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lunedì 11 giugno 2018

L'acqua che scava la roccia - Paulo Coelho

Il monastero sulla sponda del fiume Piedra è circondato da una splendida vegetazione, è una vera oasi all'interno dei campi sterili di quella parte della Spagna. 
Là, il piccolo fiume diventa una magnifica corrente, e si divide in dozzine di cascate. 
L'errante sta camminando nei dintorni, ascoltando la musica dell'acqua. 
Improvvisamente, una grotta - dietro una cascata - cattura la sua attenzione. Studia le rocce, consumate dal tempo, e guarda attentamente le amabili forme create pazientemente dalla natura. 
E trova un verso di Rabindranath Tagore scritto su una placca: 

"Non è stato un martello a rendere le rocce così perfette, ma l'acqua, con la sua dolcezza, la sua danza e il suo suono". 

Dove la forza può solo distruggere, la gentilezza può scolpire.

- Paulo Coelho -

da: I racconti del maktub



 "Signore, insegnami a non parlare
come un bronzo risonante
o un cembalo squillante,
ma con amore.
Rendimi capace di comprendere
e dammi la fede che muove le montagne,
ma con l'amore.
Insegnami quell'amore che è sempre paziente
e sempre gentile;
mai geloso, presuntuoso, egoista o permaloso;
l'amore che prova gioia nella verità,
sempre pronto a perdonare,
a credere, a sperare e a sopportare.
Infine, quando tutte le cose finite
si dissolveranno e tutto sarà chiaro,
che io possa essere stato il debole ma costante
riflesso del tuo amore perfetto."

- santa Madre Teresa di Calcutta -



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it


venerdì 13 aprile 2018

Due Storie Sulle Montagne - Paulo Coelho


·       Qui dove sono

Dopo aver vinto numerose gare di arco e freccia, il campione della città  andò a trovare il maestro Zen.
– Sono il migliore di tutti – disse. – Non ho appreso la religione, non ho ricercato l’aiuto dei monaci, e sono riuscito ad arrivare ad esser considerato il miglior arciere di tutta la regione.
Ho saputo che, per un certo periodo, il miglior arciere della regione siete stato voi, e vi domando: c’era bisogno di diventare un monaco per apprendere a tirare?
– No – rispose il maestro Zen.
Ma il campione non si ritenne soddisfatto: estrasse una freccia, la mise nell’arco, la scagliò e colpì una ciliegia che si trovava molto lontana.
Sorrise, come a dire: “Avreste potuto risparmiare il vostro tempo, dedicandovi solo alla tecnica.”
E disse: – Dubito che riuscirete a ripeterlo -
Senza mostrare la minima preoccupazione, il maestro andò dentro, prese il suo arco e cominciò a camminare in direzione di una montagna vicina.
Lungo la strada c’era un abisso che si poteva attraversare solo grazie a un vecchio ponte di corda ormai marcia, quasi pericolante: con la massima calma, il maestro Zen arrivò sino alla metà del ponte, tese il suo arco, vi inserì la freccia, puntò un albero sull’altro lato del burrone e centrò il bersaglio.
– Ora tocca a te – disse gentilmente al giovane, mentre tornava verso il terreno sicuro.
Terrorizzato, guardando l’abisso sotto i suoi piedi, il giovane andò fino al luogo indicato, tirò, ma la sua freccia atterrò molto distante dal bersaglio.
– Ecco a cosa sono valse la disciplina e la pratica della meditazione – concluse il maestro quando il giovane tornò accanto a lui. – Tu puoi avere molta abilità con lo strumento che hai scelto per guadagnarti da vivere, ma è tutto inutile se non riesci a dominare la mente che utilizza quello strumento. -

