giovedì 22 novembre 2018

Il gioco al massacro sui social - Padre Alberto Maggi

I creatori che grazie alla diffusione ormai internazionale di internet, hanno messo il loro genio a servizio della comunicazione e della condivisione attraverso i denominati social, indubbiamente hanno reso un grande servizio alla società, facilitando lo scambio e la divulgazione in tempo reale di fatti e notizie. 
Forse, con il senno del poi, avrebbero anche dovuto mettere sulle rispettive pagine di apertura il monito evangelico: “Di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio. Infatti, in base alle tue parole sarai giudicato e in base alle tue parole sarai condannato.” (Mt 12,36-37).
Questa espressione fa parte dell’invettiva di Gesù contro i pii farisei, che l’hanno accusato di liberare i demòni in nome di Beelzebul, principe dei demòni (Mt 12,24).
Gesù qualifica questi devoti personaggi come agenti di morte: “Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete maligni?” (Mt 12,34). 
Per tre volte, cifra che indica la completezza, nel vangelo di Matteo i farisei sono qualificati come razza di vipere (Mt 3,7; 23,33), e come le vipere occorre fuggirli perché la loro vicinanza è pericolosa. 
Coloro che si ergono a esempio e chiedono di essere imitati, quanti si sentono in diritto di giudicare ed emettere sentenze, Gesù li denuncia come portatori di un veleno micidiale che dà la morte.
“La bocca parla dalla pienezza del cuore” (Mt 12,34), dichiara Gesù, e il cuore nella cultura ebraica non indica la sede degli affetti, ma il pensiero, la mente, la coscienza. Gesù afferma pertanto che le parole esprimono quel che di più intimo e profondo ogni uomo porta dentro di sé. 
Le convenzioni sociali, le regole della buona educazione civile e religiosa, della convivenza, il rispetto verso l’altro, servono per controllare e disciplinare la fuoriuscita di quel che d’insano l’uomo cova dentro, in modo di non danneggiare e non venire danneggiato.
Il fenomeno psico-sociale dei social è servito a scardinare questa auto-protezione dell’individuo, e agisce quale fattore disinibitore per molte persone, come cartina tornasole per rivelare quel che c’è nell’intimo, a smascherare le persone, e scoprire quel che veramente sono. 
Ecco allora sui social, per ogni situazione, argomento, persona, tutta una fioritura di giudizi lapidari, di sentenze, di parole cariche di odio, di disprezzo, di insulti, di acidità, di cattiverie, frustrazioni, invidie verso persone o argomenti che non possono essere conosciuti nella sua interezza, ma basta un clic, e vai con la gogna mediatica, senza pensare minimamente che la persona oggetto del giudizio può venirne ferita e quelle più vulnerabili ricevere danni a volte irreversibili.
Alcuni forse nella loro superficialità pensano a un gioco innocuo, ma le parole possono pesare come pietre che tormentano e distruggono.
Chissà se può aiutare pensare che il giudizio che viene scagliato non sia altro che la parte di sé che non viene accettata?

- Padre Alberto Maggi -
frate dell’Ordine dei Servi di Maria 


I social sono come la droga; non ne puoi fare a meno e se ti distacchi anche solo per pochi giorni vai in astinenza. 
Basterebbero, infatti, appena sette giorni di astinenza da social come Facebook e WhatApp (anche senza essere totalmente disconnessi, con libertà d’uso di sms, email e telefono) per manifestare sintomi simili a quelli dell’astinenza da droghe, dall’ansia alla noia ai cambiamenti di umore. 
Ad affermarlo è uno studio pubblicato su CyberpsychologyBehavior, and Social Networking.


Mark Widdowson, docente dell’ Università di Salford spiega che la correlazione tra social network e depressione sembra essere sempre più evidente. Diversi studi scientifici, tra cui il più recente della National Institute for Mental Health, che ha preso come oggetto di studio 1.787 giovani adulti americani di età compresa tra i 19 e i 32 anni, e il tempo da loro speso in rete visitando i social network più famosi e usati come Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest e Snapchat.
Lo studio rivela che più tempo si spende sui social network, più si hanno possibilità di soffrire di depressione. Il motivo è presto spiegato: un continuo paragone tra le vite apparentemente perfette degli altri e la nostra, possono innescare in noi inspiegabili sentimenti di gelosia, invidia e abbassamento dell’autostima e più tempo si spende sui social più sarà facile cadere vittima di questi meccanismi subdoli.


Buona giornata a tutti. :-)







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