mercoledì 31 gennaio 2018

Il sacramento della confessione e don Bosco, memoria liturgica 31 gennaio 2018

Tre lacci per condurre alla perdizione

La sera del 4 aprile 1869 Don Bosco raccontò ai suoi giovani un sogno che li impressionò vivamente.
«Sognai — disse — di trovarmi in chiesa, in mezzo a una moltitudine di giovani che si preparavano alla confessione. Un numero stragrande assiepava il mio confessionale sotto il pulpito.
Cominciai a confessare, ma presto vedendo tanti giovani, mi alzai e mi avviai verso la sacrestia in cerca di qualche prete che mi aiutasse. Passando vidi, con enorme sorpresa, giovani che avevano una corda al collo, che stringeva loro la gola.
— Perché tenete quella corda al collo? — domandai —Levatevela!
E non mi rispondevano, ma mi guardavano fissamente.
— Orsù — dissi a uno che mi era vicino —togli quella corda!
— Non posso levarla; c’è uno dietro che la tiene.
Guardai allora con maggior attenzione e mi parve di veder spuntare dietro le spalle di molti ragazzi due lunghissime corna. Mi avvicinai per vedere meglio e, dietro le spalle del ragazzo più vicino, scorsi una brutta bestia con un ceffo orribile, somigliante a un gattone, con lunghe corna, che stringeva quel laccio.
Volli chiedere a quel mostro chi fosse e cosa facesse, ma esso abbassò il muso cercando di nasconderlo tra le zampe, rannicchiandosi per non lasciarsi vedere. Prego allora un giovane di correre in sacrestia a prendere il secchiello dell’acqua santa. Intanto mi accorgo che ogni giovane ha dietro le spalle un così poco grazioso animale. Prendo l’aspersorio e domando a uno di quei gattoni:
— Chi sei?
L’animale mi guarda minaccioso, allarga la bocca, digrigna i denti e fa l’atto di avventarmisi contro.
— Dimmi subito che cosa fai qui, brutta bestia. Non mi fai paura. Vedi? Con quest’acqua ti lavo per bene, se non rispondi.
Il mostro mi guardò rabbrividendo. Si contorse in modo spaventoso e io scoprii che teneva in mano tre lacci.
— Che cosa significano?
— Non lo sai? Io, stando qui, con questi tre lacci stringo i giovani perché si confessino male.
— E come? In che maniera?
— Non te lo voglio dire; tu lo sveli ai giovani.
— Voglio sapere che cosa sono questi tre lacci. Parla, altrimenti ti getto addosso l’acqua benedetta.
— Per pietà, mandami all’inferno, ma non gettarmi addosso quell’acqua.
— In nome di Gesù Cristo, parla dunque!
Il mostro, torcendosi spaventosamente, rispose:
— Il primo modo col quale stringo questo laccio è con far tacere ai giovani i loro peccati in confessione.
— E il secondo?
— Il secondo è di spingerli a confessarsi senza dolore.
— Il terzo?
— Il terzo non te lo voglio dire.
— Come? Non me lo vuoi dire? Adesso ti getto addosso quest’acqua benedetta.
— No, no! Non parlerò, si mise a urlare, ho già detto troppo.
— E io voglio che tu me lo dica.
E ripetendo la minaccia, alzai il braccio. Allora uscirono fiamme dai suoi occhi, e poi ancora gocce di sangue. Finalmente disse:
— Il terzo è di non fare proponimenti e di non seguire gli avvisi del confessore. Osserva il profitto che i giovani ricavano dalle confessioni; se vuoi conoscere se tengo i giovani allacciati, guarda se si emendano.
— Perché nel tendere i lacci ti nascondi dietro le spalle dei giovani?
— Perché non mi vedano e per poterli più facilmente trascinare nel mio regno.

Mentre volevo domandargli altre cose e intimargli di svelarmi in qual modo si potesse render vane le sue arti, tutti gli altri orribili gattoni incominciarono un sordo mormorio, poi ruppero in lamenti e si misero a gridare contro colui che aveva parlato; e fecero una sollevazione generale. 
Io, vedendo quello scompiglio e pensando che non avrei ricavato più nulla di vantaggioso da quelle bestie, alzai l’aspersorio e gettai l’acqua benedetta da tutte le parti. Allora, con grandissimo strepito, tutti quei mostri si diedero a precipitosa fuga, chi da una parte e chi dall’altra. A quel rumore mi svegliai».

C’è un proverbio che dice: « Un buon consiglio lo si riceve anche dal diavolo ». E qui il diavolo ne ha dato a Don Bosco uno che può fare anche per noi: « Osserva il profitto che i giovani ricavano dalle confessioni: se vuoi conoscere se li tengo allacciati, guarda se si emendano».



«Non abbiate paura di manifestare al confessore i vostri difetti, le vostre mancanze. 
L’essere buono non consiste nel non commettere mancanza alcuna: oh no! Purtroppo tutti siamo soggetti a commetterne. L’essere buono consiste in questo: nell’aver volontà di cambiare. Perciò quando il penitente manifesta qualche mancanza al confessore, per quanto sia grave questa mancanza, il confessore guarda alla buona volontà e non si meraviglia della mancanza: anzi prova la maggiore delle consolazioni che possa provare a questo mondo, vedendo che quel giovane è sincero, che desidera vincere il demonio e mettersi in grazia di Dio, che vuole crescere nella virtù. 
Nulla, o miei cari figlioli, vi tolga questa confidenza. 
Non ve la tolga la vergogna: le miserie umane si sa, sono miserie umane. 
Non andate mica a confessarvi per raccontare miracoli!
Coraggio dunque, o figlioli miei, non diamo soddisfazioni al demonio. Confessatevi bene, dicendo tutto. 
Qualcuno domanderà: E chi in passato avesse taciuto qualche peccato in confessione come deve fare a rimediarvi? 
Guardate: al mattino se mettendomi la veste e abbottonandola salto un bottone, che cosa faccio? 
Sbottono tutta la veste finché arrivo dove c’è il bottone rimasto fuori posto. Così chi ha da rimediare ad un peccato taciuto, rifaccia tutte le confessioni fino a quella, nella quale tacque il suo peccato e così tutti i bottoni saranno a posto e la veste non farà nessuna piega. 
Lo dice il Catechismo: dall’ultima confessione ben fatta fino a quella che si vuol fare. Da bravi, figlioli! 
Con una parola: si tratta di schivare l’Inferno e guadagnarvi il Paradiso; il confessore vi aiuterà e voi sapete che siamo amici e desidero una cosa sola: la salvezza dell’anima vostra» (don Bosco)

Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell'educazione della gioventù.