- Paulo Coelho - 



Contemplando il deserto

Tre persone che passavano in una piccola carovana videro un uomo che contemplava l’imbrunire nel deserto del Sahara dall’alto di una montagna.
– Dev’essere un pastore che ha perduto una pecora e cerca di scoprire dove sia – disse il primo.
– No, non credo che stia cercando qualcosa, e tanto meno al tramonto, quando la vista si confonde. Penso che aspetti un amico.
– Vi garantisco che è un sant’uomo, e cerca l’illuminazione – commentò il terzo.
Si misero a discutere su cosa stesse facendo quell’uomo, e tanto s’infervorarono nella discussione che finirono quasi per litigare. 
Infine, per stabilire chi avesse ragione, decisero di salire sulla montagna e di raggiungere l’uomo.
– Lei sta cercando la sua pecora? – domandò il primo.
– No, non ho nessun gregge.
– Allora, di sicuro, aspetta qualcuno – affermò il secondo.
– Sono un uomo solitario, che vive nel deserto – fu la risposta.
– Poiché vive nel deserto, e in solitudine, dobbiamo credere che lei è un santo, alla ricerca di Dio, e sta meditando! – esclamò, contento, il terzo uomo.
– C’è davvero bisogno che tutto, sulla Terra, abbia una spiegazione? 
Allora vi spiego. Io me ne sto qui unicamente a guardare il tramonto: questo non basta per dare un senso alle nostre vite?


- Paulo Coelho - 






Io direi che sono i sogni a tenerci in vita e la possibilità di realizzarli è la nostra forza vitale, il motivo per cui al mattino trovare forza per alzarci e vivere ogni giorno con la sensazione che proprio oggi il sogno si realizzerà, che oggi faremo un piccolo passo verso la sua realizzazione, che oggi finalmente ci sentiremo realizzati, e guarderemo alle fatiche affrontate felici di avercela fatta. 
A volte ci convincono che i sogni sono irrealizzabili, da non perseguire se si vogliono evitare delusioni ma soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire.


- Paulo Coelho - 



 Buona giornata a tutti. :-)



lunedì 22 gennaio 2018

da: "L'Alchimista" di Paulo Coelho

Un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più saggio di tutti gli uomini. 
Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. 
Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava.
Invece di trovare un sant'uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un'attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. 
E c'era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto.
Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. 
Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.
Nel frattempo, voglio chiederti un favore, concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d'olio. Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio.
Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.
Allora, gli domandò questi, hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?
Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio che il Saggio gli aveva affidato.
Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo, disse il Saggio. Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa.
Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, questa volta osservando tutte le opere d'arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d'arte disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del Saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.
Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato? domandò il Saggio.
Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.
"Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti - concluse il più Saggio dei saggi - Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino."

- Paulo Coelho -
Fonte: "L'Alchimista" di Paulo Coelho - Bompiani





“Questo è scritto sulla Tavola di Smeraldo,” rispose l’Alchimista quando ebbe finito di scrivere.
Il ragazzo si avvicinò e lesse le parole scritte sulla sabbia.
“E’ un codice,” esclamò poi, un po’ deluso dalla Tavola di Smeraldo. “Somiglia a quei libri dell’inglese.”
“No,” rispose l’Alchimista. “E’ come il volo degli sparvieri: non va compreso con la sola ragione. La Tavola di Smeraldo è un passaggio diretto verso l’Anima del Mondo. I saggi compresero che questo mondo naturale è solo un’immagine e una copia del Paradiso. La semplice esistenza di questo mondo è la garanzia che ne esiste uno più perfetto. Dio lo creò perché gli uomini, attraverso le cose visibili, potessero comprendere i suoi insegnamenti spirituali e le meraviglie della sua sapienza. E’ questo che io chiamo Azione.”
“Dovrei comprendere la Tavola di Smeraldo?” domandò il ragazzo.
“Forse, se ti trovassi in un laboratorio di alchimia, questo sarebbe il momento giusto per studiare la maniera migliore di capire la Tavola di Smeraldo. 
Ma sei nel deserto. E allora immergiti nel deserto. 
Serve a comprendere il mondo altrettanto bene di qualsiasi altra cosa sulla faccia della terra. 
Non c’è bisogno che tu capisca il deserto: basta che osservi un semplice granello di sabbia e vi scorgerai tutte la meraviglie della Creazione.”
“Come posso immergermi nel deserto?”
“Ascolta il tuo cuore. Esso conosce tutte le cose, perché è originato dall’Anima del Mondo, e un giorno vi farà ritorno.”


Buona giornata a tutti. :-)













sabato 13 gennaio 2018

Storie sull'arroganza - Paulo Coelho

L’arroganza del potere

Maestro e discepolo chiacchieravano in un angolo quando una vecchia li avvicinò: “Allontanatevi dalla mia vetrina!”, urlò la vecchia. 
“State ostacolando i clienti”.
Il maestro chiese scusa e cambiò marciapiede.
Continuarono a chiacchierare, quando si avvicinò un ufficiale. 
“Abbiamo bisogno che lei si allontani da questo marciapiede”, disse l’ufficiale. “Fra poco passerà il conte”.
“Che il conte usi l’altro lato della strada”, rispose il maestro, senza muoversi. Poi si rivolse al suo discepolo:
“Non dimenticare: non essere mai arrogante con gli umili. E non essere mai umile con gli arroganti.” 

