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martedì 8 agosto 2017

da: "L'osteria volante" di Chesterton Gilbert Keith

«Sai, Hump», disse, «penso che gli uomini d'oggi hanno delle idee completamente sbagliate sulla vita umana. 
Sembrano aspettarsi dalla Natura quello che la Natura non ha mai promesso e fanno di tutto per distruggere quello che la Natura ha effettivamente dato. 
In tutte le cappelle atee degli Ivywood non si fa altro che parlare di Pace, della Pace Perfetta, della Pace Assoluta, della Gioia Universale e dei Cuori che battono all'unisono. 
Ma poi non sembrano particolarmente sereni: non appena finito di parlare, cosa fanno? 
Distruggono migliaia di scherzi magnifici, di storie magnifiche, di canzoni magnifiche e di amicizie magnifiche... 
«Insomma,» continuò, «mi sembra che sia chiedere troppo, per ottenere troppo poco. 
Non so se Dio voglia che gli uomini siano felici nel senso di una Felicità totale e assoluta. Ma sono sicuro che Dio vuole che gli uomini si divertano un pò; e, per quanto mi riguarda, intendo continuare a divertirmi. 
Forse il mio cuore non sarà appagato, ma almeno sarà gratificata la mia natura. I cinici, che si credono tanto intelligenti, hanno un motto, "Sii buono e sarai felice, anche se non ti divertirai." 
I cinici, come al solito, si sbagliano in pieno: sono in possesso dell'esatto opposto della verità. 
Io non ho mai fatto particolari sforzi per essere buono, Dio me n'è testimone; ma anche un mascalzone, a volte, si ritrova a dover combattere contro il mondo intero, proprio come i santi. 
Ho combattuto contro il mondo intero, et militavi non sine... come si dice, in latino, "spassarsela"? 
Non potrò certo aspirare alla Pace e alla Gioia e via dicendo, men che meno qui, tra i miei cespugli di erica. 
Non sono mai stato felice, Hump, ma mi sono divertito molto.» 

- Chesterton Gilbert Keith - 
da: "L'osteria volante", ed. Lindau



Rimase lì immobile piuttosto a lungo, senza dire una parola. 
Nel profondo della melma indurita del suo cervello da materialista, si agitavano due cose, i suoi nemici storici: l'antica favola, secondo cui si può credere a qualunque cosa, e il moderno scetticismo, secondo cui non si può credere a niente, nemmeno a quello che si vede con i propri occhi. 
Non c'era nessuna insegna, nessun segno di un'insegna in tutto il paesaggio.
Sul volto avvizzito del vecchio Marne si scorgeva una fioca rinascita di quella risata che, dal Medioevo, è rimasta in letargo. 

- Chesterton Gilbert Keith -
da: "L'osteria volante", ed. Lindau




«I pensieri più profondi sono luoghi comuni», disse Dalroy. 
«È per questo che credo nella Democrazia, al contrario di te, brutto e sporco Conservatore Britannico. 
E il luogo comune più profondo di tutti è quel "Vanitas Vanitatum" che non è pessimismo, ma l'esatto opposto del pessimismo. 
È la vanità dell'uomo che ci spinge a pensare che debba essere un Dio. 
Penso a questa galleria e a quel povero vecchio pazzo che si aggirava sul prato mentre la costruivano, l'animo infiammato di aspettative per il futuro. 
Già vedeva il mondo cambiato e i mari gremiti delle sue nuove imbarcazioni; e adesso,» e la voce di Dalroy si spezzò, «adesso tutto quel che rimane è un buon pascolo per l'asino e una quiete assoluta.»
«Sì,» disse Pump, facendogli capire di sapere benissimo che stava pensando anche a qualcos'altro. Il Capitano continuò sognante:
«E penso a un altro Lord Ivywood che passerà alla storia: anche la sua visione è grandiosa. Sì, dopotutto si tratta di una grandiosa visione e Ivywood sarà anche presuntuoso, ma è coraggioso. 
Anche lui vuole scavare una galleria - tra l'Oriente e l'Occidente - per rendere più inglese l'Impero Indiano; per compiere ciò che lui chiama "l'orientalizzazione" dell'Inghilterra, e che io chiamo la rovina della cristianità. E mi chiedo se l'ingegno acuto e la coraggiosa volontà di un pazzo siano davvero abbastanza forti per scavare come sembra quella galleria. 
O se invece, nella vostra Inghilterra, ci sia ancora abbastanza vitalità per lasciare la sua galleria nello stato di questa, sommersa dalle foreste inglesi e consumata dal mare inglese». 

