giovedì 30 aprile 2020

Annunciare il Vangelo zoppicando…. - Madeleine Delbrel

L'obbligo di annunciare la buona novella ci costringe a camminare simultaneamente al passo di Dio e al nostro: perciò avremo il più delle volte l'andatura dello zoppo o quella esitante di un cieco. 
Con tutte le nostre forze, il nostro spirito, il nostro cuore faremo dell'evangelizzazione l'applicazione del programma di Gesù Cristo. 
Ma questo programma che noi conosciamo affonda tutto in un piano che ci è oscuro. 
Del nostro lavoro di ogni giorno, sia pure perfetto, noi non sappiamo ciò che il Signore ne farà... e se molto maldestro o imperfetto, noi non sappiamo a che cosa servirà. 
Sappiamo soltanto che non andrà perduto ciò che si dona a Dio.

- Madeleine Delbrel -


Poiché le tue parole, mio Dio,
non son fatte per rimanere inerti nei nostri libri,
ma per possederci e percorrere il mondo in noi,
permetti che, da quel fuoco di gioia da te acceso,
un tempo, su una montagna, e da quella lezione di felicità,
qualche scintilla ci raggiunga e ci possegga, 

ci investa e ci pervada.
Fa che, come fiammelle nelle stoppie, 

corriamo per le vie della città,
e fiancheggiamo le onde della folla,
contagiosi di beatitudine, contagiosi della gioia.

- Madeleine Delbrel -







Dio non entrerà nella tua vita, perché Egli è nella tua vita, e fare come se non vi fosse, non gli impedisce certo di esservi. [...]. 

L'obbedienza è la fame di essere nelle mani di Dio.



"È venuta da me una donna anziana, umile, molto umile, ultraottantenne. Io l’ho guardata e le ho detto: “Nonna – perché da noi si dice così agli anziani: nonna, lei vuole confessarsi?”. 
“Sì”, mi ha detto. “Ma se lei non ha peccato …”. 
E lei mi ha detto: “Tutti abbiamo peccati...”. 
“Ma forse il Signore non li perdona...”. 
“Il Signore perdona tutto”, mi ha detto. 
“Ma come lo sa, lei, signora?”. 
“Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe”. 
Non dimentichiamo questa parola: Dio mai si stanca di perdonarci, mai! “Eh, padre, qual è il problema?”. 
Eh, il problema è che noi ci stanchiamo, noi non vogliamo, ci stanchiamo di chiedere perdono. Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai!»"

- Papa Francesco -



Rimani con me, Signore:
poichè tu sai con quanta frequenza
io ti abbandono.
Rimani con me, Signore:
perchè tu sei la mia vita
e senza di te si affievolisce
il mio fervore.
Rimani con me, Signore:
perchè tu sei la mia luce
e senza di te rimango nelle tenebre.
Rimani con me, Signore:
perchè oda la tua voce e la segua.
Rimani con me, Signore:
perchè voglio amarti molto
e vivere sempre insieme a te.
Rimani con me, Signore:
e con tutta la mia famiglia
perchè viviamo uniti nel tuo amore
e un giorno tutti insieme,
cantiamo le tue lodi per l'eternità. Amen.





















Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it






mercoledì 29 aprile 2020

Preghiera a santa Caterina per chiedere una grazia

La Chiesa, già ricolma della gioia pasquale, innalza a Dio lodi di maggior giubilo nella festa odierna di santa Caterina da Siena. 
Colei che giustamente può esser detta novella Debora, madre del popolo e difenditrice della Chiesa, nacque a Siena, nel rione di Fontebranda, il 25 marzo 1347, da Jacopo Benincasa e Lapa Piacenti, ultima di 25 figli. 
Dalla prima fanciullezza fu tutta consacrata a Cristo, che le apparve in manto e tiara (ornamenti propri del Romano Pontefice) all’età di sei anni. 
A sette anni fece voto di perpetua verginità e iniziò a mortificare il suo corpo. A dodici si tagliò i capelli per far capire ai suoi genitori che era suo serio intendimento non voler esser sposa di alcuno se non di Gesù. 
Nel 1363, dopo che vide una colomba aleggiarle sulla testa mentre era in estasi, il padre acconsente a che si unisca alle Mantellate di san Domenico. Sua mansione è quella di soccorrere i poveri e gli ammalati. 
Lo stesso Signore le apparve sotto le sembianze di un mendicante e Caterina gli fece dono del suo mantello: lo riebbe ornato di pietre preziose. Sul finire del Carnevale del 1367 fu misticamente sposata a Gesù Cristo. 
Il nome di Caterina era sì celebre e venerato, che da ogni parte le si portavano malati e tormentati dagli spiriti maligni. La sua dottrina fu infusa e non acquistata: leggeva e scriveva pur essendo analfabeta e, interrogata da insigni dottori su difficili questioni teologiche, rispondeva senza sforzo alcuno. Nessuno la avvicinò senza che ne ripartisse migliore. Attorno a lei si raccolse, verso il 1370, anche la cosiddetta “Bella Brigata”. A causa di questa popolarità alcuni mormorarono così nel 1374 fu chiamata a comparire dinnanzi al Capitolo Generale dell'Ordine Domenicano a Firenze: fu trovata senza colpa e come confessore personale gli fu assegnato fra’ Raimondo da Capua (futuro beato). 
Nel Domenica delle Palme del 1375, mentre dimorava a Pisa, dopo la Comunione ricevette l’impressione delle sacre Stimmate. Così era pienamente conformata al suo divino Sposo. Ma pur immersa nella meditazione delle cose divine, fu nondimeno mediatrice di pace nelle vicende politiche del suo tempo, intrattenendo rapporti epistolari con le più importanti personalità del suo tempo, Papa compreso. Il 18 giugno 1376 arriva alla corte papale di Avignone e ottiene da Gregorio XI il suo ritorno a Roma, ormai da troppi anni vedova del suo Pastore. Tuttavia gravi problemi sorsero quando fu eletto il successore di Gregorio: alcuni cardinali, in gran parte stranieri, avevano dichiarata invalida l'elezione di Urbano VI e il 20 settembre del 1378 elessero a Fondi un altro l’ antipapa Clemente VII, il quale fu poi costretto a fuggire ad Avignone con i cardinali che lo avevano eletto. Caterina si schierò a favore di Urbano VI. 
Era giunta però alla fine della sua corsa, aveva trentatré anni, quando il 29 aprile 1380, lo Sposo celeste la accolse nei talami del Paradiso. Il suo corpo virgineo fu sepolto a santa Maria sopra Minerva e tuttora vi è conservato sotto l’altar maggiore. Gloriosa per i miracoli, Pio II Piccolomini le decretò gli onori dei Santi nel 1461 e ne fissò la festa alla prima domenica di maggio. Clemente VIII la trasferì al 30 aprile giorno successivo alla sua morte. Urbano VIII ne fece restaurare l’Ufficio con nuove orazioni. Pio IX nel 1866 la annoverò fra i Patroni di Roma. 
Pio XII la costituì, assieme a San Francesco d’Assisi, Patrona d’Italia il 18 giugno 1939. 
Il 4 ottobre 1970 Paolo VI l’iscrisse nell’albo dei santi Dottori ed infine Giovanni Paolo II l’ha proclamò Compatrona d’Europa il 1º ottobre 1999.





Fa’, te ne preghiamo, 
o Dio onnipotente, che, 
celebrando lietamente l’annuo natale 
della tua beata Vergine Caterina, 
profittiamo dell’esempio di tanta virtù. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, 
tuo Figliuolo, che è Dio, 
e teco vive e regna, in unità con lo Spirito Santo, 
per tutti i secoli dei secoli. Così sia.