- San Giovanni Bosco - 
 fonte: Memorie Biografiche, VI, 322-323




Ricordatevi, che ogni cristiano è tenuto di mostrarsi edificante verso il prossimo, e che nessuna predica è più edificante del buon esempio.

- Don Bosco - 



«Amate ciò che amano i giovani, affinché essi amino ciò che amate voi». 

- San Giovanni Bosco -


Buona giornata a tutti. :-)





martedì 30 gennaio 2018

da: "Confessioni" - Sant'Agostino

Ciò che sento in modo certo, Signore, è che ti amo.
Folgorato al cuore da te mediante la tua parola, ti amai,
e anche il cielo e la terra e tutte le cose in essa contenute,
ecco, da ogni parte mi dicono di amarti.
Ma che amo, quando amo te?
Non una bellezza corporea, né una grazia temporale: non lo splendore della luce, così caro a questi miei occhi, non le dolci melodie delle cantilene d'ogni tono, non la fragranza dei fiori, degli unguenti e degli aromi, non la manna e il miele, non le membra accette agli amplessi della carne.
Nulla di tutto ciò amo, quando amo il mio Dio.
Eppure amo una sorta di luce e voce e odore e cibo e amplesso nell'amare il mio Dio: la luce, la voce, l'odore, il cibo, l'amplesso dell'uomo interiore che è in me, ove splende alla mia anima una luce non avvolta dallo spazio, ove risuona una voce non travolta dal tempo, ove olezza un profumo non disperso dal vento, ove è colto un sapore non attenuato dalla voracità, dove si annoda una stretta non interrotta dalla sazietà.
Questo quando, amo il mio Dio.

- Sant’Agostino -
Confessioni X, 6,8


La scena del "Tolle lege" nel giardino di Milano
Beato Angelico 1440 - 1445
Cherbourg, Francia, Museo des Beaux Arts

Bellissima questa scena della scuola dell'Angelico che descrive il momento cruciale in cui Agostino ode la voce nel giardino che lo richiama ad una vera e autentica conversione. E' la scena del Tolle lege che si svolge nella casa di Milano. Il racconto pittorico tuttavia unisce più episodi che in realtà si svolsero in tempi diversi. Sulla destra in alto si intravede un eremita che si affaccia da una spelonca: è Simpliciano, che parlando con Agostino, lo ha educato alla lettura dei neoplatonici. Sulla sinistra c'è invece Alipio che osserva pensoso la scena che vede coinvolto il giovane Agostino che se ne sta seduto con la faccia fra le mani ai piedi di un fico. La struttura della scena è potente e crea un pathos palpabile che coinvolge assieme ai protagonisti dell'episodio narrato.



Angusta è la casa della mia anima perché tu possa entrarvi: allargala dunque;
è in rovina: restaurala;
alcune cose contiene, che possono offendere la tua vista, lo ammetto e ne sono consapevole: ma chi potrà purificarla, a chi griderò, se non a te: 
"Purificami, Signore, dalle mie brutture ignote a me stesso, risparmia al tuo servo le brutture degli altri?"
Credo, perciò anche parlo Signore, tu sai : non ti ho parlato contro di me dei miei delitti, Dio mio, e tu non hai assolto la malvagità del mio cuore ?
Non disputo con te , che sei la verità, e io non voglio ingannare me stesso,
nel timore che la mia iniquità s'inganni .
Quindi non disputo con te, perché, se ti porrai a considerare le colpe, Signore, Signore, chi reggerà?

- Sant’Agostino - 
Confessioni I, 5, 6

Agostino scrive la Città di Dio
Anonimo di Martina Franca 1700-1750
Martina Franca, chiesa di sant'Agostino

La tela di autore ignoto del Settecento si trova a Martina Franca nella chiesa di S. Agostino. Questa chiesa era annessa al convento delle suore agostiniane che un tempo vi risiedevano. Attualmente l'edificio è occupato dalle suore salesiane. Il dipinto ci presenta un Agostino dall'aspetto giovanile, dalla lunga e folta barba nera, il viso che scruta estatico le profondità del cielo quasi a prendere ispirazione per scrivere il De Civitate Dei. Sullo sfondo cinque angioletti osservano la scena dando un tocco di vivacità e di serenità all'ambiente austero. Agostino tiene in mano una penna d'oca con cui verga dei fogli di un libro su cui campeggia il titolo De CivitateDei.



Buona giornata a tutti. :-)








lunedì 29 gennaio 2018

Il potere immenso delle mani - don Ferrero Bruno

Un'insegnante chiese agli scolari della sua prima elementare di disegnare qualcosa per cui sentissero di ringraziare il Signore.
Pensò quanto poco di cui essere grati in realtà avessero questi bambini provenienti da quartieri poveri.
Ma sapeva che quasi tutti avrebbero disegnato panettoni o tavole imbandite.
L'insegnante fu colta di sorpresa dal disegno consegnato da Tino:

una semplice mano disegnata in maniera infantile.
Ma la mano di chi?
La classe rimase affascinata dall'immagine astratta.

"Secondo me è la mano di Dio che ci porta da mangiare" disse un bambino. "Un contadino" disse un altro, "perché alleva i polli e le patatine fritte".
Mentre gli altri erano al lavoro, l'insegnante si chinò sul banco di Tino e domandò di chi fosse la mano.

"È la tua mano, maestra" mormorò il bambino.
Si rammentò che tutte le sere prendeva per mano Tino, che era il più piccolo e lo accompagnava all'uscita.
Lo faceva anche con altri bambini, ma per Tino voleva dire molto.