- Paulo Coelho -



L’arroganza della santità

Il monaco zen passò dieci anni meditando nella sua caverna, cercando di scoprire il cammino della Verità .
Un pomeriggio, mentre pregava, si avvicinò una scimmia.
Il monaco tentò di concentrarsi. Ma la scimmia si avvicinò pian pianino e afferrò il sandalo del monaco.
– Dannata scimmia! – disse l’eremita. – Perché sei venuto a turbare le mie preghiere?
– Ho fame – disse la scimmia.
– Vattene via! Stai ostacolando la mia comunicazione con Dio!
– Come desideri parlare con Dio, se non riesci a comunicare con i più umili, come me? – disse la scimmia.
E il monaco, vergognandosi, chiese scusa.

- Paulo Coelho - 


L’arroganza della forza

Il villaggio era minacciato da una tribù di barbari. A poco a poco gli abitanti abbandonarono le loro case e fuggirono in un luogo più sicuro. Nel giro di un anno, erano andati via tutti, tranne un gruppo di gesuiti.
L’esercito barbaro entrò nel villaggio senza trovare resistenza e fece una grande festa per celebrare la vittoria. A metà della cena, si presentò un prete.
“Voi siete entrati qui e avete allontanato la pace da questo posto. Vi prego di partire senza indugio.”
“Perché tu non sei ancora fuggito?”, urlò il capo barbaro. “Non vedi che posso trafiggerti con la mia spada, senza battere ciglio?”
Il prete rispose tranquillamente:
“Non vedi che posso essere trafitto da una spada, senza battere ciglio?”.

Sorpreso dalla serenità davanti alla morte, il capo barbaro e la sua tribù abbandonarono il posto il giorno seguente.

- Paulo Coelho - 




Buona giornata a tutti. :-)






venerdì 13 ottobre 2017

Senza Tempo e altre poesie - Billy Collins

Di corsa, in questa mattina di un giorno feriale,
do un colpo di clacson mentre passo accanto al cimitero
dove sono sepolti i miei genitori
uno accanto all’altro, sotto una lastra liscia di granito.
Poi, per tutto il giorno, penso a lui che si tira su
e mi lancia un’occhiata
di familiare disapprovazione,
mentre mia madre, con calma, gli dice di rimettersi giù.

-Billy Collins - 


Nostalgia

[…]
Gli anni Novanta del Settecento non torneranno più.
L’infanzia era favolosa.
La gente faceva passeggiate in cima alle colline
e scriveva sul diario quel che vedeva, senza parlare.
Avevamo alti collari e i nostri cappelli erano morbidissimi.
Ci sorprendevamo l’un l’altro con alfabeti fatti di ramoscelli.
Era un tempo meraviglioso per essere vivi, o anche morti.
[…]

- Billy Collins -




- Pensando un po alla morte - 

Credo che questo testo si potrà leggere in circa tre minuti.
Ebbene, in questo lasso di tempo, moriranno 300 persone e ne nasceranno altre 620.
Forse io impiegherò mezz'ora per scriverlo: sono concentrato sul mio computer, sui libri accanto a me, sulle idee che mi vengono, sulle macchine che passano là fuori.
Tutto sembra assolutamente normale intorno a me.

Invece, durante questi trenta minuti, sono morte 3.000 persone, e 6.200 hanno appena visto, per la prima volta, la luce del mondo.
Dove saranno queste migliaia di famiglie che hanno cominciato a piangere per la perdita di qualcuno, o a ridere per l'arrivo di un figlio, di un nipote, di un fratello?
Mi fermo e rifletto: forse molte di queste morti arrivano al termine di una lunga e dolorosa malattia, e certe persone saranno sollevate dall'Angelo che è venuto a prenderle.

Inoltre, centinaia di questi bambini che sono appena nati quasi sicuramente saranno abbandonati nel prossimo minuto ed entreranno nelle statistiche di morte prima che io abbia finito questo testo.
Pensate. Ho appena dato uno sguardo a una semplice statistica e tutt'a un tratto inizio ad avvertire il senso di queste perdite e questi incontri, questi sorrisi e queste lacrime.