Preghiera a santa Caterina per chiedere una grazia

O sposa del Cristo, fiore della patria nostra. Angelo della Chiesa sii benedetta.
Tu amasti le anime redente dal Divino tuo Sposo: come Lui spargesti lacrime sulla Patria diletta; per la Chiesa e per il Papa consumasti la fiamma di tua vita.
Quando la peste mieteva vittime ed infuriava la discordia, tu passavi Angelo buono di Carità e di pace.
Contro il disordine morale, che ovunque regnava, chiamasti virilmente a raccolta la buona volontà di tutti i fedeli.
Morente tu invocasti sopra le anime, sopra l’Italia e l’Europa, sopra la Chiesa il Sangue prezioso dell’Agnello.
O Caterina Santa, dolce sorella patrona Nostra, vinci l’errore, custodisci la fede, infiamma, raduna le anime intorno al Pastore.
La Patria nostra, benedetta da Dio, eletta da Cristo, sia per la tua intercessione vera immagine della Celeste nella carità nella prosperità, nella pace.
Per te la Chiesa si estenda quanto il Salvatore ha desiderato, per te il Pontefice sia amato e cercato come il Padre il consigliere di tutti.
E le anime nostre siano per te illuminate, fedeli al dovere verso L’Italia, l’Europa e verso la Chiesa, tese sempre verso il cielo, ne Regno di Dio dove il Padre, il Verbo il Divino amore irradiano sopra ogni spirito eterna luce, perfetta letizia.
Amen.

Santa Caterina liberaci da questa pestilenza. Amen


Buona giornata a tutti. :-)








martedì 28 aprile 2020

Tu che sei anche in noi - Dag Hammarskjold

"Tu che sei al di sopra di noi,
Tu che sei uno di noi,
Tu che sei anche in noi,
possano tutti vedere Te anche in me,
possa io preparare la strada per Te,
possa io rendere grazie per tutto ciò che mi accade.

Possa io non scordare in ciò i bisogni altrui.
Tienimi nel Tuo Amore
così come vuoi che tutti dimorino nel mio.

Possa tutto in questo mio essere volgersi a Tua gloria
e possa io non disperare mai.

Poiché io sono sotto la Tua mano,
e in Te è ogni forza e bontà.

Dammi puri sensi, per vederti...
Dammi umili sensi, per udirti...
Dammi sensi d'amore, per servirti...
Dammi sensi di fede, per dimorare in Te."


- Dag Hammarskjold -





Se la Buona Novella della vostra Bibbia fosse scritta anche sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere così ostinatamente perché si creda nell’ autorità di questo libro: le vostre opere, le vostre azioni dovrebbero rendere quasi superflua la Bibbia perché voi stessi dovreste continuamente costituire la Bibbia nuova.

- Friedrich Nietzsche -






Quando crediamo che tutto sia perduto, non abbiamo altro da fare che gridare: Signore, salvaci, stiamo perendo!".
Nostro Signore, infatti, è là, proprio vicino a noi e ci guarda con compiacimento, ci sorride e ci dice: "Allora tu Mi ami davvero, riconosco che Mi ami!.. ".
E' proprio nelle lotte contro l'inferno e nella resistenza alle tentazioni che proviamo a Dio il nostro amore.


- San Giovanni Maria Vianney - Curato d'Ars 



Buona giornata a tutti :-)






lunedì 27 aprile 2020

L’ Eternità – Don Bruno Ferrero

C'era una volta un monaco che conduceva una vita serena e tranquilla.
Una sola inquietudine lo tormentava.
Aveva paura dell'eternità.
Gli eletti in Paradiso cantano le lodi di Dio come fanno i monaci.
Un conto è farlo per un po' di tempo. Ma per l'eternità! Per felici che si possa essere alla presenza di Dio, dopo qualche milione d'anni chissà che noia...


Un giorno di primavera, se ne andò secondo la sua abitudine a passeggiare nel bosco che circondava il monastero. 
L'aria era viva e leggera, profumata di erba e di fiori.
Il monaco sospirò pensando al suo problema. 
Sopra la sua testa un usignolo cominciò a cantare. Un canto così puro, modulato, melodioso che il monaco dimenticò i suoi pensieri per ascoltarlo. Non aveva mai sentito niente di più bello. Per un istante ascoltò estasiato.

