giovedì 31 maggio 2018

Vogliamo essere animatori così - Decalogo dell'animatore

1. La direzione dell'animatore è la direzione di Cristo: una e una sola!
2. Se c'è un metodo è lo stesso metodo di Dio: a) non sta dietro la cattedra ad insegnare; si siede in mezzo ai ragazzi per testimoniare, b) Condivide la loro vita e li conosce personalmente uno per uno, li chiama per nome.
3. L'obiettivo è "presentare i ragazzi a Dio oltre che solo Dio ai ragazzi" (la preghiera).
4. Portare nel cuore le realtà di vita di ognuno e farlo diventare un offertorio costante nella propria vita di preghiera (prega per il gruppo e per ciascun componente del gruppo).
5. Non pensare che il gruppo è completo e ti appartiene perché manca sempre qualcuno (la pecorella smarrita da andare a cercare).
6. La cosa bella è che l'animatore cresce nella misura in cui crescono i ragazzi.
7. Ricordati però che non sei solo, condividi questo servizio con altri con i quali devi essere in comunione di preghiera e di azione.
8. Parrocchia ma non troppa: la tua spiritualità è laicale: nel mondo attento alle cose del mondo (non chiudersi in sacrestia). Dì ai tuoi ragazzi di andare in piazza a fare le vasche... da cristiani però.
9. Se riconosci di avere il carisma dell'educatore, coltivalo! (parabola di talenti); prega e usa i mezzi specifici che la Chiesa e/o il tuo gruppo ti da.

10. "Animatore fai da te? no Diotour? Ahi - Ahi - Ahi".




Chiamato ad annunciare la tua Parola,

aiutami, Signore, a vivere di Te,
e a essere strumento della tua pace.

Assistimi con la tua luce, perché i ragazzi
che la comunità mi ha affidato
trovino in me un testimone credibile del Vangelo.

Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita,
perché le parole, quando veicolano la tua,
non suonino false sulle mie labbra.

Esercita su di me un fascino così potente,
che, prima ancora dei miei ragazzi,
io abbia a pensare come Te,
ad amare la gente come Te
a giudicare la storia come Te.

Concedimi il gaudio di lavorare in comunione,
e inondami di tristezza ogni volta che,
isolandomi dagli altri,
pretendo di fare la mia corsa da solo.

Ho paura, Signore, della mia povertà.
Regalami, perciò, il conforto
di veder crescere i miei ragazzi
nella conoscenza e nel servizio di Te,
Uomo libero e irresistibile amante della vita.

Infondi in me una grande passione per la Verità,
e impediscimi di parlare in tuo nome
se prima non ti ho consultato con lo studio
e non ho tribolato nella ricerca.

Salvami dalla presunzione di sapere tutto,
dall'arroganza di chi non ammette dubbi;
dalla durezza di chi non tollera ritardi;
dal rigore di chi non perdona debolezze;
dall'ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone.

Trasportami, dal Tabor della contemplazione,
alla pianura dell'impegno quotidiano.
E se l'azione inaridirà la mia vita,
riconducimi sulla montagna del silenzio.
Dalle alture scoprirò ì segreti della «contemplatività»,
e il mio sguardo missionario
arriverà più facilmente agli estremi confini della terra.

Affidami a tua Madre.
Dammi la gioia di custodire i miei ragazzi
come Lei custodì Giovanni.
E quando, come Lei, anch'io sarò provato dal martirio,
fa' che ogni tanto possa trovare riposo
reclinando il capo sulla sua spalla. Amen.

- don Tonino Bello - 


Buona giornata a tutti. :-)






mercoledì 30 maggio 2018

Maria - don Bruno Ferrero

 In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te".
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".

In quel momento, dice un padre della Chiesa, tutto il creato ha trattenuto il fiato. 
Come sempre fa, Dio ha chiesto ad una creatura umana, una giovane palestinese, se era disposta a collaborare con Lui.
I primi uomini avevano fallito. Ma il piano di Dio non può fallire e così Dio torna a cercare l'umanità. 
Ricomincia da una giovane donna, da ciò che è apparentemente debole, piccolo, da un paesino sperduto e da una ragazza umile e inerme.
Maria accetta. In piena libertà. Perché il mistero della libertà dell'uomo rimane. Come rimane l'enorme dignità della donna, portatrice di salvezza. Portare la vita e la salvezza è un compito stupendo.