Quanti staranno lasciando questa vita da soli, nelle loro stanze, senza che nessuno si renda conto di ciò che sta accadendo?
Quanti nasceranno nascostamente e saranno abbandonati davanti alla porta di qualche ricovero o di qualche convento?
Rifletto: ho già fatto parte della statistica delle nascite e, un giorno, sarò incluso nel numero dei morti.

Che bello: io sono pienamente consapevole che morirò.
Da quando ho fatto il Cammino di Santiago, ho capito che - anche se la vita continua e siamo tutti eterni - un giorno questa esistenza si concluderà.
Le persone pensano molto poco alla morte.

Passano la vita preoccupandosi di vere e proprie assurdità, rimandano cose, tralasciano momenti importanti.
Non rischiano, perché pensano sia pericoloso.
Si lamentano molto, ma diventano codarde quando è il momento di prendere provvedimenti.
Vogliono che tutto cambi, ma loro si rifiutano di cambiare.
Se pensassero un po' di più alla morte, non tralascerebbero mai di fare quella telefonata che manca. Sarebbero un po' più folli. Non avrebbero paura della fine di questa incarnazione - perché non si può temere qualcosa che accadrà comunque.
Gli Indios dicono: "Oggi è un giorno buono come qualsiasi altro per lasciare questo mondo". E uno stregone commentò una volta: "Che la morte sia sempre seduta al tuo fianco. Così, quando avrai bisogno di fare qualcosa di importante, essa ti darà la forza e il coraggio necessari".
Spero che tu, lettore, abbia letto fin qui. Sarebbe una stupidaggine spaventarsi per il titolo, perché tutti noi, prima o poi, moriremo. E solo chi accetta questo è pronto per la vita.

- Paulo Coelho - 


Buona giornata a tutti. :-)






giovedì 12 ottobre 2017

L’arte di non rispondere alle provocazioni - Paulo Coelho -

Vicino a Tokyo viveva un grande samurai, ormai anziano, che si dedicava a insegnare il buddismo zen ai giovani. Malgrado la sua età, correva la leggenda che fosse ancora capace di sconfiggere qualunque avversario.

Un pomeriggio, si presentò un guerriero, conosciuto per la sua totale mancanza di scrupoli. Era famoso perché usava la tecnica della provocazione: aspettava che l’avversario facesse la prima mossa e, dotato com’era di una eccezionale intelligenza che gli permetteva di prevedere gli errori che avrebbe commesso l’avversario, contrattaccava con velocità fulminante.

Il giovane e impaziente guerriero non aveva mai perduto uno scontro.

Conoscendo la reputazione del samurai, egli era lì per sconfiggerlo e accrescere in questo modo la propria fama.

Tutti gli allievi si dichiararono contrari all’idea, ma il vecchio accettò la sfida. Si recarono tutti nella piazza della città e il giovane cominciò a insultare il vecchio maestro.

Lanciò alcuni sassi nella sua direzione, gli sputò in faccia, gli urlò tutti gli insulti che conosceva, offendendo addirittura i suoi antenati.

Per ore fece di tutto per provocarlo, ma il vecchio si mantenne impassibile.

Sul finire del pomeriggio, quando ormai si sentiva esausto e umiliato, l’impetuoso guerriero si ritirò. Delusi dal fatto che il maestro avesse accettato tanti insulti e tante provocazioni, gli allievi gli domandarono: “Come avete potuto sopportare tante indegnità? Perché non avete usato la vostra spada, pur sapendo che avreste potuto perdere la lotta, invece di mostrarvi codardo di fronte a tutti noi?”.

“Se qualcuno vi si avvicina con un dono e voi non lo accettate, a chi appartiene il dono?”, domandò il samurai.

“A chi ha tentato di regalarlo”, rispose uno dei discepoli.

“Lo stesso vale per l’invidia, la rabbia e gli insulti”, disse il maestro: “Quando non sono accettati, continuano ad appartenere a chi li portava con sé”.