- Chesterton Gilbert Keith
da: "L'osteria volante", ed. Lindau



Buona giornata a tutti. :-)








giovedì 27 luglio 2017

da: "Ortodossia" di Gilbert Keith Chesterton

"...e nella mia visione il carro celeste vola sfolgorante attraverso i secoli, mentre le stolide eresie si contorcono prostrate, e l’augusta verità oscilla ma resta in piedi."
"La Chiesa nei primi tempi fu superba e veloce come un cavallo da guerra; ma è assolutamente antistorico dire che essa seguì puramente la facile via diritta di una idea - come un volgare fanatismo. 
Essa deviò a destra e a sinistra con tanta esattezza da evitare enormi ostacoli; lasciò da un lato la grande mole dell’arianesimo, dall’altro tutte le forze del mondo che volevano rendere il Cristianesimo troppo mondano, un momento dopo troppo allontanato dal mondo.
La Chiesa ortodossa non scelse mai le strade battute, né accettò i luoghi comuni; non fu mai rispettabile. 
Sarebbe stato facile accettare la potenza terrena degli ariani; sarebbe stato facile, nel calvinistico diciassettesimo secolo, cadere nel pozzo senza fondo della predestinazione.
È facile esser pazzi; è facile essere eretici; è sempre facile lasciare che un’epoca si metta alla testa di qualche cosa, difficile è conservare la propria testa; è sempre facile essere modernisti, come è facile essere snob. Cadere in uno dei tanti trabocchetti dell’errore e dell’eccesso, che, da una moda all’altra, da una sètta all’altra, sono stati aperti lungo il cammino storico del Cristianesimo - questo sarebbe stato semplice.
È sempre semplice cadere: c’è un’infinità di angoli da cui si cade, ce n’è uno soltanto a cui ci si appoggia. 
Perdersi in un qualunque capriccio, dallo Gnosticismo alla Teosofia, sarebbe stato ovvio e banale. 
Ma averli evitati tutti è l’avventura che conturba; e nella mia visione il carro celeste vola sfolgorante attraverso i secoli, mentre le stolide eresie si contorcono prostrate, e l’augusta verità oscilla ma resta in piedi."

- Gilbert Keith Chesterton - 

da  "Ortodossia"





"Se parliamo di un pagano o di un agnostico, siamo invitati a ricordare che tutti gli uomini hanno una religione; se parliamo di un mistico o di uno spiritualista, siamo invitati a considerare quali assurde religioni certi uomini abbiano avuto. 
Possiamo fidarci della morale di Epitteto perché la morale è sempre la stessa; non dobbiamo fidarci della morale di Bossuet perché la morale è cambiata. 
È cambiata in duecento anni, non in venti secoli. 
La cosa cominciava a diventare allarmante. 
Sembrava non tanto che il Cristianesimo fosse così cattivo da riunire in sé tutti i vizi, quanto piuttosto che ogni bastone fosse buono per bastonare il Cristianesimo.
A che dunque somigliava questa cosa stupefacente che tanti erano così ansiosi di contraddire da non badare se contraddicendola contraddicevano se stessi? Da tutti i lati vidi la stessa cosa."