Allora Maria disse: 

              "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola".

In quel momento si apre una breccia nella storia e Dio può irrompere nel mondo. Si chiamerà Gesù!
Sarà lui ad aprire con la sua Risurrezione la seconda breccia nella storia, lo squarcio definitivo. Tra queste due brecce si forma la "corrente" della grazia. Quella che trasporta anche noi se, come Maria, accettiamo il piano di Dio. Portare la limpidezza e il calore dello spirito in un mondo ghiacciato nell'odio e nell'impurità.
Con Maria inizia una umanità nuova e giusta. 
Quando recitiamo l'Ave Maria in qualche modo aderiamo a questa umanità nuova che cammina verso Dio con Maria in testa.
Perché gli angeli volano ancora. E' sempre l'ora dell'angelo. Colui che è intervenuto nella storia duemila anni fa interviene ancora nella nostra storia personale. Gli angeli volano ancora, ma siamo così occupati e frastornati. Non riusciamo neanche ad ascoltarci tra noi figurarsi se ascoltiamo gli angeli… Sopra la nascita di ogni bambino c'è un angelo.
Questa era la visione dei Padri della Chiesa. La nascita non è solamente un processo biologico, ma è sempre anche un mistero, la promessa di qualcosa di nuovo, di qualcosa che non c'è ancora stato.
Anche sulla nostra nascita c'è un angelo Gabriele. Dio lo ha mandato affinché i nostri genitori generassero un figlio, affinché per mezzo di noi apparisse qualcosa di nuovo in questo mondo, un'immagine nuova e irripetibile di Dio.
Ciascuno di noi ha una missione. Tutta sua, perché ciascuno di noi è un originale di Dio, un esemplare unico e irripetibile. Non ci sono fotocopie da nessuna parte.
Non possiamo vivere alla giornata. 
Vegetare è troppo poco. Dobbiamo rinascere ogni giorno.
Siamo piccoli, magari, ma avete mai notato che tutte le opere di Dio incominciano da qualcosa di molto piccolo?
Sant'Ignazio afferma: "Non avete idea di che cosa potrebbe fare di voi Dio se vi metteste veramente a sua disposizione".
Possiamo farlo, come lo ha fatto Maria.
Senza alcuna paura, perché "nulla è impossibile a Dio".

La preghiera più bella che possiamo fare ogni giorno è "Caro Dio, non c'è niente che io e te insieme non possiamo fare oggi".

- don Bruno Ferrero sdb -                                         



 Santa Maria, donna feriale, liberaci dalle nostalgie dell'epopea, e insegnaci a considerare la vita quotidiana come il cantiere dove si costruisce la storia della salvezza. 

- Don Tonino Bello - 



Buona giornata a tutti. :-)




martedì 29 maggio 2018

Ave Maria, spiegazione e commento alla preghiera

Ave
Composta di due parti, l'Ave Maria è fra le preghiere più diffuse e amate dell'intera cristianità. Una prima parte, di lode, precede una seconda di più schietta supplica. Questa prima parte, di chiaro riferimento biblico, è la lode per eccellenza a Maria, perché composta da parole rivelate, contenute nel Van­gelo. Questa lode costituisce per noi un filo spirituale che si dipana dall'Angelo e da Elisabetta per secoli sino ai nostri giorni.
La lode inizia con le parole del saluto rivolto dall'angelo Gabriele a Maria: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1, 28). 
L'invito a gioire (kàire, nell'originale Vangelo di Luca, in greco) è sostituito nella preghiera con il saluto latino "ave". Il medesimo invito alla gioia rivolto a Maria, che ella ha accolto e realizzato pienamente, è infatti rivolto anche a noi, ogni giorno.