Hai mai pensato al potere immenso delle tue mani?
- don Bruno Ferrero -
fonte: “A volte basta un raggio di sole. Piccole storie per l’anima” di Bruno Ferrero



L'amicizia percorre danzando la terra,
recando a noi tutti l'appello di aprire gli occhi sulla felicità.

- Epicuro -
Sentenze Vaticane, 52



Dietro un'immaginetta della Madonna, dimenticata in un santuarietto di montagna, ho trovato la "Preghiera dell'accoglienza".
Eccola:

Signore, aiutami ad essere per tutti un amico,
che attende senza stancarsi,
che accoglie con bontà,
che dà con amore,
che ascolta senza fatica,
che ti ringrazia con gioia,
Un amico che si è sempre certi di trovare
quando se ne ha bisogno.
Aiutami ad essere una presenza sicura,
a cui ci si può rivolgere
quando lo si desidera,
ad offrire un'amicizia riposante,
ad irradiare una pace gioiosa,
la tua pace, o Signore.
Fa' che sia disponibile e accogliente
soprattutto verso i più deboli e indifesi.
Così senza compiere opere straordinarie,
io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino,
Signore della tenerezza.


Buona giornata a tutti. :-)




domenica 28 gennaio 2018

La Legge della divina carità - San Tommaso d'Aquino 28 gennaio 2018

"E’ evidente che non tutti possono dedicarsi a fondo alla scienza; e perciò Cristo ha emanato una legge breve e incisiva che tutti possano cono­scere e dalla cui osservanza. nessuno per ignoranza possa ritenersi scusato. 
E questa è la legge della divina carità. Ad essa accenna l’Apostolo con quelle parole: “Il Signore pronunzierà sulla terra una parola breve” (Rm 9, 28). 
Questa legge deve costituire la norma di tutti gli atti umani. 
Come infatti vediamo nelle cose artificiali che ogni lavoro si dice buono e retto se viene compiuto secondo le dovute regole, così anche si riconosce come retta e virtuosa la azione dell’uomo, quando essa è conforme alla re­gola della divina carità. Quando invece è in con­trasto con questa norma, non è né buona, né retta, né perfetta. 
Questa legge dell’amore divino produce nel­l’uomo quattro effetti molto desiderabili. 
In primo luogo genera in lui la vita spirituale. E’ noto in­fatti che per sua natura l’amato è nell’amante. E perciò chi ama Dio, lo possiede in sé medesimo: “Chi sta nell’amore sta in Dio e Dio sta in lui” (1 Gv 4, 16). 
E’ pure la legge dell’amore, che l’aman­te venga trasformato nell’amato. Se amiamo il Si­gnore, diventiamo anche noi divini: “Chi si unisce al Signore, diventa un solo spirito con lui ” (1 Cor 6, 17). A detta di sant’Agostino, “come l’anima è la vita del corpo, così Dio è la vita dell’anima ”. 
L’anima perciò agisce in maniera virtuosa e per­fetta quando opera per mezzo della carità, me­diante la quale Dio dimora in essa. Senza la carità, in verità l’anima non agisce: “Chi non ama rimane nella morte” (1 Gv 3, 14). 
Se perciò qualcuno pos­sedesse tutti i doni dello Spirito Santo, ma non avesse la carità, non avrebbe in sé la vita. Si tratti pure del dono delle lingue o del dono della fede o di qualsiasi altro dono: senza la carità essi non conferiscono la vita. Come avviene di un cadavere rivestito di oggetti d’oro o di pietre preziose: resta sempre un corpo senza vita. 
Secondo effetto della carità è promuovere la osservanza dei comandamenti divini: “L’amore di Dio non è mai ozioso — dice san Gregorio Magno —quando c’è, produce grandi cose; se si rifiuta di essere fattivo, non è vero amore”. Vediamo infatti che l’amante intraprende cose grandi e difficili per l’amato: “Se uno mi ama osserva la mia parola”(Gv 14, 25). 
Chi dunque osserva il comandamento e la legge dell’amore divino, adempie tutta la legge. 
Il terzo effetto della carità è di costituire un aiuto contro le avversità. 
Chi possiede la carità non sarà danneggiato da alcuna avversità: “Ogni cosa concorre al bene di coloro che amano Dio ”(Rm 8, 28); anzi è dato di esperienza che anche le cose avverse e difficili appaiono soavi a colui che ama. 
Il quarto effetto della carità è di condurre alla felicità. 
La felicità eterna è promessa infatti soltanto a coloro che possiedono la carità, senza la quale tutte le altre cose sono insufficienti. Ed è da tenere ben presente che solo secondo il diverso grado di carità posseduto si misura il diverso grado di felicità, e non secondo qualche altra virtù. 
Molti infatti furono più mortificati degli Apostoli; ma questi sorpassano nella beatitudine tutti gli altri proprio per il possesso di un più eccellente grado di carità. E così si vede come la carità ot­tenga in noi questo quadruplice risultato. 
Ma essa produce anche altri effetti che non vanno dimenticati: quali, la remissione dei peccati, l’illuminazione del cuore, la gioia perfetta, la pace, la libertà dei figli di Dio e l’amicizia con Dio."
   

Dagli “Opuscoli teologici ” di san Tommaso d’Aquino, sacerdote; in Opuscula theologica, II, nn. 1137-1154, ed. Marietti, 1954.  



La prima cosa necessaria al cristiano è la fede. Senza di essa nessuno di noi potrebbe, lealmente, dirsi cristiano.

La fede produce come un germoglio di vita eterna, la quale in sostanza altro non è che il conoscere [svelatamente] Dio (cf. Gv 17, 3). Quaggiù ne abbiamo una conoscenza iniziale mediante la fede, ma in futuro diverrà perfetta, e conosceremo Dio nella sua realtà. La fede, cioè, sta alla base delle realtà divine in cui speriamo (cf. Eb 11, 1). Sicché, nessuno potrà giungere alla beatitudine derivante da una piena conoscenza di Dio, se prima non ne accoglie l'esistenza per mezzo della fede (35).