Poi pensò che era ora di raggiungere il coro per la preghiera e si affrettò. Stranamente avevano sostituito il frate portinaio con uno che non conosceva. Passò un altro monaco e poi un altro che non aveva mai visto. "Che cosa desidera?" gli chiese il portinaio.
Vagamente irritato, il nostro monaco rispose che voleva soltanto entrare per non essere in ritardo. L'altro non capiva. Il monaco protestò e chiese con veemenza di vedere l'abate. Ma anche l'abate era uno sconosciuto e il povero monaco fu preso dalla paura. 
Balbettando un po', spiegò che era uscito dal monastero per una breve passeggiata e che si era attardato un attimo ad ascoltare il canto di un usignolo, ma che si era affrettato a rientrare per l'ufficio pomeridiano. 
L'abate lo ascoltava in silenzio.
"Cento anni fa", disse alla fine, "un monaco di questa abbazia, proprio in questa stagione e in quest'ora, è uscito dal monastero. Non è più ritornato e nessuno l'ha più rivisto".

Allora il monaco capì che Dio l'aveva esaudito. Se cento anni gli erano parsi un istante nello stato d'estasi in cui l'aveva rapito il canto dell'usignolo, l'eternità non era che un istante nell'estasi in Dio.



Un profeta importunava Dio continuamente: "Perché non fai questo? Perché non sistemi quello? Vuoi che le cose continuino così? Avanti intervieni! Presto, non tardare! Che sarà del mondo se va avanti di questo passo?".
Finalmente Dio gli parlò.
"Perché te la prendi tanto?" gli disse: 

"Lascia passare questi trentacinquemila anni e poi vedremo...".
Il tempo di Dio non è il tempo degli uomini.



- Don Bruno Ferrero -
Fonte: Il segreto dei pesci rossi



«Quando, in un momento simbolico, stava ponendo le basi della Sua grande società, Cristo non scelse come pietra angolare il geniale Paolo o il mistico Giovanni, ma un imbroglione, uno snob, un codardo: in una parola, un uomo. 
E su quella pietra Egli ha edificato la Sua Chiesa, e le porte dell'Inferno non hanno prevalso su di essa. 
Tutti gli imperi e tutti i regni sono crollati, per questa intrinseca e costante debolezza, che furono fondati da uomini forti su uomini forti. 
Ma quest'unica cosa, la storica Chiesa cristiana, fu fondata su un uomo debole, e per questo motivo è indistruttibile. 
Poiché nessuna catena è più forte del suo anello più debole. » 

G.K.Chesterton - Eretici (1905)


"Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell'umanità, finiscono per combattere anche la libertà e l'umanità pur di combattere la Chiesa"

- G.K. Chesterton - 




Buona giornata a tutti. :-)



domenica 26 aprile 2020

La piccola fattoria e la vacca - Paulo Coelho

Un filosofo passeggiava in un bosco con un discepolo, conversando sull’importanza degli incontri inaspettati. Secondo il maestro, tutto ciò che si trova davanti a noi ci dà un’occasione per apprendere o insegnare. 

In quel momento incrociarono il cancello di una piccola fattoria che, malgrado si trovasse in un’ottima posizione, aveva un aspetto miserabile. 
“Guardate questo posto,” disse il discepolo. “Avete ragione: ho appena imparato che tanta gente si trova in Paradiso, ma non se ne rende conto e continua a vivere in condizioni miserabili.” 
“Io ho detto apprendere e insegnare,” ribatté il maestro. “Constatare ciò che accade non basta: è necessario verificarne le cause, poiché comprendiamo il mondo solo quando ne comprendiamo le cause.” 
Bussarono alla porta e furono ricevuti da chi vi abitava: una coppia con tre figli, tutti vestiti con abiti stracciati e sporchi. 
“Lei sta qui in mezzo a questo bosco, e non c’è nessun negozio nei dintorni,” disse il maestro al capofamiglia. “Come riuscite a sopravvivere?”
E l’uomo, tranquillamente, rispose: 
“Amico mio, abbiamo una vacca che ci dà vari litri di latte tutti i giorni. Una parte di questo prodotto lo vendiamo o lo barattiamo nel paese vicino con altri generi alimentari. Con l’altra parte, produciamo formaggio, caglio, burro per il nostro fabbisogno. E così tiriamo avanti.”