Maria, piena di grazia,
Il nome Maria, inserito nella preghiera, prende il posto del piena di grazia delle parole dell'Annunciazione, creando una sovrapposizione: la Vergine è la piena di grazia (Kekaritoméne) per eccellenza, ricolma di Spirito Santo, compimento di Israele, primizia della Chiesa e modello di ogni cristiano.
Nel nome Maria è anche inscritto il destino della Vergine. Se ne accogliamo l'origine egizio-ebraica, il significato del nome risulta essere "amata da Dio" (la radice egizia Myr vuol dire "amata", l'ebraica yam è l'abbreviazione di Iahvè). Se guardiamo invece al mondo aramaico, il significato è di "principessa", "grande signora". In entrambi i casi, il nome racchiude in sé tutto il significato e il mistero di colei che ha generato il Figlio di Dio.

il Signore è con te.
Questa formula, applicata a Maria, ci apre orizzonti ampissimi. 
Nella Bibbia questa espressione ricorre nel sottolineare la vicinanza di Dio al Suo popolo, spesso nell'ottica dell'Alleanza, della quale l'arca è il simbolo visibile e concreto. La Vergine stessa, nel contesto della Nuova Alleanza, è la Nuova Arca, nella quale lo Spirito Santo realizza e irradia la Sua azione.
Le parole assumono altresì un significato consolatorio e di rassicurazione, rispondendo direttamente alla più che umana domanda di Maria all'Angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» (Lc 1, 34). L'Angelo la rassicura: non deve temere nulla, finché il Signore è con lei, perché «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1, 34).
In aggiunta a questo, la vicinanza del Signore a Maria prende un significato di prossimità anche fisica: Dio, Cristo, è veramente dentro Maria, incarnato nel suo ventre.

Tu sei benedetta fra le donne
Queste parole, insieme a quelle successive, sono quelle di Elisabetta, cugina di Maria, per come ce le riferisce il Vangelo di Luca (Cf. Lc 1, 42). Elisabetta, rischiarata dallo Spirito Santo, riconosce in Maria «la benedetta fra tutte le donne». Anche il figlio che Elisabetta porta in grembo nonostante l'età avanzata, partecipa - ed anzi anticipa - della gioia della madre: «appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1, 44). Maria è la benedetta da Dio, Creatore, autore della vita, in azione in modo del tutto speciale in Maria.

e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.
Elisabetta, dopo aver riconosciuto Maria come la benedetta fra le donne, riconosce il frutto benedetto che ella porta nel proprio ventre. 
Una qualifica già anticipata a Maria dall'Angelo a proposito di Gesù: «sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo» (Lc 1, 32). 
Gesù, frutto dello Spirito Santo (Cf. Lc 1, 35; 4, 18) e di Maria è il Benedetto per eccellenza, delle stessa natura di Dio, eppure pienamente frutto del seno di Maria: tanto fu, infatti, soprannaturale il concepimento, quanto normale fu la gestazione della Vergine. 
Per nove mesi, come ogni altra donna, Maria portò il Verbo fatto carne nel proprio utero, ne percepì i movimenti, lo alimentò, lo vide crescere nella rotondità del suo ventre. 
Possibile che Maria, come ogni madre, abbia trasmesso al Cristo qualcosa dei propri lineamenti, del colore della propria pelle, il colore dei propri occhi, qualcosa del proprio carattere. Dopo aver accolto l'azione divina nella propria anima e nella propria vita con il suo "sì" all'opera di Dio, Maria ne accolse il frutto nel proprio corpo. 
Un "frutto" chiamato Gesù, nome frequente fra gli Ebrei del tempo, letteralmente «Iahvè salva».

Santa Maria,
La proclamazione della santità di Maria ci introduce nella seconda parte della preghiera, che, pur mantenendo indissolubili legami con le Sacre Scritture, è stata composta in seno alla Chiesa. 
Per quanto l'attributo della Santità appartenga soltanto a Dio in modo pieno ed esclusivo, in una maniera che totalmente trascende la natura umana, Maria è detta santa. Come è possibile questo? 
Molte sono le persone e le cose ad essere dette "sante": il popolo di Israele, i Profeti, gli Apostoli, ; santa è la Chiesa; santi il tempio, l'altare, Gerusalemme. Santo è ciò che entra in relazione con Dio e partecipa della Sua santità. Stato è chi imita, con tutti i limiti umani, l'inarrivabile santità di Dio: «Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione» (1Ts 4, 3). 
Alla base di questa imitazione di Dio sono Cristo, maestro e modello supremo, e lo Spirito Santo, elargitore di grazie.