- San Tommaso d'Aquino -




Rendimi obbediente

Rendimi, Signore mio Dio,
obbediente senza ripugnanza,
povero senza rammarico, casto senza presunzione,
paziente senza mormorazione, umile senza finzione,
giocondo senza dissipazione, austero senza tristezza,
prudente senza fastidio, pronto senza vanità,
timoroso senza sfiducia, veritiero senza doppiezza,
benefico senza arroganza,
così che io senza superbia corregga i miei fratelli
e senza simulazione li edifichi con la parola e con l'esempio.
Donami, o Signore, un cuore vigile
che nessun pensiero facile allontani da te,
un cuore nobile che nessun attaccamento ambiguo degradi,
un cuore retto che nessuna intenzione equivoca possa sviare,
un cuore fermo che resista ad ogni avversità,
un cuore libero che nessuna violenza possa soggiogare.
Concedimi, Signore mio Dio,
un'intelligenza che ti conosca,
una volontà che ti cerchi,
una sapienza che ti trovi,
una vita che ti piaccia,
una perseveranza che ti attenda con fiducia,
una fiducia che, alla fine, ti possegga.

- San Tommaso d'Aquino -
Sacerdote e dottore della chiesa




Buona giornata a tutti. :-)





sabato 27 gennaio 2018

Quell' arcobaleno - papa Benedetto XVI - 27 gennaio 2018 per non dimenticare

"Il luogo in cui ci troviamo è un luogo della memoria, è il luogo della Shoah. 
Il passato non è mai soltanto passato. Esso riguarda noi e ci indica le vie da non prendere e quelle da prendere. 
Come Giovanni Paolo II ho percorso il cammino lungo le lapidi che, nelle varie lingue, ricordano le vittime di questo luogo: sono lapidi in bielorusso, ceco, tedesco, francese, greco, ebraico, croato, italiano, yiddish, ungherese, neerlandese, norvegese, polacco, russo, rom, rumeno, slovacco, serbo, ucraino, giudeo-ispanico, inglese. 
Tutte queste lapidi commemorative parlano di dolore umano, ci lasciano intuire il cinismo di quel potere che trattava gli uomini come materiale non riconoscendoli come persone, nelle quali rifulge l'immagine di Dio. 
Alcune lapidi invitano ad una commemorazione particolare. 
C'è quella in lingua ebraica. 
I potentati del Terzo Reich volevano schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità; eliminarlo dall'elenco dei popoli della terra. Allora le parole del Salmo: "Siamo messi a morte, stimati come pecore da macello" si verificarono in modo terribile. In fondo, quei criminali violenti, con l'annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell'umanità che restano validi in eterno. 
Se questo popolo, semplicemente con la sua esistenza, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all'uomo e lo prende in carico, allora quel Dio doveva finalmente essere morto e il dominio appartenere soltanto all’uomo – a loro stessi che si ritenevano i forti che avevano saputo impadronirsi del mondo. 
Con la distruzione di Israele, con la Shoah, volevano, in fin dei conti, strappare anche la radice, su cui si basa la fede cristiana, sostituendola definitivamente con la fede fatta da sé, la fede nel dominio dell'uomo, del forte."

- papa Benedetto XVI  -
dal discorso ad Auschwitz-Birkenau 28 Maggio 2006




C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
"Schulze Monaco".
C'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l' eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C'è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.


(Joyce Lussu)





La scena di svolge nella fabbrica “Deutsche Emaillewarenfabrik”  dove  quotidianamente hanno lavorato più di mille lavoratori ebrei, salvati dalla deportazione nei campi di concentramento, per lo più insegnanti, intellettuali o scrittori, ritenuti "non necessari" dalle autorità naziste. 
La guerra è terminata con la resa della Germania e i soldati sovietici stanno arrivando. Oskar Schindler, è ancora ufficialmente membro del Partito Nazista e riunisce tutti gli ebrei al centro della fabbrica, i tedeschi hanno i mitra pronti. Gli ordini sono di uccidere tutti e di dare fuoco ad ogni cosa.

Oskar Schindler:
“La resa incondizionata della Germania è stata appena annunciata. A mezzanotte la guerra finirà ufficialmente. Domani inizierete a cercare notizie dei sopravvissuti delle vostre famiglie. Nella maggior parte dei casi... non li troverete. Dopo sei lunghi anni di omicidi, le vittime avranno il cordoglio di tutto il mondo. Noi siamo vivi. Molti di voi sono venuti da me a ringraziarmi. Ringraziate voi stessi. Ringraziate l'impavido Stern, e alcuni altri che preoccupati per voi hanno affrontato la morte ogni istante. Io sono un membro del partito nazista. Sono un fabbricante di munizioni varie. Sfruttatore del lavoro di schiavi. Io sono... un criminale. A mezzanotte voi sarete liberi e io braccato. Rimarrò con voi fino a cinque minuti dopo la mezzanotte, allo scadere dei quali – e spero che mi perdonerete – dovrò fuggire.

(Si rivolge alle SS)

So che avete ricevuto ordini dal nostro comandante, che a sua volta li ha ricevuti dai suoi superiori, di eliminare la popolazione di questo campo. Questo è il momento di farlo. Eccoli; sono tutti qui. È la vostra opportunità. Oppure, potete andarvene dalle vostre famiglie da uomini e non da assassini.

(Le SS escono lentamente; Schindler torna a rivolgersi ai lavoratori)

In memoria delle innumerevoli vittime fra il vostro popolo, io vi chiedo di osservare tre minuti di silenzio.




Al momento del commiato, gli operai consegnano a Schlinder una lettera da esibire nel caso venisse catturato, in cui spiegano che egli non è un criminale nazista ma che è stato l'autore della loro salvezza, ed oltre alla lettera, gli donano un anello in oro forgiato di nascosto, su cui è incisa una citazione del Talmud, "Chi salva una vita salva il mondo intero".