Il filosofo ringraziò per le informazioni ricevute, contemplò il posto per alcuni istanti e poi se ne andò via. A metà del cammino, disse al discepolo: “Prendi la vacca, conducila fino al precipizio laggiù e scagliala di sotto.”
“Ma è l’unico mezzo di sostentamento di quella famiglia!”
Il filosofo rimase in silenzio. Non avendo alternative, il ragazzo fece ciò che gli era stato chiesto, e la vacca morì nella caduta.
L’episodio rimase impresso nella memoria del discepolo. Dopo molti anni, quando ormai era un imprenditore di successo, decise di tornare in quello stesso luogo, raccontare tutto alla famiglia, chiedere perdono e aiutarla finanziariamente. 
Quale non fu la sua sorpresa nel vedere il luogo trasformato in una bella fattoria, piena di alberi fioriti, con una macchina nel garage e alcuni bambini che giocavano nel giardino. Si sentì disperato, immaginando che l’umile famiglia avesse dovuto vendere la fattoria per sopravvivere. Affrettò il passo e fu accolto da un fattore molto gentile.
“Dov’è finita la famiglia che viveva qui dieci anni fa?” domandò. 
“Sono sempre i padroni della fattoria,” fu la risposta che ricevette. 
Stupito, egli entrò in casa di corsa, e l’uomo lo riconobbe. Gli domandò come stava il filosofo, ma il giovane era troppo ansioso di sapere come fosse riuscito a migliorare in quel modo la fattoria e a sistemarsi tanto bene:
“Be’, avevamo una vacca, ma cadde nel precipizio e morì,” disse l’uomo. “Allora, per mantenere la famiglia, dovetti piantare erbe e legumi. 
Le piante tardavano a crescere e, così, cominciai a tagliare il legname per venderlo. 
Dovetti, pertanto, ripiantare gli alberi ed ebbi bisogno di comprarne degli altri. Comprandone degli altri, mi ricordai dei vestiti dei miei figli e pensai che, forse, avrei potuto coltivare il cotone. 
Passai un anno difficile, ma quando arrivò il raccolto avevo ormai cominciato a esportare legumi, cotone ed erbe aromatiche. 
Non mi ero mai reso conto del mio potenziale: meno male che quella piccola vacca morì!”


- Paulo Coelho -





Atto d'amore

Non seppi dirTi quant'io t'amo, Dio
nel quale credo, Dio che sei la vita
vivente, e quella già vissuta e quella
ch'é da viver più oltre i confini
dei mondi, e dove non esiste il tempo.
Non seppi; - ma a Te nulla occulto resta
di ciò che tace nel profondo. Ogni atto
di vita, in me, fu amore. Ed io credetti
fosse per l'uomo, o l'opera, o la patria
terrena, o i nati del mio saldo ceppo,
o i fior, le piante, i frutti che dal sole
hanno sostanza, nutrimento e luce;
ma fu amor di Te, che in ogni cosa
e creatura sei presente. Ed ora
che ad uno ad uno caddero al mio fianco
i compagni di strada, e più sommesse
si fan le voci della terra, il Tuo
volto rifulge di splendor più forte,
e la Tua voce è cantico di gloria.
Or - Dio che sempre amai - t'amo sapendo
d'amarTi; e ineffabile certezza
che tutto fu giustizia, anche il dolore,
tutto fu bene, anche il mio male, tutto
per me Tu fosti e sei, mi fai tremante
d'una gioia più grande della morte.
Resta con me, poi che la sera scende
sulla mia casa con misericordia
d'ombra e di stelle. Ch'io Ti porga, al desco
umile, il poco pane e l'acqua pura
della mia povertà. Resta Tu solo
accanto a me Tua serva; e nel silenzio

degli esseri, il mio cuore oda Te solo.