- Gilbert Keith Chesterton - 
da  "Ortodossia"



"La loro quotidiana offesa al Cristianesimo era che, mentre era stato la luce di un popolo, aveva lasciato tutti gli altri nell’oscurità; senonché era anche particolare vanto che la scienza e il progresso erano le scoperte di un solo popolo e che tutti gli altri erano immersi nelle tenebre. 
Quello che era un insulto per il cristianesimo doveva essere un elogio per loro, e sembrava esserci una strana malafede nella loro insistenza su queste due cose. "

- Gilbert Keith Chesterton - 
da  "Ortodossia"



Buona giornata a tutti. :-)









giovedì 9 marzo 2017

Affidamento della famiglia all'Immacolata – Papa Benedetto XVI

«O Vergine Immacolata, in questo momento vorrei affidarti specialmente i "piccoli" di questa nostra città: i bambini, anzitutto, e soprattutto quelli gravemente malati, i ragazzi disagiati e quanti subiscono le conseguenze di pesanti situazioni familiari. Veglia su di loro e fa' che possano sentire, nell'affetto e nell'aiuto di chi sta loro accanto, il calore dell'amore di Dio!.

Ti affido, o Maria, gli anziani soli, gli ammalati, gli immigrati che fanno fatica ad ambientarsi, nuclei familiari che stentano a far quadrare il bilancio e le persone che non trovano occupazione, o hanno perso un lavoro indispensabile per andare avanti. 

Insegnaci, Maria ad essere solidali con chi è in difficoltà, a colmare le sempre più vaste disparità sociali; aiutaci a coltivare un più vivo senso del bene comune, del rispetto di ciò che è pubblico, spronaci a sentire la città - e più che mai questa nostra città di Roma - come patrimonio di tutti, ed a fare ciascuno, con coscienza ed impegno, la nostra parte per costruire una società più giusta e solidale.

O Madre Immacolata, che sei per tutti segno di sicura speranza e di consolazione, fa' che ci lasciamo attrarre dal tuo candore immacolato. 

La tua Bellezza, Tu la Tota Pulchra, ci assicura che è possibile la vittoria dell'amore; anzi, che è certa; ci assicura che la grazia è più forte del peccato, e dunque è possibile il riscatto da qualunque schiavitù. 
Sì, o Maria, tu ci aiuti a credere con più fiducia nel bene, a scommettere sulla gratuità, sul servizio, sulla non violenza, sulla forza della verità; ci incoraggi a rimanere svegli, a non cedere alla tentazione di facili evasioni, ad affrontare la realtà, coi suoi problemi, con coraggio e responsabilità. Così hai fatto tu, giovane donna, chiamata a rischiare tutto sulla Parola del Signore.

Sii madre amorevole per i nostri giovani, perché abbiano il coraggio di essere "sentinelle del mattino", e dona questa virtù a tutti i cristiani, perché siano anima del mondo in questa non facile stagione della storia.
Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre nostra, Salus Populi Romani, prega per noi!».

- Papa Benedetto XVI - 
omaggio all'Immacolata in piazza di Spagna - 8 dicembre 2008




«Attenti, perché nel prossimo secolo la battaglia sarà sulla famiglia! 

Perché il nemico dell’uomo, non potendo attaccare il Creatore, attaccherà la creatura nel luogo in cui la creatura nasce, cresce e si sviluppa, cioè la famiglia. 

Quella sarà l’ultima battaglia finale».


- San Giovanni Paolo II, papa - 
Ai Vescovi, Rio de Janeiro 1997





Avendo perso l'idea di Dio, molti uomini e donne iniziano la loro vita matrimoniale venerandosi l'un l'altro. 
E così arriva la disillusione. 
Nessun uomo può essere tutto per sua moglie e nessuna donna può essere tutto per il marito: solo il Dio infinito può essere tutto per l'uomo e per la donna che ha creato per Lui.