Madre di Dio,
Il ruolo di Maria come genitrice, letteralmente colei che ha generato, di Cristo è molto ben sottolineata dalle Chiese orientali, con l'appellativo greco di Theotòkos. Come è possibile che una donna generi una Persona divina che è Dio dall'eternità? Maria è madre di Dio perché, in modo mirabile e misterioso, nelle sue viscere e attraverso le sue viscere il Verbo di Dio si incarna. Cristo mantiene la Sua natura pienamente divina - ciò che è - e ne assume anche una pienamente umana, attraverso la carne di Maria. Riconoscendo, come già fecero i padri conciliari ad Efeso (431) e Calcedonia (451), che Maria è veramente madre di Dio, noi riconosciamo che Gesù è veramente  Dio e veramente uomo. 
Nessuna creatura umana è stata pensata e poi elevata a così alta dignità: «redenta in modo sublime in vista dei meriti del Figlio suo, e a Lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, [Maria] è insignita del sommo ufficio e della eccelsa dignità di Madre del Figlio di Dio, e perciò prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo. Per il quale dono di grazia esimia precede di gran lunga tutte le creature, celesti e terrestri» (Conc. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa, 53, pp. 164-65).

Prega per noi peccatori,
Chiediamo qui alla Madre di Dio di intercedere per noi presso la Santissima Trinità. Intercedere significa intervenire a vantaggio di qualcuno, ottenere una grazia. 
Maria può intercedere in quanto è dalla parte di Dio e dalla parte nostra. Quella di Maria è una sorta di "onnipotenza" indiretta: solo Dio è onnipotente, ma Maria può ottenere da Dio ciò che è bene per quei figli bisognosi che Dio stesso le ha affidato (Cf. Gv 19, 26). A Maria ci rivolgiamo consapevoli di essere, come tutti, peccatori, malati di peccato. Ma è proprio per i malati che è venuto Cristo, come ci ricordano i Vangeli (Cf. Lc 5,31; Mc 2,17 Mt 9,12). 
Non nascondiamo le nostre miserie, ma poniamole invece tutte di fronte al Figlio dell'Altissimo e a Sua madre.

adesso
Chi di noi può dire di non necessitare, proprio ora, di qualche cosa da Dio? E quanto grandi, spesso, sono queste cose! 
Nell'adesso dell'Ave Maria riecheggia l'oggi del pane quotidiano del Padre Nostro. L'uomo, totalmente bisognoso di Dio, ha bisogno del Suo intervento in ogni momento. 
Credere il contrario è solo un'illusione.
Ma l'adesso della preghiera è anche una lezione ed un ammonimento per l'uomo, troppo spesso perso nei rimpianti di un passato che non può più essere modificato e nelle illusioni di un futuro ancora irrealizzato ed incerto. 
In tale atteggiamento l'adesso, l'oggi, il quotidiano, vengono espulsi dalla vita dell'uomo. 
L'Ave Maria ci insegna a ridare al presente la sua giusta ed importante dimensione; a vivere, sul modello della fiducia di Maria, il nostro oggi con intensità ed operosità, alimentandolo con la memoria del passato e l'attesa del futuro.

e nell'ora della nostra morte.
Fra le cose che il futuro riserva a tutti, inesorabilmente, c'è la morte. 
Temuta, esorcizzata, allontanata, ignorata, ma inevitabilmente presente. Mettendoci faccia a faccia con le nostre paure, l'Ave Maria ci richiama con forza alla mente questa realtà. Per ben cinquanta volte in un Rosario pronunciamo la tanto temuta parola: morte! 
Non ci sono trapasso, decesso o dipartita. C'è solo la morte, nella sua onesta crudezza. La nostra fede ci dice che Cristo, morendo, ha distrutto la morte; la nostra natura umana con ogni sua fibra si oppone all'evento. 
Che cosa possiamo fare, allora? L'Ave Maria, Maria stessa, ci mostra l'unica cosa possibile: guardare Cristo. Cristo affisso sulla croce, insultato e morente; al Suo corpo morto, chiuso nel sepolcro dietro una pietra fatta rotolare; al Cristo veramente ed eternamente vivo, trasfigurato nella gloria delle Risurrezione. Con Gesù come modello e con il sostegno di Maria, la speranza di oggi ci sostiene nel presente e ci dispone con serenità al futuro e a quell'ultima ora. 
Preghiamo come la beata Elisabetta della Trinità, giovane mistica francese del primo Novecento: «La morte non è altro che il sonno del bambino che si addormenta sul cuore della mamma. Finalmente la notte dell'esilio sarà tramontata per sempre, ed entreremo nel possesso dell'eredità dei santi nella luce».