Schindler’s List diretto da Steven Spielberg nel 1993, interpretato da Liam Neeson. Basato su una storia vera che ha ispirato il romanzo "La lista di Schindler" di Thomas Keneally. Il film ha vinto premi a profusione compresi i premi Oscar per la miglior regia, il miglior film e la miglior colonna sonora.
Sir Steven Allan Spielberg, nato a Cincinnati il 18 dicembre 1946 è il regista del film. Come registra ha vinto due premi Oscar: per il film Schindler's List nel 1994 e Salvate il soldato Ryan nel 1999.
L'insieme di tutti i film diretti da Spielberg ha ottenuto in totale 109 premi raccolti in ogni parte del mondo in oltre trent'anni di carriera.
Steven Spielberg ha utilizzato parte degli enormi incassi per creare la Survivors of the Shoah Visual History Foundation organizzazione no-profit per la collezione audio-video delle testimonianze di circa 52.000 sopravvissuti ai campi di sterminio. Alcune di queste interviste compaiono nei contenuti extra del DVD di Schindler's List.
“Schindler's List” è la colonna sonora. La firma delle musiche è di John Williams; quest'album (assieme al film) è considerato uno dei capolavori della storia del cinema e della musica per film.



nella foto: con gli occhiali il regista Steven Spielberg, Liam Neeson: Oskar Schindler, Ben Kingsley: Itzhak Stern,Ralph Fiennes: Amon Göth (il gerarca nazista)


La miseria che c'è qui è veramente terribile - eppure, alla sera tardi, quando il giorno si è inabissato dietro di noi, mi capita sempre di camminare di buon passo lungo il filo spinato, e allora dal mio cuore si innalza sempre una voce - non ci posso far niente, è così, è di una forza elementare - e questa voce dice: la vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo.

- Etty Hillesum -



Buona giornata a tutti. :-)





venerdì 26 gennaio 2018

"...come noi li rimettiamo ai nostri debitori - Corrie ten Boom

“Il mondo è insanabilmente malato e sul punto di morire. 
Il Medico per eccellenza ha già firmato il certificato di morte, ma ancora c’è molto da fare per i cristiani. 
Il loro compito è di essere fiumi d’acqua viva, canali di benedizione per coloro che sono ancora nel mondo e possono esserlo, perché sono dei Vincitori.
I cristiani sono ambasciatori per Cristo, dei rappresentanti dei cieli per questa generazione morente ed è a causa della loro presenza qui sulla terra che le cose cambieranno.
Mia sorella Betsy ed io eravamo nel campo di concentramento nazista a Ravensbruck, perché avevamo commesso il crimine di amare gli ebrei. Settecento di noi, provenienti da Olanda, Francia, Russia, Polonia e Belgio furono ammassati in una stanza che ne poteva contenere duecento: per quanto ne sapevo, Betsy e io eravamo le uniche due rappresentanti dei cieli lì dentro.
Probabilmente eravamo le sole rappresentanti di Dio in quel luogo d’odio, ma le cose, a causa della nostra presenza lì, cambiarono. 
Gesù disse: “Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo”. Anche noi, dobbiamo essere Vincitori, portando la luce di Gesù in un mondo pieno di tenebre e odio.
Talvolta prendo un grande spavento mentre leggo la Bibbia e, osservando questo mondo, vedo la tribolazione e le persecuzioni promesse dalla Bibbia avverarsi. 
Ora ti dico, però, se anche tu hai paura, che ho appena letto le ultime pagine e quindi posso gridare “Alleluia! Alleluia!” perché sono giunta a leggere queste parole di Gesù:
“ Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio”.
Questo è il futuro e la speranza di questo mondo: non che esso sopravviva, ma che noi siamo vincitori circondati da un mondo che sta morendo.
Betsy e io pregammo nel campo di concentramento che Dio la guarisse (Betsy), la quale era così debole e malata.
“ Sì, il Signore mi guarirà”, Betsy disse con sicurezza. 
Morì il giorno dopo ed io non riuscivo a capire perché. Misero il suo gracile corpo sul pavimento, accanto a tutti gli altri cadaveri delle donne morte in quel giorno.
Fu difficile per me capire e credere che Dio avesse un proposito in tutto questo, tuttavia, a motivo della morte di Betsy, oggi giro il globo parlando alle persone di Gesù.
Ci sono alcuni tra noi che insegnano che non vi sarà alcuna tribolazione e che i cristiani la scamperanno; costoro sono i falsi maestri da cui Gesù ci aveva messo in guardia e che aveva detto si sarebbero manifestati negli ultimi tempi, la gran parte di essi, però, sa ben poco di quello che sta accadendo nel mondo.
Io ho visitato paesi in cui i santi stanno già soffrendo delle persecuzioni terribili. 
In Cina, è stato detto ai cristiani: “Non vi preoccupate, sarete rapiti prima che giunga la tribolazione”. 
Poi è giunta una persecuzione terribile, milioni di cristiani sono stati torturati e uccisi. 
In seguito, ho sentito i predicatori cinesi dire, sconsolati, “Abbiamo fallito. Avremmo dovuto rafforzare la Chiesa per la persecuzione, invece che dire che Gesù sarebbe tornato a rapirli. Bisogna dire alle persone come essere forti in tempo di persecuzione, come restare in piedi quando giunge la tribolazione: stare in piedi, non cadere.”
Sento di avere il mandato divino di dire alle persone di questo mondo che è possibile essere forti nel Signore Gesù Cristo. 
Noi ci stiamo preparando per la tribolazione, ma più del sessanta percento del Corpo di Cristo nel mondo è già entrato nella tribolazione e non potremo evitarla.
I prossimi siamo noi.
Poiché ho già sperimentato la prigione per Cristo, e avendo incontrato i pastori cinesi, ogni volta che leggo un passo biblico penso: “Potrei usarlo in tempo di tribolazione”. 
Poi lo metto per iscritto e lo imparo a memoria.
Quando ero nel campo di concentramento, un luogo da cui è uscito vivo solo il venti percento delle donne detenute, cercavamo di tirarci su a vicenda dicendo: “Niente sarà peggiore di oggi”. 
Poi ci rendevamo conto, però, che il giorno successivo poteva essere peggiore. In quel periodo, c’era un versetto biblico, che avevo imparato a memoria, e che mi dava grande speranza e gioia.
“Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi”; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato. (1 Pietro 3:14)
Allora mi sono ritrovata a asclamare: “Alleluia!
A motivo della mia sofferenza, Gesù è glorificato!”
In America le chiese cantano “Fa che la congregazione scampi la tribolazione”, ma la tribolazione in Cina e Africa è già arrivata: solo in quest’ultimo anno, più di duecento mila cristiani sono stati uccisi in Africa. Ora cose come queste non finiscono mai nei giornali, perché causano problemi nei rapporti diplomatici. Ma ora lo so, ci sono passata e bisogna pensare a queste cose, quando ci mettiamo a tavola, nelle nostre belle case e con i nostri bei vestiti, per mangiare le nostre bistecche. 
Moltissimi membri del Corpo di Cristo sono torturati a morte proprio in questo momento, tuttavia noi viviamo pensando di dover scampare alla tribolazione.
Parecchi anni fa sono stata in Africa, in un paese in cui il nuovo governo era appena andato al potere. 
Durante la mia prima notte lì, era stato ordinato ad alcuni cristiani del posto di presentarsi alla stazione di polizia per farsi registrare, ma quando arrivarono, furono messi sotto arresto e, in quella stessa notte, giustiziati. 
Il giorno seguente, la stessa cosa accadde con altri cristiani e così, il terzo giorno. 
Tutti i cristiani nel distretto furono assassinati sistematicamente.
Il quarto giorno dovevo tenere un discorso in una piccola chiesa; i credenti arrivarono, erano spaventati e in piena agitazione. 
Durante tutto il culto si guardavano l’un l’altro e i loro occhi sembravano chiedere: “Sarà il mio vicino il prossimo a essere ammazzato? Sarò io il prossimo?”
Nella stanza faceva un caldo soffocante ed era piena d’insetti che penetravano dalle finestre senza zanzariera e vorticavano attorno alle lampadine scoperte, collocate sopra panche di legno disadorne. Raccontai loro una storia della mia infanzia.
“Quando ero una bambina,” dissi, “andai da mio padre e gli dissi: ‘Papà, io ho paura che non sarò mai forte abbastanza da essere un martire per Gesù Cristo’.
“Dimmi,” disse mio padre
“Quando vai ad Amsterdam in treno, quando ti do i soldi per il biglietto?
Tre settimane prima?”
“No, papà, mi dai soldi per il biglietto poco prima di salire sul treno.”
“Esatto,” disse mio padre, “e così è con la forza di Dio.
Il nostro padre nei cieli sa quando avrai bisogno della forza per essere martire per Gesù Cristo.
Ti darà tutto ciò di cui hai bisogno – giusto in tempo…”
I miei amici americani facevano dei cenni e sorridevano.
All’improvviso uno spirito di gioia discese su quella chiesa e le persone cominciarono a cantare, “In un dolce avvenire ci incontreremo su quella spiaggia incantevole.”
Più tardi quella settimana, metà dei membri della chiesa furono giustiziati. Venni a sapere in seguito che l’altra metà fu giustiziata alcuni mesi fa.
Una cosa, però, devo dirtela. Ero così contenta che il Signore mi avesse usato per incoraggiare quelle persone, perché a differenza di molti dei loro leader, io avevo la parola di Dio. Avevo letto la Bibbia e scoperto che Gesù aveva detto che non solo aveva vinto il mondo, ma che avrebbe dato la corona della vita a tutti coloro che erano rimasti fedeli fino alla fine.
Come possiamo noi essere pronti per la persecuzione?