- Gilbert Keith Chesterton - 



Buona giornata a tutti. :-)







mercoledì 20 aprile 2016

Separazione-divorzio: una domanda a Padre Alberto Maggi

Volevo fare una domanda molto semplice, ma molto pratica. Lei ha parlato prima a lungo del concetto di comunione con Dio. Io sono divorziata, tornerò mai in comunione con Dio?

C’è un libro pubblicato qui da La Cittadella “A partire dai cocci rotti”, dove, insieme ad altri, tratto l’argomento. E’ un argomento dolorosissimo, questo. 
E’ un argomento delicato che andrebbe trattato con le dovute maniere e nella dovuta sede. Comunque, non sono un profeta, naturalmente, ma non ci vuole molto a dire “siate ottimisti, perché è questione di tempo e la legislazione della chiesa cattolica riguardo i divorziati cambierà!”
Perché oggi la chiesa si trova di fronte a una grande contraddizione alla quale non sa dare una risposta. 
La chiesa rivendica, giustamente, la capacità che il Signore le ha dato di perdonare ogni colpa; ebbene, oggi la chiesa si trova di fronte all’impossibilità di perdonare la colpa del divorzio.
Non solo, l’assurdo è che, mentre la chiesa può perdonare gli omicidi, non può perdonare i divorziati.
Tant’è vero che il consiglio che io do spesso a queste persone che hanno questi problemi è: “Ammazza il tuo ex, fallo ammazzare se non hai il coraggio. Con un buon avvocato ti farai uno o due anni, ma poi sei a posto!” 
Allora, possibile che sia più grave divorziare dal proprio coniuge che ucciderlo? Certo no. 
Quindi la chiesa si trova di fronte a queste situazioni. 
Le risposte che ha dato –perché lo sapete i divorziati risposati sono esclusi dalla comunione con Dio – a meno che ... A meno che hanno trovato – io non so da quale parte è venuto fuori .... Quel problema è sempre lì.
Il problema non è mai nel cervello, mai nel cuore, ma è sempre giù... nei genitali – 

A meno che non vivano come fratello e sorella. 
Io ho sempre avuto la curiosità di sapere che rapporto aveva con la sorella questo qui che ha detto questa cosa. E’ qualcosa di pazzesco.
Ma allora il problema è tutto lì? Il problema è collocato nei genitali?
Allora la chiesa, sapete, in passato, alle origini, non consentiva ai vedovi di risposarsi. Poi man mano la chiesa – pensateci su, la chiesa è cambiata – ha consentito di contrarre di nuovo matrimonio però, pensate, che fino al Concilio Vaticano II, nella liturgia del matrimonio dei vedovi risposati non c’era la benedizione per la sposa. “Oh, sei stata benedetta una volta, mica la vorrai di nuovo!”
Allora chiediamoci: tra un divorziato e un vedovo non c’è grande differenza, per uno il coniuge è vivo e per l’altro è defunto, ma quando l’altro ormai s’è rifatto una vita, ormai non c’è più. 

Perché costringere? 
Come dice Gesù, “perché mettete dei pesi che neanche voi siete capaci di sopportare?”.
Vedete, noi preti abbiamo fatto una scelta, quella del celibato, che viene chiamata “carisma”, cioè è un impegno da parte dell’uomo, ma è anche una risposta da parte di Dio. 
Perché, se questo è un impegno, a volte non facile, viene addossato a persone che non hanno scelto il celibato, ma hanno scelto una vita insieme? 
Perché mettere dei pesi che neanche noi vogliamo sopportare, e possiamo portare?
Allora la legislazione sui divorziati indubbiamente cambierà. 

E’ questione di tempo – purtroppo i tempi della chiesa sono biblici – ma ricordiamoci soltanto questo – e lo ricorderemo domani nell’Eucaristia: Gesù non si presenta come un premio, ma come un regalo.
Il premio dipende dalle condizioni e dai meriti di chi lo riceve, il regalo dalla generosità del donatore. 

