, la Madonna ha fatto ciò, perchè è in atto, da parte del potere mediatico massonico mondiale, un grande attacco alla Chiesa. 
Dopo la caduta dell'impero sovietico, infatti, è cominciata la globalizzazione atea, materialistica, massonica, anticristiana.
E' l'ideologia dell' elite finanziaria e politica, che ha in mano tutto e, purtroppo, traduce i suoi progetti in leggi dello Stato (aborto, matrimoni gay, eutanasia ecc)".

(Padre Livio Fanzaga - Catechesi del 22 Febbraio 2013)



"Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo."

- Papa Benedetto XVI -































Buona giornata a tutti :-)