- Corrie ten Boom - 
da una lettera scritta nel 1974



Lo avevo incontrato in una chiesa di Monaco: un uomo tarchiato, con un soprabito grigio, i capelli radi e un cappello di feltro marrone stretto fra le mani. 
La gente stava uscendo dal seminterrato dove avevo appena finito di parlare, spostandosi lungo le file di seggiole verso la porta posteriore.
Si era nel 1947, ed ero venuta dall'Olanda nella Germania disfatta con il messaggio di un Dio che perdona.
Era la verità che più avevano bisogno di sentire in quel Paese amaro, distrutto dalle bombe, e io, nel corso della conferenza, avevo presentato loro una mia immagine preferita. Forse perché il mare non è mai lontano dalla mente di un olandese, amavo pensare che proprio lì venissero gettati i peccati perdonati. "Quando confessiamo i nostri peccati," avevo detto, "Dio li getta nel più profondo degli oceani, e spariscono per sempre. E sebbene io non riesca a trovare nella Scrittura un verso che lo affermi, credo che Dio ponga sulle rive un cartello che dice: Vietato pescare."
Volti solenni mi fissavano, senza osare credermi del tutto. 
Dopo un qualunque discorso fatto nella Germania del 1947, non c'erano mai domande.
La gente si alzava in silenzio, in silenzio raccoglieva i soprabiti, in silenzio lasciava la stanza. E fu lì che lo vidi, mentre si apriva una strada fra gli altri. Per un momento lo vidi col soprabito e il cappello marrone; ma un momento dopo lo rividi in una uniforme azzurra, col berretto a visiera e l'insegna del teschio con le ossa incrociate.
Rividi di colpo il grandissimo locale con le sue luci violente che piovevano dall'alto; il patetico mucchio di vestiti e scarpe al centro del pavimento; la vergogna di passare nuda davanti a quest'uomo. 
Potevo vedere davanti a me la fragile figura di mia sorella, con le costole che sporgevano sotto la pelle incartapecorita. 
Betsie, come eri magra! Il luogo era Ravensbruck, e l'uomo che ora si apriva la strada era un guardiano, uno dei guardiani più crudeli.
Ora stava davanti a me e mi porgeva la mano: "Un bellissimo messaggio, Fräulein! Come è bello sapere che, come lei dice, tutti i nostri peccati sono nel fondo del mare!"
E io, io che avevo parlato così teneramente di perdono, piuttosto che stringere quella mano frugai nella mia borsetta. Certamente non poteva ricordarsi di me; come poteva ricordare una prigioniera fra quelle migliaia di donne?
Ma io ricordavo bene lui e la frusta di cuoio appesa alla sua cintura.
Mi trovavo faccia a faccia con uno dei miei aguzzini e il mio sangue sembrava raggelarsi. 
"Nel suo discorso ha citato Ravensbruck," stava dicendo. "Io vi sono stato come guardiano." 
No, non si ricordava di me. 
"Ma dopo," proseguì, "sono diventato cristiano. 
So che Dio mi ha perdonato le cose crudeli che feci allora, ma vorrei udirlo anche dalle sue labbra. Fräulein," e di nuovo mi tese la mano, "mi può perdonare?"
E io stavo lì; io, i cui peccati devono essere continuamente perdonati, e non potevo perdonare. 
Betsie era morta in quel posto; poteva egli cancellare la sua lenta, terribile agonia soltanto chiedendolo? Non potevano essere stati molti i secondi in cui egli stette lì con la mano tesa, ma a me sembrarono ore, mentre lottavo con la cosa più difficile che mai avessi dovuto fare.
Perché dovevo farlo, lo sapevo. 
Il messaggio secondo il quale Dio perdona ha una condizione preventiva: che noi perdoniamo coloro che ci hanno offeso. "Se non perdoni agli uomini i loro falli," dice Gesù, "neanche il tuo Padre Celeste perdonerà i tuoi."