- Ada Negri -

Marc Chagall


Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it




sabato 25 aprile 2020

Tutte le poesie che non ho scritto - Eric Pearlman

Tutte le poesie che non scritto, 
tutti i quadri che non ho dipinto, 
tutti i film che non ho diretto, 
tutte le canzoni che non ho composto, 
tutti i palazzi che non ho progettato, 
tutte le vette che non ho conquistato, 
tutti i drammi che non ho recitato, 
tutti le fotografie che non ho scattato,
tutto quello che avrei voluto 
e non sono riuscito a realizzare
sono il mio dono per Te.

Perché tutto quel tempo,
tutta quella fantasia, 
tutta quella creatività,
tutta quella energia,
tutto quel tutto
l’ho messo a frutto per provare ad amare
le persone che mi hai posto accanto.

Non so se ci sono riuscito
ma quell'opera di amore invisibile agli uomini
è davanti ai tuoi occhi che vedono nel segreto.

E tu, nonostante tutti i miei peccati,
saprai farne qualcosa di bello
e di grande e di buono. 

Tutto quel tutto
è la mia povera vita
che depongo nelle tue mani, Signore.
Amen.




Che cosa ci ho guadagnato
a stare con te, Signore?
Non sono diventato ricco, 
non sono diventato famoso, 
non ho avuto privilegi.
Al contrario, 
spesso ci ho rimesso;
spesso sono stato escluso;
spesso ho dovuto pagare di persona.
A stare con te, Signore, 
ho guadagnato Te
e ho reso bella
la mia vita.






La solitudine del cortile 
con il pallone sgonfio 
e la primula bionda 
al margine dell'asfalto. 
La solitudine 
di una goccia di sole 
che pietosa 
intiepidisce l'ombra. 
La solitudine 
del radiogiornale 
che riecheggia roco 
nel vuoto del pomeriggio. 
E' l'ora 
del riposo 
per l'anima 
che cerca 
Te.


Buona giornata a tutti. :-)