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

- Padre Alberto Maggi - 

AVVERTENZA: La risposta a questa domanda è stata data in modo colloquiale da P. Alberto Maggi durante una conferenza. Il testo non è stato ne riveduto,ne corretto.
























Con la benedizione del matrimonio, si riceve la forza per amarsi ed essere fedeli l'uno all'altra e in quanto sacramento, la grazia di portare su di sé i limiti e gli errori dell'altro come fossero i propri. 
Qualsiasi marito e qualsiasi moglie sbaglia a volte così come ogni madre a volte sbaglia col figlio. 
Non siamo onniscienti e onnipotenti: non vediamo tutti gli elementi, non possiamo controllare nemmeno quelli che vediamo e l'egoismo umano a volte gioca brutti scherzi inconsci anche nel cuore più adorabile. 
In altre parole, non siamo Dio e guai a chi venera idoli anche all'interno del matrimonio. Ma una volta che ci si rende conto di questo, una volta che Dio è messo sul trono, nel matrimonio entra un enorme potere, per cui gli errori e i peccati dei due che sono stati fatti uno, possono servire per la reciproca santificazione. 

- Gilbert Keith Chesterton - 




A me non piace la famiglia delle fiabe, quella dove tutti vivono felici e contenti. 
Mi piace la famiglia reale, basata sull’amore vero e imperfetto, con i suoi problemi , con i suoi alti e bassi. Dove non mancano i contrasti, ma c’è sempre la volontà di affrontarli e risolverli insieme. 
La famiglia basata sulla “presenza” dei genitori e sull’esempio che danno ai figli, che vale cento volte più delle belle parole e delle prediche. 
Mi piace la famiglia dove ciascuno fa qualche piccola rinuncia che non gli pesa, perché fatta con amore, per amore. 
Mi piace la famiglia unita dove il rispetto e la libertà consentono a tutti di esprimersi e di crescere liberamente. Dove l’unità significa anche diversità. Dove si vive bene insieme ma dove ciascuno ha i propri spazi. E soprattutto dove si respira amore, rispetto e comprensione reciproca. 

- Agostino Degas - 





Buona giornata a tutti. :-)




venerdì 25 dicembre 2015

Poesia di Natale - Gilbert Keith Chesterton -

Laggiù  una madre senza posa camminava,
fuori da una locanda ancora a vagare;
nel paese in cui lei si trovò senza tetto,
tutti gli uomini sono a casa.
Quella stalla malconcia a due passi,
fatta di travi instabili e sabbia scivolosa,
divenne qualcosa di così solido da resistere e reggere
più delle pietre squadrate dell’impero di Roma.
Perché tutti gli uomini hanno nostalgia anche quando sono a casa,
e si sentono forestieri sotto il sole,
come stranieri appoggiano la testa sul cuscino
alla fine di ogni giornata.
Qui combattiamo e ardiamo d’ira,
abbiamo occasioni, onori e grandi sorprese,
ma casa nostra è là sotto quel cielo di miracoli
in cui cominciò la storia di Natale.
Un bambino in una misera stalla,
con le bestie a scaldarlo ruminando;
solo là, dove Lui fu senza un tetto,
tu ed io siamo a casa.
Abbiamo mani all’opera e teste capaci,
ma i nostri cuori si sono persi – molto tempo fa!
In un luogo che nessuna carta o nave può indicarci
sotto la volta del cielo.
Questo mondo è selvaggio come raccontano le favole antiche,
e anche le cose ovvie sono strane,
basta la terra e basta l’aria
per suscitare la nostra meraviglia e le nostre guerre;
Ma il nostro riposo è lontano quanto il soffio di un drago
e troviamo pace solo in quelle cose impossibili,
in quei battiti d’ala fragorosi e fantastici
che volarono attorno a quella stella incredibile.
Di notte presso una capanna all’aperto
giungeranno infine tutti gli uomini,
in un luogo che è più antico dell’Eden
e  che alto si leva oltre la grandezza di Roma.
Giungeranno fino alla fine del viaggio di una stella cometa,
fino a scorgere cose impossibili che tuttavia ci sono,
fino al  luogo dove Dio fu senza un tetto
e dove tutti gli uomini sono a casa.