Conoscevo ciò non solo quale comandamento di Dio, ma anche come esperienza quotidiana. 
Dopo la fine della guerra avevo aperto una casa in Olanda per le vittime della brutalità nazista. 
Quelli che erano in grado di perdonare i loro antichi nemici erano anche capaci di ritornare nel mondo e ricostruire la loro esistenza, quali che fossero le cicatrici fisiche. Quelli invece che alimentavano la loro amarezza rimanevano invalidi. 
Era una cosa così semplice e così terribile. Ed io stavo ancora lì, col freddo che mi stringeva il cuore. 
Ma il perdono non è un'emozione, sapevo anche quello. Il perdono è un atto di volontà, e la volontà può funzionare indipen­dentemente dalla temperatura del cuore. "Gesù, aiutami!" pregai silenziosamente. "Posso alzare la mia mano. Questo posso ancora farlo. Tu fammi avere il sentimento." 
E così, in modo legnoso, meccanico, posi la mia mano in quella tesa verso di me. E quando lo feci avvenne una cosa incredibile. Una corrente partì dalla mia spalla, scese lungo il braccio e balzò nelle nostre mani congiunte. E quindi questo calore risanante sembrò scorrere attraverso tutto il mio essere, facendo sgorgare le lacrime nei miei occhi. 
"Ti perdono, fratello!" gridai. "Con tutto il mio cuore!" Per un lungo istante ci stringemmo le mani, l'ex guardiano e l'ex prigioniera. 
Non avevo mai conosciuto l'amore di Dio in modo così intenso come allora. Ma anche così mi rendevo conto che non era il mio amore. 

Avevo tentato e non avevo avuto la forza. Era la forza dello Spirito Santo, come è riportato in Romani 5:5: "… perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci è stato dato."