- Paulo Coelho -




Vivere non è peccato

Il rabbino Elimelekh aveva compiuto una bella predicazione, e ora stava per fare ritorno nella sua terra natale. 
Per rendergli omaggio e dimostrargli la gratitudine, i fedeli decisero di seguire la carrozza di Elimelekh fino all'uscita dalla città.
A un certo momento, il rabbino fermò la carrozza, chiese al cocchiere di proseguire senza di lui e si affiancò al popolo.
"Un bell'esempio di umiltà," disse uno degli uomini accanto a lui.
"Non c'è nessuna umiltà nel mio gesto, ma un po' di intelligenza," rispose Elimelekh. 

"Voi, qua fuori, state facendo esercizio, cantando, bevendo vino, fraternizzando gli uni con gli altri, incontrando nuovi amici, e tutto a causa di un vecchio rabbino che è venuto a parlarvi dell'arte di vivere. 
Lasciamo, allora, che le teorie proseguano su quella carrozza, perché io voglio partecipare all'azione."

- Paulo Coelho -


Buona giornata a tutti. :-)



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venerdì 15 settembre 2017

da: "I racconti del maktub" Paulo Coelho

La Madonna, con il Bambino Gesù fra le braccia, aveva deciso di scendere in Terra per visitare un monastero.
Orgogliosi, tutti i monaci si misero in una lunga fila, presentandosi ciascuno davanti alla Vergine per renderle omaggio.
Uno declamò alcune poesie, un altro le mostrò le miniature che aveva preparato per la Bibbia e un terzo recitò i nomi di tutti i santi. E così via, un monaco dopo l'altro, tutti resero omaggio alla Madonna e al Bambino.
All'ultimo posto della fila ne rimase uno, il monaco più umile del convento, che non aveva mai studiato i sacri testi dell'epoca. I suoi genitori erano persone semplici, che lavoravano in un vecchio circo dei dintorni, e gli avevano insegnato soltanto a far volteggiare le palline in aria.
Quando giunse il suo turno, gli altri monaci volevano concludere l'omaggio perché il povero acrobata non aveva nulla di importante da dire e avrebbe potuto sminuire l'immagine del convento. Ma anche lui, nel profondo del proprio cuore, sentiva un bisogno immenso di offrire qualcosa a Gesù e alla Vergine.
Pieno di vergogna, sentendosi oggetto degli sguardi di riprovazione dei confratelli, tirò fuori dalla tasca alcune arance e cominciò a farle volteggiare: perché era l'unica cosa che egli sapesse fare.
Fu solo in quell'istante che Gesù Bambino sorride e cominciò a battere le mani in braccio alla Madonna.
E fu verso quel monaco che la Vergine tese le braccia, lasciandogli tenere per un po' il bambinello.

- Paulo Coelho -
Fonte:  I racconti del maktub




Monaci Zen, quando desiderano meditare, siedono davanti ad una roccia e dicono: "Ora aspetterò che questa roccia cresca un po'". 
Dice il maestro: "Ogni cosa intorno a noi è in continuo cambiamento. Ogni giorno, il sole splende su un nuovo mondo."
Ciò che chiamiamo routine è piena di nuovi propositi e opportunità. Ma noi non percepiamo che ogni giorno è differente dagli altri.
Oggi, da qualche parte, un tesoro ti aspetta. Può essere un breve sorriso, può essere una grande vittoria - non importa.
Niente è noioso, perché tutto cambia costantemente. Il tedio non fa parte del mondo.
Il poeta T. S. Eliot, scrisse: 'Cammina tante strade, ritorna alla tua casa, e vedi ogni cosa come se fosse la prima volta".

- Paulo Coelho -
Fonte:  I racconti del maktub



C'era un re spagnolo che era molto orgoglioso della sua stirpe.
Era anche conosciuto per essere crudele con quelli più deboli.
Un giorno stava camminando con i suoi anziani consiglieri in un campo in Aragona, dove, anni prima, suo padre era caduto in battaglia.
Lì incontrarono un sant'uomo, che stava raccogliendo una enorme mucchio di ossa. "Cosa stai facendo?" chiese il re. "Onore a Sua Maestà" disse il sant'uomo. "Quando ho saputo che il re di Spagna sarebbe venuto qui, ho deciso di ritrovare le ossa di suo padre per dargliele. Ma per quanto cerchi, non riesco a trovarle. Sono uguali a quelle dei contadini, dei poveri, dei mendicanti e degli schiavi".

- Paulo Coelho -
Fonte:  I racconti del maktub


Buona giornata a tutti. :-)