Guardiamo a Maria come a questa nostra mamma.


Il culmine della perfezione della beata Vergine Maria fu la carità, per la quale è assisa nel posto più eccelso, è rivestita della gloria più fulgente che non ha né principio né termine.

- Sant'Antonio da Padova -



Buona giornata a tutti. :-)




lunedì 28 maggio 2018

Insieme a Dio si fanno grandi cose

Racconta di un uomo rude e coraggioso, di nome Pietro, che aveva scelto come mestiere quello del soldato. Sapeva combattere con l'archibugio e la spada e si era distinto nelle battaglie più celebri.
Ma fare il soldato e girare il mondo per combattere sono avventure davvero pericolose. Così, un giorno, durante un furioso assalto, il soldato Pietro fu colpito a morte. Quello stesso giorno arrivò alle porte del Paradiso. Bussò con energia. San Pietro si affrettò ad aprire.
" Bene, giovanotto ", disse san Pietro, squadrando la divisa rossa e blu del soldato. "Che cosa volete?".
"Voglio entrare in Paradiso", rispose il soldato. "Io sono il soldato Pietro. Voi mi conoscete certamente, perché porto il vostro stesso nome. Guardate quante medaglie ho meritato! Non c'era nel reggimento un soldato coraggioso quanto me. Modestia a parte, sono il migliore. Ho combattuto molto. Sono persino morto per la mia patria. Credo proprio di essermelo guadagnato il Paradiso!".
"Vedo, vedo", borbottò san Pietro, "il vostro nome è il più bello che ci sia, non c'è dubbio. Avete combattuto bene, già, già... Ma tutto questo non basta. Devo prima dare un'occhiata ai miei registri". San Pietro estrasse un grosso librone da uno scaffale e cominciò a leggere lentamente una pagina dopo l'altra. Tutto quello che il soldato aveva fatto era scritto in quel librone. Man mano che san Pietro leggeva, però, scuoteva la testa, si tormentava la lunga barba bianca, bofonchiava: "Uhm... Uhm". Il contenuto del libro non era soddisfacente. Secondo quello che c'era scritto e secondo le leggi che regolavano l'accesso al Paradiso, san Pietro non poteva assolutamente lasciar entrare il soldato. Ma il sant'uomo provava una grande simpatia per il soldato che portava il suo nome.
" Non posso mica mandare all'inferno uno che si chiama Pietro!", pensava. Ma che cosa poteva fare?
San Pietro chiamò san Michele, l'arcangelo che portava la spada e l'armatura, e che quindi avrebbe dovuto provare comprensione nei riguardi di un suo collega umano. I due parlarono e discussero a lungo. San Pietro cercava di trovare qualche scusa per poter permettere al soldato di entrare in Paradiso.
"Ma no, ma no! ", gridava san Michele. "Non puoi infrangere i regolamenti. Questo soldato non può assolutamente entrare. Devi cacciarlo via!".
Allora san Pietro convocò un'adunanza. Un'adunanza di tutti i santi più buoni che riuscì a trovare. C'erano san Giuseppe, santa Teresina, san Francesco, santa Caterina. Ma non ci fu niente da fare. Anche i santi scuotevano la testa e affermavano che il soldato Pietro non era stato sufficientemente buono per entrare in Paradiso.
Ci voleva ben altro per fermare san Pietro.
Senza esitare si recò da Gesù e cominciò a raccontargli tutto quello che si riferiva al soldato. Gli parlò in lungo e in largo del suo coraggio, della sua generosità, del fatto che era morto per la patria.
Gesù prestava attenzione ad ogni parola. Ma proprio in quel momento, ci fu un baccano indescrivibile.
Venti diavoli, trafelati e rabbiosi, stavano correndo su per i gradini che portavano al Paradiso.
"Ferma, ferma! ", gridavano i diavoli, agitando i forconi aguzzi. "Questo soldato non appartiene al Paradiso. Questo soldato appartiene a noi!".
Le cose si mettevano decisamente male per il povero soldato Pietro. Un diavolaccio rosso lo punzecchiò con la forca sghignazzando: "Eccolo qui, quello che diceva sempre "porco diavolo"! ".
Ma proprio allora, al fianco di Gesù, apparve una bella Signora. Era Maria. Aveva in mano un grosso libro d'oro, che consegnò a Gesù. Gesù prese il libro. Aveva centinaia di pagine, ed era tutto scritto, su tutte le pagine. Gesù incominciò a leggere.
Gesù leggeva e leggeva e leggeva. Alla fine si voltò verso Maria e le fece un bell'inchino. Quello era il segnale. Il soldato Pietro poteva entrare in Paradiso. Fu Maria stessa a prenderlo per mano e farlo entrare, mentre san Pietro sorrideva soddisfatto.
Molto meno soddisfatti, naturalmente erano i diavoli. Si avviarono furibondi verso l'Inferno, protestando:
"Maria è la nostra rovina! Continua a rubare le anime che ci appartengono! Di questo passo finiremo disoccupati".
A san Pietro, però, era rimasta una gran curiosità. Che cosa c'era scritto sul gran libro d'oro che Maria aveva fatto leggere a Gesù?
Così, mentre tutti erano distratti a festeggiare il nuovo arrivato, san Pietro si avvicinò, quatto quatto, al libro d'oro e lo aprì. C'erano scritte tante Ave Maria su ogni pagina. Migliaia e migliaia di Ave Maria. Era l'unica preghiera che quel rude soldato conosceva e ogni volta che la mormorava, la Madonna la scriveva sul suo grande libro d'oro. Erano state proprio quelle Ave Maria ad aprire le porte del Paradiso al soldato Pietro.
In modo semplice la leggenda esprime quello che Dio ha voluto: Maria è realmente la più importante collaboratrice della sua volontà di salvezza. Dall'inizio di tutto, come ci ha suggerito la prima lettura, fino "all'ora della nostra morte" come diciamo tutti i giorni.
Quante volte nella nostra vita abbiamo ripetuto il saluto dell'Angelo a Maria? Probabilmente è stata la prima preghiera che ci hanno insegnato. Sarà quasi certamente l'ultima che pronunceremo su questa terra. Possiamo stare tranquilli: l'Ave Maria ci aprirà la porta del Paradiso.
Una persona che recita l'Ave Maria non può essere veramente cattiva.
Perché le parole che abbiamo ascoltato e che ripetiamo nell' Ave Maria segnano il grande momento dell'inizio del Regno di Dio: quando Dio ha inaugurato l'era dell'umanità nuova.