- Corrie ten Boom -
da “Vagabonda per il Signore”, pag. 66-68, ed. EUN


“Il mondo è insanabilmente malato e sul punto di morire. Il Medico per eccellenza ha già firmato il certificato di morte, ma ancora c’è molto da fare per i cristiani. Il loro compito è di essere fiumi d’acqua viva, canali di benedizione per coloro che sono ancora nel mondo e possono esserlo, perché sono dei Vincitori.
I cristiani sono ambasciatori per Cristo, dei rappresentanti dei cieli per questa generazione morente ed è a causa della loro presenza qui sulla terra che le cose cambieranno.
Mia sorella Betsy ed io eravamo nel campo di concentramento nazista a Ravensbruck, perché avevamo commesso il crimine di amare gli ebrei.
Settecento di noi, provenienti da Olanda, Francia, Russia, Polonia e Belgio furono ammassati in una stanza che ne poteva contenere duecento: per quanto ne sapevo, Betsy e io eravamo le uniche due rappresentanti dei cieli lì dentro.
Probabilmente eravamo le sole rappresentanti di Dio in quel luogo d’odio, ma le cose, a causa della nostra presenza lì, cambiarono. Gesù disse: “Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo”. Anche noi, dobbiamo essere Vincitori, portando la luce di Gesù in un mondo pieno di tenebre e odio.
Talvolta prendo un grande spavento mentre leggo la Bibbia e, osservando questo mondo, vedo la tribolazione e le persecuzioni promesse dalla Bibbia avverarsi. Ora ti dico, però, se anche tu hai paura, che ho appena letto le ultime pagine e quindi posso gridare “Alleluia! Alleluia!” perché sono giunta a leggere queste parole di Gesù:
“ Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio”.
Questo è il futuro e la speranza di questo mondo: non che esso sopravviva, ma che noi siamo vincitori circondati da un mondo che sta morendo.
Betsy e io pregammo nel campo di concentramento che Dio la guarisse (Betsy), la quale era così debole e malata.
“ Sì, il Signore mi guarirà”, Betsy disse con sicurezza. Morì il giorno dopo ed io non riuscivo a capire perché. Misero il suo gracile corpo sul pavimento, accanto a tutti gli altri cadaveri delle donne morte in quel giorno.
Fu difficile per me capire e credere che Dio avesse un proposito in tutto questo, tuttavia, a motivo della morte di Betsy, oggi giro il globo parlando alle persone di Gesù.
Ci sono alcuni tra noi che insegnano che non vi sarà alcuna tribolazione e che i cristiani la scamperanno; costoro sono i falsi maestri da cui Gesù ci aveva messo in guardia e che aveva detto si sarebbero manifestati negli ultimi tempi, la gran parte di essi, però, sa ben poco di quello che sta accadendo nel mondo.
Io ho visitato paesi in cui i santi stanno già soffrendo delle persecuzioni terribili. In Cina, è stato detto ai cristiani: “Non vi preoccupate, sarete rapiti prima che giunga la tribolazione”. Poi è giunta una persecuzione terribile, milioni di cristiani sono stati torturati e uccisi. In seguito, ho sentito i predicatori cinesi dire, sconsolati, “Abbiamo fallito. Avremmo dovuto rafforzare la Chiesa per la persecuzione, invece che dire che Gesù sarebbe tornato a rapirli. Bisogna dire alle persone come essere forti in tempo di persecuzione, come restare in piedi quando giunge la tribolazione: stare in piedi, non cadere.” 
Sento di avere il mandato divino di dire alle persone di questo mondo che è possibile essere forti nel Signore Gesù Cristo. Noi ci stiamo preparando per la tribolazione, ma più del sessanta percento del Corpo di Cristo nel mondo è già entrato nella tribolazione e non potremo evitarla.
I prossimi siamo noi.
Poiché ho già sperimentato la prigione per Cristo, e avendo incontrato i pastori cinesi, ogni volta che leggo un passo biblico penso: “Potrei usarlo in tempo di tribolazione”. Poi lo metto per iscritto e lo imparo a memoria.
Quando ero nel campo di concentramento, un luogo da cui è uscito vivo solo il venti percento delle donne detenute, cercavamo di tirarci su a vicenda dicendo: “Niente sarà peggiore di oggi”. Poi ci rendevamo conto, però, che il giorno successivo poteva essere peggiore. In quel periodo, c’era un versetto biblico, che avevo imparato a memoria, e che mi dava grande speranza e gioia.
“Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi”; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato. (1 Pietro 3:14)
Allora mi sono ritrovata a asclamare: “Alleluia!
A motivo della mia sofferenza, Gesù è glorificato!”
In America le chiese cantano “Fa che la congregazione scampi la tribolazione”, ma la tribolazione in Cina e Africa è già arrivata: solo in quest’ultimo anno, più di duecentomila cristiani sono stati uccisi in Africa. 
Durante la mia prima notte lì, era stato ordinato ad alcuni cristiani del posto di presentarsi alla stazione di polizia per farsi registrare, ma quando arrivarono, furono messi sotto arresto e, in quella stessa notte, giustiziati. 
Il giorno seguente, la stessa cosa accadde con altri cristiani e così, il terzo giorno. 
Tutti i cristiani nel distretto furono assassinati sistematicamente.
Il quarto giorno dovevo tenere un discorso in una piccola chiesa; i credenti arrivarono, erano spaventati e in piena agitazione. Durante tutto il culto si guardavano l’un l’altro e i loro occhi sembravano chiedere: “Sarà il mio vicino il prossimo a essere ammazzato? Sarò io il prossimo?”
Nella stanza faceva un caldo soffocante ed era piena d’insetti che penetravano dalle finestre senza zanzariera e vorticavano attorno alle lampadine scoperte, collocate sopra panche di legno disadorne. Raccontai loro una storia della mia infanzia.
“Quando ero una bambina,” dissi, “andai da mio padre e gli dissi: ‘Papà, io ho paura che non sarò mai forte abbastanza da essere un martire per Gesù Cristo’.
“Dimmi,” disse mio padre,
“Quando vai ad Amsterdam in treno, quando ti do i soldi per il biglietto?
Tre settimane prima?”
“No, papà, mi dai soldi per il biglietto poco prima di salire sul treno.”
“Esatto,” disse mio padre, “e così è con la forza di Dio.
Il nostro padre nei cieli sa quando avrai bisogno della forza per essere martire per Gesù Cristo.
Ti darà tutto ciò di cui hai bisogno – giusto in tempo…”
I miei amici americani facevano dei cenni e sorridevano.
All’improvviso uno spirito di gioia discese su quella chiesa e le persone cominciarono a cantare, “In un dolce avvenire ci incontreremo su quella spiaggia incantevole.”
Più tardi quella settimana, metà dei membri della chiesa furono giustiziati. Venni a sapere in seguito che l’altra metà fu giustiziata alcuni mesi fa.
Una cosa, però, devo dirtela. 
Ero così contenta che il Signore mi avesse usato per incoraggiare quelle persone, perché a differenza di molti dei loro leader, io avevo la parola di Dio. Avevo letto la Bibbia e scoperto che Gesù aveva detto che non solo aveva vinto il mondo, ma che avrebbe dato la corona della vita a tutti coloro che erano rimasti fedeli fino alla fine.
Come possiamo noi essere pronti per la persecuzione?
Prima di tutto abbiamo bisogno di nutrirci della Parola di Dio, assimilarla e renderla parte del nostro essere. Ciò vorrà dire uno studio della Bibbia disciplinato ogni giorno, in cui non solo memorizziamo lunghi passaggi della Scrittura, ma applichiamo i principi nelle nostre vite.
In seguito è necessario sviluppare una relazione personale con Gesù Cristo. Non il Gesù di ieri, il Gesù della storia, ma il Gesù di oggi che ti cambia la vita, che è ancora vivo e che è seduto alla destra di Dio.
Dobbiamo essere ripieni di Spirito Santo e questo non è un comando opzionale della Bibbia: è assolutamente necessario. Quei discepoli non avrebbero mai potuto sostenere la persecuzione degli Ebrei e dei Romani, se non avessero atteso la Pentecoste. Ognuno di noi necessita la sua personale Pentecoste, il battesimo dello Spirito Santo, perché non saremo altrimenti mai in grado di resistere nella tribolazione senza di esso.
Nella persecuzione imminente, dobbiamo essere pronti a sostenerci l’un l’altro e a incoraggiarci.
Tuttavia non dobbiamo attendere l’inizio della tribolazione per iniziare. 
Il frutto dello Spirito deve essere la forza dominante della vita di ogni cristiano.
Molti hanno paura della tribolazione imminente, vogliono fuggire e anch’io provo un po’ di paura, quando penso che, dopo i miei ottant’anni, incluso il periodo nell’orribile campo di concentramento nazista, dovrò vivere anch’io la grande tribolazione.
Poi, però, mi metto a leggere la Bibbia e mi rallegro.
Quando sono debole, allora sono forte, dice la Bibbia. Betsy e io fummo prigioniere per il Signore, eravamo così deboli, ma avemmo la forza perché lo Spirito Santo era su di noi. La potente opera di fortificazione dello Spirito Santo ci ha aiutato a superarla. No, non avrai forza in te stesso, quando arriva la tribolazione, piuttosto sarai forte nella Sua potenza che non ti abbandonerà. Conosco il Signore da settantasei anni, e non una volta mi ha lasciato, o deluso.
Ecco, mi uccida pure!
Oh, continuerò a sperare.

- Corrie ten Boom -
da una lettera del 1974


Buona giornata a tutti. :-)