- Gilbert Keith Chesterton - 


«Un astro brillò nel cielo sopra tutti gli astri, la sua luce era indicibile, e la sua novità stupì. La altre stelle con il sole e a luna fecero un coro all'astro ed esso più di tutti illuminò. Ci fu stupore. Donde quella novità strana per loro? Apparso Dio in forma umana per una novità di vita eterna si sciolse ogni magia, si ruppe ogni legame di malvagità. Scomparve l'ignoranza, l'antico impero cadde. Aveva inizio ciò che era stato deciso da Dio. Di qui fu sconvolta ogni cosa per preparare l'abolizione della morte». 

- Sant' Ignazio di Antiochia -
Lettera agli Efesini, XIX




Un giorno santo è spuntato per noi:
venite, popoli, adorate il Signore,
oggi una grande luce è discesa sulla terra.




C'è il Natale delle luci, della festa, dello stare insieme e poi c'è l'altro Natale, il Natale della solitudine, della povertà, delle lacrime nascoste e spesso interrotte. 
È a questo secondo Natale che volgo lo sguardo e l'attenzione. 
Vorrei ascoltare ogni pianto, sedare ogni rabbia, venerare ogni lacrima. Insomma, per questo Natale, mi piacerebbe tanto restituire dignità, amore e forza a chi magari ha tante cose, ma sente di perdere quella più importante: se stesso. 
Buon Natale a tutti. 
La vita, credetemi, è davvero meravigliosa...




L'augurio è per un sereno Natale a voi tutti amici ed amiche 
che da tanti anni seguite le mie.... fantasie.

Il Signore che tutto vede e tutto ama vi benedica e vi custodisca. 

- Stefania -



mercoledì 9 dicembre 2015

da: "Lettera a The Tablet" of London - Gilbert Keith Chesterton

"Da bambino avevo appeso alla sponda del mio letto una calza vuota, che al mattino si trasformò in una calza piena. 
Non avevo fatto nulla per produrre le cose che la riempivano. Non ero nemmeno stato buono!
E la spiegazione era che un certo essere che tutti chiamavano 'Santa Claus' era benevolmente disposto verso di me... 
Io ci credo ancora. Ho semplicemente esteso l'idea. 
Allora chiedevo solo chi metteva i giocattoli nella calza, ora mi chiedo chi mette la calza accanto al letto, e il letto nella stanza, e la stanza nella casa, e la casa nel pianeta, e il grande pianeta nel vuoto. 
Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi dollari e qualche biscotto. 
Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare. Una volta pensavo fosse piacevole e sorprendente trovare un regalo così grande da entrare solo per metà nella calza. 
Ora sono felice e stupito ogni mattina di trovare un regalo così grande che ci vogliono due calze per tenerlo, e poi buona parte ne rimane fuori; è il grande e assurdo regalo di me stesso, perché all'origine di esso io non posso offrire alcun suggerimento tranne che Babbo Natale mi ha dato la vita in un particolare fantastico momento di buona volontà».


- Gilbert Keith Chesterton - 



“Il motivo per cui la gente non riesce a capire quanto è bella un’alba è semplicemente perché non può pagare per vederla”.

- Gilbert Keith Chesterton - 



Se si può divorziare per diversità di carattere, mi chiedo come mai non abbiano tutti divorziato. 
Ho conosciuto molti matrimoni felici, ma mai nessuno "compatibile". 
Tutto il senso del matrimonio sta nel lottare e nell'andare oltre l'istante in cui l'incompatibilità diventa evidente. 
Perchè un uomo e una donna, come tali, sono incompatibili."