da: www.donbosco-torino.it



Per la fede di Maria Dio si incarnò

Maria credette e in lei quel che credette si avverò. 
Crediamo pure noi perché anche a noi possa giovare quanto si avverò. E dunque, per quanto mirabile sia anche questa nascita, tuttavia rifletti, o uomo, che cosa il tuo Dio abbia intrapreso per te, il creatore per la creatura: come il Dio che è sempre in Dio, l’Eterno che vive con l’Eterno, il Figlio eguale al Padre, non abbia sdegnato di rivestire per i servi colpevoli e peccatori la condizione di servo.
E questo, poi, non è avvenuto per meriti umani. Infatti, a motivo delle nostre iniquità meritavamo piuttosto delle pene; ma se avesse tenuto conto delle iniquità chi avrebbe potuto sussistere? E dunque per gli empi e per i servi peccatori che il Signore si è degnato di nascere servo e uomo da Spirito santo e da Maria vergine.

- sant' Agostino d’Ippona -
 Sermone 215,4



Nella frenesia della vita quotidiana
Aiuta anche noi, o Maria,
a ripensare sempre con spirito di fede
la nostra esistenza.
Aiutaci a saper salvaguardare
spazi di silenzio e di contemplazione
nella frenetica vita quotidiana.
Fa' che siamo sempre protesi
verso le esigenze della pace vera,
dono del Natale di Cristo.
A te affidiamo le attese e le speranze
dell'intera umanità.
Vergine Madre di Dio,
intercedi per noi presso il tuo Figlio,
perché il suo volto risplenda
sul cammino del nuovo millennio
e ogni uomo possa vivere
nella giustizia e nella pace! Amen!