seguimi ed iscriviti alla mia pagina YouTube










venerdì 24 aprile 2020

Confessioni di un codardo - Charles Bukowski

Ci sono vari gradi di pazzia, e più sei matto e più la tua pazzia risulterà evidente agli occhi degli altri.
Per quasi tutta la vita ho nascosto la mia pazzia dentro di me, ma è qui, esiste.
Per esempio, un tale, uomo o donna, mi sta parlando di una certa cosa, bè, quando inizia a rompermi l'anima con i soliti luoghi comuni, me lo immagino con la testa sul ceppo della ghigliottina, oppure dentro un enorme tegame, a friggere, e intanto mi guarda con occhi terrorizzati.
Se queste fantasie si avverassero, molto probabilmente tenterei un salvataggio, ma mentre sono lì che mi parlano non posso fare a meno di immaginarmeli così. O, più pietosamente, li vedo allontanarsi di corsa in bicicletta.
Il fatto è che ho dei problemi con gli esseri umani. 
Gli animali, li adoro. Non mentono mai, e di rado tendono d'aggredirti. A volte fanno i furbi, ma questo è tollerabile. Non vi sembra? 
Gran parte della mia vita da ragazzo e da adulto l'ho passata in piccole stanze, raggomitolato a guardare le pareti, le persiane rotte, i pomelli dei cassetti dei comò.
Non ero indifferente alla femmina, e la desideravo, ma non così tanto da dannarmi per procurarmela.
Mi piacevano i soldi, ma anche lì, come per la femmina, non volevo fare le cose necessarie per averli. 
Volevo appena quanto mi bastava per una stanza e qualcosa da bere.
Bevevo da solo, generalmente a letto, con le cortine abbassate. A volte andavo nei bar per dare un'occhiata alla specie umana, ma la specie restava sempre uguale - niente di straordinario, nella migliore delle ipotesi.
In tutte le città setacciavo le biblioteche. Un libro dopo l'altro. Pochi mi dicevano qualcosa. Per lo più erano come polvere nella mia bocca, sabbia nella mia mente.
Nessuno aveva niente a che vedere con me o con quel che provavo: dove mi trovavo - in nessun posto - che cosa facevo - niente - e cosa volevo - sempre niente.
I libri del passato servivano soltanto a ingigantire il mistero di avere un nome e un corpo, di camminare, parlare, fare le cose. 
Nessuno sembrava corrispondere alla mia particolare pazzia.
In alcuni bar diventavo violento, ci furono risse di strada dalla maggior parte delle quali uscii presto e sconfitto. Ma non lottavo contro nessuno in particolare, non ero inferocito, soltanto che non riuscivo a capire le persone, il loro modo di essere, di agire, di presentarsi.
Entravo e uscivo di galera, venivo sfrattato dalle stanze.
Dormivo sulle panchine dei parchi, nei cimiteri. 
Ero confuso, ma non ero infelice. Non ero cattivo. Solo che non riuscivo a ricavare niente da quello che avevo intorno.
La mia violenza si contrapponeva all'evidenza del tranello, io gridavo e loro non capivano. E anche nelle risse più furibonde, guardavo il mio avversario e pensavo: perché è arrabbiato? 
Vuole uccidermi. Allora dovevo tirare pugni per liberarmi della bestia che avevo dentro.
La gente non ha senso dell'umorismo, si prendono tutti così cazzutamente sul serio. Ad un certo punto, e non so più da dove è sbucata, mi è venuta l'idea che avrei dovuto diventare uno scrittore. Forse potevo scrivere le parole che non avevo letto, forse così facendo mi sarei scrollato dalla schiena quella tigre. Così ho iniziato ed è passato qualche decennio senza troppa fortuna. Adesso ero un matto scrittore. Altre camere, altre città. 
Sprofondai sempre più in basso.
Una volta ad Atlanta mi stavo assiderando in una baracca di carta catramata, vivevo con un dollaro e un quarto a settimana. 
Né acqua corrente, né luce, né riscaldamento. Stavo seduto ad assiderarmi nella mia camicia da californiano. Un mattino trovai un mozzicone di matita e cominciai a scrivere poesie sui margini dei vecchi giornali sparsi sul pavimento.
Finalmente, a quarant'anni, pubblicarono il mio primo libro, una raccolta di poesie: Il fiore, il pugno e il gemito bestiale. 
Era arrivato un pacco di libri con la posta, aprii il pacco e dentro c'erano i libricini. Si rovesciarono sul pavimento, tutti quei libricini, e io mi inginocchiai fra loro, ero in ginocchio e raccolsi una copia e la baciai. 
Questo trent'anni fa. Scrivo ancora. Nei primi quattro mesi di quest'anno ho scritto 250 poesie.
Sento ancora la follia scorrermi dentro, ma ancora non ho scritto le parole che avrei voluto, la tigre mi è rimasta sulla schiena.
Morirò con addosso quella figlia di puttana, ma almeno le ho dato battaglia. E se fra voi c'è qualcuno che si sente abbastanza matto da voler diventare scrittore, gli consiglio và avanti, sputa in un occhio al sole, schiaccia quei tasti, è la miglior pazzia che possa esserci, i secoli chiedono aiuto, la specie aspira spasmodicamente alla luce e all'azzardo e alle risate.
Regalateglieli. Ci sono abbastanza parole per noi tutti.

- Charles  Bukowski -




Non ho bisogno di uno psichiatra.. ho sentito dire che finiscono per molestare le loro pazienti; Vorrei fare l'analista, se potessi passare una notte con tutte le pazienti, mi andrebbe di fare l'analista.. al di là di questo non servono a niente! 

- Charles Bukowski -




Sono un genio ma nessuno lo sa all'infuori di me. 

- Charles Bukowski -



Buona giornata a tutti. :-)



seguimi ed iscriviti alla mia pagina YouTube