- Gilbert Keith Chesterton - 
da:“Cosa c’è di sbagliato nel mondo“


                                                         Dipinto di Thomas Kinkade


"….Si tratta di persone di diverso tipo, molto più ordinarie e formali, che non solo stanno lavorando per creare un paradiso di codardia, ma che vi stanno lavorando grazie ad una coalizione che si è formata tra i vigliacchi. L’atteggiamento di queste persone verso la famiglia e la tradizione delle virtù cristiane è l’atteggiamento di uomini che vogliono ferire senza far rumore; o di scavare gallerie sotterranee e minare senza uscire allo scoperto. 
E coloro che fanno questo sono più della maggioranza, quasi due terzi, dei giornalisti che scrivono nei giornali capitalisti più rispettabili e tradizionali..."

(da un articolo di G.K. Chesterton)




Il mondo non perirà certo per mancanza di meraviglie, perirà per mancanza di meraviglia.
- Gilbert Keith Chesterton - 





Buona giornata a tutti. :-)





sabato 20 dicembre 2014

Il flauto del pastore -

C'era una volta un vecchio pastore, che amava la notte e conosceva bene il percorso degli astri. Appoggiato al suo bastone, con lo sguardo rivolto verso le stelle, il pastore stava immobile sul campo.
"Egli verrà!" disse.
"Quando verrà?" chiese il suo nipotino.
"Presto!".
Gli altri pastori risero.
"Presto!", lo schernirono. "Lo dici da tanti anni!".
Il vecchio non si curò del loro scherno. Soltanto il dubbio che vide sorgere negli occhi del nipote lo rattristò. Quando fosse morto, chi altri avrebbe riferito la predizione del profeta? Se lui fosse venuto presto! Il suo cuore era pieno di attesa.
"Porterà una corona d'oro?". La domanda del nipote interruppe i suoi pensieri. "Sì!".
"E una spada d'argento?". "Sì!".
"E un mantello purpureo?". "Sì! Sì!".
Il nipotino era contento. Il ragazzo era seduto su un masso e suonava il suo flauto. Il vecchio stava ad ascoltare. Il ragazzo suonava sempre meglio, la sua musica era sempre più pura. Si esercitava al mattino e alla sera, giorno dopo giorno. Voleva essere pronto per quando fosse venuto il re. Nessuno sapeva suonare come lui.
"Suoneresti anche per un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo?", chiese il vecchio.
"No!", disse il nipote.
Un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, come avrebbe potuto ricompensarlo per la sua musica? Non certo con oro e argento! Un re con corona, con spada e mantello purpureo l'avrebbe fatto ricco e gli altri sarebbero rimasti a bocca aperta, l'avrebbero invidiato.
Il vecchio pastore era triste. Ahimé, perché aveva promesso al nipote ciò a cui egli stesso non credeva? Come sarebbe venuto? Su nuvole dal cielo? Dall'eternità? Sarebbe stato un bambino? Povero o ricco? Di certo senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, e tuttavia sarebbe stato più potente di tutti gli altri re. Come poteva farlo capire al suo nipotino?
Una notte in cielo comparvero i segni che il nonno così a lungo aveva cercato con gli occhi. Le stelle splendevano più chiare del solito. Sopra la città di Betlemme c'era una grande stella. E poi apparvero gli angeli e dissero: "Non abbiate paura! Oggi è nato il vostro Salvatore!".
Il ragazzo corse avanti, verso la luce. Sotto il mantello sentiva il flauto sul suo petto. Corse più in fretta che poteva. Arrivò per primo e guardò fisso il bambino, che stava in una greppia ed era avvolto in fasce. Un uomo e una donna lo contemplavano lieti. Gli altri pastori, che l'avevano raggiunto, si misero in ginocchio davanti al bambino. Il nonno lo adorava. Era dunque questo il re che gli aveva promesso?
No, doveva esserci un errore. Non avrebbe mai suonato qui.
Si voltò deluso, pieno di dispetto. Si allontanò nella notte. Non vide né l'immensità del cielo, né gli angeli che fluttuavano sopra la stalla.
Ma poi sentì piangere il bambino. Non voleva sentirlo. Si tappò le orecchie e corse via. Ma quel pianto lo perseguitava, gli toccava il cuore e infine lo costrinse a tornare verso la greppia.
Eccolo là, per la seconda volta.
Vide che Maria, Giuseppe e anche i pastori erano spaventati e cercavano di consolare il bambino piangente. Ma tutto era inutile. Che cosa poteva avere il bimbo?
Non c'era altro da fare. Tirò fuori il suo flauto da sotto il mantello e si mise a suonare. Il bambino si quietò subito. Si spense anche l'ultimo, piccolo singhiozzo che aveva in gola. Guardò il ragazzo e gli sorrise.
Allora egli si rallegrò, e sentì che quel sorriso lo arricchiva più di tutto l'oro e l'argento del mondo.