- san Giovanni Paolo II, papa -




Buona giornata a tutti. :-)



domenica 27 maggio 2018

Le realtà grandi cominciano in umiltà - papa Benedetto XVI

...Tutti hanno bisogno del Vangelo; il Vangelo è destinato a tutti e non solo a un cerchio determinato e perciò siamo obbligati a cercare nuove vie per portare il Vangelo a tutti.
Però qui si nasconde anche una tentazione, la tentazione dell'impazienza, di cercare subito il grande successo, i grandi numeri. 
E questo non è il metodo di Dio. 
Per il regno di Dio e così per l'evangelizzazione, strumento e veicolo del regno di Dio, vale sempre la parabola del grano di senape. 
Il regno di Dio ricomincia sempre di nuovo sotto questo segno. 
Nuova evangelizzazione non può voler dire attirare subito con nuovi metodi più raffinati le grandi masse allontanatesi dalla Chiesa. 

No, non è questa la promessa della nuova evangelizzazione...le realtà grandi cominciano in umiltà...Dio non conta con i grandi numeri; il potere esteriore non è il segno della sua presenza [...].

Dobbiamo aggiungere un passo ulteriore. Gesù predicava di giorno, di notte pregava, questo non è tutto. 

La sua intera vita fu, come mostra in modo molto bello il Vangelo di Luca, un cammino verso la croce, ascensione verso Gerusalemme. Gesù non ha redento il mondo tramite parole belle, ma con la sofferenza e la sua morte. 
Questa sua passione è la fonte inesauribile di vita per il mondo; la passione dà forza alla sua parola [...].
Una madre non può dar la vita a un bambino senza sofferenza. 
Ogni parto esige sofferenza, è sofferenza, ed il divenire cristiano è un parto. Diciamolo ancora una volta con le parole del Signore: il regno di Dio esige violenza (Mt 11,12; Lc 16,16), ma la violenza di Dio è la sofferenza, è la croce. Non possiamo dare vita ad altri senza dare la nostra vita...
E pensiamo alla parola del Salvatore: "chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mt 8,36).

- cardinale Joseph Ratzinger - 
dal "Discorso al Convegno dei catechisti e insegnanti di religione" 
- 10 dicembre 2000 -





Signore Gesù,
nonostante i miei limiti
le mie paure
e i miei numerosi impegni,
accetto di fare il catechista,
perché tu, lasciando la terra,
hai detto ai tuoi discepoli:
"Andate in tutto il mondo
e predicate il vangelo
a ogni creatura.
Non ti chiedo di essere capace
di scacciare i demoni,
di guarire i malati,
di prendere in mano serpenti
o di bere veleni
senza subire danni.
Ti chiedo di concedermi
intuito vivace,
fantasia fervida,
parola efficace.
Per farti conoscere al meglio,
e per farti scegliere
come via verità e vita
da coloro
che mi sono affidati.
Questo puoi concedermelo.
Anzi,
se posso permettermelo,
devi concedermelo.

- don Tonino Lasconi -



Buona giornata a tutti. :-)




sabato 26 maggio 2018

Come Maria di don Bruno Ferrero e Preghiera di affidamento dell’Italia alla Madonna

Una notte ho fatto un sogno splendido. Vidi una strada lunga, una strada che si snodava dalla terra e saliva su nell'aria, fino a perdersi tra le nuvole, diretta in cielo. Ma non era una strada comoda, anzi era una strada piena di ostacoli, cosparsa di chiodi arrugginiti, pietre taglienti e appuntite, pezzi di vetro. La gente camminava su quella strada a piedi scalzi. I chiodi si conficcavano nella carne, molti avevano i piedi sanguinanti. Le persone però non desistevano: volevano arrivare in cielo. Ma ogni passo costava sofferenza e il cammino era lento e penoso. Ma poi, nel mio sogno, vidi Gesù che avanzava. Era anche lui a piedi scalzi. Camminava lentamente, ma in modo risoluto. E neppure una volta si ferì i piedi.

Gesù saliva e saliva. Finalmente giunse al cielo e là si sedette su un grande trono dorato. Guardava in giù, verso quelli che si sforzavano di salire. Con lo sguardo e i gesti li incoraggiava. Subito dopo di lui, avanzava Maria, la sua mamma. Maria camminava ancora più veloce di Gesù.

Sapete perché? Metteva i suoi piedi nelle impronte lasciate da Gesù. Così arrivò presto accanto a suo Figlio, che la fece sedere su una grande poltrona alla sua destra.

Anche Maria si mise ad incoraggiare quelli che stavano salendo e invitava anche loro a camminare nelle orme lasciate da Gesù, come aveva fatto lei.

Gli uomini più saggi facevano proprio così e procedevano spediti verso il cielo. Gli altri si lamentavano per le ferite, si fermavano spesso, qualche volta desistevano del tutto e si accasciavano sul bordo della strada sopraffatti dalla tristezza.

Una mattina un professore di cardiologia condusse gli alunni al laboratorio di anatomia umana dell'Università. Stavano osservando alcuni organi, quando notarono un cuore smisuratamente grande. Il professore chiese ai ragazzi se sapevano dire a chi fosse appartenuto, intendendo quale malattia avesse causato la morte di quella persona.
"Io lo so" disse un ragazzo, in tono molto serio. "Era il cuore di una madre".


- don Bruno Ferrero -
da: "A volte basta un raggio di sole", ed. Elledici



O Maria, Madre Tuttasanta,
che hai dato alla luce il Re dell’ eterna gloria
e, dopo averlo seguito fedelmente fino al Calvario,
hai atteso intrepida la sua risurrezione,
rivolgi il tuo sguardo alla nostra amata Italia,
che porta in sé la grande eredità dei santi Apostoli, dei Martiri,
dei Pastori, delle beate Vergini e di tanti generosi discepoli del tuo Figlio.
A te, o Maria, affidiamo la nostra Nazione,
che ti riconosce e ti invoca come Madre.

R/. Maria, piena di grazia, intercedi per noi

Guarda con benevolenza il popolo italiano:
a te sono noti i suoi peccati e le sue virtù,
le sue ricchezze e le sue miserie,
le sue debolezze e i suoi gesti di bontà.
Veglia sulle case e sulle famiglie,
sui quartieri e sulle comunità,
sulle scuole e gli ospedali,
le industrie, gli uffici, i cantieri
e tutte le molteplici espressioni
dell’operosità quotidiana.
Assisti i giovani, i disoccupati,
i poveri, gli emarginati,
che cercano uno spazio di vita
e un soffio di speranza.

R/. Maria, piena di grazia, intercedi per noi.

Fa’ che non si estingua nelle nuove generazioni
la fede trasmessa dai Padri;
resti vivo e coerente
il senso dell’onestà e della generosità,
la concordia operosa,
l’attenzione ai piccoli, agli anziani e agli ammalati,
la premurosa apertura verso tutta l’umanità,
che in ogni parte del mondo soffre e lotta,
e spera verso un avvenire di giustizia e di pace.
Intercedi per noi, o Vergine Maria, Madre dell’unità,
insieme ai santi Patroni d’Italia:
Francesco e Caterina da Siena,
i santi della nostra Chiesa particolare
e tutti i testimoni del Vangelo,
i cui nomi sono nel libro della vita.

R/. Maria, piena di grazia, intercedi per noi.

Risplenda sempre il volto del Padre
sulla nostra Nazione, sulle nostre città,
sui nostri paesi;
la tua materna protezione, o Maria,
ci accompagni ogni giorno, nel cammino del tempo,
verso l’incontro finale con Cristo,
nella Patria futura.
Egli, risorto dai morti e asceso al cielo,
nostro avvocato e mediatore,
vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.

Il 26 maggio 2011, nella basilica di Santa Maria Maggiore,  Papa Benedetto XVI, insieme ai vescovi italiani ha rinnovato l’affidamento a Maria dell’Italia a centocinquant’anni dall’unità del Paese. 
In questa occasione la Chiesa ha desiderato affidare a Maria, invocata con il titolo di Mater Unitatis, tutto il popolo italiano. 
Successivamente il Consiglio Episcopale Permanente della Cei ha invitato tutte le diocesi italiane a proporre un momento di preghiera mariana.


Buona giornata a tutti. :-)