Dal Magistero di Giovanni Paolo II:

“Il Figlio di Dio, 
della stessa sostanza del Padre, 
Dio da Dio e Luce da Luce, 
ha preso corpo dalla Vergine 
ed ha assunto la nostra natura umana...

Il suo regno nulla ha però di terreno, 
proteso com’è nell’infinità dell’eterno”.



dipinto: Natività del Murillo



Provo sfiducia nei confronti di un immaginario un po’ troppo caloroso, romantico, “zuccherato”.
Natale non è una bella storia, un bel sogno. A Natale, vedo venirmi incontro un neonato che, già, è il mio maestro.
Un bambino che sta per darmi da mangiare come si dà da mangiare ad un neonato. Un bambino che sta per insegnarmi verità elementari già tanto essenziali.

Sta per insegnarmi che da un lato ci sono strategie, calcoli, forza, potenza, gelosia, denaro. E che, all’opposto, ci sono attenzione all’altro, dimenticanza di sé, apertura, bontà, dono. 
A Natale giunge un bambino che ci renderà la vita impossibile, ma senza quest'impossibile, non c’è assolutamente niente .

(Christian Bobin)

dipinto di Arthur Hughes (1832-1915)



"Il Natale è assolutamente inadatto al mondo moderno. 
Presuppone la possibilità che le famiglie siano unite, o si riuniscano, e persino che gli uomini e le donne che si sono scelti si parlino. 
Così, migliaia di spiriti giovani e avventurosi, pronti ad affrontare i fatti della vita umana e a incontrare la vasta varietà di uomini e donne come sono realmente, altrettanto pronti a volare fino ai confini della terra e a tollerare ogni qualità stravagante o accidentale dei cannibali o degli adoratori del demonio, sono crudelmente obbligati ad affrontare un’ora – no: talvolta persino due ore! – in compagnia di uno zio Giorgio o di qualche zia di Cheltenham che non trovano particolarmente simpatici. 
Non si possono, in tempi come i nostri, sopportare tali abominevoli torture. Una fraternità più ampia, una sensibilità più vera, ha già insegnato a ogni donna giovane e ardente – con sufficiente ricchezza e tempo libero a disposizione – a sentirsi elettrizzata al solo pensiero di fare colazione con un malvivente, di pranzare con uno sceicco o cenare con un Apache a Parigi. 
È quindi intollerabile che tale sensibilità possa patire il trauma della comparsa inaspettata della propria madre, se non addirittura quella del proprio figlio. 
Nessuno ha mai neanche ipotizzato che i «Genitori» fossero inclusi in quella bellissima astrazione democratica chiamata «Popolo». 
Né che il concetto di fratellanza potesse estendersi ai propri fratelli."

- Gilbert Keith  Chesterton - 
Da " Il Natale deve andarsene" 



Buona giornata a tutti. :-)